BRACCIO DI FERRO SULLE RIFORME: I TRE PUNTI CHIAVE DELLA PROPOSTA PDL SULLA LEGGE ELETTORALE
PREMIO DEL 10%, SBARRAMENTO AL 5%… DEMOCRATICI ANCORA DIVISI, CERTO IL RINVIO A SETTEMBRE
Il Pdl ha fatto la prima mossa, depositando alla presidenza del Senato un ddl per la riforma della legge elettorale.
Il vicecapogruppo Quagliariello si è premurato di spiegare che non si tratta di «un diktat ma una proposta per arrivare a un testo base condiviso».
Il testo comunque prevede quanto annunciato ormai da tempo: 2/3 dei parlamentari eletti con le preferenze e un terzo con liste bloccate nei collegi; il premio di maggioranza del 10% andrà al primo partito; sbarramento per entrare in Parlamento del 5%.
Oggi la palla passa al comitato ristretto dove il relatore del Pd Enzo Bianco, pur ribadendo che il doppio turno sarebbe il sistema migliore per garantire la governabilità , dovrebbe aprire al «premio di governabilità » al partito chiedendo che deputati e senatori vengano eletti in collegi uninominali.
Dovrebbe, appunto, perchè nel Pd la discussione è accesa.
Se confermata l’indiscrezione su quanto dirà Bianco, sarebbe un passo in avanti: significa che le posizioni cominciano ad avvicinarsi.
Parlare di un accordo è ancora presto. E le forze politiche non pensano sia urgente chiudere entro agosto.
Anche se il capo dello Stato Napolitano e il premier Monti insistono per un segnale di responsabilità e stabilità , guardando ai mercati, che a loro avviso passa pure per l’approvazione delle nuove regole elettorali.
Tuttavia tutti protagonisti della trattativa escludono che si faccia in tempo non solo ad approvare una legge in piena estate, ma di poter definire un testo base.
Lo stesso presidente del Senato Schifani ha detto che gli sembra difficile un primo passaggio parlamentare prima della pausa estiva: sono stati fatti «passi in avanti», ma senza fretta perchè occorre evitare «anomalie nei principi applicativi della riforma».
«Non è uno yogurt che scade dice Maurizio Gasparri -, stiamo parlando della principale legge che regola la vita politica. Ci sono ancora diverse questioni da discutere. Loro vogliono i collegi sul modello del Provincellum e a noi non vanno per niente bene».
«E no – ribatte il vicecapogruppo del Pd al Senato Zanda – non possono pretendere che noi accettiamo le preferenze e per quanto riguarda il premio di governabilità non può essere inferiore al 15%. Quando si arriverà in Aula per votare tutti i tasselli devono essere a posto, non si può dire: poi decide l’Aula sui punti controversi».
Ma Bersani, si chiede una parte del Pd, perchè dovrebbe accettare il premio di maggioranza al partito e non alla coalizione che vince?
Lascerebbe a Casini la possibilità di correre da solo, anzi con una lista più ampia dell’Udc e che comprenda imprenditori, cattolici e ministri dell’attuale governo.
Con il rischio che Bersani sia costretto a passare la mano di nuovo a Monti e alle larghe intese se nel prossimo Parlamento non si formerà una maggioranza certa e solida.
Con la conseguenza che Berlusconi possa avere ampi margini di manovra.
L’attuale sistema lo garantirebbe di più.
Così la discussione interna al Pd sta diventando molto nervosa. I filo-montiani del Pd, da Veltroni a Gentiloni, Letta e Boccia, sono a favore del premio di maggioranza al partito, mentre l’ala sinistra è nettamente contraria.
Tra pochi giorni la discussione verrà chiusa.
Se ne parlerà a settembre, anche se Letta propone di tenere aperto il Senato anche ad agosto «perchè se perdiamo l’abbrivio e ci si ferma per 3-4 settimane dopo non si riprende più».
Tra l’altro c’è un deputato del Pd, Roberto Giachetti, che da settimane sta facendo lo sciopero della fame contro la melina dei partiti.
La sua salute è peggiorata, così un gruppo di colleghi ha deciso di fare la staffetta del digiuno. «È ora che anche altri parlamentari si facciano carico di proseguire la sua iniziativa per portare al più presto la riforma della legge elettorale nelle aule.
Con altri deputati e senatori ad agosto organizzeremo un digiuno a staffetta che raccolga il testimone del collega del Pd», ha preso l’iniziativa il capogruppo di Fli Benedetto Della Vedova.
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa“)
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