Gennaio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
SONDAGGIO MANNHEIMER: IN CASO DI ELEZIONI IL PD E’ IL PRIMO PARTITO CON IL 28,3% DI CONSENSI, PDL IN DISCESA, UDC IN AUMENTO… IL 44% SONO INDECISI
Il decreto sulle liberalizzazioni costituisce un momento cruciale per la vita del governo.
Sia sul piano politico generale, sia su quello specifico dell’opinione pubblica.
Se è vero infatti che quest’ultima, al di là di qualche comprensibile mugugno, aveva finito con l’accettare e perfino sostenere i sacrifici richiesti con il decreto Salva-Italia, è vero anche che non era scontato il proseguimento dell’appoggio popolare in occasione degli ultimi provvedimenti, che minano così tanti privilegi, rendite di posizione o vantaggi che si pensavano acquisiti per sempre.
Non a caso, le decisioni del governo hanno portato a resistenze – e spesso proteste veementi – espresse dalle varie categorie professionali.
Invece, la reazione della popolazione nel suo complesso è stata quella di un sostanziale favore per il complesso delle norme varate.
I risultati delle ricerche di opinione mostrano come la popolazione approvi largamente sia le singole liberalizzazioni, sia la filosofia dell’intera manovra: quasi il 60% degli italiani esprime un giudizio «molto» o «abbastanza» positivo sulle iniziative di liberalizzazione.
Anche il profilo socioeconomico dei fautori dei provvedimenti dell’esecutivo è significativo: risultano infatti particolarmente favorevoli i più giovani, i possessori di titoli di studio elevati, i residenti nel Nord-ovest e nelle grandi città , vale a dire i ceti più «centrali» nel tessuto economico e produttivo, che dovrebbero essere i motori propulsivi della tanto auspicata ripresa.
Dal punto di vista dell’orientamento politico, appaiono più favorevoli alle liberalizzazioni proposte da Monti gli elettori del centrosinistra (che, in generale, appoggiano maggiormente l’operato del governo), mentre emergono maggiori perplessità da chi vota per il Pdl e, specialmente, per la Lega Nord (in questo caso il 70% si dichiara contrario alle liberalizzazioni).
Nonostante l’esistenza di questo consenso maggioritario anche sulle sue ultime iniziative, la popolarità complessiva per il governo ha subito in questi giorni una parziale battuta di arresto dopo l’exploit successivo al blitz di Cortina: oggi dichiara di approvare l’operato dell’esecutivo il 52% degli italiani, a fronte del 56% registrato all’inizio di gennaio.
Il lieve decremento è frutto di andamenti contrastanti tra gli elettorati dei diversi partiti: ad una sostanziale stabilità di consenso nell’elettorato del Pd (e addirittura ad una crescita di giudizi positivi sul governo tra gli elettori del Terzo polo) si contrappone un significativo calo di consensi tra i votanti per il Pdl.
Resta il fatto che la netta maggioranza dell’elettorato (68%) auspica comunque che Monti resti al comando del Paese sino al termine della legislatura in corso, nella primavera del 2013.
Come si sa, gli apparati delle forze politiche stanno già lavorando in vista di questa scadenza, in modo da conquistare in quel momento la massima porzione possibile di elettorato.
Per oggi la distribuzione delle intenzioni di voto (per la verità solo relativamente indicativa, dato che una larga parte degli intervistati si dichiara indecisa) vede ancora il netto primato del Pd che, pur non raggiungendo il 30%, come affermato da alcuni, rimane indiscutibilmente il primo partito italiano.
Questo status è legato anche alle difficoltà del Pdl, che, pur facendo registrare un lieve aumento di consensi proprio in questi giorni, sembra nelle ultime settimane mostrare qualche difficoltà a trattenere l’appoggio dei suoi elettori, i quali paiono attratti per un verso dall’Udc e per l’altro dall’astensione.
Il mercato in palio per i partiti è molto ampio: come si è detto, oggi quasi metà (44%) degli italiani si dichiara infatti indeciso su cosa votare o è tentato dall’astensione.
È soprattutto a costoro che i leader politici guardano – e lo faranno in misura ancora maggiore nei prossimi mesi – nel definire le strategie della comunicazione.
È vero che, data la presenza del governo tecnico, lo spazio a disposizione dei partiti è limitato, ma è vero anche che, come ha osservato anche Stefano Folli, essi possono giocare un ruolo decisivo in iniziative parlamentari come, per esempio, la riforma elettorale.
Renato Mannheimer
(da “Il Corriere della Sera”)
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Gennaio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
PROTESTA CONTRO IL CARO-GASOLIO, TICKET AUTOSTRADALI E IRPEF…CAMPANIA PARALIZZATA, DISAGI ANCHE AL NORD
Sono oltre duemila i tir che dalle prime luci dell’alba stanno bloccando il traffico autostradale in
tutta Italia per lo sciopero degli autotrasportatori, che protestano contro il rincaro del gasolio, quello dei ticket autostradali e dell’Irpef.
All’alba di stamattina erano oltre sessanta i blocchi ai caselli delle principali arterie nazionali, ma il numero è in continuo aggiornamento. E non per difetto.
Si tratta di una sorta di Movimento dei Forconi su scala nazionale, per cui il ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, ha promesso “massima attenzione” per un eventuale dilagare della protesta.
Il rischio del resto è più che concreto: il blocco totale del traffico autostradale, con i camionisti che fermano i loro mezzi e fanno volantinaggio nei pressi dei caselli per sensibilizzare gli automobilisti.
Lo sciopero è iniziato alla mezzanotte di ieri, con carovane di mezzi pesanti che si sono diretti ai caselli per organizzare il blocco della circolazione.
Il peggio, però, deve ancora arrivare: in queste ore, infatti, il numero degli sbarramenti continua ad aumentare, con i camionisti che continuano spontaneamente ad aderire alle proteste.
Assemblee territoriali si sono svolte a partire da questa notte in varie regioni del paese e il numero delle imprese che hanno deciso di fermare i servizi continua a crescere ora dopo ora.
”Grande adesione, superiore a qualsiasi aspettativa — ha comunicato in una nota il movimento Trasportounito — Assemblee territoriali si sono svolte a partire da questa notte in varie regioni del paese e il numero delle imprese che hanno deciso di fermare i servizi continua a crescere ora dopo ora. Proprio l’adesione — ha detto Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito — sta dimostrando la gravità della crisi in atto. Trasportounito, in quanto organizzazione autonoma e indipendente, si sta facendo interprete di un disagio che è reale e tangibile per le imprese così come per le famiglie dei tanti autotrasportatori che si stanno battendo per la sopravvivenza”.
Tutti i punti interessati dalle manifestazioni sono presidiati dalle forze di polizia: attivo anche il monitoraggio di Anas e Concessionari autostradali.
Notizie aggiornate sulla percorribilità di autostrade e viabilità ordinaria sono disponibili tramite il Cciss, le trasmissioni di Isoradio ed i notiziari di Onda Verde sulle tre reti Radio-Rai; per l’autostrada A3 “Salerno Reggio Calabria” è in funzione, per le informazioni sulla viabilità , il numero gratuito 800 290 092.
Disagi e code da nord a sud sulla rete autostradale italiana a causa della protesta degli autotrasportatori, scattata alla mezzanotte.
Sul sito della società autostrade l’elenco dei nodi e dei tratti interessati dalla protesta. Sulla A14 Bologna-Bari-Taranto sono chiuse per i veicoli merci le entrate di Poggio Imperiale, San Severo, Foggia e Andria.
Ancora sulla A14 chiusa per tutti i veicoli l’uscita di Cesena nord, incolonnamenti in uscita alla stazione di Forlì e a San Benedetto del Tronto.
Sulla A7 Genova-Milano si possono verificare disagi alla circolazione a Serravalle Scrivia e Vignole Borbera, code in uscita a Genova Bolzaneto, sempre sulla A7 code verso Milano tra il bivio con la A10 e Genova Bolzaneto.
Incolonnamenti anche in Lombardia sulla A4 in uscita a Dalmine, Bergamo e Seriate con una coda di 2 km tra Dalmine e Bergamo verso Brescia e 4 km tra Seriate e Bergamo in direzione di Milano.
Possibili disagi sulla A1 Milano-Napoli nel tratto compreso tra Ceprano e Napoli. Sulla A16 Napoli -Canosa si sono formate code in entrata alla barriera di Napoli est. Sulla A30 Caserta-Salerno 2 km di coda tra Castel San Giorgio e Mercato San Severino verso Salerno, incolonnamenti in entrata alla barriera di Salerno verso Caserta.
La situazione più critica in Campania, con blocchi sulla Salerno-Reggio Calabria, sull’A30 Caserta-Salerno e nelle uscite di Caserta Sud, Capua e Santa Maria Capua Vetere.
Blocchi stradali anche nel napoletano. A Nola, Palma Campania e sulla Statale 7bis, il blocco al traffico è stato fatto con una cinquantina di tir e un centinaio di persone.
Già da ieri sera, nel nolano, c’era stato un primo raduno di mezzi, poi in nottata è maturata la decisione del blocco. Sul posto la polizia.
Alla barriera di Mercato San Severino (Salerno) sono oltre un centinaio i mezzi pesanti che sono fermi sulla carreggiata.
Presidi vengono segnalati anche sulla A/3, la Salerno-Reggio Calabria, alle uscite di Eboli, Sicignano degli Alburni e ad Atena Lucana, dove si registrano i maggiori disagi per la presenza sulla corsia nord di mezzi pesanti che occupano una corsia di marcia. Anche sulle A16 Napoli-Canosa blocchi effettuati da tir.
Uno è stato rimosso all’altezza di Baiano, anche se alcuni mezzi non si sono allontanati e non si esclude possano riprovare a provocare uno stop alla circolazione. Un altro blocco interessa Benevento, ed è ancora in corso.
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Gennaio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
SE C’ERA DORMIVA O GLI ANDAVA BENE COSI’, ORA FA IL “COMPROMESSO SPOSO” CHE SI SCANDALIZZA PER I FONDI IN TANZANIA…LA LOTTA DI POTERE ALL’INTERNO DELLA LEGA PER ASSICURARSI LA RIELEZIONE E’ APPENA COMINCIATA
“La pace di Milano”, come la chiama lui, non esiste.
Non esiste per la base. Non esiste per Roberto Maroni e Marco Reguzzoni. Non esiste per nessun esponente dei vertici del Carroccio.
Che siano sindaci (come Flavio Tosi e Attilio Fontana) o presidenti di Regione (a partire da Roberto Cota e Luca Zaia), nessuno va dietro all’auspicio espresso da Umberto Bossi.
La pace non solo non esiste, dunque, ma non va assolutamente trovata: i militanti vogliono che lo scontro tra maroniani e cerchisti si concluda sul campo e con un solo vincitore.
Così molti, lasciando la manifestazione milanese, si dicono delusi e annunciano la volontà di lasciare il partito.
Perchè all’ombra della Madonnina i più erano arrivati per assistere all’incoronazione definitiva del “barbaro sognante” Bobo.
Invece, nonostante la piazza abbia invocato con forza e ripetutamente “un saluto da Maroni”, Bossi ha deciso di non farlo parlare.
Invece di sentirsi dire che il tesoriere Francesco Belsito, il responsabile dei fondi investiti in Tanzania, e “la terrona” Rosi Mauro, dovranno trovarsi un impiego, il Capo ha insistito nel tentare di convincere Maroni a stringere la mano ai cerchisti.
Generando un siparietto molto imbarazzante per tutti.
Quando Bossi si augura che “scenderemo dal palco tutti insieme stringendoci la mano”, la piazza reagisce invitando l’ex capogruppo ad andare “fuori dai coglioni”.
E a Rosi Mauro rivolge l’invito generalizzando: “I terroni fuori dai Maroni”. Il clima è questo.
E per la prima volta durante un comizio Bossi è interrotto da cori, grida, slogan.
Lui alza la voce, sposta l’attenzione sul governo Monti e su Roberto Formigoni.
Che minaccia: “Li stanno arrestando ogni giorno, se continua così andiamo a elezioni e corriamo da soli; Formigoni ricordati che i soldi sono i nostri”, grida.
Ma agli oltre ventimila riuniti in piazza del Duomo nteressa di più sentire Maroni, assistere al passaggio di consegne.
Invocano i congressi, gridano a gran voce Bobo, instancabili mostrano manifesti contro il cerchio magico (“ormai è stato inquadrato, basta giochi”) e i suoi componenti (“Bossi e Maroni in Padania gli altri 4 coglioni in Tanzania”), se la prendono con la consigliera regionale Monica Rizzi, cerchista e tutrice del trota Renzo (“Sei falsa come la tua laurea”).
Insomma sono arrivati fin qui nella speranza di assistere al passaggio di consegne.
Maroni è visibilmente soddisfatto.
Sul palco un passo davanti a tutti gli altri raccolti intorno a Bossi, saluta e applaude quando lo invocano, per poi suggerire con il labiale di scandire il nome “Bossi, Bossi”.
E quando Matteo Salvini e altri sventolano dal palco la sciarpa “Barbari sognanti” finge di non vedere, ma il sorriso è soddisfatto, il momento è arrivato.
E la differenza con Pontida e Venezia, dove per la prima volta era stato acclamato come “premier” e “successore di Bossi”, è che l’ex titolare del Viminale ci crede.
Ha capito di avere la forza politica e la spinta per lo scontro.
Scendere dal palco senza parlare brucia un po’. Ma le rimostranze sono state presentate al Capo in via Bellerio.
E così al termine della segreteria federale, è lui che comunica le scelte adottate nel fortino leghiste.
Come già annunciato: “I congressi provinciali si svolgeranno entro tre mesi ed entro giugno ci saranno i nazionali”, comunica.
E sulla manifestazione, Bobo punzecchia: ”Fischi? Io ho sentito applausi e incitamenti per Bossi e per la Lega. E qualcuno anche per me e questo mi fa piacere”, sottolinea.
Ma dal suo profilo facebook, poco dopo scrive: “Una folla immensa ha invaso la nostra Milano! Un popolo di barbari sognatori ! Vorrei ringraziarvi uno per uno : tutti ! Ognuno di voi ! Il mio pensiero va alle/ai militanti che si sono alzati a notte fonda per essere in piazza uniti più che mai ! Mi è dispiaciuto molto non poter parlare per salutarvi e condividere con voi queste sensazioni ! Sono molto felice di comunicarvi che poco fa si è concluso il “Federale” che ha deliberato la convocazione dei congressi provinciali e nazionali così come richiesto dai nostri militanti ! Il vostro Barbaro Sognante!”
Forse più che sognante sarebbe meglio dire “dormiente”, visto che per venti anni non ha mai preso posizione contro gli investimenti in Croazia, sulla fallimentare iniziativa della banca padana, sugli investimenti nei Bingo, sul governo Berlusconi (forse la poltrona di ministro gli aveva fatto dimenticare la sua passione di barbaro sognante…).
Per non parlare dell’imbarazzante inchiesta giudiziaria sulle sue consulenze orali e lo stipendio di 2,000 euro al mese elargite da un inquisito alla sua portavoce per organizzare feste in discoteca.
Dal capocomico al caratterista, ma la rappresentazione è sempre da avanspettacolo.
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Gennaio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
PER L’EX PREMIER E’ L’ORA DEL RISPARMIO: SI COMINCIA DALLA VILLA DI ANTIGUA E DA EMILIO FEDE… PER VENDERE LA PRIMA HA CHIESTO AIUTO A PUTIN, IL SECONDO VUOLE 8 MILIONI DI BUONUSCITA
Sarà che i suoi processi continuano ad impensierirlo. 
Sarà che i sondaggi del Pdl gli provocano un senso di “profonda amarezza”, dicono i suoi. Sarà — ancora — che Mediaset va male, la pubblicità cala e gli ascolti pure.
Insomma, sarà che da palazzo Chigi vedeva tutto un altro film e che ora, da Arcore, tutto sembra, invece, plumbeo e sinistro, ma fatto sta che il Cavaliere ha deciso che è arrivata l’ora di disfarsi di alcuni gioielli di famiglia.
Roba preziosa. Anche sotto il profilo degli affetti.
Addio, dunque, alla mitica residenza off shore di Antigua.
E addio, soprattutto, a Emilio Fede.
Son dispiaceri, certo.
Specie quest’ultimo, che—dicono — avverrà in primavera, quando il direttore di sempre del Tg4 avrà calato un po’ sulle sue pretese di liquidazione (8 milioni di euro) e gli avranno trovato — soprattutto — una collocazione diversa.
Perchè lui, comunque, di andarsene in pensione non ne vuole sapere. “Io lo so chi dice che mi vogliono fare fuori, sono tutti quelli che vorrebbero prendere il mio posto! Bechis per primo! (Franco Bechis, vicedirettore di Libero, ndr)”.
La verità è questa. Che giovedì scorso Mauro Crippa, potente direttore generale dell’Informazione Mediaset, uno che fa solo quello che gli dice Berlusconi (senior), ha convocato Fede per una riunione .
“à‰ una cosa normale che accada — racconta Fede — e in quell’occasione lui mi ha chiesto che intenzione avessi. D’altra parte, sono 23 anni che lavoro in Mediaset, il Tg4 l’ho inventato io…”.
Crippa, in modo molto soft, ha fatto capire a Fede che l’ora di migrare poteva dirsi giunta e che l’azienda era pronta a fare un’offerta congrua per la sua vecchiaia felice. “
Ennò, mi dispiace — dice Fede — perchè o faccio il direttore editoriale di tutta l’informazione Mediaset, o mi danno una trasmissione tutta mia, ma mi deve venire l’idea giusta, oppure troppi soldi mi devono dare…”.
Ecco, pare che Crippa si sia sentito sparare la cifra di 8 milioni di euro (“persino poco”, dice Fede) e che l’abbia riportata al Cavaliere che, a quel punto, ha tirato il freno a mano. “Berlusconi — è parola di Fede—con il quale è indubbio che il mio rapporto sia solido, mi ha detto: prenditi i tuoi tempi, decidi tu quando, ma ricordati che hai anche un’età , Emilio. Ma l’ha detto con l’affetto di non vuole proprio lasciarmi andare…”.
A Mediaset sono mesi che fanno il tifo per il contrario.
Da quando è sotto processo a Milano con Nicole Minetti e Lele Mora, “l’appeal tv” di Fede si è ulteriormente appassito anche per lo zoccolo duro del 5,70% di share del tg delle 19.
E la pubblicità è in fuga. Insomma, dall’uscita di scena di Fede dipende la salvezza di Rete 4 e, dunque, il Cavaliere ha detto di far presto.
Mentre non pare affatto facile riuscire a portare a termine la seconda “dismissione affettiva”, la villa di Antigua.
A Berlusconi servono soldi, dicono i familiari più stretti, perchè quei 560 milioni di euro sborsati cash alla “tessera numero 1 del Pd” De Benedetti, l’hanno lasciato “con il denaro contato per le emergenze”.
Per vendere avrebbe chiesto aiuto a Putin.
Gli avevano consigliato, i suoi, di mettere subito in vendita villa Campari, sul lago di Como, ma lui ha replicato che così avrebbe dato la sensazione in patria di essere davvero in difficoltà .
Antigua, invece, è lontana. E, soprattutto, può portare ancora guai perchè la procura di Milano sta ancora indagando su Arner Bank, l’istituto di credito attraverso cui Berlusconi ha pagato le società (la Flat Poit e la Emerald Cove Enginering) che hanno costruito il comprensorio che si affaccia su un vero paradiso naturale ma, soprattutto, fiscale.
Berlusconi comprò, nel 2005, 4 acri di terreno sull’isola da Brian Lester Bird, all’epoca primo ministro locale, per 1 miliardo e 700 mila euro.
Quindi, con 22 milioni di euro transitati attraverso la Arner, ha tirato su circa 100 ville, due delle quali — chiamate dai locali “Il Castello” — risultano nella sua disponibilità .
Nella realtà , almeno a sentire i locali, il Cavaliere sarebbe proprietario di tutto quanto il comprensorio Emerald Bay, ad esclusione di alcune ville come quella (pare regalata) dell’ex calciatore del Milan, Shevchenko.
Ora, dovendo fare cassa, Berlusconi ha sparato una cifra molto forte, 60 milioni per le sue due ville e 150 milioni per il terreno del comprensorio, cifra che per il momento ha solo allontanato i possibili acquirenti.
Pare anche che il Cavaliere abbia chiesto aiuto all’amico Putin , senza successo.
Ma deve vendere. E velocemente. Poi si vedrà se i soldi della vendita li dichiarerà in Italia.
O li lascerà lì, nella splendida banca di St John.
Tanto per non perdere in tasse un altro “affetto” importante.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
MISTERIOSAMENTE SPARITI SEI MEZZI DONATI ALLA PROTEZIONE CIVILE DEL VALORE DI 860.000 EURO
Sei mezzi per lo sgombero e la rimozione delle macerie, donati dalla Fiat alla Protezione civile a maggio del 2009, non sono mai arrivati a l’Aquila o nei territori colpiti dal terremoto.
E nessuno sa ufficialmente dove si siano fermati (o siano stati “temporaneamente” parcheggiati) nel tragitto che da Torino li doveva portare in Abruzzo.
Di questi mezzi per il movimento terra (un escavatore cingolato, un escavatore gommato, un miniescavatore, una pala gommata, una minipala compatta e un sollevatore telescopico, valore totale circa 860 mila euro) si sarebbe forse persa memoria se non fosse arrivata la denuncia del Conapo (il sindacato dei vigili del fuoco) dell’Aquila che, in una lettera indirizzata al responsabile di Case construction equipment (l’azienda del gruppo Fiat che ha donato le macchine) e inviata per conoscenza alla Protezione civile, al commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi e allo stesso Dipartimento nazionale dei vigili del fuoco, lamenta il mancato perfezionamento dell’operazione.
«Le macchine operatrici che Case ha così generosamente donato, e che tanto sarebbero utili ai vigili del fuoco — scrive il segretario provinciale del Conapo, Elio D’Annibale -, non sono mai giunte nei territori colpiti dal sisma e non abbiamo, quindi, mai avuto il piacere di vederle all’opera. Ci chiediamo che fine abbiano fatto questi mezzi, in quale autorimessa sono desolatamente parcheggiati o quale uso se ne sia fatto».
D’Annibale avanza l’ipotesi che i mezzi non siano arrivati perchè il Dipartimento della Protezione Civile, responsabile del coordinamento dei soccorsi e dell’assistenza alla popolazione durante i mesi immediatamente successivi all’evento sismico del 6 aprile 2009, oltre a non essere mai stato impiegato nelle operazioni di demolizione edifici e smaltimento macerie, ha lasciato il cosiddetto “cratere sismico” a decorrere dal 1° febbraio 2010, data in cui il presidente della Regione Abruzzo ha assunto l’incarico di commissario per la ricostruzione.
Cosa sia accaduto realmente, però, resta un mistero.
Il gruppo Fiat, interpellato, ha confermato di aver proceduto alla donazione (a cui peraltro fu data ampia pubblicità in occasione di una cerimonia tenutasi nel mese di settembre del 2009 a L’Aquila) e alla consegna alla Protezione civile che, successivamente, avrebbe affidato i mezzi ai vigili del fuoco con un contratto di comodato d’uso.
«Le macchine saranno presto impegnate in importanti progetti di ricostruzione dell’aquilano», annunciava a suo tempo la Fiat.
«No, qui non le abbiamo mai utilizzate» ribattono oggi in Abruzzo i vigili del fuoco che, in collaborazione con il personale dell’Esercito Italiano, hanno il compito di conferire in discarica le macerie dei crolli e dalle demolizioni.
Eppure, a due anni e 9 mesi dal sisma che ha devastato L’Aquila, quei mezzi sarebbero ancora utilissimi per gestire il problema dello sgombero e la ricostruzione.
I vigili del fuoco, invece, come ha dichiarato D’Annibale in altre occasioni, sarebbero costretti a lavorare «con attrezzature vecchie di 20 anni, mentre mezzi che valgono quasi 900 mila euro non sono mai stati usati».
Da indiscrezioni, rimbalzate alcuni giorni fa sul Tg regionale dell’Abruzzo, sembra che una parte delle macchine, riconoscibili dalla scritta “Fiat con l’Abruzzo” (di cui sono state diffuse immagini scattate con il cellulare) si trovi in un garage del Corpo a Roma.
Ma al momento il dipartimento dei vigili del fuoco non ha fornito alcuna risposta, neppure per smentire questa ipotesi.
Dunque il mistero resta come le macerie del terremoto che attendono nuovi e più efficienti mezzi.
Nicola Catenaro
(da “Il Corriere della Sera”)
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Gennaio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
LA DESTRA PRE-BERLUSCONIANA ERA PLURALISTA E PRAGMATICA, LAICA E INTERCLASSISTA… BATTEVA LA DC E RUBAVA VOTI A SINISTRA PARLANDO DI LAVORO, DIRITTI, INTEGRAZIONE E AMBIENTE
E’ uscito da un paio di giorni un altro libro che racconta il rapporto tra la destra romana
e Silvio Berlusconi: si intitola “Ripuliti” (di Daniele Nalbone e Giacomo Russo Spena, Castelvecchi editore) e contiene una serie di interviste a parlamentari del Pdl unanimi nel riconoscere al Cavaliere il merito di aver sdoganato la classe dirigente del Msi prima e poi di An, comprese le aree estremistiche provenienti da segmenti come Terza Posizione o Meridiano Zero.
In questi giorni si accende la discussione su un’altra realtà traghettata da posizioni di margine a ruoli di grande potere: quella di Comunione e liberazione, nella versione lombarda di Roberto Formigoni, travolta dagli scandali dopo l’arresto di uno dei suoi uomini di punta, Massimo Ponzoni. Il modello romano da una parte, il modello lombardo dall’altra.
Fa impressione, per chi come me li ha conosciuti entrambi tra gli anni ’70 e ’80, verificarne il declino delle ispirazioni originarie.
Cl, come ricorda il mio amico Luciano Lanna che li ha frequentati molto, giocò la sua scommessa sul superamento del clericalismo e su un movimentismo capace di aprire alle “contaminazioni” con i Verdi di Alex Langer, con i missini nelle liste comuni di Tor Vergata, con i socialisti, i liberali e persino con esponenti del Pds all’epoca della “corrente del Golfo” contro la prima aggressione americana all’Iraq.
Ora è una rete imprenditoriale di oltre trentamila aziende che fatturano 70 miliardi e sostengono un ufficio di collocamento politico un po’ da operetta e un po’ da galera: i listini stile Nicole Minetti e gli assessorati stile Ponzoni.
La parte migliore dei ciellini, i ragazzi degli anni ’80, “se ne vanno — ha raccontato Sette — denunciando un clima settario che regna in un movimento sempre più dedito al potere e agli affari”.
Una analoga parabola si può leggere nel racconto dei “Ripuliti” .
Qui il vasto e plurale mondo della destra politica italiana, il mezzo secolo di storia del Msi e la sua avventura non solo elettorale, vengono compressi nel racconto berlusconiano degli “sdoganati”. Marcello de Angelis, Roberta Angelilli e Fabio Rampelli, intervistati dagli autori, raccontano i loro percorsi biografici come una sorta di lunga preparazione all’avvento del redentore che avrebbe rotto il tabù dell’impresentabilità missina.
Mi ha fatto arrabbiare, quella lettura, perchè tradisce la storia e la stessa fisionomia della destra che ben prima della discesa in campo di Silvio, nel ’93, aveva conquistato amministrazioni importanti — penso a Benevento, a Viterbo, alla provincia di Roma — proprio in virtù della “pulizia” dei suoi candidati e al nuovo meccanismo dell’elezione diretta dei sindaci.
Era una destra assai più plurale e pragmatica di quella a cui ci ha abituato il Cavaliere. Sicuramente più laica e interclassista.
Batteva la Dc e “rubava” voti a sinistra parlando di lavoro, diritti, integrazione, ambiente.
Con l’anticomunismo si apprestava a chiudere i conti (gente come Pasquale Viespoli, eletto sindaco a Benevento, l’aveva archiviato già da un decennio ) ed era del tutto estranea alle dinamiche estremistiche dei micro-gruppi descritti da Russo Spena e Nalbone.
Vent’anni dopo lo schema è rovesciato.
La destra toccata dal berlusconismo ha enfatizzato il peggio del suo percorso storico — l’attitudine muscolare, la xenofobia, il machismo, le tentazioni extraparlamentari, il reducismo — e cancellato il meglio, a cominciare dallo spirito anticonformista e dal senso della legalità che ne sono stati i fondamenti addirittura “antropologici”.
Le parabole parallele di Cl e della destra postmissina sono la cartina al tornasole del portato storico del berlusconismo, che ha agito sulle filiere politiche italiane più vivaci degli anni ’90 in modo più profondo, e forse definitivo, di quel che appare.
Dal mio punto di vista, se mai dovessi scrivere un saggio su tutto ciò, lo titolerei al contrario di Nalbone e Russo Spena: “Gli sporcati” mi sembrerebbe più opportuno.
Flavia Perina
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
USO IMPROPRIO DEL MEZZO D’ORDINANZA CON TANTO DI AUTISTA E LAMPEGGIANTE DA PARTE DI UN ASSESSORE “TECNICO” DELLA GIUNTA LOMBARDO
La Regione Sicilia gli ha messo a disposizione una potente auto blu con autista e lampeggiante.
Lui, però, a volte rinuncia ad usarla, preferendo spedirla in giro per accompagnare la fidanzata nel centro di Palermo: un modo elegante per evitarle noiose file nel traffico e fastidiose perdite di tempo in cerca di un parcheggio.
L’atto di galanteria tutto a spese dei contribuenti è di Gaetano Armao, assessore al Bilancio che da quattro anni è un fedelissimo di Raffaele Lombardo nei vari ribaltoni del governo regionale siciliano.
La distinta signora bionda — scoperta da l’Espresso mentre veniva accompagnata in giro dall’autista pagato dalla Regione — è invece Giuseppa Lara Bartolozzi, compagna di Armao e magistrato della sezione fallimentare del Tribunale di Palermo.
La dottoressa Bartolozzi, quindi, in quanto magistrato dovrebbe ben sapere che l’utilizzo di quel mezzo non dovrebbe esserle consentito.
E dovrebbe saperlo bene anche Armao, che in quanto esperto avvocato amministrativista è stato chiamato ad amministrare i conti dell’isola, non certo floridi.
Ed è proprio per sanare questi conti che negli ultimi tempi il governatore Lombardo, incalzato dai giornali, ha deciso di dichiarare guerra agli sprechi: niente più Audi A6 per gli assessori, ma soltanto Audi A4, berline più piccole, che ai contribuenti costano ‘al massimo’ 35 mila euro.
Armao però finora non ha voluto rinunciare ai suoi atti di galanteria.
Anzi, in certi casi avrebbe addirittura utilizzato l’auto blu con autista per accompagnare a casa la tata della figlia.
Già consulente e consigliere di Gianfranco Miccichè, ex console onorario del piccolo stato del Belize (incarico che gli garantisce ancora oggi un parcheggio riservato sotto casa), custode giudiziario dei beni di Stefano Ricucci, Armao ci tiene a sottolineare spesso la sua lontananza dalla politica.
“Io sono un tecnico” ripete sempre nelle sue uscite pubbliche come custode del bilancio regionale.
Un tecnico che piace a tanti, a tutti.
Piace talmente tanto da essere considerato il possibile candidato a sindaco di Palermo praticamente di tutte le possibili alleanze elettorali: un giorno lo candiderebbero il Pd e l’Mpa, un altro il Terzo polo, un altro ancora lo appoggerebbe volentieri il centrodestra e l’Udc.
Un tecnico trasversalissimo.
Che nonostante abbia assunto dal 2008 l’incarico di assessore regionale non ha rinunciato nel frattempo a difendere da avvocato i suoi clienti nelle cause contro la Regione Sicilia, ovvero contro lo stesso ente che gli paga l’unico stipendio (11mila euro al mese) che dichiara. Addirittura come legale di una società di energia è arrivato a fare causa all’assessorato ai Beni Culturali, che aveva negato la realizzazione di un parco eolico a Caltanissetta. Assessorato che Armao ha guidato ad interim nel 2009: in quel caso quindi l’avvocato galante che spedisce l’auto blu a fare da scorta alla compagna è riuscito nell’intento di farsi causa da solo.
Giuseppe Pipitone
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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