DUE CELLULARI PER SCOPRIRE PIANI E COMPLICI DI AMRI
UN’UTENZA TEDESCA E UNA TUNISINA SONO NELLE MANI DEGLI INQUIRENTI… IL KILLER ERA DIRETTO IN SLOVENIA
Due cellulari, con un’utenza tedesca e una tunisina. Li aveva addosso Anis Amri al momento del conflitto a fuoco e dall’alba sono nelle mani degli investigatori che stanno estraendo numeri di telefono, messaggi e filmati.
Potrebbero aprire uno squarcio fondamentale sulla rete di complicità , collegamenti e protezioni su cui il jihadista ucciso a Sesto San Giovanni poteva contare.
Perchè è ormai abbastanza chiaro che sia l’attentato che la fuga in treno attraverso mezza Europa non siano stati frutto dell’iniziativa estemporanea di un “lupo solitario”.
E a confermarlo c’è anche il video di rivendicazione, registrato dallo stesso Amri a Berlino ma rilanciato nel pomeriggio dal sito attraverso cui passa quasi tutta la propaganda di Isis.
Secondo le informazioni trasmesse dalla Bundeskriminalamt alla Polizia di Stato, e da notizie di intelligence scambiate tra i servizi tedeschi e italiani, sembra quasi certo che al momento del sequestro del Tir utilizzato per la strage Amri sia stato aiutato da un altro terrorista che potrebbe non essere stato ancora indentificato.
Ma su questo elemento dello scenario che ha preceduto l’attacco al mercatino c’è assoluto riserbo. In queste ore, tutte le registrazioni delle telecamere delle stazioni in cui Amri è transitato tra Germania, Francia e Italia vengono visionate proprio per capire se nella fuga il jihadista sia stato accompagnato da qualcuno.
Mentre viene smentita la voce secondo cui il presunto complice si trovava sullo stesso treno per Milano.
L’uomo con cui Amri sarebbe stato visto parlare durante il viaggio, sembra fosse soltanto un passeggero incontrato casualmente che dovrebbe avergli fornito solo un’indicazione per pernottare a Sesto San Giovanni.
Dove era diretto Amri?
L’ipotesi su cui si sta lavorando non porta a Milano o nell’hinterland ma verso Est, forse in Slovenia, dove ci sarebbe una rete di protezione allestita da Isis nei Balcani per recuperare sia terroristi in fuga che foreign fighters diretti nel teatro di guerra siriano e iracheno.
Possibili tappe dopo Milano: Venezia e poi Trieste. A Venezia nell’estate 2015 ha dormito una notte Khalis El Bakrauoi, uno degli attentatori della metro di Bruxelles. Ma, adesso si può rivelare, nel settembre dello stesso anno ha pernottato anche Salah Abdeslam, attualmente in carcere in Francia dopo essere stato estradato dal Belgio. Mentre El Bakraoui fece solo un passaggio per raggiungere Atene, dove incontrò Abaahoud (l’altro terrorista coinvolto nelle stragi di Parigi del 13 novembre 2015) e lo stesso Salah, sul motivo della presenza di quest’ultimo a Venezia gli investigatori non sono riusciti a capire molto tranne che fu un viaggio lampo da e per fare ritorno in Austria.
Tuttavia la pista di un appoggio italiano per Amri non viene ancora scartata.
E nel puzzle degli attacchi terroristici degli ultimi dieci giorni, da Ankara a Berlino, gli analisti dell’intelligence stanno cercando di dare un senso alla novità assoluta rappresentata dal video diffuso da Isis il 18 dicembre, per la prima volta con sottotitoli in italiano.
In questo filmato di propaganda e di chiamata alle armi di tutti i jihadisti presenti in Europa (ma soprattutto in Francia), non si facevano riferimenti all’uccisione dell’ambasciatore russo in Turchia nè all’attacco imminente in Germania, però si mostrava come sgozzare un crociato o preparare un ordigno fai-da-te con sostanze chimiche reperibili sul mercato.
I sottotitoli in italiano (traduzione perfetta delle istruzioni in arabo) erano un messaggio per una cellula nel nostro Paese?
(da “Huffingtonpost”)
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