Destra di Popolo.net

IL TESORO DEI MARRA A MALTA TRA OFFSHORE E MOZZARELLE

Dicembre 23rd, 2016 Riccardo Fucile

LA FAMIGLIA DI MARRA A MALTA POSSIEDE CASE, RISTORANTI, SOCIETA’ CHE AFFITTANO VEICOLI, HOLDING SCHERMATE… RISCHIANO DI SALTARE MOLTE TESTE TRA CAMPIDOGLIO E M5S…. L’INCHIESTA DE “L’ESPRESSO”

La caduta agli inferi di Raffaele Marra, come in un domino, rischia di fare cadere una testa dopo l’altra.
Nel Comune di Roma, nel Movimento Cinquestelle e tra i politici e gli imprenditori che grazie all’amicizia con Marra e al costruttore Sergio Scarpellini facevano affari d’oro.
E anche all’Enasarco, dove Chiara Perico (la moglie dell’ex finanziere lanciato da Gianni Alemanno e diventato braccio destro di Virgiania Raggi) ha comprato casa grazie agli assegni di Scarpellini riuscendo a diventare inquilina un anno dopo la decisione dei manager della Fondazione di dismettere il patrimonio immobiliare.
L’Espresso in edicola racconta come i pm della procura di Roma, innescati dagli articoli di settembre e ottobre di Emiliano Fittipaldi, potrebbero provare a fare luce anche sui presunti ricatti con cui Marra avrebbe condizionato la sindaca, e su alcune ombre che da tempo avvolgono la cavalcata al potere della Raggi.
Lo tsunami può travolgere a diverse latitudini anche i fratelli di Marra: se a Roma la contestata nomina di Renato a capo del dipartimento del Turismo con aumento di stipendio, voluta da Raffaele e dalla sindaca, rischia di aprire nuovi fronti giudiziari dopo le feste di Natale, Catello – il fratello maggiore trasferitosi a Malta, dove dal 2015 vive anche la Perico – vede scoperchiato il suo impero economico.
L’Espresso ha scovato alcune società  maltesi riconducibili proprio a Catello e famiglia, che sull’isola controllano ristoranti, aziende di mozzarelle di bufala, imprese che affittano autoveicoli e immobili.
In mano a Catello ci sono anche società  di import export con sede a Miami, in Florida. Un giro d’affari parallelo ad alcune organizzazioni di beneficenza gestite dal Marra più grande, su cui anche i magistrati romani – che hanno fatto una rogatoria internazionale – vogliono vederci chiaro.

Emiliano Fittipaldi
(da “l’Espresso”)

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SE RAGGI VERRA’ INDAGATA, GLI ORTODOSSI CHIEDERANNO IL GIUDIZIO IN RETE

Dicembre 23rd, 2016 Riccardo Fucile

PROSEGUE LA GUERRA INTERNA

Giorno di Natale a parte, in Campidoglio si lavora anche durante le feste, dopo che l’organo di revisione economico-finanziaria ha bocciato la legge di bilancio che doveva essere approvata entro fine anno.
Si guarda avanti quindi, ma con la spada di Damocle delle indagini in corso: la stessa Virginia Raggi potrebbe essere chiamata in Procura i primi giorni del nuovo anno.
E se le dovesse arrivare un avviso di garanzia, i più ortodossi del Movimento 5 Stelle non consentiranno che le venga data un’altra possibilità  ancora.
Quindi chiederanno, come prevede il contratto firmato tra il sindaco e M5S, che la decisione venga sottoposta al giudizio della Rete.
Per quanto riguarda il bilancio c’è tempo fino al 28 febbraio ma, come emerso già  nel pomeriggio, non sarà  facile far quadrare i conti tanto che dall’assessorato al bilancio si apprende già  che la Giunta difficilmente riuscirà  ad impegnare tutti i 137milioni di denaro pubblico concessi al Comune dal ministero delle Finanze.
I fondi dovrebbero essere utilizzati per coprire i debiti fuori bilancio, ma diverse istruttorie non sarebbero complete per l’assenza di alcuni documenti e in alcuni casi anche del parere dell’Oref.
Questo è ciò che emerge dalla riunione della commissione bilancio dove è intervenuto anche lo staff dell’assessore Andrea Mazzilo.
Dai toni si percepisce come vi sia un braccio di ferro in corso tra la Giunta e l’organismo che deve giudicare il testo.
Intanto rimane caldo il fronte giudiziario.
Il sindaco Virginia Raggi si è detta pronta ad andare in Procura se sarà  chiamata a riferire sulle procedure utilizzate per scegliere i componenti del suo staff.
Il rischio infatti è che venga accusata di concorso in abuso d’ufficio per la nomina di Renato Marra a capo del dipartimento Turismo. Q
uesti è il fratello di Raffaele, braccio destro del sindaco, finito in carcere per corruzione, con l’accusa di aver intascato una tangente quando era capo del dipartimento per le Politiche abitative.
Il quadro, stando alle ricostruzioni giornalistiche apparse oggi, si infittisce perchè qualcuno del suo staff sarebbe stato a conoscenza, e quindi lo avrebbe detto al sindaco, della presenza di “cimici” in Campidiglio.
Sono i giorni in cui Raggi viene fotografata sul tetto del Campidoglio con il capo della segretario Salvatore Romeo, ora anche lui allontanato.
È possibile che volessero parlare di argomenti delicati senza essere ascoltati.
Sta di fatto che, se tutto ciò dovesse essere confermato, gli ortodossi del Movimento si preparano a una nuova battaglia.
Un deputato grillino che conosce bene le dinamiche interne e che fa vissuto da vicino i giorni cruciali dell’arresto di Marra, dice che Grillo ha fatto bene a concedere a Raggi una nuova possibilità  perchè gli attivisti non avrebbero capito il motivo di una scelta drastica senza che il sindaco fosse iscritta nel registro degli indagati.
Ma se davvero dopo le festività  Raggi dovesse essere raggiunta da un avviso di garanzia “c’è una sola strada – dice la stessa fonte – rispettare i nostri principali e chiedere agli attivisti di decidere”.
E la gran parte degli attivisti negli ultimi tempi è in rivolta.

(da “Huffingtonpost”)

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IL TRAMONTO DI NAPOLI, TRA CAMORRA E URLA DELL’ANTIPOLITICA

Dicembre 23rd, 2016 Riccardo Fucile

LA SUPPONENZA DEI SEDICENTI INTELLETTUALI PEGGIORE PERSINO DEGLI SCHIAMMAZZI DEL GREGGE

Amara constatazione…
Questa settimana l’ho trascorsa in buona parte in auto, in giro per la città , “a rincorrere” clienti…
Il “clima”, l’atmosfera, li ho trovati “orrendi”…
Le persone non hanno più così tanta voglia di parlare…
Come se in questa terra, la camorra, da una parte, e l’abitudine alle urla dell’antipolitica, dall’altra, avessero definitivamente rimescolato le carte, trasformando un popolo d’amore, in un gregge di presuntosi e di arroganti…
I peggiori continuano a sembrarmi – sempre – i sedicenti “intellettuali”, quelli che, alla solita arroganza ed alla “puzzetta sotto al naso”, hanno (in buona parte) sostituito l’aridità  della supponenza, bieca, fredda e gretta…
Per “oggi”, il sole è “tramontato”.
È buio…
Forse, “domani”, (ri)sorgerà  di nuovo…

Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale

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L’ESILARANTE RITORNO DELLE LEX GRILLINE: A QUANDO LA LEGGE PER COLORARE I TOMBINI DI BLU?

Dicembre 23rd, 2016 Riccardo Fucile

L’INCREDIBILE RACCOLTA DI MINUZIE E LEGGINE SENZA UNA VISIONE GENERALE

La prossima settimana su Rousseau, la piattaforma web del MoVimento 5 Stelle, si terranno le votazioni per l’approvazione delle nuove proposte di legge avanzate dagli iscritti certificati.
Avevamo già  festeggiato qualche mese fa l’avvento dell’era delle lex grilline, ovvero di quelle legge “inventate” dagli iscritti al portale del Cinque Stelle ma oggi Danilo Toninelli (il parlamentare responsabile delle lex iscritti) ha comunicato che ne sono state pubblicate un altro centinaio, tutte pronte per essere lette e vagliate dall’assemblea degli iscritti al partito di Beppe Grillo.
La vendetta dell’attivista
Quando si tratta di inventare delle leggi gli italiani non sono secondi a nessuno, e poco importa che la formulazione sia poco chiara, decisamente troppo vaga e che nella maggior parte manchi il benchè minimo riferimento alla legislazione in materia.
Anzi, tanto meglio perchè più la proposta di legge è “vuota” più si fa interessante perchè può essere riempita successivamente di nuovi contenuti.
Questo non vuol dire che non ci siano proposte di legge interessanti, anzi.
Prendiamo ad esempio quella avanzata da Luigi La Riccia che chiede la depenalizzazione del reato di diffamazione e diffamazione a mezzo stampa.
Si tratta per la verità  di una vecchia battaglia di Beppe Grillo, battaglia della quale però i parlamentari pentastellati (in primis Luigi Di Maio) sembrano essersi dimenticati vista la facilità  con la quale minacciano querele.
Ma non è solo il contenuto della legge ad essere interessante quanto il fatto che il proponente sembra essersi reso conto che sono proprio le querele per diffamazione ad aver spinto il nostro Paese così in basso nella famigerata classifica della libertà  di stampa.
Più in generale le proposte di legge rispecchiano il sentimento di una parte dell’opinione pubblica dopo alcuni fatti di cronaca e rappresentano in un certo senso il modo che hanno i cittadini di sentirsi “partecipi” degli eventi.
La questione salta subito all’occhio se guardiamo che nel centinaio di proposte di legge ce ne sono ben tre che riguardano problematiche relative alla sicurezza del trasporto ferroviario
In tutti e tre i casi l’idea è venuta ai proponenti dopo l’ultimo disastro ferroviario italiano, quello provocato dallo scontro tra due treni sulla linea a binario unico tra Andria e Corato nel luglio di quest’anno.
C’è poi chi con due righe ed un “perchè no” propone l’abolizione dell’Arma dei Carabinieri oppure chi, ancora affezionato al vecchio mantra dello streaming e del “tutto in Rete” del MoVimento della prima ora propone il “processo telematico via skype” mentre altrove si legge una proposta di legge per limitare l’accesso ai siti pornografici condizionandolo all’inserimento del proprio Codice Fiscale (e dimenticando che su Internet esistono numerosi generatori di codici fiscali, tra cui quello dell’Agenzia delle Entrate).
Non mancano le sviste e gli errori di battitura, su tutti quello di Matteo che propone la “bolizione dei circhi con animali” e che denotano come dietro al procedimento per proporre una legge ci siano forse ragionamenti troppo frettolosi ed estemporanei quasi si trattasse di aggiornare lo stato su Facebook o twittare i propri pensieri.
Ci sono poi proposte davvero interessanti come quella dell’istituzione anche in Italia del contratto prematrimoniale evidentemente il proponente che parte da un’esperienza personale non ha perso troppo tempo a cercare su google la notizie della proposta di legge avanzata da Alessandra Morani (PD) e Luca D’Alessandro, braccio destro di Verdini per istituire il contratto prematrimoniale.
Mio cuggino mio cuggino
C’è poi chi propone di abolire la bocciatura alle elementari (di fatto anche l’esame di quinta elementare non esiste più perchè è stato sostituito da una prova invalsi)
Non mancano proposte di più ampio respiro, come quella che mira a incentivare le nascite cambiando gli orari delle lezioni scolastiche
Una proposta entusiasmante, a patto di non essere donne e insegnanti:
La giornata della scuola sarà  organizzata in una mini città  in cui anche le signore che lavorano nel commercio possano usufruire della scuola come luogo sicuro per lasciare i propri figli e magari farne altri senza dover lavorare solo per la scuola del figlio e fare corse imbarazzanti alla fine del’orario di lavoro per poi doverlo lasciare quando il bambino/a arriva all’età  della scuola primaria che ha orari al massimo fino alle 16.30 La scuola dovrà  essere settata come servizio alle famiglie (loro principale e unico cliente) che così diventeranno più numerose Il personale didattico dovrà  in ogni momento della giornata essere presente all’interno della scuola.
Che trasforma la scuola in un parcheggio per bambini (idea che, bisogna ammetterlo, ha qualche debito inconscio con il platonismo). Sempre in ambito scolastico c’è chi propone di andare in ferie tutto l’anno in modo da incentivare i consumi:
Con una distribuzione del piano ferie su tutto l’anno per gli istituti scolastici si eviterebbe la chiusura obbligata da giugno a settembre, si porrebbe fine ai problemi di svraffollamento delle strutture turistiche nei soli 15 gg. di agosto, si differenzierebbe ed amplierebbe la domanda turistica con l’offerta di una migliore qualità  dei servizi stessi.
Il che è stupendo se sei uno studente o, come la proponente, sei titolare di una struttura turistica in Calabria, un po’meno per tutti coloro che durante il resto dell’anno lavorano.
Ma la migliore in assoluto è la proposta avanzata da Salvatore che propone di sparpagliare i ministeri italiani, e perchè no anche altre strutture amministrative della Capitale, in giro per la penisola, secondo questo fantasioso schema:
Ministero del Lavoro a Napoli, Agricoltura a Grosseto, Beni culturali a Firenze, Sviluppo economico a Milano, Istruzione a Bologna, Ragioneria generale a Latina, Catasto a L’Aquila, Agenzia delle Entrate a Rieti, Demanio a Viterbo, ecc. I ministeri più importanti rimarrebbero a Roma
E io che credevo che il ministero del Lavoro, dello sviluppo economico e dell’istruzione fossero tre ministeri importanti.
Evidentemente mi sbagliavo, ma devo ammettere che c’è della logica in questa follia.
La cosa davvero interessante di queste lex proposte dagli iscritti è che quasi nessuna tocca degli argomenti e dei temi che riguardano la realtà  delle cose e i veri problemi del paese. Evidentemente su certi aspetti la discussione al bar si è fatta troppo accesa ed è meglio lasciar decantare i problemi seri.

(da “NextQuotidiano”)

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IL DIVIETO DI BOTTI A ROMA, L’ULTIMO BLUFF DELLA RAGGI: PERCHE’ NON DICE COME INTENDE FARLO RISPETTARE?

Dicembre 23rd, 2016 Riccardo Fucile

CHI VA A CONTROLLARE CHI SPARA I BOTTI DA CASA? PENSA DI ANDARCI LEI CON DIBBA?

Divieto assoluto di usare materiale esplodente, fuochi artificiali, petardi, botti, razzi e altri simili artifici pirotecnici e in genere artifici contenenti miscele detonanti ed esplodenti».
Non solo salta il concertone, dunque, ma anche i fuochi d’artificio vengono vietati in una ordinanza firmata nello stesso giorno in cui si riuniva con il comitato provinciale per la sicurezza.
La sindaca Virginia Raggi ha deciso, dal 29 dicembre fino alla mezzanotte del primo gennaio, il silenzio per la città .
E anche il divieto di utilizzare materiale esplodente “declassificato”, ossia potenzialmente non pericoloso e posto in libera vendita, a meno di 200 metri dai centri abitati, dalle persone e dagli animali.
Il provvedimento prevede sanzioni che vanno da 25 a 500 euro.
Ora però c’è un punto importante da sottolineare: i botti a Roma, come in altre città  italiane, sono una tradizione.
Così come tradizionalmente anche a Roma il primo dell’anno si fanno i conti dei danni provocati dalle esplosioni su persone, animali e cose.
Ma proprio perchè sono una tradizione, il divieto sicuramente sarà  efficace nei confronti di chi organizza spettacoli pirotecnici di questo genere, anche perchè è facile controllarli.
Ma nei confronti dei privati che si portano a casa i botti e li sparano dal terrazzo come pensa la sindaca di far rispettare l’ordinanza?
È altamente improbabile che la notte di Capodanno pattuglie di vigili passino per tutte le strade della città  fotografando chi festeggia per poi tornare la mattina successiva con la sanzione.
C’è poi un altro problema da non sottovalutare. I produttori di fuochi d’artificio sono subito insorti, protestando che si tratta di «un vero e proprio abuso di potere e di ufficio» perchè «nel 2015, con il decreto legislativo 123, è stata recepita dal governo la normativa europea sul libero commercio degli articoli pirotecnici, in quanto garantiscono la sicurezza pubblica, la pubblica incolumità  e la tutela ambientale e animale, mediante requisiti di sicurezza sanciti poi con l’applicazione del marchio CE di certificazione su ciascun articolo».
Se invece l’ordinanza valesse soltanto per gli spettacoli improvvisati “in strada” non si capisce che tipo di tutela ad animali, persone o cose ci sarebbe, visto che la gran parte degli incidenti accade per l’imperizia degli improvvisati artificieri che così avrebbero comunque mano libera.
Insomma, l’ordinanza di Virginia Raggi   rischia di fare la fine della proposta a De Gaulle.
Quando il generale presidente si fece vedere in pubblico nel 1947 prima di salire sull’auto che l’avrebbe portato nel ritiro di Colombey-les-Deux-Eglises, dalla folla partì un coro di applausi e grida di saluto tra le quali si distinse una voce che gridava: “A morte gli imbecilli”.
Il generale si fermò di botto, cercò il volto di quell’urlatore solitario, lo fissò.
Si fece un gran silenzio e De Gaulle commentò: “Vaste programme“.

(da “NextQuotidiano”)

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DUE CELLULARI PER SCOPRIRE PIANI E COMPLICI DI AMRI

Dicembre 23rd, 2016 Riccardo Fucile

UN’UTENZA TEDESCA E UNA TUNISINA SONO NELLE MANI DEGLI INQUIRENTI… IL KILLER ERA DIRETTO IN SLOVENIA

Due cellulari, con un’utenza tedesca e una tunisina. Li aveva addosso Anis Amri al momento del conflitto a fuoco e dall’alba sono nelle mani degli investigatori che stanno estraendo numeri di telefono, messaggi e filmati.
Potrebbero aprire uno squarcio fondamentale sulla rete di complicità , collegamenti e protezioni su cui il jihadista ucciso a Sesto San Giovanni poteva contare.
Perchè è ormai abbastanza chiaro che sia l’attentato che la fuga in treno attraverso mezza Europa non siano stati frutto dell’iniziativa estemporanea di un “lupo solitario”.
E a confermarlo c’è anche il video di rivendicazione, registrato dallo stesso Amri a Berlino ma rilanciato nel pomeriggio dal sito attraverso cui passa quasi tutta la propaganda di Isis.
Secondo le informazioni trasmesse dalla Bundeskriminalamt alla Polizia di Stato, e da notizie di intelligence scambiate tra i servizi tedeschi e italiani, sembra quasi certo che al momento del sequestro del Tir utilizzato per la strage Amri sia stato aiutato da un altro terrorista che potrebbe non essere stato ancora indentificato.
Ma su questo elemento dello scenario che ha preceduto l’attacco al mercatino c’è assoluto riserbo. In queste ore, tutte le registrazioni delle telecamere delle stazioni in cui Amri è transitato tra Germania, Francia e Italia vengono visionate proprio per capire se nella fuga il jihadista sia stato accompagnato da qualcuno.
Mentre viene smentita la voce secondo cui il presunto complice si trovava sullo stesso treno per Milano.
L’uomo con cui Amri sarebbe stato visto parlare durante il viaggio, sembra fosse soltanto un passeggero incontrato casualmente che dovrebbe avergli fornito solo un’indicazione per pernottare a Sesto San Giovanni.
Dove era diretto Amri?
L’ipotesi su cui si sta lavorando non porta a Milano o nell’hinterland ma verso Est, forse in Slovenia, dove ci sarebbe una rete di protezione allestita da Isis nei Balcani per recuperare sia terroristi in fuga che foreign fighters diretti nel teatro di guerra siriano e iracheno.
Possibili tappe dopo Milano: Venezia e poi Trieste. A Venezia nell’estate 2015 ha dormito una notte Khalis El Bakrauoi, uno degli attentatori della metro di Bruxelles. Ma, adesso si può rivelare, nel settembre dello stesso anno ha pernottato anche Salah Abdeslam, attualmente in carcere in Francia dopo essere stato estradato dal Belgio. Mentre El Bakraoui fece solo un passaggio per raggiungere Atene, dove incontrò Abaahoud (l’altro terrorista coinvolto nelle stragi di Parigi del 13 novembre 2015) e lo stesso Salah, sul motivo della presenza di quest’ultimo a Venezia gli investigatori non sono riusciti a capire molto tranne che fu un viaggio lampo da e per fare ritorno in Austria.
Tuttavia la pista di un appoggio italiano per Amri non viene ancora scartata.
E nel puzzle degli attacchi terroristici degli ultimi dieci giorni, da Ankara a Berlino, gli analisti dell’intelligence stanno cercando di dare un senso alla novità  assoluta rappresentata dal video diffuso da Isis il 18 dicembre, per la prima volta con sottotitoli in italiano.
In questo filmato di propaganda e di chiamata alle armi di tutti i jihadisti presenti in Europa (ma soprattutto in Francia), non si facevano riferimenti all’uccisione dell’ambasciatore russo in Turchia nè all’attacco imminente in Germania, però si mostrava come sgozzare un crociato o preparare un ordigno fai-da-te con sostanze chimiche reperibili sul mercato.
I sottotitoli in italiano (traduzione perfetta delle istruzioni in arabo) erano un messaggio per una cellula nel nostro Paese?

(da “Huffingtonpost”)

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“DANKE ITALIEN”: I CITTADINI TEDESCHI SUI SOCIAL NETWORK

Dicembre 23rd, 2016 Riccardo Fucile

IL MINISTRO DEGLI INTERNI TEDESCO: “INCREDIBILE SUCCESSO: GRANDE PROFESSIONALITA’ DELLA POLIZIA ITALIANA”

Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha ricevuto questa mattina la telefonata del collega tedesco, Thomas de Maizière, che si è congratulato per l’operazione di Polizia che ha portato all’uccisione di Anis Amri, il tunisino sospettato della strage di Berlino. Nel corso della telefonata de Maizière ha ringraziato Minniti e la Polizia italiana «per la professionalità  e l’impegno dimostrato per garantire la sicurezza dei cittadini, anche a rischio della vita, e ha espresso vicinanza all’agente rimasto ferito formulando gli auguri di pronta guarigione».
Minniti e de Maizière, fa sapere il Viminale, «hanno poi sottolineato l’ottima collaborazione tra le Forze di Polizia italiane e la Polizia federale tedesca Bka nella lotta contro il terrorismo internazionale, anche attraverso lo scambio di informazioni tra i due Paesi».
Il ministro dell’Interno tedesco ha parlato di «Incredibile successo».
Intanto la polizia di Berlino ha ringraziato i colleghi italiani con un post su Twitter, scritto in lingua italiana: «Grazie e pronta guarigione ai colleghi feriti».
E su Twitter, decine di account tedeschi stanno scrivendo sui social network, nelle due lingue, parole di ringraziamento nei confronti delle autorità  italiane e, in particolare, nei confronti della polizia: «Grazie Italia», «Danke Italien», «Grazie fratelli d’Italia». «Grazie ai poliziotti italiani che hanno reso innocuo l’attentatore di Berlino», scrive un utente di Twitter, mentre un altro commenta: «follia quanto si arrivi lontano nonostante una caccia serrata in tutta Europa, grazie Italia per aver agito nel modo giusto».
C’è anche chi ricorre a una ironia amara, come un utente dal nome italiano che vive in Germania e scrive in perfetto tedesco: «Quel che per noi in Germania è davvero irritante è che in Italia la polizia evidentemente controlla la carta d’identità ».
E a chi critica le autorità  tedesche: «Danke Italien, avete fatto quello che la Germania non era in grado di fare», ha commentato un altro utente tedesco.

(da agenzie)

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LA RAGGI SUL TETTO E LE CIMICI IN CAMPIDOGLIO

Dicembre 23rd, 2016 Riccardo Fucile

RICORDATE LA FOTO DELLA SINDACA SUL TETTO CON ROMEO? QUALCUNO AVEVA AVVERTITO MARRA CHE C’ERANO INTERCETTAZIONI IN CORSO

Vi ricordate la fotografia di Virginia Raggi con Salvatore Romeo sul tetto del Campidoglio, immortalata da Frederico De Carvalho, un giornalista e scrittore portoghese?
All’epoca si fecero molte ipotesi su cosa si dicessero i due di così interessante e si ipotizzò che parlavano delle nomine in Giunta.
Oggi il Corriere della Sera e il Messaggero ipotizzano però che la sindaca fosse sul tetto perchè c’era qualcosa che scottava: qualcuno aveva avvertito Raffaele Marra che c’erano delle cimici in Campidoglio e lui lo aveva riferito alla sindaca che aveva quindi deciso di andare sul tetto per avere… un po’ di privacy.
Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera racconta: nel settembre scorso viene captato un colloquio negli uffici di Sergio Scarpellini in cui il costruttore parla del suo rapporto con Marra e del famoso prestito per comprare la casa dell’Enasarco: «In quello stesso periodo qualcuno avrebbe avvertito Marra che c’erano intercettazioni in corso. E la notizia sarebbe stata veicolata fino alla sindaca. Sono i giorni segnati dalle polemiche per il ruolo dell’assessore all’Ambiente Paola Muraro e per le dimissioni degli altri assessori. Le indiscrezioni provenienti dal Comune danno per scontato che qualcuno tra i componenti della giunta possa finire sotto inchiesta».
Romeo spiegò successivamente che lui e la sindaca erano sul tetto per «una pausa per mangiare un panino all’ora di pranzo e godere una vista spettacolare».
Proprio in quel periodo le «pressioni» interne al Movimento 5 Stelle perchè Raggi cambiasse i componenti del suo staff sono fortissime. E nelle telefonate coperte da omissis ci sarebbe conferma del ruolo di chiave di Marra per far sì che nessuno fosse spostato, ma anzi per mantenere intatto il proprio potere. La sindaca ha negato di essere stata ricattata, come invece sostengono alcuni testimoni dell’inchiesta e in particolare l’ex capo dell’avvocatura capitolina Rodolfo Murra.
Ma i pochi brogliacci di telefonate resi noti già  bastano a dimostrare la determinazione dello stesso Marra a muovere tutte le pedine disponibili, anche condizionando Raggi.
Nella relazione trasmessa all’Anac la sindaca prima sostiene di aver deciso «in totale autonomia» spiegando che Raffaele Marra ha dato solo «mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte».
Ma è un tentativo maldestro di negare il conflitto d’interesse visto che subito dopo ammette che c’è stata una «istruttoria svolta dalle strutture competenti ai sensi della disciplina vigente», quindi l’ufficio del Personale diretto proprio da Marra
Racconta Cristiana Mangano sul Messaggero:
Il sospetto di chi indaga — infatti — è che qualcuno possa aver avvertito l’ex vicecapo di gabinetto che erano in corso intercettazioni ambientali, e che lui a quel punto lo abbia riferito alla Raggi. La conferma indiretta arriva dalle precauzioni che la stessa sindaca ha adottato in qualche circostanza, come quella di andare a parlare sul tetto del Comune con il fidatissimo Romeo, per evitare ”ascolti“ che forse avrebbero potuto creare qualche imbarazzo. Ma non è tutto, perchè i pm potrebbero decidere di contestarle anche il reato di falso ideologico
E le ragioni sono nella condotta tenuta riguardo alla nomina di Renato Marra, ed evidenziata dall’Anac. Raggi è caduta in una palese contraddizione.
Da una parte, infatti, ci sono le dichiarazioni in cui dice di aver fatto tutto da sola riguardo all’incarico di responsabile dell’ufficio turismo, e di averlo fatto, «in totale autonomia», mentre Raffaele Marra avrebbe dato solo «mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte».
Dall’altra c’è l’ordinanza con cui è stato conferito l’incarico che fa esplicito riferimento alla «istruttoria svolta dalle strutture competenti ai sensi della disciplina vigente». Quindi un’istruttoria c’è stata.
La sindaca non ha fatto tutto da sola. Anzi: «Si deve ritenere — ha concluso l’Anticorruzione — che l’atto di nomina sia stato accompagnato da una attività  istruttoria, svolta in particolare dall’ufficio organizzazione e risorse umane di Roma Capitale diretto da Raffaele Marra».

(da “NextQuotidiano”)

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COSI’ E’ STATO UCCISO ANIS: IL CONTROLLO DEI DOCUMENTI, I DUBBI SULL’ACCENTO E POI GLI SPARI

Dicembre 23rd, 2016 Riccardo Fucile

ANIS HA DETTO AGLI AGENTI DI ESSERE DI REGGIO CALABRIA… HA TIRATO FUORI LA PISTOLA SOLO QUANDO GLI HANNO CHIESTO DI SVUOTARE LO ZAINETTO

Due colpi, di cui uno mortale all’altezza del costato, che lo hanno fatto spirare in dieci minuti.
Così è morto Anis Amri, il terrorista di Berlino, secondo il dettagliato racconto di Roberto Guida, vice questore aggiunto e a capo del commissariato di Sesto San Giovanni, il paese alle porte di Milano dove questa notte è avvenuto il fermo e l’uccisione dell’attentatore.
Sono le 3.08 del mattino della notte scorsa quando la voltante del commissariato, proprio davanti alla stazione ferroviaria di Sesto, vede «questa persona sospetta di origine maghrebina», spiega Guida in conferenza stampa.
I due agenti, che sono Luca Scatà  e Cristian Movio, fermano Amri, che è senza documenti ma «parla un buon italiano con accento straniero».
Una volta chiesto di svuotare lo zainetto, il terrorista, tranquillo, estrae la calibro 22 «con mossa repentina e inattesa» colpisce Movio alla spalla.
Nonostante sia ferito, l’agente prova a tirare fuori la pistola, sparando un colpo, ma Amri è già  dietro la volante per nascondersi e forse «riuscire a freddare gli agenti».
A quel punto, il 29enne Scatà , agente in prova, fa il giro della macchina e risponde al fuoco, sparando due colpi uccidendolo.
Prima di essere ucciso Amri ha urlato «poliziotti bastardi».
Quando è stato fermato dai due agenti ha detto di essere di Reggio Calabria.
Lo ha riferito Christian Movio, l’agente rimasto ferito nel conflitto a fuoco. Movio, che in ospedale ha parlato col vice presidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala che lo ha incontrato, ha detto che Amri «non aveva accento italiano e ci ha insospettito».

(da “La Stampa”)

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