LE ACCUSE DI PENTITI E IMPRENDITORI: ECCO PERCHE’ CESARO RISCHIA L’ARRESTO
AFFARI MILIONARI NELLE PROVINCE DI NAPOLI E CASERTA: UN CENTRO DI POTERE FAREBBE RIFERIMENTO ALL’EX PRESIDENTE DELLA PROVINCIA
C’è l’intercettazione choc, quella in cui il padrino Raffaele Cutolo definisce il candidato Pdl Luigi Cesaro, appena due anni fa, come “uno che mi deve tanto”.
E poi c’è l’inchiesta vera che potrebbe portare alla richiesta d’arresto della Procura all’Ufficio Gip di Napoli per il parlamentare Pdl.
Indagine che dura da un anno, giorno più, giorno meno, dagli inizi del 2012.
La circostanza temporale resta significativa perchè disarma, da sola, le illazioni su una presunta giustizia ad “orologeria”, accuse che si agitano sempre quando un politico finisce nelle maglie delle indagini a ridosso delle urne.
E ammesso anche che il giudice accolga la richiesta di arresto, occorrerebbe come sempre il voto della Camera per l’esecuzione del provvedimento.
L’istruttoria è centrata su presunte relazioni di Cesaro con i clan di Giugliano, di Aversa e Sant’Antimo, e su incontri che sarebbero avvenuti con camorristi oggi pentiti.
Ne parlano sia collaboratori di giustizia che imprenditori, almeno cinque.
Sullo sfondo, rispuntano gli affari milionari che attraversano le province di Napoli e Caserta. E un centro di potere che avrebbe il nome sia dell’ex presidente della Provincia Luigi Cesaro, sia di noti fratelli manager.
E’ questo, in sintesi, il quadro delle accuse che avrebbe spinto la Procura antimafia a chiedere la misura cautelare dell’arresto al vaglio del gip per il deputato Pdl.
Silenzio dal partito. “Minimizzare”, avverte Roma.
Lo stesso deputato fugge cronisti e comizi da 24 ore.
Però il Pdl attacca la trasmissione di Santoro: “Fanno campagna per Ruotolo e Ingroia”, dopo la messa in onda su Servizio Pubblico del dialogo registrato in carcere nel 2011: il padrino sanguinario Raffaele Cutolo riferisce ad una sua nipote di antichi rapporti – peraltro già noti e sviscerati dalla giustizia – con il deputato Pdl Luigi Cesaro: “Mi deve tanto, è stato il mio avvocato e anche il mio autista figurati, ora è uno molto importante”. Cesaro scrive una lunga nota in cui si dice ancora una volta “furibondo e disgustato dall’attacco mediatico”.
Cesaro: mai fatto l’autista a nessuno
Va ancora oltre, nella sua difesa, il senatore ed ex Guardasigilli Nitto Palma, coordinatore campano del Pdl: “Un’intercettazione uscita non si sa come, e riferita a fatti già esaminati dalla giustizia, viene lanciata contro Cesaro proprio da “Servizio Pubblico”, guarda caso perchè un noto giornalista della squadra di Santoro, Ruotolo, è candidato di punta nella lista di Ingroia. E loro fanno campagna per gli Arancioni”. Una difesa accorata ma piuttosto isolata.
Pesa, ad esempio, il significativo silenzio degli altri vertici campani, dalla capolista Mara Carfagna al governatore Stefano Caldoro, Pdl di nuovo spaccato.
E Cesaro dribbla i cronisti. “Sono sereno, disgustato da queste notizie”, fa sapere alla riunione del Pdl di ieri.
Intorno a lui volti tesi. Specie dopo la riunione dei consiglieri regionali Pdl, che hanno chiesto che Cesaro almeno lasci il ruolo di coordinatore provinciale.
Solo il coordinatore regionale Nitto Palma gli fa scudo: “La vicenda Cesaro è il manifesto del grado di inciviltà a cui siamo arrivati”.
Tuttavia, è fatale che si riaccendano i riflettori sull’inchiesta che dal 2009 coinvolge Cesaro.
E che sembra arrivata alla svolta, dopo l’attenta valutazione dei pm. È lo stesso pool, coordinato dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, che ha sferrato numerosi ko al gotha dei Casalesi.
L’indagine è fondata essenzialmente su tre filoni: i giochi d’affari e denaro del Pip, Piano Investimenti Produttivi del comune di Lusciano, la riconversione industriale della Texas Instruments ad Aversa e un affare immobiliare per 50 milioni.
L’istruttoria è centrata su presunte relazioni di Cesaro con i clan di Giugliano, di Aversa e Sant’Antimo, e su incontri che sarebbero avvenuti con camorristi oggi pentiti.
Cesaro tirato in ballo da un’intercettazione
Proprio quest’inchiesta-madre, a cui risulterebbe allegata l’intercettazione choc di Cutolo, sarebbe giunta al primo vaglio.
Con l’invio di una richiesta di provvedimento cautelare ormai all’esame dell’Ufficio Gip di Napoli. Cesaro, dunque, con il moltiplicarsi di filoni e di elementi a suo carico, rischia l’arresto. Ma sulla circostanza, ovviamente, nessun commento. Cesaro ha sempre smentito perfino l’esistenza dell’inchiesta. “Io non ho mai ricevuto alcun avviso di garanzia”.
Eppure frammenti inquietanti sono emersi anche di recente.
Risaltano, ad esempio, le prime dichiarazioni del pentito Luigi Guida, killer originario del rione Sanità di Napoli poi diventato plenipotenziario del clan Bidognetti, e riferite dall’avvocato sotto inchiesta Michele Santonastaso: “Lui (Guida, ndr) aveva coinvolto Ferraro, Cesaro un altro politico, mi sembra un onorevole e l’amministrazione di Lusciano”.
Un anno dopo, ecco le dichiarazioni di imprenditori arrestati a Giugliano e legati al riciclaggio del clan Mallardo.
Mentre altri ambigui scenari a carico del deputato arrivano da Quarto, comune azzerato dall’inchiesta sulle connivenze che ha già portato all’arresto di un fedelissimo di Cesaro, Armando Chiaro, appena condannato in primo grado a 7 anni per associazione camorristica.
Conchita Sannino
(da “La Repubblica”)
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