Febbraio 11th, 2013 Riccardo Fucile
DOVEVA COLPIRE I GRUPPI PETROLIFERI CHE PERà’ L’HANNO SCARICATA SUI CONSUMATORI
Sembrava un’idea geniale: far pagare una extra tassa ai produttori di energia, costringendoli a dare il loro contributo alla finanza pubblica in anni difficili.
Peccato che la Robin Hood Tax, ideata e confezionata dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, sembra non aver funzionato molto.
Lo dice una relazione dell’autorità di garanzia per l’Energia diffusa ieri.
Ci sono 199 casi sospetti, per un ammontare di 1,6 miliardi di euro, in cui si registrano incremento dei margini per gli operatori “dovuti all’effetto prezzo, e tali da costituire una possibile violazione del divieto di traslazione”.
In pratica i produttori hanno scaricato sulla bolletta la tassa aggiuntiva.
Trasferendo quindi il costo che avrebbero dovuto sostenere loro al consumatore finale. Nonostante questo fosse espressamente vietato dalla legge del 2008 che istituiva la tassa.
Poi, nella manovra Tremonti ha ritoccato la sua tassa con un incremento dell’addizionale Ires (l’imposta sul reddito delle società ) dal 6,5 al 10,5 per cento e un ampliamento de settori colpiti: oltre quello petrolifero e di produzione di energia vengono incluse le reti come Terna e Snam. Coinvolte le imprese con ricavi da 10 milioni e reddito imponibile sopra il milione.
Modifiche geniali, secondo l’Autorità guidata da Guido Bortoni.
I nuovi parametri hanno ristretto la platea di imprese soggette alla tassa, quindi i benefici per lo Stato si sono ridotti (di 213 milioni di euro sull’anno precedente).
I danni per i consumatori comunque si erano già manifestati. Soprattutto nel settore petrolifero (quello da cui dipende il prezzo della benzina, tra l’altro): “à‰ possibile affermare che anche nel 2010 una parte significativa dei soggetti vigilati abbia adottato, a seguito dell’introduzione del divieto di traslazione, politiche di prezzo che hanno incrementato il margine di contribuzione dovuto all’effetto prezzo, determinando uno svantaggio per i consumatori finali”, scrive l’autorità .
In pratica, non c’è divieto che tenga, il modo per scaricare a valle i balzelli fiscali si trova sempre. Solo una concorrenza selvaggia, che in Italia non c’è, potrebbe dare la garanzia che le grandi aziende non aumentino i prezzi appena salgono i loro costi.
Secondo le associazioni dei consumatori Adusbef e Fede-consumatori, il costo medio per una famiglia italiana di questa Robin Tax che toglie ai poveri per dare ai ricchi sarebbe stato tra i 300 e i 400 euro in due anni.
Sembrano cifre colossali, ma è prassi in Italia scaricare sulla bolletta le storture del settore energetico.
Come rivelato dal Fatto, per esempio, l’Enel ha ottenuto di far pagare ai consumatori oltre 250 milioni di euro di sussidi alle sue centrali a olio combustibile (con la scusa dell’emergenza gas).
E l’Eni, con Paolo Scaroni, ha cercato di far pagare ad altri oltre 800 milioni per i contratti svantaggiosi stipulati con la Russia, ma il ministro Corrado Passera si è opposto.
A volte l’autorità riesce a bloccare queste tattiche, a volte no.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Febbraio 11th, 2013 Riccardo Fucile
CANDIDATI IN PARLAMENTO, CASAPOUND E FORZA NUOVA SBANCANO L’AUDITEL NELLE INTERVISTE SU RAITRE
Settecentomila persone attaccate alla tv. Sono questi i risultati della partecipazione dei
militanti di estrema destra, da CasaPound a Forza Nuova, alle tribune elettorali in seconda serata su Raitre.
Candidati in Parlamento, i due movimenti hanno diritto alla loro pubblicità istituzionale che ha registrato uno share più alto di quello del Popolo della libertà , dell’Italia dei valori e dell’Udc.
à‰ successo subito dopo la puntata di Leader con Silvio Berlusconi, quando il candidato premier di Casa-Pound, Simone di Stefano (la faccia nuova del movimento, il più noto Gianluca Iannone è tecnicamente un “impresentabile” a causa della sua condanna in primo grado a quattro anni per l’aggressione ai danni di un carabiniere) ha collezionato 1.124.085 contatti e quasi 700 mila spettatori fissi con il 3,37% di share.
Di poco inferiore il risultato di Gianguido Saletnich per Forza Nuova, andato in onda cinque minuti più tardi
Valutate entrambe al di sotto dell’1%, le due formazioni puntano più al riconoscimento politico che al risultato.
Espressione del fascismo 2.0, Casa-Pound prova l’affondo presentandosi in 14 circoscrizioni per la Camera e 11 al Senato, anche se la vera ambizione è conquistare almeno un consigliere nella Capitale per continuare a gestire le attività dalla loro sede, in un palazzo occupato “a scopo abitativo” nel centro della città .
Non è bastato l’arresto di alcuni candidati a Napoli per fermare la corsa: tra i reati contestati le lesioni personali e la detenzione illegale di ordigni esplosivi.
Giuseppe Savuto è stato poi mandato ai domiciliari e le accuse di associazione eversiva e banda armata sono cadute, eppure i militanti non hanno nessun timore a definirsi “fascisti del terzo millennio”.
Ma “Cosa vuol dire? ” chiede a di Stefano il malcapitato giornalista di Rai Parlamento, costretto a prendere sul serio l’affermazione.
“Significa che vogliamo riportare in questo secolo l’impostazione sociale ed economica del fascismo per risollevare il Paese dalla crisi”.
Poi aggiunge: “Nelle regole della democrazia italiana”.
Eccole qua, le parole magiche con cui si chiede la legittimazione, nonostante il programma classifichi l’immigrazione come “sistema per uccidere i popoli”.
I numeri non consentono l’ingresso in Parlamento ma di alleanze con Forza Nuova o Fiamma tricolore non se ne parla.
“Con chi ha già governato o va con il centrodestra non possiamo nemmeno discutere, con gli altri piccoli partiti della destra radicale ci sono punti di contatto ma anche molte differenze, per esempio il rapporto con la Chiesa, il nostro approccio è assolutamente laico”.
Molto diverso dai “difensor fidei” che militano nell’estrema destra, compresa Forza Nuova che ha posizioni radicali sulla religione, a partire dalla posizione antiabortista.
Anche lo Stato per loro è “un’unità trascendente di origine divina”.
Meno le banche. “Avete depositato del letame davanti a Bankitalia oggi” è costretto a ricordare lo stesso malcapitato giornalista a Saletnich, noto per i suoi blitz dimostrativi non autorizzati.
Il prossimo sarà in Parlamento?
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: elezioni | Commenta »
Febbraio 11th, 2013 Riccardo Fucile
AFFARI MILIONARI NELLE PROVINCE DI NAPOLI E CASERTA: UN CENTRO DI POTERE FAREBBE RIFERIMENTO ALL’EX PRESIDENTE DELLA PROVINCIA
C’è l’intercettazione choc, quella in cui il padrino Raffaele Cutolo definisce il candidato Pdl Luigi Cesaro, appena due anni fa, come “uno che mi deve tanto”.
E poi c’è l’inchiesta vera che potrebbe portare alla richiesta d’arresto della Procura all’Ufficio Gip di Napoli per il parlamentare Pdl.
Indagine che dura da un anno, giorno più, giorno meno, dagli inizi del 2012.
La circostanza temporale resta significativa perchè disarma, da sola, le illazioni su una presunta giustizia ad “orologeria”, accuse che si agitano sempre quando un politico finisce nelle maglie delle indagini a ridosso delle urne.
E ammesso anche che il giudice accolga la richiesta di arresto, occorrerebbe come sempre il voto della Camera per l’esecuzione del provvedimento.
L’istruttoria è centrata su presunte relazioni di Cesaro con i clan di Giugliano, di Aversa e Sant’Antimo, e su incontri che sarebbero avvenuti con camorristi oggi pentiti.
Ne parlano sia collaboratori di giustizia che imprenditori, almeno cinque.
Sullo sfondo, rispuntano gli affari milionari che attraversano le province di Napoli e Caserta. E un centro di potere che avrebbe il nome sia dell’ex presidente della Provincia Luigi Cesaro, sia di noti fratelli manager.
E’ questo, in sintesi, il quadro delle accuse che avrebbe spinto la Procura antimafia a chiedere la misura cautelare dell’arresto al vaglio del gip per il deputato Pdl.
Silenzio dal partito. “Minimizzare”, avverte Roma.
Lo stesso deputato fugge cronisti e comizi da 24 ore.
Però il Pdl attacca la trasmissione di Santoro: “Fanno campagna per Ruotolo e Ingroia”, dopo la messa in onda su Servizio Pubblico del dialogo registrato in carcere nel 2011: il padrino sanguinario Raffaele Cutolo riferisce ad una sua nipote di antichi rapporti – peraltro già noti e sviscerati dalla giustizia – con il deputato Pdl Luigi Cesaro: “Mi deve tanto, è stato il mio avvocato e anche il mio autista figurati, ora è uno molto importante”. Cesaro scrive una lunga nota in cui si dice ancora una volta “furibondo e disgustato dall’attacco mediatico”.
Cesaro: mai fatto l’autista a nessuno
Va ancora oltre, nella sua difesa, il senatore ed ex Guardasigilli Nitto Palma, coordinatore campano del Pdl: “Un’intercettazione uscita non si sa come, e riferita a fatti già esaminati dalla giustizia, viene lanciata contro Cesaro proprio da “Servizio Pubblico”, guarda caso perchè un noto giornalista della squadra di Santoro, Ruotolo, è candidato di punta nella lista di Ingroia. E loro fanno campagna per gli Arancioni”. Una difesa accorata ma piuttosto isolata.
Pesa, ad esempio, il significativo silenzio degli altri vertici campani, dalla capolista Mara Carfagna al governatore Stefano Caldoro, Pdl di nuovo spaccato.
E Cesaro dribbla i cronisti. “Sono sereno, disgustato da queste notizie”, fa sapere alla riunione del Pdl di ieri.
Intorno a lui volti tesi. Specie dopo la riunione dei consiglieri regionali Pdl, che hanno chiesto che Cesaro almeno lasci il ruolo di coordinatore provinciale.
Solo il coordinatore regionale Nitto Palma gli fa scudo: “La vicenda Cesaro è il manifesto del grado di inciviltà a cui siamo arrivati”.
Tuttavia, è fatale che si riaccendano i riflettori sull’inchiesta che dal 2009 coinvolge Cesaro.
E che sembra arrivata alla svolta, dopo l’attenta valutazione dei pm. È lo stesso pool, coordinato dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, che ha sferrato numerosi ko al gotha dei Casalesi.
L’indagine è fondata essenzialmente su tre filoni: i giochi d’affari e denaro del Pip, Piano Investimenti Produttivi del comune di Lusciano, la riconversione industriale della Texas Instruments ad Aversa e un affare immobiliare per 50 milioni.
L’istruttoria è centrata su presunte relazioni di Cesaro con i clan di Giugliano, di Aversa e Sant’Antimo, e su incontri che sarebbero avvenuti con camorristi oggi pentiti.
Cesaro tirato in ballo da un’intercettazione
Proprio quest’inchiesta-madre, a cui risulterebbe allegata l’intercettazione choc di Cutolo, sarebbe giunta al primo vaglio.
Con l’invio di una richiesta di provvedimento cautelare ormai all’esame dell’Ufficio Gip di Napoli. Cesaro, dunque, con il moltiplicarsi di filoni e di elementi a suo carico, rischia l’arresto. Ma sulla circostanza, ovviamente, nessun commento. Cesaro ha sempre smentito perfino l’esistenza dell’inchiesta. “Io non ho mai ricevuto alcun avviso di garanzia”.
Eppure frammenti inquietanti sono emersi anche di recente.
Risaltano, ad esempio, le prime dichiarazioni del pentito Luigi Guida, killer originario del rione Sanità di Napoli poi diventato plenipotenziario del clan Bidognetti, e riferite dall’avvocato sotto inchiesta Michele Santonastaso: “Lui (Guida, ndr) aveva coinvolto Ferraro, Cesaro un altro politico, mi sembra un onorevole e l’amministrazione di Lusciano”.
Un anno dopo, ecco le dichiarazioni di imprenditori arrestati a Giugliano e legati al riciclaggio del clan Mallardo.
Mentre altri ambigui scenari a carico del deputato arrivano da Quarto, comune azzerato dall’inchiesta sulle connivenze che ha già portato all’arresto di un fedelissimo di Cesaro, Armando Chiaro, appena condannato in primo grado a 7 anni per associazione camorristica.
Conchita Sannino
(da “La Repubblica”)
argomento: Giustizia, mafia, PdL | Commenta »