Luglio 30th, 2015 Riccardo Fucile
“NESSUNO, A COMINCIARE DA BERLUSCONI, SI PUO’ PERMETTERE DI INSOLENTIRLO, LUI CONOSCE COME HANNO FATTO CARRIERA I MAGGIORI ESPONENTI DI FORZA ITALIA”
“La polemica non c’è tra Berlusconi, il suo entourage e Verdini. Si sono lasciati da buoni amici, ma
poi chiedo: c’è qualcuno che può prendere di petto o insolentire Verdini, che è il depositario dei segreti delle carriere politiche di tutti?”.
Così si pronuncia ai microfoni di Ecg Regione Lazio (Radio Cusano Campus) Vincenzo D’Anna, senatore e portavoce di Alleanza liberalpopolare per le autonomie, il gruppo al Senato formato da Denis Verdini.
“Se parlasse Verdini” — continua — “potremmo scoprire che qualcuno ha fatto il ministro perchè era una bella ragazza o era funzionale al raggiungimento di determinati scopi da parte di Berlusconi. Verdini ha ingoiato rospi per professione. Conosce vita morte e miracoli di tutta l’attuale classe dirigente del centrodestra. Quindi, non c’è nessuno, a cominciare da Berlusconi, che si possa permettere il lusso o di insolentirlo o di attaccarlo”.
E aggiunge: “Quello che Bianconi definisce “accordo” è solo una comprensibile prudenza di quelli che sanno bene che con Verdini non possono litigare. Nessuno è in grado di poter litigare con lui. Punto”.
D’Anna spiega la genesi del gruppo verdiniano e puntualizza: “Noi restiamo all’ opposizione, non entriamo in maggioranza nè nel Pd. Non abbiamo alcun filo diretto con Renzi. C’è una vecchia conoscenza tra Denis Verdini e il premier, perchè da giovanotti si frequentavano, visto che il papà di Renzi è amico di Verdini. Ma non concertiamo con Renzi quello che dobbiamo fare. E non rinneghiamo il nostro passato”.
Poi commenta: “Berlusconi ha detto meglio soli che male accompagnati? Veramente se c’è un maestro di cattive compagnie, è proprio Berlusconi. Ho bisticciato con lui in maniera anche piuttosto chiassosa un anno e mezzo fa, dicendo che il partito non poteva essere affidato alle sue badanti o a una serie di cortigiane, di reggicoda e di maggiordomi che lui si sceglieva per poter giostrare come più gli pareva e piaceva”.
E sottolinea: “Prima Berlusconi poteva farlo perchè era attivamente in campo e portava i voti. Ora non più, e per colpa sua naturalmente, quindi non credo che il partito possa andare in mano a due sprovvedute, dal punto di vista politico, come la signora Pascale o la senatrice Rossi. Ora Forza Italia è in mano alla Pascale”.
Il senatore spiega: “Berlusconi fa una cosa del genere, non certo perchè è rimbambito. Lui resta sempre l’uomo geniale che è sempre stato, ma il suo progetto è quello di rinnovare interamente la classe dirigente. Dunque, ha bisogno di alcuni soggetti a lui fedelissimi per poter fare il lavoro sporco. Vuole presentare una compagine di giovanotti e di ragazzette di bella presenza da mandare in televisione”.
E commenta: “Berlusconi vuol creare una specie di Movimento a 6 Stelle. Vuole fare come il negus neghesti dell’Etiopia, che governava a 90 anni, circondato da una corte di giovani e giovanette“
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 30th, 2015 Riccardo Fucile
FINISCE 121 A 118 UN EMENDAMENTO SULLA RAI: SU 10 VERDINIANI SETTE ASTENUTI E DUE CONTRARI
“Governo battuto a Palazzo Madama su riforma Rai. Verdiniani o non verdiniani maggioranza non c’è più. Good morning Vietnam-Senato. Ciao Renzi”. Firmato Renato Brunetta.
Che ha riassunto così, su Twitter, una battuta d’arresto che per il premier è risicata nei numeri, ma assai significativa nel contenuto e nella forma.
Perchè la stampella del nuovo gruppo Ala di Denis Verdini ha subito assunto le sembianze di un vuoto a rendere.
Oggi la prima conferma, durante il voto al ddl Rai.
Il governo, infatti, è stato battuto al Senato, dove è stato approvato un emendamento all’articolo 4 della riforma: cancellata la delega all’esecutivo per la revisione del canone (che riguardava anche la disciplina del finanziamento dell’emittenza locale). La soppressione dell’articolo era stata avanzata dalle opposizioni (Fi, M5s, Lega e Sel, ma anche dalla minoranza Pd) con vari emendamenti identici.
Governo e relatori avevano posto parere contrario, ma l’aula si è espressa in senso diverso con 121 sì e 118 no. Applauso in Aula, sguardi tesi tra i banchi della maggioranza.
Guerini: “Andar sotto può capitare. Determinanti gli assenti
Tre voti di differenza, quindi: distanza minima a livello algebrico, ma peso specifico importantissimo dal punto di vista politico.
E non tanto per i 18 senatori della minoranza Pd che hanno votato l’emendamento soppressivo (12, invece, i dem che non hanno votato proprio) quanto per il comportamento di Ala, il nuovo gruppo di fuoriusciti da Forza Italia che fanno capo all’ex braccio destro di Berlusconi Denis Verdini.
Che a Palazzo Madama può contare su 10 esponenti: di questi, 2 hanno votato contro il governo e sette erano assenti.
Un messaggio assai chiaro al governo Renzi.
Soddisfazione e sentimento di rivalsa in Forza Italia, con le parole di Renato Brunetta sintomatiche di una situazione non facile per l’esecutivo a matrice democratica.
Il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini ha cercato di sminuire la questione, ma non ha potuto non sottolineare il peso che hanno avuto le assenze: “Può capitare ed è capitato in altre occasioni di andare sotto su qualche emendamento, è successo in tutti i provvedimenti, è fisiologico — ha detto Guerini — Anche in questo caso la differenza l’hanno fatta gli assenti: 121-118. Tra l’altro l’emendamento è su un punto non importante. Se necessario lo correggeremo alla Camera“.
Orfini contro la minoranza interna: “Così si smonta il Pd”
Contro la minoranza interna, invece, la presa di posizione di Matteo Orfini: “Quanto accaduto oggi al Senato è incomprensibile. Se il voto in dissenso dal gruppo diventa non un’eccezione limitata a casi straordinari ma una consuetudine, significa che si è scelto un terreno improprio per una battaglia politica” ha detto iil presidente del Pd, secondo cui “così non si lavora per rafforzare un partito ma per smontarlo. Dispiace che a farlo sia proprio chi ha predicato per anni il valore dell’unità interna“.
Ancor più duro il senatore Salvatore Tomaselli: “Che ci siano senatori del Pd che gioiscano in Aula e sui media per aver battuto il proprio Governo è semplicemente ignobile”.
“Prime crepe a nuovo patto del Nazareno”
Dopo la soppressione dell’art.4 del ddl Rai e dopo una breve sospensione, il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, ha comunicato di aver verificato che è possibile procedere comunque con l’esame del provvedimento.
Alla ripresa dei lavori, sono intervenute le opposizioni, che hanno suggerito di fermarsi “un attimo” (Alberto Airola del M5s) chiedendo di rimandare la nomina del cda.
“Non stiamo facendo una cosa seria, c’è un’approssimazione davvero impressionante” ha spiegato invece Loredana De Petris (Sel).
“Si rinvii l’esame a settembre quando discutere una riforma vera della Rai”, ha spiegato ancora De Petris.
“C’è un stato di confusione del governo” che “versa in uno stato di schizofrenia”, è la posizione di Anna Cinzia Bonfrisco (Cri) che ha poi chiesto che “entro domani la commissione di Vigilanza Rai sia regolarmente costituita” anche perchè c’è il rischio che le sua decisioni siano impugnate.
Il grillino Fico, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, ha spostato l’asticella già più in là : “L’accordo sul nome del nuovo presidente Rai c’è già , magari è un accordo di do.
Do ut des”. “Il canone ha ragione di essere solo se c’è un servizio pubblico indipendente e autorevole — ha aggiunto Roberto Fico — Questo è il motivo per cui i cittadini pagano il canone. Senza questo motivo il canone non ha più ragione di essere e va bene non pagarlo se la Rai diventa un’azienda lottizzata”.
Il commento più caustico, però è a firma del fittiano Bruni: “Nonostante la campagna acquisti il governo Renzi mostra tutta la sua debolezza. La maggioranza è allo sbando e il soccorso di Verdini non è stato sufficiente. Il patto del Nazareno mostra già le prime crepe come dimostra la bocciatura della delega al governo al finanziamento della Rai”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 30th, 2015 Riccardo Fucile
RAPPORTO SVIMEZ SULL’ECONOMIA DEL MEZZOGIORNO: “SOTTOSVILUPPO PERMANENTE”
Una persona su tre è a rischio povertà al Sud. 
I dati del rapporto Svimez 2015 sull’economia del Mezzogiorno tratteggiano un panorama allarmante: in Italia negli ultimi tre anni, dal 2011 al 2014, le famiglie assolutamente povere sono cresciute a livello nazionale di 390mila nuclei, con un incremento del 37,8% al Sud e del 34,4% al Centro-Nord.
Quanto al rischio povertà , nel 2013 in Italia vi era esposto il 18% della popolazione, ma con forti differenze territoriali: 1 su 10 al Centro-Nord, 1 su 3 al Sud.
La regione italiana con il più alto rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%).
La povertà assoluta è aumentata al Sud rispetto al 2011 del 2,2% contro il +1,1% del Centro-Nord.
Nel periodo 2011-2014 al Sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute di oltre 190mila nuclei in entrambe le ripartizioni, passando da 511mila a 704mila al Sud e da 570mila a 766mila al Centro-Nord.
Un Paese, dunque, più che mai diviso a metà . Diseguale.
Dove il Sud scivola sempre più nell’arretramento: nel 2014 per il settimo anno consecutivo il Pil del Mezzogiorno è ancora negativo, -1,3%, con il divario di Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud che è tornato ai livelli di 15 anni fa.
«Rischio di sottosviluppo permanente»
Il rischio – si legge ancora nel report – è che «il depauperamento di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire al Mezzogiorno di agganciare la possibile nuova crescita e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente». C’è un «forte rischio di desertificazione industriale».
Insomma, se la situazione non cambia non si intravvedono possibilità di ripresa economica, e sociale, per le regioni del Mezzogiorno.
E non è un caso se, dal 2000 al 2013, «il Sud è cresciuto del 13%: la metà della Grecia che ha segnato +24%.
Oltre 40 punti percentuali in meno della media delle regioni Convergenza dell’Europa a 28 (+53,6%)».
Il lavoro
Il Mezzogiorno tra il 2008 ed il 2014 registra una caduta dell’occupazione del 9%, a fronte del -1,4% del Centro-Nord, oltre sei volte in più.
Delle 811.000 persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro nel periodo in questione, ben 576.000 sono residenti nel Mezzogiorno.
Nel Sud, dunque, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 70% delle perdite determinate dalla crisi.
Nel 2014 i posti di lavoro in Italia sono cresciuti di 88.400 unità , tutti concentrati nel Centro-Nord (133.000).
Il Sud, invece, ne ha persi 45.000.
Il numero degli occupati nel Mezzogiorno torna così a 5,8 milioni, sotto la soglia psicologica dei 6 milioni; il livello più basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche dell’Istat.
Tornare indietro ai livelli di quasi 40 anni fa testimonia, da un lato, il processo di crescita mai decollato, e, dall’altro, il livello di smottamento del mercato del lavoro meridionale e la modifica della geografia del lavoro.
Il crollo demografico
E preoccupano anche le statistiche demografiche. Nel 2014, sempre al Sud, si sono registrate «solo 174 mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa: il Sud sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili».
Previsioni che vedono il Mezzogiorno «destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27,3% sul totale nazionale a fronte dell’attuale 34,3%».
Il tasso di fecondità al Sud, evidenzia ancora il report, è infatti arrivato a «1,31 figli per donna», ben distanti dai 2,1 necessari a garantire la stabilità demografica e inferiore comunque all’1,43 del Centro-Nord.
In dieci anni inoltre, dal 2001 al 2014, sono migrate dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord oltre 1,6 milioni di persone, rientrate 923 mila, con un saldo migratorio netto di 744 mila persone (di cui 526 mila under 34 e 205 mila laureati).
Dal 2001 al 2014 quindi la popolazione è cresciuta a livello nazionale di circa 3,8 milioni, di cui 3,4 milioni al Centro-Nord e 389 mila al Sud.
Nascite in calo anche al Centro-Nord e, per la prima volta, nelle coppie con almeno un genitore straniero, coppie che in precedenza avevano invece contribuito ad alimentare la ripresa della natalità nell’area.
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Luglio 30th, 2015 Riccardo Fucile
“IL NUOVO FALSO IN BILANCIO E’ UNA MAXI-DEPENALIZZAZIONE”
“La legge delega sulle intercettazioni mi sembra un replay di quello che è successo con il falso in bilancio: da quando c’è Renzi stiamo assistendo a una retromarcia da parte del Pd su una serie di questioni che erano state portate avanti per anni”.
Giulia Bongiorno, avvocato penalista di chiara fama, che per An fu anche Presidente della Commissione Giustizia della Camera, non si capacita.
“Questa cosa mi fa impazzire”.
Come valuta il falso in bilancio?
Per anni si era detto che il falso in bilancio era stato depenalizzato da Berlusconi. Ma questo nuovo falso in bilancio, come documentato dalla sentenza della Cassazione, è una maxi maxi depenalizzazione.
Nella legge si elevano le pene e si accorciano i tempi della prescrizione.
Sì, ma è un fatto di facciata. Dopo che Renzi ha detto che la legge sarebbe stata una svolta, hanno tolto una frase fondamentale per punire il falso in bilancio: hanno eliminato i falsi che si basano su valutazioni, amputando il provvedimento. I bilanci si basano su valutazioni. Renzi fa un provvedimento e poi lo svuota, replicando il suo modo di essere: tanto fumo, poco arrosto.
E sulle intercettazioni?
Vorrei partire dal metodo. Per anni il Pd aveva una precisa posizione: “Non riteniamo che si debba intervenire, serve a voi, ci sono cose più gravi e urgenti. Se voi volete lo facciamo”. E ora c’è un dietrofront totale. Un partito deve avere un manifesto sulla giustizia.
Lei si dimise da presidente della Commissione Giustizia dopo l’approvazione della norma Daddario, quella che introduceva il carcere per i giornalisti. Perchè?
All’epoca ero relatrice del ddl intercettazioni e le mie dimissioni furono tra le cause della rottura tra Berlusconi e Fini. Ma credo nel diritto di cronaca. Alla fine questa maggioranza però ha modificato la norma che puniva i giornalisti con il carcere. Ogni volta che viene fuori una di queste norme si fa marcia indietro
Ma non pensa come Scarpinato che anche nella formulazione attuale(sono punite solo le registrazioni che non servono nè al diritto di cronaca, nè a quello di difesa) si disincentivi il contributo dei cittadini all’accertamento dei reati?
Vorrei chiedere a Scarpinato quale grande contributo investigativo hanno avuto i cittadini nei processi attraverso la captazione.
Quindi la norma così va bene?
Non mi convince il fatto che l’unica parte specifica in una legge delega molto generica sia quella. Vorrei capire per chi è stata fatta. Non so a chi serve ma una cosa così specifica serve a qualcuno.
Il governo intende rimettere l’udienza filtro. Lei è d’accordo?
L’udienza filtro va fatta, ma il problema è come e da quando. Se c’è un’ordinanza cautelare, non si può vietare al giornalista di dare conto del contenuto delle notizie
Quali sono le conseguenze di una delega così generica?
Il governo i provvedimenti se li fa, se li cucina e ci mette la fiducia. Renzi fa tutto da solo. E spesso sbaglia: per esempio voleva diminuire le ferie dei magistrati e invece ha ridotto la sospensione feriale.
Davvero lo fa così incompetente?
La giustizia è molto tecnica. Io penso che Renzi scivoli molto, ma a volte finga di scivolare
Wanda Marra
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 30th, 2015 Riccardo Fucile
“RENZI MI HA DATO FIDUCIA”
Parlare con il dottor Ignazio Marino è come immergersi in una lezione di anatomia comparata.
Tutto parte dal trapianto di fegato.
Metafora che il sindaco di Roma, di professione chirurgo specializzato nei trapianti, usa per spiegare il suo stato d’animo: «Se commetti un errore durante una certa fase dell’intervento puoi perdere il paziente. E non c’è possibilità di rimedio».
Ha paura di perdere Roma?
«No. Non l’ho mai avuta nemmeno al tavolo operatorio, e questo è psicologicamente importante. Come sindaco, sono protetto dal fatto di sentirmi libero».
Bella sensazione, immagino. Libero da chi?
«Sono il primo sindaco di Roma libero dai partiti».
Brutta cosa, i partiti?
«Per nulla. Considero Francesco Rutelli e Walter Veltroni due grandi sindaci di Roma, ed erano capi di partito. Passando di qua avevano legittime ambizioni politiche. Io invece non ne ho».
Ma lei non si era candidato alla segreteria del Partito democratico?
«Se è per questo sono stato anche attivista del Partito democratico americano e amico di Bill Clinton. Non nego affatto di aver avuto un rapporto diretto con la politica».
Spero diversa da quella che conosciamo. A Roma i partiti somigliano a comitati d’affari.
«Sono d’accordissimo. Non mi è mai accaduto di vedere ciò che ho visto qui e ho rivelato al procuratore Pignatone. Vivo come una ferita il fatto che il mio predecessore Gianni Alemanno abbia un avviso di garanzia per associazione mafiosa. E credo nei partiti. Ma qui, come dice lei, e sostiene anche Fabrizio Barca, erano comitati elettorali e d’affari».
Erano?
«Dopo l’arrivo di Matteo Orfini si respira aria fresca. Prima di lui con certi esponenti del Pd si poteva parlare solo di posti e cariche. Ora invece discutiamo di progetti, di buche stradali, di piani industriali per Ama, Atac…».
Qui volevo arrivare, ai servizi pubblici. La città è in condizioni pietose. I trasporti sono vergognosi.
«Non sa l’aiuto che mi ha dato l’articolo nel quale avete scritto che bisognava portare i libri dell’Atac in tribunale. Quella mattina avevo una riunione con il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e, guardi qua (sfoglia uno dei suoi proverbiali quaderni scritti con inchiostro verde, ndr ). Gli ho detto caro Nicola, qui non ci sono che due strade: o porto i libri in tribunale o si cerca un partner industriale serio. Non ci butto dentro altri 178 milioni per poi ritrovarmi fra sei mesi allo stesso punto di partenza. Mi hanno dato tutti ragione».
Perdoni la franchezza, ma sfido chiunque a mettere un solo euro in quest’azienda.
«Le cose devono cambiare, sicuro. Un macchinista della metro a Milano guida 1.150 ore l’anno, a Napoli 950 e a Roma solo 736. E lo sciopero bianco esplode quando Marino chiede di timbrare il cartellino. Forse i viaggiatori non lo timbrano tutti i giorni, il loro cartellino?».
Lei ha dimissionato l’assessore ai Trasporti Guido Improta in conferenza stampa senza dirglielo prima. Lo ritiene responsabile del disastro?
«Guido è persona seria e preparata. Ma da mesi diceva di volersene andare e questo suo non essere sulla plancia di comando al momento dello sciopero bianco aveva creato un disorientamento in sala macchine. Se uno fa il ministro della Salute e non arrivano gli antibiotici agli ospedali…».
Capisco. Se ne traggono le conseguenze. Peccato che non sia stato sempre così. In molti casi lei non è riuscito ad andare fino in fondo come avrebbe dovuto. Lo dice anche la relazione del Viminale.
«Adesso però c’è un netto miglioramento della situazione. La politica romana non remava nella mia stessa direzione. E questo perchè c’era l’interesse a mantenere lo status quo. I problemi di Roma non sono nati con me: i rifiuti erano gestiti in regime di monopolio dal 1963, gli accessi alle spiagge di Ostia erano chiusi dagli anni Ottanta, i camion bar sciamavano ai Fori da decenni. Forse ho voluto aprire troppi fronti tutti insieme. Ma io sono fatto così».
Allora gliene ricordo una. Lo scandalo dei 700 vigili assenti la notte di Capodanno. Aveva promesso fuoco e fiamme: non uno di loro è stato sanzionato
«Colpa delle norme assurde che regolano la materia. Ma stia sicuro che le sanzioni prima o poi arriveranno: sia per i vigili, sia per i medici che hanno fatto i certificati falsi».
Purtroppo per lei i cittadini vedono solo i risultati. E se la città è sporca, i trasporti non funzionano e non c’è un vigile per strada la colpa è sempre del sindaco.
«Lo so. Ma chi oggi dice che si stava meglio con Alemanno dovrebbe sapere che quel Comune affittava da certi privati alloggi in periferia per l’emergenza abitativa a 3.950 euro al mese per 50 metri quadrati. E quel sistema l’ho stroncato io».
Mi risulta che siccome le gare alternative non sono state ancora fatte, si debba ricorrere alla proroga di alcuni di quei contratti.
«Stiamo facendo le gare e firmeremo anche un protocollo con il presidente dell’autorità anticorruzione Raffaele Cantone. Tenga presente che ci sono di mezzo duemila famiglie».
Molte delle quali non hanno titolo per avere quelle case. L’avete denunciato voi.
«Infatti per la prima volta abbiamo mandato la polizia a sgomberare non aventi diritto. Compresi nomi eccellenti».
Ma non quelli che affittano le case di proprietà del Comune a prezzi irrisori. Anche lì: si era promesso di aumentare i canoni, ma finora nulla
«Le lettere sono partite e ora siamo in una fase di forte conflittualità con chi non vuole pagare. Abbiamo deciso di mettere in vendita le case occupate da coloro che non accettano di adeguare l’affitto ai prezzi di mercato e pagare il pregresso. Non era mai accaduto».
Non è ancora accaduto
«Ad agosto partono le aste. Sono il primo ad ammettere che le cose non sono andate sempre veloci. Quando sono arrivato ero convinto di poter sistemare tutto al massimo in dodici mesi. Non avevo calcolato la comorbilità ».
Che animale è?
«Si dice in medicina. Per esempio, devi trapiantare uno e scopri che ha anche una grave malattia respiratoria. Qui c’era una politica marcia e perfino la criminalità organizzata».
Lei non l’aveva capito. Ricordo la sua promessa di regalare il primo stipendio a Buzzi.
«Ero in campagna elettorale e lei avrebbe fatto lo stesso. Buzzi era il simbolo del recupero dei carcerati, il giorno della sua laurea c’era anche il presidente della Repubblica. Dice che non mi ero accorto di nulla? Allora mi spieghi perchè dopo sole quattro settimane scrissi al premier Enrico Letta chiedendo di mandare gli ispettori perchè qui si era rubato. Quando arrivarono scoprirono che pagavamo 4.080 euro un software dei computer che non ne valeva più di 500».
Spieghi perchè Renzi ce l’ha tanto con lei.
«Letteratura. Renzi ha solo detto con il suo linguaggio crudo cose ovvie».
Tipo: «Chi non governa bene può andarsene a casa»?
«Due anni fa non pensavo certo di essere arrivato a governare Stoccolma, ma neppure di avere un Pd marcio contro di me e la criminalità infiltrata nella dirigenza. Nel 1966 Renzi non era nato, ma di sicuro sa che nella Firenze alluvionata prima di tutto tolsero il fango, poi rimisero in ordine gli archivi. Tolto il fango da Roma, ora voglio essere valutato per come rimetterò in ordine gli archivi».
Con un vicesindaco come Marco Causi che le ha spedito Renzi. «Affiancato», «commissariato» o «salvato»: hanno usato tutti questi termini per definire la nuova situazione di Marino dopo il rimpasto. Quale preferisce?
«Causi era stato già chiamato da me per fare il piano di rientro. Che il premier abbia chiesto di metterlo in giunta non può che farmi piacere. Per il resto, non è vero che ho saputo da Stefano Esposito che era lui il nuovo assessore ai Trasporti, Marco Rossi Doria mi aveva sostenuto alle primarie per la segreteria del Pd e Luigina Di Liegro è una cara amica a cui sono molto legato».
Il degrado della città è finito perfino sul «New York Times» e «Le Monde».
«A queste cose dovreste reagire voi della stampa italiana. È chiaro che si tratta di una strategia per danneggiare l’Italia nel momento in cui si è candidata alle Olimpiadi del 2024, guarda caso con la concorrenza americana e francese».
Sarà . Ma se ci mettiamo pure quello che sta succedendo a Fiumicino è difficile dare torto a chi muove quelle critiche all’estero. È accettabile che l’aeroporto intercontinentale della capitale d’Italia sia in quello stato? A soli quattro mesi dal Giubileo?
«Non voglio fare scaricabarile, dove serve ci metto la faccia. Ma Roma non è neppure più azionista di Adr, e il mio potere di controllo su Fiumicino è come quello su Heathrow. Lo dico da mesi infatti, non posso che essere felice che il presidente del Consiglio Renzi abbia inserito nello Sblocca Italia 2 miliardi per la ristrutturazione dell’aeroporto di Fiumicino».
A proposito di Giubileo, non avete ancora mosso uno spillo.
«Ci sono ritardi oggettivi. Ma a questa fiducia che il presidente del Consiglio ha voluto accordare alla mia amministrazione si aggiunge la notizia che martedì 4 agosto a Palazzo Chigi si sbloccherà tutto».
Magari con un commissario governativo.
«Non ho notizie di questo genere, ma ritengo fondamentale che ci sia un forte coinvolgimento del prefetto. Questo è il primo Giubileo dopo l’11 settembre 2001 e nell’epoca dell’Isis. Tutte le indicazioni che abbiamo dai servizi segreti americani, come mi hanno confermato i sindaci statunitensi con i quali ho parlato recentemente, parlano di rischi concreti di atti terroristici per l’Italia e Roma. E io non ho la possibilità di difendere la capitale dal terrorismo con la polizia locale».
Sergio Rizzo
(da “il Corriere della Sera”)
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Luglio 30th, 2015 Riccardo Fucile
ROMA O CORLEONE? AZZOLLINI, L’UOMO CHE HA FATTO FAVORI A TUTTI
Bene ha fatto Renzi a disertare, cosa mai accaduta a un segretario del Pd, il comizio di chiusura alla Festa dell’Unità di Roma.
La gente, la sua gente, dopo averlo plebiscitato 19 mesi fa alle primarie,l’avrebbe accolto a fischi e pernacchie.
I motivi erano già noti l’altroieri: Jobs Act, Buonasquola, Italicum, Senato, tasse, bavaglio, reclutamento di Verdini&C.
Ieri poi s’è toccato il fondo con un triplete che nemmeno il Barcellona: il Pd che salva Azzollini dall’arresto, poi manda avanti i soliti scudi umani a giurare che Renzi era all’oscuro di tutto e la Serracchiani a chiedere scusa piangendo lacrime di coccodrillo; Padoan che annuncia il nuovo assalto alla diligenza Rai con la legge Gasparri, in barba a tutti i propositi di riforma; e i partiti che bocciano gli ordini del giorno M5S per tagliare 100 milioni ai costi della Casta.
Una grande festa della Banda Larga con baci, abbracci e fuochi d’artificio.
Un gioioso revival del berlusconismo trionfante sotto mentite spoglie.
Il caso Azzollini riassume perfettamente la rivincita della Casta contro tutto e tutti.
Dal 10 giugno tre persone sono in carcere e sette agli arresti domiciliari, più 15 indagati a piede libero, per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta e altri reati a proposito del crac da mezzo miliardo della Congregazione Ancelle Divina Provvidenza, con sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza.
Gli arresti, chiesti dalla Procura di Trani, disposti dal Gip della stessa città e confermati dal Riesame di Bari, riguardavano anche un undicesimo inquisito: Antonio Azzollini, ex FI e ora Ncd, per ben 12 anni presidente della commissione Bilancio del Senato (dal 2001 al 2006 e dal 2008 al mese scorso).
Essendo senatore, per arrestarlo (e solo ai domiciliari) i giudici han dovuto chiedere il permesso a Palazzo Madama.
Prim’ancora di leggere le carte, solo in base alle agghiaccianti ricostruzioni dei giornali, il presidente del Pd Matteo Orfini disse subito che il partito avrebbe votato Sì all’arresto: un figurone, in vista delle regionali.
Poi l’8 luglio, letti tutti gli atti, la giunta per le autorizzazioni dà il via libera alla catturacon13Sì (Pd,M5SeLega) e 7 No (FI, Psi e Ncd).
Ieri, in aula, contrordine compagni: 189 No, 96 Sì e 17 astenuti.
Siccome i partiti dichiaratamente contrari all’arresto (Ncd-Udc, FI, Gal e Autonomie) totalizzavano 128 senatori, almeno 60 del Pd (metà del gruppo parlamentare) hanno votato in modo decisivo per salvare Azzollini dalla galera.
Complimenti vivissimi. Ma nessuna sorpresa.
Nella Repubblica del Ricatto era altamente improbabile che il ras alfaniano scampasse alle manette.
Come ha raccontato al Fatto Barbara Lezzi dei 5Stelle, che l’ha visto all’opera in commissione Bilancio senza le lenti deformanti della Casta che cancellano ogni distinzione fra normalità e anormalità , “lui non presiede la commissione: la dirige a suo piacimento. Le sedute durano un quarto d’ora. Azzollini prepara il lavoro nella sua segreteria, poi presenta i pareri già pronti e compilati. Non vuole mai votare, nonostante le nostre insistenze.’Non ce n’è bisogno, la maggioranza è d’accordo’, risponde. Poi guarda i membri dei partiti di governo, e sono sempre sguardi d’intesa… Tende a respingere tutti i nostri emendamenti, anche perchè quando entra in commissione ha già chiuso l’accordo con la maggioranza… Parla raramente in aula, ma quando lo fa cala il silenzio, e dopo i suoi interventi riceve molti complimenti. È potente, perchè accontenta e garantisce tutti. Quando serve, trova sempre la copertura economica per il provvedimento che gli preme, la classica ‘pezza’”.
Disquisire di diritto o di libertà di coscienza (casomai qualcuno ne avesse una) non è sbagliato, è inutile. Ieri i senatori sapevano benissimo che il diniego a una richiesta di arresto è consentito dalla Costituzione solo nel caso, più unico che raro, di “fumus persecutionis”, cioè di un’inchiesta basata sul nulla e condotta da toghe politicamente e dichiaratamente ostili all’arrestando.
Qui ci sono dieci persone in carcere per decisione di un pm e di un gip, confermata da tre giudici di un’altra città , e ce n’è un’undicesima accusata di aver fatto le stesse cose che però ha avuto l’accortezza di rifugiarsi in Parlamento.
Dunque il voto di ieri non c’entra nulla con la legge, infatti è fuorilegge: c’entra con i giochetti sporchi di un governo senza maggioranza nel Paese e con una maggioranza truccata da una legge elettorale incostituzionale in Parlamento, ridotto a mercanteggiare ogni giorno con le peggiori canaglie.
Un anno fa, per farsi bello alla vigilia delle elezioni europee, il Pd votò per l’arresto del suo ras messinese, Francantonio Genovese, che ancora alberga nelle patrie galere.
Ma non poteva permettersi di fare altrettanto con Azzollini: paradossalmente l’Ncd, che sfugge ai sondaggi ma non ai mattinali di questura, conta più del Pd.
Infatti a fine 2014 il Pd votò contro l’autorizzazione all’uso delle sue intercettazioni, e ieri ha concesso il bis sul suo arresto.
Altrimenti il governo sarebbe caduto o si sarebbe ulteriormente indebolito.
Al ricatto politico, si aggiungono poi quelli impliciti dell’uomo che non deve chiedere mai perchè ha fatto favori a tutti: gli basta guardarli negli occhi. Lui sa tutto di tutti, e tutti sanno che lui sa. Resta solo da capire che differenza passi fra Roma e Corleone.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 30th, 2015 Riccardo Fucile
“SOLDI VIRTUALI” SECONDO LA MOGLIE LELLA: PRIMA VERIFICA DELLA CONSISTENZA DEI CONTI
L’amicizia con il defunto Mario D’Urso, avvocato ed ex senatore amico di Gianni Agnelli, ha portato
a Fausto Bertinotti e consorte un’eredità di 500 mila euro, pari a un miliardo delle vecchie lire.
A rivelarlo per primo è stato il quotidiano il Messaggero.
Cifra che però la moglie dell’ex presidente della Camera, sentita insieme al marito dal giornalista Tommaso Labate del Corriere della sera, considera “virtuale”.
Quando gli si chiede conto dell’atto di generosità di D’Urso, i coniugi Bertinotti – che un tempo venivano criticati da sinistra proprio per le frequentazioni di quei salotti in cui l’avvocato era protagonista assoluto – provano a trincerarsi dietro un cupo silenzio.
«Non posso parlare, sto guidando», esordisce la signora Lella.
«E non può parlare neanche mio marito, sta guidando anche lui», aggiunge.
I cinquecentomila euro lasciati dall’amico D’Urso?
«Non parlo di un’eredità che è soltanto virtuale». Virtuale? «Si fidi di me, virtuale. E adesso la saluto».
Bertinotti, che le siede accanto, accetta di sottoporsi a una conversazione che dura non più di venti secondi.
«L’aggettivo “virtuale” riferito al lascito di D’Urso l’ha detto mia moglie, non io. Io non dico niente», spiega con voce comunque cortese l’ex leader di Rifondazione Comunista.
Quanto a D’Urso, «di lui ho parlato in passato e di lui tornerò a parlare in futuro. Ma non in relazione a questa faccenda». Clic .
A indagare sul testamento, infatti, spunta una verità dal sapore agrodolce.
Come spiegano alcuni amici e familiari dell’avvocato morto quasi due mesi fa, infatti, la strada che separa gli eredi dall’eredità è piuttosto dissestata.
Perchè la ricognizione dei conti correnti di D’Urso, che sono sparsi per il mondo e di cui forse nemmeno D’Urso conosceva la consistenza, comincerà non prima di settembre (l’esecutore è il suo ex commercialista) e durerà non meno di un anno.
Se la somma trovata e decurtata da tasse e oneri vari sarà uguale o superiore a quella destinata agli eredi, i Bertinotti avranno i cinquecentomila euro.
Se è inferiore, allora prenderanno una quota proporzionata al resto delle volontà espresse da D’Urso in vita.
Nel frattempo, però, la cifra è «virtuale».
Nè più nè meno di quello che sostiene la signora Bertinotti.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 30th, 2015 Riccardo Fucile
IN MANETTE ANCHE UN FUNZIONARIO DI POLIZIA E I TITOLARI DELLE POMPE FUNEBRI TAFFO
Arresti domiciliari per Egisto Bianconi, direttore generale dell’ospedale Sant’Andrea. Bianconi è finito nel mirino degli inquirenti nell’ambito di un’inchiesta sulle procedure di aggiudicazione di un importante appalto per le camere mortuarie.
L’accusa, rende noto la questura, è “turbata libertà degli incanti, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”. Il dg risulta così tra le 9 persone raggiunte da misure cautelari emesse dal gip presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia ed eseguite oggi dalla squadra mobile di Roma, con la collaborazione dei militari della compagnia carabinieri “Montesacro”, del reparto prevenzione crimine “Lazio” e del Reparto mobile di Roma.
Tra le attività illecite della famiglia Primavera, attiva nel traffico di droga nel quartiere di San Basilio a Roma, è emersa la vicenda della gara d’appalto indetta dall’azienda ospedaliera Sant’Andrea, che si è e protratta fino al novembre 2014 per l’affidamento dei “servizi inerenti i decessi in ambito ospedaliero con annessa gestione della camera mortuaria” della struttura in relazione, alla quale sono state documentate condotte di rivelazione di segreto d’ufficio, turbata libertà degli incanti, corruzione ed indebita induzione all’erogazione di utilità .
Le indagini della squadra mobile hanno permesso di documentare l’assegnazione fraudolenta dell’appalto a favore di Luciano Giustino Taffo e del figlio Daniele, noti imprenditori titolari dell’omonima ditta di pompe funebri della capitale.
Il progetto parte, in realtà , da Daniela Chimenti, moglie di Guerino Primavera la quale – impiegata quale operaia nella società di pulizie Linda s.r.l. all’interno del Sant’Andrea – era venuta anticipatamente a conoscenza, in via riservata, della prossima indizione, da parte dell’azienda ospedaliera di una gara d’appalto per i “servizi mortuari” ed aveva attivato il marito con il suo amico Luciano Giustino Taffo che si era mostrato sin da subito interessato all’affare.
Da quell’iniziale input, la Chimenti aveva interessato una sua collega di lavoro Barbara Severini che, dietro promessa di soldi, con il marito Fabrizio Coppola, imprenditore edile di Campagnano avevano trovato il “contatto giusto”: Egisto Bianconi, direttore amministrativo, prima, ed attualmente direttore generale dell’azienda ospedaliera.
Bianconi, messo quindi in contatto con i Taffo, ha in vario modo “pilotato” avvalendosi del suo collaboratore Filippo Zanutti – responsabile unico del procedimento e presidente della commissione di gara – l’aggiudicazione dell’appalto facendo conoscere anticipatamente ai Taffo il contenuto del bando di gara che veniva loro materialmente consegnato, attraverso Fabrizio Coppola, venti giorni prima della sua pubblicazione sulla gazzetta ufficiale.
Veniva, quindi, confezionata da parte della ditta Taffo un’offerta tecnica ed economica ineccepibile da un punto di vista formale che sbaragliava il precedente aggiudicatario dell’appalto e gli altri controinteressati, con la promessa da parte dei Taffo della consegna a Bianconi di una somma di denaro nonchè di procedere ad assunzioni presso la propria ditta di persone appartenenti ai nuclei familiari Primavera e Ccoppola.
Emblematiche le conversazioni intercettate nelle quali gli indagati – avuta notizia dell’aggiudicazione formale dell’appalto da parte dei Taffo – avevano esclamato: “Ha vinto… Tirasse fuori i soldi… Non siamo ragazzini nessuno: queste cose uno ce magna…”.
I conti sul giro d’affari legato alle camere mortuarie emergono dall’intercettazione telefonica di Daniela Chimenti e Barbara Severini “Effettua la media di cinquecento decessi all’anno… A tre mila euro la media a funerale… E’ un milione e mezzo di euro l’anno…”
Facendo poi riferimento alle loro aspettative di guadagno “E noi vogliamo mangiare anche un bel piattino de fettucine… Poi c’è il salmone e altre cosette… Me raccomanno… Che questo io entro a lavora con loro faccio la becchina, glie faccio…”.
In una in una nota la Regione Lazio fa sapere che il governatore Nicola Zingaretti “appresa la notizia della disposizione di misure cautelari domiciliari nei confronti del Dg del Sant’Andrea, Egisto Bianconi, per fatti risalenti al suo precedente incarico, ne ha disposto l’immediata sospensione dalla carica, nominando un commissario straordinario nella persona del dottor Lorenzo Sommella attuale direttore sanitario aziendale”.
(da “La Repubblica”)
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Luglio 30th, 2015 Riccardo Fucile
SCALO BLOCCATO ANCHE STAMANE PER MEZZORA, VOLI IN RITARDO
Niente aria condizionata, monitor dei voli spenti, scale mobili e ascensori bloccati. 
I voli sono ancora in ritardo dopo l’incendio doloso del 29 luglio, che ha distrutto 9 ettari di terreno della pineta di Focene.
Ma all’indomani del rogo, a Fiumicino è il giorno del blackout: dalle 11.45 alle 12.10 l’intero scalo è rimasto senza corrente elettrica a causa di un corto circuito presso una cabina di media tensione di Porto.
Un guasto che avrebbe potuto creare ulteriori disagi al traffico aereo dello scalo aeroportuale romano.
Le operazioni della torre di controllo sono però proseguite regolarmente grazie ai gruppi di continuità assoluta di cui il sistema operativo dell’Enav è dotato.
Pertanto, decolli ed atterraggi degli aerei, a quanto si è appreso, si sono svolti anche durante i circa venti minuti di interruzione dell’elettricità .
In mattinata gli elicotteri della Forestale erano ancora in azione per spegnere dei piccoli focolai nella pineta andata in fiamme.
Ma non è il primo incendio avvenuto nell’hub: il 7 maggio un cortocircuito al terminal 3 aveva causato il blocco arrivi a partenze per tutta la mattina.
E otto giorni dopo il guasto di un radar era stato responsabile dei rallentamenti delle operazioni di volo.
Incidenti, malfunzionamenti e guasti che, però, non impediscono all’aeroporto di ottenere un ruolo primario fra i tre scali strategici in Italia con ruolo di gate intercontinentali (che includono anche Venezia e Milano Malpensa): un ruolo che gli è stato riconosciuto dalla Commissione Lavori Pubblici del Senato che ha approvato, alla presenza del viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini, il parere sul Piano Aeroporti di interesse nazionale con parere favorevole del governo.
L’Enac, intanto, ha convocato Alitalia e gli Accountable Manager di Aeroporti di Roma per il 6 agosto, al fine di verificare la rispondenza delle azioni poste in essere dopo l’incendio di del 29 luglio a quanto previsto dalla normativa vigente e di ribadire obblighi e competenze normativamente individuati a carico delle due figure che sono responsabili, sotto profili ben specificati, sia della sicurezza, sia dell’operatività dell’aeroporto.
Codacons: “Passeggeri siano risarciti”
“Migliaia di cittadini in partenza per le vacanze estive non sono riusciti a raggiungere la propria destinazione, perdendo i soldi degli alberghi già pagati, ore di villeggiatura, coincidenze con altri aerei, ecc., e subendo un danno morale e materiale non indifferente — spiega il presidente di Codacons Carlo Rienzi — Il rimborso del biglietto e la riprotezione su altri voli non è sufficiente”.
“Per tale motivo abbiamo deciso di offrire assistenza legale a quei passeggeri che, a causa dello stop alle partenze a Fiumicino, abbiano subito un danno specie sul fronte delle vacanze, considerando che proprio in questo periodo si registra il maggior numero di spostamenti per le destinazioni vacanziere”.
Tutti i cittadini interessati ad ottenere un risarcimento danni, fa sapere l’associazione, possono inviare una mail all’indirizzo info@codacons.it e riceveranno assistenza dal Codacons per avviare le dovute azioni legali.
E anche Federconsumatori ricorda che i passeggeri hanno diritto al rimborso del biglietto o alla riprotezione su un altro volo in tempi rapidi.
(da “La Repubblica”)
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