Dicembre 2nd, 2013 Riccardo Fucile
PARTE LA CAMPAGNA ELETTORALE ANTIEUROPEA E GRILLO CONFONDE L’OCSE CON ANNA OXA
Parte la campagna elettorale antieuropea, la parola d’ordine è “oltre”. In piazza il circo di Grillo e
Casaleggio tra modello ecuadoregno e web in Costituzione
Nella bella piazza di Genova dove si esibì il grande William Cody, in arte Buffalo Bill, va in scena un secolo più tardi il circo indiano della Casaleggio Associati, in arte Beppe Grillo.
Allora come oggi, «il più grande spettacolo del mondo».
È davvero uno show unico nella storia questo Movimento 5 Stelle fondato da un comico e diventato dal nulla il primo o secondo partito di una grande nazione e per questo continua a richiamare inviati da ogni angolo del pianeta.
Popolo, un po’ meno. Dei centomila attesi per il terzo V-Day dell’era grillina ne sono arrivati un terzo, soprattutto da fuori.
I genovesi, che conoscono bene il concittadino, sono rimasti a casa.
Grillo ci scherza sopra («Vedo un tre metri quadri vuoti, il Tg1 ci farà sopra un servizio»), ma la delusione dei militanti è tanta.
Si va comunque in scena, da professionisti, secondo lo schema solito.
Gianroberto Casaleggio è arrivato in largo anticipo, fra un fluire di chiome grigie al vento di tramontana, e si è piazzato nel backstage da bravo impresario. Alle due è arrivata sul palco la star, Grillo.
Un Beppe in gran forma, dimagrito, ringiovanito, in palla e tornato spiritoso. E’ già pronto per la campagna elettorale europea e magari anche italiana, all’insegna dell’antieuropeismo e della nuova parola d’ordine: oltre.
Al benaltrismo classico della vecchia politica italiana («i problemi sono ben altri»), il grillismo contrappone da oggi la nuova frontiera: il benoltrismo.
Un programma economico al cui confronto i libri della Rowlings scarseggiano di formule magiche.
Trattandosi di uno spettacolo contano più le emozioni che le ragioni, il «numero» rispetto ai numeri. Nel benoltrismo di emozioni e «numeri» ce n’è in abbondanza e ognuno può scegliere i più divertenti.
A parte il referendum sull’euro, altri due o tre, in particolare, mettono allegria: la «rinegoziazione del debito pubblico sul modello ecuadoregno», la nazionalizzazione delle banche e l’inserimento di Internet gratuito nella Costituzione.
Cominciamo dall’Ecuador.
La simpatica nazione andina ha rinegoziato nel 2008 la bellezza di 3,5 miliardi del debito pubblico, circa l’8 per cento del Pil, senza grandi scossoni.
L’Italia dovrebbe rinegoziare oltre 2000 miliardi, 133 per cento di un Pil per giunta in calo, con prevedibile catastrofe planetaria, fallimento a catena di sistemi bancari europei e di diversi fondi pensione stranieri, crollo dell’euro.
Perfino chi scrive Pino Chet staccato può valutare le differenze.
Per nazionalizzare il sistema bancario, che tutti odiamo, bastano invece appena 400 miliardi, una cifra che un governo italiano può facilmente raccogliere nel giro di una ventina d’anni, a patto di rimettere da domani l’Imu e portare il prezzo della benzina a 10 euro al litro.
Internet libera nella Costituzione non richiede commenti, è semplicemente sublime. Del resto, secondo il profeta Casaleggio, fra sei anni una guerra termonucleare spazzerà sei miliardi di persone dalla faccia della terra, e quindi non è il caso di perder tempo a studiare soluzioni serie.
«Oltre» saremo tutti morti.
Grillo dal palco è comunque una forza della natura, il più grande animale da palcoscenico mai visto.
Se la prende con destra, sinistra, centro, poteri forti e deboli, banche e sindacati, con lo stesso popolo italiano che è troppo ignorante, tanto da figurare agli ultimi posti delle classifiche di alfabetizzazione «dell’Oxa», ripetuto due o tre volte.
Lui stesso però potrebbe cominciare evitando di confondere l’Ocse con la brava cantante Anna, compagna di tanti festival di Sanremo.
Le sue promesse miracolose sono comunque più affascinanti delle vecchie balle della politica, che una volta erano nuove promesse, e scatenano applausi ogni mezzo minuto.
La folla è sempre il soggetto più interessante negli happening grillini. Dietro al palco sono ammessi soltanto i giornalisti stranieri, che in realtà scrivono cose terribili, ma nessuno li legge.
A un certo punto mi pare di scorgere il corrispondente di Le Monde, Philippe Ridet, al quale invidio una folgorante definizione: «Grillo è l’unico comico che mi fa paura».
Così i giornalisti italiani sono costretti a stare fra la gente ed è un bel regalo. Non è la folla sterminata di Piazza San Giovanni a Roma, alla vigilia del voto, ma è sempre un buon campionario di facce oneste.
Ragazzi ai quali la classe dirigente ha preparato un futuro da emarginati e non si capisce perchè dovrebbe votarli ancora.
Vecchi militanti della sinistra che la sinistra ha fatto di tutto per buttare fuori dalle sezioni, ora circoli.
Cittadini della Val di Susa che hanno tutto il diritto di protestare contro la Tav, senza essere bollati come estremisti o terroristi. Una delegazione di aquilani, vittime della peggiore truffa della seconda repubblica.
Italiani come tanti altri, che si alzano ogni giorno alle 7 per guadagnare al mese quanto una mezza calzetta di consigliere regionale si mangia in una festa a spese del contribuente.
Saranno magari un po’ sommari nel giudizio sull’informazione («Siete tutti a libro paga di Berlusconi e del Pd»), ma è difficile non provare simpatia, comprensione. In tanti fanno la fila al gazebo dei parlamentari, che in questi mesi, siamo onesti, non hanno soltanto discusso di scontrini e parenti da assumere.
Un esempio è la sacrosanta battaglia contro lo scellerato acquisto di F35.
Tutti quanti meriterebbero, come altri italiani, capi meno furbi.
Così, mentre dal palco volano sogni colorati, come i palloni gialli che si perdono nel cielo azzurrissimo di Genova, ci si domanda dove finirà tutta questa passione o illusione.
Alla fine Grillo lancia in alto il pallone più grosso, la «modesta proposta» che è in realtà il suo contratto con gli italiani in sette punti.
L’ha scritta Casaleggio e lui la firma, col suo nome.
E il suo nome era Buffalo Bill
Curzio Maltese
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Dicembre 2nd, 2013 Riccardo Fucile
CONTINUA LA LOTTA A DISTANZA TRA GLI ALLEATI DI GOVERNO
«Vuole prendersi la sedia di Letta» e cerca di far «fibrillare il governo». Ma resta il fatto che «noi siamo determinanti». Angelino Alfano non si sente offeso per le parole del sindaco di Firenze.
Ma non accetta l’idea che l’esecutivo possa diventare un monocolore democratico.
Anche il vicepremier propone un patto per il 2014 per poi tornare alle urne nel 2015. Ma avverte il probabile segretario del Pd: «Non abbiamo paura di andare a votare anche prima. Decida lui se assumersi la responsabilità di far cadere il presidente del consiglio del suo partito».
Renzi ha detto che lei si deve adeguare perchè ha trenta deputati e il Pd trecento. Si è offeso?
«A parte che dice numeri sbagliati, comunque no, non mi sono offeso. È un contrasto politico in cui lui gioca una partita abbastanza chiara».
Ossia?
«Avendo le primarie che lo misureranno due volte — con i voti che prenderà e con l’affluenza — è evidente che vuole sparare grosso per richiamare l’attenzione. È un professionista puro della politica e ne adopera le tecniche. Ma farebbe bene a dire con chiarezza se dopo le primarie vuole la sedia di Enrico Letta».
Quindi il sindaco di Firenze attacca lei per attaccare il presidente del consiglio?
«Certo, è un modo per far fibrillare il governo. Tra una settimana però ci sarà il nuovo segretario del Pd e finalmente avranno altro cui pensare. Da mesi il governo è condizionato dal loro scontro interno. Magari adesso riusciranno a pensare anche ai problemi del Paese».
Veramente negli ultimi mesi il governo è stato soprattutto condizionato dallo scontro dentro il Pdl.
«Ma da noi l’esito è stato chiaro, sono nati due partiti diversi. E noi rappresentiamo il futuro del centrodestra. Dai sondaggi si capisce che con noi la coalizione nel suo complesso è passata in vantaggio».
Di quale coalizione parla?
«Di quella alternativa alla sinistra. Non è una coincidenza che questa seconda Forza Italia è lontana dai livelli percentuali del grande Pdl e anche dalla Forza Italia del 2001. Noi, invece, riusciamo a raccogliere consenso anche tra chi ha votato altri partiti o fa parte del blocco dell’astensionismo».
Ma è vero o no che lei ha paura di andare a votare?
«Per niente. Abbiamo una squadra sul territorio che è pronta ad ogni partita. I riscontri sono incoraggianti oltre ogni più rosea aspettativa».
Non mi dica che non teme la vendetta di Berlusconi
«Perchè dovrei? Siamo decisivi per il futuro del centrodestra».
Cioè sarà di nuovo alleato con Forza Italia
«Il nostro campo è impresso nel nostro nome. E anche nel dibattito sulla legge elettorale chiederemo che le due metà campo restino distinte. O di qua o di là . Io difendo il bipolarismo»
Quindi Renzi sta tirando troppo la corda? Non rischia di ritrovarsi in un monocolore Pd?
«C’è un dato che resta strutturale e che Renzi non deve dimenticare: noi siamo determinanti. Era così 15 giorni fa e lo è anche adesso. Quindi chiediamo un contratto di governo, Italia 2014, per dire senza giri di parole che deve durare un anno e che deve contenere alcune questioni ineludibili. Senza le quali non firmeremo il contratto».
Scusi, ma anche il Pd è abbastanza determinante.
«E infatti hanno il presidente del consiglio. Ricordo che Letta era il loro vicesegretario. Non è della nostra parte. Sul Pd incombono grandi onori ma anche grandi oneri. Se qualcuno non vuole assumersi il peso di guidare questa coalizione, lo dica. Il nuovo segretario democratico avrà il potere di far cadere il presidente del consiglio del proprio partito, il suo presidente del consiglio. Se vuole esercitare questo potere, lo dica agli italiani chiedendo il voto con questa legge elettorale».
Tutti i candidati alla segreteria Pd, in realtà , ritengono che questo esecutivo, nonostante i numeri, sia stato condizionato più dal Pdl che dal Pd.
«Noi abbiamo avuto il merito di individuare obiettivi chiari e percepibili come la cancellazione dell’Imu. Anche il Pd ha centrato i suoi obiettivi ma lo ha fatto sempre con un borbottio che ha impedito ai suoi elettori di accorgersi dei risultati conseguiti».
Tornando al contratto di governo, quali sono i vostri punti irrinunciabili?
«La parola chiave sarà lavoro: aumentare il numero degli occupati e dare una speranza ai nostri ragazzi. Tutto deve ruotare attorno al lavoro: tagli robusti alla spesa pubblica improduttiva, riforma elettorale, fine del bicameralismo perfetto, detassazione per le imprese, determinazione del salario di produttività . Abbiamo appena visto il metodo tedesco. Il patto tra Cdu e Spd, sebbene alla Merkel mancassero solo 5 deputati, è circostanziato. Noi vogliamo scrivere mese per mese gli obiettivi da raggiungere».
Molti di questi punti sembrano compatibili con quelli indicati da Renzi.
«Lo vedremo. Larghe intese devono diventare chiare intese. Sapendo che questa amicizia non sarà troppo lunga. Vedremo se il futuro segretario del Pd vorrà iscriversi al partito della crisi e a quello delle elezioni con il Porcellum».
Ma avete i numeri per approvare un programma così ampio?
«Abbiamo i voti che il governo Berlusconi ha avuto al momento della fiducia nel 2008. Facciamo quel che dobbiamo fare e torniamo al voto nel 2015».
Pensa che serva un rimpasto per andare avanti?
«Non è un tema che ci appassiona. Valuteremo tutti insieme. Ma è prioritario l’interesse del Paese».
Lei resterà ministro?
«Si. Sono orientato semmai a non avere ruoli operativi nel nuovo partito».
Molti nel Pd potrebbero cogliere l’occasione di un riequilibrio del governo per allontanare la Cancellieri a causa della vicenda Ligresti.
«Ho già espresso fiducia al ministro Cancellieri ».
Tornando al programma per il 2014, lei chiederà un nuovo intervento sull’Imu? In questi giorni c’è stata un po’ di confusione.
«Veramente i comportamenti di alcuni comuni potevano essere evitati. Certi aumenti improvvisi delle aliquote non hanno aiutato. In ogni caso faccio notare che nel 2103 le tasse sulla casa sono calate di quattro miliardi e nel 2014 ci sarà una sensibile riduzione rispetto al 2012».
I vostri ex amici di Forza Italia vi direbbero che però aumentano rispetto al 2011.
«Ma il parametro non può che essere il governo Monti. E comunque sono stati accorpati altri servizi e la prima casa è stata esclusa».
Per quale sistema elettorale vi batterete?
«Vogliamo restituire ai cittadini il diritto di scegliere. Collegi o preferenze. Il nostro obiettivo è superare il Porcellum. E non va bene qualsiasi sistema che non metta al sicuro il bipolarismo».
Ma davvero pensa che si possa realizzare anche la riforma della giustizia
«Sì se il Pd sarà leale. Avevano sempre la scusa di Berlusconi. Ora non hanno alibi su abuso della custodia cautelare, certezza della pena, equilibrio tra uso delle intercettazioni e tutela della privacy».
Manca la separazione delle carriere
«Temo che dovremo aspettare di vincere le elezioni».
E se il Pd vi chiedesse di inserire nella discussione anche l’abolizione di quelle che chiamano “leggi ad personam”?
«Ma quali leggi ad personam! Mica siamo al mercato».
Con un elenco di impegni così lungo, ha mai pensato di tornare alle urne nel 2016?
«Come vede di materiale ce n’è parecchio e c’è la possibilità di fare bene. Ma tra un anno — ripeto, tra un anno — ci separeremo e andremo al voto con l’ambizione di vincere le elezioni e di dar vita ad un governo di centrodestra».
E il candidato premier potrà essere Berlusconi?
«Non strattoniamo il presidente Berlusconi in un momento così delicato».
Allora toccherà a lei?
«È una discussione prematura. Anche perchè noi ci batteremo per le primarie».
Claudio Tito
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 2nd, 2013 Riccardo Fucile
“ABOLIRE EQUITALIA, LO STATO DEVE MOSTRARSI UMANO”… “MUTUI ANCHE A CHI NON HA UN CONTRATTO DI LAVORO INDETERMINATO” “INVESTIRE NELLA RICERCA SCIENTIFICA E NELLA PREVENZIONE SANITARIA, BASTA FUGHE DI CERVELLI” …”I TOSSICODIPENDENTI VANNO ASSISTITI IN COMUNITA’, NON IN GALERA”…”LO SPORT DEVE ESSERE FRUIBILE DA TUTTI”
Grintosa e determinata, Gabriella Gallarati è la responsabile organizzativa di “Blu per l’Italia” per il
nord. Una vita divisa tra Parma e la Riviera di Levante, alternando impegno sportivo (ha giocato nella serie A di soft-ball) e lavorativo (in un noto istituto di credito). Non è una politica di professione, si nota, ma rivela subito una grande capacità di rapportarsi: “Ognuno di noi è una risorsa di grande valore. E, come spesso dico, fare squadra è forza”.
Lei è responsabile organizzativa per il Nord della nuova associazione “Blu per l’Italia”. Nel vostro programma leggiamo che “occorre ritrovare la perduta competitività delle nostre imprese e battersi contro possibili derive stataliste”. Sono concetti che fotografano in particolare la situazione del nord industriale del Paese?
Il nord deve tornare ad essere competitivo, occorre liberalizzare i mercati e dare alle amministrazioni locali l’opportunità di migliorare i servizi ai cittadini, alleggerendo la burocrazia. Non dimentichiamo che competitività significa miglioramento dei settori, qualità e prezzi.
Vivendo a contatto con la crisi economica che attraversa anche le piccole e medie imprese vuole farci un quadro reale di quali sono i problemi quotidiani degli imprenditori e cosa rimproverano alla politica?
Molti sono ormai alla canna del gas, prima di tutto hanno bisogno di linee di credito e riduzione delle imposte.
Pensa a qualche misura specifica?
Per incentivare l’occupazione, si potrebbe dare la possibilità di assumere giovani fino ai 35 anni di età senza dover versare contributi. Stipendio netto con obbligo del datore di lavoro di stipulare una polizza assicurativa sulla salute a favore del dipendente e obbligo del lavoratore di aprire un fondo pensione privato. Accompagnata da una tassazione annuale sul reddito del 10% che il dipendente provvederà a versare allo Stato.
Il sistema del credito è in sofferenza: l’accesso è sempre più difficile per chi non ha solide garanzie. Esiste una possibile soluzione per ridare fiato a tante famiglie che si trovano in difficoltà con mutui e pagamenti, attraverso un nuovo approccio della politica all’economia?
Guardi, per ridare fiato alle famiglie bisogna ricondizionare mutui e prestiti. E concedere mutui anche a chi non ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Ormai, molti giovani e non, lavorano a progetto, o stagionalmente, anche da anni, referenziati, con interruzioni brevissime, ma non riescono ad ottenere mutui o prestiti personali. È vergognoso. Io ti do 100 se tu metti in garanzia 100, pensa che offerta…
Voi auspicate “uno Stato che investa maggiori risorse in scuola, università e ricerca”. In Europa siamo i fanalini di coda nel rapporto investimenti/Pil…
La ricerca scientifica e medica sono fattori essenziali per la vita umana. I nostri uomini e donne migliori se ne vanno all ‘estero, anzi, ce li portano via, vanno in Stati dove trovano mezzi, strutture e servizi più avanzati e dove viene riconosciuto il loro operato. Pensiamo a tutti quelli che soffrono di patologie gravi e che sperano nel progresso della medicina e nel soccorso sanitario. Ma anche chi sta male all’improvviso, dove va? Al pronto soccorso (non nomino neppure il medico di famiglia, serve solo per le ricette mediche). Quale? Li stanno chiudendo tutti. E avrà la fortuna di trovare la giusta tempestiva assistenza e la struttura adeguata con macchinari funzionanti?
Immagino che anche sulla prevenzione sanitaria sia critica…
Dovrebbe essere obbligatoria, non facoltativa. Per la salute di tutti. Lo Stato investe denaro con inviti a presentarsi nei laboratori ospedalieri, ma spesso sono ignorati. Rendiamolo obbligatorio, con sanzioni a carico di chi non prenota i test e non si presenta. E non limitiamoci ai pap test e mammografie. Più siamo sani, meglio viviamo e meno costiamo alla comunità .
In Italia esistono fasce di emarginazione, settori in “sofferenza”: persino le famiglie dei disabili sono costrette a manifestare sotto i Palazzi del potere. “Blu per l’Italia” si rivolge anche a loro?
Oguno di noi per un attimo provi a immaginare come sarebbe la sua vita su una sedia a rotelle, oppure cieco o sordomuto.Conosco famiglie con disabili che mi raccontano della carenza di strutture pubbliche riabilitative e dell’incompetenza di chi fa assistenza. La vita di queste persone è già molto penalizzata dalla natura o dalla disgrazia: e’ nostro dovere offrire loro ogni possibilità ‘ di miglioramento
Anche sulla gestione delle tossicodipendenze va cambiato qualcosa?
I tossicodipendenti non devono essere lasciati soli, ci vogliono strutture adeguate. I volontari sono ammirevoli e ben vengano, ma non bastano. Troppi ragazzi si rovinano la vita e muoiono, lasciando dietro di se dolore e disperazione. Non serve metterli in prigione, si rovinano del tutto. Occorre aiutarli a ritrovare se stessi e reinserirli nella società . Una volta, a Milano, ho sentito Don Mazzi dichiarare che quasi tutti i tossicodipendenti provengono da famiglie di separati. E anche su questo ci sarebbe molto da dire.
Ampio spazio del vostro programma è rivolto alla necessità di “rendere maggiormente produttivi i nostri beni culturali”, tante regole vanno cambiate, vi rivolgete ai giovani in particolare. Lei ha un passato sportivo di tutto riguardo: anche il sistema sport necessita ci cambiamento?
Lo sport è salute, educazione e disciplina. Fortifica il fisico e l’anima e si coltiva da bambini, altro che diminuire le ore di palestra nelle scuole. Incentivare, ecco cosa si deve fare. Lo sport è interesse e passione ed allontana la noia, causa primaria di avvicinamento a droga e alcool. Riconoscerei benefici fiscali alle imprese che sostengono e/o organizzano attività sportive con i propri collaboratori. Lo sport non deve essere un privilegio solo per chi può permettersi di pagare palestre, attrezzature o altro.
Nel vostro manifesto si legge che occorre “promuovere la figura femminile come motore dell’intero sistema Paese”. Come mai nella gestione della cosa pubblica in Italia ci sono ancora così poche donne, rispetto ad altri Paesi europei?
Forse perchè ci sono ancora troppi “vecchi” schemi maschili che impediscono di riconoscere la capacità e spesso, superiorità , femminile.
“Blu per l’Italia” sta riscuotendo consensi pur essendo solo agli albori: segno che esiste ancora un interesse verso una partecipazione alla vita sociale e politica. In quali strati della popolazione trovate maggiore adesione?
Non sono una politica, vivo in mezzo alla gente comune, posso solo dire che i problemi di cui abbiamo conversato sono i problemi di tutti e che tutti sono interessati. Imprenditori, famiglie, studenti…tutti vogliamo la stessa cosa: lavoro, dignità e giustizia sociale.
Le diamo una virtuale bacchetta magica: se potesse far passare una sua proposta di legge, quale norma vorrebbe introdurre nel nostro Paese?
Abolire Equitalia, lo Stato torni a essere umano.
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Dicembre 2nd, 2013 Riccardo Fucile
A CHI CI HA CRITICATO PER AVER DATO UNA CIFRA BASSA, RISPONDIAMO CON FOTO E DICHIARAZIONE DEI CINQUESTELLE LOCALI… GRILLO AVEVA DETTO DI AVER SCELTO UNA PIAZZA DA UN MILIONE DI PERSONE E ANCORA STASERA SUL SUO BLOG PARLA DI 200.000 PRESENZE… LE PREVISIONI ERANO DI 100/150.000, UN MEZZO FLOP
Non siamo tra coloro che taroccano i numeri a loro convenienza o che stiamo alle stime degli organizzatori o della Questura.
Laddove possiamo verificare di persona o attraverso documentazione fotografica crchiamo di dare dati il più possibile vicini alla realtà .
Personalmente poco ci importa quanti fossero i Cinquestelle radunati oggi nella nostra città , ma quando due settimane fa Grillo parlò’ di piazza della Vittoria come della più grande piazza d’Italia e della sua previsione di un milione di presenza ci venne da ridere.
La piazza è notoriamente divisa a metà dall’arco dei caduti, leggermente rialzato, e questo la dimezza di fatto.
Alleghiamo a tal fine una foto che evidenzia come metà (segnata in blu e verde scuro) fosse occupata da gazebo e servizi vari.
L’altra metà è quella come appare nella seconda foto con la folla che ascolta il comizio di Grillo. 
Tipico accorgimento “berlusconiano” il megapalco che copre parecchio spazio, poi un rettangolo e quindi il quadrante prima dell’Arco con relativo schermo gigante.
Come si può notare nella seconda parte vi sono ampi vuoti laterali: per chi è amante delle valutazioni la seconda fascia corrisponde a circa 5.000 presenze, nella prima si può ipotizzare un 25.000 persone al massimo.
Stasera sul suo blog Grillo parla di 200.000 persone, tradendo la sua origine comica.
Rispondiamo con un estratto del Secolo XIX che recita:
“Secondo gli organizzatori del V-Day in piazza della Vittoria si sono radunate circa 40 mila persone provenienti da tutta Italia . Mentre Grillo su Twitter scrive: «Siamo 200mila». La Questura non conferma nè smentisce il dato e, al momento, non ha fornito cifre della partecipazione”.
Quindi Grillo è smentito dai dirigenti locali Cinquestelle a cui va bene che si parli di 40.000 presenze (quindi sono ancora meno…)
Dettaglio: i bus speciali arrivati da ogni parte d’Italia per il raduno erano (dato degli organizzatori) circa 200 (pari a 10.000 presenze), altrettanti si prevedeva arrivassero in treno o auto (altri 10.000) , poche migliaia i genovesi, per lo più curiosi (come da precedenti comizi locali di Grillo).
E come vedete i nostri conti tornano.
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Dicembre 2nd, 2013 Riccardo Fucile
LA CRISI DEL PDL-FORZA ITALIA E’ STRUTTURALE, IN 5 ANNI HA PERSO IL 15% DI CONSENSI E 6 MILIONI DI ELETTORI, MA UNA CAMPAGNA ELETTORALE CONTRO L’AUSTERITA’ E L’EUROPA POTREBBE DARGLI RESPIRO
Non si sa se è un timore, una speranza o una constatazione: “Lui ha sempre saputo risollevarsi con successo, non credo che scompaia dalla vita politica italiana per la sua decadenza, penso sia un giudizio politico superficiale”, dice Massimo D’Alema, Pd, intervistato da Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera.
Da vent’anni duellano e dialogano, tra inciuci, commissioni bicamerali e grandi coalizioni.
E non è finita avverte D’Alema, anche per mettere un po’ di ansie al leader predestinato, Matteo Renzi (che subito dice: “Occhio al Cavaliere, ha sette vite come i gatti).
Possibile che Berlusconi, per quanto decaduto e ineleggibile, possa davvero risorgere nelle urne, alle elezioni europee di primavera?
In teoria no: secondo l’associazione di studi elettorali Itanes, che ha curato il libro Voto Amaro (Il Mulino), la crisi del Pdl-Forza Italia è strutturale.
Tra 2008 e 2013 Berlusconi ha perso 15 punti percentuali (la morente Dc, tra 1987 e 1992, ne perse solo 5), perfino il 34 per cento degli elettori che sono rimasti fedeli al Cavaliere lo considerano “un leader non adatto a difendere l’Italia sulla scena internazionale”, metà degli elettori delusi, che hanno cambiato orientamento, e il 28 per cento dei fedeli non hanno apprezzato la campagna sull’Imu prima delle politiche. Morale: la crisi del Pdl è profonda, se si guarda il numero di voti e non le percentuali, Berlusconi sembra senza futuro, i suoi elettori sono passati dai 13,6 milioni del 2008 ai 7,3 del 2013.
Praticamente dimezzati. Finito. Kaputt.
Però D’Alema potrebbe non avere tutti i torti.
Basta guardare quello che è successo dopo la fine del governo Monti: il 7 dicembre 2012 Angelino Alfano toglie il sostegno del Pdl al governo Monti.
In quel momento il partito è dato al 15,6 per cento nei sondaggi. Poco più di due mesi dopo, alle elezioni politiche, arriva al 21,56: nonostante la perdita di voti in cifra assoluta, nelle percentuali la rimonta c’è, merito soprattutto del tracollo del Pd che negli stessi mesi scende dal 32,5 al 25,4 (controllate sul sito Youtre nd. it ).
Una manciata di settimane: il Cavaliere attacca il governo Monti e la sua austerità (che ha votato e che è cominciata proprio durante il governo berlusconiano, ma questo nessuno lo ricorda più), il Pd si trova costretto a difendere l’operato del professore Bocconiano e si inabissa.
La domanda ora è: avendo davanti sei mesi, Berlusconi riuscirà a spingere al massimo questo suo talento predatorio o invece la sua forza distruttrice verrà annacquata?
Sempre secondo Itanes, gli elettori delusi del Pdl hanno deciso di cambiare partito solo molto a ridosso del voto, il 28 per cento ha fatto la sua scelta soltanto una volta arrivato al seggio (contro il 16 per cento di quelli che hanno scelto di rimanere fedeli).
Conta molto, insomma, quello che succederà nei prossimi mesi. Forse conta più di quanto è successo, cioè la decadenza, gli scandali, il declino.
Il governo di Enrico Letta avrà molte occasioni di regalare consensi al Cavaliere: proprio il giorno dopo la decadenza di Berlusconi da parlamentare, si è capito che i Comuni dovranno imporre a milioni di italiani di pagare comunque un po’ di Imu sulla prima casa, da alcune decine a oltre 100 euro a seconda della città .
E il Pdl sta già iniziando ad attaccare Letta su questo (l’ariete è Renato Brunetta).
Tempo pochi mesi e Carlo Cottarelli farà i primi tagli: il commissario per la spesa pubblica deve trovare 1,5-2 miliardi già in primavera per rassicurare Bruxelles, dove non hanno preso molto sul serio le coperture della manovra (troppi aumenti di acconti, di fatto prestiti dei contribuenti allo Stato).
E saranno tagli agli sprechi, ma sono pur sempre tagli, quindi impopolari. L’austerità , in campagna elettorale, è sempre colpa dell’Europa.
E quindi il Foglio di Giuliano Ferrara sta costruendo la base intellettuale per una campagna anti-europea più sofisticata e concorrente a quella di Beppe Grillo, con il Cavaliere abilissimo a presentare la sua totale perdita di credibilità internazionale come la dimostrazione che lui, e non Mario Monti, aveva osato sfidare Angela Merkel. Matteo Renzi è consapevole del rischio e sta già spingendo la sua critica all’Europa parecchio oltre quello che era lo standard democratico.
Se poi dal governo il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano riuscirà a dimostrare di avere quel 5-6 per cento che gli accreditano i sondaggisti, la profezia (o l’auspicio) di D’Alema sulla resurrezione del Cavaliere potrebbe davvero tradursi in una rimonta di Forza Italia. Chissà .
Stefano Feltri
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