Destra di Popolo.net

LA DESTRA DELL’ORDINE VECCHIO CHE SI SCHIERA SEMPRE DALLA PARTE SBAGLIATA

Luglio 10th, 2015 Riccardo Fucile

SE TUTTI I DOCENTI “SONO FANNULLONI” PERCHE’ NON DOVREBBE ESSERLO ANCHE IL PRESIDE-MANAGER?… SE PENSANO CHE LA SCUOLA PUBBLICA SIA UN CESSO, PERCHE’ NON ISCRIVONO I PROPRI FIGLI ALLE SCUOLE PRIVATE PAGANDO DI TASCA PROPRIA?… SI ADEGUINO GLI STIPENDI DEI DOCENTI AI LIVELLI EUROPEI E POI SI AVRA’ DIRITTO A PARLARE DI RIFORMA

La patacca spacciata per riforma della scuola è legge e i giornali di regime slinguano beati sull’ennesima truffa.
Problemi del premier: se la lezione delle Regionali non gli è bastata, la prossima sprangata elettorale farà  ancora più male al Pd.
D’altronde vale un vecchio detto: “dai a un cretino una divisa e si sentirà  un padreterno”, in grado di impartire ordini a capocchia.
Quello che ci preme sottolineare in queste note non   è tanto la vocazione tafazziana della sinistra italiana, quanto la subalternità  culturale della pseudodestra nostrana che ha capacità  reattiva in politica di un pungiball.
Il mondo evolve e certa destra resta legata a una valutazione ideologizzata di qualsiasi accadimento: è la destra dell’ordine e disciplina, dell’uomo solo al comando, della parola magica “meritocrazia”, incapace di comprendere che è proprio questa a essere negata in un sistema corrutivo come il nostro.
La patacca della scuola è il tipico esempio di una sinistra che fa una pseudo-riforma di destra e di una destra che è la macchietta di se stessa: come se il tempo si fosse fermato al maestro di Vigevano.
Mettiamo alcuni paletti, così qualcuno magari capisce qualcosa.
1) Renzi non ha assunto nessuno di sua iniziativa: una sentenza della corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia ad assumere perchè da anni sfruttava gli insegnanti precari senza immetterli in ruolo e privandoli degli stipendi di luglio e agosto.
O l’Italia si adeguava o avrebbe dovuto pagare stipendi e danni.
La patacca nasce da qua: l’obbligo di assumere.
E Renzi ha barato pure qua: gli assunti veri non sono 150.000, neanche 100.000, solo 38.000, gli altri 50.000 negli anni a venire.
2) A sentire il tintinnare di autoritarismo del preside-manager molti pseudo-destri hanno raggiunto l’orgasmo.
Finalmente qualcuno che fa lavorare gli “insegnanti fannulloni”: ma se i presidi provengono dalle stesse file, nessuno si è posto il problema che anche loro potrebbero essere degli incapaci?
E perchè mai se nel mondo pubblico civile esistono delle graduatorie, in Italia un preside può scegliersi l’amante, l’amica o la figlia del collega per chiamata diretta?
Perchè se una ha più titoli dovrebbe essere scavalcata dall’ultima scelta per nepotismo?
3) La concezione della scuola azienda è frutto di allucinogeni: se uno vuole dirigere un’azienda si rivolga al settore privato, l’istruzione non è una merce in vendita sul libero mercato.
Lo Stato deve finanziare solo la scuola pubblica: chi vuole iscriversi a una privata lo faccia e paghi di sua tasca. Lo dice la Costituzione.
Gli sponsor li cerchino le squadre di calcio, la scuola pubblica deve essere finanziata solo dallo Stato, senza ricatti e interessi sottobanco.
4) L’unica riforma della scuola necessaria è quella di adeguare gli stipendi alla media del livello europeo: gli insegnanti italiani lavorano più della media europea e guadagnano il 20% in meno.
Questi sono i fatti.
Nessuna azienda privata si sognerebbe di malpagare un proprio dirigente perchè se ne andrebbe, questo è l’unico esempio consono da suggerire ai nostalgici   dell’ordine e disciplina fine a se stesso.
Ultimo suggerimento politico: si allarga il fronte dei delusi e degli astensionisti, cadono molti steccati.
Quanti anni ci vorranno ancora perchè questa destra demenziale capisca che deve cambiare registro se un domani vorrà  governare l’Italia?
O pensa di farlo con il voto di quattro cazzari che passano la giornata ai Parioli giudicando gli altri tutti fannulloni?
Si comincino a studiare carte e problemi, si interpretino sentimenti e passioni. con i paraocchi ideologici ci si schianta solo alla prima curva.

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EXPO DEGLI IMBROGLIONI: GLI INGRESSI REALI SONO 4 MILIONI, NON I DICHIARATI 6,1

Luglio 10th, 2015 Riccardo Fucile

IL “FATTO QUOTIDIANO” HA CONSULTATO I FILE CON GLI INGRESSI VERI: 2 MILIONI IN MENO DI QUANTO SOSTENUTO DA SALA, MENO DELLA META’ DI QUELLI PREVISTI ALLA VIGILIA

Non ha detto la verità , il commissario Giuseppe Sala.
I visitatori di Expo sono molti meno di quelli che ha dichiarato. Il Fatto quotidiano ha potuto consultare i file con gli ingressi giorno per giorno al sito dell’esposizione universale.
Ecco dunque i numeri veri. Sono 1.927.600 a maggio, 2.149.450 a giugno.
Il giorno inaugurale, 1° maggio, 60mila ingressi (non i 200 mila fatti filtrare da Sala). Giorno record dei primi due mesi è il sabato 27 giugno, con 112mila ingressi.
Il giorno più nero è stato invece lunedì 4 maggio, con 37mila entrate.
Sala aveva lasciato trapelare cifre ben diverse: 2.700.000 visitatori a maggio, addirittura 3.300.000 a giugno, per un totale di 6 milioni di visitatori
A inizio luglio, Sala aveva promesso una conferenza stampa con il sindaco Giuliano Pisapia, per fare il punto ufficiale sui dati.
Pisapia, prudente, si è chiamato fuori. Allora Sala la sera del 9 luglio ha diffuso un comunicato in cui i visitatori nei due mesi diventano 6,1 milioni. Falso. Non sono più di 4 milioni.
In verità , i numeri registrati con precisione millimetrica dai tornelli comprendono anche gli addetti, chi lavora nel sito, gli operatori professionali, il personale dei padiglioni, i volontari, i vigilanti e gli omaggi.
Sono almeno 10 mila persone al giorno. Tolte queste, i visitatori veri non sono più di 1,6 milioni a maggio e 1,8 a giugno: meno di 3 milioni e mezzo nei due mesi.
I numeri di Expo sono restati fino a oggi una specie di segreto di Stato: Sala non li ha mai comunicati ufficialmente e ha chiesto al sindaco di Milano Giuliano Pisapia di mantenere segreti anche i dati sui viaggiatori del metrò e sulla raccolta della spazzatura, per non dar modo di calcolare, almeno per induzione, i visitatori Expo.
Una forma di protezione dell’evento, perchè le cifre vere sono addirittura meno della metà  delle previsioni ufficiali (4,1 milioni per maggio e 4,7 per giugno).
Diffonderle potrebbe alimentare un clima di fallimento che non fa certo bene all’esposizione e rende più difficile l’eventuale recupero nei prossimi mesi.
Sala ha dunque tentato di diffondere ottimismo. Ma Expo non è un’operazione privata, per cui valgono solo le regole del marketing.
È un evento pagato con i soldi pubblici, dev’essere dunque condotto con trasparenza e sottoposto al controllo dei cittadini
Inoltre le cifre vere servono a predisporre i servizi pubblici in città : se Atm (metrò) e Trenord (treni regionali) lavorano su dati drogati, come quelli fatti trapelare da Sala, i servizi saranno sovradimensionati rispetto alle vere esigenze, con gran spreco di denaro pubblico.
Poichè Expo spa ha ipotizzato che nei primi due mesi arrivasse il 36 per cento dei visitatori totali, questi dovrebbero essere, nei sei mesi dell’esposizione, 11 milioni.
Ben al di sotto dei 24 milioni promessi.
Depurati dagli addetti e da chi lavora nel sito, sarebbero 9 milioni.
Naturalmente, a meno che — come tutti ci auguriamo — il trend cambi e gli ingressi nei prossimi mesi s’impennino.
Intanto però il “segreto di Stato” attorno ai numeri di Expo, meglio custodito del terzo segreto di Fatima, è riuscito a realizzare il miracolo di riunire destra e sinistra: tutti a chiedere la verità . Il primo è stato il presidente del Consiglio comunale, Basilio Rizzo: “I conti non tornano. Visti i numeri del metrò e di Trenord e i parcheggi vuoti, da dove arrivano tutti i visitatori dichiarati da Sala?”.
Poi si sono uniti due aspiranti candidati sindaco, Pierfrancesco Majorino ed Emanuele Fiano.
Infine sono arrivati Mariastella Gelmini di Forza Italia e Riccardo De Corato di Fratelli d’Italia: “Dopo oltre due mesi, il tempo di un primo bilancio è arrivato”.
Protesta però la Lega: contro la decisione del Pd di tenere dentro Expo, sabato 18 luglio, l’assemblea nazionale del partito: “È indecente, perchè Expo deve essere di tutti”.
I numeri degli ingressi avranno impatto anche sugli incassi e dunque sul conto economico di Expo.
Se i visitatori saranno, alla fine, meno della metà  di quelli previsti, anche le entrate saranno sotto le previsioni.
E il rosso sarà  aggravato dal fatto che il costo medio del biglietto è stato di molto abbassato, con una aggressiva politica di sconti e con un peso notevole degli ingressi a soli 5 euro, dopo le ore 19.
Tagliandi serali che, per stessa ammissione di Sala nel comunicato del 9 luglio, valgono il 15% degli accessi finora registrati.

Gianni Barbacetto
(da “il Fatto Quotidiano”)

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LO ZAMPINO DI HOLLANDE DIETRO AL PIANO TSIPRAS

Luglio 10th, 2015 Riccardo Fucile

NEW YORK TIMES RIVELA: “TECNICI DI PARIGI HANNO CONTRIBUITO ALLA STESURA”

Dietro al piano di riforme proposto dal premier greco Alexis Tsipras ai creditori potrebbe esserci lo ‘zampino’ del presidente francese Franà§ois Hollande.
Lo rivela il New York Times, secondo cui il governo francese avrebbe dato un contributo più che sostanziale al pacchetto di riforme appena sottoposto ai creditori dal primo ministro ellenico.
Parigi avrebbe contribuito inviando ad Atene uno staff di tecnici che supervisionasse la stesura del piano.
“C’è un gruppo di persone che è stato mandato ad aiutare i greci a trasformare le parole in fatti”, ha confidato un funzionario dell’esecutivo transalpino al New York Times.
La Francia è stata il Paese europeo che più si è speso per trovare un accordo che impedisca l’uscita della Grecia dell’Eurozona, una prospettiva che molti membri dell’unione monetaria negli ultimi giorni avevano iniziato a considerare non solo un male a cui rassegnarsi ma addirittura una chance di rilancio per la moneta unica.
“La Grecia ha ricevuto un sostegno politico e tecnico vitale da Parigi, un sostegno che ha messo in luce gli approcci contrastanti tra le due grandi potenze dell’Eurozona: la Germania ha svolto il ruolo del poliziotto cattivo, la Francia si è gettata anima e corpo nell’obiettivo di trovare un’intesa”, scrive il quotidiano statunitense, “l’assistenza francese è parsa uno sforzo per assicurare che le proposte greche, consegnate poco prima la scadenza di mezzanotte, fossero il più possibile accurate e accettabili per i creditori”.

(da “Huffingtonpost“)

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IL BAMBINO CHE STUDIAVA ALLA LUCE DEL LAMPIONE ORA VA A SCUOLA

Luglio 10th, 2015 Riccardo Fucile

MIGLIAIA DI DONAZIONI PERMETTONO A DANIEL DI REALIZZARE IL SUO SOGNO

La foto di Daniel che studia sotto alla luce di un lampione ha girato il mondo e commosso milioni di persone.
La sera del 23 giugno Joyce Gilos Torrefranca, una studentessa dell’università  di Cebu, l’aveva fotografato e messo su Facebook con la didascalia: “Un bambino mi ha ispirata”.
Il bambino a casa non aveva l’energia elettrica e pur di studiare si era adattato a farlo per strada.
Ed ora lo rivediamo, sempre alle prese coi libri, ma seduto comodamente a un banco di scuola della città  di Mandaje.
Daniel ha ricevuto abbastanza donazioni per realizzare il suo sogno: studiare per indossare un giorno l’uniforme della polizia.
La madre ha reso noto che gli è stata affidata anche una borsa di studio universitaria.

(da “La Repubblica”)

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PROFUGHI, LA UE VERSO L’ACCORDO: “SI’ ALLE QUOTE DI ACCOGLIENZA”

Luglio 10th, 2015 Riccardo Fucile

GERMANIA E FRANCIA DISPOSTE A FARE OSPITALITA’ A 21.000 RIFUGIATI

La strada verso un accordo completo sull’immigrazione ancora non è conclusa, ma è aperta: al vertice informale di Lussemburgo i ministri degli Interni hanno concordato un primo “via libera” alla redistribuzione dei profughi sui paesi dell’Unione, rinviando però l’accordo definitivo al un nuovo incontro, previsto per il 20 luglio.
Che l’emergenza sia conclamata non lo dimostrano solo gli allarmi dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati   –   che anche ieri ha chiesto “una risposta forte dall’Europa”   –   o le grida d’aiuto delle Organizzazioni non governative: lo dimostra prima di tutto la cronaca, con lo stillicidio di tragedie del mare.
Anche ieri i mezzi della Guardia costiera sono intervenuti in soccorso di quattro gommoni, uno dei quali semi affondato, 40 miglia a nord della costa libica.
I militari italiani sono riusciti a portare in salvo 393 persone, ma hanno contato almeno dodici vittime.
Un altro gommone è stato intercettato dalle motovedette a poca distanza da Lampedusa: a bordo c’erano 106 migranti, che sono stati portati in salvo.
Per i primi soccorsi il ruolo della Marina è insostituibile, anche Amnesty International sottolinea che “le operazioni di ricerca e soccorso stanno salvando migliaia di vite” e parla di “marcata diminuzione del numero dei morti in mare”.
Ma su quello che succede “dopo” serve un’intesa globale europea.
Germania e Francia danno l’esempio: Berlino ha accettato di accogliere 12100 fra rifugiati e richiedenti asilo, compresi novemila oggi ospiti delle strutture italiane o greche.
Anche Parigi ha aperto le sue porte e accoglierà  circa novemila persone, fra cui 6752 già  presenti in Italia o Grecia.
Gli altri Paesi, invece, per ora non hanno comunicato la loro disponibilità , ma il percorso è avviato.
Anzi, a sentire il ministro lussemburghese degli Esteri e dell’Immigrazione Jean Asselborn, che presiedeva la riunione, “siamo vicini all’obiettivo” e il 20 luglio “saranno necessarie solo due o tre ore” per definire gli ultimi dettagli dell’accordo finale.
Per i reinsediamenti, sottolinea Asselborn “c’è un’eccedenza di offerte”.
In più l’Unione ha incassato anche la disponibilità  di tre Paesi extra-Ue: Svizzera, Liechtestein e Norvegia, che hanno espresso l’intenzione di dare una mano.
Prima dell’accordo totale, però, l’Ue dovrà  vincere le perplessità  di Paesi come Spagna e Austria, che al vertice di Lussemburgo hanno “frenato” e per ora non hanno comunicato quanti rifugiati sono disposte ad accogliere.
Ancora più dura è la posizione della Slovacchia, che si è espressa apertamente contro il sistema dell’accoglienza su base volontaria.

Giampalo Cadalanu
(da “la Repubblica”)

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ADDIO A OMAR SHARIF, LA LEGGENDA ARABA FU UN GRANDE DOTTOR ZIVAGO

Luglio 10th, 2015 Riccardo Fucile

FU ANCHE CANDIDATO ALL’OSCAR PER “LAWRENCE D’ARABIA”

Addio all’attore Omar Sharif, l’attore egiziano diventato la “leggenda araba” di Hollywood come protagonista e co-protagonista di grandi classici come Lawrence d’Arabia e Il Dottor Zivago.
Sharif aveva 83 anni e da poco il figlio Tarek aveva reso noto che soffriva di Alzheimer.
La notizia è stata data dai siti egiziani e poi rilanciata dalla BBC.
Nato nel 1932 ad Alessandria, in Egitto, per il suo ruolo in Lawrence d’Arabia era stato candidato all’Oscar.
Sharif (il cui vero nome era Michel Dimitri Shalhoub), figlio di genitori libanesi, era nato ad Alessandria d’Egitto.
Diplomato all’inglese Victoria College, laureato in matematica e fisica al Cairo, scoprì il cinema quasi per caso nel 1953 grazie al regista Youssef Chahine, che lo scelse per   Lotta sul fiume.
In otto anni interpretò oltre 20 film in Egitto, tra cui La castellana del Libano e I giorni dell’amore, che vennero distribuiti anche in Italia.
Per sposare l’attrice Faten Hamama si convertì all’Islam e scelse il nome che lo accompagnerà  per la vita, Omar El Sharif.
Omar Sharif inizia la sua carriera d’attore con un ruolo nel film egiziano “The Blazing Sun” nel 1953; il primo film in inglese arriva però solo nel 1962. quando Sharif è chiamato a interpretare Shar?f ‘Ali ibn al-Khar?sh in “Lawrence d’Arabia”. Ecco una delle scene tratte dal film di David Lean
Così si presentò a David Lean che stava scegliendo il cast per Lawrence d’Arabia nel 1961: Lean gli affidò il ruolo dello Sceriffo Alì, tra Peter O’Toole, Anthony Quinn e altri grandi nomi del cinema anglosassone.
La nomination all’Oscar del ’63 fu la naturale conseguenza e gli aprì le porte di Hollywood.
In Italia prestò il suo fascino esotico a film come La caduta dell’impero romano, Marco Polo e Gengis Khan. Poi Lean lo travestì da russo per l’adattamento del Dottor Zivago (1965).
Il successo fu planetario, accompagnato da un Golden Globe che a sorpresa non andò di pari passo con la candidatura all’Oscar.
Tra le sue successive interpretazioni vanno ricordate C’era una volta di Francesco Rosi, La notte dei generali di Anatole Litvak e Funny Girl a fianco di Barbra Streisand, della quale si innamorò subito.
Nell’immaginario collettivo ha incarnato la figura di un uomo ricco, bello, famoso, adorato dalle masse e conteso dalle donne più affascinanti del pianeta.
Oltre al francese e all’inglese imparò l’italiano, il greco e il turco.
Appassionato di bridge, su cui ha pubblicato anche un manuale, era entrato nella lista dei ‘top players’ del gioco.
“Finisci a fare una vita – ha raccontato nella sua autobiografia – in totale solitudine: alberghi, valigie, cene senza nessuno che ti metta in discussione. L’attrazione del tavolo verde per me diventò irresistibile. E ci ho sperperato delle fortune. A un certo momento ho capito e ho deciso di smettere anche con il bridge per non sentirmi prigioniero delle mie passioni. Facevo film per pagare debiti – ricordava ancora – e alla fine mi sono stufato”.
Nel 2005 era stato oggetto di una fatwa in occasione della sua interpretazione di San Pietro in una fiction italiana.
Dopo la quale Sharif ha deciso di tornare a vivere in Egitto insieme al suo unico figlio, Tarek, e i suoi due nipoti, di cui uno – che si chiama come lui – è a sua volta attore.

(da “La Repubblica”)

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GLI ITALIANI SNOBBANO I PARTITI: DAL DUE PER MILLE SOLO 325.000 EURO

Luglio 10th, 2015 Riccardo Fucile

LA MAGGIORANZA AL PD, A SCELTA CIVICA I PIU’ RICCHI

Duecentomila euro al Partito Democratico, 28.140 alla Lega Nord, 24.712 al Movimento Politico Forza Italia.
E’ questo il podio dei contributi girati ai partiti dai contribuenti italiani, attraverso la scelta del 2 per mille.
A partire dal 2014, con riferimento ai redditi dell’anno precedente, ciascun contribuente sceglie se destinare il due per mille della propria imposta sul reddito Irpef al finanziamento di un partito politico, quando compila la dichiarazione.
Ebbene, i politici hanno di che riflettere se è vero che su 40 milioni e 989 mila contribuenti potenziali, il Tesoro ha censito soltanto 16.518 scelte valide.
La base imponibile da cui attingere i fondi ha superato di poco i 162 milioni di euro, per un’erogazione complessiva di soli 325.711 euro.
L’abbinamento della compilazione della dichiarazione dei redditi alla richiesta di finanziamento della politica – verrebbe da dire – è quantomeno infelice (per i partiti). Volendo ridefinire la classica ‘vittoria dell’astensionismo’ che emerge sempre più dalle urne, si può dire che in questo caso il tasso di partecipazione all’erogazione dei contributi è allo 0,04% e quindi il partito del ‘non assegno i soldi’ arriva alla quasi totalità  degli elettori/contribuenti.
A Scelta Civica i voti di maggior peso (economico).
Lo spaccato emerge dai dati pubblicati dal Tesoro, Dipartimento delle Finanze.
Una ulteriore curiosità  emerge se si divide l’erogato per il numero di contribuenti che hanno scelto un partito, in modo da ottenere l’assegnazione “pro capite”, che ovviamente rispecchia anche il reddito di quel particolare elettorato. In questa graduatoria, Scelta Civica ha incassato la bellezza di 45,5 euro per elettore/erogatore, più del doppio della media di 19,7 euro. In linea il partito democratico, mentre valori superiori si trovano per il Sudtiroler Volkspartei (32,5 euro a testa) e Forza Italia (29,8 euro).
L’Otto per mille, dominio chiesa.
Le Finanze hanno anche pubblicato l’aggiornamento della situazione relativa all’8 per mille.
In questo caso, mostrano le tabelle delle Finanze, le scelte sono state operate da 18.929.945 contribuenti (si fa riferimento ai redditi del 2011 ripartiti nel 2015): è il 45,8% dei contribuenti, che ha disposto un’erogazione di 1,245 miliardi.
Guardando alle scelte fatte dai contribuenti, la maggior parte delle risorse e cioè oltre 1 miliardo sono andate alla Chiesa cattolica selezionata dal 36,75% dei contribuenti (l’80% sul totale delle scelte).
Il 7% ha preferito invece lo Stato (195,6 milioni), seguito dalla Chiesa Evangelica valdese (1,46%) per 40,2 milioni. L’Unione Comunità  Ebraiche italiane ha ricevuto 5,8 milioni dallo 0,21% dei contribuenti; la Chiesa Evangelica Luterana 4,1 milioni(dallo 0,15%), le Assemblee di Dio in Italia 1,5 mln (dallo 0,12%).
Poco più di 2,3 mln sono andati all’Unione Chiese cristiane avventiste del 7 giorno (lo 0,08%).
In un confronto con gli anni precedenti, le percentuali restano più o meno invariate e così pure gli importi.

Raffaele Ricciardi
(da “la Repubblica”)

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INTERVISTA A D’ERRICO: “I NUOVI ASSUNTI NELLA SCUOLA MORIRANNO DI SUPPLENTITE”

Luglio 10th, 2015 Riccardo Fucile

“BLOCCHEREMO GLI ISTITUTI”

Stefano D’Errico, segretario dell’Unicobas, una delle sigle più agguerrite contro la Buona Scuola, e anche quella che ha il maggior numero di aderenti nella scuola della moglie di Renzi: in che modo questa riforma non migliorerà  le scuole italiane?
«Per tutti i motivi per cui è incostituzionale. Per la disparità  di trattamento sulla titolarità  d’istituto tra docenti e personale Ata, per la violazione dell’obbligo della parità  di trattamento nei confronti degli amministrati. Tutti hanno un posto fisso, anche chi è impiegato su di una linea di autobus, mentre con questa riforma della scuola gli insegnanti verrebbero inseriti in un organico funzionale, senza scuola fissa, per coprire le assenze dei colleghi o per piccole supplenze. E saranno a disposizione su un territorio che nei casi delle scuole superiori di molte zone d’Italia, potranno essere anche di oltre venti chilometri di ampiezza».
Quali insegnanti saranno a disposizione dei presidi?
«Innanzitutto i neo-assunti, con un incarico triennale: costoro moriranno davvero di “supplentite” e saranno licenziabili in questa fase (dopo essere stati reclutati tramite il sistema pubblico, potrebbero quindi venire liquidati secondo la mera discrezionalità  del dirigente). Ma in realtà  saranno sottoposti a questo trattamento tutti quelli che faranno domanda di trasferimento».
Avete promesso di bloccare le scuole dal prossimo anno scolastico: come pensate di riuscirci?
«La scuola si regge sul volontarismo e la buona fede dei docenti. A questo punto diciamo basta: abbiamo già  dato indicazione di prendere tutti le ferie da subito, così mancherà  il numero legale nei Collegi dei Docenti che verranno presto chiamati a votare sul nuovo organico funzionale. E, poi, nessuna collaborazione con i nuovi dirigenti: non è obbligatorio assumere ruoli come quello di vicepreside o di collaboratore. Non parteciperemo ad attività  aggiuntive, ai progetti, non sostituiremo i colleghi assenti, non parteciperemo alle gite e non adotteremo testi dell’industria libraria».

Flavia Amabile
(da “La Stampa”)

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TROIKA E MERCATI BRINDANO AL PIANO DI TSIPRAS

Luglio 10th, 2015 Riccardo Fucile

LE BORSE SCOMMETTONO SULL’ACCORDO, OGGI IL VOTO IN PARLAMENTO

Le proposte greche prevedono una manovra da 12 miliardi di euro, con un aumento dell’iva in alcuni settori, una riforma delle pensioni e dell’amministrazione pubblica, in cambio di un aiuto finanziario su tre anni di circa 53 miliardi.
A sua volta il parlamento greco si pronuncerà  venerdì con un voto su queste proposte così da permettere o da impedire al governo di Tsipras di negoziare il pacchetto di riforme. Il dibattito in parlamento inizierà  alle 13 ora italiana.
Le proposte contenute nel documento saranno immediatamente esaminate dalla ex troika prima di essere sottoposte ai ministri delle finanze dell’Eurozona.
Una riunione dell’Eurogruppo è convocata per sabato alle 15 e potrebbe concludere la trattativa, rendendo inutile il summit straordinario di domenica.
Ma lo scoglio potrebbe essere Syriza, il partito del premier greco, diviso tra progressisti e radicali. Il ministro della Salute rassicura: “Nessuno si prenderà  la responsabilità  di far cadere un governo che ha 4 mesi”.
In mattinata ci sarà  la riunione dei parlamentari della formazione politica in vista del voto del Parlamento.
Il presidente dell’Eurogruppo Jerome Dijsselbloem ha dichiarato che la nuova proposta di Alexis Tsipras per l’accordo con la ex Troika è “completa”.
Un parere ottimista e favorevole che si aggiunge a quello di Hollande.
Per il momento il governo tedesco ha espresso scetticismo.
“La Grecia è più vicina a restare nell’area dell’euro piuttosto che ad uscirne. Il pacchetto di misure presentate dal Governo greco è più elaborato, più dettagliato rispetto alle proposte precedenti. Le misure per la lotta alla corruzione, ad esempio, sono più concrete rispetto alle precedenti”. Ad affermarlo, ai microfoni della radio francese ‘Europe 1’, è l’ex primo ministro belga e leader dei liberali all’Europarlamento, Guy Verhofstadt.
Il presidente francese Francois Hollande promuove la Grecia. Le proposte presentate dal governo di Alexis Tsipras sono “serie” e “credibili” ha detto Hollande sottolineando che “le prossime ore saranno determinanti. Ancora nulla è stato deciso”.

(da “Huffingtonpost”)

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