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SESSO E APPALTI, IL DOCUMENTO INTEGRALE: FORNIRE PROSTITUTE A BERLUSCONI PER TARANTINI VUOL DIRE CONQUISTARE APPALTI

Settembre 17th, 2011 Riccardo Fucile

IL RAPPORTO DELLA G.D.F. DESCRIVE IL SISTEMA DEI FESTINI NELLE CASE DEL PREMIER… TARANTINI “INVESTIVA” IN RAGAZZE, SFRUTTANDO LE DEBOLEZZE DEL PREMIER… SESSO DI GRUPPO, GIRI DI SOLDI, PROMESSE DI CARRIERA IN TV E RICERCA DI NUOVE “RECLUTE” DISPOSTE A CONCEDERSI (COMPRESE SCONOSCIUTE RUMENE)

Un presidente del consiglio vittima delle proprie debolezze, di cui cercano di approfittare in tanti, primo fra tutti l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini. Che afferra al volo l’opportunità  che gli si presenta: per ingraziarsi Silvio Berlusconi bisogna procurargli ragazze a pagamento, giovani, bellissime, vestite in modo giusto.
Disposte a concedersi, anche in gruppo, a un uomo di settant’anni.
Un modo sicuro per entrare nel giro che conta e ottenere dei vantaggi in termini di contatti e affari.
Quasi una circonvenzione d’incapace che porta Tarantini a ottenere la presentazione ai vertici della Protezione civile e a far entrare quello che il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bari definisce il suo “comitato d’affari”, composto dai due imprenditori dalemiani Enrico Intini e Roberto De Santis.
Nei sogni di Gianpi c’è anche un seggio al Parlamento europeo.
Da ottenere, come dimostrano numerose intercettazioni, a suon di escort “regalate” a Berlusconi.
E’ il quadro che emerge dall’informativa della Finanza che ha fatto esplodere il “caso escort”, che mette in serio imbarazzo il capo del governo.
E’ lo stesso Tarantini ad ammetterlo nell’interrogatorio del 29 luglio 2009: ”Io ho voluto conoscere il presidente Berlusconi e a tal fine mi sono sottoposto a spese notevoli per entrare in confidenza con lui e sapendo del suo interesse verso il genere femminile non ho fatto altro che accompagnare da lui ragazze che presentavo come mie amiche tacendogli che a volte le retribuivo”.
Per lui è un investimento notevole: l’imprenditore retribuisce le ragazze, anche a mille euro per volta, paga i viaggi e i pernottamenti in albergo per l’”avvicinamento” alla residenza berlusconiana prescelta, da Roma a Milano alla Sardegna.
Tanti soldi, che evidentemente conta di far fruttare parecchio.
Tutto comincia al matrimonio di una parlamentare del Pdl, Elvira Savino, dove Berlusconi è testimone Tarantini è ospite.
Tarantini ottiene il numero di telefono del premier e butta lì: “Quando vuole organizziamo una cena”.
Il primo contatto telefonico è del 19 settembre 2008.
Succede per caso: il presidente vorrebbe chiamare un’altra persona, ma per errore preme il tasto del cellulare sul numero di Tarantini, che aveva in rubrica dal giorno del matrimonio. L’imprenditore coglie la palla al balzo e torna alla carica con la “cena”.
Il presidente si mostra ben disposto. Chiusa la conversazione, Tarantini si dà  immediatamente da fare e mette insieme la prima carovana.
Il 23 settembre l’imprenditore porta a Palazzo Grazioli nove ragazze, tra le quali Terry De Nicolò e Carolina Marconi, bellissima del “Grande fratello” per il quale il presidente del Consiglio dimostra di avere un debole.
Alla festa partecipano tra gli altri Carlo Rossella, presidente di Medusa distribuzione, e Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Uno. Berlusconi li ha invitati apposta, annota la Guardia di finanza, “così le ragazze sentono che c’è lì qualcuno che ha il potere di farle lavorare”, si legge in un’intercettazione. “Sono persone che possono far lavorare chi vogliono… ecco quindi le ragazze hanno idea di essere di fronte a uomini che possono decidere del loro destino”.
A fine serata, tre ragazze si intrattengono in camera da letto con il presidente del consiglio.
Visto l’ottimo risultato del debutto, Tarantini capisce di avere imboccato la strada giusta per tenere in pugno l’uomo più potente d’Italia.
La Guardia di finanza descrive infatti “un susseguirsi di contatti e telefonate con il Presidente Berlusconi, palesemente ordito nel tentativo di coinvolgerlo in nuove serate in compagnia di giovani e disponibili donne, che per il Tarantini si sarebbero tradotte, invece, in proficui incontri con chi, secondo lui, avrebbe potuto sostenere i suoi (e dei suoi soci baresi) progetti d’affari”.
Il contenuto delle intercettazioni (solo una piccola parte di quelle raccolte nell’inchiesta) e degli interrogatori rende chiari il motivo per cui il presidente del consiglio ne temeva la pubblicazione, fino a immaginare un blitz parlamentare per approvare in temi rapidissimi la “legge bavaglio” sulla pubblicazione degli atti d’indagine.

“Dobbiamo trovare un troione”

In data 23.09.2008, alle ore 10:38, Gianpaolo Tarantini in compagnia di Francesca Garasi, la invitava a contattare, usando il suo telefono, tale Giulia identificata in Giulia Mascellino, al fine di invitarla a partecipare alla cena organizzata per la sera.
Prima che Giulia potesse rispondere Tarantini diceva alla Garasi: “Dille “vuoi venire ad una cena importante?””.
Infatti la Garasi formulava a Giulia l’invito, aggiungendo che la cena si sarebbe tenuta “…con…il bel Presidente”.
Alle ore 10:43 Tarantini chiamava la Semeghini per darle indicazioni — come avrebbe fatto in ogni successiva occasione di incontro con il Presidente — su cosa indossare in occasione della cena, disponendo “allora, per l’abbigliamento, diciamo che a quello gli piacciono i vestiti corti”, oltre che per rammentarle di evitare di reclutare ragazze che fossero in contatto con la Beganovic “lui mi ha detto assolutamente non del giro di Sabina”, comunque disponibili ad ogni tipo di approccio “dobbiamo trovare una troiona”.
E la Semeghini sembrava aver capito il senso della raccomandazione “eh…lo so…adesso vedo mi prodigo”.

“Prendiamole basse perchè noi non siamo alti”

Il 5 ottobre 2010 il presidente del Consiglio chiede a Tarantini di portargli ragazze non troppo alte.
Sono le 11.53 e i due organizzano la serata. Berlusconi: “Se tu hai una ragazza da portare, due ragazze, tre ragazze da portare…”, Tarantini: “Sì…sì, sì, sì….”, Berlusconi: “per favore non pigliamole alte come fa questo qui dì Milano, perchè….”, “noi non siamo alti”, “devono essere tutte come la Graz…come la Graziana! (Capone — ndr)”, Tarantini: “va bene, io ne porto un paio, due o tre ne porto!”

L’occorrente per passare la notte a Palazzo Grazioli

Le ragazze che passavano la notte a palazzo Grazioli erano “foraggiatissime”. Lo dice il premier Silvio Berlusconi nel corso di una telefonata con Giampaolo Tarantini.
Un modo di dire che, secondo la Guardia di Finanza, allude al fatto che “era stato dato loro il necessario”.
La telefonata è del 17 ottobre 2010, alle 18.44 e a chiamare è il capo del governo.
“Riferendosi alle ragazze che hanno trascorso la notte a palazzo Grazioli — riassume la Gdf — tra l’altro, sottolineava: ‘guarda che hanno tutto per pagarsi tutto da sole queste qua eh’, alludendo, evidentemente al fatto che era stato dato loro il necessario.
Motivo per cui Tarantini non doveva sentirsi obbligato a corrispondere loro alcunchè”.
Tarantini risponde così: “Si, ma stia tranquillo, presidente, non c’è problema”. E Berlusconi aggiunge: “Eh, vabbè, ma non…non…coso…perchè hanno…sono…sono foraggiatissime”.

Ragazze su aereo presidenziale

Gianpaolo Tarantini propose al premier “di volare tutti insieme sull’aereo presidenziale, dicendo che le ragazze (che aveva reclutato) abitavano a Milano e facendo credere che lui (Tarantini stesso, ndr) aveva un impegno di lavoro in città  l’indomani mattina”.
E’ quanto si legge negli atti dell’inchiesta escort depositati ieri. I fatti si riferiscono al 26 novembre 2008 quando Berlusconi, che aveva organizzato una cena a Palazzo Grazioli, è costretto ad andare a Milano.
E alla fine le ragazze, secondo quanto è scritto negli atti dell’inchiesta, volarono con Gianpi sull’aereo presidenziale.

Belen Rodriguez e Claudia Galanti

Berlusconi e Tarantini parlano al telefono il primo dell’anno, alle 12.07: a chiamare è Gianpi, che racconta il capodanno passato con Belen Rodriguez, Claudia Galanti e Manuela Arcuri.
I due si scambiano gli auguri e poi iniziano a parlare di Belen.
Ecco il testo integrale della telefonata. T: Belen ha fatto dei balli latino-americani…mamma mia B: chi li ha fatti? Belen? T: Belen, sì B: ma adesso è libera? con chi sta? T: con nessuno. Glielo ho detto ieri infatti l’ho chiamata tante volte che volevo farle gli auguri perchè a destra mia Belen…a sinistra Claudia e di fronte Manuela. B: mamma mia eri messo benissimo T: ho detto: ho fatto una fine dell’anno…migliore non potevo farla B: eh ci credo con le tre donne più belle d’Italia T: Claudia sta bene, Claudia le vuole bene…parla sempre bene…ci mancherebbe B: Belen invece come si esprime? T: nooo…forse…poi non ho tanta confidenza, perchè io sono amico di Marco (Borriello, ndr) molto…ma io penso che… B: ma lei è ancora innamorata di Marco? T: no…no…non credo B: comunque lui non ha la testa giusta per una donna come Belen T: la ci vuole un uomo serio B: è troppo semplice lui…deve andare con un più grosso…con un imprenditore…con uno come te1 T: no con uno come lei stavo dicendo io
B: va bene senti io sono qua assediato da quando hanno visto che sono stato dichiarato da Playboy il politico più sexy sul libro che è venuto fuori il trenta…ha riportato questa cosa qui…io non ho scampo con questi qua. Ieri sera avevo la fila fuori dalla porta della camera…erano in undici…io me ne son fatto solo otto perchè non potevo fare di più…non si può arrivare a tutto. Però stamattina mi sento bene sono contento della mia capacità  di resistenza agli assedi della vita…che cosa ci tocca fare la notte del primo dell’anno. Senti io ho qua tutti i letti occupati…non so come fare a dirti venite. Il due viene anche Emilio…queste non vanno via neanche con le cannonate…il prezzo è buono, il vitto anche.
Sai ieri sono state sulle automobile tre ore…hanno fatto le gare non le tiravi più giu. T: ma quante ragazze ci sono? B: quaranta T: tutte sono venute B: no…tutte no! Erano 67 quelle…intanto ho comprato una casa qui vicino per ampliare i posti…dodici posti in più.

Premier: “Ho la fila di ragazze”

”Ieri sera avevo la fila fuori dalla porta della camera…erano in undici…io me ne son fatte solo otto perchè non potevo fare di più…non si può arrivare a tutto…”.
E’ quanto dice il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Giampaolo Tarantini il primo dell’anno del 2009, parlando della serata precedente. La telefonata è contenuta negli atti dell’inchiesta sulle escort che la procura di Bari ha depositato ieri.

Contatti con Carlo Rossella e Fabrizio Del Noce

Il premier Silvio Berlusconi utilizzò Carlo Rossella e Fabrizio Del Noce “per fornire alle ragazze lo stimolo a partecipare” alla cena del 23 settembre 2008 a Palazzo Grazioli. E’ quanto è scritto negli atti giudiziari dell’inchiesta barese sulle escort depositati ieri.
“Che cosa dici — afferma al telefono Berlusconi parlando con Gianpaolo Tarantini — se chiamiamo anche Rossella che c’ha una ragazza che canta in Vaticano molto brava?”, “magari invitiamo anche Fabrizio Del Noce, il direttore della fiction della Rete Uno della Rai?”, “così le ragazze sentono che c’è qualcuno che ha il potere di farle lavorare”.
Alle ore 14:05, Silvio Berlusconi contattava Tarantini per chiedere conferma dei dettagli dell’organizzazione della serata.
Berlusconi: “stasera?”. Tarantini: “stasera siamo in sei compreso me…io e cinque ragazze” Berlusconi: “benissimo! Io non allargherei molto.. .porterei una, due, tre ragazze da parte mia. Poi facciamo venire ì cantanti che sono tutti bravi…le due cantanti cubane, la Gemma…che cosa dici se chiamiamo anche Rossella che c’ha una ragazza che canta in Vaticano molto brava?” Tarantini: “si!…si!…” Berlusconi: “magari invitiamo anche Fabrizio Del Noce il direttore della fiction della rete uno detta rai?” Tarantini: “si magari!” Berlusconi: “così le ragazze sentono che c’è lì qualcuno che ha il potere di farle lavorare”. Tarantini: “benissimo perfetto Presidente!” Berlusconi: “alle nove e mezza!”

Il primo incontro tra il premier e Tarantini

Ecco come le carte dell’inchiesta documentano il primo incontro tra Gianpi e B.
“Si deve preliminarmente rammentare che in occasione delle nozze della parlamentare del Pdl Elvira Savino, amica intima del Tarantini, a cui Silvio Berlusconi aveva partecipato come testimone della sposa, l’imprenditore barese era riuscito con un abile stratagemma a lasciare il proprio numero di telefono al Presidente. ”
“Presidente ha detto volentieri, quando vuole organizziamo una cena” ha detto, però, che non le posso dare il numero perchè sta sempre con il fidanzato”…ho detto “le do il mio e chiami me quando vuole”, ha detto “va bene, scrivilo su un pezzettino di carta e dallo alla guardia, quello dietro di me”, ho preso e glie ho scritto”, “che ne so, ha detto in settimana organizziamo”.

Pagano entrambi

La De Nicolò, sentita come persona informata sui fatti il 19.06.2009, riferiva, tra l’altro: “delle ore ho dormito da sola e delle ore invece, alcune ore sono stata con queste due ragazze e Berlusconi (…) eravamo io e le due ragazze di Roma e Berlusconi”, “(TARANTINI — ndr mi ha dato dei soldi, ma per partecipare alla cena (…) mille euro, prima della cena”; Sentita nuovamente il 22.06.2009, aggiungeva: “(…)
Per quanto riguarda la cena a Roma a Palazzo Grazioli, prima di recarci a Palazzo Grazioli io mi son recata all’hotel “De Russie” dove il Tarantini mi ha riconosciuto il gettone di presenza di mille euro, lui mi ha detto questo, ha detto: cerca di restare, se Silvio ti vuole, se Silvio Berlusconi ti vuole, tu ci devi restare.
Allora io gli ho chiesto: e cosa mi dà ? E lui ha detto: non ti preoccupare, ti darà  dei soldi. Come fai a saperlo? Perchè lui fa così. Se non te li dà  ti accontenterai di questi mille euro, se te li dovesse dare, tu questi mille euro me li restituisci, cosa che non ho fatto (…)”.

“Faccio il premier a tempo perso”

Ecco come risponde il premier a Marystell Polanco che si lamentava del fatto che non riusciva a trovarlo. “Vedi Marystell, io a tempo perso faccio il primo ministro”.
Silvio Berlusconi lo dice al telefono a Marystell Polanco, una delle ragazze che frequentavano le residenze del premier, coinvolta anche nella vicenda di Ruby Rubacuori. “Vedi Marystell — dice Berlusconi — io a tempo perso faccio il primo ministro e quindi me ne succedono di tutti i colori”.

Due tipologie di ragazze

Due categorie di ragazze: quelle“facili”, cioè disponibili ad incontri sessuali e quelle “d’immagine” cui spettava il compito di far da “cornice all’evento”. Nell’informativa della Guardia di Finanza è spiegato come venivano divise da Tarantini le giovani che dovevano essere portare nelle residenze del premier. Il 5 ottobre 2008 Gianpi Tarantini parla al telefono con Pierluigi Faraone (l’uomo che secondo la procura voleva diventare il referente per le feste a casa del premier a Milano) “per chiedergli aiuto nella ricerca di ragazze da portare a palazzo Grazioli che comunque rispondessero ai ‘prescrittì requisiti”. T: “Scusa ma la Nina Senicar e non puoi parlare con lei che ma la porto lì” F: e si ma è un pò dura su queste cose lei non è che è molto predisposta… T: no ma di immagine, non di…non è che deve fare la troia…cioè giusto conoscerlo, hai capito, cioè non è che, oh, non è che per forza uno deve andare F: glielo dico però non è una…non sembra una… T: va bene non fa niente, pure io ho portato la Manuela, la Carolina Marconi. “Il tutto — scrive la Gdf — a rimarcare ulteriormente che le ragazze reclutate e portate a palazzo Grazioli si dividevano in due categorie ben distinte: quelle cosiddette ‘facilì, cioè disponibili a concedere prestazioni sessuali (a pagamento o dietro altra utilità ) e quelle che facevano da cornice all’evento, considerate d’immagine”. I due si risentono poco dopo e la conversazione continua sugli stessi temi. Faraone: non sono da battaglia T: genere mie, diciamo F: da combatt…non sono da combattimento comunque T: sono genere mio F: si…quelle che tu…si sono da te…

Il secondo tentativo per avere la Arcuri e il grande rifiuto

Il 10 dicembre, alle ore 15:38, Gianpaolo TARANTINI chiedeva alla ARCURI di vestirsi in modo da essere molto provocante (con minigonna e ampia scollatura) per far colpo sul Presidente BERLUSCONI. T
ARANTINI: “…omissis…stasera lo dobbiamo far impazzire (ride)”, l’ARCURI assicurava che l’avrebbe fatto, chiedendo poi se era in programma che l’amica Francesca (Lana, ndr) si fermasse per la notte a Palazzo Grazioli: ARCURI: ”ma certo amore mio…. ma Franci rimane a dormire lì?.si?”.
Alle ore 18:38, Gianpaolo TARANTINI dopo aver dato consigli alla LANA su cosa indossare per la cena: TARANTINI: “….senti una cosa amore, un consiglio, io mi sono messa un vestito nero elegantino, con i suoi gioielli che mi ha regalato l’altra volta, il bracciale, così è contento, con le scarpe con tutti gli Strass va bene o è troppo?”, si raccomandava anche con questa perchè la ARCURI si vestisse in modo da essere molto provocante: TARANTINI: “Falla mettere troia Manuela, che moderna!”
L’indomani, alle ore 19:50, Gianpaolo TARANTINI chiamava Francesca LANA per il consueto resoconto del giorno dopo: TARANTINI: “ti ha chiamato amo’?”, “LANA: “No! Magari mi chiamerà  domani o dopodomani….l’hai sentito?”, TARANTINI: “Sì, sì, è rimasto contentissimo…sei dolcissima”. Dopo di che la ragazza, alla domanda di Gianpaolo, gli riferiva che Manuela ARCURI le aveva fatto notare che era giusto che chiedesse al Presidente BERLUSCONI quanto si aspettava in cambio per la sua disponibilità : “niente Manuela glie l’ho raccontato, mi ha detto: «sì Fra’ però mo glielo devi dire del film, delle cose» ha detto «è ora che gli parli», ho detto «ho capito Manu, ma non glielo posso dire alle quattro di mattina» dentro il letto un po’ prima magari, se dovevamo fare una cosa riservata e ancora inizi a dire quello che dovresti fare»poi mi ha detto…. la stessa cosa mi ha detto: «la meteorìna è troppo poco per una cosa del genere, devi fare un film o un programma da valletta, ma con un grosso presentatore, una fiction, una sii com….chiedigli una cosa di più» ho detto «va bene».
«E poi dobbiamo parlare di quella cosa a due», ha detto «ma ti rendi conto» ha detto «minimo per quello ci deve .. se dovessimo fare una cosa del genere, ci deve già  avere il contratto davanti firmato» ho detto «va bene Manu…ne riparliamo perchè adesso per me è un attimo un’ansia”.

Il premier cambia idea su Manuela

L’idea di far prostituire Manuela Arcuri insieme a Francesca Lana non va a buon fine. Il premier, a questo punto, il 18 febbraio 2009 confida a Gianpi di essere indignato per la volgarità    di Manuela Arcuri intervistata alle Iene: “Pensa che quella si era.. si era.. voleva sta lì quella sera”
B: “Meno male che non è stata qui, perchè sennò… mi sarei sentito imbarazzato di essere andato con una t… così. Vabbè cancellata”.
T: “E vabbè”. In una precedente serata, organizzata pochi giorni prima — l’11 febbraio 2009 — “nonostante la preparazione scrupolosa dell’evento” l’occasione non fu sfruttata “a causa dell’inibizione dell’Arcuri provocata dalla presenza, quella sera, a Palazzo Grazioli di Paolo Berlusconi, che conosceva il manager dell’attrice”.

L’incontro Tarantini-Bertolaso su Finmeccanica

Il 16 novembre Berlusconi chiama Tarantini per sapere l’esito dell’incontro. Gianpi:“Bertolaso ci disse che Finmeccanca aveva costituito una società  mista con la Protezione civile… e ci invitò ad andare da Finmeccanica.
Fui io attraverso Rino Metrangolo (dirigente di Finmeccanica, dimessosi oggi — ndr), persona che avevo conosciuto attraverso Lea Cosentino… a prendere contatti con Lunanuova, dirigente della società  mista”.
Tarantini poi spiega che gli furono illustrate una serie di attività : “Mi dissero che avremmo potuto partecipare all’interno di una Ati (associazione temporanea di imprese, ndr) nella quale avrebbe potuto trovare posto la Sma di Intini.
Non si concretizzò nulla perchè, sebbene il terremoto all’Aquila avrebbe consentito di realizzare opere stradali attraverso la Sma di Intini, la notizia pubblica della perquisizione da me subita determinò una presa di distanza da parte di Metrangolo e Lunanuova”.

Berlusconi diserta la cena: le escort vanno dal fratello Paolo

E’ il 3 maggio 2009 e Gianpaolo Tarantini, in previsione di una nuova serata ad Arcore in compagnia del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, recluta due escort, una in arte Mariasole.
Ma all’ultimo momento, per impegni improvvisi del premier, la cena viene annullata.
Giampi non si perde d’animo: Mariasole e la sua collega vengono “tempestivamente dirottate su Paolo Berlusconi, fratello del presidente, che Giampaolo aveva iniziato a frequentare dai primi di aprile”.
E’ lo stesso Gianpi che il giorno dopo racconta al telefono ad un suo amico com’è andata.
Scrive, al riguardo, la Guardia di Finanza: “Tarantini riferiva di non essere più andato a casa di Silvio Berlusconi, ma a cena con Paolo Berlusconi, il quale, molto probabilmente aveva poi trascorso la notte con Mariasole, in compagnia della quale era rimasto al ristorante”.
E viene riportato quanto detto da Tarantini al telefono: “No, non siamo più andati da lui… siamo andati a cena con il fratello e poi lei è rimasta là  con lui, non lo so che c…”.

Alle cene anche un magistrato pugliese

Dopo ”una lunga di scia di serate” organizzate presso le residenze private del premier Silvio Berlusconi, Gianpaolo Tarantini “organizzò due cene facendo intrattenere i suoi ospiti — tra cui alcuni dirigenti di Finmeccanica — da giovani donne disponibili a concedere prestazioni sessuali a pagamento”.
Tra questi ospiti figura l’allora procuratore facente funzioni del tribunale di Brindisi, Cosimo Bottazzi, attualmente sostituto procuratore generale presso la Corte d’appello di Bari.

La divisa per entrare ad Arcore

Per entrare nelle residenze del premier le ragazze dovevano non solo essere “giovani ed esili” ma anche avere un abbigliamento preciso, una sorta di ‘divisà .
Lo spiega Massimiliano Verdoscia (amico e socio di Giampaolo Tarantini, ndr) a Ioanna Visan, la rumena che ha partecipato a diverse serate, comprese quelle del ‘Bunga Bunga’. Verdoscia: “Quando giovedì vai lì, mi raccomando, voglio dire…vabbè…eh tanto ci sarà  il mio amico (Tarantini, ndr) che ti accompagna, tranquillo tutto ok, senza nessun tipo di problema…però il look…capello sciolto, il trucco non troppo evidente, capito? Un vestito…un vestito sobrio, nero, che però metta in mostra…insomma…le tue forme…tu come…e poi tu sai il tuo charme quale è, va bene?”. Ioanna sembra preoccupata, perchè chiede a Verdoscia se “mi fanno le domande?”. “Come ti conosco quelle cose lì?”. E Massimiliano risponde: “No, no, assolutamente, nessuna domanda, niente, zero, totale, massima riservatezza, niente, va bene”.

Tarantini aspirante europarlamentare

Gianpaolo Tarantini vuole diventare parlamentare europeo (le elezioni sono nel 2009) con la spinta decisiva di Silvio Berlusconi.
Preme sula deputata del Pdl Elvira Savino, e dagli atti emerge chiaramente come le ragazze inviate ai festini del premier siano uno strumento di pressione per ottenere l’ambito scranno.
“L’ambizione politica, da realizzare con l’aiuto del Presidente BERLUSCONI”, scrivono i finanzieri, “veniva sostanzialmente confermata dall’imprenditore barese nel corso della conversazione intrattenuta con Grazia Capone all’indomani della serata passata ad ARCORE: TARANTINI: “Meh, e dici, di me che ha detto?”, CAPONE: “niente, mi ha chiesto da quanto tempo ti conoscevo”, “e io ho detto un po’ di anni…(incomprensibile)..”, TARANTINI: “vabbè tu gli hai detto «è un bravo ragazzo»…”, CAPONE: “vabbè è un amico, è una persona voglio dire eccezionale, veramente una persona pulita, capito?…che poi anche in prospettiva di quello che accennavi ieri, capito …ti ho messo un attimino in luce”, TARANTINI: “ma perchè gliel’hai detto?”, CAPONE: “di che cosa?”, TARANTINI: “del Parlamento, no?” CAPONE: “nooo! Però lui per me ha parlato delle regioni, delle regionali TARANTINI: “meh, son contento”.

Berlusconi “salva” Barbara Guerra alla Fattoria di Canale 5

Il 10 marzo 2009, il presidente del consiglio afferma in una telefonata con Tarantini di aver premuto perchè Barbara Guerra, una ospite dei festini, non fosse eliminata dal reality show di Canale 5 “La Fattoria”.
TARANTINI: “Presidente ma Barbara è già  uscita, si?”, BERLUSCONI: “no, mi sono arrabiato perchè… questi… questi delinquenti di autori hanno fatto dire a tre, l’indicazione del suo nome, contro la volontà  della televisione e quindi adesso sono intervenuto e se la fanno uscire… poi… fanno uno sgarbo a me insomma”. TARANTINI: “vabbè sarà  dispiaciutissima, quella non vedeva l’ora di andare”. BERLUSCONI: “infatti sono dei figli di puttana… questo… questo autore che è uno pazzesco”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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LE CARTE DELL’INCHIESTA TARANTINI: “TUTTE LE RAGAZZE SULL’AEREO PRESIDENZIALE”

Settembre 17th, 2011 Riccardo Fucile

L’INTRECCIO DONNE E AFFARI: “A TEMPO PERSO FACCIO IL PREMIER”… “SENTONO CHE C’E’ QUALCUNO CHE HA IL POTERE DI FARLE LAVORARE”

Oltre 3500 fogli. Informative del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, trascrizioni integrali di una parte (quella ritenuta penalmente rilevante dal procuratore di Bari, Antonio Laudati e dai sostituti Eugenia Pontassuglia e Ciro Angelillis) delle centomila telefonate e conversazioni di Gianpaolo Tarantini intercettate in due anni di indagine.
Gli atti istruttori dell’inchiesta cosiddetta delle escort   conclusa ieri con l’avviso agli otto indagati di questa vicenda, sono uno tsunami che travolge il presidente del consiglio.
Ne demolisce la credibilità  di uomo di Stato, documenta l’ossessione compulsiva per le decine di giovani donne che ordina al suo amico Gianpi a ogni ora del giorno e della notte.
A ogni pausa dei suoi impegni di premier: mentre è in corso la vertenza Alitalia, durante una visita di Stato dell’allora presidente egiziano Mubarak, alla vigilia di un importante riunione con Angela Merkel e Gordon Brown.
“A tempo perso faccio il primo ministro e me ne succedono di tutti i colori”, confidava ridendo alla modella dominicana Marysthell Garcia Polanco (finita anche nella vicenda Ruby) in una telefonata del novembre del 2008.
La ragazza si era lamentata perchè era andata due volte a trovarlo e non lo aveva trovato.
Il presidente del consiglio da due anni ripete di aver semplicemente organizzato cene eleganti con amiche che non ha mai immaginato essere delle prostitute.
Nelle carte dell’indagine è documentato che il presidente del consiglio in più di un’occasione paga le sue ospiti dopo aver goduto dei loro favori sessuali.
Il premier ha sempre negato che ci fosse qualsiasi baratto tra lui e Gianpaolo Tarantini. Che la loro solo una bella amicizia.
Nell’inchiesta è provato invece che in più occasioni Gianpi chiede e ottiene al Cavaliere contatti, favori, entrature negli appalti gestiti da Protezione civile e Finmeccanica.
Non ultimo quello per l’organizzazione del G8 a L’Aquila. Il 23 settembre del 2008 per esempio Berlusconi dice a Tarantini: “Magari invitiamo anche Fabrizio Del Noce il direttore della fiction della rete uno della Rai?”, “Così le ragazze sentono che c’è lì qualcuno che ha il potere di farle lavorare”».
Dopo due mesi, è il 26 novembre, Berlusconi e Tarantini sono diventi buoni amici.
Hanno organizzato una festa ma Berlusconi ha un impegno: «Devo purtroppo partire per Milano perchè mi è successo un guaio su là  devo essere domani mattina prestissimo e poi l’aereo c’è solo stasera, quindi purtroppo ho cambiato tutti i programmi e parto per Milano. Se tu credi di poter arrivare qui adesso e che vi offro che so un gelato».
Tarantini non si perde d’animo: «Ma no, sennò venivamo insieme a lei a Milano (ride)”, “(rivolgendosi a Marysthel e a qualcun’altra “andiamo a Milano ora, vi va? Con l’aereo con lui. Le sue interlocutrici rispondono di sì) (Gianpaolo comunica al Presidente), va bene, se ci dà  mezz’ora, il tempo di fare la valigia, veniamo”.
E tutto il gruppo, annota la Guardia di Finanza, «partono insieme a bordo dell’aereo presidenziale».
Tarantini e Berlusconi parlano spesso anche di affari.
Agli atti c’è per esempio una telefonata nella quale Tarantini «chiaramente interessato, chiedeva a Silvio Berlusconi di invitare anche il Responsabile della Protezione civile: «……vabbè Presidente se riesce, anche a chiamare Bertolaso, così lo coinvolgeremmo». «Ecco…mi sembrava che ci fosse qualcuno da chiamare! si si appunto, ecco vedi… Bertolaso! Bertolaso, ecco. Va bene chiamo Bertolaso…».
L’incontro ci sarà  e «si rivelerà  proficuo per la prosecuzione dei progetti con il gruppo Intini di Noci».

(da “La Repubblica“)

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“PEGGIO LE BUGIE CHE LE PUTTANE, SILVIO POLITICAMENTE SI STA SUICIDANDO”

Settembre 17th, 2011 Riccardo Fucile

L’AVVOCATO TAORMINA SUI CATTIVI CONSIGLIERI DEL PREMIER: “BISOGNEREBBE CACCIARE A CALCI IN CULO TUTTA QUELLA BANDA DI LADRONI CHE HA INTORNO, CIOE’ TUTTI”….”UNA LINEA DIFENSIVA DA SCONSIDERATI, HA COSTRUITO UN PICCOLO IMPERO DEL MALE, SOLO LUI PUO’ USCIRNE”

“Vede il problema di Silvio non sono le zoccole. O meglio, non sono solo le zoccole. Voglio dire: con questo circo di zoccole che si è riunito intorno a lui, è più grave mentire agli italiani sulle zoccole, che il fatto delle zoccole in sè. Mi sono spiegato?”.
Carlo Taormina conosce Silvio Berlusconi dal 1993 e dice: “Ero suo amico e lo resto anche ora che è in disgrazia. Ma proprio perchè gli voglio bene non posso non dirgli che, processualmente e politicamente si sta suicidando. Ho una o due idee su quello che dovrebbe fare per salvarsi, sia nel processo che a Palazzo Chigi”.
Taormina, come è noto, è — prima di tutto — un avvocato.
Per questo senti che, soprattutto quando parla male di lui senza nominarlo (cioè per tutta l’intervista) con Ghedini sono scintille.
Taormina ha fondato una sua Lega Italia nel centrodestra, rimpiange la Forza Italia liberale degli albori e tira napalm sul Pdl.
Taormina quando parla della corte di Berlusconi spara a zero: “Bisognerebbe cacciare a calci in culo quella banda di ladroni che ha intorno, cioè tutti”.
Avvocato Taormina, cominciamo da un parere tecnico. Come valuta il fatto che Berlusconi non si presenta davanti ai magistrati?
Dal punto di vista processuale un disastro.
E dal punto di vista politico?
Peggio.
Cominciamo bene.
Glielo spiego, è semplicissimo.
Prego.
È assurdo rifiutare il ruolo di persona offesa e comportarsi già  come un imputato. Non solo per una questione di immagine.
Perchè?
Perchè ogni processo è prima di tutto una battaglia di simboli fra accusa e difesa. Se uno che non è imputato si comporta come tale, è inevitabile che prima o poi lo diventi.
E poi?
Mi sembra che Berlusconi e i suoi avvocati si stiano comportando come degli sconsiderati, al punto che mettono su di un vassoio d’argento l’occasione per essere incriminati.
Ad esempio?
La filantropia. Si è mai vista una sciocchezza di queste dimensioni? Tu stai pagando dei testimoni, saltano fuori le rilevanze, e pensi di cavartela raccontando che volevi fare beneficenza? Maddai…
Non lo dica a questo giornale…
Lo dico a chi lo difende. Stanno facendo il replay. E non è che gli convenga molto.
Il replay di che?
Del processo Mills. È sconsiderata l’argomentazione del regalo quando la fattispecie di reato è corruzione di un testimone. E anche sottrarsi agli interrogatori…
Non paga?
Paga perchè forse, andando, conoscendo il suo narcisismo finirebbe per dare ai magistrati dettagli e indicazioni compromettenti!
Ma allora non c’è via d’uscita: se non va sbaglia, se va, invece, si fa incriminare!
Provo a suggerire un’altra linea. Se i magistrati, anche solo giuridicamente ti cuciono addosso i panni della vittima tu cosa fai?
Il principe del foro è lei…
Tu stai al gioco.
Ovvero?
Berlusconi avrebbe dovuto attaccare i suoi estorsori e dire: è vero, mi hanno ricattato.
Pensa che quelli sarebbero stati felici?
Mah, tanto Lavitola è latitante lo stesso, che gli frega.
Ci sono gli altri testimoni!
Appunto. La deposizione della segretaria, Marinella, diceva che lui era infastidito di pagare. Gli aveva preparato bene il terreno. E lui ha buttato all’aria tutto allestendo una trincea indifendibile.
Resterebbe il problema di un premier che paga un estorsore!
Bè, meglio vittima che carnefice. E poi c’è il problema di sopra.
Cioè?
Le zoccole.
Giusto.
Le zoccole sono un problema politico. Qui Berlusconi non ne esce se non dice agli italiani una cosa semplice-semplice…
Quale?
Lui deve finire di negare la presenza delle escort e dire: sì, è vero. Sono uscito di testa per le fanciulline. Sì, è vero: per questa debolezza ho desiderato che me ne portassero a vagonate. Sì, avete capito bene: per questa debolezza umana mi sono messo nelle mani di qualche lestofante che se ne è approfittato di me. Lo vede come la cosa fila meglio, com’è più credibile? Gli hanno perdonato di peggio.
E invece?
Tutto quello che ha detto finora è illogico, assurdo, in contrasto con la realtà !
Concordo. Ma gli italiani preferiscono sapere di essere nelle mani di un satiro?
L’Italia è un paese cattolico, quindi predisposto al perdono. Ma se questo non accade Silvio è al capolinea.
Che altro dovrebbe fare?
Spiegare agli italiani che la cerniera lampo adesso è chiusa, e che così resterà . E poi licenziare tutta quella banda di grassatori e corrotti che si ritrova al fianco.
Tenero. A chi si riferisce?
A tutto lo stato maggiore del Pdl, direi.
Faccia i nomi.
I nomi sono nei faldoni delle inchieste
Cioè?
Non faccia il tonto, che non lo è! Sono tutti i nomi delle bande, delle cricche, delle P3 e delle P4!
Guardi che ci querelano.
La difendo io.
Vuol dire che Berlusconi è stato fregato anche da loro?
Calma. È lui che ha costruito questo piccolo impero del male. Ma è lui che può ancora voltare pagina. Mi creda, gli va detto questo: meglio le puttane a vagonate che le bugie.

Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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I FEDELISSIMI PRONTI A SCARICARE BERLUSCONI

Settembre 17th, 2011 Riccardo Fucile

PECORELLA: “SERVE UN GOVERNO DI EMERGENZA, ANCHE SENZA DI LUI”…DALLA MAGGIORANZA ARRIVA L’INVITO AL PREMIER DI FARE UN PASSO INDIETRO

Silvio Berlusconi da lunedì a mercoledì sarà  a New York per partecipare all’assemblea generale delle Nazioni Unite.
Ma per quanto possa tentare di fuggire ai pm di Napoli, non può scappare dai problemi della maggioranza: sono i suoi stessi fedelissimi ora a chiedergli di lasciare il governo e fare un passo indietro.
Dalla Lega, prima con Flavio Tosi e ora con Matteo Salvini, e dallo stesso Pdl.
E’ il deputato, nonchè avvocato storico del Cavaliere, Gaetano Pecorella, a dire che serve “un governo di larghe intese anche senza Berlusconi”.
Ma il premier sembra avere un unico obiettivo: il ddl Bavaglio.
Le intercettazioni vanno fermate a ogni costo, lo ha ripetuto anche ieri sera alla cena di compleanno del deputato Pdl, Antonio Angelucci.
E stamani, il fidato Maurizio Paniz, ha annunciato: “Approveremo il ddl entro fine legislatura”.
Il deputato del Pdl, ha sostenuto che “sia assolutamente evidente che c’è una persecuzione giudiziaria contro Berlusconi. A Bari non è assolutamente indagato ma finisce al centro della diffusione delle intercettazioni. A Napoli sarebbe la parte lesa, ma con i messaggi che vengono diffusi finisce per essere il capro espiatorio”.
Il testo del ddl, inviato persino a Giorgio Napolitano, e dal Quirinale tornato indietro senza commenti ma con la bocciatura garantita in caso l’esecutivo pensasse di approvarlo, campeggia sulla scrivania del premier a Palazzo Grazioli. Berlusconi non rinuncia e prepara l’offensiva d’autunno.
I mal di pancia escono dunque allo scoperto.
Ma il premier è letteralmente sotto assedio. Lunedì andrà  a New York.
Evitando così l’udienza del processo Mills a Milano.
I pubblici ministeri di Napoli dovranno aspettare ancora   prima di poterlo sentire.
Il premier è stato convocato, nell’inchiesta sulle escort, come testimone: sarebbe la vittima di una estorsione da parte di Gianpaolo Tarantini.
In veste di testimone è tenuto a presentarsi senza avvocato e ha facoltà  di rinviare l’incontro con gli inquirenti soltanto una volta, poi è previsto l’accompagnamento coatto.
A Palazzo Chigi, invece, aumenta chi vorrebbe accompagnarlo all’uscita.
Persino il suo storico avvocato Gaetano Pecorella, ieri, ha detto che “ci vuole un nuovo Governo di larghe intese anche senza Berlusconi, con un Presidente del Consiglio che sia un politico. In una situazione di emergenza ci vuole un governo di emergenza”.
Anche senza il premier.
Che del resto, aggiunge Matteo Salvini, eurodeputato leghista in continua ascesa nell’universo Padano, “ha esaurito il suo mandato: nel futuro della Lega ci sarà  una corsa solitaria”, ha detto l’esponente del Carroccio.
“Berlusconi ha esaurito il suo mandato, ha esaurito la voglia, la possibilità  e la forza. Non vedo come possa più cambiare il Paese. Noi come Lega Nord stiamo cercando di limitare i danni, ad esempio sulla manovra bloccando le pensioni di anzianità , però penso che la strada della Lega ritornerà  a passare da Nord. Ci abbiamo provato con la destra, con la sinistra, con la secessione, col federalismo, con la devolution, ma penso — ha concluso Salvini — che nel futuro della Lega ci sarà  una corsa solitaria”.
Già  Flavio Tosi, settimana scorsa, aveva scaricato Berlusconi sostenendo che il suo tempo è scaduto.
Prima ancora era toccato al ministro Galan criticare l’operato del Cavaliere.
La difficoltà  rimane l’exit strategy.
Perchè è ormai da tutti condivisa (e riconosciuta) l’opinione per cui il Cavaliere vuole rimanere Capo del governo per evitare i tribunali d’Italia.
Rocco Buttiglione ha suggerito un salvacondotto e in molti si sono detti d’accordo.
Lui mostra indifferenza.
Alla cena di compleanno del deputato Pdl Antonio Angelucci, Berlusconi è apparso provato e stanco, ha riferito chi lo ha visto.
Alla festa era riunito lo stato maggiore del partito. Oltre al Cavaliere, presente il ministro della Giustizia Nitto Palma e quello della Funzione pubblica Renato Brunetta.
Tra gli ospiti della cena anche il segretario del Pdl Angelino Alfano, il coordinatore del partito Denis Verdini e il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.
Il Cavaliere si sarebbe lamentato della persecuzione dei magistrati, ripetendo che è a causa dei pm che non riesce a occuparsi dei problemi del Paese.
Ma è soprattutto il tema delle intercettazioni a rubare energie al Cavaliere.
La legge Bavaglio deve essere approvata il prima possibile, va ripetendo ai suoi.
La preoccupazione è per quanto potrà  uscire dalla procura di Bari, le telefonate con Tarantini con cui parla di Angela Merkel (che avrebbe definito “culona inchiavabile”). Eppure, secondo quanto riporta Repubblica, gli uomini del premier lo rassicurano sostenendo che può stare tranquillo perchè “quel procuratore è amico nostro. Vedrai che alla fine da lì non esce niente di catastrofico, nè un’incriminazione per favoreggiamento, nè le tue telefonate imbarazzanti”.
Ma Berlusconi ha paura. Che a Bari il procuratore Laudati lo “tradisca”.
Prosegue Repubblica: “Il procuratore, arrivato a Bari direttamente dall’ufficio accanto a quello dell’ex guardasigilli Alfano, il suo bel lavoro pare che lo abbia fatto. Centomila intercettazioni aveva raccolto l’ex pm Pino Scelsi, il primo titolare del caso escort che, esasperato dai metodi di Laudati, ha preferito andarsene alla procura generale”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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LA LEGGE -LAMPO ABBAGLIA IL CAVALIERE: “IN UN MESE VOGLIO IL BAVAGLIO PER LA STAMPA E I GIUDICI”

Settembre 17th, 2011 Riccardo Fucile

I SOSPETTI CHE LE INTERCETTAZIONI DI BARI SIANO STATE DEPURATE NELLE PARTI PIU’ SCABROSE: I DUBBI SUL RITARDO DEGLI ATTI DI BARI

«Stavolta una mano, almeno a Bari, ce la sta dando il procuratore Laudati. Ma non andrà  sempre così, come dimostra il massacro di Napoli. Sulle intercettazioni, ancora una volta, Napolitano mi ha fermato, ma io vi dico che entro un mese farò approvare la nuova legge»
È guerresca la voce di Berlusconi quando, con gli Alfano, i Verdini, i Ghedini, annuncia l’offensiva d’autunno.
Sul suo tavolo, a palazzo Grazioli, c’è ancora in bella vista il testo del decreto che, appena 24 ore prima, ha avuto perfino l’ardire di mandare al Quirinale.
Creando lì disappunto e fastidio profondissimi.
L’ora di pranzo, l’incontro col capo dello Stato terminato da neppure mezz’ora.
Ed ecco i motociclisti partire alla volta del Colle con il provvedimento urgente che il Cavaliere vorrebbe licenziare in serata nel consiglio dei ministri.
Napolitano gli ha già  detto che non lo firma. Ma lui intigna. Tipico dell’uomo.
Passa un’ora, ma il silenzio del Quirinale è più eloquente di qualsiasi replica.
È in ansia per quello che potrà  uscire dalla procura di Bari, le famose telefonate con Tarantini in cui parla pure della Merkel.
Ma c’è chi, solerte, lo rassicura.
«Stai tranquillo – gli dicono- quel procuratore è amico nostro. Vedrai che alla fine da lì non esce niente di catastrofico, nè un’incriminazione per favoreggiamento nella prostituzione, nè le tue telefonate imbarazzanti».
Lui non si tranquillizza.
Vuole subito la famosa legge bavaglio, quella che impedisce ai giornalisti di pubblicare subito gli atti di un processo e “silenzia” del tutto i brogliacci delle conversazioni.
Nella legge alla Camera, pur frutto di un compromesso con Fini e la Bongiorno, le intercettazioni non si salvano.
Le trascrizioni potranno diventare pubbliche solo durante il processo.
Questo c’era scritto nel decreto su cui Berlusconi ha tentato di forzare la mano.
Ci dorme sopra. Ma si sveglia con lo stesso chiodo fisso.
E parte la parola d’ordine in tutto il mondo berlusconiano.
Non a caso anche il direttore del Tg1 Minzolini s’impegna nel solito editoriale salva-Silvio.
Arriva a paragonare l’urgenza della manovra con la stessa urgenza di cambiare le norme sugli ascolti. Per tutta la giornata ha dato ordini precisi a Cicchitto e Quagliariello.
«Non dobbiamo perdere questo treno. Abbiamo pure la copertura di Napolitano che ha detto di accelerare la legge. Noi lo prendiamo in parola. Per fine ottobre la legge deve stare in Gazzetta. Non voglio più stare in ansia come in questi giorni».
Perchè ha paura davvero Berlusconi.
Terrore che a Bari il procuratore Laudati lo “tradisca”.
Per carità , i suoi non fanno che rassicurarlo.
Ma una svista, anche piccola, può capitare. Per tutto il giorno segue le agenzie.
Convinto che qualche brandello di telefonata alla fine esca. Invece niente.
Gli dicono i suoi: «Hai visto? Ti devi fidare. Quella situazione è sotto controllo».
In effetti il procuratore, arrivato a Bari direttamente dall’ufficio accanto a quello dell’ex Guardasigilli Alfano, il suo bel lavoro pare che lo abbia fatto.
Centomila intercettazioni aveva raccolto l’ex pm Pino Scelsi, il primo titolare del caso escort che, esasperato dai metodi di Laudati, ha preferito andarsene alla procura generale.
Di quelle centomila che resta ora nelle carte depositate? Solo dei “riassunti”.
Uno zelo che anticipa e va perfino oltre l’ormai prossima legge bavaglio.
Perchè lì è scritto che il “riassunto” dovranno farlo i giornalisti, ma negli atti le trascrizioni devono esserci. Invece a Bari il “riassunto” l’avrebbero fatto direttamente i pm.
Chissà  se gli avvocati saranno contenti. Chissà  se il diritto alla difesa sarà  ugualmente tutelato. Chissà  se quei “riassunti” non finiscono per sbianchettare qualcuna delle frasi di Berlusconi che lo hanno spinto a dire a Napolitano: «Lo sa, presidente, che se esce questa roba non ne vanno di mezzo io e il governo, ma tutto il Paese?».
E invece niente.
Gli atti opacizzano le responsabilità  del premier.
Nel centrodestra arriva perfino a circolare la voce, seccamente smentita dal Quirinale, che consiglieri molto vicini al presidente siano intervenuti con i pm di Bari per chiedere se l’Italia, dopo l’uscita di queste intercettazioni, potrebbe rischiare una clamorosa rottura con paesi amici. Per adesso un fatto è certo.
Le carte ritardano. Rinvio su rinvio.
Quei brogliacci sono rimasti chiusi nel cassetto di Laudati dal 23 giugno, giorno in cui la Gdf ha consegnato il rapporto. Poi le vacanze.
Ora si aspetta oltre. Niente file o chiavette, solo copie cartacee.
Pare una singolare strategia per dare tempo al premier.
Se avesse fatto il decreto, un buio tombale sarebbe caduto sull’inchiesta.
È il buio che, se l’accelerazione di Berlusconi andrà  a buon fine, cadrà  su tutte le indagini italiane. Lui, mai come stavolta, è deciso ad andare fino in fondo.
«Mi hanno intercettato infischiandosene dell’immunità . Centomila registrazioni, puntualmente sputtanate sui giornali. Alla fine chi si vuole rinviare a giudizio? Berlusconi, non certo i pm che passano le carte».
Parla così dice il Cavaliere. Che, accompagnando alla porta i suoi interlocutori, chiude così: «Ha detto bene “Minzo”, le intercettazioni urgenti e sacrosante come la manovra. Sarà  il mio slogan del prossimo mese».

Liana Milella
(da “La Repubblica”)

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QUARANTA DEPUTATI PDL CHIEDONO IL CONDONO FISCALE: SPUNTA LO SCUDO PER I FONDI IN SVIZZERA

Settembre 17th, 2011 Riccardo Fucile

L’85% DEI SINDACI DICE NO AI TAGLI DEL GOVERNO…IL TESORO ESCLUDE A BREVE SANATORIE FISCALI

Sale la protesta dei sindaci in tutta Italia, mentre torna alla ribalta il «partito del condono». Nell’estate del 2002 fu Daniela Santanchè, allora parlamentare di An, a chiedere esplicitamente e per prima un «condono tombale».
A stretto giro si espresse per una sanatoria edilizia, previdenziale e fiscale il vicepresidente dei deputati di Forza Italia Fabrizio Cicchitto.
Silvio Berlusconi non deluse le aspettative: ai primi di settembre, alla Fiera del Levante, annunciò che sarebbe arrivato l’atteso condono. Fu inserito in Finanziaria, ma il governo non si prese la responsabilità : il condono fu introdotto attraverso un emendamento parlamentare. Si incassarono più di 20 miliardi
Oggi il «partito del condono» torna prepotentemente alla carica: uno dei vicepresidenti del gruppo, Massimo Corsaro, lo suggerisce in concomitanza con l’approvazione della delega fiscale che dovrebbe riformare le aliquote e ridurre le agevolazioni. Ieri 40 deputati del centrodestra, guidati da Amedeo Laboccetta hanno firmato un documento che chiede di condonare di tutto, dall’edilizia, alla previdenza, al fisco e lo hanno spedito al segretario Alfano. Secondo i loro calcoli darebbe più di 35 miliardi.
Il Tesoro ieri, attraverso il sottosegretario all’Economia Bruno Cesario, ha smentito «misure alla studio ricollegabili al condono», ma su qualcosa si sta lavorando: si tratta del «concordato internazionale» con la Svizzera, sulla falsariga di quanto hanno già  fatto Londra e Berlino. Coloro che hanno capitali in Svizzera sarebbero soggetti, dopo l’intesa bilaterale tra Roma e Berna, a pagare un contributo «una tantum» del 20-25 per cento e, successivamente, una ritenuta alla fonte del 4 per cento sui dividendi. In cambio manterrebbero l’anonimato.
Una misura sulla quale Tremonti conterebbe, dopo aver lanciato ben due scudi fiscali e aver duramente polemizzato con la Svizzera, che potrebbe portare 4-5 miliardi annui e un incasso immediato notevole visto che la quota di denari custoditi in Svizzera viene valutata in oltre 100 miliardi.
In attesa dello scatto degli aumenti dell’Iva, che con la pubblicazione sulla «Gazzetta ufficiale» potrebbero entrare in vigore fin da oggi si fanno i conti: gli aumenti interesseranno benzina, tabacchi, elettrodomestici, elettronica, caffè, pedaggi, tachimetri, telefoni e Internet.
Tornando alla protesta dei sindaci per la stangata della manovra, ieri l’Anci ha annunciato che l’85 per cento dei Municipi italiani ha riconsegnato le deleghe sull’anagrafe.
Mentre le Regioni, guidate dal presidente Vasco Errani, hanno simbolicamente riconsegnato allo Stato i contratti del trasporto pubblico locale in ferro. «Neanche un euro in meno per i servizi», ha tuonato Errani.
Particolarmente forte la protesta dei sindaci, con in testa anche quelli del Pdl, a partire dal primo cittadino di Roma Gianni Alemanno.
A Piazza San Marco, a Venezia, hanno tenuto una conferenza stampa gli amministratori del Veneto e quello della città  lagunare Giorgio Orsoni.
Il primo cittadino di Torino Piero Fassino ha fatto un volantinaggio di fronte all’anagrafe della città .

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“NO AI DIKTAT DEI VERTICI LEGHISTI”: LA SINDACHESSA DISSIDENTE SCIOPERA CONTRO I TAGLI. “ORDINE DI PARTITO DISGUSTOSO”

Settembre 17th, 2011 Riccardo Fucile

IL PRIMO CITTADINO DI VIGGIU’, L’ITALO AMERICANA SANDY CANE, HA DECISO DI SCIOPERARE NONOSTANTE LA DELIBERA DEL DIRETTIVO DEL CARROCCIO…”NON SIAMO IN URSS E LA MANOVRA E’ SBAGLIATA”

Se il sindaco di Varese Attilio Fontana ha dovuto accettare il diktat di Bossi, rinunciando in un colpo solo allo sciopero dei sindaci contro i tagli ai Comuni e alla presidenza di Anci Lombardia, tra i leghisti c’è chi ha scelto una strada diversa e ha deciso di sfidare i vertici incrociando le braccia contro una manovra che ritiene iniqua ed eccessivamente penalizzante per le amministrazioni locali.
Lo ha fatto Sandy Cane, sindaco di Viggiù (Varese), già  balzata agli onori delle cronache per essere la prima donna di colore (per di più leghista convinta) a guidare un Comune italiano.
È proprio lei, italo-afroamericana dal Dna leghista e maroniano, a incarnare la volontà  e il pensiero della gran parte dei sindaci del Carroccio, trovando il coraggio, a differenza di tanti altri, di andare oltre le parole e passare ai fatti: “Chiudo il Comune perchè si tratta di una protesta doverosa e sacrosanta. Lo devo ai miei cittadini che sono il mio unico datore di lavoro. Se il partito poi vorrà  espellermi, me ne farò una ragione”.
Sono le dichiarazioni che la stessa Sandy Cane ha rilasciato al quotidiano La Provincia di Varese, dicendosi poi pronta ad affrontare le conseguenze della sua scelta: “Probabilmente sarò espulsa dalla Lega, ma non posso tirarmi indietro. Io rispondo prima di tutto ai viggiutesi che mi hanno eletto e per i quali lavoro 24 ore al giorno. È per loro che oggi protesto”.
Così, la delibera emanata dal direttivo federale leghista a Viggiù è rimasta lettera morta, tanto che oggi le porte dell’anagrafe e dello stato civile sono rimaste chiuse.
Una scelta che il sindaco Cane ha spiegato ai cittadini con una lettera, pubblicata anche sul sito del Comune: “Si tratta di una forma di protesta molto forte alla quale siamo arrivati perchè non siamo riusciti a far cambiare una manovra economica necessaria, ma sbagliata nelle parti che riguardano le istituzioni territoriali — spiega -. Non vogliamo peggiorare la qualità  della vostra vita ma cercare di migliorare i servizi e le prestazioni in tutti i settori e di difendere i vostri diritti. Oggi non è più possibile perchè si preferisce togliere ai Comuni invece di andare a vedere dove le risorse si sprecano realmente. Ogni anno i Comuni hanno portato soldi alle casse dello Stato per un totale di oltre 3 miliardi di euro. Lo Stato continua a sprecare e noi siamo costretti ad aumentare le tasse o a chiudere i servizi. Ho deciso di scrivervi per far conoscere a che punto siamo arrivati e perchè ognuno di voi possa rendersi conto che la protesta che i Comuni e l’Anci stanno facendo non è la protesta della ‘casta’, ma di chi lavora seriamente per rendere i nostri Comuni e il nostro Paese sempre più solidi, competitivi e vivibili”.
Una posizione inflessibile, che la prima cittadina leghista chiarisce con motivazioni culturali: “Sono di origine americana e i veti su di me non hanno mai avuto effetto — ha dichiarato -. Li ritengo intollerabili. Non siamo nella vecchia Unione Sovietica. Quanto poi alla protesta, ritengo sia doverosa perchè non possiamo penalizzare ulteriormente i nostri cittadini. E lo dice una che non ha mai scioperato una volta in vita sua. Nemmeno a scuola. Questa sarà  la prima volta”.
Non vuole tirarsi indietro dunque, Sandy Cane, “nonostante l’ordine del partito. Che anzi mi ha ulteriormente delusa, amareggiata. Per non dire disgustata. Anche per il modo con cui ci è stato comunicato: lo abbiamo saputo prima dai giornali che dalla nostra segreteria”.

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