Settembre 15th, 2011 Riccardo Fucile
“AVREI MESSO LA PATRIMONIALE, A DESTRA NON CI STANNO I MILIONARI”…”SI SONO PERSI DI VISTA I VALORI DEL CENTRODESTRA”…”IL TEMPO CI STA DANDO RAGIONE: LE COSE CHE AVEVAMO DENUNCIATO NEL PDL SI STANNO TUTTE AVVERANDO”… ”MENTRE SARKOZY E CAMERON ERANO IN LIBIA, BERLUSCONI ERA A PALAZZO GRAZIOLI RIUNITO CON I SUOI LEGALI”…”SALVACONDOTTO PER IL PREMIER? NON SIAMO AL MERCATO”…”I GIOVANI PRECARI VANNO AIUTATI A STABILIZZARSI”
Quello di Gianfranco Fini è un vero ritorno in campo.
È apparso così il presidente della Camera durante la trasmissione Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber, puntata giustamente intitolata “Un anno dopo”.
E Fini parte proprio da quel momento ribadendo che le cose dette allora si sono dimostrate vere.
I principali punti di criticità messi in evidenza un anno addietro si sono rivelate aderenti alla realtà , soprattutto sull’esistenza di un governo a trazione leghista e sull’aver taciuto circa la gravissima situazione economica e occultata nonostante i diversi avvisi che giungevano da una parte della maggioranza e dal mondo economico.
Gli elettori di Silvio Berlusconi, ha spiegato, sono profondamente delusi «non solo per le tasse ma anche perchè sono stati persi di vista i valori del centrodestra».
Un Fini altrettanto soddisfatto sulle vicende giudiziarie di Berlusconi che coinvolgono anche Valter Lavitola, «soggetto che notoriamente di occupa di bassi servizi e che ha una frequentazione assidua con Berlusconi».
Anche questo, ha ribadito la terza carica dello Stato, dimostra «che il tempo ha dato ragione» e che questo è lo specchio di un Italia «fatta di faccendieri e donnine».
Su Berlusconi e i suoi fatti scottanti Fini ha confermato che l’Italia ha perso credibilità .
Un esempio concreto?
«Mentre Sarkozy e Cameron erano in Libia, il presidente del consiglio era a Palazzo Grazioli riunito con i suoi legali» per affrontare le vicende giudiziarie.
Su Futuro e libertà , che almeno nei sondaggi non gode di ottima salute, Fini ha ammesso che «qualche errore c’è stato», «c’è chi in Italia sostiene di essere infallibile, io no».
E parla anche di contenuti: nella manovra finanziaria, «fosse dipeso da me io la patrimoniale l’avrei messa perchè c’è da capire che il centrodestra non è una categoria di soli milionari e gli elettori avrebbero compreso e apprezzato la scelta di ricorrere a quel tipo di imposta.
Si è anche parlato di una possibile exit strategy per Berlusconi e su questo Fini ha smentito, seppure indirettamente, Italo Bocchino che giorni addietro in un’intervista aveva ipotizzato una sorta di perdono.
Non sono ipotizzabili, si comprende dalle parole del presidente della Camera, salvacondotti giudiziari e simili.
«Non siamo al mercato», queste le parole del leader di Montecitorio.
C’è, ancora attuale dopo Mirabello, il tema delle dimissioni dalla presidenza della Camera richieste da parte della base.
Secondo Fini sono soprattutto i giovani a chiederlo e, in un certo senso, questo è «un atto d’amore» di chi lo vorrebbe in campo.
Perchè è giusto che soprattutto i giovani siano «i protagonisti di un paese che pretende di cambiare».
Secondo Stefano Folli a Futuro e libertà manca una guida forte.
Il progetto di Fli è nell’ambito del Terzo polo e «vogliamo presentare all’Italia un altro tipo di paese».
Da parte del nuovo polo — spiega Fini — ci deve essere la capacità di presentare proposte convincenti, come quella fatta recentemente di rivedere il sistema pensionistico o quella di rendere più pesante la busta paga di un lavoratore a tempo determinato rispetto a chi ha la fortuna di un tempo indeterminato.
E ancora in tema di contenuti Gianfranco Fini è stato netto sulla riforma della legge elettorale per ridare il diritto di scelta agli italiani: «Ben venga il referendum».
Alla domanda sui probabili interlocutori Fini ha innanzitutto sgombrato il campo da equivoci invitando Angelino Alfano a dimostrare di essere il reale segretario del Pdl «e non la persona che Berlusconi ha pregato di occuparsi del partito».
Al di là di questo Fini ne fa unicamente una questione di argomenti: «Si dialoga con chi ha a cuore i valori della legalità e giustizia sociale».
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Settembre 15th, 2011 Riccardo Fucile
VINCE LA LINEA DI FABIO GRANATA: NON CI SI POTEVA ALLEARE CON IL CANDIDATO INQUISITO DEL PDL… SCONFITTO BOCCHINO CHE APPOGGIAVA IORIO…UNA MISSIONE DI PARLAMENTARI SARA’ INVIATA IN MOLISE PER SUPERARE ALCUNE RESISTENZE LOCALI
Si tratterebbe certamente di una piccola, ma importante svolta politica. 
Per la prima volta, almeno esplicitamente, Fli potrebbe schierarsi apertamente con il centrosinistra e un suo candidato, Paolo Frattura, in una tornata elettorale comunque non secondaria come il voto Regionale in Molise.
L’indicazione che aprirebbe l’era del ‘laboratorio Molise’, implicita ma convinta, è arrivata da Gianfranco Fini nel corso dell’ufficio di Presidenza del partito.
Il Presidente della Camera, stamane, ha bocciato senza appello l’alleanza con il Pdl Michele Iorio, anche alla luce del quadro politico attuale e delle difficoltà dei pidiellini.
Tutti d’accordo sulla linea espressa da tempo da Fabio Granata, superate le resistenze di Italo Bocchino (che nelle scorse settimane sosteneva l’intesa con Iorio), superate anche le perplessità del coordinatore regionale molisano Quintino Pallante, la situazione si è ingarbugliata di fronte alle resistenze del coordinatore provinciale di Isernia Tony Incollingo, prima favorevole a presentare liste civiche terzopoliste ed espressione dei finiani, poi in contrasto con Pallante per la la rappresentanza futurista nel listino del candidato del centrosinistra.
Dopo oltre sei ore di riunione (abbandonata comunque in corsa da Fini) si è deciso di ‘spedire’ una delegazione finiana da Roma in Molise, per sbrogliare la matassa.
Alcuni deputati nazionali sono stati inviati in missione per superare l’ostacolo e permettere l’alleanza con il candidato del centrosinistra, abbandonando la cautela che fino a ieri spingeva verso la linea della neutralità .
Una scelta resa possibile anche dal pubblico appello di Frattura ai finiani.
Un altro dato significativo: in Molise, comunque vada, il Terzo Polo esce spaccato. Indipendentemente dalla scelta dei futuristi, infatti, l’Udc è pronta a sostenere il candidato del Pdl alle presidenza della Regione, mentre l’Api già si è espressa a favore dell’uomo del Pd.
(da TMNews)
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Settembre 15th, 2011 Riccardo Fucile
DOCUMENTATO ANCHE LO SCAMBIO TRA FAVORI SESSUALI E PARTECIPAZIONE AD APPALTI PUBBLICI…TUTTE LE DONNE SELEZIONATE PER IL PREMIER DOVEVANO ESSERE “GIOVANI ED ESILI”
Il procuratore di Bari, Antonio Laudati, e i pubblici ministeri Eugenia Pontassuglia e Ciro Angelillis contestano agli indagati l’associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.
Ma nelle dieci pagine dell’avviso di conclusione delle indagini, condotte dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza guidato dal colonnello Antonio Quintavalle e notificato questa mattina agli otto indagati (i fratelli Gianpaolo e Claudio Tarantini, le starlette Sabina Began, Francesca Lana e Letizia Filippi, l’avvocato Salvatore Castellaneta, “il referente delle feste private di Berlusconi a Milano, Pierluigi Faraone, Massimiliano Verodscia) viene documentato lo scambio tra favori sessuali e partecipazione ad appalti pubblici, di cui il presidente del consiglio Silvio Berlusconi diventa lo snodo.
L’avviso di conclusioni delle indagini porta il timbro e la data del 5 agosto scorso, quando è stato depositato presso la cancelleria della procura della Repubblica, ed è stato notificato oggi, primo giorno utile dopo la sospensione feriale dei termini processuali.
Sono oltre 100 mila le conversazioni telefoniche e ambientali effettuate fino all’estate del 2009 nell’ambito dell’inchiesta, mille quelle trascritte.
Scrivono i pm: «Il Tarantini promotore e organizzatore dell’associazione, al fine di consolidare il rapporto con Silvio Berlusconi (avviato nell’estate del 2008), ottenere per il suo tramite, incarichi istituzionali e allacciare avvalendosi della sua intermediazione rapporti di tipo affartistico con i vertici della Protezione civile, di Finmeccanica spa, di società a quest’utlima collegate (Sel Proc sc., Selex sistemi integrati spa e Seicos spa), di Infratelitalia spa e altre società , provvedeva a:
1) Ricercare le donne, personalmente o per il tramite di altri partecipi, persuadendole a prostituirsi o rafforzando il loro iniziale proposito di prostituirsi, in occasione degli incontri che egli stesso organizzava presso le residenze di Silvio Berlusconi;
2) Selezionare le donne, personalmente o per il tramite degli altri partecipi, secondo specifiche caratteristiche fisiche (giovane età , corporatura esile)
3) Impartire, in occasione di tali incontri, disposizioni sull’abbigliamento da indossare e sul comportamento da assumere;
4) Sostenere le spese di viaggio e soggiorno delle donne proveniente da varie parti d’Italia, mettere loro a disposizione il mezzo per raggiungere il luogo dell’incontro».
Nell’atto notificato agli indagati i pubblici ministeri indicano i nomi delle donne «indotte all’attività di prostituzione esercitata in favore di Silvio Berlusconi».
Ci sono grandi nomi del mondo dello spettacolo, compresa Manuela Arcuri, che tuttavia rifiutò.
Scrivono infatti i pm: «Gianpaolo Tarantini la indusse a prostituirsi in favore di Silvio Berlusconi con la promessa che lo stesso l’avrebbe favorita per la conduzione del festival di Sanremo, non riuscendo a portare a termine il suo proposito a causa del rifiuto opposto della stessa».ù
Altre donne, al contrario, accettarono lo scambio e parteciparono alle “serate galanti” organizzate nelle residenze del Presidente del Consiglio: Maria Teresa De Nicolò, detta Terry (palazzo Grazioli), Carolina Marconi, Daniela Lungoci (villa San Martino), Francesca Lana, Hawa Kardiatau, Karen Buchanan (palazzo Grazioli), Camille Charao Cordeiro (Palazzo Grazioli), Barbara Montereale (villa Certosa), Sara Tommasi, Sebbar Fadoua (Palazzo Grazioli), Chiara Guicciardi (palazzo Grazioli), Vanessa di Meglio, Sonia Carpentone, Maria Josefa De Brito Ramos (palazzo Grazioli), Grazia Capone (Arcore e villa San Martino), Luciana de Freitas Francioli (Arcore), Michaela Pribisova, Maria Ester Garcia Polanco (centro Messeguè di Melezzole), Mariasole Caci (Arcore), Ioana Visan, Barbara Guerra, Patrizia D’Addario (palazzo Grazioli), Sara Tommasi, Lucia Rossini (palazzo Grazioli).
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Settembre 15th, 2011 Riccardo Fucile
EMERGONO SERIE PREOCCUPAZIONI IN FINMECCANICA PER L’IMMAGINE DEL NOSTRO PAESE ALL’ESTERO… A PROPOSITO DI CHI SOSTIENE CHE SONO “FATTI PRIVATI” CERTI COMPORTAMENTI DEI NOSTRI POLITICI…. “CIRCONDATO DA GENTE DI MERDA”
Schifati nel mondo. Da italiani brava gente a gente che fa vomitare. 
Le ossessioni sessuali di B., il giro di escort che avvolge la sua disordinata esistenza, hanno fatto il giro del pianeta provocando commenti catastrofici per l’Italia.
Neppure i turchi ci vogliono più.
Parola di Paolo Pozzessere, potentissimo direttore commerciale di Finmeccanica, il colosso pubblico per il quale lavorava anche Valter Lavitola, il faccendiere amico di Berlusconi.
È il 14 giugno di quest’anno e Pozzessere si intrattiene al telefono con Debbie Castaneda.
“Proprio ieri — dice con tono affranto — ho saputo una cosa bruttissima. Questa storia delle escort sta rovinando il presidente. Ero in Turchia e ho saputo che il presidente Erdogan non vuole più incontrarlo e avere rapporti con lui proprio per questo”.
Recep Tayyp Erdogan, leader del paese porta d’Europa in Asia, non intende avere più a che fare col capo del governo italiano.
Uno smacco, una vera e propria dèbà¢c le sul piano dei rapporti internazionali.
Come se non bastassero le indiscrezioni sui giudizi pesantissimi rivolti ad Angela Merkel.
“Berlusconi — dice ancora Pozzessere — non andrà lontano, e a me dispiace”.
Non certo per adesione ideologica o simpatia politica. Il manager pensa a se stesso: “Ma quando mi ricapita di conoscere il presidente del Consiglio!”.
Negli atti depositati dalla Procura di Napoli c’è il racconto in diretta di una parte degli uomini e delle donne che vivono all’ombra del sistema di potere berlusconiano.
Gente come Gianpi Tarantini, un cocainomane fallito che si accontenta delle briciole, faccendieri in ascesa come Valter Lavitola che sono già nel gioco grosso degli appalti miliardari di Finmeccanica e di altre società pubbliche che operano all’estero, ma vogliono di più, donne affascinanti come Debbie Castaneda che hanno la loro personale password per entrare dentro meccanismi importanti.
Donna affascinante, già miss Colombia e amica del presidente Uribe, la Castaneda lavorava in Finmeccanica e aveva un filo diretto con Pozzessere.
Parlano di tutto.
“Il presidente sta messo proprio male — si sfoga Pozzessere nella telefonata del 14 giugno — ieri ha preso un’altra mazzata co’ sto cazzo di referendum. Secondo me a ottobre lo mandano a casa”.
Debbie, però, pensa ai casi suoi, e soprattutto al suo nome che circola sui giornali. “Però poteva uscire senza dire un cazzo di me, o no?”.
Pozzessere comprensivo: “Cara, nei casini ci stai sempre tu”.
Poi i due continuano parlando dell’allegra compagnia che circonda Berlusconi.
“Mi hanno detto che la Santanchè ha 4-5 milioni di debiti, si è rifatta casa e non ha pagato i fornitori”, pettegola Pozzessere.
Categorica e spietata la bella Debbie: “Quella è stata sempre una stronza, Paolo. Con tutti”.
Pozzessere prende fiato e spara pure lui: “Questa è gente di merda, e d’altronde è la stessa che circonda Berlusconi”.
Vanno avanti così i due, con giudizi sul Circo Barnum che affolla il governo e il suo sottobosco.
“Quella — dice l’ex modella sempre riferendosi alla Santanchè — ce l’ha messa Ignazio (La Russa, ndr) e poi hanno anche litigato”.
Core ingrato, gente che scappa, clima da ultime giornate di Salò.
Paolo Pozzessere tira un sospiro e poi fa una previsione: “Quando Berlusconi cadrà , credimi, tutta questa gente sparirà ”.
All’estero ci schifano, Erdogan non vuole che Berlusconi si faccia vedere ad Ankara e dintorni, tutto per colpa delle escort e degli scandali sessuali. Ma cosa è successo al Cavaliere?
L’alto manager di Finmeccanica ha pochi dubbi: “È impazzito, da quando lo ha lasciato la moglie Veronica non ci sta più con la testa”.
Enrico Fierro
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 15th, 2011 Riccardo Fucile
IL QUOTIDIANO BILD RIPORTA IL CASO E IN GERMANIA CRESCE L’ASTIO CONTRO IL NOSTRO PAESE… LA DELICATA SITUAZIONE ECONOMICA DELL’ITALIA NON PUO’ PRESCINDERE DALL’APPOGGIO EUROPEO DELLA GERMANIA
Sulla crisi dell’euro la Germania ha cambiato linea: basta battaglie di principio, è il momento del pragmatismo e dei compromessi per salvare la moneta unica e l’Europa. Che, nel concreto, significa dare abbastanza morfina alla Grecia da non trasformare la sua agonia in un cataclisma e proteggere l’Italia dal crollo di sfiducia.
Con un’incognita, tra le tante: la presunta intercettazione telefonica, comunque non trascritta, di cui si parla da giorni nei corridoi romani.
Quella in cui Silvio Berlusconi si riferisce con termini poco lusinghieri al cancelliere Angela Merkel (“culona inchiavabile”, sarebbe l’espressione letterale).
Poco importa ormai che sia vera o falsa, perchè sta diventando uno degli elementi che alimentano la ritrosia tedesca nei confronti dell’Italia.
“Berlusconi ha insultato la cancelliera?”, si chiedeva ieri il tabloid tedesco Bild.
Tutto sembra credibile, dopo che si è letto dell’intercettazione berlusconiana sul “Paese di merda”.
La situazione è già così delicata che nessuno dei protagonisti può permettersi ulteriori incidenti diplomatici, soprattutto alla vigilia del vertice bilaterale tra Italia e Germania del 21-22 ottobre.
Perchè il nuovo corso tedesco, sancito dall’uscita del fiscalmente ortodosso Juergen Stark dalla Banca centrale europea, prevede una difesa senza indecisioni dell’Italia di fronte ai mercati.
Ieri, a Roma per un vertice col ministro Paolo Romani, si è speso addirittura il ministro e vicecancelliere Philipp Roesler: “Quella dell’Italia è una manovra molto importante, l’approvazione è un segnale di stabilità ”.
Poi il ministro liberale, leader di un partito, l’Fdp, in pesante crisi di consensi (è al 4 per cento), ha aggiunto: “L’attacco dei mercati contro l’Italia lo percepiamo come un attacco a tutta la zona euro”.
Parole che pesano, venendo da un ministro 38enne dalle idee molto nette sulla crisi, tanto da auspicare quasi il fallimento della Grecia e l’uscita dall’euro.
Dopo la fase 2 della crisi, cioè l’esplosione della crisi di sfiducia attorno ai Paesi ad alto debito, siamo entrati nella fase 3: la Germania ha deciso che le conviene salvare la moneta unica, anzichè punire i Paesi che hanno sbagliato sul deficit (e magari si sono indebitati per comprare i prodotti dell’export tedesco).
Lo dimostra l’esito del colloquio telefonico di ieri sera del cancelliere tedesco con il presidente francese Nicolas Sarkozy: entrambi sono “convinti” che il futuro della Grecia sia nell’euro.
Il governo di George Papandreou, da parte sua, si impegna a centrare gli obiettivi di bilancio.
“Ci troviamo nel mezzo di un processo politico molto complesso, molte persone dubitano di un lieto fine.
In momenti del genere la tentazione di soluzioni semplici e veloci è grande. Ma non abbiamo davanti soluzioni semplici”, ha spiegato la Merkel sabato in un’intervista a Der Tagesspiegel.
Questo significa due cose precise: niente eurobond, cioè il debito europeo anelato dai Paesi come l’Italia che sperano di usare la Germania come scudo per almeno una parte dei propri titoli, ma anche niente disimpegno dalla gestione della crisi.
In questa chiave vanno lette le polemiche dimissioni di Juergen Stark, venerdì scorso, dal direttivo della Banca centrale europea: l’economista tedesco ossessionato dall’inflazione non voleva l’Italia nell’euro a suo tempo e contestava la scelta della Bce di comprare i titoli di Stato per rassicurare i mercati.
Non è più tempo per gli intransigenti, è il messaggio della Merkel che in 24 ore sostituisce Stark con il più moderato Jà¶rg Asmussen.
Visto che perfino gli Stati Uniti partecipano alla gestione dell’eurocrisi, è sempre più difficile per la Germania resistere nel suo atteggiamento di azionista di maggioranza che rifiuta di essere coinvolto nel momento di difficoltà .
Domani, al vertice Ecofin, ci sarà anche il segretario al Tesoro Tim Geithner, a sancire che quello in discussione è il destino comune di Usa e Ue.
Per guidare l’Europa, però, la Germania deve essere compatta.
E la Merkel fatica ogni giorno di più a tenere insieme una coalizione in cui diversi partiti, dall’Fdp di Roesler ai conservatori della Csu, ammiccano alla parte più isolazionista dell’elettorato.
Se la famosa intercettazione di Berlusconi dovesse materializzarsi, giustificare il salvataggio dell’Italia e del suo governo per la Merkel sarebbe ancora più difficile.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 15th, 2011 Riccardo Fucile
LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI VORREBBE UN GOVERNO ISTITUZIONALE… I PARTITI: PD 27,5%, IDV 6%, SEL 7,5%, PDL 26,5%, LEGA 9%, UDC 7%, FLI 3,5%, API 2%….A FAVORE DEL GOVERNO TECNICO IL 44% DEGLI ELETTORI, CONTRO IL 29%, SENZA OPINIONE IL 27%
Berlusconi e il suo governo raggiungono (in discesa) livelli di fiducia “imbarazzanti” nel
sondaggio mensile di Ipr Marketing, mentre le intenzioni di voto sono decisamente a favore del centrosinistra e gli italiani dimostrano di apprezzare l’idea di un governo istituzionale per uscire dalla crisi e condurre il Paese a nuove elezioni.Il premier, dunque, perde 5 punti e crolla a quota 24 interpellati su 100 che dicono di avere molta o abbastanza fiducia in lui, mentre 64 affermano di averne “poca o nessuna” e 12 non si esprimono.
Il suo esecutivo raccoglie un misero 19 di “fiduciosi” (contro 66 negativi e 16 indecisi).
Siamo ai livelli in cui gli anglosassoni (che i sondaggi li hanno inventati) dicono
che non c’è “sopravvivenza” politica del soggetto “sondato”.
La caduta libera di Berlusconi, iniziata nel luglio del 2009 quando per la prima volta è sceso sotto quota 50% è davvero impressionante.
In due anni ha perso 26 punti e ne ha lasciati 38 sul suo massimo di 62 raggiunto nell’ottobre del 2008.
La caduta ha più o meno lo stesso andamento: 36 punti in meno rispetto al top di 55 raggiunto nel giugno del 2008.
Il calo della fiducia si traduce anche in un dato interessante sulle intenzioni di voto.
Il centrosinistra raggiunge quota 44% con un vantaggio di 6 punti e mezzo sul centrodestra (37,5%) con il terzo polo fermo al 13%.
A giugno, Ipr Marketing stimava il divario in 3 punti e mezzo (42,5% a 39%). Un’estate disastrosa, dunque, per il Cavaliere.
Per la prima volta, infine, questo mese, Ipr ha posto al suo campione (lo scorso 13 settembre) una domanda sull’ipotesi di un governo istituzionale formato dai rappresentanti di maggioranza e opposizione: il 44% degli elettori (63% di quelli di centrosinistra e 19% di quelli del centrodestra) ha detto di essere favorevole, il 29% (12% del centrosinistra, 57% del centrodestra) è contrario e il 27% (centrosinistra e centrodestra si equivalgono intorno al 25%) non ha un’opinione. Il 90% degli elettori del Terzo Polo è decisamente contrario a questa ipotesi.
A quota 24 interpellati su 100 che esprimono “molta” o “abbastanza” fiducia nel premier, siamo praticamente al di sotto dello zoccolo duro dei suoi stessi elettori che, secondo il sondaggio (fra Pdl, Lega e altri di centrodestra) dovrebbero essere il 37,5% del totale.
Come dire, con un ragionamento arbitrario ma tecnicamente plausibile, che neppure tutti gli elettori del Pdl (26,5%) hanno fiducia nel loro leader e che ipoteticamente, neppure un elettore della Lega Nord ha fiducia in Berlusconi.
Insomma, un disastro che peggiora ancora se si guardano i dati sull’esecutivo.
Un governo democraticamente eletto in un Paese civile dovrebbe avere di default un tasso di fiducia superiore.
Per fare un paragone numerico, alle ultime elezioni politiche (2008) il 19 per cento dei voti validi corrispondeva a circa 7 milioni di suffragi (grosso modo la somma di Lega Nord, Idv, Udc e La Destra) su un totale di 35 milioni di persone che si erano espresse.
Intenzioni di voto.
In tre mesi (e nonostante l’effetto negativo sul Pd del caso Penati) il centrosinistra ha scavato un solco di 6,5 punti sull’attuale maggioranza. Il Pd, infatti scende dal 27,5% del 12 giugno al 27% del 13 settembre, ma l’Idv guadagna un punto e mezzo (è al 6%) e il Sel cresce dal 6,5% al 7,5%. Calo dei Verdi (dall1,5% al’1%) fermi radicali e socialisti.
Nel centrodestra continua la discesa del Pdl (dal 27,5 al 26,5) e della Lega che lascia sul terreno un altro mezzo punto collocandosi al 9%, A primavera era sopra il 12%. Gli altri di centrodestra sono fermi al 2%.
Il Terzo Polo è sempre al 13% con l’Udc al 7%, l’Fli al 3,5%, Alleanza per l’Italia al 2% e Mpa allo 0,5%, tutti esattamente sulle stesse posizioni di giugno.
Massimo Razzi
(da “La Repubblica“)
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Settembre 15th, 2011 Riccardo Fucile
IL PREMIER CERCA SPONDE CON IL COLLE ALLO SCOPO DI RALLENTARE L’INTERROGATORIO, MA NAPOLITANO LO GELA… LA DIFESA: NULLA ANCORA È DECISO SUL PRESENTARSI A TESTIMONIARE O MENO
Il bavaglio è sempre una tentazione irresistibile. Berlusconi è tornato alla carica anche ieri, quando si è reso conto che le carte delle inchieste di Bari e Napoli stanno per travolgerlo nuovamente, proprio mentre il capo dello Stato gli diceva, al Quirinale: “Si faccia sentire serenamente dai giudici”.
E lui, per tutta risposta: “Io mi faccio interrogare a patto che lei intervenga su Lepore per farmi vedere prima le carte in suo possesso, non mi posso ricordare tutto quello che ho detto…”.
Pare che Napolitano sia rimasto di sale, poi avrebbe replicato che ovviamente non ci pensava per nulla.
È stato dopo questo colloquio che in Berlusconi si sono scatenati mille diavoli tentatori di farlo davvero il blitz per mettere la pietra tombale almeno sulla possibilità che quelle carte scottanti finiscano sui giornali; le vergognose affermazioni sulla Merkel, quei consigli indecenti a Lavitola di restare latitante e poi, si dice, altre vanterie machiste con coinvolgimenti eccellenti, persino di qualche ministra.
Insomma, molto più di Ruby, molto peggio di Ruby.
E non è vero, come ha detto al capo dello Stato, che lui non si ricorda nulla di ciò che ha detto al telefono, ripetendo per l’ennesima volta la litania che su Tarantini lui avrebbe fatto “solo un’opera di bene, per aiutare una famiglia in difficoltà ”.
La richiesta di vedere le carte prima di essere sentito era già arrivata ai pm napoletani martedì sera per bocca di Ghedini, durante l’interrogatorio del legale come persona informata dei fatti; il premier accetterebbe il faccia a faccia a patto di poter vedere prima tutte le carte dell’inchiesta e solo in presenza di un suo avvocato di fiducia, ovviamente non Ghedini (che è coinvolto) ma Pietro Longo.
Per leggere l’imponente mole di atti è ovvio che ci vorrebbe un periodo di tempo piuttosto lungo, dunque la richiesta deve essere letta anche come modo per tentare di prendere ulteriormente tempo prima di parlare.
C’è, infatti, una domanda che Berlusconi (e i suoi legali) temono più di qualsiasi altra ed è una domanda che, più o meno, suonerebbe così: “Ma lei si ricorda che metodo ha usato per dare i 500 mila euro a Lavitola per girarli a Tarantini?”.
Per un pagamento in contanti, B. rischia di essere indagato per ricettazione, a meno che non dimostri l’esistenza di una transazione bancaria che, evidentemente, non c’è.
Ed è quindi soprattutto su questo punto, non tanto su altre ipotesi di reato, che gli avvocati del Cavaliere le stanno provando tutte pur di tentare di prendere tempo.
Eppure ieri pomeriggio Napolitano su questo punto è stato più determinato del solito: il premier deve assecondare le richieste dei magistrati napoletani perchè non è certo questo il momento di aprire un nuovo scontro istituzionale tra poteri dello Stato.
E anche a livello internazionale, la nostra reputazione ne risentirebbe. Ulteriormente.
Sarebbe stato subito dopo questo delicato passaggio che Berlusconi, inferocito, avrebbe provato a buttare lì la necessità , “l’urgenza” di bloccare nuove fuoriuscite di notizie con un decreto impedendo così la pubblicazione delle intercettazioni, ma il Quirinale non ha confermato questo passaggio.
Sta di fatto che, appena sceso dal Colle, il Cavaliere ha chiamato a sè il Guardasigilli Nitto Palma, per un confronto sul da farsi, in modo da poter intervenire, casomai, proprio nel Consiglio dei ministri di ieri sera dedicato a tutt’altro.
Anche Nitto Palma, a quanto sostengono uomini del Pdl, avrebbe provato a dissuaderlo, dicendo che un decreto in materia penale, in fondo, non s’è mai visto e che dunque, casomai, sarebbe più opportuno “accelerare il ddl alla Camera, che tanto dobbiamo trovare solo il giorno giusto, è già in aula…”, ma lo stop definitivo è arrivato via Gianni Letta, raggiunto da una telefonata del Colle.
Che, più o meno, deve essere suonata così: che non si parli di nessun decreto, sarebbe scandaloso.
Affondato il blitz, resta in atto il braccio di ferro tra Berlusconi e i magistrati di Napoli.
Alcune fonti vicine al presidente del Consiglio ipotizzavano, ieri sera, che il Cavaliere potesse essere ascoltato tra sabato e domenica, alla presenza di Longo, ma non c’è nessuna conferma (mentre lunedì sarà a Milano per il processo Mills).
“C’è stato un primo contatto con la Procura — ha ammesso Ghedini — ma ancora non sappiamo; dipende dal comportamento della procura”.
La trattativa, anzi l’ultima sfida, dunque, continua.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 15th, 2011 Riccardo Fucile
NESSUNO VUOLE PRESTARCI I SOLDI, L’ EX PROTEZIONISTA TREMONTI CHIEDE AIUTO AI NEMICI DI UN TEMPO…NEL 2008 DICEVA; “BISOGNA INTERVENIRE CON DAZI E BARRIERE DOGANALI PER CONTRASTARE LA CINA”
Nessuno vuole prestarci i soldi, l’ex protezionista Tremonti chiede o ai nemici di un tempo. La
posizione di creditore che la Cina ha nei confronti degli Stati Uniti non è politicamente neutrale: essere creditore è, infatti, avere potere”, così ammoniva il professor Giulio Tremonti, non più e non ancora ministro del Tesoro, nel suo pamphlet La paura e la speranza, nel 2008. Poi, da ministro l’istinto di sopravvivenza ha prevalso e i soldi ai cinesi li ha chiesti. “Roma negozia con la Cina per il salvataggio dai guai finanziari”, scriveva ieri sul Financial Times il corrispondente da Roma Guy Dinmore. La notizia è che il 6 settembre, a Roma, il ministro Tremonti ha incontrato Lou Jiwei, il capo del fondo sovrano cinese China Investment Corp, che investe in occidente e non solo, 400 miliardi per conto del governo di Pechino. Possibile che Tremonti, il ministro protezionista che voleva le sanzioni contro i cinesi, che era disposto all’uscita unilaterale dalla Wto, che temeva la deriva malthusiana della colonizzazione a rovescio da Pechino all’Europa, che presiede l’Aspen Institute a difesa della supremazia atlantica, ecco, possibile che questo fiero teorico del pericolo giallo sia così disperato da chiedere l’aiuto a Pechino? La risposta è ovviamente sì, ma bisogna aggiungere qualche dettaglio. Nel dicembre 2009 il Fatto dà conto dello stupore di molti banchieri d’affari che si sono accorti di come sempre più titoli di Stato italiani finiscano a Pechino. Non è semplice stabilire che strada prende il nostro debito: alle aste partecipano i “grossisti”, 21 grandi banche accreditate che comprano Bot e Btp dal ministero e poi li rivendono ai clienti finali. Solo chi intermedia, cioè le banche, ha il polso della situazione. Al Tesoro gli unici datiufficiali dicono che metà del nostro debito sta in Italia, metà all’estero e che il mercato asiatico (Cina e Giappone) è secondo solo a quello europeo. Pochi giorni dopo l’articolo, a domanda del Fatto in una conferenza stampa natalizia, Tremonti non smentisce. È vero, i cinesi sono sempre più importanti per il nostro equilibrio contabile. Guarda caso, nei primi giorni di gennaio 2010, il ministro tiene una lezione alla scuola di formazione del Partito comunista cinese, a Pechino. Tra le massime dispensate agli allievi c’è questa: “La globalizzazione ci insegna che non c’è più spazio per l’autarchia, nè dei piccoli nè dei grandi Paesi”.
ppello conclusivo: “Iniziamo insieme una grande pacifica rivoluzione globale”. Non è arrivata la rivoluzione, ma qualche cambiamento sì. Fonti vicine al Tesoro raccontano che in questi tre anni l’Asia, e quindi la Cina, è diventata sempre più strategica. La prima settimana di agosto il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli ha viaggiato per la Repubblica popolare. La missione ufficiale era spiegare, nelle vesti di presidente del Comitato economico e finanziario (il coordinamento tecnico del Consiglio europeo sui temi economici), le decisioni prese nel vertice del 21 luglio. Obiettivo ufficioso: rassicurare gli investitori asiatici sul fatto che l’Italia è meglio di quello che sembra. Perchè, spiega chi conosce i meccanismi del debito pubblico, il Tesoro non arriva alle aste sperando nella buona sorte. C’è prima un lungo e continuo lavorio sotterraneo — tutto politico — per convincere gli investitori a dare mandato alle banche di comprare il debito a prezzi ragionevoli, visto che domanda e offerta si incrociano sempre in una forchetta tra prezzi minimi e massimi. E avere i cines bendisposti è fondamentale in questo periodo in cui i mercati stanno imponendo, asta dopo asta, rincari miliardari alle emissioni del nostro debito. IL TESORO però smentisce a metà la questua cinese: sì, il 6 settembre c’è stato l’incontro a Roma con Lou Jiwei, il capo del fondoic, ma per parlare di investimenti azionari, non del debito pubblico in cui investe di solito un’altro fondo di Pechino, il S.a.f.e. . Infatti l’incontro è stato con la Cassa depositi e prestiti, non con i dirigenti del dipartimento del debito. E l’esito del summit può suonare un po’ bizzarro: il Tesoro ha proposto al Cic di essere uno degli investitori nel Fondo strategico italiano (Fsi), cioè lo strumento inventato da Tremonti all’indomani della scalata francese di Lactalis a Parmalat per proteggere i grandi gruppi strategici italiani dagli arrembanti capitali stranieri. Con l’eccezione dei capitali cinesi, evidentemente.
Stefano Feltri
(da Il Fatto Quotidiano)
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Settembre 15th, 2011 Riccardo Fucile
DALLE RILEVAZIONI UFFICIALI DELL’ULTIMO TRIMESTRE RISULTA CHIARO CHE IL SITO UFFICIALE ITALIANO E’ QUELLO MENO CONSULTATO… TRADUZIONI STRAVAGANTI, ESPRESSIONE DESUETE O SCONOSCIUTE TRA LE CAUSE
Lo sapevate che il paesaggio dell’Alto Adige “è puntellato dai masi”?
E che Senigallia è un’isola perchè la sua lunga distesa di sabbia fine “è circondata di acqua”?
E che se uno va in Basilicata in vacanza d’estate non deve assolutamente perdersi una corsa “su un rollerbe” o una “discesa a bordo di un devalkart” oppure una lunga scivolata su uno “snow tubing”?
Se siete amanti del genere “sciocchezzaio” e volete divertirvi con perle rare e amenità di questo genere, collegatevi a www.italia.it e ne trovate a iosa.
Italia.it è il portale ufficiale del turismo italiano, anzi, “il portale dei portali”, come lo aveva sommessamente presentato due anni fa la ministra Michela Vittoria Brambilla in una conferenza stampa.
Presentatasi ai giornalisti assieme al collega Renato Brunetta e a Silvio Berlusconi, la ministra aveva assicurato che, rispetto al sito chiuso per manifesta inadeguatezza ai tempi del centrosinistra nel gennaio 2008, il nuovo portale avrebbe avuto il turbo e in breve sarebbe diventato lo strumento principe per la rifondazione dell’immagine delle vacanze italiane nel mondo.
Come è andata a finire lo sanno tutti.
Anche il turismo non sta troppo bene e l’effetto rilancio del portale dei portali purtroppo non l’ha visto nessuno.
La stagione delle vacanze non è ancora finita e quindi mancano i dati di consuntivo, ma da quelli disponibili e dall’umore non proprio allegro di molti operatori c’è da supporre che non ci sia da leccarsi le dita, anzi.
Fa testo a questo proposito la rilevazione dell’Osservatorio nazionale del turismo, un organismo governativo che scruta gli andamenti sulla base di un sondaggio condotto sulle intenzioni di vacanza di 5 mila potenziali turisti e usa anche dati forniti dall’Unione delle Camere di commercio.
Un anno fa gli italiani che pianificarono una vacanza per agosto furono 22 milioni e 600 mila, quest’anno sono stati appena 19 milioni e 370 mila, oltre 3 milioni in meno.
Si stima poi che un anno fa alla fine siano rimasti a casa circa 7 di quei 22 milioni e se anche quest’anno si ripetesse qualcosa di simile, cioè si verificasse di nuovo uno scollamento di quelle proporzioni tra la vacanza programmata e la vacanza effettiva, ci troveremmo probabilmente di fronte ad uno degli anni più neri del turismo italiano da molto tempo a questa parte.
La crisi generale ovviamente incide, ma il portale della Brambilla non sembra abbia opposto quella cura promessa con enfasi.
Dalle rilevazioni sulle visite a italia.it effettuate nell’ultimo trimestre tramite il sito specializzato Alexa.com, che non è la Bibbia, ma è ritenuto molto indicativo, risulta che tra i siti ufficiali quello italiano è tra i meno consultati rispetto a quelli dei paesi direttamente concorrenti.
Il sito francese, per esempio, ha una percentuale sul totale di visitatori cinque volte superiore, quello svizzero 6, austriaco 2,7, olandese 2, spagnolo 3,6, tedesco 2.
Sono più visitati di italia.it pure il sito greco, irlandese, norvegese, danese, croato, serbo, svedese, sloveno, portoghese, inglese.
Su queste basse performance del sito italiano forse influisce anche il fatto che è stato tradotto in un numero esiguo di lingue, appena 5, con una scelta anche in questo caso penalizzante per l’Italia rispetto a quasi tutti i paesi europei.
Considerando 36 nazioni del Vecchio continente, comprese le piccole come Lettonia, San Marino e Malta, l’Italia si piazza al ventottesimo posto in fatto di numero di traduzioni.
Il sito tedesco è tradotto in 26 lingue, spagnolo 31, austriaco e svizzero 25, olandese 13, inglese 23, sloveno 48
Le traduzioni del sito della Brambilla, poi, secondo molti esperti lasciano parecchio a desiderare, forse anche perchè i traduttori sono stati pagati poco, come loro stessi hanno denunciato, circa 9 euro a cartella.
Di fatto, alla fine, ci sono scappati diversi svarioni, come quando nel testo francese per indicare le spiagge è stato usato il termine plagues, che in francese non vuol dire nulla, ma in inglese significa malattie, pestilenze.
Poi, per fortuna, questa svista, come altri cento errori marchiani, è stata corretta.
Fino a qualche mese fa, esattamente fino alla metà di giugno, gli stranieri potevano avere informazioni abbastanza dettagliate sulle vacanze italiane anche attraverso alcuni siti esteri dell’Enit, l’ente italiano del turismo, che rimandavano ai siti delle singole regioni i quali a loro volta offrivano una buona panoramica della ricettività e delle opportunità turistiche locali.
Ma questi siti, cioè enit-france, enit-italia-de, enit.ch, enit.at sono stati chiusi per far largo al portale della Brambilla e ora il sito centrale e istituzionale Enit sopravvissuto offre contenuti che sembrano imbalsamati.
Non bastasse tutta questa sequela di negatività , per un soffio alcuni giorni fa si è sfiorato addirittura il cataclisma del turismo nazionale quando il governo di cui il ministro Brambilla fa parte ha deciso di cancellare dal calendario i ponti e le feste laiche.
L’idea è stata poi ritirata per manifesta impraticabilità , ma per giorni gli operatori hanno sudato freddo. Federalberghi ha calcolato che quella piccola norma balzana avrebbe fatto volar via oltre 5 miliardi di euro di incassi turistici.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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