CI VOLEVA UN GOVERNO PD PER INTRODURRE IL LICENZIAMENTO LIBERO DEI LAVORATORI: ESULTANO TROIKA E CONFINDUSTRIA
PIOGGIA DI CRITICHE SULLA PATACCA RENZIANA DEL JOBS ACT: MONETIZZAZIONE CRESCENTE PER DIRITTI DECRESCENTI
Si registrano le prime reazioni a caldo alla riforma del lavoro targata Renzi.
Poche finora quelle favorevoli, molte critiche all’indirizzo del Governo.
Resta fermamente contraria al provvedimento la Cgil che aveva manifestato la sua opposizione convocando uno sciopero generale a dicembre insieme alla Uil.
“L’unico risultato sarà quello di aver liberalizzato i licenziamenti, di aver deciso che il rapporto di lavoro invece di essere stabilizzato sia frutto di una monetizzazione crescente”, afferma oggi la leader Cgil Susanna Camusso che aggiunge: “Il governo va nella direzione sbagliata”.
Sulla stessa linea il segretario Fiom Maurizio Landini: “Siamo in presenza di una riforma che non migliora le condizioni di chi ha bisogno di lavorare”, afferma a margine dell’assemblea regionale dei metalmeccanici che si sta tenendo a Padova.
Anche la Cisl parla di “grave errore del governo” sul mantenimento delle norme sui licenziamenti collettivi, che ormai viene data per certa.
Per il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni, si tratta di “un segno di arroganza e di scarsa attenzione nei confronti di coloro che conoscono e rappresentano il mondo del lavoro”
Subito la politica reagisce.
Caustico il commento del responsabile del Lavoro di Sel, Giorgio Airaudo: “Il governo promuove i licenziamenti, individuali e collettivi, e trasforma i contratti a monetizzazione crescente e diritti decrescenti. Un provvedimento che piace ai custodi dell’austerità e dell’abbattimento dei diritti nel lavoro, come l’Ocse, ma non piace ai lavoratori e alle lavoratrici del nostro Paese, su cui viene scaricata tutta l’insicurezza e la svalutazione del loro lavoro”.
Critica sul Jobs Act anche Forza Italia. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, che si conferma tra gli azzurri più critici verso l’esecutivo di Matteo Renzi, contesta “l’architettura complessiva degli interventi” e considera negativamente la scelta di abrogare alcune forme contrattuali, una decisione che contrasta, a suo giudizio, con l’impianto della legge Biagi.
Anche i deputati M5S stroncano il provvedimento: “Di crescente è rimasta ormai solo la precarietà e il taglio, tanto strombazzato, delle forme contrattuali è una montagna che ha partorito il topolino”.
Durissima la presa di posizione di Stefano Fassina che boccia senza appello il Jobs Act: “Straordinaria operazione propagandistica del governo sul lavoro. I contratti precari rimangono sostanzialmente tutti”. Secondo Fassina “il diritto del lavoro torna agli anni ’50. Oggi è il giorno atteso da anni…dalla Troika”.
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