Aprile 10th, 2012 Riccardo Fucile
BELSITO ORA NON LO CONOSCE PIU’ NESSUNO: TUTTA COLPA DI UN MORTO CHE NON PUO’ DIFENDERSI E DELLA CIA…MARONI ECCITA L’ARENA INVOCANDO LO SCORRERE DEL SANGUE PUGLIESE E INVOCA REGOLE COME SE FOSSE ENTRATO IN LEGA IERI…BOSSI CADE DAL PERO E NON MOLLA IL POTERE, MARONI RIMANE L’ETERNO SECONDO
«Umiliati per essere stati considerati un partito di corrotti».
Roberto Maroni sale sul palco dell’Orgoglio leghista di Bergamo con Umberto Bossi.
Insieme a loro anche Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago, oltre al segretario provinciale di Bergamo, Cristian Invernizzi e il presidente della Provincia, Ettore Pirovano.
Inizia la sceneggiata dell’ipocrisia padagna: «dolore per Bossi che non merita questo» dice Maroni.
Non fa in tempo a pronunciare il nome di Renzo Bossi che la folla copre la sua voce urlando «booh» e impedendo all’ex ministro dell’Interno di proseguire il discorso.
Poi Maroni riprende a suonare il trombone della retorica: «Dobbiamo fare pulizia perchè è intollerabile che vengano meno i nostri ideali. Chi sbaglia paga, senza guardare in faccia nessuno. Umberto Bossi, non un pirla qualsiasi, si è dimesso con un gesto da vero leghista».
Poi Maroni annuncia: «Il prossimo consiglio federale dela Lega, giovedì, procederà all’espulsione dal movimento dell’ex tesoriere Belsito».
«Da oggi si cambia, basta con i complotti, con le scomuniche, con le fatwe e con i cerchi» dice Roberto Maroni dal palco. «Oltre alle regole, oltre alla pulizia, dobbiamo pensare alla cosa più importante, che è l’unità del movimento».
«C’è la necessità che i congressi nazionali (ovvero regionali, ndr) si facciano subito e che il congresso del Veneto si faccia lo stesso giorno di quello della Lombardia».
«Mi spiace che Rosi Mauro non abbia accolto la richiesta del nostro presidente, ma se non si è dimessa ci penserà la Lega a dimetterla» (forse non ha capito che da quel ruolo nessuno può cacciarla n.d.r.)
Poi la caduta razzista: «Così finalmente – aggiunge Maroni – forse potremo avere un vero sindacato padano, guidato da un padano vero».
Poi prende la parola Umberto Bossi che si difende: «il cerchio magico non esiste». Amen.
Ma recita anche il mea culpa: «Mi dispiace anche per i miei figli, li ho rovinati io, dovevo fare come Berlusconi mandare i figli a studiare all’estero».
E la moglie? «Addirittura si è detto che mia moglie fa le messe nere: poveraccia, lei insegna, questa è pura persecuzione».
Tra qualche fischio racconta la scelta di Francesco Belsito come tesoriere. «Belsito è stato infilato dall’intelligence».
Anzi anche da Balocchi che, essendo mancato due anni fa, non può smentire.
Quando emerse che Belsito aveva fatto investimenti a Cipro, lui gli disse: «a Cipro ci investe la mafia». «Andai a dirgli sei matto», ha proseguito nel racconto il presidente federale della Lega Nord. «E poi lui iniziò a parlare al telefono».
«Avete capito che è una specie di complotto», ha detto alla platea, tra i fischi. Poi su Maroni: «Non è vero che sia un traditore, bisogna che si smetta di dividere la Lega: questo crea varchi per il nemico che è il centralismo romano”
Umberto Bossi ribadisce la tesi del complotto contro la Lega «unico partito d’opposizione», promette: «Chi ha preso i soldi della Lega li deve ridare».
E promette: «Mai più parenti nel partito».
Al termine degli interventi alla fiera di Bergamo il presidente del «Carroccio», ad una precisa domanda dei giornalisti: «Maroni è stato investito segretario?», replica secco: «Stasera no. La Lega non funziona così. Vedremo al congresso federale…».
Alla fine la fatwa colpirà solo Renzo e Rosy Mauro e tutto tornerà come prima, con gli intrallazzi di sempre.
Magari equamente ripartiti.
Con un leader come Maroni rischi di finire sotto un’auto anche attraversando sulle strisce.
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Aprile 10th, 2012 Riccardo Fucile
LA LEGGE MANCIA DI BERLUSCONI E GLI ASSEGNI DI BELSITO USATI PER COPRIRE I BUCHI IN BILANCIO… LA MOGLIE DI BOSSI OGNI GIORNO PASSA PER LE CLASSI E CONTROLLA I QUADERNI DEI BAMBINI…ERA MEGLIO CHE, INVECE DI ANDARE IN PENSIONE A 39 ANNI, AVESSE CONTINUATO A INSEGNARE
«Ricordare il passato. Pensare il presente. Progettare il futuro». 
La tripletta che scorre all’infinito sul sito della «Scuola Libera dei Popoli Padani», ha un sapore vagamente nostalgico, genere «Credere. Obbedire. Combattere».
Ma è solo un’impressione.
La scuola Bosina di Manuela Marrone, maestra elementare andata in baby pensione a 39 anni, seconda moglie del leader della Lega Umberto Bossi, innamorata dei bambini, è un’impresa di successo che in quattordici anni di storia ha moltiplicato i suoi iscritti e ogni mattina attira in via Stadio, a Varese, 320 ragazzi di ogni età , a partire dai piccini del nido fino ai ragazzi del liceo linguistico.
È il territorio, «la tua terra», il principio cardine della Maria Montessori della Lega, che vuole «difendere, tutelare e valorizzare la cultura identitaria» e che per questo, insieme al latino e all’inglese, agli alunni insegna il dialetto varesino, le danze popolari, i proverbi; e in tavola, all’ora della mensa, mette bruscitt e polenta, cioè carne macinata secondo la ricetta lombarda.
I finanziamenti
La scuola Bosina appare come un pozzo senza fondo. Dall’inchiesta sui soldi della Lega, emerge – tra intercettazioni e testimonianze davanti ai magistrati – che per far fronte alle spese della scuola, la società finanziaria di via Bellerio, la «Pontidafin», ha stanziato un mutuo di un milione e mezzo.
E che ogni anno viene elargito un contributo tra i 150 e i 200mila euro.
Riassume Nadia Dagrada, la segretaria di Bossi: «Ho appreso da Belsito che nel 2010-2011 gli era stato chiesto da Manuela Marrone di accantonare, per cassa, una cifra di sostegno per la scuola bosina pari a circa 900mila o un milione di euro».
Naturalmente tutti soldi del partito.
La legge mancia
Nonostante non ci fossero soldi per la scuola pubblica, un provvedimento della commissione bilancio del Senato, che è stato ribattezzato «legge mancia», ha elargito alla scuola bosina 800mila euro: 300mila per il 2009; 500mila per il 2010.
Secondo il decreto, servivano all’ampliamento e alla ristrutturazione della scuola che chiudeva il suo bilancio con una perdita di quasi mezzo milione.
Qui le classi delle elementari si formano con un massimo di venti iscritti, gli insegnanti sono 31 (per le elementari solo maestre) e il bilancio del 2010 chiuso con un totale attivo di 729 milioni.
Gli inizi
La scuola di Manuela nasce nel 1998, a Calcinate del Pesce, ed è intitolata a Giuseppe Talamoni, artista e intellettuale, noto per aver fondato il gruppo folkloristico bosino e inventato Pin Gerometta, la maschera varesina. «Bosina» è una parola strana: si usa per indicare tutto quello che ha a che fare con Varese, ma l’etimologia è dubbia: così i milanesi chiamavano i contadini della zona; o viene dalla Val Bassa; o ancora è il soprannome locale di Sant’Ambrogio.
Qui, comunque, tutto è «bosino».
Mentre Bossi marcia su Roma, Manuela marcia su Varese e nel 2004 si sposta in città , vicino allo stadio, e si ingrandisce.
Dopo le elementari e l’asilo, aprirà la scuola media e infine perfino una (bocciata dal Consiglio nazionale della pubblica istruzione) sezione di liceo linguistico, tutte tappe che appositi decreti ministeriali riconoscono come scuola paritaria.
I programmi
Manuela è e resta l’anima della scuola.
Ogni mattina guidando la sua Panda arriva nel suo ufficio prima delle otto e lì rimane, con la porta aperta, pronta a ricevere chiunque, fino alle quattro e mezza del pomeriggio. Passa anche nelle aule, controlla i quaderni, canta sul palco alla festa di Natale, spiega che qui si usa il «metodo globale» e resta fedele ai suoi principi: se la scuola italiana ha inserito più insegnanti per una sola classe, qui resiste la maestra unica, punto di riferimento insostituibile per il bambino.
Lo scambio con le famiglie fa parte del progetto educativo; lo sport è uno dei cardini dell’insegnamento; si seguono i programmi ministeriali ma in più c’è un’ora di dialetto e le uscite fisse, in visita ai luoghi che devono fortificare nell’alunno la conoscenza del territorio, dai boschi alle chiesette abbandonate, fino al Sacro Monte.
I costi
La quota fissa mensile – da moltiplicare per dieci mensilità – va dai 300 euro della sezione «primavera» ai 60 (o 120 per i non residenti) dell’asilo; dai 250 (che salgono a 290 con i rientri pomeridiani) delle elementari ai 280 delle medie, fino ai 300 (che possono salire a 380) del liceo.
A parte si pagano i servizi pre (apertura dalle 7.30) e post-scuola (possibilità di rimanere fino alle 18.30. A parte anche la mensa e il servizio di trasporto.ù
Il presidente
Leghista della prima ora, fondatore della scuola bosina insieme a Manuela, Bruno Specchiarelli difende la sua creatura che – dice – non fa politica, ma politica del territorio. Se il suo ex alunno Renzo si è dimesso «vuol dire che suo padre gli ha detto “vai e dimettiti”», ed è «un ennesimo gesto di responsabilità ».
Oggi alla ripresa dopo le vacanze, anche qui, nel fortino assediato di Manuela, si faranno i conti.
Ma sia chiaro, afferma il presidente, che «chi vuole fare fuori Bossi, anche se è un leghista, vuole il male della Lega e qui non passerà ».
Cinzia Sasso
(da “La Repubblica“)
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Aprile 10th, 2012 Riccardo Fucile
“QUALCUNO CERCA DI FARE EPURAZIONI, MA LA LEGA SENZA BOSSI NON DURERA'”… AVEVA LASCIATO IL POSTO A RENZO BOSSI E NE AVEVA CURATO LA CAMPAGNA ELETTORALE
Monica Rizzi, assessore alllo Sport, leghista già nel’occhio del ciclone per vicende che riguardano la Regione Lombardia, fedele al Cerchio magico e aiutante in campo per l’elezione di Renzo Bossi nel collegio di Brescia, è nel mirino degli epurator maroniani.
Su Repubblica, a pagina 2 dell’edizione nazionale odierna, dichiara che non intende lasciare: «Chiedono la mia testa? Pensino a Calderoli» (anche lui citato nelle intercettazioni di Belsito).
E aggiunge una nota politica: «La Lega guidata da Maroni, ma senza Umberto Bossi, avrebbe solo sei mesi di vita».
Sul Corriere della Sera (e siamo a pagina 6), se è possibile, riecco l’assessore leghista è ancora più determinata ed esplicita: «Chi vuole la mia espulsione sistemò la moglie in Regione».
A Fabio Rolfi, vicesindaco di Brescia, che ne chiede l’allontanamento della Lega, Monica Rizzi risponde così: «Proprio lui […] dovrebbe invece pensare alla vicenda di sua moglie Silvia Raineri che, dopo aver fallito la sua sistemazione attraverso un concorso pubblico indetto dalla provincia di Brescia, poi congelato dal presidente Molgora per presunte irregolarità , riceve prima un incarico di collaborazione al Gruppo Lega in Regione Lombardia e poi viene assunta tramite un concorso all’Asl di Milano, ottenendo immediatamente l’aspettativa per tornare a lavorare in Regione Lombardia».
A dimostrazione del fatto che nella Lega allo stato attuale pare che “il più pulito abbia la rogna” e che se parte il fuoco della contraerea non saranno pochi i maroniani a rimanere stesi sul terreno.
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Aprile 10th, 2012 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DELL’EX LEGHISTA ROSANNA SAPORI: “CI FU UN ACCORDO SEGRETO NEL 2000, IL CARROCCIO ERA PIENO DI DEBITI”
Rosanna Sapori per avere denunciato la corruzione all’interno della Lega Nord ha pagato un
prezzo molto salato.
53 anni, già consigliere comunale del Carroccio, membro del direttivo provinciale di Bergamo e celebre giornalista di Radio Padania vicinissima ai vertici del partito, dopo la denuncia è stata epurata.
Ha lasciato sia la politica sia il giornalismo, e oggi gestisce una tabaccheria a Bergamo.
La Sapori fu la prima a parlare di un presunto accordo segreto tra Bossi e Berlusconi che sarebbe l’origine di tutti i problemi del Senatùr.
“Nel ’95-’96 ci fu il ribaltone. In quella fase Bossi e altri, tra cui Borghezio – spiega in un’intervista al Corriere della Sera – accusavano Berlusconi di mafia. Berlusconi allora presenta delle querele miliardarie contro, Bossi viene condannato in ambito civile. Per cui arriviano al 2000 con tutte queste querele che devono essere pagate con maxi risarcimenti, con i giornalisti della Padania che non prendono lo stipendio da mesi”. Insomma, spiega la Sapori, “è la bancarotta, la sede di via Bellerio pignorata”.
E così succede che “Berlusconi dice: Ok, io per vincere ho bisogno di questo qua, non ci sono balle… perchè nei sondaggi la Lega Nord era determinante (…).
Siamo nel 2000. Le elezioni sono nel 2001, però Berlusconi i sondaggi li fa già dal 2000.
In quel momento la Lega è indebitata, rischia di chiudere tutto… Berlusconi dice: ok, gli do i soldi, ritiro le querele – che erano già grossi soldi -, le congelo, però tu mi cedi il simbolo, cioè tu non ti puoi più presentare, se non sono io a dirti di sì, con questo simbolo. Lui non compra gli uomini, ma la titolarità del simbolo”.
In sostanza, conclude la Sapori, in base a quest’intesa “tu puoi fare un accordo politico che dice che noi ci presernteremo insieme, ma siccome io non mi fido di te, tu mi cedi la titolarità del simbolo, che era di Bossi, della moglie, di Leoni”.
La cessione, aggiunge, “è stata fatta da un notaio: me ne parlò anche l’amico Daniele Vimercati. Mi disse: Rosanna, si sono venduti”.
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Aprile 10th, 2012 Riccardo Fucile
RIFLESSIONI A MARGINE DI LAUREE E DIPLOMI TAROCCATI… IL CEPU PARTE CIVILE CONTRO LA LEGA PER CONCORRENZA SLEALE
Quindi, se i calcoli sono giusti, 359 mila euro per lauree e diplomi di Renzo Bossi, di Rosi Mauro e del suo fidanzato Piermosca.
Ce n’è abbastanza perchè il Cepu si costituisca parte civile contro la Lega per concorrenza sleale
Ma ce n’è anche perchè la storia di “The Family”, e quella dei leader celoduristi in lotta contro Roma ladrona (e soprattutto contro la grammatica) diventino un piccolo apologo esemplare.
In mezzo a tanti dettagli grotteschi, infatti, emergono particolari surreali: Manuela Marrone, demiurga della scuola leghista Bosina, che dorme circondata di libri.
Per preparare le sue lezioni? No, per impratichirsi di magia e di cartomanzia.
E che dire del leader padano commosso mentre gli raccontano i mirabolanti (e falsi) successi educativi del Trota nelle università del Nord Europa?
E cosa pensare del tenero Renzo, quello che secondo il padre aveva dato tre volte la maturità per colpa dei presidenti di commissione “terroni”, costretto a vergognarsi perchè non sa cosa rispondere alla domanda che nessun adolescente italiano potrebbe temere: “Dove ti sei diplomato?”.
Nel tempo dell’Italia supercafona, dei tesoretti e delle tangenti, gli analfabeti di (in) successo e i loro tentativi grotteschi di taroccare “il pezzo di carta” a pagamento, fanno pena.
Ma ci regalano anche una piccola soddisfazione: la Porsche e la Smart si possono comprare.
Il diploma e la cultura no.
Luca Telese blog
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Aprile 10th, 2012 Riccardo Fucile
SUI SOCIAL NETWORK E’ UNA GARA ALLA BATTUTA MIGLIORE…IL SARCASMO SI MESCOLA ALLA VOGLIA DI VOLTARE PAGINA DA PARTE DEI MILITANTI DELLA LEGA
“Si sarà consultato con il suo tutor”, “Dicono che abbia passato notti insonni a provare il discorso”,
“Dai l’esempio? Allora non dovevi neanche candidarti”.
L’annuncio delle dimissioni di Renzo Bossi da consigliere regionale della Regione Lombardia, ha scatenato in rete l’ironia e la soddisfazione di tanti cittadini, militanti della Lega e non.
Che accolgono le parole del Trota con commenti dettati da sarcasmo, cinismo, giubilo. “Si dimette, avrà finito di pagare la macchina”, “Adesso potrà dare una mano a imbiancare i muri di casa”.
E su Twitter e Facebook scatta la gara alla battuta migliore.
Il maggior numero di interventi sulle pagine degli esponenti della Lega Nord.
Come quella di Matteo Salvini, che commenta con un laconico “Pare che Renzo Bossi si dimetta, un vero peccato…”.
Un post che dà spazio alla voce di tanti militanti. “Spero si dimetta anche la Rosy Mauro. Quando penso che abbiamo pagato lo stipendio – e che stipendio – a due analfabeti, mi viene una rabbia. Se non se non vanno non voterò mai più Lega”. Ancora: “Va be’ pazienza, il Trota sarà tornato nel fiume”, “Non mi aspettavo questa sorpresa dall’uovo di Pasqua”.
Sullo sfondo il rilancio del Movimento. E proprio Matteo Salvini, con Bobo Maroni, sono indacati da tanti come i protagonisti della “riscossa del Carroccio”. “Dovete prendere in mano il partito e fare piazza pulita. Mettere alla porta anfibi, fattucchiere e cerchi magici. Torniamo a parlare di federalismo fiscale”.
E torna la “durezza leghista”: “Stimo Umberto Bossi, ha creato il nostro movimento. Ma adesso devono restarsene a casa, siamo diventati uguali agli altri partiti”.
Ma è l’ironia a farla da padrona.
Ancora su Bossi jr. “Pare che abbia detto: Me ne vado perchè mi sento un pesce fuor d’acqua…”.
E sul profilo Facebook di Roberto Maroni, gli interventi dei militanti sono decine. Barbari sognanti contro il Cerchio Magico, una lotta per la leadership che trova in rete uno sconfinato campo di battaglia.
“Non siamo tristi per queste dimissioni, anzi ce ne rallegriamo. E’ l’unico modo per far capire agli italiani che non ammettiamo ruberie nel nostro partito”.
Il prossimo obiettivo dei militanti vicini all’ex ministro degli Interni è il vicepresidente del Senato, Rosy Mauro: “La ‘nera’ non lascerà mai. Dobbiamo essere noi a cacciarla”. E in rete già circolano numerose petizioni per richiederne le dimissioni (l’appello di Articolo 21).
Poi Twitter. 140 caratteri di cinismo puro.
“Trota ci mancherai, eri puro cabaret”, “Non ti preoccupare, se non ce la fai con le spese facciamo tutti una colletta”, “Ma come si dimette, se non ha mai lavorato”.
E ancora: “Adesso si darà alla pesca sportiva”, “C’è un comunicato stampa del Cepu che lo difende: dicono che non sa contare”, “Non oso immaginare da chi sarà sostituito in Regione”.
E, infine, c’è anche chi legge le dimissioni del figlio del Senatur, come un gesto da apprezzare. “Certo, non è una cima. Ma molti squali della politica dovrebbero prendere esempio da lui”.
Nessuno si sente però responsabile per aver chiuso occhi e orecchie per tanti anni di fronte a chiari segnali che qualcosa non andava.
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Aprile 10th, 2012 Riccardo Fucile
CONTINUA LA FAVOLA RACCONTATA DAI PALLISTI DEL CARROCCIO: PERSINO IN AFRICA NON SI SONO FIDATI DELLA LEGA… E DI 1,2 MILIONI INVESTITI A CIPRO SONO TORNATI SOLO 850.000 EURO
Sentivano puzza di soldi sporchi e quindi hanno preferito non accettare il denaro offerto dalla Lega.
Sarebbe stato solo un tentativo di investimento quello dei 4,5 milioni di euro che l’ex tesoriere indagato della Lega Francesco Belsito ha cercato di depositare su una banca tanzaniana.
Secondo i primi accertamenti degli inquirenti milanesi l’istituto di credito probabilmente per una questione di trasparenza bancaria ha «congelato» i fondi per oltre un mese e poi li ha restituiti al mittente, cioè li ha rimandati sul conto del Carroccio presso la banca Aletti, senza quindi che sia stato effettuato l’investimento. Dalla prima lettura delle carte e dall’interrogatorio tra cui l’acquisizione di alcuni documenti bancari e l’interrogatorio di Paolo Scala, l’uomo d’affari indagato assieme a Belsito e al consulente d’impresa Stefano Bonet, i pm hanno effettuato una prima ricostruzione del giro che avrebbero fatto i soldi investiti all’estero.
Da quanto si è potuto capire 1,2 milioni di euro sono stati investiti presso un fondo cipriota da cui poi, quando la vicenda è uscita tra molte polemiche sulla stampa, sono stati riportati in Italia circa 850 mila euro.
Diversa sarebbe stata la strada presa dagli altri 4,5 milioni di euro prelevati dalle casse della Lega: il tentativo sarebbe stato quello di effettuare un investimento in una banca in Tanzania dove sarebbero rimasti però congelati e poi respinti dallo stesso istituto di credito o per le preoccupazioni in quanto la vicenda era già uscita sui giornali, o per i sospetti su una operazione non trasparente.
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Aprile 10th, 2012 Riccardo Fucile
QUALCUNO STA SUGGERENDO A MARONI DI APPROFITTARE DEL MOMENTO PER FAR FUORI LA VECCHIA GUARDIA E FARSI ACCLAMARE LEADER DELLA LEGA … TRA QUALCHE MESE SI CAPIRA’ CHI HA PREPARATO LO SPARTITO AL SASSOFONISTA, DETTO “L’ETERNO SECONDO”…LA ISABELLA INTANTO PROVA LA CORONA DA PRINCIPESSA REGNANTE
«Ma quale orgoglio leghista. Quello di stasera deve essere un congresso. Il vero congresso
federale».
Faticoso parlare al telefono con un leghista, di questi giorni: quasi tutti, travolti dall’indignazione, hanno la tendenza a urlare nella cornetta.
E così, l’appuntamento di questa sera a Bergamo, che vedrà l’arrivo di militanti da tutta la «Padania» potrebbe diventare epocale.
In realtà , la manifestazione ha già cambiato fisionomia per tre volte.
Nata prima delle dimissioni di Bossi come una sorta di autoconvocazione per protestare contro gli scandali che hanno infangato il partito, dopo il passo indietro del «Capo» si è trasformata in un appuntamento dell’«orgoglio padano», la voglia di prendere le distanze da «coloro che rappresentano una Lega che ha fatto il suo tempo».
Ma il vero volto che assumerà la manifestazione di questa sera sarà l’apoteosi di Roberto Maroni.
L’idea, spiega un parlamentare, è quella di mostrare il movimento unito dietro «al Bobo.
“Ma quali triumvirati? Quale congresso a ottobre? Qui, senza un segnale forte, non arriveremo al mese prossimo».
Insomma, alla Fiera nuova di Bergamo dovrà uscire l’incoronazione di Maroni come nuovo segretario.
Il bello è che la manifestazione che vuole mettere sul trono di via Bellerio Roberto Maroni dovrebbe svolgersi sotto gli occhi di Umberto Bossi, la cui presenza alla manifestazione fino a ieri sera era data per certa.
Ma il movimento sembra aver scollinato: la cosa, ormai, sembra non preoccupare più, almeno i dirigenti più accesi: «Non devono esserci dubbi. Tutti devono capire che soltanto il Bobo in questo momento può strapparci dal burrone prima che ci sprofondiamo. E io spero che lo capisca anche Umberto Bossi».
Inoltre, la manifestazione dovrà servire anche per «affossare il tentativo che sta già avanzando. Quello di contentarsi delle dimissioni di Renzo Bossi e tirare in lungo il rinnovamento del partito, farci sobbollire senza una guida nitida nella speranza che le storiacce di questi giorni escano dalle prime pagine dei giornali».
Il fatto che la Padania oggi in edicola sposi l’iniziativa autoconvocata (titolo «La rabbia e l’orgoglio»), con un richiamo al fatto che anche Calderoli abbia invitato Rosi Mauro alle dimissioni, accresce i sospetti: il cda del giornale ricalca in buona sostanza il vecchio «cerchio magico».
E dunque, è possibile che stasera, oltre alle ovazioni per Roberto Maroni, si ascoltino anche i fischi e si leggano gli striscioni dedicati ad alcuni esponenti di partito che i militanti più infiammati hanno già battezzato il «neo cerchio magico».
Di cui farebbero parte, tra gli altri, Roberto Calderoli, Roberto Cota e il vicepresidente della Regione Lombardia Andrea Gibelli.
In un primo momento, addirittura, alcuni degli autoconvocati avevano pensato di dirigersi, dopo la manifestazione, su via Bellerio per una sorta di occupazione simbolica del quartier generale della Lega.
Ma l’idea è stata poi archiviata: «Si sarebbe fatto troppo tardi (le rivoluzioni borghesi hanno sempre un orario consigliato n.d.r.) – spiega un dirigente -. E comunque, se dovesse rendersi necessario, la manifestazione siamo sempre in tempo a farla il giorno dopo».
Tra i convinti che l’opera di pulizia sia solo all’inizio, il segretario della Lega bresciana, Fabio Rolfi: «È doveroso che la colpa di quanto è accaduto non ricada solo sulle spalle di un ragazzo di vent’anni. Un’opera di pulizia va fatta approfonditamente e rapidamente».
Chi tenta di gettare acqua sul fuoco rispetto a possibili intemperanze è il deputato mantovano Gianni Fava.
Certo non è sospettabile di vicinanza al «cerchio magico»: è stato tra i primi a contrastare pubblicamente alcune decisioni del movimento e a raccogliere le firme per la candidatura a capogruppo a Montecitorio di Giacomo Stucchi contro Marco Reguzzoni; ora ritiene che sia il caso di «raffreddare gli animi, non è certo il caso di esagerare. Abbiamo fatto grossi errori, non è il caso ora di abbandonarsi a gesti fuori misura».
Secondo il deputato mantovano, «la Lega dogmatica è finita a gennaio, ma prima in tanti avremmo avuto il dovere di dire quello che stava accadendo al movimento». Fava comprende la rabbia della base: «Molti di noi sono stati accusati di tradire il movimento, di mettere in discussione la leadership del segretario. Quando, invece, chi la stava erodendo giorno per giorno erano coloro che dicevano di tutelarla».
Ma, appunto, l’invito è al «sangue freddo».
Ma molti osservano che Maroni, l’eterno secondo, politico che non si è mai contraddistinto per coraggio, se questa volta ha pigiato sull’accelleratore è perchè ha le spalle coperte.
Tradotto: vuole riportare la Lega al tavolo della trattativa politica ritagliandosi un incarico di prestigio in un futuro governo e sta di fatto agendo per conto terzi.
Basta attendere qualche mese e si capirà chi è il suo ispiratore.
Per fare questo deve però cacciare un po’ di persone rimaste fedeli al capo e trattare con la componente veneta.
L’importante è darsi l’immagine di nuovo principe regnante e che la base creda che stia facendo sul serioe che non abbia responsabilità per aver fatto finta di non vedere nulla in venti anni di vicinanza al Capo.
La Isabella pare stia già scegliendo la corona da principessa: dall’ organizzazione di feste in discoteca passerà forse a gestire quelle di corte.
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Aprile 10th, 2012 Riccardo Fucile
NELLA BLACK-LIST ANCHE DIVERSI CONSIGLIERI REGIONALI LOMBARDI… BRICOLO SI SMARCA, REGUZZONI TACE
La ghigliottina scatterà a raffica a partire da lunedì prossimo, ma già nei prossimi giorni potrebbero rotolare le prime teste.
In cima alla lista ci sono Renzo Bossi detto Trota (non basta il suo addio al Pirellone) e la vicepresidente del Senato Rosi Mauro: la base sente l’odore del sangue e non si accontenterebbe di vederla lontana dallo scranno di Palazzo Madama.
I maroniani li vogliono fuori dal partito.
E hanno buttato giù una lunga lista nera. Ne fa parte pure Francesco Belsito, l’ormai ex tesoriere travolto dallo scandalo dei finanziamenti pubblici che sarebbero finiti ai familiari del Senatur.
In Lombardia è messa male l’assessore allo Sport Monica Rizzi, la «badante» del Trota, che però non ha la minima intenzione di mollare anche «per difendere l’operato di Renzo Bossi che si è sacrificato per la sua onestà » come ha fatto sapere ieri.
Ma il capogruppo Stefano Galli se ne libererebbe volentieri, così come il segretario provinciale di Brescia Fabio Rolfi.
Occhi puntati anche sul consigliere regionale Giangiacomo Longoni, vicino all’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, che giovedì pomeriggio era fuori da via Bellerio quando il Senatur aveva deciso di farsi da parte.
In quell’occasione erano stati distribuiti volantini contro «Maroni il Giuda» e tutti i presenti – bollati come membri del cerchio magico – sono a rischio.
C’erano anche altri parlamentari tra cui Marco Desiderati (che questa sera potrebbe venire a Bergamo per l’orgoglio leghista) oltre ai senatori Lorenzo Bodega e Giovanni Torri.
Il dato è che parecchi dirigenti che fino all’altro giorno guardavano con sospetto a Maroni stanno rivedendo le loro posizioni.
Lo testimoniano alcuni sms che si stanno scambiando i parlamentari. Ma sono significativi anche alcuni silenzi.
Per esempio quello del capogruppo al Senato Federico Bricolo, fino all’altro giorno molto vicino a Rosi Mauro: il suo nome non è nelle carte nell’inchiesta ed è descritto come deluso e arrabbiato.
Tace pure Reguzzoni, che come Bricolo non è toccato dai veleni emersi dalle carte della Procura.
Per Roberto Calderoli «visto che ci è cascato in testa uno tsunami, dobbiamo dimostrare di essere come i giapponesi che in pochi mesi hanno ricostruito e non come le baraccopoli che ancora adesso esistono nei nostri paesi terremotati».
Domani è previsto il primo vertice del triumvirato, anche se la serata bergamasca potrebbe cambiare gli equilibri aumentando il peso di Maroni.
Comunque vada, l’ex responsabile del Viminale è determinato ad andare fino in fondo nell’opera che ha definito di «pulizia, pulizia, pulizia».
Il senatore Armando Valli detto Mandello difende Umberto Bossi e sente puzza di complotto: «Ci sono altri personaggi che “sognano” una diversa leadership, ma certi sogni possono turbare loro stessi con tutte le beghe giudiziarie di cui sono protagonisti. Ora si attaccano al carro dell’ex ministro dell’Interno al quale chiedo: dove era fino a questo momento? Sapeva o non sapeva, quando era al Viminale, di quello che sta uscendo ora?».
Volano i coltelli.
Da lunedì la resa dei conti sarà ancora più cruenta.
Matteo Pandini
(da “Libero”)
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