Febbraio 6th, 2013 Riccardo Fucile
IL PROFESSORE: “FACCIANO LE LORO SCELTE”…VENDOLA DEVE COPRIRSI A SINISTRA DA INGROIA E CERCA DI FARE L’ ANTIMONTIANO… BERLUSCONI NON SI VERGOGNA DELL’ALLEANZA COI RAZZISTI
Il risiko delle alleanze possibili post voto fa traballare l’alleanza tra Bersani e Vendola.
Il dibattito si snoda attraverso una nuova serie di messaggi a distanza tra i protagonisti, non senza “letture autentiche” di quelle frasi di ieri che hanno fatto i titoli dei quotidiani di oggi.
«È stata data un po’ più di enfasi, forse per il timing, a parole che ripeto sempre», puntualizza Bersani.
«Immagino che se Bersani è interessato, come ha dichiarato, a una collaborazione con le forze che rappresento dovrà fare delle scelte all’interno del suo polo», conferma Monti.
La replica è dura: «Il mio polo è il mio polo e che nessuno lo tocchi. A partire da lì sono pronto a discutere».
Vendola intanto si mette di traverso e, in video-forum con i lettori de LaStampa.it, avverte il Pd: «Spero che Bersani non si voglia assumere la responsabilità di rompere l’alleanza del centrosinistra».
LA PUNTUALIZZAZIONE DEL PD
«Dico sempre che mi ritengo alternativo a Berlusconi e alla Lega. Sono disponibilissimo a discutere con Monti: per fare le riforme o il governo, lo vedremo», ribadisce il segretario Pd che fotografa così lo stato dei rapporti con il Professore: «Le scintille le mantengo tutte. Alcune posizioni e la frase sul 1921 me le ricordo tutte, e non mi sono piaciute. Mi è sembrata un po’ una frase da Berlusconi con il loden…». Detto questo, ribadisce, «sono pronto a discutere con chi si ritiene alternativo a Berlusconi e alla Lega: ho sempre detto che mi comporterò come se avessi il 49%, anche se avrò il 51%».
Bersani si mostra cauto anche sul recupero di Berlusconi, certificato dai sondaggi: «Ma quando sento parlare di sorpasso, io rispondo “col binocolo”».
LO SCOGLIO SEL
Ma sull’alleanza con Monti, Bersani parla anche a nome di Vendola?
«Basta leggere la carta d’intenti, che si è data una credibilità in termini di rigore e di serietà . Dopo di che – puntualizza il segretario democratico – c’è scritto che a contrasto delle regressioni populiste di una destra europea e nazionale, noi abbiamo un atteggiamento di apertura nei confronti di forze europeiste e costituzionali».
«È chiaro, però – precisa – che le convergenze non si fanno a tutti i costi, deve essere messo alla prova dei programmi».
Poi Bersani mette in chiaro: «Solo noi siamo in condizione di battere la destra, Monti non lo è. E siccome vince chi arriva primo, noi facciamo un appello agli italiani per governare il Paese».
Nichi Vendola intanto, in hangout a LaStampa.it, frena l’asse con Monti: «Non è possibile immaginare che i programmi siano solo carta per grulli elettori. Abbiamo il dovere di rispettare i nostri elettori».
Sul tema dei diritti e sulla visione economica, «ci sono distanze siderali con Monti, che è un classico conservatore europeo. Se c’è una distanza così forte come si può’ pensare di governare insieme?».
ANCHE IL PROFESSORE FRENA
Monti non sembra cambiare di molto il tiro: se il segretario Pd vuole collaborare dopo il voto, «dovrà fare delle scelte interne al suo polo», avverte il leader di Scelta Civica. «Non c’è stato nessun accordo fra Bersani e me, fra nessuno e Scelta Civica: il tema delle alleanze – ribadisce il Professore – è prematuro, verrà dopo il voto».
Bersani assicura che «sono con Vendola, ho l’alleanza con Vendola e Tabacci» e, per parte sua, il leader Sel non molla: «Bersani ha fatto riferimento al tema pregiudiziale dei programmi e, nei fatti, quelli di Monti e del centrosinistra sono inconciliabili».
A stretto giro arriva la replica di Bersani: «Il mio polo è il mio polo e che nessuno lo tocchi. A partire da lì sono pronto a discutere».
(da “La Stampa”)
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Febbraio 6th, 2013 Riccardo Fucile
E C’E’ CHI LO ACCUSA: “MANIPOLA IL CONSENSO”
Potrebbe essere La7 la televisione scelta da Beppe Grillo per la sua “apparizione” in
diretta. L’ha annunciata, per la seconda volta, lunedì, a testimonianza di un cambio di passo che ha messo tra parentesi la consuete invettive anti talk show.
Dopo la Rete e le piazze, che non smette di girare, arrivano un libro (quello scritto con Dario Fo e Gianroberto Casaleggio), un evento a teatro che servirà a presentarlo (con tutti e tre sul palco), e probabilmente un’apparizione televisiva.
Ma da chi? A giudicare da quello che dicono alcuni degli attivisti vicini allo staff, il conduttore scelto dal comico potrebbe essere Enrico Mentana.
«Non ci sono alternative — racconta un candidato del Movimento — la Rai neanche a parlarne, Santoro è considerato “un falso amico”, Sky, che è l’unica tv di cui Grillo non parla male, è troppo di nicchia».
Lo spazio adatto potrebbe essere quello garantito dal direttore del Tg La7, che però conferma solo di aver invitato Grillo come altri, e di essere consapevole che alla fine tutti decideranno secondo il loro interesse.
«Ho creato le condizioni — spiega Mentana — siamo sempre stati aperti verso di lui e i suoi candidati, se decidesse di venire da noi certo non ci tireremmo indietro».
Ieri il comico era in Sardegna.
Prima di tutto nel Sulcis, a parlare con gli operai Alcoa che da un mese occupano una galleria della Grande Miniera di Serbariu.
«Dovete uscire immediatamente da qui, dovete pensare alla famiglia », ha detto. «Non sono qui per fare promesse, ma vi garantisco che se vinciamo mandiamo tutti a casa. Vi hanno rovinati 20 anni di politica marcia».
Nei comizi di Carbonia e Cagliari attacca Berlusconi: «Adesso c’è il nano che dice vi ridiamo l’Imu, e poi un set di pentole, due materassi. Credere a lui è come credere a Coccolino».
Ma non mancano affondi sul Pd e sul presidente della Repubblica: torna a chiedere un’inchiesta sui vertici dei democratici dal ’95 a oggi, e su Napolitano dice: «Parlando di privacy sul caso Monte dei Paschi ha detto cosa di una gravità incredibile. Sono collusi tutti, è chiaro. Tutti i vertici. Guardate quanto ci costa ‘O Giorgione, o guaglione: 242 milioni di euro l’anno».
Alcuni ragazzi lo contestano per le apertura a casa Pound: a Cagliari, sulle gradinate che sovrastano una piazza piena, hanno acceso due torce rosse e hanno esposto uno striscione con la scritta «Grillo apre ai fascisti noi no».
«Non contestiamo il politico in quanto tale — spiegano — ma solo le sue parole che sono inaccettabili ».
Una contraddizione, quella svelata dal video davanti al Viminale in cui Grillo dice a un ragazzo di Casa Pound: «Non ho nulla in contrario se uno di voi entra nel Movimento», che è solo una delle tante che ha contraddistinto la sua ascesa in politica.
E che sono protagoniste del libro di Federico Mello, “Il lato oscuro delle stelle”, in uscita per Imprimatur.
L’autore parte da Internet, dall’utopia di una democrazia diretta che possa cancellare i partiti, le istituzioni, le nazioni, portando a un mondo dove tutto sia deciso e condiviso in Rete. Per poi spiegare bene che Internet non è certo il paradiso dei buoni e dei giusti, che c’è chi — per professione — la manipola.
Così impariamo cosa vuol dire “astrosurfing”, e come funzionano i “fake”, quegli account spesso creati da una sola persona e utilizzati — su Internet — per rafforzare un messaggio o attaccare una persona che fa domande scomode.
Fino a entrare dentro la Casaleggio Associati, a capire come lavora «al fianco» di Grillo, a scoprire che il figlio di Gianroberto — Davide — nel libro “Tu sei rete” spiegava come creare su Internet gruppi auto-organizzati che possono diventare potenti nel veicolare un messaggio.
Con una premessa: «Una formica non deve sapere come funziona il formicaio, altrimenti, tutte le formiche ambirebbero a ricoprire i ruoli migliori e meno faticosi, creando un problema di coordinamento».
Nell’ultima parte, la cronaca di epurazioni e promesse mancate. Il lato oscuro delle stelle.
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 6th, 2013 Riccardo Fucile
“SIAMO IN GUERRA, SOLO COSI’ POSSIAMO SCONFIGGERE IL CENTRODESTRA”
«In Lombardia voterò Ambrosoli perchè solo lui può fermare la rimonta della coalizione Lega-Berlusconi-Formigoni».
Ilaria Borletti Buitoni, capolista alla Camera di Scelta civica per Monti nel collegio Lombardia 1 spiega il perchè del suo endorsement per il candidato del centrosonistra: «Resto fedele a Monti, ma siamo in guerra e senza una riflessione, rischiamo di perderla».
Signora Borletti Buitoni, perchè il voto disgiunto in Lombardia è un’ipotesi utile?
«Non ho nulla di personale contro Gabriele Albertini. Lo voterò al Senato. Il mio ragionamento è nato dalla lettura dei sondaggi. In Lombardia c’è una ripresa sostenuta della coalizione Lega-Berlusconi-Formigoni. Ambrosoli e Maroni sono dati alla pari. In questa situazione, è necessario che tutti gli elettori moderati di Monti, che sostengono la proposta di Albertini, riflettano: bisogna fermare la rimonta di Lega e Pdl».
Come?
«Rafforzando l’unico candidato che è in condizione di arginare il centrodestra».
Ambrosoli dice che in molti la seguiranno.
«Chi fa parte della società civile deve riflettere su dove il proprio voto possa essere più efficace. Dopo tutto quello che è successo negli ultimi mesi e vedendo lo stato in cui è ridotta la Lombardia».
Aveva avvertito di questa sua decisione il professor Monti?
«Quando ho accettato la sua proposta di candidarmi alla Camera, non mi è stato chiesto un patto. Ma di rimanere fedele ai temi della tutela del territorio, della cultura e dell’ambiente che hanno sempre fatto parte della mia storia. Non abbiamo parlato di coalizioni o di alleanze. La nostra indipendenza di candidati non va letta politicamente. In Lombardia, ci vuole un cambiamento radicale».
Albertini, però, dice che lei piccona la barca su cui si trova.
«Le ragioni che hanno portato alla nascita della lista Monti sono diverse da quelle che hanno portato Albertini a decidere di proporsi con una sua lista civica. La scelta di Albertini ha ricevuto la stima di Monti, ma non è una diretta emanazione della proposta del Professore. Monti ha proposto un confronto riformista molto preciso su temi che vanno dal lavoro alla cultura. Io difendo la mia candidatura in Lombardia, ma credo che nessuno si aspettasse che il quadro sarebbe cambiato così».
Perchè Ambrosoli?
«È una persona della società civile come me che ha deciso di mettersi in gioco. E magari si di domanda ogni mattina come faccio io: chi me lo ha fatto fare. Non l’avrei mai fatto se nel suo programma non ci fossero proposte sull’ambiente che condivido».
A questo punto Albertini dovrebbe ritirarsi dalla corsa?
«Non sta a me dirlo. Dovrà dirlo lui nei prossimi giorni. Questa sì sarebbe un’ingerenza. Certo all’inizio il suo progetto poteva essere sostenibile, ma il quadro generale è cambiato».
È vero che Monti si è arrabbiato dopo il suo appoggio ad Ambrosoli?
«Il presidente Monti in questo momento è molto impegnato in cose più importanti. Questo tutti ce lo dimentichiamo un po’ troppo spesso. Sa che sono una persona non facile e molto irritabile. Di carattere. Ma non mi pare di aver sentito delle particolari reazioni da parte sua. Sono convinta che ha capito il senso della mia frase».
Andrea Montanari
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Febbraio 6th, 2013 Riccardo Fucile
L’EX TESORIERE AL SENATO STIFFONI CHIAMA IN CAUSA CALDEROLI E BRICOLO PER APPARTAMENTI E SPESE PAZZE
I conti correnti della Lega Nord aperti a Roma dal 2006 erano “una prassi, alla quale
decisi di adeguarmi” su “indicazione dell’allora capogruppo alla Camera Maroni” per “gestire i fondi e non rendere conto della gestione a fine anno al partito in quanto riteneva che tale gestione fosse di sua insindacabile pertinenza”.
Piergiorgio Stiffoni, ex tesoriere del Carroccio a Palazzo Madama, mette in ordine i ricordi e consegna la documentazione dei conti correnti del partito.
In particolare quello accesso alla Bnl del Senato.
Nel dettaglio delle carte al vaglio degli inquirenti romani, che il Fatto quotidiano ha potuto leggere, oltre all’acquisto di diamanti, ai pagamenti costanti di “fuori busta” compresi tra i due e i quattro mila euro mensili a Roberto Calderoli, Sandro Mazzatorta e all’addetto stampa di Stiffoni, figurano compensi e benefit per l’intero gruppo del Carroccio a Palazzo Madama.
Da Gianpaolo Vallardi, oggi candidato in Veneto (ma in posizione difficilmente eleggibile), ad Armando Valli, Giovanni Torri e tutti i bossiani oggi esclusi dalle liste.
Le carte coinvolgono anche Federico Bricolo, ex capogruppo al Senato: agli atti è allegata la disposizione da lui firmata per “l’indennità extra da versare al senatore Roberto Calderoli”.
E ancora: le lettere contabili “dei bonifici sul conto Bnl del gruppo per il pagamento dell’appartamento in uso a Bricolo”, la “disposizione, per ordine del presidente Bricolo, di integrazione mensile a favore della sua segretaria personale” e molti altri documenti autografi.
Al momento, nel procedimento aperto presso la procura di Roma, figura come indagato il senatore Stiffoni con l’accusa di peculato: nella veste di segretario amministrativo del Carroccio al Senato si sarebbe appropriato, tra il 2008 e il 2009, dei contributi erogati al gruppo trasferiti su conti personali causando un ammanco di oltre 955 mila euro.
Fondi poi restituiti da Stiffoni, salvo, secondo quanto risulta dai riscontri comunicati dai suoi legali, 50 mila euro.
Gli accertamenti svolti dagli inquirenti a seguito dell’interrogatorio rilasciato dall’ex tesoriere il 27 novembre scorso (già pubblicato sul Fatto l’8 gennaio) davanti al pm Roberto Felici hanno portato, come visto, a nuovi fronti di indagini.
A quanto si apprende sono stati acquisiti dalla Procura anche i documenti della movimentazione finanziaria dei conti correnti accesi al Banco di Napoli dal gruppo della Camera.
L’obiettivo è verificare che non ci siano incongruenze al gruppo Montecitorio come quelle riscontrate a Palazzo Madama.
Nell’interrogatorio Stiffoni ha raccontato anche di un investimento da parte del partito di 400 mila euro dei fondi in titoli di Stato ma è sulla nuova Lega di Maroni che si concentra l’attenzione del senatore.
L’attuale candidato alla presidenza della Lombardia per il Carroccio, secondo Stiffoni, aveva ideato il sistema dei conti correnti paralleli da tenere aperti a Roma così da “nascondere” al quartier gene-reale di Via Bellerio i soldi.
“L’onorevole Maroni, quale capogruppo alla Camera, nel 2006 instaurò la prassi di non rendere il conto della gestione a fine anno al partito”.
Nel corso dell’atto istruttorio il senatore, espulso dalla Lega lo scorso aprile, parlando della gestione Maroni ha affermato che “tale intento perseguiva lo scopo di non devolvere al partito eventuali residui della gestione che sarebbero dovuti transitare, come di fatto transitavano, su un altro conto intestato al tesoriere per poi riconfluire sul conto originario nella gestione successiva; tale prassi si è trasferita anche al gruppo del Senato”.
Per questa vicenda la Procura, il 15 gennaio scorso, ha notificato l’avviso di fine indagine allo stesso Stiffoni e alla sua segretaria Maria Manuela Privitera , anche lei per concorso in peculato. Nel corso dell’interrogatorio l’ex tesoriere al Senato ha sostenuto, inoltre, di aver aperto, con il consenso del presidente Bricolo, due conti, nel novembre 2008 e nel gennaio 2010 “per impedire alla segreteria amministrativa del partito di prendere ulteriori somme di denaro oltre a quelle che già versavamo alla Lega”.
I soldi pubblici sono però usciti dal conto per pagare le abitazioni romane ai senatori della Padania, cene, carte prepagate a Media World ma anche a la Rinascente e molti altre spese. Come certificato anche dalle relazioni svolte dalla società di revisione Price Water House.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 6th, 2013 Riccardo Fucile
TASSA ODIOSA? E’ APPLICATA IN TUTTA EUROPA ED E’ NORMALE CHE CHI PIU’ HA PIU’ PAGHI… SEMMAI SONO ODIOSI IL CANONE RAI, LE ACCISE SULLA BENZINA, LE PERCENTUALI CHE LO STATO BISCAZZIERE INCAMERA SUI GIOCHI
In Italia ogni nuova campagna elettorale fa rimpiangere quella precedente: ogni volta infatti si riesce a scendere un gradino più in basso nella scala dell’ipocrisia dei cosiddetti benpensanti, facendo leva sulla grettezza umana di “chi più ha e meno vorrebbe pagare”.
Lontani i tempi di De Gasperi e Togliatti, ma anche quelli di Berlinguer, Almirante e Craxi, in cui si dibatteva di modelli ideali di società e di linee di sviluppo, ormai molti politici attuali si dedicano all’accattonaggio di voti, promettendo irrealizzabili regalie fiscali.
La recente polemica scatenatasi sul rimborso dell’ Imu ne è un esempio: “una tassa odiosa”, “restituirò la tredicesima agli italiani” straparla Berlusconi dopo peraltro averla votata.
Tutte le tasse possono essere “odiose” per chi deve pagarle: soprattutto se ad esse lo Stato non fa corrispondere i relativi servizi.
Visto che ha governato, insieme a Maroni, per otto degli ultimi dieci anni, il minimo che il Cavaliere dovrebbe fare è tacere.
Avesse pensato ai problemi degli Italiani, invece che a promulgare leggi ad personam, oggi sarebbe ancora al 37% di consensi, invece che arrancare al 18%
Ma c’è un limite anche al falso e all’ipocrisia:
1) In tutti gli Stati europei si tassa la proprietà immobiliare
2) In Italia il 72,4% possiede la casa in cui vive.
Sono stati 23,8 milioni gli italiani che hanno pagato l’Imu, di cui 16 milioni solo per la prima casa.
Quanto hanno pagato in media? Complessivamente 761,5 euro, ma per quelli che hanno solo la prima casa in cui vivono la cifra media è stata di 206 euro.
Nono solo: in questa seconda categoria (prima casa) ben il 74% ha pagato meno di quanto ha pagato in passato per l’Ici.
E allora, di cosa stiamo parlando?
Uno che possiede una casa intera paga 206 euro, uno che possiede solo un televisore paga una tassa di 113,50.
Quale dei due casi è odioso?
Quando fai benzina metà del pieno finisce nelle tasche dello Stato.
Quando giochi al lotto o alle macchinette chi ti apre la porta è lo Stato biscazziere che lucra sulle tue debolezze e i tuoi sogni.
Lo stesso Stato che ti invita a smettere a fumare ma incassa milionate ogni giorno con le tasse sul tabacco.
E c’è chi vuole prenderti per il culo restituendoti con una mano 206 euro e sottraendoti la stessa cifra con l’altra .
E dovresti dirgli pure grazie e votarlo, ti rendi conto a qual punto di coglioneria siamo arrivati?
Si dice: “la prima casa è sacra, è frutto del sacrificio degli italiani”: perchè, chi sta in affitto non ha fatto gli stessi sacrifici, o è forse figlio din un dio minore?
Chi ha una casa ha un bene, giusto che paghi una cifra equa e proporzionale al valore dell’immobile.
Se avessero fatto la riforma del catasto, bloccata da 20 venti anni, oggi tutti pagherebbero in base al valore reale, quindi chi si lamenta dovrebbe avere almeno il buon gusto di tacere, visto che paga sulla metà del valore reale.
Certo si può anche non tassare la casa.
Se gli italiani non evadessero per 200 miliardi l’anno e la corruzione nella P.A. non portasse via altri 60 miliardi ogni dodici mesi, cosa volete che sarebbe rinunciare a 4 miliardi di Imu sulla prima casa.
Ma casualmente chi ora promette di ridare agli italiani i soldi dell’Imu è lo stesso che non vuole il reato di falso in bilancio e auspica invece condoni tombali.
In Europa un politico del genere raccoglierebbe solo pernacchie, solo nel Paese della ipocrisia globale può ancora avere cittadinanza.
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Febbraio 6th, 2013 Riccardo Fucile
ENTUSIASMO TRA GLI ELETTORI PDL… MA PER IL 72% NON E’ CREDIBILE
Le proposte di Silvio Berlusconi in ordine alla restituzione «in contanti» dell’Imu sulla
prima casa e alla possibilità di un nuovo condono fiscale hanno scosso il mondo politico e suscitato l’immediata reazione negativa dei mercati.
Come era forse ovvio, l’idea del Cavaliere è stata fortemente criticata dalle altre forze politiche: c’è chi l’ha giudicata impossibile, chi addirittura ridicola e chi, infine, ha ricordato il mancato rispetto delle promesse avanzate negli ultimi anni.
Ma che ne pensano gli italiani?
Qual è la loro reazione di fronte a una idea, nelle parole di Berlusconi, così «scioccante»?
C’è da dire, anzitutto, che tutti – o quasi – gli italiani ne hanno sentito parlare: solo il 4% dichiara di essere all’oscuro della proposta.
Ma la maggioranza esprime scetticismo: quasi 6 italiani su 10 (57%) manifestano un giudizio negativo sull’idea del Cavaliere.
Più di un terzo (38%) è tuttavia del parere opposto, esprimendo una valutazione «molto» (12%) o «abbastanza» (26%) positiva sulla possibilità di restituzione dell’Imu
È di particolare interesse, dato il suo rilievo, anche l’opinione che emerge dalla rete.
Una accurata e innovativa analisi su tutti i tweet pubblicati riguardo alla proposta di Berlusconi (coordinata da Voices from the Blogs e Ispo Click) mostra come nel web il numero dei favorevoli sia tendenzialmente ancora inferiore: solo poco meno di 1 navigatore su 5 (19%) esprime un giudizio positivo sulla proposta. In particolare, il 7% ritiene che «manterrà la promessa» e il 5% suggerisce che venga finanziata con i tagli alla spesa.
Sul fronte opposto, il 55% la definisce senz’altro «poco credibile».
C’è anche molta perplessità sulla capacità di Berlusconi di mantenere la promessa: solo il 6% ritiene che lo far�
Anche nell’insieme della popolazione – non solo nel «popolo del web» – si manifesta l’idea che la proposta non sia realizzabile: il 72% la ritiene «non credibile», a fronte del 24% che esprime un parere opposto.
Va rilevato tuttavia che il quadro che emerge considerando il solo elettorato sin qui acquisito dal Pdl (che, anche a seguito della proposta, ha visto un incremento di circa 2 punti, riducendo la distanza dal centrosinistra che, tuttavia, continua a mantenere la maggioranza dei consensi) è del tutto opposto e che lo scetticismo non è condiviso.
Tra i votanti per Berlusconi, il 90% risulta favorevole alla sua idea e solo il 6% contrario. Ancora, tra l’elettorato del Pdl, l’80% definisce la proposta come «credibile», anche se un 16% è del parere opposto.
Il dato più interessante riguarda tuttavia l’opinione del vero target della comunicazione del Pdl e della proposta del Cavaliere: chi si dichiara tuttora indeciso al voto.
Anche qui si riproduce lo scetticismo: il 59% giudica l’idea in modo negativo.
Ma quasi un terzo, il 32%, la vede positivamente.
Come si è detto, è proprio la quota di indecisi al voto, che però approva l’idea di Berlusconi, a costituire l’oggetto delle sue mire: si tratta di circa 2-3 milioni di elettori, spesso provenienti dal centrodestra, parte dei quali spera di riconquistare grazie alla sua idea.
Ma, occorre ricordare, gli indecisi sono spesso anche attratti dall’astensione: non è detto che il favore al progetto di Berlusconi rappresenti un motivo sufficiente per spingerli alle urne.
Richiesti direttamente se la proposta del Cavaliere li avrebbe portati a prendere maggiormente in considerazione il voto per il Pdl, solo il 4% degli attuali indecisi (escluso quindi chi ha già formato in questi giorni la propria opzione, anche a seguito della proposta di Berlusconi) risponde positivamente.
In definitiva, la proposta del leader del Pdl è stata accolta con perplessità dalla maggior parte dell’elettorato.
Ma ha colpito positivamente una porzione degli indecisi, ciò che era il primo scopo del Cavaliere, riuscendo a portare oggi a votare per il Pdl una parte di quanti ieri erano ancora tentennanti.
In più, diversi, tra quanti sono oggi rimasti ancora indecisi, sono stati colpiti dalla proposta, senza essere, tuttavia, persuasi totalmente a optare per Berlusconi.
C’è da aspettarsi, nelle prossime settimane, una nuova mossa del Cavaliere per provare a convincerli davvero.
Renato Mannheimer
(da “il Corriere della Sera”)
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Febbraio 6th, 2013 Riccardo Fucile
QUANDO BERLUSCONI NEL 2008 GIURO’: “MAI PIU'”…PER OGNI ITALIANO RASTRELLATI APPENA 57 EURO
Tè pizze, birra e caffè: ecco quanto hanno rastrellato annualmente, per ogni italiano, 40 anni di sanatorie. Circa 57 euro pro capite.
Eppure ieri mattina il Cavaliere è tornato a perorare un altro condono tombale.
Per correggersi al pomeriggio: tutto un equivoco.
E a questo punto resta comunque il dubbio: non aveva giurato che la stagione dei condoni era finita?
Quanto quel dubbio di una ulteriore sanatoria possa pesare sui mercati e sulla nostra reputazione tra gli europei diffidenti verso «la solita Italia», si vedrà .
Quanto possa ringalluzzire evasori grandi e piccini, che scalciavano inquieti per la piega che avevano preso gli eventi nei mesi dei dolorosissimi sacrifici, lo diranno i sondaggi.
Certo è che nella galoppata elettorale del Cavaliere, a questo punto, manca solo un ammiccamento, un dico e non dico, agli abusivi dell’edilizia pirata.
In favore dei quali, in passato, ha già concesso dopo ripetute e fiere smentite («mai pensato niente del genere») non una ma due sanatorie, nel 1994 e nel 2003, più l’appoggio alla «sanatoria delle sanatorie» siciliana di Totò Cuffaro.
Eppure a un certo Enrico, che gli chiedeva se potesse garantire che non avrebbe mai più fatto condoni, in una chat del 31 marzo 2008 condotta da Pierluigi Battista su Corriere tv, il leader della destra rispose di sì, dando per chiusa «una stagione dei condoni che ci è servita per allargare l’imponibile perchè chi ha avuto un condono da quel momento ha dovuto dichiarare qualcosa di più dell’imponibile che aveva denunciato prima.
Questa sarà invece una stagione di contrasto forte all’evasione e all’elusione fiscale».
Spiegava infatti, con tono accorato: «Oggi si calcola che ci sia un 17% del Pil che non viene dichiarato. Quindi nelle casse dello Stato entrano sei punti di Pil in meno, 90 miliardi di euro l’anno. Ora, questo non è giusto. È giusto che ai cittadini vengano chieste imposte giuste perchè aliquote giuste fanno contribuenti onesti. Quindi procederemo su una duplice via: cercare di abbassare le aliquote ma anche di contrastare l’elusione e l’evasione fiscale facendo introitare nelle nostre casse almeno un punto di Pil all’anno».
Tesi ribadita dal «suo» ministro economico Giulio Tremonti, che dopo aver teorizzato che «in Sud America il condono fiscale si fa dopo il golpe.
In Italia lo si fa prima delle elezioni ma mutando i fattori il prodotto non cambia», ne aveva via via sfornati in quantità per poi giurare: «Non li ho certo fatti volentieri, ma perchè costretto dalla dura necessità . I condoni sono una cosa del passato. All’epoca hanno dato un enorme gettito, perchè Prodi aveva consentito un’enorme evasione».
Che Romano Prodi contesti la teoria tremontiana è ovvio.
Che i condoni abbiano dato un «enorme gettito» è messo in dubbio dalla Cgia di Mestre che ieri, dopo la sortita mattutina di Berlusconi sul «condono tombale» contro il «rullo compressore di Equitalia» a La7, ha diffuso uno studio ustionante.
Dove si dice che, sulla base dei numeri forniti dall’Istat e da Fisco Oggi, la rivista dell’Agenzia delle Entrate, dal primo condono del 1973 a quest’anno, vale a dire in quasi quarant’anni, tutti i condoni messi insieme (una sfilza…) hanno permesso di recuperare in tutto, in moneta attuale, 123 miliardi e 68 milioni di euro.
Un incasso che, condono per condono, è quasi sempre stato più basso di quanto i governi si aspettassero.
Lo accertò tempo fa la stessa organizzazione mestrina guidata da Giuseppe Bortolussi. Condono valutario del 1976: 4% degli incassi preventivati.
Concordato fiscale del 1994: 12,4%. Sulle scritture contabili del 1995: 2,7%.
Disfatte neppure paragonabili, però, alle sanatorie del 1989.
Per ogni cento lire preventivate ne incassarono 6 e mezzo dal condono sugli immobili, poco più di 3 da quello sulla tassa dei rifiuti, meno di 2 dalla «fiscale forfettaria».
Una catastrofe che dava ragione all’allora opinionista Tremonti che scrisse di un «suicidio fiscale»: «Per la massa enorme degli evasori le probabilità di essere verificati sono minime (lo dicono le Finanze), le conseguenti liti tributarie si possono tirare in lungo senza costo (lo dicono ancora le Finanze) infine i condoni sono cadenzati ogni decennio: ’73, ’82, ’91. Vuol dire che il rapporto fiscale si basa su questa ragione pratica: farla franca, confusi tra milioni di evasori; farla lunga, coltivando con calma la lite; farla fuori, con poche lire di condono».
C’è chi dirà , citando l’ultima sanatoria «tombale» da oltre 20 miliardi di dieci anni fa, che gli ultimi condoni sono andati meglio. Sarà .
Ma il Sole 24 Ore nel settembre 2011 riferiva che secondo la Corte dei Conti «i condoni del 2002 valevano, sulla carta, 26 miliardi.
Alla fine dello scorso anno ne risultavano incassati solo 20,8» e sarebbero serviti «almeno dodici anni», cioè fino al 2021, «per incassare tutto l’arretrato».
Perchè? Perchè molti furboni che avevano aderito alla sanatoria, «avevano pagato solo la prima rata per usufruire dello scudo giuridico del condono, lasciando un conto in sospeso di 4-5 miliardi».
Fatto sta che l’intera somma recuperata con quarant’anni di condoni che hanno devastato quel po’ che c’era di rispetto per il Fisco e di moralità pubblica corrisponde praticamente, come dicevamo, a 57 euro pro capite l’anno.
Vogliamo fare un paragone?
Se è vero, come dicono l’Istat e l’Agenzia delle Entrate, che l’evasione fiscale in Italia è stimata su oltre 120 miliardi di euro l’anno, quattro decenni di sanatorie spesso fallimentari e sempre deleterie sotto il profilo dell’educazione civica ci hanno fatto recuperare un solo anno di evasione.
Per carità , occorre assolutamente intervenire per rendere il Fisco più giusto, più rispettoso delle difficoltà delle persone, più corretto nel valutare i tempi con cui lo Stato pretende subito il pagamento dell’Iva e rimanda a dopo il pagamento di ciò che deve alle imprese.
Ma per favore, condoni basta. Basta.
Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera”)
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Febbraio 6th, 2013 Riccardo Fucile
SI COMINCIA FINALMENTE A PARLARE DELLA NECESSITA’ DEL VOTO DISGIUNTO PER I MONTIANI: ALLA REGIONE VOTO PER IL GOVERNATORE AD AMBROSOLI
Lo dice con un tweet: «Umberto Ambrosoli ha ragione, voto disgiunto ipotesi utile per
la Lombardia».
Ilaria Borletti Buitoni, capolista di «Scelta Civica con Monti per l’Italia» nella Circoscrizione Lombardia 1 per la Camera, raccoglie il sasso lanciato qualche giorno fa dallo stesso Ambrosoli e lascia intendere che molti sostenitori dell’ex premier potrebbero, in Lombardia, votare il candidato governatore del centrosinistra invece di Gabriele Albertini.
L’ex sindaco, che in due circostanze diverse ha avuto l’endorsement a suo favore del premier, replica sempre via twitter: «Monti lo ha detto volendomi capolista al Senato: il vero voto utile è per Albertini».
Reazioni a catena. Roberto Maroni, candidato governatore per il centrodestra ironizza: «Vorrei sapere come si sente Albertini, ora che è stato scaricato anche dai suoi».
E Albertini: «Maroni stia sereno, sono forte dell’ appoggio esplicito del presidente Monti» e «le parole a titolo personale di una candidata non cambiano la forza del nostro progetto: prima di parlare Maroni guardi in casa sua le rivolte e le fughe di deputati, amministratori locali e simpatizzanti che non si riconoscono più in questa Lega cialtrona».
Come giudicare l’uscita della Borletti Buitoni?
Una «posizione personale», come sostiene l’ex sindaco, o c’è una strategia precisa e condivisa al vertice?
Dallo staff della ex presidente del Fai viene argomentata la dichiarazione, che non ha mancato di far discutere: «Il vero nemico è l’asse Maroni-Formigoni e, considerati i sondaggi che danno Albertini intorno al 6 per cento, è chiaro che non potrà essere lui a contrastare questa alleanza. L’unico che può farlo è Ambrosoli».
Di qui, il voto disgiunto: una croce al candidato della lista Monti e una all’avvocato sostenuto dal Patto Civico.
Elisabetta Soglio
(da ” il Corriere della Sera“)
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Febbraio 6th, 2013 Riccardo Fucile
PER TOSI “NON E’ NE’ CREDIBILE NE’ SOSTENIBILE, E’ UNA GARA A CHI LA SPARA PIU’ GROSSA”, PER IL SINDACO DI LECCE “ABBIAMO RASCHIATO IL FONDO DEL BARILE”
Sindaci pdl d’accordo ma cauti, «perchè i soldi devono arrivare dallo Stato non dai Comuni»; sindaci leghisti sul piede di guerra.
La proposta choc di Silvio Berlusconi, che non solo vuole abolire l’Imu, ma restituire anche il «maltolto» del 2012, divide il fronte degli amministratori di centrodestra.
Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese, nonchè presidente dell’Anci (Associazione dei Comuni), tiene una posizione istituzionale, cauta: «L’Anci è stata sempre favorevole al fatto che l’Ici sulla prima casa potesse essere cancellata. A condizione che, come è stato fatto fino a oggi, il governo centrale reintegrasse la somma. Perchè noi quei soldi li abbiamo già spesi e reinvestiti».
Dunque via libera alla promessa, a patto che a pagare lo «sconto» sia lo Stato e non i Comuni. Sarà così?
Giulio Tremonti ha qualche dubbio sulla sostenibilità economica.
Giacomo Chiappori, primo cittadino di Diano Marina, anche: «A noi sindaci chi restituirà quel gettito? Non vorrei trovarmi i cittadini imbufaliti perchè non siamo più in grado di erogare i servizi. Berlusconi non faccia il grande con i soldi degli altri».
Già che c’è, Chiappori, amico storico di Umberto Bossi, manda un siluro a uso interno: «Non mi stupisce che chi, come Maroni, non è mai stato amministratore, abbia salutato con entusiasmo la proposta».
Ma il malessere leghista è più vasto.
Il sindaco di Verona Flavio Tosi, al Corriere del Veneto, non usa giri di parole: «Noi leghisti siamo i primi a non credere a Berlusconi».
Il sindaco considera «deprimente» la campagna «a chi la spara più grossa»: «Non mi pare per niente credibile questa storia dell’Imu restituita ai contribuenti. Non è sostenibile. E poi c’è un problema di coerenza: come fa Berlusconi a dire che toglierà l’Imu quando un anno fa votò a favore della sua introduzione?».
E i sindaci del Pdl? Provano a fidarsi.
Anche il «formattatore formattato», come si definisce, Alessandro Cattaneo, primo cittadino di Pavia che voleva andare «oltre Berlusconi», si accontenta: «Dal punto di vista politico è sacrosanto togliere l’Imu. Sempre che la copertura sia statale. Ma devo dire che nel 2008, quando fu abolita l’Ici, andò proprio così».
Anche il sindaco di Lecce Paolo Perrone si fida: «Con l’Ici perdemmo 3,5 milioni e ci furono restituiti. L’Imu va abolita perchè è iniqua, per i cittadini e per noi. Abbiamo anche fatto ricorso contro il governo: il fondo perequativo dell’Imu ci penalizza. E poi è una tassa ipocrita, perchè lo Stato ci chiede di fare gli esattori per conto suo».
E comunque, dice Perrone, il problema è più ampio: «I Comuni hanno in pancia il 3 per cento del debito pubblico complessivo, ma hanno contribuito per il 10 per cento nelle manovre. Abbiamo raschiato il fondo del barile: anzi, lo abbiamo bucato».
Colpa anche di Berlusconi? «No, ha cominciato Prodi a tagliare. E poi Monti mi ha deluso: lo dico da bocconiano, che riponeva in lui molte speranze».
Alessandro Troncino
(da “il Corriere della Sera“)
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