Novembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
IL LEGAME TRA SALVINI E L’IMPERIALISMO RUSSO E’ NOTO, ORA EMERGONO SITI LEGHISTI CHE HANNO LO STESSO CODICE GOOGLE CON SITI DI AREA M5S
Mentre il Movimento smentiva furiosamente la notizia di un incontro con Matteo
Salvini, un sito web che sostiene in modo ufficiale Salvini risultava condividere i codici analytics di Goo gle e l’Id di Google adsense (con cui viene monetizzata la pubblicità online) con siti pro M5S, e siti pro Putin.
L’analisi, resa nota dal New York Times, è in un report della società dell’informatico Andrea Stroppa, consulente tra gli altri di Matteo Renzi, che La Stampa ha potuto consultare, e aggiunge importanti dettagli sull’esistenza nei social italiani di sovrapposizioni de facto tra aree politiche diverse in Italia, all’insegna di un nemico comune: il governo, le èlite liberal, il Pd, Renzi, la Boschi, la Boldrini, ma anche Monti, Napolitano, la Bonino, Gentiloni, gli immigrati, la società multietnica, gli Stati Uniti, l’euro, l’Europa.
Una propaganda spesso xenofoba, sempre anticasta, centrata sull’idea che i politici siano tutti corrotti tranne grillini e leghisti, o sull’esaltazione di Putin.
Oggi possiamo fare alcuni passi avanti, fornendo i nomi dei due siti grillini citati nel report.
Si tratta, ci ha confermato Stroppa, di Videoa5stelle.info (ha una relativa pagina Facebook da 21 mila follower) e infoa5stelle.info (e relativa pagina Facebook da 95 mila follower).
Luca Morisi, il social media manager di Salvini, che inizialmente aveva declinato ogni commento al Nyt, in serata ha riconosciuto che i codici coincidono per i diversi siti.
Ha spiegato però che un ex attivista M5S ha lavorato assieme a lui alla costruzione del sito ufficiale “Noi con Salvini”, e ci ha copiato gli stessi codici informatici dei siti grillini e putiniani; «ma non abbiamo nulla a che fare con i siti pro M5S o pro Putin», dice Morisi.
Ha promesso che tutto sarà bonificato nel weekend. A una richiesta di ulteriore chiarimento inviata da La Stampa non ha risposto.
In alcuni paesi, come l’Inghilterra, la coordinazione delle propagande è illegale secondo la legge elettorale (in Uk c’è un’inchiesta su presunto coordinamento illegale tra la campagna per la Brexit di Farage e quella di Cameron).
In Italia non lo è, non si è mai neanche ben capito il problema. Per ora, continuiamo a non sapere – Google non aiuta – chi sia l’intestatario dell’account Adsense.
Un’analisi dei contenuti, di questi siti, aiuta a capire alcuni “mediatori”, tra network diversi (i mediatori sono come i tubi di un impianto idraulico): usando il grafo di Facebook scopriamo che i post di un sito grillino in questione, “Infoa5stelle”, vengono rilanciati alacremente (quattro volte nei primi quattro post della colonna ordinata per ampiezza delle condivisioni) dal Fan club Luigi Di Maio, una pagina non ufficiale di 75 mila seguaci, di cui abbiamo scritto in passato, molto centrale nel network pro M5S su Facebook, e gestita da personaggi intrecciatissimi (nelle amicizie Facebook) a profili di big grillini.
La Stampa scrisse un anno fa di un vero network pro M5S, ben costruito, 550 pagine, sei grossi cluster, profilati per temi.
Traduzione: la sovrapposizione Lega-mondo M5S, dai codici coincidenti, entra facilmente nei rispettivi network.
La seconda storia di questi giorni riguarda un caso di falso interessante perchè anche qui c’è un errore, della catena, che fa venire alla luce connessioni: Maria Elena Boschi ha denunciato giorni fa un profilo Facebook (tale Mario De Luise) e una pagina (Virus5stelle) che postavano diffamazione violenta contro lei e Boldrini, tra gli altri, accostandole a Riina (oltre a cose come foto di Renzi in una bara, e foto di Napolitano schiacciato in un pozzo; così, per fare due soli esempi).
Uno dei due gestori della pagina, Adriano Valente, esibisce nei suoi post sui social una foto con Di Maio a una marcia grillina (la foto è stata ritrovata e pubblicata su twitter da Lorenzo Romani, un social consultant che ad agosto aveva per primo lanciato l’allarme documentato su sovrapposizioni di codici tra siti leghisti e grillini).
Valente indossa il laccio nero da badge riservato agli organizzatori del corteo.
La foto è vera? Nardelli, reporter di Buzzfeed, ha poi pubblicato che Di Maio dal suo profilo ufficiale Facebook, in passato, ha taggato Valente.
Boschi aveva sfidato Di Maio a dire qualcosa; ieri nel suo post sulle fake news il candidato premier M5S non ha detto nulla sui due casi specifici, ha solo condannato in generale le fake news.
Valente dice di cadere dalle nuvole: «Giusto per chiarire, gestisco sei pagine numerose in rete (sic) assieme ad altri ragazzi, un certo Mario De Luise pare abbia postato ieri dal suo profilo una bufala del funerale di Riina. Pare poi l’abbia pure pubblicata sulla pagina Virus 5 stelle. Io personalmente sono estraneo».
Ma è lui il gestore di quella pagina. E poi: chi sono gli «altri ragazzi» di cui parla? Esistono persone che fanno gli intestatari di pagine e gruppi?
Infine, il profilo di De Luise: è stato chiuso su Facebook, ma ne aveva almeno un altro identico (col nome scritto attaccato) che posta contenuti da pagine o gruppi Facebook del network pro M5S: Tutti con il M5S (146.114 seguaci), Adesso basta (473 mila), Noi sosteniamo il M5S (99.870).
È una guerra; che, senza nessun problema, raggiunge più di tre milioni di profili di italiani.
(da “La Stampa”)
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Novembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
NESSUN NOTAIO CON SALVINI: TRA ALLEATI CI SI DEVE FIDARE
“Io non avevo presente che ci fosse contemporaneamente la Leopolda, che parla ai giovani, che sono il futuro e su cui bisogna intervenire in modo molto forte. Ma noi abbiamo sentito tutta l’Italia e siamo attentissimi alla voce del Paese. Abbiamo parlato con i professionisti l’Italia che procede che crea posti di lavoro benessere e ricchezza”.
Lo ha detto Silvio Berlusconi, nel suo discorso che chiude la contro Leopolda di Forza Italia a Milano.
L’ex premier ha parlato lungamente del centrodestra in vista delle prossime elezioni. Forza italia, Lega e Fratelli d’italia si vedranno a un “tavolo prossimo” con al centro il programma stilato da Berlusconi, ma “solo per la definizione precisa di alcuni punti” perchè gli alleati ai quali “l’ho già presentato tempo fa” lo hanno “condiviso”.
Il programma è quello che il Cav ha già annunciato, che contiene la composizione del futuro, ipotetico, governo di centrodestra con “12 ministri dalla società civile, solo 8 dalla attuale politica”, assetto già “sottoposto a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, e lo hanno approvato”, precisa Berlusconi.
Anche se aggiunge che “dovremo fare spazio alla quarta componente del futuro centrodestra”.
“Il mio lavoro negli ultimi mesi è stato proprio quello di contattare tutte le confederazioni di produttori e tutte le associazioni di professionisti”, quindi con “tutti coloro che sono l’Italia che lavora, che produce, che crea posti di lavoro, benessere e ricchezza”, dice Berlusconi.
Da questo impegno “è venuto fuori il programma che ho già presentato tempo fa ai nostri alleati della Lega e di Fdi – prosegue- che lo hanno condiviso e con i quali ci siamo dati appuntamento a un tavolo prossimo solo per la definizione precisa di alcuni punti”.
Ma Berlusconi piazza anche una stoccata a Salvini, che voleva portarlo da un notaio per fare liste pulite e prendere un impegno anti-inciucio.
“Dal notaio si portano le persone di cui non si ha fiducia. Noi non siamo concorrenti, mai, noi siamo alleati e come tali siamo contenti dei voti che prenderanno Lega e Fdi- dice Berlusconi- auguriamo loro di prendere piu voti possibili, insieme faremo vincere il centrodestra e avremo una maggioranza per governare il paese e fare l’indispensabile rivoluzione liberale”.
L’ex premier poi interviene nella polemica sulle banche, difendendo il sistema bancario. “Non credo che il sistema oggi accusato di questo e quell’altro sia da porre sotto accusa. Perchè si tratta di qualche banca e di qualche protagonista e le colpe sono personali”. Il capo di Fi ha rilevato il fenomeno delle “tante sofferenze, oggi sono 123 miliardi, dovuti magari a degli errori, acquisti troppo ambiziosi, ma anche alla crisi dell’economia che ha portato molti creditori a non poter render alle banche il prestito ricevuto. Dobbiamo dare coraggio – ha detto – alle banche pensando soprattutto alle start up, i giovani che le intraprendono possono andare avanti e trovare sostegno soltanto da privati”.
Un ultimo pensiero va poi all’amico di una vita che oggi è in carcere e con seri problemi di salute. “Marcello Dell’Utri è un prigioniero politico: è una delle persone più trasparenti, colte e al servizio del Paese che io conosca”.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
ALLA LEOPOLDA RENZI PROMETTE DI ESTENDERE GLI 80 EURO A FAMIGLIE CON FIGLI
Gli 80 euro saranno estesi. Matteo Renzi nel discorso conclusivo dell’ottava edizione
della Leopolda annuncia che la misura del bonus euro sarà estesa. Il segretario dem dal palco della stazione fiorentina difende la politica dei bonus.
“Gli 80 euro vanno estesi e non cancellati, vanno estesi innanzitutto alle famiglie che hanno figli. La dimensione del salario è importante – ha aggiunto -. Ma qualcuno utilizza questi temi per utilizzarli strumentalmente nel dibattito politico: quanto hanno preso in giro gli 80 euro quelli che hanno un conto a 8 zeri”.
“Non siamo come Berlusconi che ogni volta che perde dà la colpa a qualcuno, noi quando perdiamo diciamo che abbiamo perso, M5s parlano di complotto ed invece quando si perde è perchè gli italiani scelgono altri. Vi invito all’onestà intellettuale perchè se non guardiamo al passato non si è onesti sul futuro. Abbiamo perso la sfida ma la rifarei. Siamo qui ancora più forti di prima”, ha aggiunto Renzi a proposito della sconfitta del referedum che “brucia ancora”.
Quanto agli alleati: “Basta litigare e basta con il congresso permanente. Siamo una squadra”, ha detto Renzi che apre a nuovi alleati assicurando “pari dignità ” tra alleati. “Ci ci starà bene, chi non ci vuole stare avrà rispetto e non rancore perchè non facciamo politica con rancore”, ha aggiunto.
Sugli avversari, il segretario dem ha detto che “ci sarà un grande testa a testa tra Di Maio e Berlusconi tra chi guiderà il gruppo parlamentare che arriverà secondo e terzo alle prossime elezioni, perchè tutti i sondaggi danno il pd primo gruppo parlamentare della legislatura”.
“La battaglia contro la propaganda nasce non dal desiderio di garantire la campagna elettorale ma da quello di ricostruire una comunità . Dobbiamo fare una scommessa di serietà . M5s e Lega escono con gli stessi codici nell’advertising dei social. Usano le stesse tubature, non vogliamo fare leggi o censurare nessuno ma educare ad essere responsabili”, ha detto Renzi. “Vi abbiamo sgamato amici dell’opposizione, ogni 15 giorni il pd presenterà un rapporto su tutte le schifezze che troviamo in rete” ha concluso.
(da agenzie)
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Novembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
CHI TIENE PIU’ TELEVISORI ACCESI SU DI SE’…. ARRANCANO BERSANI E SALVINI
Oggi il Corriere della Sera pubblica un interessante specchietto riepilogativo delle ultime presenze in televisione di leader politici come Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Pier Luigi Bersani.
Lo share rappresenta la percentuale di televisori “accesi” rispetto al totale di quelli accesi nella stessa fascia oraria, e quindi non indica il numero di spettatori effettivo di oggi performance televisiva.
Dai numeri si evince che la presenza di Luigi Di Maio a Che tempo che fa è stata seguita dal 14,7% di share, mentre Renzi a Porta a Porta ha fatto il 13%; Berlusconi ha tenuto accesi dodici televisori su cento il 16 novembre a Porta a Porta mentre Salvini ha avuto appena uno share dell’8,3% a Otto e Mezzo nell’ottobre scorso.
Bersani il 19 novembre scorso a In Mezz’ora in più è stato seguito dal 7,2% dei televisori accesi la domenica pomeriggio.
«Faccio notare – dice Marco Agnoletti, portavoce di Renzi – che il 23, quando siamo andati a Otto e mezzo, c’era la partita di Europa League in chiaro (MilanAustria Vienna su Tv8, ndr) che ha fatto 2 milioni di telespettatori. E due giorni prima, il 21, eravamo stati già a Porta a porta da Bruno Vespa realizzando il 13% di share (un milione e 282 mila spettatori, ndr), cioè più di Berlusconi…».
E sempre quel giorno, quando Berlusconi andò da Bruno Vespa, registrò comunque un milione 200 mila spettatori, l’11,5 di share.
«Mica poco – commenta l’esperto dell’ex premier –. La differenza vera, però, la farà febbraio o, meglio, gli ultimi 10 giorni prima delle elezioni, quando l’elettore meno convinto, proprio in virtù di quello che vedrà in televisione, deciderà se andare o meno a votare. E, nel caso, per chi…».
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
IL TAR DEL LAZIO DA’ RAGIONE AL COSTRUTTORE, IL COMUNE NON AVRA’ I SOLDI DELLA VALORIZZAZIONE PERCHE’ HA REVOCATO L’AUTORIZZAZIONE A COSTRUIRE, CONSENTENDO A TELECOM DI SCIOGLIERSI SENZA ONERI DAL CONTRATTO
Vi ricordate la vicenda delle Torri dell’Eur? Quello che passerà alla storia come uno dei
più grandi successi di Paolo Berdini in qualità di assessore all’urbanistica della Giunta Raggi è arrivato a conclusione con la sentenza n.11647/2017 depositata il 24 novembre al Tar Lazio (sezione II bis), su ricorso di Alfiere.
La decisione, racconta oggi Il Sole 24 Ore, dà ragione ai promotori e chiarisce che i 24 milioni di oneri erano vincolati al precedente progetto di valorizzazione, mai realizzato.
Il progetto cioè di abbattere le torri e di realizzare al loro posto il condominio di lusso progettato da Renzo Piano.
Con l’uscita dei soci privati dall’operazione avviata da Fintecna, quel progetto è naufragato e il permesso di costruire chiesto nel 2009 non è stato mai ritirato.
Giovanni Caudo, ex assessore della giunta Marino, ricostruisce così le fasi della vicenda oggi:
La vicenda surreale l’abbiamo riepilogata all’epoca: Telecom ha deciso di vendere la propria quota al partner a causa dell’assenza di un permesso a costruire, che doveva essere rilasciato entro il 30 settembre 2016.
L’autorizzazione a costruire era stata rilasciata dalla Giunta Marino, poi è stata revocata dall’amministrazione Raggi — in seguito a una verifica lanciata da Francesco Paolo Tronca — dopo le notizie sulle indagini della procura di Roma, a cui Telecom è estranea, che hanno coinvolto l’ex assessore all’urbanistica Giovanni Caudo.
Poi però la storia si complica nell’estate 2016: Paolo Berdini annuncia a luglio che anche a causa delle indagini della magistratura il Comune revocherà il permesso a costruire a Telecom. Importante segnalare che in quella fase, e anche dopo l’insediamento di Cattaneo come ad nel marzo di quell’anno, la marcia indietro di Telecom sarebbe però stata troppo costosa visto che il contratto firmato da Telecom e Cassa depositi e prestiti, che controlla il 100% di Cdp Immobiliare, imponeva all’ex monopolista penali per 180 milioni in caso di inadempienza.
Ma la revoca dell’autorizzazione fa scattare una delle condizioni sospensive del contratto e consente di sciogliere la joint venture senza costi.
Tutti felici, tutti contenti? Mica tanto. Perchè il 26 settembre 2016 Paolo Berdini va a parlare in un incontro con l’ACER e se ne esce così:
“Mercoledì votiamo una memoria di giunta preparata da me sulle Torri dell’Eur, ovvero che c’è un interesse pubblico a non vedere più quegli orrori”.
“Se non ci sono più i 25 milioni che la precedente amministrazione ha perso per strada — ha aggiunto — la Finanza ci bussa alle porte e Tim (che proprio li dovrebbe realizzare la sua nuova sede, ndr) fa le valigie e se ne va, hanno ragione loro. Questo con me non succederà più. Se noi sbagliamo strada, lasciamo spazio solo alla magistratura”.
“Siamo ben felici che nelle torri dell’Eur vada Telecom — continua Berdini -. Rinuncio con la memoria di giunta ai 25 milioni di euro di oneri aggiuntivi previsti in cambio di destinazione d’uso. Quello sta bloccando tutto, io devo prendere atto di una cosa oggettiva”
Due giorni dopo succede che il Campidoglio cambia idea: la Giunta, tramite una memoria, ribadisce l’interesse al recupero delle Torri dell’Eur destinate alla sede centrale di Telecom Italia
Il risultato finale di una gestione schizofrenica
Alfiere dovrà versare al Comune di Roma solo un milione per opere di sistemazione dell’area e 23mila euro di oneri di costruzione. “Siamo assolutamente convinti della giustezza della nostra analisi e quindi, nell’auspicare che questo progetto della creazione della sede della Telecom nelle Torri dell’Eur vada in porto nel più breve tempo possibile, abbiamo ribadito che i 25 milioni di euro sono una cifra dovuta all’amministrazione comunale”, diceva poco più di un anno fa Paolo Berdini.
A novembre 2017 quindi Roma ha perso gli investimenti della riqualificazione, la possibilità di spostare la sede Telecom, gli oneri di urbanizzazione.
E le torri sono ancora lì.
Un’altra grande vittoria di questa amministrazione e degli uomini che ha scelto per rappresentarla. Intanto la società Alfiere ha citato il Comune chiedendo un risarcimento di 328 milioni per i lavori sospesi e l’abbandono di Tim.
Chissà che, toccato il fondo, non si inizi a scavare.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
NE HA IN PROGRAMMA GIA’ 18 CONTRO I 17 IN CINQUE ANNI DELLA VECCHIA GIUNTA… MA IL M5S NON ERA CONTRO I MONOPOLI DELLE GRANDI CATENE?
In campagna elettorale Chiara era stata chiarissima: niente supermercati, megastore e così via a deturpare Torino.
La Appendino in campagna elettorale si era impegnata a non utilizzare gli oneri urbanistici per finanziare la spesa corrente e successivamente il consiglio comunale aveva votato una delibera poi ritirata.
Ieri il Corriere Torino ci ha messo a parte della realtà dei fatti: in un anno e mezzo la giunta della sindaca Chiara Appendino ha autorizzato 11 ipermercati.
E non è finita: in arrivo ce ne sono altri 7, tra cui il nuovo Esselunga di corso Bramante, nell’area lasciata libera dall’ex filiale Fiat.
L’equivalente di un assegno da 10 milioni di euro, ossigeno per le ansimanti casse del Comune.
Il conto dell’«urbanistica che porta soldi», come l’ha definita lo stesso vicesindaco Montanari, vale complessivamente 44 milioni di euro.
E la maggior parte – circa 32 milioni – arrivano dalla costruzione di 14 nuovi super, iper e megastore.
L’elenco è lungo e comprende veri e propri colossi: dal Bricoman in corso Romania alla Coop in piazza Nizza, dall’Auchan sempre in corso Romania al Padiglione 5 del Lingotto trasformato in area commerciale alla nuova; per finire con la Coop in via Botticelli e il Mercatò nell’ex Scalo Vanchiglia.
Supermercati «salva bilancio».
Il confronto con Fassino è inquietante: 17 ne ha approvati la giunta vecchia in 5 anni, 18 ne ha in programma di approvare la giunta nuova.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
I MESSAGGI ESPLICITI SU WHATSAPP ALLA DONNA, ANCORA MISTERO SULL’AUTORE DELLA DENUNCIA
Venerdì scorso è uscita la notizia dell’indagine su Mattia Palazzi, sindaco PD di di
Mantova, accusato di aver chiesto favori sessuali in cambio di fondi pubblici a un’associazione culturale.
La donna che sarebbe stata oggetto delle richieste ha però smentito di essersi sentita in qualche modo ricattata da Mattia Palazzi, ma oggi il Corriere della Sera in un articolo a firma di Andrea Pasqualetto dettaglia meglio in cosa consistono le accuse che a prima vista, leggendo le risposte degli interessati, sembravano incomprensibili.
Un anno di messaggi WhatsApp e sms fra i due, alcuni decisamente spinti, e una foto in cui lui si mostra nudo. «Staresti bene messa a …, sei una birichina». «Ricordati che le cose non vanno avanti senza il benestare del sindaco, attieniti alle regole». «Vieni qui che ti…». Lei inizialmente la prende sul ridere. Cerca uno smarcamento tipo «sei inopportuno e maleducato». Fino a che confida tutto alla sua capa, facendole vedere i messaggi più sorprendenti.
E l’altra che fa?
«All’inizio sorridevo e dicevo “ma guarda tu cosa scrive il sindaco” – racconta ora la presidente dell’associazione, che peraltro si occupa di bambini e di donne –. Perchè io penso che ci stia anche un’avance fra un uomo e una donna, ma non ci sta quando l’uomo usa il suo potere e ci sta ancora meno quando di mezzo c’è un’associazione che vive di ideali. E quindi ho iniziato a farle pressioni perchè lo denunciasse. Ma lei non voleva, non l’ha mai voluto. A un certo punto mi sono confrontata con chi ne sapeva più di me che mi ha fatto capire la gravità della cosa… poi, non so come, è scattata la querela. Ma mi sono pentita di non averla fatta io».
Per questo mercoledì i carabinieri hanno perquisito il sindaco, la donna presuntamente oggetto delle attenzioni di Palazzi e la presidente dell’associazione in qualità di testimone e hanno sequestrato computer, telefonini e tablet oltre a documenti che certificano i rapporti economici tra Comune e associazione.
L’accusa è di tentata concussione, infatti l’associazione non ha mai ricevuto nè il patrocinio del comune nè i fondi.
Martedì Mattia Palazzi sarà ascoltato dai magistrati mentre rimane il mistero su chi lo ha denunciato, visto che la vicepresidente e la presidente dell’associazione negano di averlo fatto.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO LA GAMBIZZAZIONE DEL NIPOTE DI FASCIANI, AGGUATO A SILVANO SPADA, L’IMMORTALATO NELLA FOTO CON LA MELONI
Ancora una sparatoria a Ostia. A meno di tre giorni dalla gambizzazione del nipote di Fasciani in una pizzeria del centro, intorno alle 22 di ieri sono stati esplosi almeno cinque colpi di pistola in via Forni, quartier generale del clan Spada, dove il fratello del boss, Roberto (ora nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo dopo la testata al cronista di Nemo) gestiva una palestra. Non risultano comunque feriti.
Gli spari sono stati esplosi contro la porta dell’abitazione di un membro della famiglia Spada, Silvano, che abita nei pressi del bar dove nel novembre del 2011 furono uccisi due pregiudicati della zona, Giovanni Galleoni e Francesco Antonini, conosciuti negli ambienti della mala come Baficchio e Sorcanera, entrati in conflitto con la famiglia Spada.
Poco dopo è stata presa a calci e pugni anche la porta di casa di un altro membro della famiglia che abita poco distante, in via Baffigo.
Pochi giorni prima del ballottaggio a Ostia di domenica scorsa, che ha visto la vittoria dei 5Stelle, Silvano Spada si era guadagnato gli onori della cronaca per una foto pubblicata su Facebook che lo ritrae con il leader di Fdi Giorgia Meloni e la candidata del centrodestra Monica Picca.
Umoristico il commento del ministro dell’Interno, Marco Minniti: “È nelle sfide più difficili si vede la forza dello Stato. Noi saremo duri e intransigenti. Perchè quello che sta avvenendo a Ostia non è tollerabile in una democrazia”.
Peccato che il ministro degli Interni sia lui e che avesse detto le stesse cosa anche un mese fa: a parte la solita dimostrazione “muscolare” di centinaia di uomini dislocati sul territorio (stile Ivan il russo, che infatti è scappato), a Ostia “presidiata” i clan continuano a sparare e Minniti non riesce a prevenire un bel nulla.
E neanche a reprimere, visto che anche ieri gli autori se ne sono andati senza essere arrestati suil fatto.
(da agenzie)
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Novembre 26th, 2017 Riccardo Fucile
ISTAT, CALANO GLI STRANIERI, IN OLTRE 50.000 HANNO LASCIATO IL NOSTRO PAESE PERCHE’ NON PIU’ ATTRATTIVO COME POSSIBILITA’ DI LAVORO
Le immagini degli sbarchi dalla Libia hanno segnato così a fondo noi italiani, che un
dettaglio rischia di sfuggirci: il 2017 potrebbe rivelarsi il primo anno nella storia recente nel quale il numero di stranieri che vivono in Italia inizia a diminuire.
Da quasi quattro decenni l’istituto statistico Istat ha iniziato a registrare la quantità di immigrati residenti e finora non si è mai visto un calo.
Nel 1981 si contavano fra le Alpi e la Sicilia meno di 100 mila stranieri, alla fine del 2016 poco più di cinque milioni.
Ma quando i dati più recenti saranno resi noti, sembra quasi inevitabile che emerga la prima inversione di tendenza.
Essa sarebbe il frutto di dinamiche diverse: alcune preoccupanti, altre incoraggianti, altre ancora del tutto naturali.
Normale per un Paese meta dell’immigrazione di massa da tre decenni è per esempio che inizi a crescere rapidamente anche il gruppo di coloro che decidono di diventare italiani.
Queste persone spariscono dal conto degli stranieri solo per questo motivo: solo fra i non europei, nel 2016 hanno preso la cittadinanza italiana a pieno titolo 184 mila persone, quasi il quadruplo rispetto all’inizio del decennio.
Dunque il primo calo del plotone degli stranieri non equivale a una riduzione di coloro che sono nati all’estero.
Un secondo fattore relativamente incoraggiante all’origine dell’inversione di tendenza viene dal canale di Sicilia. Se anche gli arrivi dal mare questo mese e il prossimo si confermassero pari a quelli di fine 2016, quest’anno si chiuderebbe con oltre 50 mila arrivi via mare in meno.
Questo crollo potrebbe di rivelarsi decisivo, perchè dal 2013 il totale dei residenti stranieri è sempre aumentato di meno di 50 mila all’anno.
Solo un flusso di sbarchi molto sostenuto permetteva che il numero degli stranieri crescesse un po’: 21 mila in più l’anno scorso, 12 mila nel 2015.
Un terzo fattore
C’è poi un terzo fattore che spiega la storica inversione di tendenza a cui l’Italia va incontro: gli immigrati ri-emigrano. Sono arrivati per farsi una vita tempo fa e ora sempre più spesso vanno via per rifarsene un’altra in un altro Paese.
Lo fanno anche dopo aver conquistato il passaporto italiano, che permette loro di non dover chiedere permessi per cercare lavoro in Svizzera, Svezia, Norvegia o Germania. Del mezzo milione di «nuovi italiani» diventati tali fra il 2012 e il 2016, nello stesso periodo 24 mila erano già migrati altrove.
La fuga dei giovani nati in Italia, a ben vedere, rischia di far nascondere un po’ il fenomeno – più intenso – della fuga dall’Italia dei nati all’estero.
In realtà però gli immigrati stanno ri-emigrando fuori dall’Italia a ritmo cinque volte più veloce di quanto facciano i giovani italiani.
Nel 2015, ultimo anno registrato, risulta ufficialmente trasferito all’estero un italiano ogni 500 circa e uno straniero ogni cento.
Così gli stranieri che hanno gettato la spugna nel 2015 sono stati 44 mila, il triplo rispetto a nove anni prima.
Molto probabilmente però i numeri reali sono maggiori sia per loro che per i migranti italiani, perchè in tanti partono senza cancellare la residenza di origine.
La ri-emigrazione degli immigrati
La ri-emigrazione degli immigrati è un fenomeno, per certi aspetti, comprensibile. Secondo il centro-studi di Parigi Ocse, l’Italia divide con la Slovacchia il primato europeo di giovani stranieri «Neet», che non studiano nè lavorano: fra loro uno su tre vive ai margini della società , una quota anche più alta di quella già da record dei loro coetanei italiani.
L’Italia divide poi con la Grecia il primato di immigrati occupati in ruoli nettamente inferiori alle loro qualifiche. La disaffezione verso l’Italia non è uguale per tutte le comunità più numerose e insediate storicamente nel nostro Paese.
Essa è molto pronunciata fra i rumeni e fra i polacchi, che stanno andando via in gran numero. Sembra invece esserlo di meno fra gli albanesi, i cinesi, i filippini o gli ucraini.
Una specie di inversione cognitiva
Di certo l’Italia ha l’aria di soffrire di una specie di inversione cognitiva: mentre il ceto politico non fa che dibattere su un’«invasione» dall’estero – riflesso delle immagini televisive degli sbarchi – si consuma fra gli stranieri più qualificati e (un tempo) più integrati una sorta di silenzioso deflusso verso l’estero.
Nell’ultimo anno per esempio sono «spariti» dalle statistiche 55 mila marocchini, solo 35 mila dei quali avevano preso cittadinanza italiana; gli altri hanno gettato la spugna. Così l’Italia si sente talmente presa d’assedio da non cogliere di non essere più considerata attraente.
Fra il 2007 e il 2015 è fra le prima trenta democrazie avanzate dell’Ocse quella che ha visto il maggiore crollo di afflussi di migranti (-67%). E in un’Era di cultura globalizzata, divide con la Grecia anche il primato nel calo di visti d’ingresso agli studenti dall’estero: dal 2008, si sono quasi dimezzati.
(da “il Corriere della Sera”)
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