Ottobre 14th, 2013 Riccardo Fucile
SI ALLONTANA LA SOLUZIONE SUL FUTURO DELLA COMPAGNIA….AIR FRANCE ENTRA SOLO A CONDIZIONE DI UNA PESANTE RISTRUTTURAZIONE
Scintille all’assemblea dei soci di Alitalia sull’aumento di capitale. 
Una riunione tesa, durata più a lungo del previsto, in un clima nervoso per via dell’attenzione riservata da Bruxelles all’operazione Alitalia dopo che British Airways ha ravvisato nel salvataggio una forma di aiuto di Stato.
“Il governo non dà aiuti di Stato — ha ribadito il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi ad assemblea ancora in corso — abbiamo solo favorito l’incontro tra privati”, evidenziando come British Airways abbia “tutto il diritto di protestare” perchè “difende i suoi interessi” e l’intervento inglese è “la dimostrazione che il fallimento di Alitalia aprirebbe il mercato ad altre compagnie”.
Ma da Bruxelles Antoine Colombani, portavoce della Commissione per le politiche competitive, fa sapere che Bruxelles è in attesa della notifica del piano sulla base del quale si potrà “valutare la sua compatibilità con le regole sugli aiuti di stato”.
La partita con Bruxelles, esattamente come in passato lo è stato per la Banca Monte dei Paschi di Siena, è molto delicata.
Come testimonia, del resto, anche la lunga durata dell’assemblea in cui si ridiscute la manovra finanziaria da 500 milioni che prevede piano di un aumento di capitale da 300 milioni e 200 milioni di nuove linee di credito, con Poste italiane pronte a garantire 75 milioni di inoptato e il duo Intesa-Unicredit disponibili per la copertura di altri 100 milioni.
Sin d’ora è evidente che post-ricapitalizzazione, l’assetto azionario di Alitalia cambierà completamente.
Tuttavia ci vorranno ancora trenta giorni (fino al 14 novembre) per conoscere i nuovi equilibri azionari della compagnia italiana.
E sapere se il socio industriale Air France-Klm, che pure ha votato a favore della ricapitalizzazione, metterà o meno mano al portafoglio.
”L’approvazione non pregiudica la partecipazione effettiva di Air France-Klm all’aumento di capitale — riferisce il giornale francese Liberation, citando una fonte vicina al dossier — l’impegno resta condizionato alla validità del piano di ristrutturazione di Alitalia”. Un progetto di ristrutturazione che i francesi vorrebbero molto intenso con pesanti tagli a dipendenti e flotta, oltre ad un ridimensionamento dello scalo di Fiumicino, su cui Adr, società che orbita nella galassia della famiglia Benetton, anche loro soci di Alitalia, ha previsto di investire 12 miliardi entro il 2044. ”Mi auguro che i francesi credano nel progetto e partecipino all’aumento – ha ripreso Lupi – se ci stanno, bene. Altrimenti cercheremo altre strade, altre opportunità e sinergie”.
Non sono però solo i soci francesi ad essere in forse. Alcuni dei ventuno ex patrioti, che a partire dal prossimo 28 ottobre saranno liberi dal vincolo alla vendita (il cosiddetto lock up) sulle azioni Alitalia, potrebbero anche decidere di sfilarsi da una partita che, nel 2008, li aveva visti impegnati a raccogliere complessivamente 1,150 miliardi di euro.
Insomma, il salvataggio Alitalia appare tutt’altro che concluso.
Costanza Iotti
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Ottobre 14th, 2013 Riccardo Fucile
MENTRE LE PICCOLE AZIENDE FALLISCONO SI BUTTANO MILIARDI PER LA COMPAGNIA DI BANDIERA
In Italia non esiste una destra liberale perchè in Italia la destra, quando non è il peronismo senza Evita di Berlusconi, è la democrazia cristiana in salsa ciellina di Lupi.
Il ministro dei Trasporti ha negato che l’ingresso surreale delle Poste nell’azionariato di Alitalia configurasse un aiuto di Stato.
Formalmente ha ragione lui, ed è nel bosco dei formalismi che vivono i Lupi.
Però le Poste dipendono in toto dal ministero dell’Economia, che almeno fino a ieri sera faceva ancora parte dello Stato italiano.
Lupi va capito: non essendo riuscito a mettere in pista le Ferrovie (forse vagheggiava dei rivoluzionari treni con le ali), ha dovuto accontentarsi di una società che fa i soldi con i libretti dei pensionati e in materia di aviazione ha già dato prova di sè rilevando la compagnuccia aerea di Bud Spencer senza mai farne decollare i bilanci, tendenti al profondo rosso.
Alitalia doveva essere ceduta cinque anni fa, ma è stata tenuta artificialmente in vita con motivazioni da bar (la relazione, inesistente, tra flussi turistici e compagnia di bandiera) e affidata dal propagandista Berlusconi a imprenditori che, pur avendo addossato i debiti alla collettività , sono riusciti a perdere un milione e mezzo di euro al giorno.
Ora lo Stato butta altro denaro nella voragine di una società priva di radar, tra gli applausi di Epifani, mentre decine di piccole aziende falliscono nel silenzio generale. Ci si rivede fra sei mesi, quando i resti di Alitalia saranno venduti ai francesi a un prezzo più che dimezzato rispetto al 2008.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa“)
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Ottobre 14th, 2013 Riccardo Fucile
TAGLI ALLA SANITA’ PER PIU’ DI 4 MILIARDI…IL GOVERNO DICE: “ASPETTATE DOMANI”
Prima il ministro Dario Franceschini. Poi il Tesoro e Palazzo Chigi. 
Smentite così dure delle bozze della manovra finanziaria circolate in giornata non se ne vedevano da tempo.
Il problema è che, probabilmente, la cifra della “manovrona”, almeno secondo queste bozze il governo si appresta ad approvare domani è ancora una volta la stretta fiscale. Più del taglio del cuneo, principale promessa di Enrico Letta, quello che balza agli occhi sono la Trise, la nuova tassa sulle case, e la patrimonialina sulle rendite finanziarie il cui prelievo sale dal 20% al 22%.
La Trise fa rientrare dalla finestra l’Imu sulle prime case uscita dalla porta.
Per la regola matematica che invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia, il prossimo anno, il 2014, ci sarà un prelievo sulle abitazioni principali che “al massimo” potrà arrivare fino all’8,6 per mille, addirittura l’1 per mille in più della vecchia Imu sulla prima casa.
Prelievo che per le altre abitazioni può teoricamente arrivare fino all’11,6 per mille. Chi pagherà ? Secondo la bozza l’Imu sulle abitazioni principali, se non verrà modificata dal decreto attualmente in Parlamento, sarà a carico dei proprietari, con la possibilità per i Comuni di aumentare gli attuali 200 euro di detrazione fino ad azzerare l’imposta.
La Tasi (la componente servizi della Trise) sarà pagata da chi occupa l’immobile, sia esso inquilino o proprietario.
Se l’Imu, per esempio, è al 4 per mille, significa che la Tasi può arrivare, al massimo, al 4,6 per mille. Come equilibrare il prelievo tra inquilini e proprietari dipenderà insomma, dalle scelte dei Comuni.
La Tasi, tuttavia, è solo un pezzo della Trise.
In questa cifra non sarà ricompresa la “spazzatura”. La tassa sui rifiuti sarà una componente della Trise, ma avrà un calcolo a parte.
I Comuni dovranno stabilire tariffe in grado di coprire il 100% del costo della raccolta come già previsto dalla Tares. In alcuni casi gli aumenti si faranno sentire.
A Roma, per esempio, con le bollette dell’Ama i cittadini pagano un tassa pari al 40% del costo di raccolta, mentre il restante 60% è di fatto coperto dal Campidoglio.
Con il nuovo meccanismo, per fare un conto della lavandaia, se un contribuente pagava 40 euro di spazzatura si troverà a pagare 100.
Dalla casa al patrimonio.
Sempre se il testo della manovra non sarà completamente stravolto, il governo ha deciso di ascoltare le richieste di parte del Pd e della Cgil (lo ha fatto Susanna Camusso), portando l’aliquota sulle rendite finanziarie dal 20% al 22%.
C’è come promesso il taglio del cuneo fiscale, con due diverse ipotesi.
La prima con il passaggio della quota fissa di detrazione sul lavoro dipendente da 1.380 a 1.450 euro per i redditi tra 8.000 e 15.000 euro, che poi varia al variare di alcuni parametri del reddito.
Nella seconda versione viene introdotta una detrazione unica di 1.850 euro per i redditi da 8.000 a 55.000 euro.
Per le imprese ci sarà uno sconto Irap per le nuove assunzioni.
Ma il taglio del cuneo rischia, come si è detto, di rimanere offuscato dalla nuova Trise e da ben altri tagli, come quello di oltre 4 miliardi di euro sulla spesa sanitaria, contro il quale si sta battendo con i denti il ministro della salute Beatrice Lorenzin.
(da “L’Huffington Post “)
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Ottobre 14th, 2013 Riccardo Fucile
LA PROPOSTA LANCIATA DALL’ASSOCIAZIONE ANNASSIM, COMPOSTA DA DONNE ITALIANE E MIGRANTI
Curare razzismo e sessimo con corsi di rieducazione e riabilitazione.
Lo propone l’associazione Annassim di Bologna, formata da “donne native e migranti delle due sponde del mediterraneo”, che lancia l’idea di seminari, corsi e “incontri terapeutici” per “razzisti, sessisti, immigrato-fobici e leghisti”.
Una “lettera aperta a Calderoli e agli altri leghisti”, da far avere per conoscenza anche al duo Grillo-Casaleggio, al presidente della Repubblica, ai gruppi parlamentari, al sindaco di Lampedusa e, ovviamente, agli organi di stampa (nell’elenco c’è pure la redazione di Al Jazeera)
Nel volantino si parla di un “processo di educazione complessivo mirato a recuperare il loro essere umani. Noi siamo disponibili come donne specializzate: psicanaliste, pedagogiste, sociologhe, docenti, psichiatre, etnologhe, antropologhe linguiste, esperte di comunicazione che operano a Bologna in associazioni di volontariato e come libere professioniste”.
Il giudizio della Lega sull’iniziativa è naturalmente tranchant. “Si vede che hanno tempo da perdere”, liquida Bernardini, che rilancia proponendo invece “corsi di educazione civica per rom e immigrati, che hanno addirittura la pretesa di venire a insegnarci le regole, in casa nostra. Siamo al paradosso”.
Quale sarebbe “casa loro” non è chiaro, visto che i leghisti non si ritengono italiani, ma padani, quindi sono loro i veri clandestini.
E in base alla legge Bossi-Fini andrebbero espulsi, magari dopo aver fatto trascorrere loro 18 mesi negli accoglienti Cie voluti da Maroni.
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Ottobre 14th, 2013 Riccardo Fucile
IL CANTANTE E’ DA ANNI IMPEGNATO IN INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’ SULL’ISOLA: “ISTITUZIONI IPOCRITE”
Il Nobel per la pace a Lampedusa sarebbe il giusto riconoscimento per la grande lezione di umanità , civiltà e
solidarietà che, da anni, la gente delle Pelagie dà a tutto il mondo.
Io come ‘cittadino’, qualche anno fa lo avevo proposto, quasi più per provocazione e stimolo, durante una delle dieci edizioni di O’scia’, una rassegna di arti e musiche dedicata proprio a sensibilizzare istituzioni, politica, media e opinione pubblica sul dramma immigrazione.
Il punto, però, è che oltre a un premio, per quanto prestigioso e di grande valore simbolico, i lampedusani (e l’intero Paese) hanno bisogno di risposte.
Urgenza di soluzioni concrete.
La vera clandestina in tutta questa drammatica vicenda è la politica e i suoi rappresentanti. Quella italiana, quella europea, quella internazionale.
Mancano cultura e visione d’insieme e prevalgono ancora gioco delle parti e interessi di bottega.
Si affronteranno mai le vere cause del problema?
Si capirà che ciò che si vede a Lampedusa non è che il dieci per cento del fenomeno? Si smetterà di confondere, a seconda delle convenienze, profughi e clandestini? Si ricorderà che questo dramma va avanti da venticinque anni senza rimedi intelligenti? Si interverrà prima, con onestà e redistribuzione di mezzi, nei paesi in difficoltà ?
Si troveranno finalmente regole e provvedimenti giusti ed efficaci?
Si fermerà un giorno l’immigrazione irregolare per il bene di tutti, migranti e accoglienti?
Si puniranno i colpevoli di tutte queste tragedie?
Si tornerà a guardare ai viaggi degli uomini con fiducia e opportunità d’interscambi? Si potrà e saprà imparare a vivere una vita diversa e migliore, in ogni angolo di mondo?
Queste sono le domande e sono domande alle quali può e deve rispondere solo la politica. Non bastano premi.
Servono classi dirigenti in grado di agire oggi e presagire il domani.
Allora, forse, potremmo essere fieri del Nobel a Lampedusa e magari valutare se darne uno alla politica.
La strada, però, mi sembra lunga e impervia e le speranze sono sempre più corte.
Claudio Baglioni
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Ottobre 14th, 2013 Riccardo Fucile
UNA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE QUELLA DI POTER FORMULARE DOMANDA DI ASILO PRIMA DELLA PARTENZA
6.772 persone, quasi 2 al giorno, sono morte negli ultimi 10 anni nell’attraversamento del Canale di Sicilia, in cerca di asilo.
È una stima per difetto perchè di molti barconi e persone inghiottite dal mare non si è mai avuto notizia.
Il presidente del Consiglio Letta ha annunciato, da oggi, un impegno straordinario del nostro Paese con missioni navali ed aerei per rendere il Mediterraneo il mare più sicuro possibile.
Speriamo che serva almeno a contenere questa macabra contabilità . Qualche ragione per dubitarne purtroppo c’è.
Molti affondamenti sono coincisi proprio con l’avvistamento di una nave o di un aereo, per via della concitazione a bordo di imbarcazioni sovraffollate.
Già prima del naufragio dell’Isola dei Conigli erano state salvate, secondo i siti specializzati, circa 2.200 persone: quindi i pattugliamenti c’erano già e non hanno evitato quelle stragi.
Il fatto è che il monitoraggio, per quanto accurato, non riesce a identificare piccole imbarcazioni alla deriva, specie in condizioni meteorologiche avverse.
Infine, anche se il piano funzionasse davvero, rendendo il mare un po’ più sicuro c’è sempre il rischio di spingere più persone a mettersi in mare su imbarcazioni di fortuna con il risultato, alla fine, di aumentare il numero dei morti anzichè ridurlo.
Bisogna quindi fare di più se vogliamo che il sentimento di vergogna per queste morti si trasformi in energia positiva. Molto spetta all’Europa, ma non deve essere un alibi perchè abbiamo parecchio lavoro da fare anche da noi
Cominciamo dall’Europa.
Nelle ultime settimane, grazie anche alle pressioni del governo italiano, ci sono stati segnali di una maggiore attenzione che in passato. Bene approfittarne.
Date le proporzioni del conflitto in Siria e il numero di potenziali richiedenti asilo (si parla di 2 milioni), ci sono gli estremi per richiedere un regime di protezione temporanea per gestire la crisi.
Questo significa spartire l’onere di fornire asilo fra i paesi membri, alleggerendo quelli di frontiera.
È un principio giusto perchè è opportuno condividere non solo l’onere di protezione delle frontiere (e a tal fine bisognerebbe rifinanziare Frontex e coprire anche le missioni italiane di questi giorni), ma anche quello di accoglienza.
Prendendo queste decisioni a livello europeo, è possibile sottrarle alla demagogia di politici locali che vogliano cavalcare i sentimenti anti-immigrati latenti nell’elettorato.
Degno di nota il fatto che i paesi che hanno ristretto maggiormente le politiche d’asilo negli ultimi anni sono proprio quelli cui non si applicano le direttive comunitarie sull’asilo, come il Regno Unito, mentre in Norvegia il partito uscito vincente dal voto sta stringendo un accordo con l’ultradestra xenofoba attorno al restringimento delle politiche d’asilo.
Per gestire la protezione temporanea bisognerebbe creare un fondo di solidarietà a livello europeo, sapendo che la concessione dell’asilo ha costi non indifferenti (si stima il costo dei 26 mila richiedenti asilo in Italia nel caso dell’emergenza Nordafrica in circa un miliardo e 400 milioni nel giro di due anni).
Ma anche il cosiddetto burden sharing (condivisione degli oneri dell’asilo) non risolve il problema delle morti nel Mediterraneo perchè interviene solo ex post, una volta che queste persone sono arrivate in qualcuno dei paesi dell’Unione, con tutti i rischi che questo viaggio della speranza comporta.
Nè sembra possibile organizzare esodi di massa dai paesi in conflitto, dato il numero potenzialmente incontrollato delle persone che ne potrebbero trarre vantaggio e la stessa indeterminatezza circa i paesi in conflitto (molti dei disperati arrivati a Lampedusa provenivano dall’Eritrea, non dalla Siria).
Serve, invece, dare la possibilità di formulare domanda di asilo ancora prima di mettersi in viaggio verso l’Unione.
Questo permetterebbe a molti di viaggiare in condizioni più sicure: oggi il viaggio in aereo viene reso impossibile non tanto dai costi (i sopravvissuti raccontano di 1.500 o 2.000 euro pagati per salire sulle navi delle morte, molto di più di quanto costerebbe un regolare biglietto d’aereo), ma dal fatto che le compagnie aree si rifiutano di accogliere a bordo chi non ha un visto per paura di incorrere in sanzioni e oneri di rimpatrio.
Inutile sottolineare che, anche in questo caso, è molto probabile che ci sia un numero altissimo di domande d’asilo.
Bisognerebbe perciò porre dei limiti alle domande che possono essere accolte e stabilire dei meccanismi di selezione, ad esempio in base alla gravità del conflitto, alla presenza di bambini o anziani fra i richiedenti, eccetera… Questo comporta un cambiamento non piccolo della normativa comunitaria che oggi attribuisce un diritto soggettivo all’asilo da parte di chiunque metta piede sul territorio dell’Unione fuggendo da una zona di guerra.
È una normativa che era stata creata per gestire i piccoli numeri dei rifugiati politici, non i milioni di persone che hanno la sfortuna di vivere in aree in conflitto.
Bene prenderne atto e porvi rimedio prima che venga del tutto annullato il diritto d’asilo per via delle reazioni dell’opinione pubblica, come avvenuto in Germania con la cancellazione di norme costituzionali dopo l’arrivo di 500 mila rifugiati bosniaci.
Fondamentale anche che l’Unione aiuti i paesi ai confini delle aree in conflitto, come la Giordania, in cambio della loro cooperazione nella gestione dell’emergenza profughi
Mentre l’Europa deve costruire le sue politiche d’asilo e dotarsi di un fondo di solidarietà per gestirle, noi dobbiamo rimettere mano alle nostre politiche dell’immigrazione economica, che portano anch’esse una responsabilità non indifferente nel cimitero Mediterraneo perchè molte vite umane troncate sono di persone che non fuggivano dalla guerra ma dalla miseria.
In questi giorni si parla molto di abolire la Bossi-Fini e soprattutto il reato di immigrazione clandestina.
Sono scelte condivisibili, ma irrilevanti nel gestire l’emergenza umanitaria.
Il reato di immigrazione clandestina non è in realtà quasi mai applicato. Ha il solo effetto, imponendo sanzioni inesigibili, di appesantire il lavoro dei nostri Tribunali.
Sacrosanto toglierlo dal nostro ordinamento, ma sapendo che è un problema che ha a che fare più con la riforma della giustizia che con la riforma delle politiche dell’immigrazione.
Quanto alla Bossi-Fini, credo di essere stato uno dei primi a denunciarne l’inadeguatezza e la demagogia.
Ma ciò che va cambiato nelle nostre leggi di immigrazione per evitare nuove stragi in mare, ha a che vedere con norme che erano già nelle leggi antecedenti, a partire dalla Turco-Napolitano.
Si tratta dell’ipocrisia secondo cui è possibile trovare un lavoro agli immigrati quando sono ancora nel paese di origine. Come se avessimo centri dell’impiego che funzionano nell’Africa sub-sahariana, quando non riusciamo a far funzionare neanche quelli di molte regioni italiane. Questa ipocrisia impone agli immigrati di arrivare illegalmente da noi, con mezzi di fortuna e ricorrendo a scafisti senza scrupoli.
Bisognerebbe, invece, permettere un numero di ingressi realistico, che tenga conto delle esigenze non solo delle imprese ma anche delle famiglie italiane, e permettere alle persone che vogliono lavorare in Italia di arrivare da noi con visti temporanei, finalizzati alla ricerca di un posto di lavoro.
Tito Boeri
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 14th, 2013 Riccardo Fucile
RESPINTO IL TENTATIVO DEL CENTRODESTRA DI RINVIARE L’APPROVAZIONE DELLA RELAZIONE
Primo passo verso la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. 
La giunta per le elezioni di palazzo Madama ha approvato la relazione illustrata dal presidente Dario Stefano che chiedeva l’allontanamento del leader del Pdl dal suo scranno in base alla legge Severino.
Si sono espressi a favore Pd, M5S e Scelta Civica, insieme ad Enrico Buemi del Psi, mentre il Pdl ha votato contro.
La seduta è durata circa tre ore.
Il presidente Dario Stefano ha letto la sua relazione di 41 pagine, frrutto della Camera di consiglio tenuta nella scorsa seduta.
I membri del Pdl hanno puntato a ottenere un rinvio, ma sono stati stoppati in particolare dal senatore Pd Felice Casson, che ha manifestato l’intenzione di andare avanti a oltranza. anche tutta la notte.
”Il regolamento prevede che il voto sulla relazione avvenga immediatamente dopo l’illustrazione del testo. Quindi, dovrebbe avvenire già stasera”, aveva avvertito l’ex magistrato.
Da qui la rinuncia dei colleghi del Pdl già iscritti a parlare e il voto immediato.
La giunta per le elezioni del Senato ha dato quindi, a larghissima maggioranza, parere favorevole alla decadenza di Silvio Berlusconi in base alla legge Severino che sancisce l’incandidabilità di chi ha subito condanne definitive per determinati tipi di reati, come nel caso del leader Pdl nel processo per i diritrti Tv Mediaset (quattro anni di reclusione per frode fiscale).
La decisione definitiva spetta ora all’aula del Senato.
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Ottobre 14th, 2013 Riccardo Fucile
VOLANO GLI STRACCI NEL PDL: IL DIRETTORE DE “IL GIORNALE” ATTACCA IL MINISTRO DEGLI INTERNI… CICCHITTO VIENE DEFINITO “UN COMICO”
Da una parte “chi ha coraggio di cambiare”, come Grillo, Renzi e Berlusconi (non dimenticate la triade non a caso promossa…n.d.r.), dall’altra chi si arrocca intorno al Quirinale e difende il “presente inadeguato”, come Angelino Alfano, la sinistra giustizialista e antiberlusconiana e una parte dei parlamentari a 5 Stelle.
La distinzione porta la firma di Alessandro Sallusti con un editoriale su “Il Giornale”: un attacco in prima pagina al segretario del Popolo della libertà che nelle discussioni con Silvio Berlusconi dei giorni scorsi, secondo alcune ricostruzioni, avrebbe chiesto oltre alle dimissioni dei “falchi”, da Brunetta a Verdini, anche quelle del direttore.
E il giornalista lo definisce “mafiosetto“: “Se fosse vero”, scrive, “come scrivono i giornali, non smentiti, la reiterata richiesta del segretario-ministro (tra l’altro degli interni) Alfano di avere la mia testa non si capisce a che titolo (non sono soggetto politico) se non quello di una concezione dell’informazione come “cosa nostra”, nel senso di loro”.
Nella distinzione tra buoni e cattivi il direttore se la prende anche con il capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto. “Assistiamo ad un’inedita versione di bipolarismo, non ideologico ma di puro potere e sopravvivenza personale. Chi non ha paura del nuovo e chi invece è aggrappato a diritti e privilegi acquisiti senza particolari meriti personali. La situazione non è priva di aspetti comici tipo Cicchitto che dà i sette giorni a Berlusconi (“Butta subito fuori i falchi altrimenti sei fuori tu dal nostro partito”), come si fa con i camerieri” (in effetti…n.d.r.)
La prima reazione è proprio quella del deputato Pdl che rinnega di aver mai pronunciato quelle frasi: “Sallusti mi attribuisce mettendola oggi nel suo editoriale tra virgolette una frase che io non ho mai pronunciato. Quello che io penso realmente è nel testo di alcune interviste rilasciate in questi giorni il cui senso è agli antipodi rispetto alla frase falsa che mi viene da lui attribuita”.
Alla fine Cicchitto ne esce come un gran signore…
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Ottobre 14th, 2013 Riccardo Fucile
SORIAL: “TOGLIERE IL REATO NON E’ UN INVITO A IMBARCARSI, LE CAUSE DELL’EMIGRAZIONE SONO BEN ALTRE”… “CITTADINANZA A CHI NASCE DA GENITORI STABILMENTE IN ITALIA E PER CHI COMPLETA IL PERCORSO SCOLASTICO”
«Per me l’emendamento presentato al Senato per togliere il reato di clandestinità era interessante e l’ho
molto apprezzato».
Girgis Giorgio Sorial, deputato bresciano del M5s e figlio di immigrati egiziani, lo dice chiaro.
E dice anche che il post di Grillo e Casaleggio contro i senatori del MoVimento autori di quell’emendamento «ha preso alla sprovvista sia me che molti altri parlamentari. Per questo abbiamo chiesto a Grillo e Casaleggio di venire a Roma per incontrarci». Dice Sorial che bisogna sintonizzare meglio i tre pilastri del M5S: «Grillo e Casaleggio che restano il megafono del MoVimento; noi gruppi parlamentari e i cittadini che ci votano e dei quali siamo portavoce»
Sulla vicenda dei clandestini, il megafono magari ha steccato un po’.
Nel post «reato di clandestinità » si legge: «Questo emendamento è un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia».
Concorda, Sorial?
«No, è chiaro che le cause dell’emigrazione sono altre. Anche se nessuno le spiega alla gente. Ci sono anche responsabilità italiane. Quelle del Governo, ad esempio, che era pronto a far guerra alla Siria se ci fosse stato l’ok dell’Onu, mentre noi del M5S eravamo contrari senza se e senza ma. O quelle delle multinazionali e delle grandi industrie che in Africa e altrove sfruttano persone e territori, tolgono risorse e non reinvestono mai nulla».
A giugno, lei ha anche presentato alla Camera una proposta di legge sul «diritto di cittadinanza», a metà strada fra ius soli e ius sanguinis.
«Prevede un doppio percorso. La cittadinanza per chi nasce in Italia ma solo se da genitori stranieri di cui almeno uno vi risieda legalmente da non meno di tre anni o da genitori stranieri di cui almeno uno sia nato in Italia e vi risieda legalmente da non meno di un anno. Ma cittadinanza anche per meriti scolastici, ai bimbi che completano la quinta elementare o superano la maturità ».
Grillo, però, scrive: «quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?».
«È chiaro che il nostro programma elettorale è stato molto d’assalto, incentrato sull’economia e il lavoro. Ma è giusto iniziare il dibattito anche sul tema dell’immigrazione, che è molto complesso e richiede non solo un disegno complessivo, ma anche di livello europeo. Perchè, ad esempio, chi diventa cittadino italiano è automaticamente cittadino europeo».
Vi ridurrete a percentuali da prefisso telefonico, come teme Grillo?
«Ripeto, su questo abbiamo visioni differenti. La settimana prossima, Grillo e Casaleggio verranno a Roma proprio per un chiarimento».
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