Destra di Popolo.net

ACCORDO SULLA GRECIA: CHI HA VINTO E CHI HA PERSO

Febbraio 21st, 2015 Riccardo Fucile

LA GERMANIA HA OTTENUTO PIU’ DI QUANTO CONCESSO, MA ANCHE ATENE PUO’ RIVENDICARE UN SUCCESSO… LE POLITICHE DI AUSTERITA’ ORA POSSONO ESSERE DISCUSSE

La partita era 18 (tutto il resto dell’Eurogruppo) contro uno (la Grecia).
Quale è stato il risultato?
Hanno vinto ottenendo molte più cose di quante ne hanno concesse   –   come accade sempre tranne che nelle favole – i più forti: Jeroen Dijsselbloem e la Germania.
Anche Atene però, soprattutto per la disparità  di forze in campo può permettersi di vedere il bicchiere mezzo pieno, come ha fatto subito dopo la conclusione –   temporanea – dei negoziati il ministro delle finanze Yanis Varoufakis.
Non solo per i piccoli miglioramenti delle intese con Bruxelles, ma soprattutto per aver aperto dal basso e contro la legge dei numeri un dibattito sull’Europa destinato a durare oltre le decisioni di questi giorni.
Scoprendo in qualche modo l’intransigenza tedesca, obbligando Barack Obama a scendere in campo e costringendo tutto il continente a discutere sui risultati delle politiche di austerità  adottate negli ultimi anni e sulle loro conseguenze.
Ecco di seguito il tabellino della sfida con i risultati portati a casa dalle parti.
COSA HANNO OTTENUTO GERMANIA ED EUROGRUPPO
La Grecia ha rinunciato a parlare di taglio del debito.
Atene si è impegnata a non introdurre unilateralmente misure umanitarie e a non far marcia indietro sulle misure imposte dalla Troika (specie su pensioni, licenziamenti e contratti collettivi) senza l’ok dei creditori.
Gli 11,5 miliardi rimasti nel fondo salva-banche torneranno al Fondo salvastati e non potranno essere usati (come sperava Tsipras) per finanziare parte del programma di Syriza.
Varoufakis ha garantito che rispetterà  tutti gli impegni dei creditori. E qualsiasi ritocco al vecchio memorandum dovrà  essere concordato tra le parti.
A supervisionare l’intero processo sarà  la vecchia Troika (Ue, Bce e Fmi) anche se con un nome diverso.
L’estensione vale quattro mesi e non sei come chiesto da Atene. Questo significa che finirà  prima di luglio e agosto, quando scadono 6,7 miliardi di debiti con la Bce.
A quel punto la Grecia sarà  con le spalle al muro per trattare una proroga. Se non avesse i soldi per ripagare Eurotower, finirebbe in default.
COSA HA OTTENUTO LA GRECIA
Quattro mesi di tempo per mettere a punto un nuovo programma di riforme targato Syriza, l’ok formale della Ue a non chiamare Troika la Troika (ribattezzata “le istituzioni”) e a non chiamare il memorandum memorandum (è rinato come “estensione del piano”).
La possibilità  di cambiare con l’ok dei creditori le misure di austerity previste dal vecchio progetto targato Samaras – che prevedeva l’aumento dell’Iva e nuovi tagli per 2,5 mld entro fine febbraio – con altre misure da presentare entro lunedì.
La speranza e la possibilità , previa intesa generale, a chiudere almeno il 2015 con un avanzo primario inferiore al 3% imposto dalla Troika.
L’accordo dovrebbe consentire alla Bce di riutilizzare come garanzia per finanziamenti i titoli di stato ellenici, una boccata d’ossigeno importante per il sistema creditizio.

Ettore Livini
(da “La Repubblica”)

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FARSA HOOLIGANS: GLI OLANDESI NON PAGANO E PER LA POLIZIA “E’ ANDATO TUTTO BENE”

Febbraio 21st, 2015 Riccardo Fucile

DANNI PERMANENTI ALLA BARCACCIA E PER UN DIRIGENTE DELLA P.S.”IL SINDACO E’ UN CRETINO”: FIGURARSI GLI ALTRI…

Dopo la vergogna, la farsa.
La scia tragicomica della razzia di Piazza di Spagna è la disputa italo-olandese su chi debba pagare i risarcimenti.
Il tenore del dibattito è ben riassunto dalla modesta proposta lanciata in tv da Bruno Vespa, giovedì sera.
Il conduttore di Porta a Porta abita proprio in zona Piazza di Spagna. La sua indignazione è particolarmente vibrante: “Qualcuno deve pagare — esordisce Vespa, prima di mettere in fila i candidati —. Uno: il Feyenoord. Due: il governo olandese. Tre, se non lo fa nè l’uno nè l’altro: ecco cinque multinazionali olandesi. Philips, Unilever, Shell, Heineken, Ing Bank. Quaranta mila euro a testa, un’elemosina per salvare la dignità  del loro popolo”
Al di là  dello spericolato ragionamento del giornalista, era stato lo stesso sindaco Marino, ancora prima di quantificare i danni, a promettere che il peso del risarcimento non sarebbe finito sulle spalle dei romani.
Ieri mattina, il sopralluogo alla Barcaccia del Bernini ha confermato “danni permanenti” — come ha dichiarato la responsabile restauri della Soprintendenza — evidenziando altre “110 scalfitture e scheggiamenti”, oltre al pezzo di marmo di 10 centimetri che si è staccato dal candelabro centrale della vasca
La Barcaccia aveva appena beneficiato di un restauro da circa 200 mila euro, donati da privati.
Dopo la visita alla piazza ferita, Marino è tornato a promettere che a mettere mano al portafogli sarebbero stati gli olandesi.
Ma il contatto telefonico con l’ambasciata non deve essere stato particolarmente promettente, se lo stesso sindaco poco dopo è stato costretto alla marcia indietro: “Non si sentono responsabili dell’esborso economico, ne prendo atto”.
Niente soldi, dunque, ma almeno una lettera di solidarietà  dal sindaco di Rotterdam, Ahmed Aboutaleb: “Abbiamo accolto con orrore la notizia del comportamento riprovevole di una parte dei tifosi del Feyenoord”.
La questione più delicata per il sindaco di Roma però è altrove, sul fronte dell’ordine pubblico.
Dopo aver criticato pesantemente la gestione di giovedì, ieri Marino ha alluso alle dimissioni del prefetto Giuseppe Pecoraro: “Non è una decisione che spetta a me, ma al ministro dell’Interno”.
Peccato che Angelino Alfano, fino a tarda serata di ieri, non fosse ancora rintracciabile dopo il viaggio negli Stati Uniti e che l’incontro sia slittato a stamattina.
So è sentita eccome, invece, la replica del questore Nicolò D’Angelo agli strali di Marino.
La lunga conferenza stampa si è trasformata in una specie di sfogo: “Sapevamo che c’era il pericolo di un corteo non autorizzato con gravissimi rischi per l’incolumità  di tutti, siamo riusciti a evitarlo. Abbiamo scongiurato anche un agguato di 600 tifosi romanisti appostati vicino all’Olimpico. Qualcuno ci ha criticato perchè non siamo intervenuti diversamente in Piazza di Spagna, ma è stata una scelta di campo strategica e militare. Abbiamo risparmiato una strage”.
Non si sa se ridere o piangere.
Il questore, pubblicamente, ha negato l’esistenza di “uno scontro istituzionale” col sindaco.
Ma per saggiare la temperatura dei sentimenti nei confronti del primo cittadino, bastano le parole pronunciate a voce (incautamente) alta da un dirigente della polizia romana, mentre scendeva le scale della Questura: “Questo sindaco è un cretino, un co… ne, una testa di c… o.
Dice che apre un fascicolo, ma che c… o apre? ”.
Cretini e coglioni altrove evidentemente non ne ri-conosce.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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FISCO PER FIASCO

Febbraio 21st, 2015 Riccardo Fucile

LE BUGIE DEL GOVERNO E LE NORME A FAVORE DEGLI EVASORI

È più pericoloso un governo che non fa nulla contro l’evasione fiscale, anzi fa molto pro, o un privato cittadino famoso accusato di evadere il fisco?
Il secondo, a dar retta ai giornali.
La lista Falciani, le accuse di Giuliano Soria, l’indagine di Gino Paoli, le polemiche a Sanremo per la presenza di Ferro e Nannini sospettati di evasione, occupano le prime pagine.
E intendiamoci, è giusto e normale che sia così, vista la notorietà  dei personaggi: Grillo, che difende l’amico Gino, deve farsene una ragione, anche se Paoli, come tutti gli accusati, ha il sacrosanto diritto alla presunzione di non colpevolezza (che non lo esime dalle dimissioni da un ente “sensibile” come la Siae).
Ciò che stona non è lo spazio dedicato ai Vip presunti evasori.
Sono gli zero tituli sul nulla che sul tema sta facendo Renzi, quello che ancora tre mesi fa annunciava “repressione durissima” per chi froda il fisco e poi stringe patti con un pregiudicato per frode e si circonda di imprenditori inquisiti per evasione o specialisti in elusione nelle varie Leopolde e pellegrinaggi aziendali (a proposito: l’ultimo capo del governo che passò in rassegna gli operai plaudenti della Fiat fu Mussolini).
Ieri, sull’Espresso, il ministro Padoan annunciava per il Cdm del 20 febbraio (sempre ieri) “le misure per le imprese (Iva, fiscalità  internazionale, fatturazione elettronica, catasto)”.
Peccato che al Cdm di ieri queste belle misure non siano pervenute.
Così come il decreto sui reati tributari, quello nato a Natale col condono al 3%, poi rinviato a ieri, poi rimandato a chissà  quando.
Non è dunque dato sapere in base a quali elementi oggettivi Padoan comunichi che “il governo Renzi fa una guerra più efficace agli evasori dei precedenti governi”.
Al momento, alzando le soglie di impunità  fissate nel 2011 da Tremonti, sta facendo peggio persino dell’ultimo governo B.
Padoan insiste con la favoletta dei “semplici errori” che oggi — a causa di un fantomatico “eccesso di attenzione all’aspetto penale” — farebbero “scattare l’azione penale” contro migliaia di poveri imprenditori solo perchè si sbagliano a scrivere la dichiarazione dei redditi, con effetti esiziali per l’economia: “in un’impresa non si fanno più gli investimenti perchè gli amministratori temono di finire in galera, non per una frode ma per uno sbaglio”.
Ma ci faccia il piacere: in Italia non si fanno investimenti sia perchè abbiamo un sistema creditizio da terzo mondo, che presta soldi agli amici degli amici e non a chi ne ha bisogno per finanziare un’idea o un progetto innovativo; sia perchè abbiamo il record negativo in Europa degli investimenti stranieri (lo 0,8% del Pil, la metà  della media Ocse, persino sotto Cile, Indonesia e Colombia), a causa di mafie, corruzione, bilanci truccati ed evasione.
Nessuno punta un euro al casinò se sa che la roulette è truccata: e in Italia si sa che la concorrenza è sleale proprio perchè gli indigeni hanno carrettate di fondi neri per taroccare le gare e corrompere gli arbitri.
Ieri Gian Antonio Stella ha pubblicato sul Corriere i dati del Consiglio d’Europa sulla popolazione carceraria del 2013: su 39.571 detenuti italiani con condanna definitiva, solo 230 sono dentro per reati economico-finanziari, contro 7986 in Germania, pari allo 0,6% (contro una media europea di 5,9).
In che senso allora i nostri manager sarebbero terrorizzati dal finire in galera?
Padoan dica piuttosto la verità , che è semplicissima.
In Italia gli evasori sono 11-12 milioni (dati Agenzia delle Entrate): il primo partito, poco sopra il Pd (che alle Europee ha preso 11,1 milioni di voti).
Perciò non si possono toccare, anche perchè i partiti continuano a foraggiarsi in nero dalle imprese, rappresentate non a caso dalla più indecente Confindustria d’Europa, che ora chiede di ammorbidire la già  tenerissima legge sul falso in bilancio.
Quindi, signori del governo, per favore: continuate a farvi i vostri traffici, ma almeno non prendeteci in giro.
Abbiamo capito tutto da un pezzo.

Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)

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LA CUOCA DI BRIATORE

Febbraio 21st, 2015 Riccardo Fucile

E I 39 MILIONI DI DOLLARI SUL SUO CONTO SVIZZERO: SARA’ UN SISTEMA PER MOTIVARE LE MAESTRANZE?

Non bastasse il caso del serioso Gino Paoli, di cui nessuno avrebbe mai osato supporre che fosse un cantante d’evasione, i soliti maligni sospettano che anche dietro i 39 milioni di dollari rintracciati sul conto svizzero della cuoca di Flavio Briatore si nasconda una truffa per eludere il fisco.
In pochi sono disposti a riconoscere al raffinato gourmet anglo-cuneese il legittimo desiderio di ingaggiare a qualsiasi prezzo la chef migliore del pianeta per commissionarle il suo piatto preferito, la Caviella, una crema di caviale alle nocciole da spalmare su banconote da cento euro leggermente tostate.
Il particolare che la signora non fosse a conoscenza del cospicuo lascito sembra avere incuriosito i magistrati, biliosi e inappetenti come tutti i comunisti, mentre testimonia soltanto la bravura del manager battente bandiera monegasca nel motivare le maestranze.
Chiunque sarebbe stato capace di spadellare meraviglie in cambio del prodotto interno lordo del Ghana o dell’ingaggio di Cristiano Ronaldo.
Invece la cuoca di Briatore cucinava soltanto per il piacere di strappare un rutto griffato di soddisfazione al suo committente.
Poichè la signora risulta al momento disoccupata in quel di Brescia, si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di lasciarle la disponibilità  del conto di cui era l’inconsapevole beneficiaria.
Del resto ogni epoca ha gli imprenditori che si merita.
Michele Ferrero seppe arricchire una provincia intera.
Che Briatore arricchisca almeno la sua cuoca.

Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)

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SEQUESTRATI VIDEO E CHAT ALLE OLGETTINE, LA POLANCO GIA’ SENTITA, POTREBBE PARLARE ANCHE LA ESPINOSA

Febbraio 21st, 2015 Riccardo Fucile

RUBY TER: LA POLANCO AVREBBE GIA’ INCONTRATO I MAGISTRATI… SI STA INCRINANDO IL FRONTE DELLE OLGETTINE

Anche dei video sarebbero stati sequestrati ad alcune delle ventuno ragazze, Ruby compresa, perquisite martedì scorso nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta ‘Ruby ter’ che vede al centro il reato di corruzione in atti giudiziari.
Intanto, da quanto si è saputo, Marysthell Polanco, l’ex ‘fedelissima’ delle serate ad Arcore con Silvio Berlusconi, dopo la lettera inviata nei giorni scorsi al procuratore aggiunto Ilda Boccassini nella quale scriveva che voleva parlare, potrebbe aver già  collaborato con gli inquirenti.
È possibile, infatti, che i pm milanesi, dopo la missiva dell’ex showgirl dominicana che si è fatta avanti per raccontare dettagli sul caso Ruby, abbiano deciso di non perquisirla, come hanno fatto con le altre giovani, e di ascoltarla a verbale.
La sensazione, comunque, in ambienti giudiziari milanesi è che si stia incrinando il fronte delle ragazze che fino a poco tempo fa hanno sempre difeso l’ex premier e che, secondo l’accusa, sarebbero state retribuite per testimoniare il falso nei processi.
Oltre a Polanco, infatti, è possibile che anche la sua amica di sempre Aris Espinosa, presente a molte delle serate a Villa San Martino, possa avere l’intenzione di collaborare con i pm.
Tra l’altro, Polanco, assieme a Barbara Guerra, dovrebbe testimoniare, il prossimo 2 marzo, nel processo barese a carico di Gianpaolo Tarantini a di altre cinque persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento, favoreggiamento e induzione alla prostituzione di 26 ragazze portate, tra il 2008 e il 2009, nelle residenze di Berlusconi.
Nel frattempo, gli investigatori della sezione pg, coordinati dal procuratore aggiunto Pietro Forno e dai pm Luca Gaglio e Tiziana Siciliano, stanno ricavando elementi utili dalle chat trovate sui telefoni sequestrati alle ragazze.
Chat che sono state recuperate e lette anche se erano state cancellate.

(da “Huffingtonpost“)

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CI VOLEVA UN GOVERNO PD PER INTRODURRE IL LICENZIAMENTO LIBERO DEI LAVORATORI: ESULTANO TROIKA E CONFINDUSTRIA

Febbraio 21st, 2015 Riccardo Fucile

PIOGGIA DI CRITICHE SULLA PATACCA RENZIANA DEL JOBS ACT: MONETIZZAZIONE CRESCENTE PER DIRITTI DECRESCENTI

Si registrano le prime reazioni a caldo alla riforma del lavoro targata Renzi.
Poche finora quelle favorevoli, molte critiche all’indirizzo del Governo.
Resta fermamente contraria al provvedimento la Cgil che aveva manifestato la sua opposizione convocando uno sciopero generale a dicembre insieme alla Uil.
“L’unico risultato sarà  quello di aver liberalizzato i licenziamenti, di aver deciso che il rapporto di lavoro invece di essere stabilizzato sia frutto di una monetizzazione crescente”, afferma oggi la leader Cgil Susanna Camusso che aggiunge: “Il governo va nella direzione sbagliata”.
Sulla stessa linea il segretario Fiom Maurizio Landini: “Siamo in presenza di una riforma che non migliora le condizioni di chi ha bisogno di lavorare”, afferma a margine dell’assemblea regionale dei metalmeccanici che si sta tenendo a Padova.
Anche la Cisl parla di “grave errore del governo” sul mantenimento delle norme sui licenziamenti collettivi, che ormai viene data per certa.
Per il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni, si tratta di “un segno di arroganza e di scarsa attenzione nei confronti di coloro che conoscono e rappresentano il mondo del lavoro”
Subito la politica reagisce.
Caustico il commento del responsabile del Lavoro di Sel, Giorgio Airaudo: “Il governo promuove i licenziamenti, individuali e collettivi, e trasforma i contratti a monetizzazione crescente e diritti decrescenti. Un provvedimento che piace ai custodi dell’austerità  e dell’abbattimento dei diritti nel lavoro, come l’Ocse, ma non piace ai lavoratori e alle lavoratrici del nostro Paese, su cui viene scaricata tutta l’insicurezza e la svalutazione del loro lavoro”.
Critica sul Jobs Act anche Forza Italia. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, che si conferma tra gli azzurri più critici verso l’esecutivo di Matteo Renzi, contesta “l’architettura complessiva degli interventi” e considera negativamente la scelta di abrogare alcune forme contrattuali, una decisione che contrasta, a suo giudizio, con l’impianto della legge Biagi.
Anche i deputati M5S stroncano il provvedimento: “Di crescente è rimasta ormai solo la precarietà  e il taglio, tanto strombazzato, delle forme contrattuali è una montagna che ha partorito il topolino”.
Durissima la presa di posizione di Stefano Fassina che boccia senza appello il Jobs Act: “Straordinaria operazione propagandistica del governo sul lavoro. I contratti precari rimangono sostanzialmente tutti”. Secondo Fassina “il diritto del lavoro torna agli anni ’50. Oggi è il giorno atteso da anni…dalla Troika”.

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MOGHERINI COMMISSARIATA, UN CASO IN EUROPA

Febbraio 21st, 2015 Riccardo Fucile

SU OGNI EMERGENZA VIENE TAGLIATA FUORI E ORMAI E’ EVIDENTE CHE RENZI HA VINTO LA COPPA DEL NONNO CON LA SUA NOMINA

Ha da poco superato i 100 giorni come Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dei 28 governi dell’Ue, che è contemporaneamente anche vicepresidente della Commissione europea.
Ma l’ex ministro degli Esteri ed eurosocialista, Federica Mogherini, continua a dover confermare di avere assunto la pienezza dei suoi poteri davanti a continue indiscrezioni, analisi e interpretazioni su un suo depotenziamento o commissariamento di fatto.
Ieri la sua precisazione scaturiva dalla decisione del presidente della Commissione europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, di nominare come «consulente speciale» per la Difesa l’ex commissario Ue francese e suo compagno nell’europartito Ppe Michel Barnier.
«Resta ovviamente nelle mie mani tutto ciò che il Trattato dà  alla mia funzione, ovvero la guida della politica estera, di sicurezza e di difesa dell’Ue», ha dichiarato Mogherini, precisando di aver concordato la nomina di Barnier «insieme al presidente Juncker».
Appena insediata, però, l’importante dialogo con l’Iran (con delicata trattativa sull’uso militare del nucleare) è stato delegato all’Alto rappresentante uscente, la britannica Catherine Ashton, che nel suo quinquennio a Bruxelles non aveva certo brillato.
Quando il negoziato sulla crisi in Ucraina tra l’Ue e Mosca ha prodotto un incontro decisivo con il presidente Vladimir Putin, sono scesi in campo direttamente la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Franà§ois Hollande.
Mogherini non è stata invitata.
In quell’occasione, come con la nomina di Barnier, l’ex responsabile della Farnesina ha affermato di puntare principalmente al «gioco di squadra», più che a esporre e a valorizzare la sua immagine individuale. Ma nelle istituzione europee di Bruxelles, dove lo spirito comunitario è infranto da continue e dure lotte di potere, in genere questa sua linea non paga.
E, se continua così, nelle partite più importanti Mogherini rischia di essere schierata in difesa.
O in panchina.

Ivo Caizzi
(da “il Corriere della Sera”)

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