FISCO PER FIASCO
LE BUGIE DEL GOVERNO E LE NORME A FAVORE DEGLI EVASORI
È più pericoloso un governo che non fa nulla contro l’evasione fiscale, anzi fa molto pro, o un privato cittadino famoso accusato di evadere il fisco?
Il secondo, a dar retta ai giornali.
La lista Falciani, le accuse di Giuliano Soria, l’indagine di Gino Paoli, le polemiche a Sanremo per la presenza di Ferro e Nannini sospettati di evasione, occupano le prime pagine.
E intendiamoci, è giusto e normale che sia così, vista la notorietà dei personaggi: Grillo, che difende l’amico Gino, deve farsene una ragione, anche se Paoli, come tutti gli accusati, ha il sacrosanto diritto alla presunzione di non colpevolezza (che non lo esime dalle dimissioni da un ente “sensibile” come la Siae).
Ciò che stona non è lo spazio dedicato ai Vip presunti evasori.
Sono gli zero tituli sul nulla che sul tema sta facendo Renzi, quello che ancora tre mesi fa annunciava “repressione durissima” per chi froda il fisco e poi stringe patti con un pregiudicato per frode e si circonda di imprenditori inquisiti per evasione o specialisti in elusione nelle varie Leopolde e pellegrinaggi aziendali (a proposito: l’ultimo capo del governo che passò in rassegna gli operai plaudenti della Fiat fu Mussolini).
Ieri, sull’Espresso, il ministro Padoan annunciava per il Cdm del 20 febbraio (sempre ieri) “le misure per le imprese (Iva, fiscalità internazionale, fatturazione elettronica, catasto)”.
Peccato che al Cdm di ieri queste belle misure non siano pervenute.
Così come il decreto sui reati tributari, quello nato a Natale col condono al 3%, poi rinviato a ieri, poi rimandato a chissà quando.
Non è dunque dato sapere in base a quali elementi oggettivi Padoan comunichi che “il governo Renzi fa una guerra più efficace agli evasori dei precedenti governi”.
Al momento, alzando le soglie di impunità fissate nel 2011 da Tremonti, sta facendo peggio persino dell’ultimo governo B.
Padoan insiste con la favoletta dei “semplici errori” che oggi — a causa di un fantomatico “eccesso di attenzione all’aspetto penale” — farebbero “scattare l’azione penale” contro migliaia di poveri imprenditori solo perchè si sbagliano a scrivere la dichiarazione dei redditi, con effetti esiziali per l’economia: “in un’impresa non si fanno più gli investimenti perchè gli amministratori temono di finire in galera, non per una frode ma per uno sbaglio”.
Ma ci faccia il piacere: in Italia non si fanno investimenti sia perchè abbiamo un sistema creditizio da terzo mondo, che presta soldi agli amici degli amici e non a chi ne ha bisogno per finanziare un’idea o un progetto innovativo; sia perchè abbiamo il record negativo in Europa degli investimenti stranieri (lo 0,8% del Pil, la metà della media Ocse, persino sotto Cile, Indonesia e Colombia), a causa di mafie, corruzione, bilanci truccati ed evasione.
Nessuno punta un euro al casinò se sa che la roulette è truccata: e in Italia si sa che la concorrenza è sleale proprio perchè gli indigeni hanno carrettate di fondi neri per taroccare le gare e corrompere gli arbitri.
Ieri Gian Antonio Stella ha pubblicato sul Corriere i dati del Consiglio d’Europa sulla popolazione carceraria del 2013: su 39.571 detenuti italiani con condanna definitiva, solo 230 sono dentro per reati economico-finanziari, contro 7986 in Germania, pari allo 0,6% (contro una media europea di 5,9).
In che senso allora i nostri manager sarebbero terrorizzati dal finire in galera?
Padoan dica piuttosto la verità , che è semplicissima.
In Italia gli evasori sono 11-12 milioni (dati Agenzia delle Entrate): il primo partito, poco sopra il Pd (che alle Europee ha preso 11,1 milioni di voti).
Perciò non si possono toccare, anche perchè i partiti continuano a foraggiarsi in nero dalle imprese, rappresentate non a caso dalla più indecente Confindustria d’Europa, che ora chiede di ammorbidire la già tenerissima legge sul falso in bilancio.
Quindi, signori del governo, per favore: continuate a farvi i vostri traffici, ma almeno non prendeteci in giro.
Abbiamo capito tutto da un pezzo.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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