Novembre 4th, 2011 Riccardo Fucile
“HA CHIESTO L’ISCRIZIONE AL PDL” SOSTIENE L’ADDETTO STAMPA DI ENRICO NAN E OVVIAMENTE NON CITA LA FONTE… IL SITO UFFICIALE DI FLI USATO PER GETTARE FANGO SULLE PERSONE ONESTE E INSINUARE IL FALSO
Dopo il defenestramento di Enrico Nan dalla gestione di Futuro e Libertà nella provincia di Genova e il suo commissariamento con la sen. Barbara Contini, dopo che Fini ha bloccato il congresso regionale di Fli che Nan aveva richiesto, dopo aver sputtanato il partito in Liguria per aver ricevuto nella sede di Fli personaggi attenzionati dalla Dia, sede ricevuta pure in comodato gratuito da un altro soggetto pluri-inquisito, agli amichetti di Nan non è rimasto evidentemente che errare per i campi alla ricerca di bufale.
Non tanto perchè interessati alle relative mozzarelle, quanto a quelle a uso giornalistico.
Proprio nel momento in cui Fli a Genova sta cercando di iniziare un percorso di rinnovamento e di confronto, attraverso l’immagine “pulita” di Barbara Contini, stimata ex governatrice in territori di guerra, ecco puntuale il tentativo di diffamare l’ex coordinatrice prov. di Fli, dimessasi proprio per quelle “ragioni etiche” di cui al preambolo e su cui ora anche il vertice nazionale di Fli ha preso posizione.
Sulla pagina ufficiale di Futuro e LIbertà Regione Liguria (non su quella personale) l’adddetto stampa di Enrico Nan scrive:
Giusto per dovere di cronaca. L’ex coordinatrice dimissionata Oddone Olivari ha chiesto l’altro ieri di iscriversi al Pdl nel golfo Paradiso, dove è residente. La fonte è il dirigente Pdl che ha ricevuto la richiesta e la sta valutando.
Intervengono subito un paio di iscritti che lo smentiscono:
Edoardo, da giornalista quale sei, dovresti verificare meglio le fonti. Io, che non sono del mestiere, l’ho fatto direttamente, e non mi risulta ciò che scrivi. Se hai le prove del contrario, siamo tutti in attesa di visionarle. Cordialmente, Miguel.
Ho fatto la stessa cosa di Miguel e ti devo smentire, attendiamo prove concrete. Chiacchierare amabilmente non vuol dire sempre cercare di mettere in cattiva luce un gruppo di persone e mi pare che questo sia il vostro obiettivo, il nostro era quello di creare un partito nuovo, non un nuovo partito.
L’addetto stampa, in evidente difficoltà cerca allora di arrampicarsi sugli specchi: “dare un informazione relativa alle scelte legittime di un ex coordinatore provinciale non significa metterla in cattiva luce”
Peccato che la notizia sia completamente falsa, che non esista alcuna sezione “Pdl Golfo Paradiso” cui chiedere l’iscrizione, che nessun dirigente Pdl possa aver ricevuto la domanda di adesione dell’amica Rosella, non avendola lei mai avanzata.
Facile trincerarsi dietro una presunta fonte riservata: fuori il nome e la scheda di adesione, coraggio.
Cosi’ vediamo chi usa la macchina del fango per diffamare Rosella.
E’ sempre più evidente che il mondo si divide tra chi “ha le palle” e chi le racconta.
Ognuno è libero di scegliere da che parte stare: noi e Rosella abbiamo scelto di stare con le persone oneste e di difendere quella legalità che Fli ha nel suo manifesto programmatico e che dovrebbe essere quotidiana prassi politica.
Agli altri buona mozzarella di bufala.
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Novembre 4th, 2011 Riccardo Fucile
CHIARITO IL GIALLO DEL COMMISSARIAMENTO: “LO HA VOLUTO L’ITALIA”… IL PRESSING SUL GOVERNO PERCHE’ ACCETTI LA SORVEGLIANZA DELL’FMI SEMBRA AVER AVUTO SUCCESSO…SARKOZY: “BERLUSCONI SA CHE IL PROBLEMA NON SONO LE MISURE DEL PACCHETTO MA SE SARANNO APPLICATE”
“L’Italia ha deciso di sua iniziativa di chiedere al Fondo monetario internazionale di
monitorare i suoi impegni”, lo ha detto al G20 di Cannes il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso.
Secondo gli alti funzionari dell’Ue l’Italia è stata di fatto commissariata e dovrà rispondere del ritmo a cui farà le riforme al Fondo monetario internazionale.
Palazzo Chigi aveva smentito la notizia.
“Nelle prossime settimane – ha aggiunto Barroso – monitoreremo la situazione dell’Italia e la sua capacità di rispettare gli impegni. E’ importante per tutti i paesi membri dell’Ue”.
Il “commissariamento” riguarda le riforme su pensioni, lavoro e competitività che erano state promesse ai leader europei la scorsa settimana e la debolezza di un governo che poggia su una maggioranza sempre più sottile.
Certo è che – come ha detto a chiare lettere questa mattina il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – “il nostro Paese e tanti altri nel mondo sono stretti in una crisi economica di intensità , durata ed estensione senza precedenti”
La conferma delle difficoltà attraversate dall’Italia viene anche dalla prima carica dello stato. Parlando all’Altare della Patria il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha detto che “il nostro paese e tanti altri nel mondo sono stretti in una crisi economica di intensità , durata ed estensione senza precedenti nel periodo seguito alla Seconda guerra mondiale. Il momento è molto difficile e duro”.
E, come dice senza tanti giri di parole Nicolas Sarkozy, è tempo di passare dalle parole ai fatti. “Abbiamo preso atto con interesse” delle misure varate dal governo italiano, spiega il presidente francese stando bene attendo a evitare ironie, “ma anche lui sa che la questione non è il contenuto del pacchetto, ma se sarà applicato”.
Il Cavaliere fa di tutto per tranquillizzare sulla compattezza del governo.
Scende appositamente dalla scaletta del volo di Stato che lo porta in Francia insieme a Giulio Tremonti. Il tutto a favore di telecamere.
Anche Palazzo Chigi sottolinea che sull’aereo il clima è cordiale e proficuo.
Il Cavaliere e il Professore avrebbero perfino scherzato prima del decollo mimando due pugili pronti ad affrontarsi per poi salutarsi calorosamente.
Ma è difficile che un’ora scarsa in aereo abbia appianato distanze e contrasti che ormai nessun ministro nasconde più.
In mezzo a tanta confusione e preoccupazione, la notizia migliore della giornata viene per una volta da Atene, dove il controverso referendum sugli aiuti dell’Unione europea è stato ufficialmente cancellato.
Ora gli occhi sono puntati sul parlamento greco, dove questa sera il governo chiederà la fiducia e potrebbe vedere l’uscita di scena del premier George Papandreou.
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Novembre 4th, 2011 Riccardo Fucile
IL DATO PROVVISORIO, RELATIVO ALLE RETI REGIONALI, E’ DI 3 MILIONI DI TELESPETTATORI….RIZZI NERVO: “RIFLETTA CHI HA CACCIATO ANNOZERO DALLA TV DI STATO”
Boom di ascolti per la puntata di esordio di Servizio Pubblico, il nuovo programma di Michele Santoro andato in onda in prima serata su un network di reti tv regionali, oltre che su un canale della piattaforma Sky e sul web.
I primi dati parlano di uno share intorno al 14%, mentre per quanto riguarda il numero di telespettatori sintonizzati sulle reti regionali il dato è di tre milioni.
Un dato ufficioso che, sottolineano dalla redazione, potrebbe salire ancora visto che stanno arrivando nuove segnalazioni delle emittenti locali.
L'”audience” complessiva per quanto riguarda il web, più complicata da calcolare, sarà resa nota più tardi.
C’era molta aspettativa alla vigilia di questa nuova sfida di Santoro e la risposta del pubblico è stata significativa.
“Un successone…”, il primo commento raccolto tra i collaboratori del giornalista. Un trionfo che riapre anche vecchie ferite all’interno dei vertici della Rai.
“Tre milioni di sonori schiaffi a chi ha determinato l’uscita di Michele Santoro dalla Rai”, commenta il consigliere di amministrazione della tv di Stato Nino Rizzo Nervo. “Fare il 12% di share su un circuito alternativo alle grandi reti generaliste è un risultato eccezionale – aggiunge – ma soprattutto un grave atto d’accusa nei confronti del direttore generale della Rai che senza un voto del Cda si è arrogato il potere di rinunciare ad una risorsa strategica della Rai”.
“Rifletta anche – conclude Rizzo Nervo – chi nel consiglio di amministrazione, per inerzia o per calcolo politico, ha consentito che si potesse cancellare una trasmissione come Annozero che garantiva grandi ascolti e importanti ricavi pubblicitari”.
Valutazioni simili arrivano anche da un altro consigliere di amministrazione Rai, Giorgio Van Straten.
“Credo che il risultato di ascolto della trasmissione di Michele Santoro – dice – vada al di là delle più ottimistiche aspettative. Quel clamoroso 12% dimostra due cose: la prima è che il silenzio dei grandi network non impedisce alla voce di chi ha qualcosa da dire di raggiungere milioni di persone (ripeto: milioni di persone). La seconda è che la Rai ha fatto un vero e proprio autogol, come sosteniamo da mesi con i colleghi Rizzo Nervo e De Laurentis, rinunciando a Michele Santoro”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il commento del deputato dell’Udc e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Enzo Carra. “Il successo di ‘Servizio pubblico’ – afferma – determina un calo di ascolti delle reti Rai. Il che dimostra quanto sia stata miope ed autolesionista un’azienda che si è privata di una trasmissione così importante”.
Soddisfatti del risultato di Santoro i parlamentari Giuseppe Giulietti (Gruppo Misto), portavoce dell’associazione Articolo21, e Vincenzo Vita (Pd).
“Per una volta – affermano in una nota congiunta – ha vinto davvero il ‘Servizio Pubblico’, si tratta di un risultato senza precedenti, pari al doppio degli ascolti, per fare un solo esempio, raggiunti dal telefilm trasmesso alla stessa ora, su Rai2 in quello spazio che un tempo era occupato proprio da ‘Annozero’. Chi ha ideato, prodotto, scelto di partecipare a questo coraggioso esperimento, ha contribuito a scrivere una nuova pagina della tv, anche dal punto di vista industriale, e ha ribadito un sonoro no ad ogni forma di censura e di bavaglio”.
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Novembre 4th, 2011 Riccardo Fucile
AL PREMIER CHE BOCCHEGGIA ARRIVA IL SOCCORSO DEI BAGNINI DI PANNELLA… I CINQUE DEPUTATI RADICALI PRONTI CON LA CASSETTA DEL PRONTO SOCCORSO
Torna la fiducia, e tornano in ballo, clamorosamente, con i boatos del Transatlantico, i
voti dei Radicali.
Secondo Radio Montecitorio, quando Denis Verdini dice “Abbiamo 320 voti”, già fa conto sul loro appoggio.
“Berlusconi li ha già acquisiti”; sibila affilato Pasquale Laurito detto “velina rossa”, seduto su di un divanetto.
Così intercettare Rita Bernardini, la pasionaria di Torre Argentina alla buvette è un modo per capire se si riprodurrà il thrilling sui voti dei Radicali.
La Bernardini è dimagrita (“I digiuni aiutano”), è serena (“Ormai con tutte le balle che scrivete su di noi…”), ma non smentisce.
Anzi: “Se il governo si dovesse presentare con un emendamento che contiene la traduzione legislativa di tutti i punti contenuti nella lettera del governo all’Europa, la domanda è un’altra: perchè mai non dovremmo votarlo?”.
Magari perchè i vostri elettori si potrebbero imbestialire, visto che vi hanno votato per fare opposizione nelle liste del Pd
Ci sono tanti diversi problemi in quello che dici. Potremmo iniziare con il dire che gli elettori radicali si potrebbero imbestialire, visto quello che hanno dovuto mandare giù.
Ti riferisci al 2008?
(Sorride) Mi riferisco a una serie di fatti politici che si sono verificati a partire dal 1976 in poi, a dire il vero…
Parti da Adamo ed Eva?
Ma se vogliamo stare ai più recenti, ti ricordo che noi non abbiamo potuto presentare la nostra lista, come invece è stato consentito a Di Pietro.
Se vi foste presentati da soli quanto avreste preso?
Non è la domanda giusta. Saremmo stati eletti sicuramente, perchè nella coalizione viene ammessa alla ripartizione dei seggi la prima lista che non supera il 4%. Dopo Di Pietro, che lo ha superato, c’eravamo noi.
Non mi dirai che dissentite ora perchè vi hanno dato sei seggi nelle liste del Pd nel 2008!
Dico che la gente si dimentica tante cose.
Ad esempio?
Che i nostri elettori all’epoca hanno dovuto mandare giù un inspiegabile veto alla candidatura di Marco Pannella! Che subito dopo si è detto no anche a Sergio D’Elia!
Ma tutto questo precede l’inizio della legislatura. Lo sapevate quando vi siete “sposati” con Veltroni.
Non tutti sanno che c’era stato un patto, anche dopo il voto, con il Pd, per promuovere le nostre battaglie parlamentari. Solo un anno fa eravamo d’accordo con Bersani a presentare proposte di legge sulla flessibilizzazione del mercato del lavoro e sui diritti civili.
E come è andata a finire?
Tutto dimenticato! Pensa che con Bersani non ci sono stati più contatti nemmeno dopo quello che è successo nell’ultima fiducia. Non ci ha chiamato!
Forse non voleva a litigare.
Bè, fa male. Quando siamo andati a cena da Berlusconi, pochi giorni fa…
Ahi, ahi!
Quando siamo andati a cena da lui, Marco ha parlato per mezz’ora elencando tutte le riforme liberali che lui ha promesso e non ha mai realizzato, in questi 17 anni. Sai cosa ha detto Berlusconi?
No, dimmelo tu.
Nulla. È rimasto in silenzio perchè non c’era nulla da obiettare. Erano i punti su cui avevamo stretto l’alleanza elettorale fra il 1994 e il 1996, nella speranza di fare la rivoluzione liberale di cui questo paese ha bisogno.
Ma quindi perchè mai Berlusconi dovrebbe essere credibile se le ripropone ora?
Appunto. Anzi, mi preoccupa di più sapere i numeri degli altri, i suoi ce li ha davvero.
Nulla è certo.
Tranne una cosa. Quello che è scritto nella lettera all’Europa, penso alla possibilità di licenziare e alla flessibilità del mercato del lavoro, o alle pensioni, è quello che noi inascoltati chiediamo da anni. Se fosse la volta buona non capisco perchè, proprio noi che abbiamo fatto i referendum dieci anni fa per realizzare queste riforme, proprio noi dovremmo opporci.
Ma allora avete già deciso!
Non abbiamo deciso nulla. Prima vediamo il testo, poi decideremo cosa fare. Come sono abituati a fare i Radicali: sempre e solo nel merito.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 4th, 2011 Riccardo Fucile
L’INCONTRO A ROMA DEI SEI PIDIELLINI “MALPANCISTI” PER CAPIRE COSA FARE
Nessun dorma, la notte è corta.
E la lettera dei frondisti-traditori-malpancisti-indisponibili-statisti è lunga. Albergo di lusso, cinque stelle dorate, sala di marmi e tappeti: sei deputati nominati dal Cavaliere, obiettori di coscienza (o convenienza?), faticano per arrivare qui, in cima al tripudio di scale in piazza di Spagna.
Forse è l’ultima istantanea del governo, un reperto storico e politico come furono i giorni di spallate e cordate a Romano Prodi che ricordano i nomi di Franco Turigliatto e Fernando Rossi.
Mercoledì sera, porte girevoli al prestigioso Hassler di Trinità dei Monti, un vibrante Giorgio Clelio Stracquadanio, paonazzo, agita un bicchiere di whisky con la stessa tattica con cui scuote la maggioranza del Capo, un po’ per caso, un po’ per foga: “Noi chiediamo un passo indietro. No, avanti. No, lungo. Anzi, veloce”.
La cortese Giustina Destro, ex sindaco di Padova, osserva i passanti con sguardo nervoso, e detta a bassa voce: “Direttore, sentiamo il bisogno di fare qualcosa per l’Italia. Il presidente Napolitano è preoccupato, la situazione è gravissima”, e stringe fra le mani l’iPad con coccarda tricolore, regalato a Natale dal gruppo Pdl di Montecitorio.
Isabella Bertolini, immersa nei fumi dei sigari cubani di capelloni russi che sbevazzano al bancone, ascolta in silenzio il pianoforte che suona Paganini.
Il triestino Roberto Antonione, ex coordinatore di Forza Italia, saluta la comitiva e scappa via con lo stesso distacco con cui liquida 19 anni di Berlusconi.
Il catanzarese Giancarlo Pittelli ha firmato, e può bastare per chi provò a riformare la giustizia per il Cavaliere.
Fabio Gava, ex assessore veneto, cercava numeri migliori: “Non tornano i conti: a mezzogiorno eravamo 14, poi siamo scesi a 12, infine siamo rimasti in 6. Però siamo ex Forza Italia, noi: siamo credibili perchè vogliamo un nuovo esecutivo, nuove intese, nuove misure”.
Eppure i movimenti dei deputati in fuga o in ritirata sanno proprio di vecchio.
Anche perchè Denis Verdini ha ripreso le trattative: “Avrà telefonato, avrà ascoltato, e qualcuno si sarà spaventato. O si cambia o si muore, ormai è finita”.
Stracquadanio ha consegnato il bicchiere vuoto, ordina un caffè, ingoia mentine, e mostra il petto del trascinatore: “Ragazzi, è Repubblica . Non vi posso dare il testo, avete capito? È in esclusiva per il Corriere. Possiamo fare un baratto se mi pagate 560 milioni di euro, i soldi che il Cavaliere ha dato al vostro editore”, e ride, quanto ride. Chiama Mario Orfeo del Messaggero: “Mario, sei un ragazzo intelligente, non posso, mi dispiace”.
L’ex radicale milanese, direttore del Predellino, emana soddisfazione: “Ragazzi, sto giocando a poker, la partita più importante per la nostra vita. Abbiate fiducia, puntate”.
E la Destro, perplessa: “Ho sentito che Verdini lavora con i Radicali, se passano di là , noi che facciamo di qua? Tutto inutile”.
La depressione cala sul tavolino di noce massello, la Bertolini ha fretta e sonno.
E Stracquadanio, sempre più incontenibile (che spacca una telecamera di La7), cala la carta per il suo personalissimo poker: “Telefono a Porta a Porta. Mi dicono che Vespa abbia frainteso”.
Dieci minuti, il collegamento è pronto.
Freme: “Gava, avvisa mia moglie” (Manca un quarto all’una di notte). L’attesa è logorante. Stracquadanio mastica mentine e ingurgita caffè, a volte il suo stomaco si ribella, e gonfia la bocca per trattenere l’aria: “Buonasera direttore, buonasera ai suoi ospiti, ovviamente buonasera ai telespettatori”.
L’ex radicale e ora ex berlusconiano (?) saluta Porta a Porta, e continua il suo discorso, ma con un interlocutore diverso: “Ciao Denis, ti sono piaciuto?”.
E poi ammicca: “Ragazzi, è Verdini”.
La Destro sospira affranta, Gava digrigna i denti, la Bertolini prenota un taxi.
Stracquadanio domina: “Denis, amico mio, possiamo pure vederci… Domani? Va bene. Vedi noi siamo trasparenti, sappiamo che le elezioni anticipate lo mandano in galera, noi alziamo la voce per il paese. Potevamo dire a Berlusconi sei uno stronzo, ma dobbiamo giocarci la nostra partita a poker. Denis, ti piace il poker?”.
La Destro sussurra: “Antonione…”.
“Stracqua” registra: “La Saltamartini ha detto se Antonione lascia il Pdl fa niente, uno in meno. Denis, quella è una stronza. Lui è mio fratello”.
Gava fa un piccolo segnale. E “Stracqua” esonda: “Io non posso ascoltare il Cavaliere dirci che ha fatto un sottosegretario per tenere buoni tre voti: invece di rincuorarci, ci ha distrutto dentro. Se vuoi ti spedisco la lettera, dammi l’indirizzo. Non lo conosci? Amico mio, devi aggiornarti”.
Esultanza collettiva, la stanchezza impedisce la ola.
Poi Stracquadanio, il teorico del predellino, si fa serissimo: “Non andate, ragazzi, qui dobbiamo puntare ancora”.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 4th, 2011 Riccardo Fucile
IRONIA ALL’ARRIVO DEL PREMIER E DI TREMONTI AL VERTICE… SARKOZY: “CHE FA L’ITALIA? CHISSA’ C’E’ BERLUSCONI”
L’opinione italiana non si conosce nemmeno, comunque non è granchè importante. Ormai
non sono gaffe, qui a Cannes a ogni livello si scherza su Berlusconi. Sul premier e su Giulio Tremonti. E nessuno si sente di dover chiedere scusa.
Che cosa farà l’Italia? Chi lo sa… c’è Berlusconi…”.
Poi un gesto ampio con le mani come a dire: tanto quello è a fine corsa.
Nicolas Sarkozy parla lontano dai riflettori, incontra le Organizzazioni non governative. È un gran comunicatore, Sarko, uno che a trovartelo davanti è capace di conquistarti anche se stai tra i suoi più accesi critici.
Parla semplice, diretto. Fa battute a raffica.
Eccolo di nuovo sorridere del Cavaliere. Racconta.
Questi due giorni per il Cavaliere sono una via crucis. A cominciare dal viaggio in aereo accanto al miglior nemico, Giulio Tremonti.
Ma ci sono troppe gatte da pelare, il fronte interno per un giorno pare ricomporsi: così eccoli, premier e superministro, che si avviano all’aereo a braccetto.
Una recita? Un disperato tentativo di tenersi a galla a vicenda? Chissà .
Sull’aereo Tremonti rivendica: “L’avevo detto che facevamo bene a non puntare su un decreto”, ma non c’è polemica.
Il Cavaliere è stanco, si addormenta. Qualcuno racconta che abbia alle spalle una movimentata notte di Halloween. Certo lo attendono due giorni di fuoco. Angela Merkel al posto delle Olgettine.
Il cavaliere giunge alle dieci di mattina sulla Croisette, dove Dennis Hopper e altri grandi del cinema hanno lasciato le impronte delle mani nel cemento.
Scende dall’auto e saluta i giornalisti. Una volta avrebbe scherzato, adesso l’espressione è terrea. Fissa.
Anche le reazioni sono ben diverse. “Berlusconi e Tremonti… Comment s’appellent… come si chiamano quei due vostri attori? Ecco, sembrano Totò e Peppino in trasferta a Milà n”, sussurra un giornalista francese (di un grande quotidiano di destra, tra l’altro).
E il cronista italiano per un attimo considera quasi di dover difendere il proprio primo ministro. Impossibile.
Ma lo stillicidio è appena cominciato.
Scoppia il giallo Obama: non avrebbe stretto la mano a Silvio. Rifiuto o distrazione? Difficile dire che cosa sarebbe peggio.
I pompieri di palazzo Chigi giurano : “Gli ha dato una pacca sulla spalla e gli ha detto “Ciao Silvio””. Chissà .
Ma il tramonto del premier, livido come in un racconto di Gabriel Garcia Marquez, va avanti.
Eccolo affrontare insieme con la Spagna le istituzioni europee e mondiali e il duo Merkel-Sarkozy che deve fargli paura più del professore di greco al liceo.
Sofferenza: Berlusconi e Zapatero contro tutti.
“Quando è entrato sembrava un ragazzino impaurito”, racconta un membro della delegazione spagnola. Prima ci sono tutti, anche Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario , e un rappresentante della Bce.
Poi arrivano le note dolenti: Merkel con il suo sguardo vagamente materno prende il Cavaliere sotto la sua ala protettrice e si apparta con lui.
Quindi, con mossa a tenaglia, ecco piombare Sarkozy.
Il Presidente e la Cancelliera — coppia di fatto della politica europea, organismo bicefalo che nessuno ha mai votato — sono due contro uno. L’incontro dura molto più del previsto. Alla fine Merkel dirà : “Abbiamo chiesto all’Italia misure forti e sostanziali”. Una scena mortificante.
Per Berlusconi, e di riflesso per l’Italia. Difficile, però, reagire se hai delle responsabilità .
“Il fatto è che Merkel non considera proprio Berlusconi tra i suoi interlocutori. Se ha bisogno di consultarsi chiama Sarkozy (“ancora tu”, cantava Battisti). Preferisce perfino il premier svedese al Cavaliere”, raccontano nell’entourage della cancelliera. Ahi, ahi, quella frase dal sen fuggita… “Kulona inkiafapile”, ridono i tedeschi.
Poi si fanno seri: “Macchè, Angela è una donna di ghiaccio, se ne frega. Semplicemente non ha mai avuto simpatia per Berlusconi”.
Pensare che l’Italia è tra gli stati fondatori dell’Europa. Oggi ci tocca sottostare all’esame della coppia di autoproclamatisi timonieri .
Unico contentino, una frase di Sarkozy: “Voglio esprimere la mia fiducia all’economia italiana, una delle più forti del mondo, la terza potenza economica dell’Eurozona. Oggi Berlusconi ci ha illustrato le misure prese dal governo nella riunione di ieri. Lui stesso sa che non c’è un problema di contenuti, ma piuttosto di applicare quanto deciso”.
Insomma, devono seguire i fatti, “per messaggi credibili”.
È quasi mezzogiorno quando Berlusconi esce dall’interrogatorio.
E cominciano i lavori, gli incontri bilaterali, come quello tra Obama e Sarkozy.
E l’Italia? Rimedia un incontro con l’amica Russia e uno con Ban Ki Moon (segretario Onu). Obama e Berlusconi si incrociano al momento della fotografia di gruppo.
Stavolta il Cavaliere non fa le corna sopra la testa del malcapitato di turno.
Ma di uno scongiuro avrebbe avuto davvero bisogno.
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 4th, 2011 Riccardo Fucile
PD, UDC E FLI AVREBBERO UN PROGETTO COMUNE PER FAR CADERE IL GOVERNO GIA’ LA PROSSIMA SETTIMANA, PUR APPROVANDO I DECRETI INDISPENSABILI…DAI MALPANCISTI DEL PDL A UNA MOZIONE DI SFIDUCIA, POI ELEZIONI O UN GOVERNO TECNICO CON MONTI O LETTA
Silvio Berlusconi pensa di blindare le sorti del governo con la fiducia sul maxiemendamento, ma l’opposizione avrebbe pronto un contropiano per farlo cadere.
Un contropiano che dovrebbe cominciare a realizzarsi già martedì, quando la Camera dovrà votare il rendiconto generale dello Stato, provvedimento sul quale l’esecutivo era già andato sotto qualche settimana fa.
L’approvazione è richiesta dalla Costituzione e indispensabile per la stabilità dei conti pubblici.
Il rendiconto quindi passerà , ma — ecco la strategia di cui si parla nei corridoi romani — in modo da rendere manifesta l’inesistenza di una maggioranza di governo.
Vale a dire con il voto contrario di molti “malpancisti” del centrodestra — con le ultime defezioni i sostenitori di Berlusconi a Montecitorio precipitano pericolosamente verso i 300, insufficienti a tenere — ma con le palesi (e momentanee) stampelle offerte dall’opposizione.
A questo punto, afferma la presidente del Pd Rosy Bindi, se il presidente del Consiglio non si farà da parte annunciando le proprie dimissioni, “ci sarà un atto parlamentare di fronte al quale trarremo le conseguenze che noi chiediamo da tempo: o un governo di responsabilità nazionale o le elezioni”.
Lo strumento che potrebbe essere utilizzato è una mozione di sfiducia “costruttiva” che, anche se non prevista nel nostro ordinamento, mostri la volontà politica di mandare a casa l’esecutivo per sotituirlo immediatamente con uno nuovo in grado di varare le misure anticrisi e fare le riforme.
Ovviamente la decisione dovrebbe passare per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si troverebbe di fronte un’alternativa già discussa tra i partiti.
Tra i nomi che circolano con maggiore insistenza come guida dell’ipotetico nuovo governo ci sono Mario Monti e Gianni Letta.
Un ruolo di primo piano in questa tessitura l’avrebbe avuto Pier Ferdinando Casini, che ha appena accolto nell’Udc i transfughi del Pdl Ida D’Ippolito Viale e Alessio Bonciani.
E starebbe lavorando su altri.
Per tutti i berlusconiani convertiti — anticipa l’agenzia Ansa — sarebbe pronta una casa comune in cui convergere, la cosiddetta Costituente dei moderati, popolari e riformisti, che a breve potrebbe costituirsi come gruppo alla Camera.
Il progetto avrebbe il pieno appoggio del presidente della Camera Gianfranco Fini, e di Fli, e del Pd, i cui leader vanno ripetendo in queste ore che il governo Berlusconi ha “le ore contate”.
L’agenzia Adn Kronos riferisce di un incontro riservato avvenuto tra Casini e il segretario del Pd Pier Luigi Bersani.
All’ordine del giorno, appunto, la strategia comune da adottare nella votazioni della prossima settimana per affondare il Cavaliere.
Per Berlusconi si profilano guai anche al Senato.
Il gruppo raccolto dall’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu si starebbe allargando, in più si parla di alcuni senatori piemontesi in contatto con Luca Cordero Montezemolo, e di altri ancora tentati dall’Udc.
Lamberto Dini ha manifestato la disponibilità , all’occorrenza, di proporsi come candidato a guidare una fase di transizione.
Sul maxiemendamento i senatori ‘ribelli’ — al momento se ne conterebbero una decina — potrebbero non far mancare il proprio voto.
Ma si trattarebbe di una fiducia condizionata: per ottenere il via libera sulle misure promesse all’Europa, Berlusconi dovrebbe annunciare le dimissioni in aula.
Il presidente del consiglio, però, al momento non sarebbe intenzionato a recedere.
La linea discussa con i collaboratori sarebbe quella di resistere a oltranza.
E in caso di crisi, invocare le elezioni immediate. Se invece passasse l’ipotesi di governo tecnico, il Pdl resterebbe all’opposizione.
Intanto si fa sentire un altro “frondista”, l’ex ministro Claudio Scajola, intervenuto a Porta a porta: ”Bisogna allargare la maggioranza di governo, non attraverso un golpe di palazzo. Alcuni giornali cosiddetti amici del centrodestra hanno confuso la chiarezza del dibattito politico con un attentato alla disciplina. Berlusconi non può essere allontanato dal tradimento di qualcuno. Se ritiene di poter fare questa svolta gestendo lui stesso la presidenza del Consiglio lo faccia, altrimenti si faccia da parte”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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