Agosto 1st, 2012 Riccardo Fucile
A LONDRA UN ANNO DOPO L’ADDIO DI ANDREA: “SUO PADRE ERA INCREDIBILE”
L’ altro giorno a Casa Italia, Londra, nel cuore delle Olimpiadi, c’era anche un pezzo di
cuore nostro, tanto italiano che s’è perso nella sua storia, da Vincenzo Muccioli, romagnolo con le mani da contadino e i baffi neri che s’erano ingrigiti solo prima di morire, a Letizia Moratti, così diversa, così elegante e gentile quanto l’altro era rozzo e generoso.
Però, insieme hanno fatto questo piccolo miracolo italiano che è venuto ad aprire una sua associazione pure a Londra, dopo quelle di New York e Spalato.
Non c’è da stupirsi che San Patrignano sia un modello che va anche all’estero: ormai lo certificano le Università , i numeri, le cronache, e lo testimoniano tutti i suoi ragazzi rinati.
Quello che fa effetto è il suo volto nuovo.
Pochi giorni fa, c’è stata la sedicesima edizione del concorso di equitazione dedicato a Vincenzo Muccioli.
Alla prima, nel ’96 c’era Giacomo Muccioli presidente del concorso e responsabile della raccolta fondi della comunità .
Quattro anni fa, dopo una lite con Andrea, l’altro fratello, lasciò San Patrignano. E l’anno scorso se n’è andato Andrea.
E’ rimasto il nome, ma l’unica Muccioli che vive a San Patrignano è Maria Antonietta.
Oggi, tutta l’immagine di questa comunità è sulle spalle di Letizia Moratti. San Patrignano è lei.
Nella storia di questi 36 anni, da quando è stato fondato nel 1978, c’è qualcosa che le si ferma davanti agli occhi: una immagine, una persona?
«E’ difficile dirlo. San Patrignano ha una vita talmente intensa, che non è così semplice da catalogare. E noi abbiamo vissuto questi anni conoscendo ragazzi con percorsi difficilissimi, usciti dal carcere, con famiglie distrutte e esistenze rovinate e mi passano davanti mille volti, mille momenti. Non posso sceglierne uno. San Patrignano ha una intensità di vita che è difficilmente paragonabile alla vita quotidiana. Le esperienze che si fanno lì sono uniche, quante volte abbiamo incontrato ragazzi che potevano morire dopo poche ore e che ci hanno lasciato quando gli abbiamo trovato un lavoro e hanno riavuto la vita?».
E Vincenzo, invece? Cosa ricorda?
«Una persona di una umanità incredibile. Era sempre pronto ad ascoltare gli altri, non gli ho mai sentito dare giudizi. Nutriva un amore profondo per il prossimo e vedeva solo il lato buono di ognuno».
Un po’ di lui è arrivato anche fino a Londra…
«L’apertura della nostra associazione di Londra nasce da un percorso che San Patrignano ha fatto negli anni, da quando è stata fondata, rendendosi disponibile ad aiutare ragazzi di 40 Paesi e le loro famiglie».
Quaranta paesi?
«Certo, da noi ci sono ragazzi provenienti da 40 Paesi. Ad esempio, l’associazione che abbiamo aperto a Spalato è nata proprio perchè il numero di ragazzi croati era significativo».E Londra, invece?
«In questo caso, soprattutto perchè il rapporto con il nostro referente inglese, Danny Mc Cubbin, è sempre stato molto forte ed è andato consolidandosi negli anni. Qui in Inghilterra c’è un approccio diverso per il recupero dei ragazzi. Da loro i soggiorni sono brevi, durano una, due settimane al massimo. Noi invece, oltre al recupero del ragazzo, offriamo attività di sostegno alle famiglie e curiamo il reinserimento totale nella società , dal titolo di studio all’insegnamento di un lavoro. E’ un programma che richiede anni. Lo integreremo nell’esperienza inglese. Siamo partiti con il piede giusto, comunque. Una ragazza uscita da San Patrignano ha già trovato lavoro qui, in una catena di ristoranti».
Allora, 3 esperienze internazionali e quante in Italia?
«30. Dal Piemonte alla Sicilia, dappertutto»
Quanti ospiti?
«Oggi sono 1320 ragazzi. E il tasso di successo del nostro metodo, certificato da tre Università – Bologna, Pavia e Urbino – è al 72 per cento, attraverso la prova capello. Offriamo un percorso lungo e degenza gratuita. Mai chiesto nulla alle famiglie e allo Stato solo per progetti speciali. Luoghi come San Patrignano sono un valore da preservare. Il risparmio dello Stato italiano per i ragazzi che hanno scontato pene alternative al carcere è stato in questi anni di 300 milioni di euro».
Quanti soldi ci hanno messo i Moratti?
«No, questa non è una cosa di cui parlare».
Ma come descriverebbe il suo legame con San Patrignano?
«Un rapporto di appartenenza. E’ come la mia famiglia allargata».
Un anno fa c’è stato il divorzio con Andrea Muccioli…
«Io di questo non voglio parlare».
Quale significato ha il suo impegno di oggi che sembra ancora più forte a San Patrignano?
«Mio marito e io abbiamo sempre accompagnato con maggiore impegno i momenti di transizione come quando arrestarono Vincenzo, 36 giorni in carcere, e noi eravamo lì, fissi, e poi quando ci fu il primo processo, per tre mesi, e noi sempre fissi, e il secondo processo, e noi di nuovo. E al momento della sua morte. Non è diverso da quello che abbiamo fatto nella nostra vita. Noi ci siamo sempre stati, qui, a San Patrignano».
Pierangelo Sapegno
(da “La Stampa“)
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Agosto 1st, 2012 Riccardo Fucile
UNA INDAGINE DELLA DDA DI REGGIO CALABRIA PORTA IN CARCERE L’EX CONSIGLIERE COMUNALE SURACI, UOMO DEL GOVERNATORE SCOPELLITI E LEGATO ALL’AVV. MAFRICI, COINVOLTO NELLO SCANDALO LEGA-BELSITO
L’amica del politico in odor di mafia: “I voti, i voti, i voti, dammi i voti. Lo capisci che questo è voto di scambio”.
Il magistrato: “La ‘ndrangheta è un pericolo per la democrazia”.
Reggio trema.
L’ex consigliere comunale Dominique Suraci era il referente politico della cosca De Stefano-Tegano di Archi.
Un altro fedelissimo del governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, è finito in manette nell’ambito della inchieste “Sistema” e “Assenzio”, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia.
Concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione elettorale, associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta e truffa allo scopo di ricevere erogazioni pubbliche.
C’è tutto nell’indagine condotta dalla Dia, dai carabinieri e dalla guardia di finanza.
Dominique Suraci era il dominus di un sistema criminale nel settore della grande distribuzione alimentare.
Un sistema che, l’ex consigliere di centrodestra ha sfruttato anche in chiave elettorale.
Alle elezioni del 2007, infatti, il politico imprenditore è stato eletto con 1205 voti che gli hanno consentito a Palazzo San Giorgio di ricoprire il ruolo di presidente della seconda Commissione consiliare “Programmazione e servizi generali”.
Voti rastrellati grazie all’ex direttore operativo della Multiservizi (la società mista sciolta per mafia), Pino Rechichi, e all’indagata Costanza Ada Riggio, titolare del centro studi “Corrado Alvaro”.
Il gip ha concesso gli arresti domiciliari a quest’ultima che, secondo gli inquirenti, ha convogliato su Suraci i “consensi” dei partecipanti ai corsi di formazione, attraverso la minaccia che «altrimenti sarebbero stati bocciati».
Lo scambio di voto è stato accertato attraverso le intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite dalla Direzione investigativa antimafia.
Raccapriccianti, e allo stesso tempo significativa di come viene “pilotato” il consenso in riva allo Stretto, sono le conversazioni registrate dagli inquirenti. “Voti blindati”.
Così Costanza Ada Riggio ha definito il suo sostegno al consigliere Suraci, perfettamente consapevole che, per essere favoriti, i ragazzi dei corsi di formazione venivano sottoposti a un ricatto: “Perchè sanno che se io li verifico… a giugno a luglio loro devono fare esami, a giugno, quindi hai capito, l’elezioni vengono prima degli esami (…) io sai che gli dico: questo è un voto di scambio, agli alunni, questo è un voto di scambio, se mi escono i voti, poi usciranno i voti, così faccio che ti pare che gli dici: mi voti? (richiesta ndr). Mi devi votare (perentorio ndr), mi devi dare un voto, dammi la via, dammi il nome e la via, mi deve dare il voto (perentorio ndr.)… è finito il tempo ti do questo bigliettino”.
Tra i grandi elettori di Suraci, c’era l’ex direttore operativo della Multiservizi, Pino Rechichi, già condannato a 16 anni di carcere perchè considerato un uomo della cosca Tegano.
A lui, Dominique Suraci avrebbe consegnato una serie di nominativi che dovevano rientrare tra le 131 assunzioni che la società mista ha effettuato pochi giorni prima delle elezioni comunali. I favori si ricevono, ma si fanno anche.
E se da una parte le cosche ti danno una mano, dall’altra fai di tutto per restituire la “cortesia”.
Voti, soldi, indebite percezioni di fondi pubblici, false fatture e crediti di imposta taroccati. Sullo sfondo la “Reggio bene”, habitat naturale della zona grigia asservita e allo stesso sfruttatrice di certi ambienti criminali.
La “Reggio bene” che ha entrature importanti anche a Milano.
Non è un caso, infatti, che l’ex consigliere arrestato era intimo amico del fantomatico avvocato Bruno Mafrici, indagato nell’inchiesta sui rapporti tra la ‘ndrangheta e la Lega Nord.
In quest’ottica Suraci è stato protagonista di un’azione volta a favorire gli interessi della ‘ndrangheta garantendo ad un ampio numero di operatori economici, legati alle cosche, la possibilità di partecipare alla fornitura dei supermercati a marchio Sma, di proprietà della Sgs Group, intestata alla compagna dell’ex consigliere comunale per quale sono stati disposti gli arresti domiciliari.
L’inchiesta della Dia, guidata dal colonnello Gianfranco Ardizzone, ha svelato i retroscena di una vicenda emblematica per comprendere l’universo Suraci: quella della Vally Calabria Srl, una società che ha gestito per qualche tempo numerosi supermercati fino alla bancarotta fraudolenta avvenuta un attimo dopo la cessione formale dell’azienda dai reali responsabili del fallimento alle “teste di legno”
«L’impresa di Suraci — ha sottolineato il procuratore Sferlazza — rappresenta l’espressione della ‘ndrangheta che è un pericolo per la democrazia». L’operazione, coordinata dal sostituto procuratore Stefano Musolino, ha portato al sequestro di beni per circa 130 milioni di euro.
Oltre che per le società coinvolte nelle indagini, sono stati applicati i sigilli a una grossa e lussuosa imbarcazione attraccata nel porto di Napoli.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 1st, 2012 Riccardo Fucile
PREMIO DEL 10%, SBARRAMENTO AL 5%… DEMOCRATICI ANCORA DIVISI, CERTO IL RINVIO A SETTEMBRE
Il Pdl ha fatto la prima mossa, depositando alla presidenza del Senato un ddl per la
riforma della legge elettorale.
Il vicecapogruppo Quagliariello si è premurato di spiegare che non si tratta di «un diktat ma una proposta per arrivare a un testo base condiviso».
Il testo comunque prevede quanto annunciato ormai da tempo: 2/3 dei parlamentari eletti con le preferenze e un terzo con liste bloccate nei collegi; il premio di maggioranza del 10% andrà al primo partito; sbarramento per entrare in Parlamento del 5%.
Oggi la palla passa al comitato ristretto dove il relatore del Pd Enzo Bianco, pur ribadendo che il doppio turno sarebbe il sistema migliore per garantire la governabilità , dovrebbe aprire al «premio di governabilità » al partito chiedendo che deputati e senatori vengano eletti in collegi uninominali.
Dovrebbe, appunto, perchè nel Pd la discussione è accesa.
Se confermata l’indiscrezione su quanto dirà Bianco, sarebbe un passo in avanti: significa che le posizioni cominciano ad avvicinarsi.
Parlare di un accordo è ancora presto. E le forze politiche non pensano sia urgente chiudere entro agosto.
Anche se il capo dello Stato Napolitano e il premier Monti insistono per un segnale di responsabilità e stabilità , guardando ai mercati, che a loro avviso passa pure per l’approvazione delle nuove regole elettorali.
Tuttavia tutti protagonisti della trattativa escludono che si faccia in tempo non solo ad approvare una legge in piena estate, ma di poter definire un testo base.
Lo stesso presidente del Senato Schifani ha detto che gli sembra difficile un primo passaggio parlamentare prima della pausa estiva: sono stati fatti «passi in avanti», ma senza fretta perchè occorre evitare «anomalie nei principi applicativi della riforma».
«Non è uno yogurt che scade dice Maurizio Gasparri -, stiamo parlando della principale legge che regola la vita politica. Ci sono ancora diverse questioni da discutere. Loro vogliono i collegi sul modello del Provincellum e a noi non vanno per niente bene».
«E no – ribatte il vicecapogruppo del Pd al Senato Zanda – non possono pretendere che noi accettiamo le preferenze e per quanto riguarda il premio di governabilità non può essere inferiore al 15%. Quando si arriverà in Aula per votare tutti i tasselli devono essere a posto, non si può dire: poi decide l’Aula sui punti controversi».
Ma Bersani, si chiede una parte del Pd, perchè dovrebbe accettare il premio di maggioranza al partito e non alla coalizione che vince?
Lascerebbe a Casini la possibilità di correre da solo, anzi con una lista più ampia dell’Udc e che comprenda imprenditori, cattolici e ministri dell’attuale governo.
Con il rischio che Bersani sia costretto a passare la mano di nuovo a Monti e alle larghe intese se nel prossimo Parlamento non si formerà una maggioranza certa e solida.
Con la conseguenza che Berlusconi possa avere ampi margini di manovra.
L’attuale sistema lo garantirebbe di più.
Così la discussione interna al Pd sta diventando molto nervosa. I filo-montiani del Pd, da Veltroni a Gentiloni, Letta e Boccia, sono a favore del premio di maggioranza al partito, mentre l’ala sinistra è nettamente contraria.
Tra pochi giorni la discussione verrà chiusa.
Se ne parlerà a settembre, anche se Letta propone di tenere aperto il Senato anche ad agosto «perchè se perdiamo l’abbrivio e ci si ferma per 3-4 settimane dopo non si riprende più».
Tra l’altro c’è un deputato del Pd, Roberto Giachetti, che da settimane sta facendo lo sciopero della fame contro la melina dei partiti.
La sua salute è peggiorata, così un gruppo di colleghi ha deciso di fare la staffetta del digiuno. «È ora che anche altri parlamentari si facciano carico di proseguire la sua iniziativa per portare al più presto la riforma della legge elettorale nelle aule.
Con altri deputati e senatori ad agosto organizzeremo un digiuno a staffetta che raccolga il testimone del collega del Pd», ha preso l’iniziativa il capogruppo di Fli Benedetto Della Vedova.
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa“)
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