Settembre 11th, 2011 Riccardo Fucile
PER LA BASE ERA NECESSARIA UNA SVOLTA: FINI DOVEVA TORNARE A FARE A TEMPO PIENO IL LEADER DELLA DESTRA ITALIANA… IL PARTITO NON DECOLLA CON L’ATTUALE DIRIGENZA, MA FINI NON HA ACCOLTO L’APPELLO DEI MILITANTI
Tutti si aspettavano che il leader di Fli lasciasse la presidenza di Montecitorio per dedicarsi
solo al partito, ma così non è stato: “Ha sbagliato, sarebbe stato più forte e credibile”
“Fermo restando il mio dovere di essere imparziale come presidente della Camera…”.
È la frase che fa irrigidire la platea di circa diecimila persone accorse da tutt’Italia a Mirabello per il discorso conclusivo della festa tricolore, la kermesse nazionale di Futuro e Libertà .
Fini non si è dimesso.
E a quel “fermo restando” qualche frangia ha sostituito gli applausi ai fischi. Timidi, per carità . Ma significativi di quello che attendeva la base dal suo leader.
Gianfranco Fini ha appena messo in tasca la tessera numero uno del partito. Ha appena promesso che scenderà “nelle piazze e ovunque si possa ridare forza al popolo di centrodestra”.
Ma lo farà da presidente della Camera in carica (come non è chiaro).
È passato un anno da quel 5 settembre.
Da quella dichiarazione di fallimento del partito del predellino.
Da quel “Il Pdl non esiste più”.
Oggi “la marcia nel deserto si è compiuta”, anche se all’appello mancano alcune persone che, per usare le parole di Bocchino che ha preceduto il suo presidente, “hanno preferito tornare alla case del padre, anzi del padrone”.
E dopo un anno Futuro e Libertà ha dato in questi undici giorni di manifestazione la prova di esserci ancora, di aver resistito e “rinnovato il miracolo”, come lo ha definito Menia.
Ma i prodigi hanno bisogno di essere rinnovati, per rinfocolare la fede.
E così, se dodici mesi addietro il vero miracolo fu dire di no a Berlusconi, quest’anno l’attesa per il discorso finale di Fini lasciava presagire forse qualcosa di più di un cerchiobottistico camminare nelle piazze stando seduto sulla poltrona più alta di Montecitorio.
Lo dicono gli umori di quel popolo che Fini chiama ora a raccolta sotto la tenda — per rimanere nella metafora del deserto — del Terzo Polo.
“Doveva dimettersi per essere più forte e credibile”.
Questa l’estrema sintesi di almeno una parte dei pasionarios finiani.
La leadership e il carisma rimangono indiscussi, ma forse se oggi non si sono sentiti i giubili da stadio come quel 5 settembre, la colpa è anche di quel punto interrogativo che rimane appeso a metà tra il ruolo politico e quello istituzionale di Fini.
Quello che è mancato rispetto all’apoteosi precedente è stato proprio questo, un coupe de theatre che scaldasse gli animi e ravvivasse l’entusiasmo della forza che si candida ad essere “punto di riferimento del Terzo Polo”, una forza che sia “più movimento che partito”, finalizzato “a dare voce all’Italia che voce non ha”.
E magari le dimissioni sarebbero state proprio quel gesto necessario a dare voce a quella base che chiedeva ancora più coraggio.
Ora comunque l’obiettivo dichiarato — e qui sono esplosi i boati di approvazione — è tornare a ridare al Paese un proprio futuro.
E per farlo il leader di Fli dice chiaro e tondo che serve un nuovo premier, di “un capo del governo che non dica ‘resistere resistere resistere’, ma che 24 ore su 24 pensi a ‘governare governare governare’”.
Buona fortuna.
Marco Zavagli
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 11th, 2011 Riccardo Fucile
DISPONIBILITA’ A FIRMARE PER L’ABROGAZIONE DEL PORCELLUM: “SE E’ L’UNICO SISTEMA PER TOGLIERLO DI MEZZO, NON HO NESSUN PROBLEMA”… SULLA MANOVRA: “UN DOPPIO TRADIMENTO DAL PUNTO DI VISTA DELLA GIUSTIZIA SOCIALE”… MA RESTA PRESIDENTE DELLA CAMERA TRA LA DELUSIONE DELLA BASE
”Il berlusconismo è giunto al termine, nessuno sa quando calerà la tela, ma siamo già alla fine di un regno, per questo si deve creare un’alternativa ad un sistema bipolare che è primitivo, una specie di ordalia fra chi sta con Berlusconi e chi è contro”.
Lo sostiene il presidente della Camera Gianfranco Fini, che lo ha detto dal palco della festa di Fli di Mirabello.
Per poi aggiungere: ”Il terzo polo deve essere una unione di forze motivate dalla volontà di andare all’attacco non di giocare di rimessa: non può limitarsi ad un’alleanza che nel futuro veda parlamentari che non stanno nè di qua nè di là . Deve candidarsi come forza di governo del paese“.
“Non siamo pentiti di quel dito puntato” perchè l’aver lasciato il Pdl “non è stato un sabotaggio nei suoi confronti ma un atto d’amore nei confronti dell’Italia”, ha aggiunto il presidente della Camera in un discorso molto politico e poco istituzionale.
”Non bisogna avere esitazioni, ad andare avanti con maggiore determinazione” rispetto alla linea di opposizione neiconfronti dell’attuale governo.
Un governo, ha sottolineato, che vede la situazione inedita di considerare “la legalità un impaccio” mentre alla sua testa c’è chimostra di disprezzare l’Italia “cosa che nessun predecessore sisarebbe mai sognato di fare”.
Fini ha quindi rivendicato la scelta effettuata un anno fa sottolineando che è stata fatta anche pertenere alti “i valori del vero centrodestra”.
E alla luce degli sviluppi della situazione politica edeconomica dell’ultimo anno per Fini non ci sono dubbi: “I fatti ci hanno dato ragione”, mentre quello presieduto da Silvio Berlusconi è un esecutivo che “non ha fatto nulla per rafforzare la coesione sociale, anzi favorendo gli egoismi geografici e gli interessi particolari rischia di trasformare l’Italia in un paese dove tutti sono contro tutti”.
Il presidente della Camera ha detto di non aver nessun problema a firmare il referendum per l’abrogazione del porcellum: ”Se l’unico modo per togliersi di mezzo questo sistema elettorale è firmare il referendum, nessun timore nel farlo. Poi si discuterà ”.
E non è stato tenero neanche sulla manovra: ”La manovra economica varata dal governo rappresenta “un doppio tradimento dal punto di vista della giustizia sociale: non si tocca chi più potrebbe darementre con i tagli agli enti locali si colpisce chi ha di meno”, aggiungendo, inoltre che “il cosiddetto federalismo fiscale anzichè comportare una riduzione del carico fiscale, si sta traducendo in un aumento della pressione delle tasse” da parte degli enti locali a carico dei cittadini.
Poi l’affondo su Berlusconi: ”L’Italia ha bisogno di un nuovo governo e di un nuovo premier. Di un capo del governo che non dica resistere, resistere, resistere, ma che 24 ore su 24 pensi a governare, governare governare”.
Infine nessuna concessione alla base del partito che vorrebbe Fini a capo di Futuro e Libertà , lasciando la presidenza della Camera.
Fini ha ribadito che resterà nel suo ruolo istituzionale.
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Settembre 11th, 2011 Riccardo Fucile
LE CONSIDERAZIONI DI MARCO TRAVAGLIO SU MIRABELLO E DINTORNI… LE PROSPETTIVE DI FINI
L’altroieri sono stato invitato alla festa di Fli a Mirabello. 
Molta gente, in gran parte ragazzi. Molti volontari, e anche zanzare.
Clima da festa dell’Unità .
Nessuna nostalgia per il fascismo nè per il berlusconismo: laicità , legalità , antimafia, anticorruzione, spirito nazional-repubblicano.
All’ingresso, il banchetto per firmare il referendum anti-Porcellum (in dissenso col resto del Terzo polo, cioè con le muffe casiniane e rutelliane, ovviamente contrarie).
Sul palco, con vari esponenti del partito finiano, il referendario prodiano Arturo Parisi, accolto con simpatia.
Le titubanze di Fini, le pirlate di Bocchino in Began, la zavorra di troppi berluscones infiltrati e poi autorivenduti hanno dimagrito il partito, ma non sono riusciti a estinguerlo.
Accanto alle tentazioni di ritorno al passato, c’è ancora tanta gente che spera in una destra normale.
E sempre più ce ne sarà , quando la decomposizione del Pdl più Lega più Scilipoti porterà orde di elettori inferociti a inseguirli con i forconi per le rapine chiamate “manovre” e per il fiasco definitivo della banda chiamata “governo”. Oggi Fini chiude la festa.
E molti dei suoi si aspettano una svolta, convinti di giocarsi l’ultima carta, l’ultima spiaggia prima dell’estinzione.
Un anno dopo l’espulsione di fatto dal Pdl di Fini, Granata, Bocchino e Briguglio per intelligenza con la magistratura, ne è passato di tempo.
La campagna sulla casa di Montecarlo (una leggerezza grave, per un leader, ma ingigantita oltre misura dagli house organ della banda fino a trasformarla in scandalo nazionale, con la collaborazione dell’ottimo Lavitola).
La mozione di sfiducia al governo, lasciata scadere come lo yogurt dall’emolliente moral suasion del Quirinale fin dopo la Finanziaria, dando modo al Grande Compratore di acquistare 30 deputati un tanto al chilo. Il ritorno all’ovile di Arcore di molti finiani pentiti o ricomprati.
L’infelice adesione al Terzo polo, con le muffe di cui sopra.
La dèbà¢cle alle comunali.
I cincischiamenti sui referendum.
I balbettii su governicchi istituzionali, tecnici, balneari, di responsabilità e altre fumisterie politichesi.
La scomparsa di Fini dalla scena politica su questioni decisive come la Libia e le manovre finanziarie.
Le voci di riappacificazione col Cainano.
Che vuol fare Fini da qui alle elezioni del 2013 o quando saranno?
Oggi sapremo.
Un anno fa, quando molti, anche a sinistra, gli suggerivano di dimettersi da presidente della Camera, scrivemmo che regalare anche l’altro ramo del Parlamento ai berluscones era follia pura, viste le pessime intenzioni della Banda (nuove leggi vergogna, guerra alla Giustizia e alla Costituzione).
Il rischio era che, rinunciando al presidio democratico rappresentato da Fini, anche la Camera diventasse come il Senato: un bivacco di manipoli in mano al padrone d’Italia, sotto l’occhio complice dello Schifani di turno.
Se tante forzature si sono evitate è perchè Fini è rimasto al suo posto.
Ora però la situazione è cambiata.
Manca un anno e mezzo alla scadenza della legislatura, dunque non c’è più tempo per scassare la Costituzione.
E, mentre nel centrosinistra c’è il solito affollamento di aspiranti candidati alla leadership, a destra — a parte il solito B. ormai putrefatto — non ce n’è nemmeno uno (a meno che non si voglia prendere sul serio la barzelletta di Angelino Alfano).
Lo sfascio di Pdl e Lega manda e sempre più manderà in libera uscita milioni di elettori di destra, che mai voteranno a sinistra, ma nemmeno saliranno più sul carrello dei bolliti Berlusconi/Bossi.
Forse è venuto il momento che Fini lasci la presidenza della Camera che, per motivi apprezzabili, l’ha imbalsamato nel suo ruolo istituzionale, e scenda nell’arena politica da capopartito, lanciando la sfida e candidandosi a guidare la destra del futuro.
Se fallirà , si avvererà la profezia di Montanelli: “Con Berlusconi al governo, la parola ‘destra’ diventerà impronunciabile per almeno 50 anni, per ragioni di decenza”.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 11th, 2011 Riccardo Fucile
BOCCIATA IN COMMISSIONE LA RIDUZIONE DEGLI STIPENDI DI DEPUTATI E SENATORI… LA LEGA SI SUPERA: PRIMA PRESENTA UNA PROPOSTA DI TAGLI, POI VOTA CONTRO LA STESSA
I parlamentari hanno il diritto di essere rispettati, quindi niente tagli alle indennità .
E` finita così, con la Commissione bilancio della Camera che ha bocciato gli emendamenti alla manovra presentati dalle opposizioni che puntavano a ripristinare il taglio del 50% dell`indennità dei parlamentari.
La Lega ha votato contro il proprio emendamento, che prevedeva il taglio degli stipendi.
Il sottosegretario Cesario ha spiegato che il governo ha cambiato idea in materia «dopo un lungo dibattito in Commissione al Senato e, sentita la maggioranza, ha ritenuto di decidere in tal senso».
Nonostante all`orizzonte si profili il ricorso al voto di fiducia anche alla Camera (con relativa blindatura del provvedimento uscito dal Senato), alcuni membri del Carroccio provano a modificare il comma dell`articolo 2 che riguarda il contributo di solidarietà .
L`emendamento prevede di inserire, soltanto per i calciatori professionisti, un contributo di solidarietà del 6% sui redditi oltre 200mila euro ed un ulteriore contributo del 5% «per ogni giornata di sciopero effettuata durante l`anno fiscale».
Tanto per far vedere che i padagni sono per il contenimento degli stipendi (degli altri)
La manovra ieri ha incassato anche il no dei magistrati che entrano in stato di agitazione.
Nel mirino ci sono, in particolare, il mantenimento del contributo di solidarietà che si applica ai dipendenti pubblici e ai “pensionati d`oro” – pari al 5% della parte eccedente i 90mila curo e del 10% le somme percepite oltre 150mila euro – oltre al prelievo del 3% per i redditi privati superiori ai 300mila euro.
Un duplice intervento sul quale il parlamentino dell`Associazione nazionale magistrati esprime la propria «indignazione».
«Sono misure che penalizza- no esclusivamente i dipendenti pubblici, senza colpire in alcun modo i possessori di grandi ricchezze e gli evasori fiscali e senza intervenire sulle numerose fonti di spreco del denaro pubblico».
Per il sindacato delle toghe «appaiono evidenti l`iniquità e la contrarietà al principio di eguaglianza e di parità contributiva del mantenimento del contributo di solidarietà per i redditi superiori ai 90mila euro solo per il pubblico impiego».
Negativo quindi il giudizio sulla eliminazione dell`imposta sui redditi dei privati oltre 90mila euro.
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Settembre 11th, 2011 Riccardo Fucile
IL GOVERNO PREPARA UN DDL DI POCHI ARTICOLI DA FAR APPROVARE CON LA FIDUCIA..TRAMONTA L’IPOTESI DECRETO CHE NON AVREBBE PASSATO L’ESAME DEL QUIRINALE
Il decreto sulle intercettazioni? Un miraggio. Irrealistico e irrealizzabile. 
Certo, il Cavaliere lo vagheggia, ma non ce la fa a condurlo in porto.
Meglio il ddl che sta alla Camera o uno ex novo, smilzo, pochi articoli, mirato solo a bloccare l’uscita delle registrazioni.
Con dentro l’obbligo di punire per “ingiusta intercettazione” (proposta Vitali) il pm che ne abusa.
Da votare con la doppia fiducia tra Camera e Senato. Di certo, però, non ad horas.
Di questo si discute tra palazzo Grazioli e via Arenula: se è possibile dimostrare che ci sono “le ragioni di necessità e urgenza” per sottoporre a Napolitano un decreto per “tombare” le telefonate.
Un dl da fare prima che il 15 escano le conversazioni di Bari Tarantini-Berlusconi sulle escort.
Il verdetto dei tecnici è drastico: questo dl non si può fare.
Tocca al Guardasigilli Nitto Palma accollarsi la marcia indietro. Decreto? “Non ne ho mai sentito parlare”. L’ex Alfano lo sponsorizza. Al suo posto? Palma: “Velocizzare il ddl che sta alla Camera”.
Dice Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione Giustizia alla Camera, uno che sa cosa bolle nelle stanze del premier: “Basterebbe una settimana per licenziare quel ddl”. Un testo, sottolinea Costa, “diverso da quello originario, ma che coinvolge una base parlamentare che va oltre la maggioranza”.
Un compromesso. Chiamiamolo col suo nome.
Siglato nel maggio 2010 tra Berlusconi, Fini e la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno. Cancellò la stretta del Senato (bavaglio tombale, mani legate ai pm, pene abnormi per giornalisti ed editori), che Napolitano non avrebbe mai firmato.
Il testo, in calendario alla Camera per fine settembre, ha il lasciapassare del presidente. Che a Berlusconi ha consigliato di approvarlo così com’è.
È la linea di Niccolò Ghedini, l’avvocato del premier, che considera un errore non aver già approvato quel testo più rigido delle norme attuali sulle intercettazioni, non pubblicabili neppure per riassunto, nè nel contenuto, fino al processo.
Un testo che non piace alle opposizioni. Nel Pd Felice Casson lo considera “incostituzionale”. Donatella Ferranti vede un bavaglio “inopportuno adesso”.
L’Idv Federico Palomba chiede che ci si fermi.
Nel Pdl ci sono perplessità . Ma in direzione opposta.
“Acqua fresca” chiosa l’ex sottosegretario Luigi Vitali che vuole punire in via disciplinare, per “ingiusta intercettazione”, il pm che ne abusa.
Norma che piace a Berlusconi. Manlio Contento è stufo che “si riscopra la legge ogni volta che c’è un’inchiesta”.
Il Guardasigilli si copre dietro Napolitano: “La penso esattamente come lui che ha espresso alcune riserve sull’abuso di questo strumento investigativo”.
Poi parla come il Cavaliere: “La sinistra non riesce a vincere nelle urne con il Pdl e percorre la strada della spallata giudiziaria”.
Ancora: “I processi si celebrano nei tribunali, non sulla stampa”. “La spallata giudiziaria avviene con la fuoruscita di notizie che non hanno rilevanza processuale”.
E che dovrebbero restare segrete.
Musica per le orecchie di Berlusconi.
Liana Milella
(da “La Repubblica“)
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Settembre 11th, 2011 Riccardo Fucile
MIGLIAIA DI RISPARMIATORI STANNO PER RICEVERE UNA CHIAMATA CHE LI ESORTA A CONCENTRARSI SUL MUTUO CASA E A LIMITARE I CONSUMI
Spendaccione avvisato, mezzo salvato.
Con una telefonata molto seria due banche inglesi inviteranno nei prossimi mesi alcuni loro clienti a smetterla di spendere i loro risparmi per avere le partite sul digitale, andare a cena fuori, giocare con il cellulare e frequentare la palestra più costosa del quartiere, e senza giri di parole “consiglieranno” ai loro correntisti di concentrarsi sul pagamento più importante, quello della rata del mutuo di casa, o del prestito in atto con l’istituto.
In barba alla privacy dei dati e dei consumi, l’Inghilterra si difende anche così dallo spauracchio della crisi.
L’operazione telefonica da parte dei funzionari della UKAR, UK Asset Resolution, l’istituto statale che dal 2010 (e dopo la crisi finanziaria del 2008) si occupa della gestione di due istituti di credito immobiliari oggi nazionalizzati come Bradford & Bingley e Northern Rock, partirà nelle prossime settimane.
Finora l’istituto si è occupato di svolgere controlli diretti sui conti correnti dei debitori, per analizzarne propensione al rischio, eccesso di spesa e di uso della liquidità a disposizione.
È la prima volta che ai titolari di mutui inglesi (in questo caso sono stati presi di mira quelli a interesse variabile) viene controllato il conto corrente dopo che il finanziamento è già stato erogato, mentre tali controlli sono di routine in fase di approvazione del prestito.
La Ukar ha giudicato a rischio circa 30mila debitori: per loro, in caso i tassi di interesse aumentassero e superassero lo storico e favorevole livello odierno dello 0,5 per cento, si prospetta la possibilità di non riuscire a far fronte alla rata mensile, trimestrale o semestrale e per l’istituto statale si delinea una preoccupante fase.
Ecco perchè, a ritmo di duemila a settimana, gli spendaccioni inglesi più spericolati verranno avvertiti telefonicamente, e consigliati sulla revisione delle priorità di spese familiari.
Una sorta di coscienza finanziaria che, dopo aver controllato debiti e rate a carico dei singoli, aiuterà i consumatori a rinunciare a qualcosa, rassicurando così le casse statali che devono recuperare i 48 miliardi di sterline versati per la nazionalizzazione dei due istituti falliti.
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Settembre 11th, 2011 Riccardo Fucile
CRESCONO LE DIFFERENZE: IL CONFRONTO SU RETRIBUZIONI ATTESE E ASPETTATIVE PROFESSIONALI CON GLI ALTRI PAESI EUROPEI TRA CARRIERE E TIMORI
Non solo Btp e Bund. Non solo titoli di stato, tassi di interesse e politiche finanziarie. 
C’è un altro spread che continua ad aprirsi e separa ancora di più Roma da Berlino.
Un altro divario che dovrebbe preoccupare con la stessa intensità .
Gli universitari italiani guardano al proprio avvenire in una maniera che si discosta sempre di più, da quella con cui, i loro coetanei di Berlino, Bonn o Monaco, si proiettano negli anni che verranno.
Le nuove generazioni italiane si aspettano dal primo impiego uno stipendio sempre più basso, meno della metà di quanto si attendano i loro coetanei tedeschi, e guardano al proprio percorso professionale con una crescente preoccupazione che in Italia coinvolge un numero di laureati doppio rispetto a quello che accade nei diversi land tedeschi.
Più di sette italiani su dieci si dicono in apprensione per il proprio futuro lavoro e guardano con ansia al proprio percorso professionale.
I dati emergono dell’indagine del Trendence Institute che ha ascoltato 311 mila studenti in più di mille università europee.
I giovani coinvolti sono quelli delle facoltà di economia e di ingegneria, ovvero quelli che, a conti fatti, dovrebbero temere il futuro, meno di altri che escono da quelle facoltà considerate meno interessanti dagli imprenditori e dai datori di lavoro.
Se in Italia gli universitari di economia preoccupati per il proprio futuro sono il 72,9 per cento e quelli di ingegneria sono il 72,4 per cento, in Germania i valori scendono, rispettivamente al 37,4 per cento e al 27,8 per cento.
Un altro mondo. Un altro futuro
Lo stesso sembra avvenire anche per quel che riguarda lo stipendio atteso al primo impiego.
In Italia un giovane che esce da economia indica una paga di 19.837 euro, mentre chi esce da ingegneria si attende 20.864 euro.
Valori pressochè identici a quelli indicati nel 2007, ai tempi in cui, almeno dalle nostre parti, la crisi non era ancora esplosa.
In Germania, invece, chi studia economia si attende 43.100 euro e chi diventa ingegnere 44.343 euro.
Cifre più che doppie rispetto a quelle italiane. Ma non solo.
Sono anche valori cresciuti del 10 per cento rispetto a quelli di quattro anni fa.
Questo per dire che mentre da noi, in questi quattro anni, sembra essersi fermato tutto, in Germania, nonostate la crisi, nonostante tutto quello che è successo, qualcosa sembra lo stesso avere un fermento.
Se si cercano valori simili a quelli italiani, si trovano gli stessi paesi che lottano, come noi, per gli spread dei tassi d’interesse dei titoli di stato sui mercati finanziari.
Gli stessi livelli di preoccupazione, o un po’ più elevati, per il proprio futuro professionale si riscontrano infatti in Spagna e Portogallo (sopra l’80 per cento in entrambi paesi).
Solo la Grecia sembra ancora più drammaticamente coinvolta in un gorgo più cupo con, pressochè, la totalità dei giovani preoccupati per il proprio futuro.
In Irlanda, altra nazione coinvolta nel precipizio di crisi e speculazioni, le aspettative sembrano migliori di quelle dei giovani italiani.
Così, ancora una volta, non desta stupore che più di un terzo di loro (35,3 per cento) dice che lascerà l’Italia al termine degli studi per trovare un posto di livello professionale. Valori più elevati di qualche punto percentuale della media in Europa (31,6 per cento) e di dieci punti percentuali rispetto alla media dei paesi dell’Est (23,9%).
Federico Pace
(da “La Repubblica“)
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Settembre 11th, 2011 Riccardo Fucile
IL CONSIGLIO D’EUROPA ESPRIME PREOCCUPAZIONE PER IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI NEL NOSTRO PAESE: “NEGLI ULTIMI TRE ANNI NESSUN PROGRESSO”… BOCCIATURA DELLA POLITICA DEL GOVERNO
Basta con gli slogan razzisti dei politici.
Il richiamo all’Italia arriva dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, ed è contenuto nell’ultimo rapporto sul nostro Paese.
Nel documento si sottolinea anche che pochi passi avanti, se non addirittura nessuno, sono stati fatti negli ultimi tre anni dalle autorità italiane nel garantire il rispetto dei diritti umani di rom e immigrati.
Nel rapporto, basato sui riscontri durante la visita di Hammarberg in Italia il 26 e 27 maggio, si legge: “Per l’Italia è arrivato il momento di sviluppare con vigore le disposizioni del codice penale relative ai reati di matrice razzista per arginare il continuo uso di slogan razzisti da parte dei politici”.
Il Commissario ritiene la situazione dei rom e degli immigrati una delle sfide più urgenti che l’Italia deve affrontare per il pieno rispetto dei diritti umani.
“Il trattamento riservato a queste minoranze costituisce una cartina di tornasole sull’effettivo rispetto degli standard del Consiglio d’Europa da parte dei paesi membri”, sottolinea Hammarberg, secondo cui i recenti sgomberi di rom e sinti, “a volte in violazione dei diritti umani”, hanno avuto “un impatto negativo sulla fruizione non solo del diritto alla casa, ma anche di altri diritti umani, compreso il diritto dei bambini all’istruzione”.
Di conseguenza le autorità italiane “devono agire in conformità alle norme internazionali e del Consiglio d’Europa sul fronte delle abitazioni e degli sfratti e riportare la situazione in linea con la carta sociale europea”.
Infine, sui casi di violenza contro i rom, a volte perpetrati dalle forze dell’ordine, si evidenzia quanto sia “necessario migliorare la gestione dei reati di matrice razzista e combattere la cattiva condotta, a sfondo razziale, da parte della polizia”.
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