PDL, TRA PAURA E WHISKY: LA NOTTE DEI RIBELLI
L’INCONTRO A ROMA DEI SEI PIDIELLINI “MALPANCISTI” PER CAPIRE COSA FARE
Nessun dorma, la notte è corta.
E la lettera dei frondisti-traditori-malpancisti-indisponibili-statisti è lunga. Albergo di lusso, cinque stelle dorate, sala di marmi e tappeti: sei deputati nominati dal Cavaliere, obiettori di coscienza (o convenienza?), faticano per arrivare qui, in cima al tripudio di scale in piazza di Spagna.
Forse è l’ultima istantanea del governo, un reperto storico e politico come furono i giorni di spallate e cordate a Romano Prodi che ricordano i nomi di Franco Turigliatto e Fernando Rossi.
Mercoledì sera, porte girevoli al prestigioso Hassler di Trinità dei Monti, un vibrante Giorgio Clelio Stracquadanio, paonazzo, agita un bicchiere di whisky con la stessa tattica con cui scuote la maggioranza del Capo, un po’ per caso, un po’ per foga: “Noi chiediamo un passo indietro. No, avanti. No, lungo. Anzi, veloce”.
La cortese Giustina Destro, ex sindaco di Padova, osserva i passanti con sguardo nervoso, e detta a bassa voce: “Direttore, sentiamo il bisogno di fare qualcosa per l’Italia. Il presidente Napolitano è preoccupato, la situazione è gravissima”, e stringe fra le mani l’iPad con coccarda tricolore, regalato a Natale dal gruppo Pdl di Montecitorio.
Isabella Bertolini, immersa nei fumi dei sigari cubani di capelloni russi che sbevazzano al bancone, ascolta in silenzio il pianoforte che suona Paganini.
Il triestino Roberto Antonione, ex coordinatore di Forza Italia, saluta la comitiva e scappa via con lo stesso distacco con cui liquida 19 anni di Berlusconi.
Il catanzarese Giancarlo Pittelli ha firmato, e può bastare per chi provò a riformare la giustizia per il Cavaliere.
Fabio Gava, ex assessore veneto, cercava numeri migliori: “Non tornano i conti: a mezzogiorno eravamo 14, poi siamo scesi a 12, infine siamo rimasti in 6. Però siamo ex Forza Italia, noi: siamo credibili perchè vogliamo un nuovo esecutivo, nuove intese, nuove misure”.
Eppure i movimenti dei deputati in fuga o in ritirata sanno proprio di vecchio.
Anche perchè Denis Verdini ha ripreso le trattative: “Avrà telefonato, avrà ascoltato, e qualcuno si sarà spaventato. O si cambia o si muore, ormai è finita”.
Stracquadanio ha consegnato il bicchiere vuoto, ordina un caffè, ingoia mentine, e mostra il petto del trascinatore: “Ragazzi, è Repubblica . Non vi posso dare il testo, avete capito? È in esclusiva per il Corriere. Possiamo fare un baratto se mi pagate 560 milioni di euro, i soldi che il Cavaliere ha dato al vostro editore”, e ride, quanto ride. Chiama Mario Orfeo del Messaggero: “Mario, sei un ragazzo intelligente, non posso, mi dispiace”.
L’ex radicale milanese, direttore del Predellino, emana soddisfazione: “Ragazzi, sto giocando a poker, la partita più importante per la nostra vita. Abbiate fiducia, puntate”.
E la Destro, perplessa: “Ho sentito che Verdini lavora con i Radicali, se passano di là , noi che facciamo di qua? Tutto inutile”.
La depressione cala sul tavolino di noce massello, la Bertolini ha fretta e sonno.
E Stracquadanio, sempre più incontenibile (che spacca una telecamera di La7), cala la carta per il suo personalissimo poker: “Telefono a Porta a Porta. Mi dicono che Vespa abbia frainteso”.
Dieci minuti, il collegamento è pronto.
Freme: “Gava, avvisa mia moglie” (Manca un quarto all’una di notte). L’attesa è logorante. Stracquadanio mastica mentine e ingurgita caffè, a volte il suo stomaco si ribella, e gonfia la bocca per trattenere l’aria: “Buonasera direttore, buonasera ai suoi ospiti, ovviamente buonasera ai telespettatori”.
L’ex radicale e ora ex berlusconiano (?) saluta Porta a Porta, e continua il suo discorso, ma con un interlocutore diverso: “Ciao Denis, ti sono piaciuto?”.
E poi ammicca: “Ragazzi, è Verdini”.
La Destro sospira affranta, Gava digrigna i denti, la Bertolini prenota un taxi.
Stracquadanio domina: “Denis, amico mio, possiamo pure vederci… Domani? Va bene. Vedi noi siamo trasparenti, sappiamo che le elezioni anticipate lo mandano in galera, noi alziamo la voce per il paese. Potevamo dire a Berlusconi sei uno stronzo, ma dobbiamo giocarci la nostra partita a poker. Denis, ti piace il poker?”.
La Destro sussurra: “Antonione…”.
“Stracqua” registra: “La Saltamartini ha detto se Antonione lascia il Pdl fa niente, uno in meno. Denis, quella è una stronza. Lui è mio fratello”.
Gava fa un piccolo segnale. E “Stracqua” esonda: “Io non posso ascoltare il Cavaliere dirci che ha fatto un sottosegretario per tenere buoni tre voti: invece di rincuorarci, ci ha distrutto dentro. Se vuoi ti spedisco la lettera, dammi l’indirizzo. Non lo conosci? Amico mio, devi aggiornarti”.
Esultanza collettiva, la stanchezza impedisce la ola.
Poi Stracquadanio, il teorico del predellino, si fa serissimo: “Non andate, ragazzi, qui dobbiamo puntare ancora”.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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