INTERVISTA ALL’ARCH. BOERI: “EXPO’, NON MI STUPISCE IL FLOP DELLE VISITE”
“GLI STUDI DIMOSTRAVANO LA CRISI DI QUESTI EVENTI”
Che un’Expo di impostazione ottocentesca nell’era digitale non avesse più senso, Stefano Boeri, uno dei più noti architetti italiani, l’aveva detto in tutte le salse.
Infatti con un gruppo di archistar internazionali, con il fondatore di Slowfood Carlo Petrini, aveva messo insieme un masterplan diverso per l’Expo: più verde, più sostenibile, più coerente con il tema dell’agricoltura e dell’alimentazione.
Era “l’Orto planetario”. Non si fece: poco interessante per i grandi sponsor,con troppo poco cemento per soddisfare la cricca degli affari.
Non si stupisce dunque Stefano Boeri se i numeri degli afflussi all’esposizione milanese sono deludenti.
Quella degli ingressi è diventata una specie di spy story, un segreto di Stato.
I dati rivelati dal Fatto Quotidiano indicano che sono molto inferiori a quelli dichiarati da Giuseppe Sala
“Premetto che non sono, per indole, ipercritico o distruttivo”, risponde Boeri.
“Bisogna guardare al bicchiere mezzo pieno. Spero che i dati alla fine siano migliori. Detto questo, l’Expo è un impresa fatta con soldi pubblici, dovrebbe esserci trasparenza totale”.
Da una proiezione dei primi due mesi, forse arriveranno la metà dei visitatori previsti da Sala.
Quando avevamo immaginato l’Expo, nel 2008, eravamo partiti dall’analisi delle ultime esposizioni tenute in Europa e si era rilevato che c’era una stanchezza per questo tipo di eventi. Tutto ciò che è simulazione, rendering, ormai è esperibile ovunque. Quando puoi avere tutte le informazioni e le immagini sullo smartphone, è chiaro che una fiera di questo genere non funziona più. Devi trovare altri modi per offrire ai visitatori un’esperienza. Comunque ora bisogna cercare di sfruttare al massimo quest’opportunità , soprattutto pensando al dopo. ”
Che cosa si può fare dopo?
“L’asta del novembre scorso, con 340 milioni da offrire, è andata deserta. Il rischio che resti un’area abbandonata sembra molto reale. La valutazione dei terreni è stata già rivista al ribasso, mi pare di almeno 60 milioni. In ogni caso il rischio c’è, anche perchè non sembra che nessuno stia prendendo la cosa sul serio”
Gianni Barbacetto e Marco Maroni
(da “il Fatto Quotidiano”)
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