Febbraio 10th, 2013 Riccardo Fucile
SIAMO AI SALDI: IL CAVALIERE A LA7 PROMETTE TUTTO, NEGA OGNI RESPONSABILITA’ E VA IN OVERDOSE DI ONNIPOTENZA, CON RICHIESTA DI PIENI POTERI…NELLA CLASSIFICA DEI TRADITORI MONTI SORPASSA FINI E CASINI
Nel suo intensissimo tour nelle televisioni d’Italia, Silvio Berlusconi approda a In Onda, su la7,
ospite “unico” di Nicola Porro e Luca Telese.
Dove il Cavaliere si presenta con una corposa cartella.
Oscar Giannino twitta: “Dentro ci sono le promesse mancate”.
“Una promessa l’ho mancata – esordisce Berlusconi -. E una colpa. La prima: modernizzare il Paese e realizzare la rivoluzione liberale. ma poi, a Palazzo Chigi, mi sono dovuto accorgere che non c’era la stanza dei bottoni. Il predidente del Conglio non ha poteri. La colpa: se non si conquista la maggioranza degli italiani ha, nei piccoli partiti, una enorme difficoltà che non riesce a superare. nel 2006 sentivo forte il bisogno di una riforma della giustizia. Stilai il disegno di legge ma i vari Fini e Follini me lo impedirono. Due esperienze che vorrei consegnare a chi mi succederà . Cambiare la Costituzione, per dare più potere al premier e per puntare a un vero sistema bipolare”.
Lo ha detto tante volte, osserva Telese. “Chiedo agli italiani di darmi una maggioranza straordinaria, quanto agli alleati, la Lega si è sempre fatta convincere anche quando eravamo su posizioni diverse”.
A Berlusconi viene proposto Monti che a tgcom24 lo accusa di comprare i voti, di corrompere gli italiani.
“Il paragone con Lauro è indecente – ribatte il Cavaliere -. Restituire l’Imu e abolirla è un riavvicinamento agli italiani”
Scenario: Consiglio dei ministri, Berlusconi ministro dell’Economia, restituisce i 4 miliardi dell’imposta sulla casa. Il giorno dopo i mercati internazionali iniziano a ballare. Berlusconi nel 2011 mollò a causa dei mercati.
“Non credo che reagirebbero male, perchè saprebbero che questa misura porterebbe le famiglie a consumare, a rimettere in circolo i consumi. Sulle costruzioni, sarebbero sbloccati gli investimenti”.
Ma se Berlusconi ha mollato nel 2011, perchè non dovrebbe succedere ancora? “Perchè allora fummo aggrediti da una situazione con diverse concause. Si partì con il tradimento di Fini, che cercò di farci perdere la maggioranza. Poi successe che nella tarda primavera 2011 la Germania, attraverso Bundesbank, diede indicazione di mettere in vendita i titoli italiani. Si creò sul mercato finanziario un’offerta molto elevata…”.
E se ricapitasse, chiede Telese. Berlusconi ricorda la maggioranza risicata del 2011, se avesse avuto più deputati sarebbe andato avanti. “Quindi stavolta andrei avanti”.
L’Europa teme Berlusconi, secondo Monti.
“Non è vero, Monti è la più grande delusione della mia vita, peggio di Fini e Casini. Monti non conosce la realtà economica. Questa tassa è un fatto di ignoranza assoluta su ciò che porta nell’economia vera. E quando Monti dice che l’Europa fermerebbe Berlusconi, dice una grande cazzata”.
Dove sono finiti i voti persi? “La gran parte si è rifugiata nel non voto, non per colpa nostra, ma perchè disgustato dallo spettacolo della politica di questi tempi”.
Non lo attribuiscono al Pdl, questo spettacolo? “No, è un disgusto generale. Una parte del nostro elettorato è andata da Giannino, da Monti. E io sto cercando con i fatti di farla ragionare. Noi forse avremo sbagliato nel sostenere troppo a lungo i tecnici, ma sarebbe stato irresponsabile farli cadere. Noi cercammo invano di dissuadere il governo tecnico in corso d’opera sul decreto ‘salva Italia’, ma poi ci dicemmo: come facciamo a farlo cadere? Col senno di poi, invece, andrei subito a nuove elezioni”.
Il ponte sullo Stretto. “Ho fatto 32 riunioni per riuscire a completare il progetto e ad appaltare questa opera straordinaria che farebbe dei siciliani degli italiani al 110%. Sono anche andato da gruppi stranieri per dir loro di non partecipare alla gara d’appalto. Ho appaltato a Impregilo e ad altri appaltatori italiani, perchè volevo che l’orgoglio fosse tutto italiano. Poi c’è stata la parentesi del governo di sinistra e il ponte fu messo da parte. Tornato al governo, sono iniziati lavori preparatori e continueremo, per fare il ponte con investimenti privati. Credo che il ponte sia occasione da non perdere”.
Ingroia è avversario pericoloso? “Non sono avvelenato con lui, mi riesce anche simpatico. Ma è inconcepibile che in una democrazia vi siano tre pm che entrano in politica, senza nessun intervallo di tempo. E in politica Ingroia ha potuto esprimere le stesse posizioni che aveva quando da pm mandava avanti una indagine delicatissima come quella della trattativa tra Stato e mafia. Roba da brividi”.
Ma sono da brividi anche le indagini Eni-Saipem e l’inchiesta su Montepaschi. “Sono indagini diverse. In merito alla prima, queste indagini rovinano le aziende, non danno loro la possibilità di partecipare a grandi gare”.
Non dovevano indagare, ribattono i conduttori. Sul punto Berlusconi traccia strani scenari: “Nelle gare internazionali, non potranno più avere spazio perchè non saranno più aperte a pagare il dazio necessario in quel tipo di gare”.
Montepaschi. “L’acquisto della Banca del Salento, valeva 800 milioni è stata pagata due miliardi e mezzo. Antonveneta, pagata 10 miliardi senza neanche un’indagine sui conti interni della banca. Fuori dal mondo, non si fa. C’è di mezzo totalmente il Pd, la sinistra”.
Telese: “Lei non ha rispettato il contratto con gli italiani. Berlusconi non si sarebbe presentato se non avesse realizzato i cinque punti. E non li ha rispettati”.
Berlusconi contesta, rivendica l’80% del contratto rispettato, ricorda l’11 settembre come origine di tutti i mali. Telese ricorda la promessa del poliziotto di quartiere, che non c’è.
A questo punto incalza Porro: “Lei rifarà il contratto, prenderà degli impegni?
“Penso di presentare una cosa importante che riguarda il rapporto degli italiani con il fisco”. Si parla di Equitalia, delle multe e delle sanzioni “enormi”.
“Quest’anno sono scomparse mille imprese al giorno. Diverse di queste aziende hanno chiuso per colpa di Equitalia, lo Stato che diventa nemico. La mia idea non è un condono, ma una regolamentazione che ridurrà le sanzioni e cancellerà gli interessi. E anticipo un altro punto: la impignorabilità della prima casa”.
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Febbraio 10th, 2013 Riccardo Fucile
LA STOCCATA A BERSANI: “INFANTILE PARLARE DI VITTORIA DI PIRRO SUL NUOVO BILANCIO UE”… CON VENDOLA “NESSUNA AFFINITA'”
Monti gioca a tutto-campo nella penultima domenica pre-elettorale.
Prima in una videochat di TgCom24. Poi in un intervento (in casa) alla convention di Scelta Civica al teatro Parenti di Milano.
Ed è proprio qui – nel primo pomeriggio – che il premier attacca il suo predecessore, Silvio Berlusconi, accusato di stare comprando «i voti con i soldi degli italiani», promettendo cose irrealizzabili.
Secondo Monti, «questo può portare popolarità , ma sarebbe una prova di un Paese sostanzialmente privo di memoria, io non voglio pensare che gli italiani lo siano».
«Lascio che altri dicano ciò che le gente vuole sentirsi dire e continuerò a dire quello che penso. Forse per questo nessuno dei miei illustri antagonisti politici vuole fare un confronto con me – ha continuato -. Ho sempre detto che io fin dal primo giorno ero disposto a farlo ma finora non è stato possibile».
Poi parlando di Berlusconi: «Il mio predecessore, che ritiene di essere anche il mio successore, continua a fare promesse, cercando di comperare i voti degli italiani con i soldi degli italiani».
E ha difeso l’operato del suo governo, definendosi «un buon premier».
GLI INSULTI
Poi ecco Mario Monti in versione amareggiata e disillusa nella video-chat di Tgcom24: «Mi è capitato in questa campagna elettorale di essere insultato e aggredito. Mi dicono che sia normale. È una cosa che tempra il carattere. Cerco di non rispondere agli insulti, anche se talvolta mi sono lasciato prendere un po’ troppo da verve polemica, nella quale peraltro non eccello».
LE IDEOLOGIE
Il Professore – acuendo la sua più volte sottolineata caratura moderata scevra da ogni considerazione ideologica – ha spiegato quale sarebbe la sua missione: «Mi piacerebbe aiutare a far superare anche in Europa la contrapposizione, che talvolta non aiuta, tra destra e sinistra».
E ha sparato ad alzo zero su Vendola: «Non sento nessuna affinità per una sinistra che abbia una coalizione che includa questi elementi che credo non siano a favore degli interessi dei lavoratori» sottolineando che le sue «rigidità » condannano «i giovani o alla disoccupazione o all’emigrazione».
«Non sono sicuro – aggiunge – che tocchi a me convincere» Fassina o Vendola «ma quella coalizione può scordarsi che noi possiamo dare un apporto a una maggioranza e a un governo se non prevarranno posizioni di riforma e di proseguimento delle riforme anche nel mercato del lavoro».
IL BUDGET UE
E Monti non poteva esimersi dal non rispondere alle polemiche (italiane) sul nuovo bilancio Ue, le cui regole e l’entità delle risorse sono state concordate con gli altri leader europei.
Così ha definito «un po’ infantile parlare di vittoria di Pirro perchè è chiaro che ognuno ha interesse a rivendicare una vittoria nel proprio Paese», replicando alle critiche mossegli da Bersani.».
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Febbraio 10th, 2013 Riccardo Fucile
ROBERTO PREDOLIN E PATRIZIA ZANELLA: “UN’INTERA POPOLAZIONE HA LASCIATO LE PROPRIE CASE, LA MEMORIA E’ UN DOVERE”
Roberto Predolin, nato esule, da bambino guardava Milano attraverso le sbarre del cancello
che proteggeva il suo condominio: un piccolo villaggio di giuliani, dalmati e istriani arrivati in Lombardia per fuggire dalla furia dei militari agli ordini del maresciallo Tito.
«Era un mondo a parte — racconta —, c’era un grande giardino e ci trovavamo sempre lì, tra di noi. Quel cancello era un confine, un simbolo: eravamo isolati nel fortino e gli altri erano gli indiani fuori».
Dopo settant’anni dall’inizio del lungo esodo che portò quasi 300mila persone a lasciare le loro case giuliane e dalmate, oggi si commemorano i martiri delle foibe.
Il 10 febbraio del 1947 a Parigi un trattato di pace pose fine al conflitto in quel fazzoletto di terra, ultimo atto della Seconda Guerra Mondiale: dal 2004 questa data è riconosciuta dal Parlamento italiano come la Giornata del Ricordo.
«Non solo le foibe — dice Predolin, dirigente dell’Associazione nazionale Venezia, Giulia e Dalmazia —, l’altra tragedia vera è l’esodo: un’intera popolazione che viveva lì è stata costretta ad andare via».
I genitori di Roberto Predolin erano esuli dal 1944: durante il loro viaggio di nozze decisero di non far ritorno a casa, in Dalmazia, ma di costruire una nuova vita lontano dai paesaggi di sempre.
Dopo un breve vagare in Italia, raggiunsero Milano, città che si prometteva accogliente e nella quale altre vittime dell’esodo avevano trovato il loro rifugio sicuro. «In via Cremosano vivevo insieme a tutti gli esuli: il comune ci aveva donato il terreno e noi avevamo costruito i palazzi; lì vivevano almeno 200 famiglie».
Così, Predolin, ricorda come si viveva in via Cremosano, da esuli.
«Il racconto puntuale di quello che questi uomini e queste donne avevano visto davvero non c’è mai stato; a volte si lasciavano sfuggire qualche memoria degli eccidi, ma emergeva sempre mitigata. I miei genitori si sono sforzati di ricordare solo le cose belle, fino a quando la vera tragedia non è emersa anche per me»: l’odio etnico dei titini, le foibe, l’esodo.
Questa verità , nascosta e negata, spinse la comunità milanese verso l’esterno: con i circoli e le associazioni, chi era sopravvissuto — lasciando la propria terra — mantenne viva la memoria di chi non ce l’aveva fatta.
Nacque così il Circolo Giuliano-Dalmata, che «raccoglieva — ricorda Roberto Predolin — tutti gli esuli milanesi. La sede, in corso di Porta Vittoria, era stata donata dal Conte Borromeo D’Adda che, dopo aver conosciuto queste vicende, decise di ospitarci gratuitamente in un palazzo storico».
Tra feste ed eventi sportivi, la città incominciò a scoprire le crudeltà subite dagli italiani dell’Est, grazie anche a quei giovani esuli che avevano voglia di condividere la loro storia con gli amici di sempre.
Patrizia Zanella non ebbe paura ad invitare, proprio lì, i suoi compagni di classe: «Il circolo — racconta — era diventato un vero e proprio centro d’aggregazione. Organizzavamo cene e feste; per me era naturale invitare i miei amici, al di là che fossero originari o no di Zara».
La comunità giuliano-dalmata è da sempre caratterizzata da allegria e voglia di vivere. «L’aria di festa c’era e c’è ancora — prosegue Patrizia —; bastava che venisse a trovarci un amico istriano per condividere le sue emozioni con gli esuli e con gli altri italiani».«Mio padre era un boxeur — ricorda la Zanella —. Il 7 novembre 1970 ero andata con lui a Roma in occasione della finale mondiale del campionato pesi medi di boxe: sul ring c’erano Benvenuti e Monzon. Mio padre, Nino Zanella, dovette fare una semplice telefonata ad un suo vecchio conoscente di Zara per trovare le porte della sua casa aperte. Dormimmo lì, nel villaggio dell’Eur, nella loro casa. Questo è un esempio per dire come tra noi istriani c’è un legame quasi di sangue»
Un legame reso forte dall’esodo e dalla lotta per la verità che per lunghi decenni fu insabbiata.
Il boxeur Zanella ed i coniugi Predolin furono costretti a lasciare tutto quello che avevano per salvare le loro famiglie dalle foibe.
Nell’Italia che si risollevava dalla Seconda Guerra Mondiale il loro racconto strideva con la narrazione del boom economico e tutto veniva ridotto a una “rappresaglia” anti-fascista.
Oggi i documenti degli storici e le parole dei testimoni ci rivelano che queste sono storie di esuli italiani, vittime di un sopruso che non ebbe, e non può avere, colore politico.
Michele Chicco e Andrea Lucidi
(da “La Stampa”)
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Febbraio 10th, 2013 Riccardo Fucile
QUANDO IL “DITO ALZATO” SI TRASFORMA IN “BRAGHE ABBASSATE”
Inaspettato (ma fino ad un certo punto) regalo alla mafia.
Angela Napoli fuori dal Parlamento.
Così ha voluto Fli e così hanno voluto l’ingratitudine di Gianfranco Fini e di Italo Bocchino.
Il siluramento politico di Angela Napoli deve far riflettere più di quanto, a sinistra, fa riflettere l’esclusione dalle liste elettorali delle sindachesse antimafia, elevate a simbolo della resistenza alla criminalità mafiosa ma non meritevoli di una candidatura al parlamento.
Per Angela Napoli è molto più grave la sua esclusione perchè si saldano in un torbido intreccio volontà politiche e disegni mafiosi.
Intercettazioni fra boss mafiosi rivelano che alla Napoli volevano chiudere la bocca per la sua ostinata azione di denuncia di quanto si muove in quella che il procuratore Pignatone ha definito la “zona grigia”, dove i poteri criminali trovano compiacenze, omissioni e connivenze.
Un boss si era fatto trasferire in ospedale ed Angela Napoli sollevò il caso rimandandolo in galera.
Un colpo ben assestato che non gli è stato perdonato di cui si discute nelle intercettazioni.
Vive scortata da oltre dieci anni perchè non c’è fenomeno criminale che lei non abbia indagato e denunciato.
Nel Sud è risaputo che il voto passa anche per canali limacciosi che la politica fa finta di ignorare.
Angela Napoli nel denunciare gli intrecci torbidi fra malapolitica e malaffare non si è mai preoccupata delle ritorsioni che potevano seguire alle sue denunce.
Non è da escludere che la sua battaglia contro mafia e criminalità abbia compromesso seguiti elettorali venuti meno a chi non si è mai posto il problema della provenienza di certi voti.
È un legittimo sospetto perchè la Napoli nel panorama politico, non solo calabrese, è una figura inattaccabile sotto il profilo della lotta alla criminalità e alle mafie.
Nei suoi confronti Gianfranco Fini si è comportato con ingratitudine politica perchè la Napoli, nei confronti di Fini, è stata sempre leale e solidale, anche nei momenti più difficili.
Si dice che sia stato Bocchino, molto vicino a Fini, a fare fuori la Napoli dalle candidature e da Fli.
È una responsabilità pesante perchè, comunque la si voglia mettere, è un regalo che nemmeno la mafia si aspettava.
La torbida logica della politica e delle carriere connesse è riuscita là dove lupara e tritolo non erano riusciti.
Complimenti.
(da “Mezzoeuro”)
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Febbraio 10th, 2013 Riccardo Fucile
“UNA SCELTA COERENTE CON LE NOSTRE IDEE, E’ IL MOMENTO DI VOLTARE PAGINA”… CONTINUANO LE ADESIONI CONTRO IL FRONTE ANTI-ITALIANO PADAGNO
Dopo l’endorsement della capolista montiana alla Camera in Lombardia Ilaria Borletti Buitoni il
candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia Umberto Ambrosoli incassa il sostegno di altri candidati centristi, che lanciano un appello al voto disgiunto in Lombardia.
Tra i montiani sostenitori del Centro popolare lombardo in coalizione con Ambrosoli Lorenzo Dellai, capolista della lista Monti alla Camera in Trentino, e i candidati alle elezioni politiche Alessandro Sancino, Gregorio Gitti, Milena Santerini ed Emanuela Baio.
«Votare Ambrosoli alle elezioni regionali in Lombardia e Monti a Senato e Camera è un atto di coraggio – ha sottolineato Dellai durante la presentazione delle liste del Cpl a Milano -, che va nell’ interesse di tutta la Lombardia. Si tratta di una scelta coerente con le nostre idee – ha proseguito -, perchè è il momento di voltare pagina». All’appoggio dei centristi Ambrosoli ha risposto con un messaggio video proiettato durante la presentazione delle liste.
«È il momento di rigenerare la classe politica – ha spiegato -, e il ruolo del Centro popolare lombardo è importante per un elettorato moderato che chiede punti di riferimento».
Fanno parte del gruppo politico consiglieri regionali fuoriusciti dall’Udc come Enrico Marcora e Valerio Bettoni, l’ex Idv Franco Spada, il repubblicano Giorgio La Malfa e il candidato dell’Udc alla presidenza della Regione Lombardia alla scorsa tornata elettorale Savino Pezzotta.
«Monti ha sbagliato ad appoggiare Albertini – ha concluso Pezzotta -, perchè Albertini è un candidato a perdere e il voto disgiunto è una necessità per la Lombardia e per l’Italia».
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Febbraio 10th, 2013 Riccardo Fucile
IN MATTINATA OLTRE 100 IMPRENDITORI A COLLOQUIO CON IL LEADER CINQUESTELLE E CASALEGGIO…UN ARTIGIANO VENETO SU 4 SI SCHIERA CON LUI, DEMOLITA LA LEGA
Il Veneto diventa crocevia della campagna elettorale a 15 giorni dal voto.
In giornata da Padova è passato Silvio Berlusconi (che come ogni giorno ha prodotto smentite, promesse e attacchi agli avversari), in serata invece piazza dei Signori, a Vicenza, si è gremita all’inverosimile per il comizio di Beppe Grillo.
Per Grillo il Movimento 5 Stelle è ormai il primo in Italia. “Ecco perchè hanno paura di noi — ha urlato al microfono — Perchè ci siamo imposti attraverso la rete e attraverso la rete vogliamo applicare una modernizzazione non tradizionale; il nostro è il movimento più democratico, nessuno come noi ha fatto le elezioni online”.
Attorniato dai candidati vicentini del M5S, e davanti a migliaia di spettatori, Grillo ha osservato che riuscirà a portare in Parlamento “oltre un centinaio di persone. E il Parlamento lo apriremo come una scatola di acciughe. Saranno costretti a seguire le nostre idee o sparire dalla faccia della terra”.
Secondo Grillo i Cinque Stelle saranno rappresentati in Parlamento “da un gruppo composto dal 55% di donne. Sono tutti incensurati, non sono iscritti a partiti. E’ bellissimo non trovare professionisti della politica. Nonostante tutto continuano a dirci — ha proseguito — che non siamo in grado di governare, vedremo. Noi andremo in Parlamento non solo per schiacciare un pulsante e varare una legge che non capiamo. Chi lo fa, chi lo ha fatto finora è un malato di mente”.
Difficile fendere la folla nell’enorme spazio palladiano dove il Movimento 5 Stelle aveva allestito il palco.
Un anziano vicentino, stupito, ha esclamato “mai visto tanto popolo, nemmeno quando venne Mussolini”.
Da parte sua Grillo, affiancato come sempre da una specialista nel linguaggio dei segni che traduce le sue parole per i sordomuti, ha dato vita a ciò che da lui ci si aspetta di questi tempi.
Una seria di “vaffa” distribuiti a pioggia a tutti i partiti e “ai loro milioni spesi per la campagna elettorale.
Noi senza una lira — ha urlato Grillo — siamo diventati la prima forza politica d’Italia”. Il comico genovese ha quindi concluso, prima di cedere la parola ai candidati locali, ricordando i punti principali del programma di M5S.
“Vogliamo la chiusura di Equitalia e l’impignorabilità della prima casa”.
Interrotto da un suono di campane Grillo ha alzato gli occhi al cielo avvisando “arriveremo anche lì”.
“Questa mattina nel Trevigiano — ha spiegato Grillo — sono andato ad incontrare degli industriali. Chissà cosa mi aspettavo. Non è successo niente”.
“Pensate — ha continuato — Mi chiedono tutti ‘Se vai al governo cosa farai per noi’. Devi dirmi invece tu — ha risposto Grillo — cosa intendi fare per la tua categoria. Tu industriale ti devi fare eleggere e poi vai in Parlamento e vediamo se sei capace di governare come noi. Anch’io potevo starmene a casa invece mi sono alzato perchè mi sono detto che devo restituire qualcosa a questo Paese. Mi sono chiesto da dove cominciare e ho iniziato dalla Sicilia. Mi sono buttato nello stretto a nuoto. Credevo mi venisse un infarto al primo miglio, invece ci ho messo venti minuti in meno del traghetto”.
(da “il Fatto Quotidiano)
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Febbraio 10th, 2013 Riccardo Fucile
NON PIACE IL SILVIO BOY FRIEND E VIENE OSCURATA LA “TELECAFONA”
Non c’è niente da fare: il Silvio Berlusconi boy friend non funziona. 
Non piace per niente e molto meno del Silvio Berlusconi restitutore dell’Imu o del Silvio Berlusconi salda trincea contro i comunisti.
E così la simpatica Francesca Pascale s’è dovuta far da parte. Adieu. A casa a far la calza.
Anche giovedì sera, all’Auditorium di via della Conciliazione a Roma, dove il Caro Leader ha presentato le liste elettorali, la ragazza non c’era (come la povera Fiorella Rubino Ceccacci, terrorizzata all’idea di dover ulteriormente dettagliare sulle sue prestazioni artistiche ai tempi di Tinto Brass).
E per quali ragioni si è obliterata la donna titolare dell’esclusiva sul presidenziale ardore? I sondaggi: li fa andare giù.
Anche la foto-manifesto anticipata da Dagospia, coi piccioncini dagli occhi a forma di cuore, è stata riposta in un cassetto, quello di Alfonso Signorini, secondo i pettegolezzi sfrenati.
Breve riepilogo.
Il 16 dicembre, domenica pomeriggio, il capo del centrodestra fu ospite di Barbara D’Urso su Canale 5 per una delle più memorabili interviste della pluridecennale storia della tv.
La D’Urso pose la domanda con gradevole piglio da ballatoio: «Presidente, mi si è fidanzato?».
E lui sì che si era fidanzato, con una fanciulla «bella dentro e fuori», come precisò in purissimo sentimento ginnasiale.
È che gli informali sondaggi di Alessandra Ghisleri (che difatti nega di averne condotti su temi amorosi) avevano individuato il punto debole dell’eterno ritorno: il recente passato semi-postribolare del candidato.
Lui spiegò, quel pomeriggio, indugiando sulla perdizione cui capita che un uomo precipiti quando sperimenta il buio dell’anima.
Era un periodo nel quale ero abbandonato da tutti – raccontò spoglio ad ogni pudore – ed era in corso la separazione da Veronica. «Mi sentivo solo».
Ora non più, aggiunse. Ora non sono solo, ora c’è Francesca Pascale.
Fornì anche i dettagli del fatale incontro.
La signorina era fra le animatrici del gruppo “Meno male che Silvio c’è”, partecipò anche al coro dell’omonimo brano e volle dimostrare il genuino trasporto noleggiando un aereo che sorvolasse la villa sarda del presidente con la scritta «Silvio mi manchi».
Dunque non solo farfalle nella pancia, ma anche qualche praticità .
Si riteneva che un Silvio seriamente accoppiato facesse bene ai sondaggi.
Un dubbio era però già evidente allora: funzionerà come first lady una di ventisette anni, quarantanove meno del ganzo, per quanto di «principi morali saldissimi»?
Non restò che provare, dopo avere scartato tutte le altre ipotesi.
Prima: una fidanzata coetanea o pressapoco sarebbe stata comica.
Secondo: una sulla cinquantina non era comunque credibile.
Terzo: e una sui primi quaranta o ultimi trenta?
Forte sapore di presa per i fondelli, comunque. E così, andasse per la Pascale.
Forse le immediate biografie giornalistiche non giovarono.
Di sicuro non contribuì al prestigio della fidanzata la diffusione del video di TeleCafone nel quale lei ballava in bikini sul ritornello «i’ calipp’ e tu te ‘ngripp’», naturalmente assaporando l’equivoco ghiacciolo.
Infine l’inappellabile responso delle indagini demoscopiche: come donna su cui appendere il cappello, la Pascale non ha il quid.
E forse non ce n’è una al mondo capace di ridurre Berlusconi alla monogamia, neanche in ipotesi.
Mattia Feltri
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Febbraio 10th, 2013 Riccardo Fucile
MA I TRUFFATORI NON ERANO TUTTI AL SUD?… DANNO ALL’INPS PER 280.000 EURO NELLA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA
Una falsa cieca ed altri 4 finti invalidi sono stati scoperti dai finanzieri del comando provinciale di Varese; 280 mila euro la somma indebitamente percepita finora quale pensione o per indennità di accompagnamento.
La falsa cieca lavorava come centralinista, avendo ottenuto il posto proprio grazie alla sua infermità , ma svolgeva, secondo la guardia di finanza, un secondo lavoro presso un centro analisi cliniche come addetta a ricevimento ed amministrazione.
Anche gli altri quattro truffatori scoperti dalle fiamme gialle risultavano inabili al lavoro o non autosufficienti.
In realtà , uno lavorava come meccanico di precisione presso una ditta svizzera, un altro come magazziniere in una società in provincia di Varese e un altro ancora, seppur risultando immobilizzato, è stato sorpreso a guidare l’auto, svolgere lavori di giardinaggio, ed altre attività .
L’ultima è una donna di Saronno che percepiva indebitamente l’indennità di accompagnamento pari a 500 euro mensili, pur essendo in grado di svolgere da sola le sue attività .
Le indagini proseguono, in collaborazione con l’Inps, per accertare eventuali responsabilità dei professionisti che hanno attestato le false invalidità .
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Febbraio 10th, 2013 Riccardo Fucile
RELAZIONE DELLA AUTHORITY PER L’ENERGIA: 199 I CASI IN CUI LE AZIENDE AVREBBERO TRASLATO SUL CLIENTE FINALE IL COSTO DELLA TASSA ADDIZIONALE IRES
Un miliardo e 600 milioni di incremento dei margini degli operatori non dovuti dai
consumatori. E’ questo il sospetto dell’authority per l’energia che, nel suo rapporto annuale ha segnalato 199 casi sospetti, di incremento dei margini ‘dovuti all’effetto prezzo e tali da costituire una possibile violazione del divieto di traslazione’.
Il riferimento è a quelle aziende che, pagando la Robin tax, potrebbero averne “scaricato” il costo sul consumatore.
L’Autorità è tenuta per legge a svolgere l’attività di vigilanza in merito alla cosiddetta Robin Tax, vale a dire l’addizionale Ires a carico delle imprese energetiche dal giugno del 2008, che non può essere ‘traslata’ sui consumatori, e quindi nè in bolletta nè, per esempio, sulla benzina o il gasolio.
La legge vieta infatti esplicitamente alle imprese “di traslare l’onere della maggiorazione d’imposta sui prezzi al consumo” a affida proprio all’Autorità per l’energia elettrica e il gas il compito di vigilare “sulla puntuale osservanza della disposizione”.
Nella Relazione al Parlamento licenziata il 24 gennaio scorso l’Autorità evidenzia invece un quadro fortemente critico, in cui appare evidente che molte imprese violano questo divieto.
Nel corso dell’attività di vigilanza svolta lo scorso anno sui dati relativi al 2010, infatti, l’Autorità ha trovato 199 operatori (sui 476 totali), di cui 105 appartenenti al settore dell’energia elettrica e gas e 94 a quello petrolifero, in cui “è stata riscontrata una variazione positiva del margine di contribuzione semestrale riconducibile, almeno in parte, alla dinamica dei prezzi”.
Insomma, per l’Autorità “è ragionevole supporre che, a seguito dell’introduzione dell’addizionale Ires, gli operatori recuperino la redditività sottratta dal maggior onere fiscale, aumentando il differenziale tra i prezzi di acquisto e i prezzi di vendita”.
In parole povere, il sospetto è che venga infranto proprio il divieto di traslazione, con il quale si comporta “uno svantaggio economico per i consumatori finali”.
L’Autorità , che come chiarito dal Consiglio di Stato non dispone di poteri sanzionatori in questo campo, si spinge a calcolare l’ammontare dei margini teoricamente accumulati facendo leva anche sull’effetto prezzo.
Nel secondo semestre 2010 per le aziende elettriche e del gas si tratta di una somma pari a circa 0,9 miliardi di euro in più rispetto al corrispondente periodo pre-tassa, mentre per quelle petrolifere la cifra è appena più bassa e pari a circa 0,7 miliardi di euro.
In sostanza, i consumatori sarebbero stati ‘appesantiti’ di 1,6 miliardi di euro.
Nel 2011 la Robin Tax è stata una ottima fonte di reddito per lo Stato, che ne ha incassato 1,457 miliardi di euro, 930 milioni in più rispetto all’esercizio precedente: una somma che è stata raggiunta grazie all’incremento dell’aliquota, all’estensione del tributo alle rinnovabili e alle società della rete (Snam, che ha contribuito per 104 milioni, e Terna, per 81 milioni) e alla modifica di alcuni parametri di applicazione.
Il contribuente maggiore è stato il gruppo Enel, con la sola Distribuzione che ha versato 312 milioni di euro.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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