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CRISI NELLA MAGGIORANZA, SCAJOLA: “VOTIAMO LA FIDUCIA, MA POI CI SMARCHIAMO”

Ottobre 14th, 2011 Riccardo Fucile

PENSA A UN NUOVO SOGGETTO POLITICO ANCHE SE FRENA SUL VOTO DI OGGI…A BERLUSCONI HA DETTO: “TE LO DICO DA AMICO, TI CONVIENE DIMETTERTI”…QUASI PRONTO IL DOCUMENTO DEL SUO GRUPPO: RICHIEDE DISCONTINUITA’

Il voto di fiducia sarà  pure “al presidente Berlusconi e non a questo governo”, come ha spiegato a cena Claudio Scajola a una quindicina di parlamentari a lui più vicini, riuniti ancora una volta in un ristorante romano.
Certo è che per chi, tra i suoi, si preparava fin d’ora a “staccare la spina” all’esecutivo in agonia, la decisione assunta dall’ex ministro ha avuto tutto il sapore della frenata.
Del resto, matura dopo il secondo pranzo in due giorni col Cavaliere a Palazzo Grazioli.
Altre due ore di confronto serrato, a quattr’occhi, sulla soluzione migliore per uscire dalla crisi. “Per come si sono messe le cose, dovresti fare un passo indietro, è la via d’uscita che più ti conviene” è stato il suggerimento schietto, “da amico”, di Scajola.
“Nessuno ti può obbligare, sia chiaro, sarà  una valutazione tua”.
Ma l’ennesimo crollo in aula dimostrerebbe a suo dire che “il rilancio non basta, bisogna allargare la maggioranza, aprire a Casini”.
Il premier tuttavia non ha alcuna intenzione di accettare la condizione posta dal leader Udc, ovvero le dimissioni.
Per lui sarebbe una sconfitta, l’ammissione di un fallimento.
Altra cosa la disponibilità  – che Berlusconi oggi ribadirà  nel suo intervento – a dialogare coi moderati. Se non un nuovo premier, almeno si dia vita a un nuovo governo, è stato il secondo rilancio di Scajola: un Berlusconi-bis, ricambio ai ministeri strategici, a cominciare
Come pure l’ex ministro avrebbe invocato un ricambio ai vertici del gruppo, anche alla luce della “scarsa tenuta” sul rendiconto dello Stato, e una riorganizzazione del partito e dei congressi con le tessere: “Non possono continuare a esistere i tre vecchi coordinatori col nuovo segretario”. Su tutto il capo del governo ha annuito, ha apprezzato i suggerimenti, ha preso tempo.
Alla fine, Berlusconi dirà  a capigruppo e ministri pidiellini di aver “recuperato Claudio e i suoi” e di potersi ora occupare di rilanciare il governo col voto di fiducia di domani, considerato scontato.
Scajola sarà  più cauto, raccontando in serata quanto avvenuto ai parlamentari.
Li aveva convocati e ascoltati già  in mattinata per due ore, prima di tornare dal premier.
Una strategia concordata con Beppe Pisanu e Roberto Formigoni, con i quali i contatti telefonici restano costanti.
Oggi il voto di fiducia, passaggio che i “malpancisti” ritengono “inevitabile”.
Scajola non ha ancora deciso – ma è probabile – se prenderà  la parola in aula domani per sottolineare quel che non va.
A seguire la pubblicazione del documento per la “discontinuità “, sul quale la raccolta di adesioni è già  in corso.
Le firme tuttavia non sono sufficienti a dar vita a un gruppo parlamentare. L’obiettivo allora diventerà  il “logoramento” quotidiano, finchè non sarà  Berlusconi a decidere di gettare la spugna.
“Di certo da domani tutto non potrà  proseguire come prima – spiega uno degli scajoliani più impegnati – Dovremo smarcarci, creare una componente strutturata che tratti sui singoli temi, che abbia una propria autonomia”
E il modello pensato è quello del Forza del Sud di Miccichè. Primo terreno di battaglia, il decreto sviluppo.
Al Senato, accanto a Pisanu stanno lavorando altri pidiellini quali Baldini, Amato, Saro, Orsi, Lauro, Scarpa Bonazza.
Alcuni dei cosiddetti frondisti hanno ricevuto ieri la telefonata “rassicurante” di Angelino Alfano. Il segretario in pubblico getta acqua sul fuoco: “Nessuna fronda, un normale dibattito, con Scajola un franco dialogo nel partito”.
E le dichiarazioni ufficiali dei deputati vicini all’ex ministro non sono distanti.
“Da Scajola e dai suoi amici mai una sfiducia a questo governo” dice Michele Scandroglio. Ignazio Abrignani precisa: “La fiducia a Berlusconi non è in discussione”.
Anche al governo? “Fiducia in Berlusconi”.
La voteranno pure i tre “responsabili” in fibrillazione (Sardelli, Milo e Marmo), non così Santo Versace, già  ex Pdl, perchè “serve un esecutivo di unità  nazionale”, e nemmeno Calogero Mannino.
Mancherà  anche il voto di Pietro Franzoso, degente in ospedale.
Assenze ininfluenti, calcola tuttavia il pallottoliere di Verdini.

Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)

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“RUBY MI OFFRI’ 50.000 EURO PER FARMI RITIRARE LA DENUNCIA”: LA DENUNCIA DELLA PASQUINO E L’IMPROVVISA RICCHEZZA DI RUBY

Ottobre 14th, 2011 Riccardo Fucile

KATIA PASQUINO ACCUSO’ LA MAROCCHINA DI FURTO E LA MINORENNE VENNE PORTATA IN QUESTURA E SALVATA DAL PREMIER LA NOTTE DEL 27 MAGGIO…POI LA PROMESSA DI SOLDI PER CONVINCERLA A RITIRARE LA DENUNCIA….”MA NON HO MAI RICEVUTO NULLA”

“La Polizia mi ha sbattuto fuori di casa, non so neanche dove dormire”.
C’è Nicole Minetti, l’ex valletta e igienista dentale che è arrivata in consiglio regionale, e c’è Katia Pasquino, che martedì è stata sfrattata perchè non pagava l’affitto e sbattuta in mezzo a una strada da agenti della Polizia.
Loro rappresentano i due estremi dello tsunami generato da Karima el Mahroug, più nota come Ruby Rubacuori. Minetti e Pasquino, due universi paralleli che però si incrociano, senza saperlo, quando diventano le due protagoniste della notte del 27 maggio 2010.
Quando la marocchina viene fermata, portata in questura e liberata dopo le pressioni del premier che la spaccia per la “nipote di Mubarak”.
Per questo il presidente del Consiglio è oggi rinviato a giudizio per concussione e prostituzione minorile.
Quella sera Berlusconi era a Parigi e non poteva intervenire. Così allerta Minetti.
È con lei che Ruby quel giorno esce dalla questura, dove era entrata alcune ore prima insieme con Katia Pasquino.
È lei che aveva presentato la denuncia di furto: “Vivevamo insieme e mi ha rubato i soldi che servivano a pagare l’affitto”.
Per questo, racconta Katia, “martedì mi hanno sfrattato”.
Ma Ruby non si è limitata a questo. La marocchina “mi ha fregato due volte: perchè mi ha anche convinto a ritirare la denuncia garantendomi che mi avrebbe ridato tutti i soldi e invece non mi ha mai dato niente”, si sfoga Katia.
Che per la prima volta ricostruisce quanto accaduto dopo la notte del 27 maggio e accusa anche il suo legale dell’epoca: Roberto Tropenscovino, presentatole da Mora, dice. “Fu Lele a dirmi di andare da lui e di Mora io mi fidavo perchè è sempre stato molto gentile con me e mi aveva consigliato di denunciare Ruby dicendomi: ‘Quella lì è una pazza, denunciala’”.
Eppure “mi hanno truffato: Ruby, Mora, Tropenscovino. Ora sto cercando di capire se posso denunciarla di nuovo, perchè mi ha rovinato la vita”.
Su una panchina dei giardini pubblici “Indro Montanelli” a Milano, Katia, tra una sigaretta e una telefonata alle amiche in cerca di un posto dove trascorrere la notte, racconta.
“Dopo il suo arresto, Ruby era sparita da Milano. Poi a marzo è tornata e mi ha cercato. È stata molto gentile, si è scusata e mi ha garantito che mi avrebbe ridato tutto quello che chiedevo: 50 mila euro e i danni morali, io come una stupida mi sono fidata”.
E invece “appena ho accettato lei mi ha portato dal suo avvocato (Paola Boccardo, ndr) e dallo studio ho chiamato il mio legale, Tropenscovino”.
Per farti raggiungere? “No, perchè non mi fidavo: volevano che ritirassi la denuncia, ma non avevano alcun documento in cui era scritto che mi avrebbero pagata, gli accordi erano questi. Così ho telefonato al mio avvocato per dirglielo, ‘guarda che qui non c’è scritto niente dei miei soldi’”.
E lui? “Mi ha detto di fidarmi, che era tutto a posto e di ritirare la denuncia che poi i soldi me li avrebbero dati”.
Katia si fida. E, accompagnata sempre e solo dal legale di Ruby, va a ritirare la denuncia a carico della minorenne El Mahroug.
“Quando pochi giorni dopo vado a chiedere i soldi che mi avevano promesso loro mi rispondono che non mi danno un bel niente e mi consegnano una lettera in cui è scritto proprio nero su bianco”.
Oggi Katia si ritrova senza casa “e senza lavoro”, si lamenta.
“Pensare che io ad Arcore non ci ho mai neanche messo piede, Berlusconi non l’ho mai visto nè conosciuto; eppure di tutte le ragazze coinvolte, in un modo o nell’altro, io sono l’unica che ha avuto delle conseguenze negative da tutta la vicenda e mi ritrovo anche a dover tornare dagli inquirenti, ma io con questa storia non c’entro nulla”.
Ma è considerata una testimone chiave almeno per quanto riguarda la vita che Ruby conduceva a Milano: le due vivevano insieme e i pm hanno già  sentito più volte Katia.
“L’ultima volta è stato il 7 luglio scorso, mi hanno anche detto che ci sono delle foto che mi ritraggono in giro con lei e mi hanno chiesto cosa mi raccontava quando andava ad Arcore”.
La marocchina di confidenze a Katia ne ha fatte molte. “Mi diceva che faceva sesso con il presidente Berlusconi e almeno due volte mi ha telefonato dicendomi che era ad Arcore e si annoiava, ma io non le ho mai creduto”, ricorda Katia.
Ma oggi, a distanza di mesi e soprattutto con i riscontri trovati dagli inquirenti della frequentazione di villa San Martino da parte di Ruby, Katia è costretta a riconoscere la realtà , dice. “Una cosa che mi ha sempre stupito è la quantità  di soldi che aveva; lei diceva che glieli davano i genitori, a volte ha detto che arrivavano dal presidente. Oggi devo credere che quello che mi raccontava era vero. Mi ricordo che una sera le scattai una foto: lei era sdraiata sul letto e aveva un ventaglio di banconote da 500 euro”

Lorenzo Galeazzi e Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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PARMA, EX ASSESSORE ALLA SCUOLA CONDANNATO PER TELEFONATE A LUCI ROSSE

Ottobre 14th, 2011 Riccardo Fucile

IL POLITICO SOSTIENE CHE SI E’ TRATTATO DI COLLEGAMENTI INVOLONTARI, MA IL GIUDICE NON GLI CREDE: UN ANNO E SEI MESI

Mentre Berlusconi sponsorizza il partito “Forza Gnocca”, uno dei suoi uomini riceve una condanna di un anno e sei mesi proprio a causa dell’eccessivo interesse per la pornografia.
E’ successo ancora una volta a Parma, facendo infittire ulteriormente i rapporti tra Comune e Procura della Repubblica: dopo “Easy money”, che ha portato all’arresto di un assessore e di un funzionario, “Green money”, che ha visto le manette ai polsi del comandante dei vigili e 4 dirigenti pubblici, l’inchiesta sull’ospedale vecchio, ora arriva una bastonata anche per Giampaolo Lavagetto, ex assessore alle politiche scolastiche prima che la delega passasse nelle mani di Giovanni Paolo Bernini, ora in carcere.
L’ex assessore comunale è stato infatti condannato a 1 anni e 6 mesi in rito abbreviato, con l’accusa di peculato a causa dei collegamenti illegittimi effettuati con il cellulare comunali a siti internet pornografici.
Il tutto predisposto dal Gup Alessandro Conti, dopo aver ascoltato le richieste del pm Roberto Licci (2 anni) e dell’avvocato Amerigo Ghirardi (assoluzione).
Alla fine, comunque, nessun dubbio: Lavagetto si è collegato volontariamente ai siti hard con il cellulare pubblico, nonostante i tanti errori e la poca chiarezza della vicenda.
E così, l’attuale consigliere provinciale si ritrova con una condanna che ovviamente è stata sospesa, e un’interdizione dai pubblici uffici per il prossimo anno e mezzo.
Benchè Lavagetto sia il secondo assessore del Comune a ritrovarsi coinvolto in un’inchiesta penale, la sua vicenda è scoppiata ben due anni fa, con toni poco trasparenti. Il tutto è infatti uscito sulla stampa nello stesso momento in cui Lavagetto decise di candidarsi per la presidenza della Provincia, nonostante le fatture contestate risalgano al periodo settembre — gennaio 2009. In quel quadrimestre, infatti, molti assessori ricevettero bollette record da parte di Telecom Italia: Lavagetto sicuramente la più onerosa, con 90mila euro da pagare.
Una cifra che però non tornava, tanto che dopo alcuni controlli la Telecom confermò di aver sbagliato la fatturazione: in realtà  la cifra spesa per i collegamenti a siti internet wap era di 408 euro in quattro mesi.
Intanto si diffonde la notizia e la somma da pagare con soldi pubblici per Pietro Vignali è comunque alta, per cui il sindaco volle vederci chiaro presentando un esposto in Procura: dopo alcune indagini emerse che 170 euro erano stati spesi per l’abbonamento wap, mentre 230 per connettersi a siti hard.
Lavagetto allora propose subito al Comune di rimborsare la spesa, che a suo dire si era verificata per collegamenti involontari, con mille euro forniti personalmente.
Ma all’amministrazione non basta: va avanti. E per l’assessore viene chiesto il rinvio a giudizio.
Lavagetto sceglie il rito abbreviato: a suo favore una perizia di parte che dimostra come i collegamenti ai siti porno siano avvenuti davvero involontariamente, cliccando su una “vetrina” contenente i vari link.
Ma il pm ordina una controperizia, che dimostra come per quanto alcuni collegamenti siano stati involontari, altri, i primi, siano stati effettuati volontariamente con un cellulare che non era di sua proprietà .

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MARONI TORNA A VARESE A FARE IL POMPIERE, MA ORMAI NELLA LEGA E’ GUERRA TRA CORRENTI

Ottobre 14th, 2011 Riccardo Fucile

IL MINISTRO LEGHISTA FA LA PARTE DI CHI CERCA DI RICUCIRE E FINISCE PER IRRITARE PURE I SUOI: L’ETERNO INDECISO PENSA SIA PREMATURO RISCHIARE…MA IL CERCHIO MAGICO HA PRONTA LA LISTA DI CHI EPURARE

Dopo le polemiche del congresso varesino della Lega Nord, con la contestazione dei delegati all’imposizione di un candidato unico da parte di Umberto Bossi, martedì sera il ministro Roberto Maroni ha partecipato alla riunione del direttivo cittadino.
Da parte sua nessuna dichiarazione, nessun commento alle divisioni e alle spaccature che stanno agitando il Carroccio.
Anzi. Secondo quanto riferito dai militanti presenti alla riunione il ministro ha cercato di placare gli animi, di convincere i dissidenti a ricucire lo strappo con il neosegretario Maurilio Canton: “E’ lui il nuovo segretario, lasciatelo lavorare”, avrebbe detto Maroni alla presenza dello stesso Canton, passato dalla sede storica di piazza del Podestà  per una visita.
Se l’assemblea si è svolta in un clima allegro e conviviale, non si può dire che i partecipanti abbiano accolto a braccia aperte il neosegretario.
Canton è stato ricevuto a riunione iniziata nel totale silenzio (nessun applauso per lui), qualcuno avrebbe anche imbastito un processo contro la sua nomina, tentativo stoppato dal ministro che ha interpretato a pieno il ruolo del conciliatore.
La base continua a chiedere una reazione al ministro Maroni, che per ora non sembra voler muovere alcun passo contro Bossi, e resta immobile.
Chi si sta muovendo, per mettere in atto il proprio progetto per assumere il pieno controllo del partito, è il cosiddetto Cerchio magico.
Dopo aver ottenuto la piena fiducia del Senatur, sembra che entro la fine dell’anno in Lombardia verrà  celebrato il congresso nazionale (così si chiama il congresso regionale nel linguaggio leghista) e sono previsti nuovi colpi di scena.
Protagonista della partita, probabilmente, sarà  il segretario uscente Giorgetti.
Al posto sono insistenti le voci che vorrebbero Rosi Mauro, fedelissima di casa Bossi.
Intanto a Varese sembra che dopo l’animato congresso di domenica sia pronta una prima lista di proscrizione per 47 nomi.
Si tratta di sindaci, assessori, consiglieri comunali, personaggi di spicco del panorama politico locale che potrebbero essere presto espulsi dal movimento.
Persone che a vario titolo e in modo più o meno pubblico hanno dimostrato di essere “maroniani” e soprattutto hanno criticato i fedelissimi di Bossi.

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PIOVONO SOLDI PER LE SCUOLE PRIVATE, SCIPPATI 800 MILIONI ALLA BANDA LARGA

Ottobre 14th, 2011 Riccardo Fucile

LA FINANZIARIA REDISTRIBUISCE 4,8 MILIARDI A VARI SETTORI

Nel caos provocato dalla bocciatura del Rendiconto generale dello Stato, si fa largo la legge di Stabilità  (la ex Finanziaria) la cui approvazione è prevista nella riunione del governo.
Un testo striminzito, a saldo zero, di soli nove articoli, ma ampiamente anticipato dalla doppia manovra triennale d’estate dal valore di 59 miliardi.
La «Finanziaria», in attesa del prossimo decreto «sviluppo», è bastata tuttavia per far emergere un nuovo braccio di ferro nel governo per la destinazione degli 800 milioni provenienti dall’asta delle frequenze 4G: le risorse erano destinate, dalla Finanziaria per quest’anno, alla banda larga e così ha chiesto fino all’ultimo il ministro per lo Sviluppo Romani, ma il Tesoro ha vinto la partita e i fondi sono stati ridistribuiti per far fronte alle necessità  più urgenti dei vari ministeri e in parte (800 milioni) andranno all’ammortamento dei titoli di Stato.
Raschiando il barile la nuova legge di Stabilità  è riuscita a recuperare 4,8 miliardi per finanziare una serie di interventi urgenti e non, facendo conto anche su un taglio del Fondo speciale di Palazzo Chigi.
Tra le voci più significative ci sono i fondi per scuole private (262 milioni più 20 per gli atenei privati) e le università  pubbliche (400 milioni); la copertura per 400 milioni del 5 per mille; la proroga al primo semestre 2012 delle missioni internazionali per 700 milioni mentre 36,4 milioni vanno alle assunzioni per Forze armate e Polizia.
Risorse per 400 milioni sono state recuperate anche per il settore dell’autotrasporto. Da segnalare il «pacchetto lavoro»: prorogati al 2012 gli sgravi per i salari di produttività  (400 milioni) dei lavoratori con un tetto di 40 mila euro di remunerazione e arriva un miliardo per gli ammortizzatori in deroga per il 2011.
Su alcune disposizioni sarà  battaglia fino all’ultima ora.
E’ il caso del taglio ai ministeri che, stabiliti con il decreto del 23 settembre, ora devono essere recepiti nelle tabelle della legge di Stabilità : sono ancora in corso serrate trattative tra i tecnici dei diversi dicasteri e la Ragioneria.
Per ora si profila un parziale allentamento della gestione della spesa da parte dei ministri che avranno maggiore flessibilità  interna: una misura accompagnata tuttavia dalla minaccia di «ulteriori correttivi» per i dicasteri che «non hanno raggiunto gli obiettivi» stabiliti dalle manovre d’agosto.

Roberto Petrini
(da “La Repubblica“)

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