Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
LA MINORANZA PD NON VUOLE L’OPERAZIONE “RESPONSABILI”, MA RENZI PENSA GIA’ ALLA FUTURA COALIZIONE
Piomba nel cuore dell’assemblea del Pd il suk del Senato. Perchè sull’operazione “responsabili” Denis Verdini ha sferrato l’affondo finale, come ai tempi di Razzi e Scilipoti.
Entro una settimana, i gruppi. La promessa ricevuta da più di un senatore riguarda un prossimo ingresso nel governo, in cambio del sostegno sulle riforme (e non solo): come sottosegretario nel prossimo rimpasto di settembre ma prima ci sarebbe posto come presidente di commissione, visto che le presidenze alla Camera si rinnovano già martedì. Insomma, si sa quanto sia abile Denis Verdini a chiedere, come si diceva un tempo, di arruolarsi in marina promettendo un entusiasmante giro per il mondo.
A garanzia della bontà dell’offerta il plenipotenziario di Berlusconi con diversi processi a carico, compresa la bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sul credito fiorentino, avrebbe addirittura ripetuto che sulle ricompense politiche Luca Lotti sarebbe d’accordo.
Il pressing è estenuante perchè, sottotraccia, l’avversario che si è ritrovato Verdini nel suk è un esperto di aste, anzi uno per cui le aste le gestiva in prima persona: Silvio Berlusconi.
Che da Arcore ha iniziato a contattare i senatori in bilico, smontando una per una le promesse di Verdini.
Attenzione, dice l’ex premier, non fidatevi perchè io lo conosco bene Verdini. Quando c’era da chiedere un aiuto economico, prosegue Silvio, quello stava dalla mattina alla sera ad Arcore. Ora, siccome è preoccupato dalla procura di Firenze, pensa che il giglio magico sia una polizza sulla vita. In ogni caso, l’operazione è tutta personale: “E poi — è la convinzione di Berlusconi — Renzi si sta indebolendo. Prima o poi sarà costretto ad aprire alle larghe intese. Restate qui che vi conviene, altro che Denis”.
Nulla può raggiungere, nel suk, un livello di mercanteggiamento come quello tra due, Verdini e Berlusconi, che hanno condiviso segreti indicibili e indicibili metodi.
Tanto che in uno degli ultimi incontri, quando Denis ha sbattuto le mani sul tavolo, ha urlato una frase che suonava così: “Silvio, non provare a prendermi in giro, perchè dopo tanti omicidi (politici, ovviamente, ndr) che abbiamo fatto assieme, conosco i tuoi metodi”.
Però stavolta Verdini è convinto di avere un asso nella manica. La voce è arrivata anche nel governo dove, per dirne una, Lupi l’ha condivisa con preoccupazione con qualche collega: l’operazione Verdini la fa perchè ha la garanzie che alle prossime elezioni sarà alleato con Renzi.
L’accordo, va dicendo in giro Verdini, già ci sarebbe. Proprio questo spiega il crescendo di insofferenza della minoranza del Pd.
L’ex capogruppo Roberto Speranza, nella sua intervista all’HuffPost, ci è andato giù duro: “Si pensa a scorciatoie affidando la stabilità a una nuova operazione responsabili con gli amici di Verdini, Consentino a Lombardo. Siamo al dunque e mi auguro che Renzi all’assemblea del Pd faccia chiarezza”.
Pier Luigi Bersani, intervistato da Tommaso Labate alla Festa dell’Unità di Roma, ci ha messo il carico: “Non consentiremo che si butti fuori la sinistra per far entrare Verdini. Non abbiamo fatto tutto questo per fare un partito pigliatutto”.
Neanche Gotor pure si affida a giri di parole: “Spero che ci sia una smentita, che purtroppo non è ancora arrivata, relativa a eventuali intese con Verdini, Cosentino e Lombardo sulle riforme costituzionali. Non è possibile fare del calciomercato – sottolinea – anche perchè una squadra che acquista Cosentino, Verdini e Lombardo evidentemente sta cambiando schema di gioco e categoria e questo è inaccettabile”.
Lo schema di gioco alle prossime politiche, secondo lo schema di Verdini, ricalca quello di De Luca in Campania o di Emiliano in Puglia: il candidato e le liste di “impresentabili”.
Ovvero Renzi premier, sostenuto dal Pd, e una lista “per Renzi” con Verdini, i responsabili e quelli di Ncd che non vogliono tornare nel centrodestra.
È lo schema della “coalizione della Nazione” che rafforza il premier, indebolendo (come avvenuto nelle regioni) il suo partito.
E poco importa che questo presupponga una modifica della legge elettorale. Per Renzi conta la vittoria e questo Italicum la rende incerta.
In parecchi sono certi che lo cambierà , dopo il Senato.
In un capannello al Senato, l’altro giorno lo spiegava pure una vecchia di volpe come Pier Ferdinando Casini, che col premier parla spesso, perchè è scattata una simpatia a pelle: “Vedrete, Matteo cambierà la legge elettorale. Gli conviene una coalizione”.
E Verdini è pronto.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
RIPRISTINARE LA LEGALITA’: “OGGI ABBIAMO ASSISTITO A UNA COSA INDECENTE, I RESPONSABILI DEVONO AVERE LA FEDINA PENALE MACCHIATA”
“Ciò a cui abbiamo assistito è una cosa indecente e indecorosa. Auspico che le forze dell’ordine
denuncino, in modo tale che queste persone abbiano sulla propria fedina le cose di cui si sono macchiate”.
È il prefetto-sceriffo Franco Gabrielli a prendere in mano per l’ennesima volta la città .
In una Roma massacrata dal caldo, sotto il sole a picco un presidio di residenti e militanti di CasaPound si oppone all’arrivo di un gruppo di immigrati.
Gabrielli non ci sta, manda la Polizia, passa come uno schiacciasassi sopra le tensioni e sopra le sedie usate come ostacoli improvvisati, sgombra la strada, ripristina la legalità .
E chiede – e come ignorare le richieste di un prefetto su questi argomenti – il pugno di ferro.
In una città che non sa più a quale santo appellarsi, figuriamoci a quale sindaco, al gruppo capitolino del Pd non pare vero.
In fretta e furia si prepara una nota, si celebra la “Roma solidale”, e si offrono “sostegno e collaborazione” a Gabrielli.
La città è allo sbando. Ignazio Marino tiene duro, non molla di un millimetro nonostante assessori e vice gli scappino via da tutte le parti.
Mafia Capitale ha aperto crepe che continuano ogni giorno ad allargarsi, a Palazzo circola sussurrata la voce che manchi poco ad una terza infornata degli arresti che hanno squassato destra e sinistra senza fare prigionieri.
Il caldo torrido ha poi, se ce ne fosse stato bisogno, ulteriormente messo a nudo i tragici problemi di organizzazione sociale della città , servizi pubblici allo sbando e forze dell’ordine più chiuse negli uffici che a pattugliare le strade.
Non è la prima volta che il prefetto prende in mano le redini della città .
Da braccio destro operativo di Matteo Renzi a Palazzo Chigi quando guidava la Protezione civile, a emanazione del premier nella capitale.
È stato il premier a chiedergli di andare a installare la propria base operativa nella prefettura della Capitale. Un sindaco debolissimo e mai amato, una tempesta giudiziaria che sembra non vedere mai la fine, un Giubileo alle porte, con appalti da assegnare nella città dove gli appalti sono “latte da mungere”, e un’organizzazione pubblica che arranca nei giorni feriali, figuriamoci con le vagonate di pellegrini in arrivo.
Al punto che Gabrielli entra ormai di diritto in qualunque totonome sulla successione del chirurgo di Genova.
Nel partito il suo nome lo si fa senza remore. Non ci sono di mezzo posizionamenti di correnti, invidie risalenti agli anni di Pds-Ds-Margherita. Non c’è nulla.
C’è solo un uomo tutto d’un pezzo che sta esercitando una supplenza decisiva su dossier chiave.
Ma soprattutto non c’è un nome che, a mesi dalle elezioni, riscuota successi unanimi e trasversali come il suo.
Roberto Giachetti e Lorenza Bonaccorsi, renziani, giovani, freschi, sono considerati entrambi troppo poco conosciuti per fare breccia nel complicato corpaccione elettorale della città . I vari Gentiloni, Franceschini, Sassoli, Gasbarra, nomi spesi e rispesi un po’ in tutte le stagioni, scatenano invidie e non scaldano gli animi.
La virata di Alfio Marchini verso il centrodestra sembra aver visto sfumare la possibile toppa messa da un papa straniero.
Così rimane il profilo tecnico del prefetto-sceriffo.
Troppo realista per mettere nero su bianco che Roma possa essere commissariata per mafia, troppo poco ingenuo per capire che l’ingranaggio che dovrebbe far girare la città si è inceppato da tempo.
L’uomo giusto per rimetterlo in moto. Oggi da prefetto.
Domani chissà .
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
LA NOTA DEL SISMI SULLA NUOVA VITA DELL’EX NAR, DATATO 2003, E’ ARRIVATO AI PM SOLO DOPO L’ARRESTO
Neanche quando Lirio Abbate su L’Espresso indicò Massimo Carminati tra i quattro “Re di Roma”, i servizi segreti si preoccuparono di inviare il dossier che custodivano dal 2003 sull’ex Nar.
Quel fascicolo di 30 pagine, che a quanto risulta nasce dalle rivelazioni di una fonte agli 007 del Sismi, è arrivato in Procura a Roma solo nel dicembre 2014, dopo la prima retata di Mafia Capitale che portò in carcere l’ex Nar, come ha rivelato nei giorni scorsi Il Fatto.
A dare la spinta è stato il Copasir che nei mesi scorsi aveva chiesto ai servizi di tirare fuori tutto ciò che avevano su Carminati, dopo aver aperto un’istruttoria per fare chiarezza sui presunti rapporti tra l’ex terrorista nero e gli 007 di cui nessuno però ha le prove.
Come ha confermato anche il procuratore capo Giuseppe Pignatone nei giorni scorsi.
Così quel dossier è stato consegnato sia al Copasir sia a Piazzale Clodio, non tramite l’Autorità giudiziaria come invece si dovrebbe fare.
E infatti non è allegato al fascicolo su Mafia Capitale.
Nel dossier già 12 anni fa ci sono finiti alcuni dettagli della vita di Carminati: il benzinaio di via Cassia, le presunte attività commerciali riconducibili a Carminati e l’uso da parte dell’ex Nar di una Ferrari.
Nulla di penalmente rilevante. Tuttavia questi elementi si ritrovano nell’inchiesta dei magistrati capitolini Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli che il 2 dicembre hanno arrestato ‘Er Cecato’.
Ancora oggi è detenuto al 41 bis e il processo con rito immediato, nei suoi confronti e di altri, inizierà il 5 novembre.
Intanto oggi si scopre che quel dossier materialmente è stato scritto dagli agenti dell’allora Sismi (ora Aise) che riportano in 30 pagine le informazioni date da un loro collaboratore.
Poi è stato consegnato al Sisde, oggi Aisi.
È datato 2003, e sono quelli gli anni in cui i servizi segreti si occupano di terrorismo, dei brigatisti (alcuni di questi vengono infatti arrestati quell’anno per il delitto Biagi) e del sequestro di Abu Omar.
Valeria Pacelli
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
LA GERMANIA E’ GIA ABBASTANZA ODIATA, MEGLIO RIMEDIARE: E BERLINO FA DIETROFRONT
Per molti è stata una gaffe brutale di Angela Merkel, eppure l’episodio ha un lieto fine. La piccola
rifugiata palestinese, scoppiata a piangere quando la cancelleria ha spiegato che la Germania non può accogliere tutti i migranti, potrà infatti rimanere in Germania: è l’opinione del ministro per le politiche migratorie Ayan Oezoguz, secondo il quale la giovane Reem Sahwil con molta probabilità non dovrà subire uno sradicamento.
Prima di conoscere l’happy end, la ragazzina aveva perdonato la Cancelliera affermando: “Mi ha ascoltata, e mi ha detto ciò pensa, va bene così”.
Merkel è stata molto criticata ed è stata accusata di aver agito in maniera molto insensibile.
Reem Sahwil aveva espresso all’esponente politica le sue preoccupazioni per il futuro, visto che al padre potrebbe scadere il permesso di soggiorno.
Merkel, forse presa dal realismo, aveva sottolineato che non tutti i richiedenti asilo possono sperare di rimanere in Germania.
Parole che hanno colpito la giovane, tanto da farla scoppiare in lacrime.
La portavoce del governo tedesco, Christiane Wirtz, ha dichiarato che Merkel è rimasta molto “commossa” dall’incontro con la ragazza, “così come lo sarebbe chiunque incontrasse una persona che è stata costretta a lasciare la propria casa”.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
LA INCREDIBILE GAFFE DEL MINISTERO DEI BENI CULTURALI SU TWITTER (CHE POI CANCELLA)
“La rivista dello Smithsonian, Smithsonian Magazine, dedica la copertina a Pompei”. L’annuncio fatto a mezzo social network arriva dal Ministero dei Beni Culturali.
La rivista americana in questione ha infatti dedicato la sua copertina proprio al sito archeologico più importante di Italia, meta ogni anni da una moltitudine di turisti di tutto il mondo.
Un annuncio che però scompare poco dopo: non ce n’è più traccia sulle pagine Facebook e twitter del Mibact.
Il motivo? Non faceva un ritratto molto edificante del sito archeologico.
In teoria, bastava soffermarsi sul titolo: “The fall and rise and fall of Pompeii”.
O anche sul sottotitolo: “The famous archaelogical treasure is falling ino scandalous decline, even as its sister city Herculaneum is rising from the ashes”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
COSTI DI MANUTENZIONE AUMENTATI, SEI DENUNCIATI: “DANNO ERARIALE DI 2,5 MILIONI”
Sono sei le persone denunciate dalla Guardia di Finanza di Gallarate (Varese) nell’ambito
dell’operazione “Clean Hospital” che ha portato al sequestro di 2,5 milioni di euro.
L’indagine, coordinata dalla procura della repubblica di Busto Arsizio, ha preso il via da un esposto presentato un anno fa dai consiglieri regionali di M5S Lombardia Paola Macchi, Silvana Carcano e Eugenio Casalino sulla base di una segnalazione ricevuta da un sindacalista.
L’attività investigativa ha permesso di fare luce sul sistema degli appalti per la manutenzione delle apparecchiature elettromedicali dell’Azienda ospedaliera di Gallarate.
Dal 2005 l’appalto veniva affidato sempre alla stessa società , la Prima Vera di Domenico Catanese, anche tramite l’interposizione fittizia di un’altra ditta appositamente costituita, la Galileo Technologies, che si è aggiudicata gli appalti a partire dal 2010.
Non solo l’appalto per la manutenzione finiva sempre nelle mani delle stesse società , sostengono gli inquirenti, ma queste avevano messo a punto anche una serie di trucchi contabili tesi a gonfiare il valore degli appalti stessi, con danno economico sia per le casse dell’azienda ospedaliera sia per il sistema sanitario regionale.
Si va dalla maggiorazione del valore delle apparecchiature oggetto della convenzione (che avrebbe consentito proventi ingiustificati rispetto all’effettivo valore del servizio effettuato) fino all’inclusione in convenzione di macchinari dismessi o inesistenti.
I militari hanno passato in rassegna le oltre cinquemila apparecchiature di proprietà dell’Azienda Sant’Antonio Abate di Gallarate confluite nel servizio di manutenzione affidato in convenzione attraverso gara pubblica.
A fronte di un valore reale di 15,5 milioni di euro, secondo gli inquirenti con la complicità di un dipendente dell’ospedale alle attrezzature ospedaliere era stato attribuito un valore fittizio di 36 milioni di euro, una cifra gonfiata di oltre il doppio. Il valore delle apparecchiature veniva utilizzato come base per il calcolo del canone annuo del servizio di manutenzione.
Canone che è raddoppiato di pari passo, generando (per il solo periodo 2010 — 2014) un profitto di 2 miloni e 547 mila euro.
Il tutto a danno delle casse pubbliche, sottolinea la Finanza.
Tra i sei denunciati ci sono due dipendenti pubblici che svolgevano il ruolo di responsabile unico del procedimento negli ospedali di Gallarate e Torino e 4 tra presidenti e dirigenti d’azienda.
Tutti sono accusati a vario titolo di reati che vanno dall’abuso d’ufficio al falso, passando per turbata libertà degli incanti, la truffa aggravata ai danni dello Stato o di altro Ente pubblico e il subappalto non autorizzato di opera pubblica.
Della vicenda è stata informata anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione, nonchè la Corte dei Conti.
Gli uomini della Guardia di Finanza di Gallarate hanno accertato che le stesse procedure relative al convenzionamento delle strutture ospedaliere sono state applicate anche in altre realtà .
Le stesse aziende oggetto dell’inchiesta, nel medesimo periodo, hanno ottenuto un appalto da 3,5 milioni di euro dall’Asl Torino 1.
Motivo per cui gli atti verranno trasmessi al’autorità giudiziaria del capoluogo piemontese.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
“GLI STUDI DIMOSTRAVANO LA CRISI DI QUESTI EVENTI”
Che un’Expo di impostazione ottocentesca nell’era digitale non avesse più senso, Stefano Boeri, uno dei più noti architetti italiani, l’aveva detto in tutte le salse.
Infatti con un gruppo di archistar internazionali, con il fondatore di Slowfood Carlo Petrini, aveva messo insieme un masterplan diverso per l’Expo: più verde, più sostenibile, più coerente con il tema dell’agricoltura e dell’alimentazione.
Era “l’Orto planetario”. Non si fece: poco interessante per i grandi sponsor,con troppo poco cemento per soddisfare la cricca degli affari.
Non si stupisce dunque Stefano Boeri se i numeri degli afflussi all’esposizione milanese sono deludenti.
Quella degli ingressi è diventata una specie di spy story, un segreto di Stato.
I dati rivelati dal Fatto Quotidiano indicano che sono molto inferiori a quelli dichiarati da Giuseppe Sala
“Premetto che non sono, per indole, ipercritico o distruttivo”, risponde Boeri.
“Bisogna guardare al bicchiere mezzo pieno. Spero che i dati alla fine siano migliori. Detto questo, l’Expo è un impresa fatta con soldi pubblici, dovrebbe esserci trasparenza totale”.
Da una proiezione dei primi due mesi, forse arriveranno la metà dei visitatori previsti da Sala.
Quando avevamo immaginato l’Expo, nel 2008, eravamo partiti dall’analisi delle ultime esposizioni tenute in Europa e si era rilevato che c’era una stanchezza per questo tipo di eventi. Tutto ciò che è simulazione, rendering, ormai è esperibile ovunque. Quando puoi avere tutte le informazioni e le immagini sullo smartphone, è chiaro che una fiera di questo genere non funziona più. Devi trovare altri modi per offrire ai visitatori un’esperienza. Comunque ora bisogna cercare di sfruttare al massimo quest’opportunità , soprattutto pensando al dopo. ”
Che cosa si può fare dopo?
“L’asta del novembre scorso, con 340 milioni da offrire, è andata deserta. Il rischio che resti un’area abbandonata sembra molto reale. La valutazione dei terreni è stata già rivista al ribasso, mi pare di almeno 60 milioni. In ogni caso il rischio c’è, anche perchè non sembra che nessuno stia prendendo la cosa sul serio”
Gianni Barbacetto e Marco Maroni
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
IL FLOP E’ ORMAI CONCLAMATO, A LUGLIO MENO 35% RISPETTO ALLE PREVISIONI (MA SONO I DATI DI SALA, POTREBBERO ESSERE DI MENO)
“Gli ingressi dei primi quindici giorni di luglio sono stati circa 1,3 milioni”. 
E’ con un comunicato scarno che Giuseppe Sala dà i nuovi dati sui visitatori di Expo, senza però entrare nel merito dei numeri reali registrati a maggio e giugno.
E senza smentire quanto svelato da Il Fatto Quotidiano, ovvero che gli accessi nei i primi due mesi non sono stati i 6,1 milioni dichiarati ufficialmente, ma meno di 4,3 milioni.
Un numero che scende ulteriormente se si sottraggono tutti coloro che non pagano il biglietto per entrare nel sito, come gli addetti ai padiglioni, i vigilanti, i volontari e chi ha un omaggio.
Ieri Sala, dopo l’articolo del Fatto, aveva detto di “non dovere giustificarsi di niente e di nessuno”.
E così fa, nessuna giustificazione per i dati gonfiati forniti finora.
Sui numeri invece comunicati per le prime due settimane di luglio, si possono dire tre cose.
Ancora una volta il dato non brilla per trasparenza perchè è fornito in modo approssimativo, senza dire quanti sono i visitatori paganti e senza essere dettagliato giorno per giorno.
Seconda osservazione: 1,3 milioni di visitatori per metà mese, anche senza togliere chi non paga il biglietto, è il dato più basso sinora comunicato da Expo, che per maggio aveva parlato di 2,7 milioni (anzichè gli 1,9 milioni reali) e per giugno di 3,4 (anzichè i 2,3 milioni reali).
È la prima ammissione ufficiale sul flop negli ingressi, visto che le stime della società per luglio prevedevano quasi 4 milioni di visitatori.
Con 1,3 milioni, il mese viaggia infatti a un -35% rispetto alle stime iniziali. Un’ammissione che arriva dopo le goffe e imprecise conferme da parte di Ferrovie dello Stato sugli arrivi in treno comunicati da Sala.
E dopo le reiterate richieste di trasparenza da parte di alcuni esponenti politici, come il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo che nei giorni scorsi ha scritto al prefetto per chiedere i dati reali, un’esigenza giustificata dalla necessità di correre ai ripari e ridimensionare l’impiego di mezzi pubblici verso il sito.
Terzo. La situazione sarebbe ancora più grave se il dato fosse anche questa volta gonfiato.
E se fossimo di fronte a una nuova falsificazione da parte di Expo.
Luigi Franco
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 17th, 2015 Riccardo Fucile
FINISCE LA SOLITA PRETESTUOSA RIVOLTA CONTRO I PROFUGHI A SAN NICOLA, LA POLIZIA CARICA E RIMUOVE IL BLOCCO
Volano sedie, manganelli alzati, caschi in testa, urla, cassonetti incendiati e lancio di sassi e pietre contro la polizia. Tensioni e scontri sulla Cassia a Roma, precisamente al Casale San Nicola, durante le operazioni di trasferimento di circa un centinaio di profughi nel centro di accoglienza allestito nell’ex scuola Socrate.
Dopo una trattativa con gli agenti e diverse ore di presidio, la tensione è salita quando è arrivato un camioncino con a bordo alcuni migranti.
La situazione è degenerata in pochi secondi: i residenti hanno indietreggiato, alcuni hanno avanzato indossando i caschi.
Gli agenti hanno alzato gli scudi e trascinato via alcune persone, poi le cariche: sassi lanciati contro le forze dell’ordine con un funzionario di polizia rimasto ferito, le manganellate.
Il pullman con a bordo i 20 profughi è rimasto bloccato dietro i blindati, poi scortato ha percorso la strada per arrivare all’ex scuola tra cori di insulti e lanci di bottiglie.
Nessun ripensamento da parte del prefetto di Roma, Franco Gabrielli: “Abbiamo inviato 19 richiedenti asilo ma i residenti della zona hanno fatto un blocco stradale per evitarlo. Ovviamente queste persone entreranno nel centro rimuovendo il blocco. Noi non faremo nessun passo indietro. Io cerco sempre il confronto ma se dall’altra parte questo confronto è pretestuoso o delatorio allora mi trovo con le spalle al muro e posso solo andare avanti. A quel punto ognuno si prenderà le proprie responsabilità ” ha chiarito il prefetto.
Le operazioni sono iniziate sotto il controllo degli agenti, ma, hanno spiegato le stesse forze dell’ordine, “sono da subito risultate difficoltose per l’ingerenza di elementi estremisti che hanno tentato di dissuadere gli ospiti. Quando il mezzo scortato con a bordo i profughi è arrivato nei pressi della struttura, è stato “bloccato da appartenenti al Comitato di quartiere, spalleggiato anche da elementi esterni”, ha osservato la polizia che, dopo “aver tentato invano ogni possibile via di dialogo”, ha rimosso le numerose auto parcheggiate in strada”
E’ stato il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, a dare l’ok al trasferimento dei migranti al Casale San Nicola.
Il sì di Gabrielli era stato anticipato giorni prima da alcuni cittadini tra cui Alberto Meoni uno dei coordinatori del comitato Casale San Nicola che nei mesi scorsi, parallelamente ad alcuni movimenti di destra, avevano dato vita ad alcune proteste contro l’arrivo dei migranti. Dopo il sopralluogo con il prefetto, Meoni aveva detto: “Ci ha spiegato che il sito è perfetto e che questo sarà il centro di accoglienza più bello d’Italia e che rispecchierà il modello del Paese”.
Da qui la pretestuosità del blocco odierno che serve a qualcuno per acquisire visibilità .
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