Novembre 24th, 2015 Riccardo Fucile
“BONUS 80 EURO ESTESO A TUTTI GLI AGENTI, 2 MILIARDI IN PIU’ PER SICUREZZA E CULTURA”…E PER FARE BUON PESO APPENA COMPI 18 ANNI ECCOTI 500 EURO, COSI’ SAI PER CHI VOTARE… AL CENTRODESTRA SI SGONFIA LA GOMMA DELLA GAZZELLA
Matteo Renzi mette sul piatto 2 miliardi in più per sicurezza e cultura nella legge di stabilità e annuncia un’estensione del bonus 80 euro per le forze dell’ordine.
È questa la proposta annunciata questo pomeriggio dal presidente del Consiglio, dopo che nei giorni scorsi il premier aveva anticipato nuove misure da mettere in campo per rafforzare la sicurezza dopo gli attenatati di Parifi.
“Il governo proporrà di spostare al 2017 la diminuzione dell’Ires e impiegheremo 2 mld per i professionisti della sicurezza e dell’educazione. Un miliardo andrà alla sicurezza e un miliardo sulla nostra identità culturale”, ha spiegato Renzi, sottolineando che “per un euro in più investito nella sicurezza ci deve essere un euro in più investito in cultura. Non può essere solo sicuritaria la risposta dell’Italia”.
Per quanto riguarda il capitolo sicurezza “cinquecento milioni di euro” saranno spesi “per la difesa italiana, con investimenti efficaci finalizzati a dare una risposta immediata alle esigenze strategiche, non a quelle quotidiane e organizzative”.
Il premier ha annunciato “un investimento di 150 milioni di euro su cyber security”, mentre “50 milioni” saranno utilizzati “per migliorare la strumentazione delle forze dell’ordine a fronte di chiarezza e riorganizzazione”.
Inoltre arrivano “500 milioni di euro alle città metropolitane per progetti di intervento per le periferie con interventi, cito Renzo Piano, di ‘rammendo'”.
Sul fronte della cultura Renzi ha illustrato le nuove misure. “Investiremo 150 milioni di euro per donare a tutti i cittadini che lo vorranno la possibilità di donare il 2 per mille a una associazione specifica. Oggi si possono dare solo ai partiti. Ciò che è possibile per i partiti deve essere possibile anche per le associazioni della cultura, come i teatri di quartiere”, ha detto. ”
“Cinquanta milioni di euro – ha aggiunto – vanno alle borse di studio, chi è meritevole di studiare non può essere fermato per questioni di reddito, anche questo è un pezzo della risposta al terrore”.
Buone notizie anche per i futuri maggiorenni. “Estendiamo ai diciottenni la misura prevista per i professori. Da quest’anno abbiamo stabilito una carta bonus da 500 euro per i professori, i 550 mila italiani che compiono 18 anni tutti gli anni riceveranno questa carta”.
Per finanziare queste misure, il governo dovrebbe utilizzare la maggiore flessibilità invocata già in precedenza per finanziare il taglio dell’Ires.
“Abbiamo dei margini stretti a causa del patto di stabilità . Noi rispettiamo le regole anche quando non le condividiamo. Restiamo dunque nei limiti delle regole europee ma diciamo all’europa che c’è da rispettare un patto di umanità che vale di più del patto di stabilità “.
(da agenzie)
argomento: Renzi | Commenta »
Novembre 24th, 2015 Riccardo Fucile
IL COMUNE NON GLI CONCEDE LO SCUOLABUS E LUI FA OGNI GIORNO 20 KM IN BICI: “VOGLIO LAUREARMI”
Ali va veloce. Spinge sui pedali. Schiena in avanti, inghiotte cemento e nebbia con il sorriso
leggero dei suoi vent’anni.
Formiche di sudore sulla pelle. Le asciuga con l’avambraccio, poi riparte con la fierezza di chi ha lo zainetto in spalla.
Ogni mattina insegue lo scuolabus per 10 chilometri all’andata e 10 al ritorno, seguito dai sorrisi affettuosi e commossi dei suoi compagni di scuola.
Su quel pullman che ogni giorno porta gli studenti della sua classe all’istituto Andriano di Castelnuovo Don Bosco, nell’Astigiano, lui non può salire. Vietato.
Il comune di Passerano Marmorito, il paese dove abita da quando è arrivato dal Bangladesh un anno fa, spiega, appellandosi al regolamento (che parla chiaro) : chi frequenta le scuole dell’obbligo ha diritto allo scuolabus ma solo se è minorenne.
Il comune di Piova Massaia, invece, dove Ali fa il volontario, è favorevole all’eccezione. Basterebbe far salire il ragazzo sullo scuolabus come «accompagnatore».
Ma su questo escamotage il comune di Passerano, al momento, non prende posizione.
Ma Ali non frena. Il desiderio di studiare è troppo forte.
Come chi immerge il remo nel fondo del fiume e forza, forza verso l’altra sponda. Non aspetta una “fune salvatrice”, non ci crede più. L’unica mano che può sollevare l’orizzonte è la sua.
«Quando diventerò un uomo con la laurea e tornerò nel mio Paese a lottare per la libertà del mio popolo, porterò con me questa bicicletta.
Se posso studiare lo devo anche a lei» commenta ticchettando con le dita la punta del sellino. Abbozza un sorriso di malcelata amarezza, e aggiunge: «La cosa che conta per me è poter studiare. Solo così potrò cambiare il mondo. E’ il mio traguardo».
Un traguardo verticale, come la porta d’ingresso della scuola. Quella che molti suoi coetanei varcano con l’annoiata rassegnazione di chi non può esimersi, per lui è un podio. Il gradino più alto.
«Ali è l’unico richiedente asilo a voler andare a scuola — commenta Elisabetta Serra, responsabile dell’associazione Bma che si occupa di circa cento richiedenti asilo e che si sta battendo da mesi perchè Ali possa andare a scuola con il bus, come tutti gli altri -. In un anno ha imparato perfettamente l’italiano, preso il diploma di terza media con “nove” e si è iscritto alle superiori per conseguire il diploma come Operatore Socio Assistenziale. Non solo: nel tempo libero fa il volontario nei comuni di Piovà Massaia e Passerano e aiuta la nostra associazione come interprete. Da un anno vive in una famiglia che lo ospita a titolo gratuito e ripaga la accoglienza con piccoli lavori domestici».
Insomma, Ali può salire sui mezzi del Comune per andare a spazzare le foglie del cimitero, ma non ha diritto ai servizi di trasporto pubblico.
«Esatto. Come Novello Rosa Parks che nell’America degli anni ’50 venne arrestata perchè si sedette su un bus riservato ai bianchi, anche Ali si scontra contro un “caso politico” di chi teme che si “possa creare un precedente”. La vera paura è che alcune famiglie possano non gradire che i loro bambini viaggino con un profugo».
Quando la neve, il ghiaccio, la burocrazia o una macchina troppo veloce gli impediranno di andare a scuola, si ritirerà e dirà addio al suo sogno di studiare.
In Bangladesh gli è stato negato il Diritto allo studio per motivi politici.
Dopo un periodo di lotta al fianco del movimento “blogger del Bangladesh”, affrontato dal governo locale a colpi di machete in testa (15 blogger tra i 16 e i 40 anni uccisi in un triennio), è fuggito.
«Lui rischia di fare la stessa fine se non otterrà un permesso di soggiorno — conclude Serra — Ha già ricevuto un primo diniego dalla commissione di Torino».
A gennaio se nulla cambierà Ali dovrà tornare in Bangladesh.
Dove la strada liquida, fatta d’acqua e fango, lo costringerà a scendere dalla bici.
Laura Secci
(da “La Stampa”)
argomento: radici e valori | Commenta »
Novembre 24th, 2015 Riccardo Fucile
“E’ UN PARADOSSO, MA COSI’ AVRA’ MENO CONTATTI FUORI DA OGNI CONTROLLO”
“La pletora di parlamentari, esponenti di partito, colleghi e consiglieri regionali che rendono visita pressochè quotidianamente all’indagato Mantovani, al di fuori del controllo dell’autorità giudiziaria, rende paradossalmente la situazione degli arresti domiciliari, più tutelata sotto il profilo del controllo dei contatti dello stesso Mantovani”.
Il “paradosso ” che mette nero su bianco il pm Giovanni Polizzi, titolare dell’inchiesta sugli appalti pilotati, manda così ai domicilari l’ex vicepresidente ed ex assessore alla Sanità in Regione.
“Ora dimostrerò la mia innocenza”, dice subito dopo la scarcerazione Mantovani, recluso a San Vittore dal 13 ottobre con il suo segretario Giacomo Di Capua e il funzionario del Provveditorato alle opere pubbliche, Angelo Bianchi, per corruzione, concussione e turbativa d’asta.
Lo scorso venerdì, il pm Polizzi consegna al gip Stefania Pepe, che aveva già respinto altre richieste di scarcerazione per il politico, il proprio consenso alla modifica della misura cautelare. Il gip chiede però alla procura quali siano i fatti nuovi che rendono adeguati i domiciliari.
E il pm spiega che “il consulente tecnico e il Nucleo di Polizia tributaria della Gdf” hanno accertato “che la documentazione digitale e cartacea raccolta deve ritenersi esaustiva”. Resta invece, scrive il pm, “il rischio di concertazioni di versioni difensive che, insieme col pericolo di reiterazione dei reati motiva la necessità di mantere la misura custodiale”. Ed è a questo punto che è rappresentato il paradosso: per evitare che vengano “concertate strumentali versioni difensive” tra gli indagati, per Mantovani sono meglio gli arresti domiciliari del carcere.
Da quando è a San Vittore, infatti, il politico ha ricevuto la visita di “una pletora di parlamentari, esponenti di partito, colleghi e consiglieri regionali”.
Tra i più recenti, il consigliere regionale Annalisa Baroni (Forza Italia) e l’esponente in Regione della Lista Maroni, Carolina Toia.
Qualcuno è tornato dall’ex senatore anche più di una volta. È il caso di Luca Squeri, che entra in carcere il giorno dopo gli arresti e torna da Mantovani lo scorso 7 novembre. Squeri si era dimesso da coordinatore provinciale di Forza Italia in polemica con la coordinatrice regionale di Forza Italia, Maria Stella Gelmini, che aveva chiesto “più trasparenza ” all’interno del partito dopo l’esplosione dell’inchiesta. Dimissioni poi rientrate.
Ben tre visite vengono invece registrate all’ingresso di San Vittore per Sante Zuffada, senatore di Forza Italia.
La prima, anche per lui, il giorno dopo gli arresti, le altre due il 5 e l’8 novembre. A trovare Mantovani anche un esponente del Partito Democratico, Fabio Pizzul (membro, come Toia, della commissione regionale Carceri), lo scorso 6 novembre.
Nelle ventiquattrore successive agli arresti, a San Vittore c’è un vero via vai di politici in visita.
I primi sono Matteo Salvini, leader della Lega, e Claudio Pedrazzini, consigliere e presidente del gruppo di Forza Italia al Pirellone, che dopo l’incontro con l’ex senatore si ferma anche con Di Capua.
Proprio a Pedrazzini, Mantovani aveva confidato i suoi timori sull’esistenza di un’indagine, dopo le perquisizioni di luglio.
I due ne parlano, intercettati, il 14 luglio 2014, pochi giorni dopo la visita della Gdf negli uffici dell’architetto di fiducia di Mantovani, Gianluca Parotti, indagato. “Arriveranno anche a me, ti ricordi che sono andati dal mio architetto?” gli dice Mantovani.
“Che cosa vogliono questi qua, è una roba pazzesca. Io ho portato da sindaco 11 milioni di investimenti. Questo mio architetto ha avuto quattro mila euro”.
Le numerose visite, sottolinea il pm, si svolgono “fuori dal controllo dell’autorità giudiziaria “.
E per questo, i domiciliari, con “divieto di comunicazione con qualsiasi mezzo con persone diverse dagli stretti familiari “, diventa una misura che dà maggiori garanzie per “il controllo dei contatti di Mantovani “.
Sandro De Riccardis
(da “La Repubblica”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Novembre 24th, 2015 Riccardo Fucile
“UNO INTELLIGENTE COME RENZI NON CAMBIA LE REGOLE DEL GIOCO QUANDO IL TRENO E’ PARTITO”
«Mi chiede se penso a una lista civica? E perchè? Io sono candidato alle primarie del
centrosinistra. Io non mi faccio fuorviare. Io resto calmo. Anche perchè non credo che ci sia un politico bravo come Renzi dietro questa idea, singolare, di cambiare le regole del gioco quando il treno è già partito. Le frasi della Serracchiani sono sbagliate, infatti. Penso davvero che la saggezza del segretario nazionale, che è un figlio delle primarie, alla fine imprima una correzione».
Le 17, buio, pioggia, periferia orientale di Napoli.
Ma nella ex fabbrica, oggi centro sociale invaso da ragazzini e volontari, dal quale Antonio Bassolino sceglie di far partire la sua terza campagna da candidato sindaco, arde fuoco vivo. Fiamme alte nel bel camino della onlus “Figli in famiglia”.
E nello scontro diretto con i vertici Pd
Bassolino, i vicesegretari nazionali le mandano a dire che non c’è posto per lei.
«Io penso che certe cose facciano un grave danno al Pd, non a me. Tanti incoraggiamenti: “sono autogol, ti rafforzano”. Invece io non gioisco di eventuali autogol. Perchè io ho a cuore questa creatura che è il Pd ,e che ho contibuito a fondare. Io non ci sono arrivato pochi mesi fa, nel partito. E perchè il Pd a Napoli sta già messo davvero molto male, io mi augureri che non aggiungessimo altro male. Inoltre, bisogna avere rispetto per questa città ».
Andiamo al cuore del problema. La Serracchiani dice: la regola di non candidare ex sindaci varrebbe per tutti, anche per Renzi. Sarebbe un metodo per rinnovare.
«Francamente, leggevo il giornale e stentavo a credere che certe cose fossero state dette sul serio. Innanzitutto: se si volevano regole diverse, si aveva il dovere di discuterne e di deciderlo mesi fa. Prima che il treno si fosse messo in cammino. Poi: di cosa parliamo davvero? Il sindaco Bianco sta lì (a Catania). Il sindaco Orlando sta lì (a Palermo). Dice che varrebbe per gli ex sindaci, ma quali, quelli di ieri o di oggi? E che “anche Renzi non potrebbe candidarsi a Firenze”». Ride. «E meno male: sta a Palazzo Chigi». Poi tira fuori un foglietto. «Renzi, era solo qualche mese fa, ha detto: non cambieremo le regole delle primarie. Ecco la dichiarazione».
Però è stato subito chiaro che non fosse gradita la sua candidatura.
«Ma in quali termini? Facciamo chiarezza. Io attendo per mesi, rispettosamente, che la direzione provinciale maturi le sue decisioni, aspetto che vengano decise le primarie e fissate per il 7 febbraio. Questo accade venerdì scorso. Bene, il sabato mattina, io faccio una cosa che più renziana-bassoliniana non si potrebbe: cioè scrivo sui social “mi candido”. Gioco aperto, leale. Si facciano avanti gli altri. E a sera cosa succede? Che delle “fonti anonime” fanno sapere che io non sarei il candidato di Renzi? Ma le fonti anonime non sono roba di un grande partito. Se tu non condividi una proposta chiami un’agenzia, ti qualifichi: sono Gennaro Esposito e non sono d’accordo. E io dico: bravo. Ma le fonti anonime no. Avevamo i calzoni corti quando combattevamo contro le fonti anonime. Poi passa un altro giorno ed ecco l’idea di cambiare le regole» Il tema classe dirigente e rinnovamento resta. Il renziano Gennaro Migliore dice a Repubblica: «Non è tempo di Maradona, ci vuole un Sarri».
«Eccomi, sono io Sarri. Migliore diceva anche che io facevo “tattica”, nei mesi scorsi. Invece io aspettavo. Ma io sono Sarri. Come centravanti di sfondamento ho già dato. Io voglio fare solo un mandato, se ci riesco. E poi largo ai ragazzi, ai giovani, alle forze nuove».
Possibile che non ci sia stato nessun contatto e confronto con Roma, in questi mesi in cui appariva evidente il suo ritorno in campo?
«Assolutamente no. E quando questa estate si parlava di nomi di candidati contattati dal partito, io mi chiedevo ma coloro che li contattano a nome di chi parlano? Di quale decisione unitaria del Pd?. Intanto, qualcuno si domandava perchè non chiamassero anche me. Se da Roma mi avessero chiesto una mano a cercare, io avrei detto: volentieri. Ma nessuno l’ha fatto. E mentre loro chiamavano altri, la città ha chiamato me. Tanti sostenitori, anche di Renzi, come lo sono io d’altro canto, mi chiamavano per dirmi di non perdere tempo e buttati».
Lei avrà contro parte del Pd, come l’area del governatore De Luca. Saranno ancora primarie al veleno?
«Io chiedo e sto lavorando perchè siano un gioco aperto, limpido, di vittoria democratica. E poi a me piace vincere. Mi dispiace per chi vuole perdere».
La sua candidatura imbarazza o fa paura?
«Nessuna delle due. Ma strano stia succedendo tutto questo: io non ero così inviso, a Napoli?»
Conchita Sannino
(da “La Repubblica”)
argomento: Napoli | Commenta »
Novembre 24th, 2015 Riccardo Fucile
DIVERSITA’ DI VEDUTE TRA SIMPATIZZANTI E ATTIVISTI GRILLINI
Il M5s può conquistare Roma? La Capitale è pronta all’invasione pentastellata?
Secondo gli attivisti il clima è cambiato, e la vittoria è imminente.
“Non c’è alternativa, ci auguriamo di fare la fine di Pomezia e Livorno” dicono i cittadini a Dragona, nella periferia romana a pochi chilometri da Ostia, dove i volontari del M5s si sono occupati della pulizia di un parco nella borgata.
E proprio da Ostia che è partito il boom dei 5 stelle a Roma. Oggi hanno una reale chance di vincere e la selezione del candidato diventa cruciale.
“Certo con un Di Battista è fatta, Roma ha bisogno di una faccia nota, senza si rischia”. Molti simpatizzanti farebbero questa scelta al volo. Ma gli attivisti compatti bocciano questa ipotesi. “Non serve un Maradona, ma una squadra” afferma un ragazzo.
Tra gli attivisti la discussione è animata su un altro fronte: chi sceglierà il candidato romano. I giornali parlano di divisioni tra correnti e di un Casaleggio intenzionato a strappare la partita al locale per una votazione online nazionale con la partecipazione dei 100 mila iscritti.
“Non è giusto, cosa ne sa un milanese del territorio di Roma, dovrebbero scegliere gli attivisti romani come a Milano e Torino” dicono alcuni.
“E’ la Capitale, forse è corretto chiedere un parere nazionale” sostengono altri.
Qui a Roma gli attivisti punterebbero di sicuro su uno dei consiglieri uscenti, tra i quali la competizione è forte.
Per Marcello De Vito sono illazione e notizie fantasiose: “Ma quali correnti, il M5s romano è compatissimo, seguiremo le regole di sempre”.
Ma la deputata Roberta Lombardi conferma l’ipotesi in ballo di una votazione nazionale: “Abbiamo letto, è buon suggerimento, valuteremo” dice sorniona.
A Roma un De Vito può farcela o serve un nome blasonato, un big? “Perderemmo l’anima e diventeremmo come il Pd, non ci affidiamo a l’uomo solo al comando, non è nel nostro dna, il M5s è un progetto collettivo” replica la Lombardi.
“Non è più il momento di essere superficiali, votiamo il bel Marchini e poi? La politica marcia di questi anni è il risultato anche di questa logica” risponde un’attivista. E Grillo? Che ruolo deve avere alle prossime elezioni? Il leader di sicuro, dopo il cambio del logo, fa intuire di voler stare più nel retropalco.
“Casaleggio è inquietante e Grillo spaventa, i nostri parlamentari sono apprezzati, ma la gente diffida di loro e le sue bordate terrorizzano.
Senza Grillo il M5s stravince” afferma una signora. “A Grillo dobbiamo tanto, deve continuare a fare il ‘notaio’, è un nostro punto di riferimento” rispondono altri.”
Andrà in tour in quei mesi è evidente il passo indietro, ora tocca a noi” aggiunge un’attivista. “ Non abbiamo paura di conquistare Roma, siamo consapevoli della mission possible che ci aspetta, il M5s deve e può vincere in questa città , dobbiamo fare una campagna elettorale onesta, basta prendere in giro i romani, questa amministrazione va capovolta, Grillo ha ragione” chiosa la Lombardi.
(da “il Fatto Quotidiano“)
argomento: Grillo | Commenta »
Novembre 24th, 2015 Riccardo Fucile
IL CONFLITTO SIRIANO RISCHIA DI RISERVARE COMPLICAZIONI
Era solo questione di tempo, anche se forse qualcuno pensava che essendoci di mezzo la
Russia nessuno avrebbe osato sfidarli.
Invece la realtà mediorientale è sempre più complicata e il conflitto siriano può riservare sorprese per tutti, nel teatro o più lontano.
Lo dice il dramma di Parigi. E questo è il secondo aereo russo che viene abbattuto, il primo è stato il jet nel Sinai (se è stata una bomba)
Lo scacchiere mediorientale
L’episodio del jet è stato preceduto da incidenti minori, una spia della tensione. Inevitabile vista la concentrazione di velivoli, armati, disposti in un’area ristretta.
Già nel 2012 un ricognitore turco era stato abbattuto dai siriani e in quell’occasione si ipotizzò un aiuto dei consiglieri russi .
Poi l’intervento di Putin contro i ribelli e gli attacchi nei confronti di formazioni vicine a paesi sunniti (Arabia Saudita, Turchia, Qatar) ma anche non troppo lontane dalla frontiera ha alzato il rischio. Una prova di forza dove nessuno vuole perdere la faccia e cedere terreno.
Il Cremlino tutela Assad e rinsalda la sua influenza nella regione. I suoi avversari sono pronti a fargli pagare un caro prezzo. E i turchi hanno tutto l’interesse ad alzare la posta cercando di avere l’ombrello Nato.
Le mosse di Putin
Putin parla di pugnalata alla schiena e di conseguenze tragiche. Difficile prevedere quali in quanto l’intera storia coinvolge un paese dell’Alleanza Atlantica.
E’ probabile che intanto Mosca aumentera’ le operazioni contro i ribelli, ritenuti la vera minaccia per Assad, e lo Stato Islamico.
Se guardiamo al caso specifico possiamo sottolineare un aspetto. Due giorni fa la Turchia ha messo in guardia sui raid contro la popolazione turcomanna costretta a fuggire dal nord della Siria e ha promesso un’azione in difesa. Ora, in quella stessa regione, l’aereo russo si schianta al suolo. Non è un coincidenza.
Nuovi armi per i ribelli
Infine un aspetto. Da settimane si parla di possibili forniture di missili anti-aerei da parti di paesi arabi in favore dei ribelli, sistemi per poter tener testa alle incursioni siriane e russe.
Washington è contraria, ma gli attori locali non sono della stessa idea, ritengono che sia loro dovere aiutare l’opposizione siriana.
L’eventuale arrivo di un gran numero di apparati potrebbe rappresentare una novità che amplierebbe il confronto.
Guido Olimpio
(da “il Corriere della Sera“)
argomento: Esteri | Commenta »
Novembre 24th, 2015 Riccardo Fucile
PER PUTIN E’ “UN ATTO OSTILE, LA TURCHIA SOSTIENE L’ISIS”… CONVOCATA RIUNIONE STRAORDINARIA DELLA NATO
Il jet russo Su24 abbattuto al confine fra la Siria e la Turchia apre un nuovo conflitto politico fra Russia e Turchia.
La Difesa russa insiste sul fatto che l’aereo, che viaggiava a 6000 metri d’altezza, fosse in territorio siriano.
I turchi invece – la cui decisione di abbatterlo è arrivata direttamente dal governo e dopo “diversi avvertimenti” (almeno 10) – dicono che il velivolo aveva violato lo spazio aereo turco.
“LA TURCHIA SOSTIENE LO STATO ISLAMICO”.
Per il presidente russo Vladimir Putin l’abbattimento di un jet militare russo da parte delle forze armate turche è stata una “pugnalata alla schiena”.
Nel corso di un incontro con il re di Giordania Abdullah II, il presidente russo ha accusato anche la Turchia (e indirettamente la Nato, in caso ne prendesse la difesa) di voler “fare gli interessi dell’Isis”.
La stessa Duma preme proprio sul fattore Isis, che sarebbe “coperto” dalla Turchia, per aumentare le pressioni internazionali sul caso. Senza mezzi termini Putin ha poi concluso sul fatto che per la Turchia “ci saranno inevitabili conseguenze” e l’ha accusata di “complicità con il terrorismo”. La Russia ha però escluso “azioni militari contro la Turchia”.
SCONTRO DIPLOMATICO.
Come prima reazione il ministero della Difesa russo ha convocato l’incaricato militare turco, mentre la Turchia ha convocato l’ambasciatore russo ad Ankara.
L’episodio apre nuovi e inevitabili conflitti diplomatici fra i due Paesi ed è destinato a dar vita a nuove polemiche sulla presenza dell’intervento russo in Siria e sugli “sconfinamenti” dei jet militari russi.
Soltanto venerdì scorso il ministro degli esteri turco aveva ufficialmente protestato con l’ambasciatore russo Andrey Karlov sugli attacchi aerei russi antiterrorismo in Siria.
Al centro della protesta proprio gli “sconfinamenti” e bombardamenti anche nella zona siriana popolata dai turkmeni. L’avvertimento era stato chiaro, della sorta “smettetela o ci saranno conseguenze”.
Di oggi, con Erdogan informato sulla faccenda, l’abbattimento. Si apprende poi che alla vigilia dell’attacco Ankara aveva inviato una lettera ufficiale al presidente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e al segretario generale Ban Ki-moon nella quale condannava i raid aerei di Mosca a ridosso del confine, in particolare quelli condotti con le bombe a grappolo.
A questo punto, fra Russia e Turchia, si aggiunge un nuovo tassello di conflitto dopo le diverse visoni su Assad e le lentissime trattative (che proprio domani avrebbero dovuto avere una accelerazione) sulla questione Turkish Stream, ovvero il megagasdotto per rifornire di gas russo l’Europa meridionale.
IL PENTAGONO CON LA TURCHIA.
In questo scenario si inserisce il punto di vista del Pentagono per il quale il jet russo non ha risposto agli avvertimenti turchi. Lo afferma il portavoce Steve Warren, sottolineando che non c’era personale americano nell’area in cui l’aereo è stato abbattuto. L’incidente – aggiunge Warren – non riguarda la coalizione appoggiata dagli Usa ma è una questione fra i due paesi.
VERTICE SICUREZZA.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan nel frattempo ha convocato un vertice di sicurezza, per affrontare la questione.
I PILOTI
Sulla fine dei due piloti russi ci sono le parole dei ribelli turcomanni ostili al regime siriano che affermano di averli uccisi entrambi.
“Abbiamo sparato ai piloti mentre atterravano coi paracadute. I corpi sono qui” ha affermato il vicecomandante di una delle divisioni dei ribelli Alpaslan Celik.
Un video mostra la cattura di un pilota, che appare morto (forse ucciso dagli stessi ribelli). La tv Haberturk ha mostrato per prima un video che registra il momento della caduta del velivolo in territorio siriano nel villaggio di Yamadi, nella zona di Latakia: l’aereo precipita e si trasforma rapidamente in una palla di fuoco.
“NON ANDATE IN TURCHIA”.
Rapide le ripercussioni anche sul turismo. Il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha cancellato la sua visita in Turchia, che era prevista per domani. “Il presidente Putin ha chiaramente affermato che ciò non può non influenzare le relazioni tra Mosca e Ankara”. Il ministro ha anche invitato i cittadini russi a non recarsi in Turchia, perchè “la minaccia del terrorismo lì non è inferiore a quella esistente in Egitto”.
LA TESI TURCA
In tutto questo la Turchia fa sentire la sua voce ripentendo di aver agito legalmente.
I media turchi sostengono che l’ordine di abbattere il jet militare sia arrivato direttamente dal premier turco, Ahmet Davutoglu, informato della violazione dello spazio aereo dal capo di Stato maggiore, Hulusi Akar.
Ordine dato anche per la “paura” di azioni nei “confronti di Ankara”. La Cnn turca ha poi mostrato le immagini, fornite dalla Turchia, che “inchioderebbero” i russi sullo sconfinamento.
17 SECONDI
Dopo l’incidente la Turchia ha avviato le consultazioni direttamente con la Nato e l’Onu mentreun Consiglio atlantico della Nato è stato convocato per far luce sui fatti. Ankara ha inviato un rapporto scritto alle Nazioni Unite: “La Turchia non esiterà ad esercitare i propri diritti che scaturiscono dalle leggi internazionali per proteggere la sicurezza dei suoi cittadini e le sue frontiere” si legge nella lettera.
Nella stessa missiva c’è scritto che l’aereo militare russo abbattuto vicino al confine con la Siria “ha violato lo spazio aereo turco per 17 secondi”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Esteri | Commenta »
Novembre 24th, 2015 Riccardo Fucile
“A TOR PIGNATTARA COMANDA L’ISLAM”, BUFERA SUL SERVIZIO, LA GIORNALISTA SI SCUSA: PECCATO NON DICA CHI HA TAROCCATO IL SERVIZIO
Non è piaciuto a tanti il servizio che Monica Raucci ha realizzato per La Gabbia,
programma condotto da Gianluigi Paragone (entrato suo tempo in Rai in quota Lega ed ex direttore della Padania)
All’indomani degli attentati di Parigi, infatti, la giornalista si è recata a Torpignattara, da sempre considerato uno dei quartieri multiculturali di Roma, per mostrare la “difficile convivenza”, come sottolinea lei stessa nel servizio, fra le diverse etnie residenti.
Tuttavia da molti il servizio è stato visto come una forzatura, poichè a detta di molti residenti e utenti sui social, Torpignattara viene descritta come “un quartiere in mano agli integralisti islamici”, dove la gente vive nel terrore e nell’abbrutimento dei costumi.
“Un clima surreale”, commentano in tanti.
Una pioggia di critiche alla quale la giornalista non ha tardato a rispondere: “Non avrei mai voluto far passare l’ idea che tutti i musulmani sono integralisti e appoggiano l’Isis, anzi, io la penso in maniera esattamente opposta”, ha commentato su Facebook.
“Cercavo solo di raccontare le voci di coloro che non condannano apertamente e una convivenza che non per tutti, ma per molti, li è difficile”, si è difesa.
“Il mio pezzo è stato letto da troppe persone come un’ accusa a tutto il mondo musulmano e mi scuso molto”.
Ma c’è di più. A far infuriare gli spettatori è anche una “manipolazione” delle immagini.
Poichè nel servizio datato 18 novembre 2015, compaiono anche frame di servizi precedenti andati in onda a La Gabbia il 22 febbraio 2015 e ancora a gennaio 2015. Fare il confronto non è difficile, poichè non appena si cerca il video più recente sul sito del programma, fra i servizi consigliati, compaiono anche i precedenti.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: denuncia | Commenta »
Novembre 24th, 2015 Riccardo Fucile
SOLO 38 PARLAMENTARI SU 127 SONO IN REGOLA CON LE RENDICONTAZIONI ONLINE… LA MAGGIOR PARTE, TRA CUI FICO E DI MAIO, NON AGGIORNANO LE LORO POSIZIONI DA MESI… IN MOLTI SPENDONO TUTTI I SOLDI A LORO DISPOSIZIONE, DAI 7.000 AI 10.000 EURO
Fino pochi mesi fa il ritardo nell’aggiornamento delle note spesa poteva costare l’espulsione.
Oggi, solo 38 parlamentari 5 stelle su 127 sono in regola con la rendicontazione. Almeno secondo i dati presenti sul sito tirendiconto.it , la piattaforma online su cui gli eletti sono tenuti – per regolamento interno – a riportare i dettagli dei “costi” di mandato e restituire le eventuali eccedenze.
La maggior parte dei parlamentari, 61, non aggiorna la propria posizione da maggio. Tra loro anche due big membri del “direttorio”: il vice presidente della Camera Luigi Di Maio e il presidente della Commissione vigilanza Rai Roberto Fico.
Un po’ più fresca, invece, è la scheda della deputata Carla Ruocco, che ha presentato le fatture fino al mese di luglio.
Gli unici puntuali tra i “dirigenti” sono Alessandro Di Battista e Carlo Sibilia, che hanno rendicontato fino a settembre (è il mese più recente consultabile sul sito). Tutti gli altri parlamentari aggiornano in ordine sparso: tre sono fermi addirittura a febbraio, cinque a marzo (tra cui Nicola Morra, Michele Giarrusso e Serenella Fucksia), tre a giugno, cinque a luglio e dodici ad agosto.
E se parte dell’indennità viene puntualmente versata nel fondo di garanzia per il microcredito (quasi 2mila euro a testa), sulla diaria e sugli altri rimborsi si può chiudere un occhio.
Sono in molti a spendere quasi tutti i soldi messi a loro disposizione dalle Camere, più o meno dai 7 ai 10 mila euro al mese cadauno. Ma come viene investito il denaro che ogni mese arriva nelle tasche dei cittadini eletti? Abbiamo preso in esame le ultime rendicontazioni per ogni parlamentare del Movimento 5 stelle.
Un tetto confortevole
Una delle voci di spesa più importanti, ovviamente, è quella per la casa. Un affitto a Roma, si sa, costa molto, soprattutto se vuoi alloggiare vicino al Parlamento. I rappresentanti 5 stelle spendono in media 1.500 euro a testa. Una cifra che tiene conto dello stile austero di Luigi Di Maio, che per alloggio più utenze ha pagato 706 euro a maggio, ma anche dell’approccio meno sobrio di alcuni suoi colleghi.
Sono 22, infatti, i rappresentanti grillini che sborsano (ma i soldi sono dei contribuenti) più di 2mila euro al mese per un tetto nella Capitale. Tra questi, l’onorevole Marta Grande (2.271 euro, dato di maggio) e il senatore Nicola Morra (2.155 euro, dato di marzo). I più spendaccioni sono: il piemontese Carlo Martelli, che a giugno ha rendicontato 2.527 euro e il sardo Roberto Cotti, 2.448 euro sempre a giugno. Cifre che generalmente comprendono sia il canone mensile che il costo per le utenze e le pulizie.
Gli affamati
Ma uno dei dati più interessanti riguarda il cibo. Il vitto, infatti, è rimborsato dal Parlamento e anche sotto questa voce di spesa si registrano atteggiamenti diversi a seconda dell’eletto. C’è chi dichiara 30 euro di spesa al mese e chi invece si abbuffa a dismisura. Il più ingordo di tutti è il deputato campano Salvatore Micillo, che a maggio è riuscito a spendere ben 2.937 euro. E non sotto la voce “pranzi istituzionali” o “cene di rappresentanza”, ma sotto quella “alimentari”. Praticamente i cittadini italiani hanno pagato la spesa al supermercato dell’onorevole. Per molto meno, a Roma, il partito di Grillo ha chiesto le dimissioni dell’ex sindaco Ignazio Marino.
Al secondo posto di questa speciale classifica si piazza il pugliese Francesco Cariello (1.566 euro a maggio) che li ha spesi quasi tutti per “pranzo/cena/bar”. Ma tra i migliori classificati, a sorpresa si piazzano tre volti molto noti del Movimento: la senatrice Serenella Fucksia (1.120 euro a marzo), il capogruppo alla Camera Federico D’Incà (1.013 a settembre) e il suo senatore Michele Giarrusso (994 euro sempre a marzo). In tutto, sono una quindicina i parlamentari in grado di spendere più di 900 euro al mese solo per mangiare.
Consulenze varie e “altre spese”
Poi c’è il capitolo dei soldi destinati a consulenze di varia natura e alle nebulosissime “altre spese”. Per quest’ultima voce non è presente alcuna giustificazione ulteriore, quindi non è dato sapere di che si tratti. Ma almeno sappiamo chi si è guadagnato la pole position assoluta in questa gara: il vice presidente della Commissione parlamentare antimafia Luigi Gaetti.
Ad agosto, il senatore mantovano ha pagato 3mila euro per “consulenze varie” e 2mila per “altre spese”, 5mila euro in un sol colpo senza specificazioni aggiuntive. Secondo classificato, il capogruppo della Commissione Industria al Senato Gianni Girotto, che a luglio ha speso 3.947 euro, di cui 2.420 in non meglio precisate “consulenze varie”. Dietro di lui, ma solo di un passo, si piazza il deputato lombardo Alberto Zolezzi: 2.474 euro di “consulenze varie” e 1.046 euro di “altre spese” a luglio (a giugno per le stesse voci aveva speso rispettivamente 2.767 e 1.033 euro).
Anche Barbara Lezzi, salita agli onori delle cronache per aver assunto come portaborse la figlia del compagno, si è guadagnata un buon piazzamento coi suoi 3.250 euro spesi a maggio soprattutto per consulenze di natura legale.
E tra coloro che hanno investito cifre importanti spuntano anche Roberta Lombardi (1.352 euro per consulenze informatiche ad agosto), Alessandro Di Battista (1.575 per consulenze legali settembre) e Carlo Sibilia (1.658 “consulenze varie” a settembre). Almeno 22 parlamentari hanno speso più di mille euro.
Eletti in Movimento
Taxi, treni, aerei, rimborsi chilometrici. Gli spostamenti dei parlamentari gravano ovviamente sul bilancio dello Stato. Come, del resto, tutte le attività che organizzano su territori di provenienza.
E i portavoce 5 stelle stanno molto in giro. Roberto Fico, ad esempio, ha ricevuto rimborsi per 3.104 euro rendicontati alla voce “spese logistiche per partecipazione ad eventi”.
Attivissimi sui territori anche Carla Ruocco, che ha speso 2.374 euro a luglio per “missioni non ufficiali” e il senatore Sergio Puglia, 2.637 euro a maggio soprattutto per “stampa di materiale informativo”. Poi c’è chi prende spesso il taxi, come Nunzia Catalfo, che a marzo ha rendicontato 819 euro, e chi chiede i rimborsi chilometrici come Marco Brugnerotto (926 euro a settembre). Luigi Di Maio, quasi sempre francescano, nel mese di maggio per i trasporti ha speso 1.280 euro, tra taxi, carburante, noleggio auto, pedaggi e parcheggi.
La fabbrica degli assistenti.
Un ultimo sguardo lo merita il capitolo “collaboratori”. I parlamentari impiegano somme diverse per pagare i propri aiutanti. Si va dai mille ai 5mila euro, a seconda dei casi. Ma ci sono anche esempi eclatanti.
Il primo gradino del podio spetta senza dubbio al deputato Paolo Romano che a maggio ha speso 8.329 euro. Poco più di quanto ha sborsato Silvia Benedetti che con i suoi 7.833 euro a febbraio si piazza al secondo posto. Sul terzo gradino, infine, sale l’ex capo gruppo alla Camera Alessio Villarosa che a maggio ha pagato 6.316 euro.
Rocco Vazzana
(da “L’Espresso”)
argomento: Grillo | Commenta »