BERLUSCONI PROMETTE 4 MILIONI DI POSTI DI LAVORO E INTANTO NE LICENZIA QUINDICI
MONDADORI LICENZIA 15 GIORNALISTI DI PANORAMA, UN TERZO DELL’ORGANICO
Quattro milioni di posti di lavoro meno 15.
Proprio il giorno in cui Silvio Berlusconi promette assunzioni a vagonate, mettendo a dura prova la tetragona credulità dell’adorante curva sud, la sua Mondadori si accinge a mandare a casa 15 giornalisti di Panorama, circa un terzo di un organico di 48 persone.
Di questi 15 addirittura 9 solo a Roma dove lavorano 14 cronisti e dove la redazione in pratica viene coventrizzata.
Quindici sono meno di una briciola rispetto ai 4 milioni di posti annunciati (e come al solito smentiti), ma è il valore simbolico che colpisce.
Prima di tutto perchè se davvero il Santone di Arcore è capace di moltiplicare i pani e i pesci, viene spontaneo incitarlo a non trascurare le sue aziende.
E poi perchè Panorama non è un giornale qualsiasi.
Chi scrive ci ha lavorato quasi 23 anni e si ricorda di quando era una corazzata, un settimanale libero e autorevole, capace di far tremare mezzo Palazzo ogni volta che arrivava in edicola.
Di successo in successo i dirigenti puntavano allora al milione di copie, che non era una berlusconata, ma una mèta a portata di mano, considerati i ritmi di crescita prima che la cura Berlusconi producesse i suoi effetti.
Le vendite ora sono un pianto. Quanto siano le copie acquistate davvero in edicola è un mistero custodito con più cura di quelli di Fatima.
Non ci sono cifre recenti ed ufficiali, ma «radio corridoio» informa che quando si raggiungono le 30 mila copie è festa.
Il giornale sta in piedi con gli abbonamenti, vecchio zoccolo duro ereditato dal passato, e comunque quest’anno per la prima volta dopo mezzo secolo il bilancio chiude in passivo.
Dai tempi d’oro ad oggi è cambiato tutto, non solo a Panorama e alla Mondadori, ma in Italia dove la carta stampata soffre le pene dell’inferno, e nel mondo, considerato che perfino il blasonato Newsweek deve traslocare su Internet abbandonando l’edizione cartacea.
Ovunque, però, gli editori si leccano le ferite, si rimboccano le maniche e men tre tagliano non vanno in giro a promettere posti di lavoro a milionate.
Con Panorama e la Mondadori sarà davvero difficile per Berlusconi scolorire le sue colpe nell’indistinto della crisi mondiale o esercitarsi nella nobile arte dello scarica-barile di cui è campione, sostenendo magari di essere stato pugnalato alle spalle. Su quella storia ci sono le sue impronte.
Quando molti anni fa si impossessò dell’azienda giurò ai giornalisti che avrebbe rispettato la loro autonomia e che entrava in punta di piedi solo per proteggere benevolo con un ombrello di libertà gli azionisti-parenti Leonardo Mondadori e Luca Formenton sottraendoli alle grinfie dell’odiato Carlo De Benedetti.
Dopo un attimo i due poveri cugini furono ridotti a tappezzeria e ora la casa editrice è affidata alle cure di gente di famiglia, la figlia Marina, che è la copia del padre, ma in gonnella, e l’acquiescente amministratore Maurizio Costa.
A Panorama fu avviato un inesorabile ricambio di sangue, goccia dopo goccia: da parte i «comunisti», largo agli «affidabili».
Daniele Martini
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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