Novembre 23rd, 2015 Riccardo Fucile
MA LUI COME SEMPRE SCAPPA
“Se Salvini parla dei miei commenti … Immagino ne senta il peso, quindi sia pronto, a un faccia a faccia pubblico”.
E’ un guanto di sfida quello lanciato da Alba Parietti al leader della Lega Nord Matteo Salvini.
Parietti risponde in maniera piccata a un post del segretario del Carroccio: “‘Sarei terrorizzata se Salvini guidasse il Paese, sarebbe quasi da andare via. Salvini fa discorsi da bar, dove arrivava il bullo e sparava cazzate”, ecco il profondo pensiero di Alba Parietti”, ha scritto Salvini sulla sua pagina Facebook. “Non so se questa “compagna” fa più ridere o fa più pena”, ha quindi concluso il leader della Lega.
Ma Alba Parietti non ci sta, e allora sfida pubblicamente il suo avversario: “A meno che non tema una che gli “fa’ pena.
“Io i bulli da bar li sfido con piacere. È’ il mio pane . Certo io uno come lui non lo temo. Lo schiaffeggio pubblicamente, se ha il coraggio ed è un uomo d’onore accetti la sfida. Raccolga il guanto…. Ammesso che di ciò conosca il significato ….siccome vuole dialogare con i rom e con centri sociali, sicuramente sarà in grado di discutere anche con una ” soubrette” meno soubrette di lui . Antropologicamente totalmente ignorante. Non conosce la storia , cerca solo facili consensi sul malcontento e sulle frustrazioni”.
In mancanza di una risposta di Salvini, Alba Parietti rincara la dose: “Allora Salvini accetti o no questa sfida ? Su temi seri e politici non su insulti da cyberbullista? Visto che mi vuoi sfidare usando il tuo peggio come già fai nei discorsi populistici, io sono a tua disposizione. Sempre che tu abbia il coraggio e gli argomenti. Che spero non siano come quelli di alcuni tuoi ” seguaci , che argomentano i loro pareri, sparando volgari e stupidi insulti, parlando del mio culo, della mia età , della mia bocca”, commenta Parietti.
(da “Huffingonpost“)
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Novembre 23rd, 2015 Riccardo Fucile
“E’ UNA GUERRA SIMMETRICA IN CUI L’ISIS SOTTOVALUTA LA FORZA DELL’OCCIDENTE”
Il venerdì nero del 13 novembre è stato definito “l’11 settembre francese”. Mentre la
ricerca di ciò che si sapeva e di ciò che era prevedibile procede con cautela, il linguaggio politico e mediatico indulge nelle iperboli dell’isterismo.
L’Inghilterra, forse inchiodata dall’outing di Tony Blair sulle responsabilità inglesi nella nascita dell’Isis, ha reagito con più calma.
L’intelligence ha suggerito, prima e meglio di ogni altro, dati sull’abbattimento dell’aereo russo sul Sinai e sui movimenti dei terroristi francesi.
Anche gli americani sono cauti. L’autorevole think tank Stratfor (“la Cia della Cia”) si chiede come possa rispondere l’Europa al flusso dei migranti, come se il problema fosse della migrazione, e se lo Stato islamico si stia espandendo (come sta cercando di far credere).
Promette di dare risposte, ma bisogna abbonarsi. Daniel Byman della Brookings Institution ha molti dubbi sulle rivendicazioni dell’Isis. Ma se dovessero essere vere, secondo lui si starebbe verificando una escalation della minaccia dal livello locale (Iraq-Siria), a quello regionale (Sinai e Libano) a quello continentale (Parigi, Belgio, Roma, Europa) e quindi globale.
Il massacro di Parigi ha segnato un punto di non ritorno non nella strategia terrorista ma nella nostra capacità di ragionare.
La Francia non ha preso atto di avere un problema interno e il resto d’Europa la segue preoccupandosi della sola dimensione esterna. Tutto viene riversato sull’Isis e il nazionalismo francese conta di acquisire consenso per far digerire misure altrimenti impopolari o antieuropee.
La strage di Parigi non è un esempio di maestria terroristica, ma di povera prevenzione.
L’attacco di Mumbai del 2008 è stato il vero antesignano della tattica decentrata dei piccoli gruppi e la riscossa del terrorismo dopo la fine operativa di al Qaeda in Afghanistan. L’11 settembre ha richiesto oltre due anni di preparazione e l’infiltrazione negli Stati Uniti di decine di operatori. A Parigi gli attentatori hanno scimmiottato Mumbai ed erano di casa, forse avrebbero attaccato prima se non fossero stati preceduti dall’assalto a Charlie Hebdo.
Quando e se la Francia, gli Usa, la Russia e l’Occidente volessero eliminare i terroristi in Iraq e Siria i problemi delle comunità islamiche in Europa rimarrebbero da risolvere.
Il problema dell’Isis, con la giusta volontà , è risolvibile militarmente nel giro di poche settimane. Ma quello dei rapporti tra gli Stati che lo sostengono e che fingono di combatterlo (compresi quelli occidentali) è insolubile.
Senza agire sulle matrici del terrorismo interno la caduta militare dell’Isis sarebbe priva di significato.
L’Isis è soltanto ciò che noi vogliamo che sia.
E abbiamo cominciato malissimo già chiamandolo in questo modo. Lo chiamiamo Isis o Isil o Daesh. Acronimi equivalenti (Stato Islamico di Iraq e Siria, o di Iraq e Levante) che contengono una chiave geografica, una religiosa (Islam) e una politica (Stato).
Ma l’Isis non è uno stato, infrange continuamente la Sharia, non amministra un territorio e controlla soltanto tre tratti del corso dell’Eufrate, del Tigri e della bretella che li collega da Mosul a Raqqa.
Sfrutta le risorse locali e gestisce il traffico di quelle provenienti dai numerosi sponsor dichiarati, occulti diretti o indiretti, tutti consapevoli di alimentare il terrorismo.
Non è un califfato perchè nessuno, nella comunità islamica, lo riconosce. I suoi capi pensano molto al denaro, al potere, alla politica della violenza e poco alla religione della quale si fanno però scudo.
Non sta vincendo ed è destinato a dissolversi in termini militari ed ideologici. Ma ha avviato un processo di identificazione in tutte le comunità islamiche frustrate e oppresse sia nell’ambito degli stessi regimi islamisti, sia tra gli espatriati.
Dal punto di vista politico e strategico non è nulla senza gli stati e i privati che lo appoggiano e lo foraggiano di soldi e armi.
Dal punto di vista militare non è nulla senza l’acquiescenza e l’indifferenza di coloro che dicono di combatterlo.
La guerra dichiarata è simmetrica ed equilibrata. Alle bombe degli attentati corrispondono le bombe dei caccia e dei droni, ai civili ammazzati a Parigi corrispondono i civili ammazzati a Raqqa e così via.
Questa guerra è antiquata e meccanicistica nella sequenza di azione e reazione uguale e contraria. Sappiamo bene l’importanza militare di conservare l’iniziativa ma l’abbiamo abbandonata per sottostare all’iniziativa altrui.
Se Isis ha cominciato a pensare in termini globali occorre vedere se ha le capacità pratiche di sostenere una tale dimensione.
Agire in grande consente di attirare più proseliti ma uscire dall’ambito locale significa anche attirare l’odio di più Stati, e l’attenzione di migliori apparati di sicurezza.
Un errore che hanno fatto al Qaeda e anche alcuni gruppi terroristici nostrani è quello di pensare che la risposta a ogni provocazione fosse il massimo esprimibile da parte dell’istituzione o dello Stato colpito.
Ma la risposta, anche se sproporzionata, non ha mai impegnato che una piccola parte delle potenzialità occidentali ed è stata limitata dal consenso interno. Non dalla paura dell’esterno.
Si tratta l’Isis come se fosse uno Stato e uno Stato sponsor del terrorismo: non è uno stato e quindi non è sponsor, ma agente del terrorismo. Sono invece sponsor tutti quegli Stati e non-Stati che sponsorizzano l’Isis.
Che alimentano il mercato nero del petrolio, delle armi, dei reperti archeologici, e pagano i riscatti, sottostanno alle estorsioni e forniscono le compagnie di facciata per le speculazioni finanziarie e le imprese commerciali.
Ognuna di queste attività di sostegno ha uno o più nomi noti anche se diversi insospettati. Oltre ai legami sauditi e degli emirati o a quelli turchi esistono addirittura organizzazioni curde che si avvalgono di intermediari occidentali per fare affari con i terroristi.
I legami degli interessi, specialmente se sporchi, sono più forti del ribrezzo dei massacri.
Fabio Mini
(73 anni, è generale di corpo d’armata. E’ stato capo di Stato maggiore del Comando Nato per il Sud Europa, ha diretto le operazioni nei Balcani, tra il 2002 e 2003 è stato comandante delle operazioni Nato in Kosovo. Tra i suoi ultimi libri: “I guardiani del potere”, pubblicato dal Mulino)
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 23rd, 2015 Riccardo Fucile
ROBERTO SALVINI LO SCRIVE SU FB, POI LA PENOSA RETROMARCIA. “VOLEVO SOLO SCHERZARE”
“I musulmani? Perchè non lasciarli chiusi dentro una moschea con una bacinella di zolfo accesa? L’idea “geniale” arriva da Salvini.
Non Matteo, segretario della Lega Nord,, ma da Roberto, consigliere regionale della Toscana, sempre in quota Carroccio.
Commentando su facebook le recenti vicende di terrorismo, Salvini ha risposto a un utente che scriveva: “Favorevole alla chiusura delle moschee con tutti loro dentro”.
Il consigliere allora lancia la sua idea: “E la bacinella dello zolfo accesa”.
Una frase che non poteva che scatenare polemiche.
Così il consigliere regionale del Mazzeo attacca duramente il suo collega leghista: “Parole e sghignazzate inaccettabili, un comportamento inammissibile per una persona che ricopre un ruolo istituzionale. Questo è il momento della responsabilità e della condivisione unitaria dei valori alla base della nostro vivere comune, non certo il tempo di abbandonarsi al bieco cinismo e all’odio. La Toscana non dà cittadinanza a questo modo di interpretare il pensiero politico, la Toscana è un’altra cosa”.
A stretto giro la imbarazzata replica del diretto interessato, Roberto Salvini: afferma che la sua era solo “una battuta, è chiaro che la questione deve essere affrontata seriamente”.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 23rd, 2015 Riccardo Fucile
PRIMARIE VIETATE PER L’EX SINDACO DI NAPOLI: “LIBERO DI FARE ALTRE SCELTE”
Non si potrà candidare sindaco chi già lo è stato. 
La proposta della segreteria Pd vale per Matteo Renzi, vale per Graziano Delrio, ma certamente vale soprattutto per Antonio Bassolino, che ha annunciato la candidatura a primo cittadino di Napoli, 21 anni dopo la sua prima elezione a sindaco.
“È solo un modo per dire che quando un’esperienza si è chiusa, si è chiusa per davvero. nulla di strano: lui ha già dato” afferma alla Repubblica Debora Serracchiani, vice segretario del Partito Democratico.
Quanto ad Antonio Bassolino, “non è in cima ai miei pensieri” confida la Serracchiani, aggiungendo che “può decidere liberamente di fare qualunque scelta, ma non potrà correre alle primarie del Pd”.
Primarie che saranno “aperte a tutti i cittadini. Mentre per i ruoli politici, ad esempio le segreterie locali, stiamo ragionando se far votare solo gli iscritti”.
In merito all’impatto che questa tornata di elezioni amministrative di primavera potrà avere sul Governo Renzi, Serracchiani risponde che “il governo sta affrontando temi delicati, facendo un lavoro straordinario. Sono due cose assolutamente distinte, non ci vedo alcuna relazione. Il Pd non ha paura di Grillo. Piuttosto: gli italiani hanno paura del M5S? Perchè li ho ascoltati in tv, ho sentito dire che per risolvere le drammatiche vicende di questi giorni bisogna dialogare con l’Isis, tagliare i fondi alla Difesa per finanziare il reddito di cittadinanza e riaprire l’ambasciata in Siria. Vi sembrano risposte all’altezza del problema?”.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 23rd, 2015 Riccardo Fucile
“SE QUALCUNO DI VOI MIRA A FARE PROSELITI, SAPPIA CHE MIGLIAIA DI NOI SONO PRONTI A DIFENDERE IL PAESE”
Maledetti terroristi, sono Chaimaa Fatihi, ho 22 anni, sono italiana musulmana ed europea. Vi scrivo perchè possiate comprendere che non ci avrete mai, che non farete dell’Islam ciò che non è, non farete dell’Europa un luogo di massacri e non avrà efficacia il vostro progetto di terrore.
Vi scrivo come musulmana per dirvi che la mia fede è l’Islam, una religione che predica pace, che insegna valori e principi fondamentali, come la gentilezza, l’educazione, la libertà e la giustizia.
Voi siete ciò che l’Islam ha contrastato per secoli, voi siete nemici, voi siete coloro che spargono sangue di innocenti, di giovani, anziani, uomini e donne, bambini e neonati.
Non ho paura dei vostri kalashnikov, dei vostri coltelli e armi, perchè da musulmana vi rinnego, vi combatto con la parola, con l’informazione, con la voce di chi vive quotidianamente la propria fede, dando esempio dei suoi insegnamenti.
Vi scrivo anche da italiana musulmana, perchè possiate capire che il mio paese non sarà mai messo in ginocchio da una banda di criminali, che cercano di terrorizzare e creare caos.
Io non ho paura di voi, se malauguratamente doveste arrivare qui, sarò la prima a scendere in campo per salvare la mia patria, i miei concittadini e a dirvi che non avrete mai la nostra terra.
Se qualcuno di voi sta cercando già di deviare la mente di qualche giovane, mio coetaneo, per commettere crimini contro l’umanità , sappiate che ce ne sono altre migliaia che sono pronti a riprendersi quella umanità che tenete in ostaggio, per ridarla al mondo intero.
Non ci fermeranno mai i vostri messaggi intimidatori. Chi calpesta la nostra Costituzione, la nostra dignità umana, la nostra libertà non è altro che uno scellerato.
Vi scrivo anche da europea, ma questa volta il mio messaggio va a quegli stati che vi finanziano, vi danno armi con le quali poi uccidete e spargete sangue di vittime innocenti e create timori indegni.
A te assassino, che con sangue freddo hai reciso fiori, hai calpestato l’anima a uomini, donne, bambini ed anziani, a te che scorrazzi qua e là alla ricerca di nuovi scenari in cui ripetere le tue malefatte, sappi che noi, giovani e meno giovani, faremo sì che i nostri stati europei prima o poi la smettano di darti la benzina per carburare la tua macchina di ferocia e disumanità , perchè noi non accettiamo in alcun modo che per politiche estere indegne e vili, si mettano in pericolo le vite di cittadini, di esseri umani, che non hanno alcuna colpa.
Vi faremo vedere quanto è potente, unita, grandiosa la cittadinanza europea, uomini e donne liberi. Siete alleati del demonio, non appartenete al mondo, siete esseri vigliacchi e non avrete mai nulla da noi.
Un ultimo messaggio vorrei che vi rimanesse chiaro: non vi daremo mai la soddisfazione di chiamarvi Stato, neppure islamico, perchè io da musulmana difenderò in prima persona i miei amici e concittadini non musulmani e il mio bel paese, che non cadrà nelle vostre grinfie, mai!
Chaimaa Fatihi
L’autrice di questa lettera è una studentessa musulmana italiana e ha 22 anni
(da “La Repubblica”)
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