EURO & TASSE: COSÌ IL CAVALIERE PUÒ RESUSCITARE
LA CRISI DEL PDL-FORZA ITALIA E’ STRUTTURALE, IN 5 ANNI HA PERSO IL 15% DI CONSENSI E 6 MILIONI DI ELETTORI, MA UNA CAMPAGNA ELETTORALE CONTRO L’AUSTERITA’ E L’EUROPA POTREBBE DARGLI RESPIRO
Non si sa se è un timore, una speranza o una constatazione: “Lui ha sempre saputo risollevarsi con successo, non credo che scompaia dalla vita politica italiana per la sua decadenza, penso sia un giudizio politico superficiale”, dice Massimo D’Alema, Pd, intervistato da Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera.
Da vent’anni duellano e dialogano, tra inciuci, commissioni bicamerali e grandi coalizioni.
E non è finita avverte D’Alema, anche per mettere un po’ di ansie al leader predestinato, Matteo Renzi (che subito dice: “Occhio al Cavaliere, ha sette vite come i gatti).
Possibile che Berlusconi, per quanto decaduto e ineleggibile, possa davvero risorgere nelle urne, alle elezioni europee di primavera?
In teoria no: secondo l’associazione di studi elettorali Itanes, che ha curato il libro Voto Amaro (Il Mulino), la crisi del Pdl-Forza Italia è strutturale.
Tra 2008 e 2013 Berlusconi ha perso 15 punti percentuali (la morente Dc, tra 1987 e 1992, ne perse solo 5), perfino il 34 per cento degli elettori che sono rimasti fedeli al Cavaliere lo considerano “un leader non adatto a difendere l’Italia sulla scena internazionale”, metà degli elettori delusi, che hanno cambiato orientamento, e il 28 per cento dei fedeli non hanno apprezzato la campagna sull’Imu prima delle politiche. Morale: la crisi del Pdl è profonda, se si guarda il numero di voti e non le percentuali, Berlusconi sembra senza futuro, i suoi elettori sono passati dai 13,6 milioni del 2008 ai 7,3 del 2013.
Praticamente dimezzati. Finito. Kaputt.
Però D’Alema potrebbe non avere tutti i torti.
Basta guardare quello che è successo dopo la fine del governo Monti: il 7 dicembre 2012 Angelino Alfano toglie il sostegno del Pdl al governo Monti.
In quel momento il partito è dato al 15,6 per cento nei sondaggi. Poco più di due mesi dopo, alle elezioni politiche, arriva al 21,56: nonostante la perdita di voti in cifra assoluta, nelle percentuali la rimonta c’è, merito soprattutto del tracollo del Pd che negli stessi mesi scende dal 32,5 al 25,4 (controllate sul sito Youtre nd. it ).
Una manciata di settimane: il Cavaliere attacca il governo Monti e la sua austerità (che ha votato e che è cominciata proprio durante il governo berlusconiano, ma questo nessuno lo ricorda più), il Pd si trova costretto a difendere l’operato del professore Bocconiano e si inabissa.
La domanda ora è: avendo davanti sei mesi, Berlusconi riuscirà a spingere al massimo questo suo talento predatorio o invece la sua forza distruttrice verrà annacquata?
Sempre secondo Itanes, gli elettori delusi del Pdl hanno deciso di cambiare partito solo molto a ridosso del voto, il 28 per cento ha fatto la sua scelta soltanto una volta arrivato al seggio (contro il 16 per cento di quelli che hanno scelto di rimanere fedeli).
Conta molto, insomma, quello che succederà nei prossimi mesi. Forse conta più di quanto è successo, cioè la decadenza, gli scandali, il declino.
Il governo di Enrico Letta avrà molte occasioni di regalare consensi al Cavaliere: proprio il giorno dopo la decadenza di Berlusconi da parlamentare, si è capito che i Comuni dovranno imporre a milioni di italiani di pagare comunque un po’ di Imu sulla prima casa, da alcune decine a oltre 100 euro a seconda della città .
E il Pdl sta già iniziando ad attaccare Letta su questo (l’ariete è Renato Brunetta).
Tempo pochi mesi e Carlo Cottarelli farà i primi tagli: il commissario per la spesa pubblica deve trovare 1,5-2 miliardi già in primavera per rassicurare Bruxelles, dove non hanno preso molto sul serio le coperture della manovra (troppi aumenti di acconti, di fatto prestiti dei contribuenti allo Stato).
E saranno tagli agli sprechi, ma sono pur sempre tagli, quindi impopolari. L’austerità , in campagna elettorale, è sempre colpa dell’Europa.
E quindi il Foglio di Giuliano Ferrara sta costruendo la base intellettuale per una campagna anti-europea più sofisticata e concorrente a quella di Beppe Grillo, con il Cavaliere abilissimo a presentare la sua totale perdita di credibilità internazionale come la dimostrazione che lui, e non Mario Monti, aveva osato sfidare Angela Merkel. Matteo Renzi è consapevole del rischio e sta già spingendo la sua critica all’Europa parecchio oltre quello che era lo standard democratico.
Se poi dal governo il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano riuscirà a dimostrare di avere quel 5-6 per cento che gli accreditano i sondaggisti, la profezia (o l’auspicio) di D’Alema sulla resurrezione del Cavaliere potrebbe davvero tradursi in una rimonta di Forza Italia. Chissà .
Stefano Feltri
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