Destra di Popolo.net

I LEADER EUROPEI A MONTI: “NON DOVETE FAR TORNARE BERLUSCONI”

Febbraio 9th, 2013 Riccardo Fucile

BARROSO: “MARIO COMPLIMENTI, NESSUN ITALIANO HA MAI OTTENUTO TANTO IN SEDE EUROPEA”…DA DESTRA A SINISTRA UN CORO UNANIME

Hanno in tasca l’accordo sul bilancio dell’Unione.
Dopo venticinque ore di negoziato ininterrotto le facce sono stravolte, gli occhi lucidi e le barbe incolte: «Mario, complimenti, nessun italiano ha mai ottenuto tanto per il proprio Paese, quando torni a Roma spiegalo ai tuoi concittadini, fatti valere in vista delle prossime elezioni».
È l’inglese flautato del presidente della Commissione Ue, il portoghese Josè Manuel Barroso, a rivolgere l’augurio a Monti.
Si avvicina anche Hermann Van Rompuy, il fiammingo che guida i summit di Bruxelles. Annuisce.
Intorno a Monti si forma un capannello: «Fatti valere in campagna elettorale e dopo il voto cerca di tornare qui da premier».
I colleghi si congedano con il Professore che per l’ultima volta rappresenta l’Italia nella capitale belga.
Pacche sulle spalle e auguri.
Da parte degli alleati di questi mesi segnati da duri scontri in Europa, ma anche da chi con Monti sempre si è trovato in rotta di collisione.
Tra la Merkel, Hollande, Katainen e gli altri c’è chi si lascia sfuggire una frase politicamente scorretta: «Mario, in Italia devi spiegare che mai e poi mai Berlusconi avrebbe ottenuto tanto in Europa, un deal del genere lui se lo sognava».
Monti annuisce, il sorriso è imbarazzato ma compiaciuto.
Certo, questa volta l’Europa ha raggiunto un accordo al ribasso, ma l’Italia ne è uscita bene. «Evitiamo un ritorno al passato», aggiunge uno dei capi di Stato e di governo, «vogliamo che l’Italia resti stabile e affidabile ».
In conferenza stampa Monti racconterà  dei «complimenti» ricevuti, ma non renderà  pubblica la preoccupazione espressagli dagli altri leader in vista delle elezioni che tra due settimane decideranno il futuro di Roma, capitale ancora oggi fragile e potenzialmente in grado di far sprofondare l’euro come avvenne appena un anno e mezzo fa, quando al timone c’era Berlusconi.
Monti nell’estenuante negoziato di Bruxelles non usa l’arma della campagna elettorale per vedere soddisfatte le proprie richieste, non minaccia il ritorno in sella del Cavaliere.
È un anno che lavora al “dossier bilancio” e insieme ai ministri Moavero, Barca e Catania negozia fino all’ultimo centesimo.
Ci sono momenti di tensione, ricorda di essere pronto a mettere il veto e alle richieste di tagli brutali di Cameron si oppone duramente: «Signori, cerchiamo di essere ragionevoli, non possiamo piegarci di fronte a chi magari nel 2017 non sarà  più nell’Unione europea».
Un riferimento al referendum sui rapporti tra Londra e l’Ue indetto da Cameron, premier e leader dei conservatori britannici.
Nelle mille bilaterali che segnano la notte tra giovedì e venerdì si negozia con il coltello in bocca, si tratta su ogni voce del futuro bilancio.
Ma sono in molti ad essere preoccupati sul futuro dell’Italia.
E nei ritagli di tempo lo dicono a Monti.
Hollande, che per lealtà  tifa Bersani (sono compagni nel Partito socialista europeo) con Monti ha avuto subito un buon feeling.
E negli incontri vis-à -vis della notte chiamati a tracciare la strategia comune sul bilancio europeo ripete: «Dobbiamo fare come a giugno, dobbiamo battere gli euroscettici».
Un ricordo al negoziato che portò Roma e Parigi a imporre alla Merkel lo scudo anti-spread che poi, imbracciato dalla Bce di Draghi, ha salvato l’euro.
Ma in molti, come la Merkel, non capiscono il bizantino sistema elettorale italiano e sono preoccupati per «il rischio ingovernabilità ».
La Cancelliera Monti la incontra più volte, lunghe riunioni nella saletta della delegazione italiana mentre fuori la notte di Bruxelles è battuta da una tempesta di neve e l’accordo tra i leader sembra lontano.
Il Professore rassicura, non scende negli impossibili meandri del Porcellum ma si dice certo che dalle elezioni uscirà  un governo saldo, che non ci sarà  «uno scenario greco». Da Barroso a Van Rompuy, dalla Merkel ai noridici vorrebbero un nuovo esecutivo Monti.
Ma i sondaggi sono quel che sono.
Le spiegazioni del premier comunque rassicurano sul fatto che ci sarà  una nuova coalizione in grado di dare una guida stabile al Paese.
A Bruxelles, come nelle altre capitali, Bersani piace, ma in pochi si fidano della sua coalizione, vissuta come un oggetto misterioso.
Ma dopo le spiegazioni ricevute nelle ultime ore i leader europei tornano in patria tifando per un accordo dopo il voto tra il segretario del Pd e il Professore.
Così a Parigi, così a Berlino.
«Basta che non torni Berlusconi», è l’ossessione dei Grandi d’Europa.

Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica“)

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BERLUSCONI PROMETTE 4 MILIONI DI POSTI DI LAVORO E INTANTO NE LICENZIA QUINDICI

Febbraio 9th, 2013 Riccardo Fucile

MONDADORI LICENZIA 15 GIORNALISTI DI PANORAMA, UN TERZO DELL’ORGANICO

Quattro milioni di posti di lavoro meno 15.
Proprio il giorno in cui Silvio Berlusconi promette assunzioni a vagonate, mettendo a dura prova la tetragona credulità  dell’adorante curva sud, la sua Mondadori si accinge a mandare a casa 15 giornalisti di Panorama, circa un terzo di un organico di 48 persone.
Di questi 15 addirittura 9 solo a Roma dove lavorano 14 cronisti e dove la redazione in pratica viene coventrizzata.
Quindici sono meno di una briciola rispetto ai 4 milioni di posti annunciati (e come al solito smentiti), ma è il valore simbolico che colpisce.
Prima di tutto perchè se davvero il Santone di Arcore è capace di moltiplicare i pani e i pesci, viene spontaneo incitarlo a non trascurare le sue aziende.
E poi perchè Panorama non è un giornale qualsiasi.
Chi scrive ci ha lavorato quasi 23 anni e si ricorda di quando era una corazzata, un settimanale libero e autorevole, capace di far tremare mezzo Palazzo ogni volta che arrivava in edicola.
Di successo in successo i dirigenti puntavano allora al milione di copie, che non era una berlusconata, ma una mèta a portata di mano, considerati i ritmi di crescita prima che la cura Berlusconi producesse i suoi effetti.
Le vendite ora sono un pianto. Quanto siano le copie acquistate davvero in edicola è un mistero custodito con più cura di quelli di Fatima.
Non ci sono cifre recenti ed ufficiali, ma «radio corridoio» informa che quando si raggiungono le 30 mila copie è festa.
Il giornale sta in piedi con gli abbonamenti, vecchio zoccolo duro ereditato dal passato, e comunque quest’anno per la prima volta dopo mezzo secolo il bilancio chiude in passivo.
Dai tempi d’oro ad oggi è cambiato tutto, non solo a Panorama e alla Mondadori, ma in Italia dove la carta stampata soffre le pene dell’inferno, e nel mondo, considerato che perfino il blasonato Newsweek deve traslocare su Internet abbandonando l’edizione cartacea.
Ovunque, però, gli editori si leccano le ferite, si rimboccano le maniche e men tre tagliano non vanno in giro a promettere posti di lavoro a milionate.
Con Panorama e la Mondadori sarà  davvero difficile per Berlusconi scolorire le sue colpe nell’indistinto della crisi mondiale o esercitarsi nella nobile arte dello scarica-barile di cui è campione, sostenendo magari di essere stato pugnalato alle spalle. Su quella storia ci sono le sue impronte.
Quando molti anni fa si impossessò dell’azienda giurò ai giornalisti che avrebbe rispettato la loro autonomia e che entrava in punta di piedi solo per proteggere benevolo con un ombrello di libertà  gli azionisti-parenti Leonardo Mondadori e Luca Formenton sottraendoli alle grinfie dell’odiato Carlo De Benedetti.
Dopo un attimo i due poveri cugini furono ridotti a tappezzeria e ora la casa editrice è affidata alle cure di gente di famiglia, la figlia Marina, che è la copia del padre, ma in gonnella, e l’acquiescente amministratore Maurizio Costa.
A Panorama fu avviato un inesorabile ricambio di sangue, goccia dopo goccia: da parte i «comunisti», largo agli «affidabili».

Daniele Martini
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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LANDINI IN TV FA NERO BERLUSCONI: “LEI OFFENDE GLI ONESTI”

Febbraio 9th, 2013 Riccardo Fucile

IL CAVALIERE, LIVIDO DI RABBIA, PROMETTE TUTTO, DAL CONDONO   ALL’AMNISTIA (PERFETTA PER IL PROCESSO RUBY)

C’è un uomo che ferma Berlusconi davanti alle sue responsabilità  di sempre.
È Maurizio Landini, il leader della Fiom.
Che ieri sera, durante la trasmissione Leader di Lucia Annunziata, lo ha messo spalle al muro.
Facendolo diventare livido di rabbia. Sui fatti.
Davanti alle promesse pirotecniche del Caimano di condoni tombali e di tagli draconiani dell’Irap, Landini — con la consueta forza dialettica — ha respinto gli spot elettorali con perdite: “Lei sta parlando a lavoratori dipendenti e pensionati che pagano da sempre le tasse — ha detto Landini — questo è un uno schiaffo a chi paga le tasse e lei, in questo senso, ha delle responsabilità  come presidente del Consiglio” . Berlusconi ha risposto inviperito, consapevole del colpo “mediatico” assestatogli dall’avversario “sindacalista, che non ha fatto la Bocconi e a mala pena la terza liceo, ma sa di cosa ha bisogno la gente”: “Non parli a me di tasse — ecco la risposta del Caimano — sono il primo contribuente italiano! Sono molto orgoglioso di esserlo. Il mio gruppo, da quanto è stato fondato, ha versato 8 miliardi di imposte”.
Non è stata una grande serata per il Cavaliere a caccia di centomila voti.
Quelli che gli mancherebbero per conquistare l’ambito sorpasso sul Pd. E per conquistarli è sembrato pronto davvero a tutto.
Persino annunciare di essere deciso a dare il condono “tombale e anche edilizio perchè porta nelle casse dell’Erario molti milioni”.
Oppure a concedere il via libera alle “coppie di fatto, anche se gay” come ha fatto nel pomeriggio di ieri.
Quindi, a puntare sull’amnistia per svuotare le carceri, un provvedimento da fare “nei primi cento giorni”.
E che servirebbe , però, anche a lui. Sarebbe una sorta di salva Ruby nuova di zecca, per cancellare la condanna che teme di più.
Ma intanto, meglio cercare di catturare l’elettorato.
E così eccolo a Raitre privo di supporters solo per poter prendere “tutto per sè” lo spazio della trasmissione.
“Perchè il Milan — si è giustificato — è già  in ritiro perchè deve incontrare il Cagliari”. Poi ha aggiunto più serio: “Tutti quelli che avrebbero potuto essere qui sono impegnati nella campagna elettorale”.
Ma il pungolo è rimasto lo stesso: la giustizia.
“Volevo cambiare molte situazioni ma poi i Fini, i Casini e i Follini mi hanno sempre ostacolato e alla fine non ce l’ho fatta. Volevo modernizzare il Paese, volevo fare la rivoluzione liberale, ma non l’ho fatta per due motivi: non ho avuto la maggioranza, non ho convinto gli elettori, e poi ci sono i piccoli partiti che non ragionano mai secondo un interesse generale, ma secondo il loro particolare interesse che si identifica con quello dei loro piccoli leader”.
Però, ha rivendicato “ho portato a termine tutte le promesse fatte”.
Come anche per l’Ici: “Avevo promesso che l’avrei abolita nel 2008 e l’ho fatto nel primo consiglio dei ministri: abbiamo sempre pensato che la casa fosse sacra, nell’Imu che avevamo pensato noi non era prevista la prima casa”.
Dunque, secondo il Cavaliere, la restituzione dell’Imu è “atto simbolico giusto e doveroso per una ricucitura con lo Stato.
Quindi, una “precisazione attesa”: “Se andrò al governo, farò un condono tombale, anche edilizio”.
Quindi il rilancio: l’abolizione dell’Irap per le imprese.
Il tutto, il più presto possibile. Perchè servono i centomila voti, una disperata corsa contro il tempo.
A Berlusconi, più che i condoni e i tagli (impossibili) delle tasse, serve l’amnistia.
È perfetta per il processo Ruby.
Ma il nemico vero è Monti, prima della giustizia da riformare. Prima lo aveva sfottuto: “Lo abbiamo visto quanto sono bravi i professori della Bocconi, Monti ha rovinato l’Italia!”.
Poi, però, davanti all’annuncio del raggiunto accordo a Bruxelles sul bilancio dell’Europa, è andato giù durissimo: “à‰ chiaro che la Germania che ha tenuto il matrimonio tra Monti e Bersani con Merkel e con Schà¤uble come testimone. La Germania ha adottato Monti che fa tutto ciò che dice la Germania, è più tedesco che italiano”.

Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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RAZZI HA LE VISIONI: “BERLUSCONI E’ UN MESSIA MANDATO DA DIO PER SALVARE L’EUROPA”

Febbraio 9th, 2013 Riccardo Fucile

INTERVISTATO DA “LA ZANZARA” SU RADIO 24, IL “RESPONSABILE”, CANDIDATO IN ABRUZZO CON IL PD, POI CI RASSICURA: “CI VORRA’ UN MILLENNIO PRIMA DI VEDERNE UN ALTRO COME LUI”

Nuova surreale intervista rilasciata da Antonio Razzi, candidato per il Pdl in Abruzzo, ai microfoni de “La Zanzara”, su Radio24.
Nel suo solito italiano maccheronico, l’ex “responsabile” recita un peana commovente, seppur contorto, per il suo leader del cuore.
“Berlusconi è un Messia mandato da Dio, sta salvando l’Italia e può salvare anche l’Europa, perchè è l’unico dei ventisette che è intelligente” — afferma — “Ecco perchè c’hanno invidia, la Merkel c’ha l’invidia per Berlusconi perchè è uno che capisce più di lei. Io non so se è culona, ma se Berlusconi l’ha detto vuol dire che l’ha vista bene“. Ma le lodi sperticate non finiscono qui.
Berlusconi, secondo il politico, è anche “un grande genio” e scodella le ragioni per cui gli abruzzesi dovrebbero votarlo.
“In Italia ci stanno i terremotati ancora nella baracche” — tuona con enfasi — “mentre a L’Aquila tutti hanno avuto da Berlusconi le case in pochi mesi e sono andato personalmente anche a vedermelo. A L’Aquila ha fatto il G8 e ci ha portato tutti i grandi capi di Stato”.
E rivela: ” Io in quel tempo lì non stavo con lui, ma l’ho chiamato e ci ho fatto un articolo sul giornale. L’ho definito “l’Archimede della politica”. A L’Aquila dovrebbero fargli un monumento“.
Razzi aggiunge anche tutti dobbiamo ringraziare il fatto che in questo millennio c’è Berlusconi.
“Dobbiamo aspettare ancora mille anni che arrivi una persona come Berlusconi” — puntualizza — “Se non c’era lui, eravamo tutti fregati. Godiamocelo in questo millennio, che lui c’è. Meno male che Silvio c’è“.
L’esponente del Pdl risponde alle domande di Cruciani e Parenzo, ribattezzati da lui “Crucetti” e “Parente”, circa la sua campagna elettorale.
“Grazie a me è stato fatto per quattro — cinque mesi il volo Zurigo — Pescara nel 2005″ — afferma — “ma siccome era fatto di lunedì è stato tolto perchè nessuno viaggiava di lunedì dentro l’aereo. Mica la colpa è mia” — continua — “la responsabilità  è della ditta svizzera che ha messo il volo, non mi ricordo adesso il nome”.
Delle partite di calcio da lui organizzate in Abruzzo è altrettanto fiero, anche se gli eventi non hanno avuto molto successo: “C’era il primo ministro bulgaro Bojko Borisov, però di tasca mia ci ho rimesso 6.000 euro. Purtroppo non ci sono stati nemmeno 50 spettatori e quelli che c’erano erano tutti bulgari“.
Le dichiarazioni di Antonio Razzi, che Parenzo commenta ritmicamente con tiri di sciacquone, sconfinano anche sulle adozioni gay.
“Io so che purtroppo il Signore ha fatto…noi discendiamo da Adamo ed Eva” — esordisce il politico — “e la famiglia è fatta di un uomo e di una donna, però se due uomini o due donne vogliono vivere insieme a me che me ne frega? Possono stare insieme”.
Ma precisa: “Però quando vogliono pagare un bambino o una bambina…non dico a noleggio, ma quasi…ma, insomma, non va bene”.
E spiega: “Un bambino a scuola può dire: ‘E come? Quello c’ha due papà  e ‘ndò sta la mamma?“.
Oggi i bambini capiscono tutti, oggi ai bambini non puoi raccontare come cinquant’anni fa la favoletta che veniva col piccione viaggiatore.
Oggi non c’è più il piccione viaggiatore, non si viaggia più“.
Razzi, infine, si dichiara contrario alle effusioni pubbliche dei gay e degli eterosessuali (“mi giro la testa perchè non mi piace vederlo”) e si propone come ambasciatore italiano per la Svizzera in riferimento all’accordo fiscale vagheggiato da Berlusconi.
“Io posso andare tranquillamente a Berna perchè almeno mi conoscono, parlo in svizzero e posso parlarci io con loro. Se me lo chiede il presidente, ci vado volentieri”.
Parenzo gli dedica così un roboante e finale tiro di sciacquone.
Ma Razzi non si scompone: “Parente, anche se hai tirato l’acqua del cesso, mi sei simpatico lo stesso”

Gisella Ruccia

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ITALIANI ALL’ESTERO, 18 SEGGI “CALDI” TRA FINTI TESTIMONIAL E SCANDALI

Febbraio 9th, 2013 Riccardo Fucile

SONO OLTRE TRE MILIONI I CONNAZIONALI CHIAMATI ALLE URNE NEI CINQUE CONTINENTI: IL LORO VOTO POTREBBE ESSERE DETERMINANTE PER IL SENATO… TRA I CANDIDATI GIORNALISTI, PERSONAGGI DELLO SPETTACOLO, SPECIALISTI DI FOTO CON STAR E DIVERSI INDAGATI

Da Andrea Bocelli a Sergio Marchionne, passando per Tony Blair, Boris Johnson, David Cameron e Barack Obama.
E visto che è ancora fresca l’uscita di “Django Unchained”, perchè no, anche Franco Nero.
E’ caccia alla foto e all’endorsement d’autore per la pattuglia di candidati all’estero delle prossime elezioni politiche.
Un tratto distintivo che accomuna la campagna di tutti i concorrenti delle quattro ripartizioni (Europa, America Meridionale, America Settentrionale e Centrale, e Africa-Asia-Oceania Antartide).
Diciotto seggi in palio (12 alla Camera e 6 al Senato), che potrebbero pesare soprattutto a Palazzo Madama.
Circa tre milioni gli aventi diritto al voto (complessivamente sono più di 4 milioni negli elenchi AIRE).
Nel 2008 la percentuale di partecipanti si attestò attorno al 40%. Allora furono 8 gli eletti per il Pd, 7 per il Pdl, 2 per Maie (Movimento associativo italiani all’estero), 1 per l’Idv.
In un parterre di veterani che ritentano l’entrata in Parlamento (ben 14 gli uscenti ricandidati), spiccano nomi noti come quello   di   Laura Garavini (deputato Pd e membro della Commissione Antimafia) e di Aldo Di Biagio (Fli).
In lizza anche Raffaele Fantetti che prese il posto di Nicola Di Girolamo, l’ex senatore del Pdl arrestato e costretto alle dimissioni perchè coinvolto in una maxifrode internazionale con l’aggravante mafiosa.
Stavolta corre invece in Abruzzo un altro eletto del 2008, Antonio Razzi, transfuga Idv, oggi accasato al Popolo delle Libertà .
BOCELLI E GLI ALTRI   –  
Quanto allo sfoggio di testimonial sono i quattro uscenti del Pdl di Europa e Nord America i più disinvolti. Amato Berardi e Basilio Giordano si rivolgono ai   loro sostenitori italo-americani in compagnia di Andrea Bocelli, per salutare il 2013 come anno della cultura italiana negli Usa.
Il video, segnalato da Nomfup, è stato velocemente ripubblicato senza il logo del partito che figurava invece sulla prima versione.
Non hanno avuto di questi problemi altri due parlamentari uscenti del Popolo delle Libertà , Guglielmo Picchi (Camera-Europa) e Raffaele Fantetti.
Nelle loro pagine fan puntano sulle foto con il sindaco di Londra Boris Johnson e con il primo ministro inglese David Cameron.
Si ispira sempre all’Inghilterra, sponda laburista, Luca Tagliaretti, ingegnere con un’esperienza nel pool anti-contraffazione della Banca Europea e candidato di Scelta Civica con Monti, in posa accanto a Tony Blair.
TRA OBAMA E MARCHIONNE –
Oltreoceano quanto a grandi nomi, difficile battere   Gianluca Galletto, candidato del Pd per il Nord America, e con un’esperienza sfortunata alle regionali pugliesi del 2010 (per lui circa 900 voti).
Nelle immagini della sua campagna si mostra, fra gli altri, in compagnia del presidente USA Barack Obama, dell’ex Bill Clinton e del sindaco di New York, Michael Bloomberg. Icona internazionale anche per “l’australiano” Tony Porretta (con Monti al Senato).
E’ Sergio Marchionne l’italiano di successo scelto dall’esponente del Maie (Movimento associativo Italiani all’estero), che concede qualcosa anche allo spettacolo, immortalando uno spaesato Franco Nero, con tanto di pizza in mano.
LA BALLERINA SEXY E IL MONACO NERO   –  
Tra folclore e spettacolo alcune candidature   sudamericane.
Come quella del popolare comico Gino Renni (in quota Sel nella lista Pd alla Camera), “portatore di italianità  secondo tradizione”. A lui si contrappone Ileana Calabrò detta ‘La Morocha”, ballerina e vedette della tv di Buenos Aires famosa, tra le altre cose, per aver simulato un orgasmo durante una trasmissione televisiva. Il suo nome è nella lista “Italiani per la Libertà “, guidata dall’inossidabile Esteban Caselli, ‘Il Monaco Nero’ già  senatore Pdl nella scorsa legislatura, con più di 50mila voti, e al centro di un’inchiesta per falso in atto pubblico e violazione della legge elettorale.
Ex ambasciatore argentino presso la Santa Sede, il nome di ‘Cacho’ Caselli è saltato fuori anche nelle indagini su Finmeccanica. Berlusconi, intercettato con Valter Lavitola lo definì “pericoloso, pericolosissimo”.
A queste elezioni ha scelto di presentarsi con una lista indipendente interrompendo il sodalizio con il Pdl, di cui era stato coordinatore all’estero.
OMBRE E SCANDALI –
Sempre in Sudamerica, qualche ombra nel passato di alcuni candidati del Maie, che in questa tornata sostiene Scelta Civica.
Il leader è il deputato Ricardo Merlo, dal 2010 nel gruppo parlamentare dell’Udc. Ma tra i candidati c’è Ugo di Martino, ex Pdl, di cui Francesco Forgione – ex presidente della commissione Antimafia – ha raccontato la storia soffermandosi sui suoi rapporti con Aldo Miccichè, faccendiere italiano legato alla ‘ndrangheta e attivo in America Latina.
Ha provocato discussioni, invece, sulla stampa argentina la candidatura di Claudio Zin, medico ed ex ministro della Salute della provincia di Buenos Aires, dimessosi perchè coinvolto nello scandalo della “mafia dei farmaci”, una vicenda esplosa dalla vendita di medicinali scaduti e falsi.
L’UOMO PER TUTTE LE REGIONI –
Sempre con il Maie si presenta Marcelo Gabriel Carrara, “l’uomo per tutte le regioni” come lo hanno ribattezzato recenti articoli di cronaca che hanno esaminato le spese di alcune regioni italiane.
Carrara, infatti, oltre a lavorare per la Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, è anche presidente del consiglio dei giovani molisani e membro dell’associazione dei veneti all’estero.
Ancora con il movimento di Merlo, ma in Europa è in lista Gian Luigi Ferretti (Copenaghen), ex braccio destro di Mirko Tremaglia, legato a esponenti dell’estrema destra come Stefano Andrini, e il cui nome è citato anche nel caso Di Girolamo.
EFFETTO GIORNALISMO ANCHE ALL’ESTERO –  
Folta rappresentanza di giornalisti anche tra i candidati all’estero.
Un trend sempre forte, visto il ruolo dei media in lingua italiana per i connazionali nel mondo.
Il Pdl punta su Ivano Ercole, direttore del Gruppo editoriale italo-australiano Rete Italia, candidato nella circoscrizione Oceania al Senato.
In corsa con il centrodestra anche l’ex giornalista della Stampa Enrico Singer (Camera/Europa).
Da “America oggi” arriva Domenico Delli Carpini (Camera-Nord America). Trascorsi nel giornalismo anche per il compagno di lista Giuseppe Canciani, per Enza Michienzi (20 anni in una tv di Caserta e candidata per il Pdl a Miami), Sharon Nizza (Pdl, Israele, assistente di Fiamma Nirenstein e Maria Giovanna Maglie) e per Silvia Finzi (figlia di Elia, fondatore del Corriere di Tunisi, in lizza al Senato per il Pd).
NOVITA’ CINQUE STELLE   –  
Presentazioni video, modello curricula, infine, nello stile comunicativo dei candidati del Movimento Cinque Stelle, che schiera le sue liste in tutte le circoscrizioni. L’immagine che torna più frequentemente su pagine e siti, in questo caso, è quella del leader Beppe Grillo.
Prevale la formazione scientifica tra gli aspiranti portavoce, come dimostrano i diversi ingegneri.
Tra i candidati più conosciuti il blogger Andrea D’Ambra, presidente di un’associazione di consumatori e candidato alla Camera per l’Europa. Lui però all’endorsement di spicco non rinuncia. E’ quello della primogenita di Aldo Moro, Maria Fida.

Pasquale Notargiacomo
(da “La Repubblica”)

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SALLUSTI SVELA LA CAUSA DELLE PROFONDE DIVERGENZE POLITICHE CON GIANNINO: “UNA VOLTA IN REDAZIONE IL SUO GATTO MI HA AGGREDITO”

Febbraio 9th, 2013 Riccardo Fucile

DAL METODO BOFFO AL METODO GIANNINO: PRIMA LO DENIGRA SUL GIORNALE POI A RADIO 24 SPIEGA: “E’ INAFFIDABILE, NEL SUO UFFICIO AVEVA UN GATTO AGGRESSIVO”… REPLICA IL LEADER DI FARE: “OGNUNO HA I SUOI MODELLI, A LUI RESTANO BRANDELLI”

Dal dossier su Dino Boffo al gatto mannaro in redazione.
Se prima il nemico numero uno era stato l’ex direttore di Avvenire, ‘colpevole’ di avere criticato la condotta privata del Cavaliere, in vista delle prossime politiche Il Giornale mette nel mirino Oscar Giannino, candidato con ‘Fare per fermare il declino’, l’avversario da oscurare.
Era stato lo stesso Cavaliere nei giorni scorsi a indicare il bersaglio, chiedendogli la “cortesia” di estromettersi dalla competizione elettorale perchè la sua lista potrebbe far perdere il centrodestra, e soprattutto privarlo dei voti essenziali in Lombardia per l’assegnazione del premio di maggioranza al Senato.
La risposta: “Neanche per sogno, a maggior ragione adesso che una bella brezza fresca sta soffiando nelle nostre piccole vele”.
Davanti al diniego è partita l’offensiva del quotidiano della famiglia Berlusconi.
Per mano e per voce del suo direttore, Alessandro Sallusti.
“Sembra un simpatico istrione”, scrive nel suo editoriale in prima pagina di giovedì 7 febbraio, anche se “fuori chi lo conosce lo evita. Un motivo ci sarà ”.
In più, prosegue, è un dandy egocentrico, bizzarro e ondivago, “tutto il giorno in redazione con un gatto” che “sbranava” chi entrava nel suo ufficio e diffondeva umori sgradevoli.
Scegliere Giannino poi rappresenta un “voto inutile” e “stupido in quanto autodistruttivo”.
A conferma che il peccato originale è sempre lo stesso: quello di remare contro Silvio Berlusconi che si traduce nel “pugnalare i suoi elettori consegnando la Lombardia e magari l’Italia a Vendola, Bersani e, perchè no, Ingroia“.

Eleonora Bianchini

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IL CASO GIANNINO: GANDIANO, LIBERISTA E DANDY, IN LOMBARDIA E’ SOPRA IL 4%

Febbraio 9th, 2013 Riccardo Fucile

E’ IL NEMICO NUMERO UNO DEL CAVALIERE… IL DEBUTTO CON I REPUBBLICANI, POI LA SCELTA DELLO “STRAPPO”

Il liberista Oscar Giannino, con riferimento alla destra berlusconiana che giudica impresentabile e inaffidabile, cita il Mahatma Gandhi a proposito delle sfide impossibili: « Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci… ».
E quindi lui, che è dichiaratamente di destra – con una scuola politica d’eccellenza fatta nel Partito repubblicano di Giorgio La Malfa – dice di essere stufo di Silvio Berlusconi: «Stufo, come una moglie che per 18 anni viene tradita… Nessuno può sopportarlo, tantomeno un elettore liberale».
E ora che il Cavaliere lo addita tutti i giorni come la peste capace di far perdere il premio di maggioranza al Pdl nelle regioni chiave e il Giornale lo definisce «piccolo uomo astioso e rancoroso», Giannino sbandiera i sondaggi (commissionati dallo stesso Berlusconi) che in Lombardia lo danno oltre il 4%, quindi in marcia di avvicinamento verso lo sbarramento regionale per il Senato (8%): «Eccola là  – sghignazza il candidato premier della lista «Fare per Fermare il declino» – siamo su piazza dall’8 dicembre e se continua così rischiamo di far scattare il senatore in Lombardia ma io credo che abbiamo buone chance anche in Veneto, Piemonte, Emilia, Liguria, Marche e Friuli. Andremo bene nelle regioni dove si produce…».
Per dirne una, in caso di sfondamento dello sbarramento regionale (8% per le liste non coalizzate), in Piemonte la lista Giannino farebbe eleggere l’imprenditore Giuseppe Arena (quello dei treni «Arenaways» Milano-Torino) costretto al fallimento dalla mancanza di regole certe sulla libera concorrenza.
E alla Camera, dove serve il 4% su base nazionale?
In questo caso il pluricapolista Giannino si è scelto una missione ancora più difficile: «Mai dire mai, sono ottimista…».
Due sere fa a Otto e mezzo su La7, Giannino ha freddato il direttore de il Giornale , Alessandro Sallusti, per la storia del «piccolo uomo»: «Guarda, Alessandro, che tra i commenti in rete seguiti al tuo articolo 10 a 1 erano a mio favore….».
In tv Giannino parla chiaro, dimostra di conoscere i meandri della macchina statale mangiasoldi, scandisce il decalogo del suo movimento messo a punto con gli economisti Michele Boldrin, Carlo Stagnaro e Luigi Zingales: «Fermare spesa, debito, tasse e corruzione…. Giustizia veloce, scuola del merito, concorrenza, sussidio di disoccupazione e formazione per tutti».
Giannino, ha scritto il Foglio dove ha lavorato prima di dirigere l’inserto economico di Libero , «costringe i partiti a far di conto».
E lui ha spiegato a quattr’occhi al professor Monti di non avere «nulla a che fare con la vecchia politica di Fini e Casini e con il cattolicesimo elitario di Sant’Egidio».
Di Bersani dice: «Se al suo posto ci fosse Renzi, avremmo le prime, vere elezioni della Terza Repubblica».
E ce ne è anche per Grillo: «No, non lo ho mai incontrato perchè lui mi sembra un po’ troppo tutelato da Casaleggio».
Ma Giannino è anche un personaggio, per alcuni eccentrico e decisamente dandy. Tanto che Massimo Corsaro (ex Pdl, ora Fratelli d’Italia) esorcizza le preoccupazioni di Berlusconi: «Di Giannino mi spaventano al massimo i suoi gilet. Non abbiamo motivo di temere la sua legittima campagna elettorale».
I suoi gilet, infatti, sono coloratissimi: «Ho una passione sfrenata per i tessuti pregiati. Ci sono case che confezionano quegli abiti, quindi se qualcuno volesse vestirsi come me… può farlo. Ma questo non c’entra niente con al campagna elettorale».
Nel 2011 Giannino si è sposato in Campidoglio (la celebrante era Giorgia Meloni) addobbato con una redingote blu elettrico a pois e una tuba Melegari che ben si legava con l’abito della sposa (Margherita Brindisi, manager Sogei).
Dopo quella cerimonia, amici e parenti rimasero a bocca asciutta davanti al buffet austero (riso e verdura) ma alcuni, poi, si rifecero con i buoni pasto offerti dagli sposi per i migliori ristoranti italiani.
Giannino è anche attore.
La sera mette in scena la sua campagna con una compagnia di professionisti che recita il testo «Una cena italiana»: intorno a un tavolo ci sono un nonno ex operaio del Pd, una madre in carriera pentita di Berlusconi, una figlia laureata-disoccupata e grillina, un diciottenne agnostico. Poi nel tinello, la tv porta la voce del liberista Giannino.
Che, contrariamente Berlusconi e a Monti, ama i gatti: «Ne ho tre e non dall’altroieri».

Dino Martirano

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LA REGIONE PIEMONTE DI COTA NON RIMBORSA DA MESI LE RESIDENZE PER ANZIANI E SCATTA LA PROTESTA: “RETTE A CARICO DEI MALATI”

Febbraio 9th, 2013 Riccardo Fucile

“SONO A RISCHIO I LIVELLI MINIMI DI ASSISTENZA, LA REGIONE NON CI PAGA DA MESI, NON ABBIAMO ALTERNATIVE”

È emergenza totale nell’assistenza sanitaria in Piemonte.
Ieri, nell’arco di poche ore, il sistema ha raggiunto il collasso: l’Anaste, l’associazione che gestisce 6 mila 500 dei 20 mila posti letto nelle Residenze Socio Assistenziali in Piemonte ha annunciato che da marzo le famiglie dei ricoverati dovranno pagarsi – oltre alla cosiddetta quota alberghiera – anche quella sanitaria che la Regione non rimborsa ormai da mesi alle circa 50 strutture più grandi della regione.
Contemporaneamente, le rappresentanze dei Comuni dell’Anci hanno respinto a Cota e Monferino la bozza di delibera che cancella la copertura sanitaria per la domiciliarità  a chi ha un Isee superiore ai 15 mila euro: «Un provvedimento totalmente contrario alla linea della stessa Regione che intendeva potenziare l’assistenza domiciliare per alleggerire i ricoveri negli ospedali», sottolinea l’assessore all’assistenza del Comune, Elide Tisi.
Infine la cosiddetta semi-residenzialità  per legata ai Dipartimenti di salute mentale e alle strutture ad essi collegate: «I ritardi nei pagamenti – annuncia un comunicato firmato da Fenascop e Ceapi – determinano una totale mancanza di liquidità  che mette a rischio gli stipendi di migliaia di operatori e il proseguimento dell’assistenza per oltre 2.000 pazienti oggi in cura in comunità  alloggio, gruppi appartamento o in case di cura a gestione acquistata».
Crediti mai incassati
Non è una provocazione, ma una strada obbligata quella dell’Anaste: «Nei confronti della Regione – dice il presidente Michele Assandri – abbiamo un credito di 265 milioni: di fronte ai 2 miliardi e 800 milioni di debito che la Regione stessa ha nei confronti dei fornitori, è evidente che non incasseremo mai questi rimborsi». Risultato?
«Il sistema delle banche ci sta rimandando le fatture – prosegue Assandri – perchè il famoso sistema di certificazione regionale che avrebbe dovuto consentirci l’accesso ai crediti attraverso le banche non è mai partito». E per andare avanti le strutture – considerate non come fornitori della Sanità  ma come prestatori d’opera accreditati, e quindi fuori da un eventuale piano di rimborso a favore dei fornitori – chiederanno mediamente 1.400 euro al mese ai ricoverati, che si aggiungono agli altri 1400 euro già  versati come retta alberghiera.
A rischio anche i Lea
La bozza di delibera che l’Anci boccia e rimanda alla Regione perchè sia cancellata annulla di fatto il diritto ai livelli minimi di assistenza a chi è seguito a casa, malato cronico non autosufficiente, ma ha un Isee superiore ai 15 mila euro. Un numero altissimo di persone, in tutto il Piemonte, non avrà  più copertura sanitaria se la deliberà  passerà .
Torino e il Piemonte
La crisi non è più soltanto di Torino-città . L’emergenza è regionale anche per la salute mentale e la tossicodipendenza. «I minori finanziamenti nazionali e i tagli imposti alla sanità  – dicono Sara Cassi, presidente Fenascop, e Giuseppe Maranzano, presidente Ceapi – hanno fatto scadere la salute mentale e la tossicodipendenza di almeno tre gradini nella scala delle priorità  regionali, mettendo in ultima fila i pagamenti a operatori e strutture che da anni si occupano della cura di queste patologie»
Per la Regione, quella dell’Anaste è «una provocazione: le case di riposo non possono rivalersi sull’utente in quanto per legge gli ospiti hanno diritto all’assitenza Lea». Immediate le reazioni politiche: «Di fronte a una situazione drammatica per migliaia di famiglie – dice Nino Boeti, Pd – Monferino e Cota non possono limitarsi alle solite enunciazioni di principio e alle promesse poi non mantenute».
E Mauro Laus: «La prima risposta ai debiti scaduti doveva arrivare grazie a un emendamento proposto dall’opposizione che era stato accolto dalla giunta all’articolo 36 e che prevedeva l’avvio entro il 31 maggio scorso di un sistema di accertamento dei crediti da parte della Regione, in collaborazione con Finpiemonte e Consip.
Ma era una bufala: la giunta non ha previsto alcuna copertura al provvedimento».

Marco Accossato
(da “la Stampa“)

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BERLUSCONI SE LA PRENDE ANCHE CON IL FESTIVAL DI SANREMO: “ANDAVA SPOSTATO”. FORSE COSI’ AVREBBE POTUTO PARTECIPARE

Febbraio 9th, 2013 Riccardo Fucile

“LA RAI RENDE DIFFICILE LA COMUNICAZIONE POLITICA”…FAZIO IRONICO; “CI DICA DOVE”

Berlusconi attacca il Festival di Sanremo.
O meglio la Rai, colpevole a suo dire di non aver spostato la competizione, durante gli ultimi fatidici giorni della campagna elettorale.
«Sanremo andava assolutamente spostato- ha dichiarato l’ex Premier, durante una videochat al Messaggero – ed è incomprensibile la decisione della Rai, tanto più che ci stiamo giocando il nostro futuro con le prossime elezioni».
«COMUNICAZIONE POLITICA COMPLICATA» –
Per il Cavaliere, la kermesse si aggiunge alla par condicio, da lui mai digerita.
E quindi la comunicazione politica sarebbe “complicata”.
«Il Festival di Sanremo si aggiunge alla par condicio e complica la possibilità  di comunicare. La par condicio è la legge più assurda che si poteva immaginare e che vige solo nel nostro sistema. Anche il più piccolo partito ha lo stesso spazio in tv del grande».
FAZIO: «CI DICA DOVE»-
Non è mancata la reazione di Fabio Fazio, di ritorno alla conduzione in Riviera dopo 13 anni.
Che ha scelto l’arma dell’ironia, su Twitter : « Berlusconi ha detto che Sanremo andava spostato: ma dove? Aspettiamo proposte!».

Matteo Cruccu
(da “il Corriere della Sera“)

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