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IL LEGALE DI TRAINI: “RICEVO ALLARMANTE SOLIDARIETA’, LUCA E’ LA PUNTA DI UN ICEBERG DA CONDANNARE, MA LA BASE E’ MOLTO PIU’ VASTA”

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

E CI MERAVIGLIAMO? AVETE FATTO ANDARE ISTIGATORI A DELINQUERE IN TV PER ANNI, NON AVETE PERSEGUITO REATI SUI SOCIAL, NON AVETE APPLICATO LA LEGGE VIGENTE, ORA GODETEVI I RAZZISTI E PREPARATEVI A CONTARE I MORTI CHE VERRANNO

“Politicamente c’è un problema”.
A parlare è Giancarlo Giulianelli, l’avvocato di Luca Traini. “Mi ferma la gente a Macerata per darmi messaggi di solidarietà  nei confronti di Luca. E’ allarmante, ma ci dà  la misura di quello che sta succedendo”.
Per il legale, che definisce il raid xenofobo del suo assistito “un’azione scellerata”, la vicinanza espressa da qualche cittadino è il segnale del fallimento della classe politica.
“Destra, sinistra, centro, come ha trattato il problema dei migranti? Se questo è il risultato – spiega – Luca è la punta di un iceberg, la più eclatante e da condannare, ma la base è molto più vasta. Ci sono persone che non condividono il modo di gestire i migranti. La politica non ha dato una risposta al problema – ha concluso Giulianelli – la destra l’ha strumentalizzato, la sinistra l’ha ignorato e sottovalutato”.
Il   legale, Giancarlo Giulianelli, ha concluso che Traini “non ha dato segni di pentimento   e non risulta “che fosse in cura da uno psichiatra”.
Diciamo subito che l’avv. Giulianelli segnala un atteggiamento esistente, in buona parte fondato sul concetto di quello che viene percepito.
1) Nella provincia di Macerata i dati parlano chiaro: il numeri degli immigrati, rispetto a 5 anni fa, è in diminuzione, quindo non esiste alcuna “invasione”, come non esiste in Italia. Un Paese che è la settima potenza economica mondiale e che non è in grado di gestire con umanità , organizzazione e fermezza l’accoglienza di appena 150.000 profughi è un Paese gestito da una classe politica ridicola.
2) Se esistono, come in altre città , immigrati irregolari dediti allo spaccio vanno perseguiti come tutti gli spacciatori, compresi quelli italiani. Basta chiamare le forze dell’ordine, il numero è facile da comporre.
3) Va ricordato che se non esistessero clienti italiani non esisterebbero spacciatori, quindi sarebbe ora che i maceratesi si preoccupassero anche di chi in famiglia si fa di coca e si va a rifornire da loro. Sarebbe un contributo serio alla riduzione dello spaccio.
4) Stesso discorso per l’eventuale presenza di “prostitute nigeriane” che non starebbero ore sul ciglio della strada se non si presentassero a contattarle quei bravi borghesi morigerati   e padri di famiglia della zona che poi a casa o nei bar si mostrano indignati per il “degrado morale”.
5) A fronte di pochi dediti a reati, esiste la grande maggioranza di immigrati che lavorano, pagano le tasse e contribuiscono alla ricchezza del nostro Paese, come è stato per gli Italiani emigrati nelle Americhe o , in tempi diversi, in Germania, Svizzera e Belgio.
Come meritavano rispetto i nostri connazionali, lo stesso vale per coloro che sono venuti in Italia.
E passiamo alla seconda parte del problema: perchè si è diffuso il razzismo.
Sicuramente per ignoranza di chi vede nel “diverso” un pericolo, per paura di qualsiasi cosa che non si comprende perchè nessuno te lo spiega, per i messaggi fatti veicolare da accattoni della politica che altrimenti non raccoglierebbero neanche il voto dei familiari non rappresentando una mazza in termini di ideali e di etica, per stupidità  di chi governa, per egoismo innato degli esseri umani che pensano solo alla propria convenienza.
Ricordate quando le famiglie erano nella merda perchè avevano i nonni infermi?
Allora le badanti venivano bene e persino il governo Berlusconi, attraverso Maroni, regolarizzo’ 500.000 immigrati, altrimenti i loro elettori della padagna sarebbero stati costretti a pulire il culo ai loro vecchi in prima persona.
Stesso discorso per le industrie del nord, non si trovavano più operai perchè i figli preferivano non fare una mazza e vivere alle spalle dei genitori, in attesa di un posto che permettesse di pagare la rata del Mercedes.
E gli albanesi? Prima erano tutti delinquenti, ora li chiamano per ristrutturare casa in nero.
E ci fermiamo qua.
Poi sono arrivati i profughi e allora fiato alle trombe razziste, nel silenzio complice della sedicente sinistra   e delle istituzioni.
Con un governo incapace di un atto di coraggio: volete un esempio?
Sapete quanti profughi sono riusciti a varcare il confine di Francia, Svizzera e Austria l’anno scorso, per cercare di raggiungere familiari o amici?
Circa 70.000 persone, la metà  di quelli sbarcati sulle nostre coste.
E ce li siamo fatti riconsegnare, quando bastava munirli di un permesso temporaneo e avremmo evitato di doverli riprendere in carico.
Era una semplice operazione che avrebbe dimostrato all’Europa che ci siamo rotti i coglioni del suo egoismo ed era legalmente fattibile, ma il governo Renzi ha dimostrato di essere composto di cacasotto e questo è il risultato.
Non solo: per combattere il razzismo lo Stato italiano ha una legislazione debole, ma esistente.
Basta distribuire bastonate giuridiche e vedi quanti leoni da tastiera vanno a leggere Tex al cesso, invece che rompere i coglioni al prossimo.
Il web è diventato una fogna, proliferano dementi che sfogano frustrazioni, candidati al Tso che diventano candidati in liste politiche, e il Viminale e il ministero della Giustizia dormono.
In altri Paesi i razzisti sarebbero in galera da tempo, molti ospedalizzati, certi partiti sciolti: in Italia li fanno andare in televisione a istigare altro odio razziale, etnico e religioso.
Gli avete dato una patente di legittimità , ora vi stupite che abbiano fatto proseliti?
Avete ribaltato persino le regole morali, infangando chi fa del bene (le Ong) per favorire chi stupra donne, sevizia esseri umani e dirige il traffico degli scafisti (il governo libico).
Avete permesso la diffusione di bufale come i 35 euro che andrebbero ai profughi, quando semmai creano lavoro per operatori italiani, visto che ai richiedenti asilo vanno solo 2,5 euro al giorno.
Avete consentito ai razzisti blocchi stradali e manifestazioni non autorizzate per impedire illecitamente arrivi nei centri di accoglienza quando bastava qualche carica e tutti avrebbero capito che era meglio andare a mangiare il minestrone di verdure a casa.
Uno Stato quando si assume una responsabilità  deve farsi rispettare e soprattutto far rispettare la legalità .
Così non è stato e continua a non essere.
Avete coccolato i razzisti? Ora godeteveli e preparatevi a contare i morti che verranno.
Ma non parlate di destra: una destra vera e civile il problema dei razzisti in Italia lo risolverebbe in una notte.

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LE BUFALE CONDIZIONANO IL VOTO: TRE ITALIANI SU DIECI CI CREDONO

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

INDAGINE DOXA RIVELA CHE IL 30-50% DI ITALIANI CREDE ANCORA A BUFALE GIA SMENTITE (DI CARATTERE RAZZISTA)

A meno di un mese dal voto del 4 marzo, il rischio che le fake news possano influenzare i comportamenti di voto resta molto alto.
Un sondaggio realizzato da Doxa per Findomestic svela un aspetto che rischia di neutralizzare gli sforzi per smascherare le bufale che circolano soprattutto in rete.
Tre persone su dieci, spiega Doxa, credono a notizie false anche se sono state palesemente certificate come tali.
È il caso, ad esempio, della finta sorella di Laura Boldrini che gestirebbe centinaia di cooperative che assistono immigrati.
Un falso certificato, ma il 30% degli intervistati lo crede ancora vero.
Stessa sorte per la bufala sulla bambina musulmana di 8 anni data in sposa a un 35enne a Padova: la finta notizia era circolata nel novembre del 2017, diventando subito virale.
E ancora oggi il 63% degli intervistati la crede vera.
Dal test risulta che in media oltre il 40% delle persone non riconosce notizie inventate e già  smascherate.
Secondo l’80% degli intervistati le fake news condizionano l’opinione pubblica, mentre solo l’1,4% ritiene che non abbiano alcun tipo di influenza. Secondo lo studio realizzato da Doxa, oltre il 50% degli italiani ammette di essere caduto nel tranello delle fake news almeno una volta nell’arco dell’ultimo anno.
Addirittura il 13% confessa di aver «abboccato» a più di 5 notizie false.
Un dato che si spiega anche con il tipo di consumo di media che si è andato sviluppando. I siti Internet sono considerati i mezzi di informazione più attendibili da quasi tre persone su dieci (29,4%); seguono la televisione (26,5%), i blog e i forum (18,1%) e i quotidiani (10,1).
E i social network (7,7%) sono reputati più veritieri delle radio (6,3%).
Sono soprattutto i più giovani a fidarsi dei siti Internet: quasi il 36% nella fascia tra i 18 e i 24 anni. I quotidiani, invece, registrano il massimo tasso di credibilità  (20,5%) tra gli over 60.
Fortunatamente, il 71,2%delle persone controlla se la notizia è riportata anche su altre fonti e il 66,6% valuta la fonte da cui proviene la notizia.
Nonostante la situazione sia critica, circa il 40% si dice contrario all’introduzione di controlli, per evitare ogni tipo di censure.
Mentre il 50% si esprime a favore di un «controllo esterno» (meglio se ad opera di un soggetto imparziale) che certifichi cosa è vero e cosa no.

(da “La Stampa”)

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TONELLI E ALDOVRANDI: MENZOGNE E VERITA’

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

LO SCAMBIO DI LETTERE TRA IL PRESIDENTE DEL SAP E IL DIRETTORE DI ESTENSE.COM SUL RAGAZZO UCCISO E SULLA CANDIDATURA DEL SEGRETARIO DEL SAP AL SERVIZIO DI SALVINI

A proposito dei quattro poliziotti condannati a 3 anni e mezzo (diventati sei mesi grazie all’indulto) per l’omicido colposo del ragazzo, Tonelli sostenne che “le vere vittime sono i nostri colleghi. Noi siamo e resteremo sempre dalle parte dei poliziotti accusati ingiustamente, anche occupandoci della loro tutela legale”.
Un mese dopo, a Rimini, il congresso nazionale del Sap da lui presieduto dedicò un’ovazione fatta di applausi ai colleghi che uccisero il diciottenne.
Nell’aprile del 2015 chiese la revisione del processo Aldrovandi, che si era ormai concluso con la sentenza passata in giudicato.
Atteggiamento simile lo tenne sul caso Cucchi, tanto da scatenare le reazioni sdegnate degli altri sindacati e lo sdegno anche del Siap di Ferrara, il cui segretario di allora Alessandro Chiarelli ‘invitava’ il collega del Sap a riconoscere le responsabilità  dello Stato e a limitare i propri giudizi a quanto è dato sapere.
Forse anche a fronte di questi episodi Salvini ha trovato con il sindacalista un accordo per farlo correre a Bologna e non, come poteva sembrare in un primo momento, a Ferrara.
Per Roberto Traverso, segretario regionale Siap, “ora è tutto chiaro: la maglietta della polizia di stato regalata a Salvini aveva un obiettivo politico adesso ben chiaro. Ci prepariamo ad una campagna elettorale che vedrà  sicurezza e lavoro tra le priorità  dell’agenda sociale e politica — aggiunge Traverso -. Un rappresentante dei poliziotti tra le file di un partito che parla di sicurezza in termini di paura mirando alla pancia della gente, senza pensare minimamente ai problemi reali della nostra categoria”.

(da “Estense.com”)

Egregio Direttore
Sulla triste vicenda Aldrovandi si è ormai detto di tutto e i ferraresi certamente si sono fatti una loro opinione.
La vostra testata ha sempre seguito tutte le fasi e quindi dovrebbe ben sapere come sono andati i fatti ma nonostante ciò nella giornata di oggi leggiamo un approccio molto strumentale e con forte connotazione politica.
Le posizioni assunte da Tonelli hanno sempre ottenuto riscontro infatti da ultimo la giustizia amministrativa ha riconosciuto che non vi fosse di fatto responsabilità  da parte dei miei colleghi e lo stesso avv. Anselmo ha dovuto riconoscere la responsabilità  da parte del Dipartimento e dei protocolli operativi ed infine ha pure specificato che le sue difese risultavano vincenti proprio perchè caratterizzate dal coinvolgimento dell’opinione pubblica.
Inoltre, dovreste ben sapere che il decesso del ragazzo non è avvenuto per lesioni ma sostanzialmente per arresto cardiaco ed ancora che i famosi applausi trasmessi dalla rai non erano rivolti ai quattro agenti condannati ma ad un altro collega che era stato protagonista di un video appena trasmesso in sala.
La scelta di Tonelli di accettare la candidatura offerta dalla Lega è dovuta al fatto che le numerose lacune presenti nell’apparato di sicurezza del nostro paese non sono efficacemente risolvibili se non si interviene con competenza nelle sedi opportune legislative e amministrative del nostro paese. Si pensi ad esempio alla proposta del SAP di dotare di telecamere tutti gli agenti, tutte le auto di servizio e tutti gli ambienti in cui operiamo. Una proposta semplice che ci porrebbe in una campana di cristallo per garantire a tutti massima trasparenza e tutele, senza considerare il risparmio conseguente alla semplificazione dei processi penali in quanto tutto quanto sarebbe ben visionabile.

Stefano Paoloni
(Presidente SAP)

Egregio Presidente,
Mi dice che sulla “triste vicenda Aldrovandi si è ormai detto di tutto e i ferraresi certamente si sono fatti una loro opinione”.
Si duole del fatto che nei giorni scorsi abbiamo riportato un articolo relativo alla candidatura del vostro segretario nazionale Gianni Tonelli tra le fila della Lega Nord con “un approccio molto strumentale e con forte connotazione politica”.
Faccio umilmente notare che non comprendiamo il motivo per cui il presidente nazionale di un sindacato di polizia debba intervenire in difesa di un candidato di un partito politico.
La connotazione di sindacato è per sua natura autonoma da quella di fazione politica. Le sue considerazioni mi fanno quindi immaginare concetti nuovi per quanto riguarda il rapporto tra Sap e Lega Nord. Grato di questa illuminazione, vengo ai punti toccati dalla sua lettera.
Mi dice che “le posizioni assunte da Tonelli hanno sempre ottenuto riscontro infatti da ultimo la giustizia amministrativa ha riconosciuto che non vi fosse di fatto responsabilità  da parte dei miei colleghi”. Sì, la giustizia amministrativa ha contemplato circostanze attenuanti in favore dei suoi colleghi per quanto riguarda il risarcimento al Ministero.
Un concetto molto lontano dalla responsabilità  penale (sottolineo penale) derivante dall’essersi accaniti in quattro su un ragazzo di 18 anni ormai immobilizzato con manette ai polsi e in posizione prona. Altrettanto lontana dall’avere rotto due manganelli su un corpo che risulterà – cito la perizia medico legale che lei ovviamente avrà  letto — affetto da 54 lesioni, ognuna meritevole (secondo il giudice di primo grado Francesco Caruso) di un processo autonomo.
Altrettanto lontana dall’aver cercato, con il contributo di colleghi (anch’essi condannati con sentenze definitive), di occultare l’omicidio, facendolo passare inizialmente per una overdose, poi per la conseguenza ineluttabile di un tentativo di calmare “un energumeno” dalla forza sovrumana che riusciva a lanciare per aria — citazione dalle udienze del processo — gli sventurati poliziotti.
Quanto invece alla corrispondenza tra riscontri giudiziari e posizioni di Tonelli, ecco che ci troviamo a una distanza siderale. Mi basti citare la reazione del suddetto alla sentenze dei tribunali italiani che hanno decretato la colpevolezza dei colleghi: per il neocandidato leghista le vere vittime erano i poliziotti (vivi e in servizio, mentre il “carnefice”, per seguire il suo ragionamento, era due metri sotto terra).
Vengo al “decesso del ragazzo avvenuto non per le lesioni ma per arresto cardiaco”. Sapendo che ovviamente Lei ha seguito il caso e ha letto consulenze perizie e sentenze, la mia convinzione è che voglia fare il mattacchione. Aldrovandi è morto per una concomitanza di cause, tra cui le lesioni. Sicuramente lo scroto tumefatto rientra tra queste. Rientrano probabilmente anche i calci che uno dei suoi colleghi allungava sul cranio del ragazzo ormai impotente. Si ricorda quel via vai dalla testa del giovane alla volante per sentire la centrale radio? Sono sicuro di sì.
Parliamo ora del decesso per arresto cardiaco da raccontare a chi preferisce non conoscere la realtà  perchè vivere in un mondo di favole è meno greve. La causa ultima del decesso di Federico va ricondotta nello schiacciamento del fascio di His. Il prof. Thiene, nel processo che ovviamente Lei ha seguito, spiegò che quella piccola connessione elettrica del cuore si interruppe letalmente per un colpo o un peso che gravava sulla schiena del ragazzo schiacciato a terra. E lei ovviamente si ricorda chi gravava, anzi quanti gravavano, sul corpo del ragazzo ormai ammanettato vero?
Veniamo ai “famosi applausi trasmessi dalla rai” che “non erano rivolti ai quattro agenti condannati ma ad un altro collega che era stato protagonista di un video appena trasmesso in sala”.
Ecco, caro Paoloni, io non so con quali giornalisti lei abbia quotidianamente a che fare, ma con me non funziona giocare con le parole. Il Sap ha contestato che gli applausi trasmessi da Rai Tre fossero gli stessi applausi indirizzati ai poliziotti che uccisero Aldrovandi. Ma nessuno, tantomeno Tonelli, ha mai messo in dubbio che quegli applausi ci siano stati.
Nulla di nuovo, d’altronde, visto che Già  un anno fa i sindacalisti del Sap avevano applaudito a scena aperta Enzo Pontani all’uscita del tribunale di sorveglianza di Bologna.
Per quanto riguarda infine i principi compulsivi della candidatura di Tonelli (“lacune presenti nell’apparato di sicurezza del nostro paese che non sono efficacemente risolvibili se non si interviene con competenza nelle sedi opportune legislative e amministrative del nostro paese”), posso garantire che il segretario candidato avrà  come tutti gli altri candidati la massima visibilità  su questo giornale.
Purchè si parli di verità  e non di menzogne.

Marco Zavagli
(direttore di Estense.com)

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ARRIVANO I COMPLOTTISTI CHE CI SPIEGANO CHE TRAINI NON E’ UN RAZZISTA MA UN AGENTE AL SOLDO DEI SERVIZI SEGRETI

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

A SCARSO DI ARGOMENTI, XENOFOBI E SPECIALISTI DELLA BUFALA ORA CONVERGONO SUL COMPLOTTO

Vittorio Feltri questa mattina si affannava a spiegare in televisione che la strage di Macerata è avvenuta per colpa dell’immigrazione incontrollata e che era destino che prima o poi qualcuno agisse.
Teoria ambivalente perchè varrebbe anche per chi considera passato da molto il limite di sopportazione nei confronti dei razzisti e domani potrebbe sparare pure lui.
Matteo Salvini invece continua a spiegarci che se non ci fosse un’invasione (che non c’è) Luca Traini non avrebbe preso la pistola e non avrebbe cercato di ammazzare nessuno (insomma è colpa delle vittime che è evidente che se la sono andata a cercare).
Come se succedesse qualcosa di simile a Salvini fuori dai confini della Padagna dove poteva rimanere invece che fare il clandestino del’umanità .
Altri invece percorrono strade diverse per spiegarci che il gesto di Traini non è quello di un terrorista o di un razzista
Perchè evidentemente non c’è nulla di male nell’essere un razzista.
Il campionato mondiale di arrampicata sugli specchi lo vincono però quelli che, senza alcuno straccio di prova, hanno già  scoperto che è tutta una montatura.
Traini è quindi “un agente provocatore come se ne sono visti tanti in Italia”. A scriverlo senza arrossire il giorno stesso della strage è Alessandro Meluzzi, psichiatra, psicoterapeuta, criminologo e volto noto delle trasmissioni televisive.
Insomma, è un false flag.
A confermarlo è anche Rosario Marcianò nei commenti ad un suo articolo nel quale indaga (da Sanremo) sulle misteriose morte degli storni (a Roma).
Rispondendo ad un utente che parlava della “sceneggiata di Macerata” riferendosi all’omicidio di Pamela Mastropietro come di “spezzatino della tossica” spiega che il gesto di Traini è stato pianificato dai “massoni del PD” che hanno drogato e pagato l’uomo per far passare in secondo piano l’omicidio di Pamela.
Soprattutto su Twitter molti pensatori trovano “troppo casuale” la sequenza di eventi e il fatto che da una parte il colpevole sia un migrante mentre dall’altra ci sia un “nazionalista italiano”.
Il vignettista Alfio Krancic, indaga sul fatto che Traini fosse in possesso di un’arma da fuoco con porto d’armi per uso sportivo pur essendo considerato “un borderline”.
La sua conclusione è che «soltanto “entità ” al di sopra del poliziotto che accoglie la documentazione per la detenzione di un’arma in casa può dare il placet per il possesso di una pistola ad un borderline…Un’Entità  che tutto può…».
Di quale entità  sta parlando Kranic? La Gilda del Commercio? Il Nuovo Ordine dell’Impero Galattico?
Quando la pistola di Traini era ancora fumante Krancic aveva già  scoperto tutto: il pistolero leghista con sei colpi di pistola “cancella il sangue di Pamela e soccorre la sx”, come del resto da prassi consolidata dei Servizi che fin dagli anni ’70 arruolano psicolabili di estrema destra per utilizzarli in attentati.
In poche parole Traini non è nè nazista (nonostante il simbolo delle SS tatuato sul sopracciglio), nè razzista (nonostante abbia sparato a dei neri) nè davvero contro l’immigrazione.
È il sistema ad averlo usato così per salvare la sinistra buonista.
Sono in molti a credere che la strage di cui è accusato Traini sia stata voluta dai buonisti di sinistra che avevano bisogno del MOSTRO per riequilibrare la “macellazione” della ragazza. Una logica ineccepibile. Le prove verranno fabbricate con calma, ma state certi che nessuno di costoro si farà  avanti al processo per portare la propria fondamentale testimonianza.
È solo una coincidenza che Traini fosse anche leghista. Anzi, fosse stato addirittura candidato con la Lega Nord alle elezioni comunali. Ovviamente no, fa parte del copione. Copione che i nostri esperti di false flag hanno già  letto in passato. Altre prove non sono necessarie.
L’unico elemento ricorrente è che Luca Traini incarna alla perfezione lo spauracchio dei buonisti: troppo perfetto, troppo cinematografico. Soprattutto per chi sa che in Italia non ci sono razzisti ma solo qualche picchiatello.
C’è chi porta alle estreme conseguenze il ragionamento cospirazionista. Non solo Luca Traini è il protagonista di un false flag ma anche l’omicidio di Pamela Mastropietro è una messinscena.
Entrambi i fatti, ci spiega un utente, “stanno servendo ai due estremi gruppi politici per fare ennesima propaganda e mantenere i goyim occupati”.
Cosa credevate, che il complotto demoplutogiudaico massonico non saltasse fuori? Avete dimenticato che è Soros a tirare le fila dell’invasione organizzata?
Sarebbe però ingiusto dire che i teorici del complotto non hanno nessuna prova. Ecco qui l’eroico Miami Bice che sfida i Poteri Forti smascherando i pixel degli artefatti JPEG e facendo notare che “il verde della bandiera di Traini sborda anche sul lobo dell’orecchio”.
Come da tradizione non poteva mancare l’analisi (via TCP/IP) degli elementi della scena del crimine. È successo a Parigi dopo l’attentato a Charlie Hebdo, e qualcuno ha scoperto la stessa identica cosa a Macerata.
Scrive un utente che “la macchina nera di Luca Traini è diventata bianca”. Quale prova migliore che è stata sostituita con un’altra dove sono state convenientemente trovate le prove della colpevolezza dell’autore della strage?
Come vedete è tutto connesso. Ora non resta solo che trovare la forza di andare all’ufficio di Polizia più vicino per portare le prove che dimostrano che c’è stato un complotto. Scommettiamo che nessuno di questi ispettori dell’Internet si esporrà  in prima persona per difendere la verità ?

(da “NexQuotidiano”)

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PETURO IRPINO, IL PAESE SALVATO DAGLI IMMIGRATI

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

DUECENTO ABITANTI E HA ACCOLTO VENTI RIFUGIATI … FERMATO IL CALO DEMOGRAFICO, INTEGRAZIONE RIUSCITA E ITALIANI CONTENTI

Diego Bianchi e Pierfrancesco Citriniti sono andati a Petruro Irpino, uno dei paesi più piccoli d’Italia, con una semplice telecamera e armati di curiosità  umana per raccontarci una storia di inclusione. Oserei quasi dire per raccontarci una storia normale, se non fosse che storie come questa in genere non trovano facilmente spazio in televisione.
Un servizio andato in onda due venerdì fa su La7 a Propaganda Live , reperibile facilmente su YouTube e che vi consiglio di vedere.
Un servizio il cui costo complessivo credo sia quantificabile in benzina e autostrada Roma-Petruro Irpino perchè vitto e alloggio, a Diego e Pierfrancesco, sono stati offerti dagli abitanti del paese, 200 autoctoni e 20 immigrati.
Ed è proprio questa la storia che ci raccontano, quella di 220 persone che vivono in un paesino da sempre demitiano, nel quale il sindaco, visto il drammatico calo demografico, decide di avviare un programma di accoglienza per provare a salvare la sua terra da morte certa.
Eh sì, perchè anche un luogo può morire, e precisamente muore quando non c’è più nessuno che crede nelle sue potenzialità , quando i giovani vanno a dormire pensando di stare sprecando gli anni migliori della loro vita e si alzano ogni mattina con la stessa domanda nella testa: «Ma che cosa ci faccio ancora qua?».
Quindi il sindaco, senza indire alcuna assemblea cittadina perchè si sa, nel mucchio vincono le paure e perde il ragionamento, parla con gli abitanti del suo paese, uno a uno, e li convince che non c’è nulla da temere, chè gli immigrati non sono un pericolo per loro, ma una risorsa.
Quanto è usurata – starete pensando – questa espressione: gli immigrati non sono un pericolo ma una risorsa, e quanta poca fiducia vi è rimasta ormai nella capacità  di accogliere gli stranieri che ha l’Italia senza lucrare, senza sperperare, senza togliere a chi già  ha poco.
Ma se vi manca la fiducia non è colpa vostra; se vi manca la fiducia è solo perchè a mancare è quel segmento di informazione necessario, direi anzi fondamentale, per completare un quadro meno cupo di quanto non si creda.
Non concordo con chi dice: colpa vostra che non sapete, le informazioni esistono, dovete solo cercarle.
Le informazioni esistono, certo, ma la funzione di chi le produce e di chi può raccontarle è renderle chiare anche a chi non ha dimestichezza, per esempio, con i new media.
Saper fare un post su Facebook o su Instagram non significa saper valutare la veridicità  di una notizia, e scorgo un certo malcelato classismo in chi dice: se stai sul web devi anche essere capace di orientarti.
Diego Bianchi e Pierfrancesco Citriniti (Zoro non ha bisogno di presentazioni, ma se non conoscete Pierfrancesco, vi perdete ragazzo corpulento e simpatico, un molisano giovane ma antico, che qualche mese fa durante un servizio a Grisciano, comune totalmente raso al suolo dal terremoto, si mise ad aggiustare caldaie in tutto il paese) ci danno quel segmento di informazione che mancava, quasi un frammento, ma fondamentale per capire noi italiani chi siamo.
E che non lo sappiamo chi siamo? Certo che sì, ma non capita anche a voi di sentirvi descrivere come mai avreste immaginato? Timorosi, chiusi, sospettosi, razzisti. Ecco, razzisti.
Ma voi davvero ce la fate a sentirvi descrivere come un popolo di razzisti? E allora, se non siamo razzisti, cosa siamo?
Siamo i figli, i nipoti o i pronipoti di uomini e donne che hanno sofferto gli stenti delle guerre. Di uomini e donne che hanno perso genitori, fratelli e sorelle, che hanno perso le case, che si sono dovuti rifugiare in gallerie o sulle montagne, in ricoveri di fortuna per scampare ai bombardamenti.
Noi questo siamo e non ce lo possiamo dimenticare: siamo eredi di questa sofferenza e quindi anche eredi di chi non può immaginare di abbandonare al proprio destino chi soffre ora, anche se questo dovesse significare condividere le nostre risorse.
I 200 abitanti di Petruro Irpino, dal 2016, ospitano un progetto Sprar destinato a 20 richiedenti asilo, di cui 14 posti per nuclei familiari e 6 per nuclei familiari monoparentali.
La vita del paese e dei suoi abitanti è cambiata in meglio.
Ecco, è questo il segmento che solitamente manca e cioè la seconda parte della narrazione: come stai dopo che hai accolto? Come cambia la vita della tua comunità ?
La risposta è sempre la stessa: meglio.

(da “L’Espresso”)

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LINGUA LUNGA, COSCIENZA CORTA: POVERA ITALIA SENZA IMMIGRATI

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

IL “PRIMA NOI” PORTERA’ AI REGOLAMENTI DI CONTI PERSINO NEL PROPRIO CONDOMINIO… I DAZI DISTRUGGERANNO LE NOSTRE ESPORTAZIONI… MA I CAZZARI PENSANO CON LA LINGUA LUNGA DI COPRIRE IL VUOTO DI IDEE

Un’Italia all’americana che comincia da Macerata.
Il “prima noi”, oltre che stupido e autolesionista, contiene un tarlo strutturale, che è proprio quella parola: “prima”.
Come primato, ma anche come primati.
C’è una regressione e un veleno nelle parole che progressivamente si fa mentalità , canalizza la frustrazione o i disagi, veri o semplicemente personali e indipendenti dal resto.
Prima si fa violenza diffusa, come a Roma e in molte città  dove non finiscono più nemmeno sui giornali le aggressioni di gruppo verso stranieri alle fermate degli autobus, gli insulti e le risse o punizioni e minacce sugli autobus, confermata dalla crescita di movimenti politici estremi.
Sarebbe banale ricordare che non ci sta un gruppo prima e un gruppo sociale o etnico “dopo”. Questo è ormai degradato a “buonismo”, colpevole del fatto di “attirare” immigrati che sono brutalizzati dalla guerra e dalle persecuzioni o che semplicemente vorrebbero una vita migliore dopo carestie e altre mancanze fondamentali.
La lingua lunga arriva a essere contagiosa e fa dire a persone che consideriamo bonarie e moderate che ci sono 600 mila immigrati da mandare via perchè causa dell’odio sociale.
La lingua lunga copre il vuoto di idee.
Parla solo degli altri, i capri espiatori, dando l’idea che parla di te, per difendere te.
I dazi sulle importazioni brutalizzerebbero tutte le aziende italiane in crescita e innovative, e tutti gli italiani, perchè l’Italia esporta molto di più di quello che importa
L’idea è proprio stupida. “Prima noi”, “Prima gli italiani.
Diventa poi: “prima i lombardi”, poi “prima i lombardi di città  e non quelli di paese”, poi “prima quelli della Bovisa e non di Brera e di Sesto San Giovanni”, e poi “prima il mio palazzo e non quelli che lasciano la mondezza del palazzo vicino”, e poi “prima la mia famiglia e non quelli del mio palazzo”.
Ma anche a casa tutto questo è destinato a diventare “prima noi finchè siamo giovani”, ma quando siamo anziani a noi tocca l’istituto e “prima” sono i figli e i nipoti cresciuti così. Se il “moderato” che ha possibilità  reali di guidare la Regione Lombardia trova conveniente non ritirare frasi da ku klux clan siamo oltre la soglia di rischio.
La frammentazione umana e sociale, l’assenza di memoria figlia anche di una non “buona scuola”, stanno dando frutti amari.
È una battaglia, quella della ricostruzione che deve cominciare da dentro la crisi, e in questa campagna elettorale ci siamo fino al collo.
Coinvolge anche i media. Giusto il fact checking. Ma anche conduttori che non debbono accettare sommariamente affermazioni visibilmente false o inaccettabili. Non è contro la par condicio. È nella natura del lavoro di un bravo giornalista. Non si perde di equilibrio.
Ma c’è un grande lavoro di ricostruzione culturale. Non solo un lavoro difensivo. Un flusso di informazione e fatti di lungo periodo, costante, il minimo indispensabile per chi insegna e chi informa, da diffondere.
Cioè che i profughi non arrivano perchè l’Italia “li chiama e li paga”, visto che fuggono da tutto e che i 35 euro al giorno, quasi tutti soldi europei, vanno tutti agli italiani e non ai profughi (2,5 euro al giorno soltanto).
Che il 10 per cento del fatturato nazionale è di imprese di immigrati che lavorano e che non se ne vanno via, nonostante niente cittadinanza nè per loro, nè per i figli e questo clima inquinato dalla diffidenza.
Che gli stranieri versano ogni anno in Italia 3 miliardi e mezzo in più di quello che costano in servizi, istruzione, sanità .
Che a Roma è sparita una impresa su 10 negli ultimi 7 anni, ma che il saldo negativo è solo del 2 per cento grazie alle imprese di immigrati.
E la rozzezza e volgarità  che purtroppo sfigurano bianchi, neri e gialli.
Per raddrizzare quella che oggi troppi spacciano come una ovvietà  e che invece è una drammatica fesseria, pericolosa, all’origine di tutti i pogrom: che è il bersaglio che fa sparare, e non chi ha in mano l’arma.
Che sono i profughi che alimentano il razzismo. Che “la barca è piena”, come dicevano in Svizzera durante la Shoah per respingere gli ebrei italiani e europei.
Tragica non-verità  ieri. Colpevole non-verità  oggi, perchè ci sarebbe anche l’elaborazione della memoria per farci diversi da animali selvatici.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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LA FALLA CHE HA PERMESSO A TRAINI DI ARMARSI

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

IN 15 ANNI TRIPLICATE LE LICENZE A USO SPORTIVO, COSI’ I PISTOLERI AGGIRANO LA NORMATIVA… BASTEREBBE RECEPIRE LA DIRETTIVA UE SULLE ARMI DA FUOCO

Il fermo immagine, tratto dal video delle telecamere di sorveglianza del bar H7 di Casette Verdini e pubblicato da Cronache Maceratesi TV, mostra Luca Triani mentre fa fuoco in una delle tappe del raid razzista a Macerata.
La strumentalizzazione politica e il clima da campagna elettorale che continuano a fare da contorno alla gravissima vicenda di Macerata, dove violenza e razzismo diventano la faccia della stessa medaglia, non possono farci dimenticare che in Italia esiste da tempo, come ho più volte denunciato, un problema di crescita e diffusione delle armi.
Un fenomeno che andrebbe studiato seriamente allo scopo di individuare ogni utile soluzione ad un tema che presenta numerose caratteristiche di criticità  e le cui derive – qualora non sapientemente governate secondo principi del nostro diritto – rischiano di ripercuotersi, in negativo, sull’intera nostra società .
Nelle gravi accuse rivolte a Luca Traini, infatti, oltre alla tentata strage con l’aggravante del razzismo, troviamo anche una denuncia per porto abusivo di armi.
A quel che si apprende, il 28enne con un simbolo nazista tatuato sulla tempia era titolare di una licenza per uso sportivo.
Poteva quindi trasportare le armi in suo possesso fuori dalla proprietà  privata senza averne la disponibilità  all’uso ovviamente con le modalità  previste per tutti coloro che – e qui nessuno deve strumentalizzare negativamente una cosa che nulla ha a che vedere con quanto accaduto – sono veri e propri appassionati di tiro.
Qui sta il cuore del problema: a fronte di una diminuzione costante delle licenze concesse per difesa personale, negli anni si è assistito a un’esplosione di quelle per uso sportivo.
Queste ultime sono più che triplicate: erano poco più di 125.000 nel 2002, sono cresciute fino a 455.000 nel 2016. I dati 2017 vanno in questa direzione, da quel che risulta.
La nostra normativa, molto rigida, prevede che solo i titolari delle licenze di porto d’armi per difesa personale possano portare la pistola per farne uso, pur con le limitazioni di legge.
I titolari di porto di fucile uso caccia sono ovviamente legittimati a farlo solo per andare a caccia. Il porto d’armi per uso sportivo permette di tenere in casa 3 armi comuni da sparo, 6 classificate ad uso sportivo sia lunghe che corte.
Vi è inoltre la possibilità , in questo panorama di detentori e collezionisti, di ottenere anche un numero illimitato di fucili e carabine senza contare le armi antiche, le munizioni e la polvere da sparo: una vera e propria santabarbara facile da avere, con la quasi certezza che per 6 anni non vi saranno controlli.
La licenza per difesa personale, come è noto, viene invece sottoposta a controllo dei requisiti ogni anno.
Il certificato anamnestico necessario, poi, viene rilasciato dal medico di base e non c’è alcun controllo sull’uso, per esempio, di sostanze stupefacenti nè una visita da parte di uno psicologo.
A meno che l’autorità  di polizia non ne venga a conoscenza autonomamente e intervenga di conseguenza; sospensioni dei titoli in questione sono altresì previste, a seguito di un iter particolare, qualora risultino denunce a carico dei titolari o si venga sorpresi a guidare in stato di ebbrezza.
Detti provvedimenti si concludono con la revoca definitiva del titolo oppure con l’archiviazione. Di certo molte persone non hanno alcun interesse a svolgere attività  di tipo sportivo e spesso si ricorre a questa licenza anche per il solo fatto di poter detenere un’arma presso la propria abitazione, vista la difficoltà  a diventare possessori di porto d’armi per difesa personale.
Credo che continuare a chiudere gli occhi davanti a simili problemi – in tal senso sarebbe già  utile recepire la direttiva Ue su acquisizione e detenzione delle armi emanata a marzo 2017 – farà  sì che, prima o poi, ci ritroveremo presto in un Far West destinato a facilitare i Traini di turno nei loro assurdi e ingiustificati propositi di giustizia fai da te.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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LA LEZIONE DI ECONOMIA IMPARTITA DA VERONICA DE ROMANIS A LORENZO FIERAMONTI, MOLTO FUTURO MINISTRO DELL’ECONOMIA DEL GOVERNO DI MAIO

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

A OTTO E MEZZO IL GRILLINO RIMEDIA UNA BRUTTA FIGURA: NON SPIEGA LE COPERTURE DEL PROGRAMMA M5S E NON DICE QUANTI SARANNO I LICENZIAMENTI NELLA PA

Lorenzo Fioramonti, consulente del MoVimento 5 Stelle per le politiche economiche e candidato a Roma all’uninominale alla Camera, è stato ospite sabato di Lilli Gruber a Otto e Mezzo.
Fioramonti ha provato a rispondere alle domande, precise e puntuali, poste da Veronica De Romanis economista e docente della LUISS.
Punto principale del contendere sono state le coperture del programma economico del MoVimento i cui conti, come è stato detto da più parti, non tornano.
Fioramonti è docente all’Università  di Pretoria dove dirige il Centre for the Study of Governance Innovationviene generalmente presentato come “economista”, ma non lo è dal momento che detiene un dottorato in Comparative and European Politics. Ciononostante in queste ultime settimane è stato Fioramonti a rispondere alle obiezioni sul programma economico del M5S spiegando il senso del documento sulle “coperture” pubblicato qualche tempo fa sul sito ufficiale del MoVimento per “mostrare” dove Di Maio e il suo governo reperiranno i fondi necessari per realizzare l’ambizioso programma enunciato nei “20 punti per la qualità  della vita degli italiani”.
La Professoressa De Romanis ha lavorato con l’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli e dal momento che proprio grazie ai tagli alla spesa il MoVimento sostiene di riuscire a recuperare buona parte delle risorse necessarie (dai 30 a i 34 miliardi di euro) è stato chiesto a Fioramonti dove intenda tagliare la spesa pubblica per recuperare il denaro necessario.
La risposta di Fioramonti è la classica preconfenzionata: «Noi abbiamo una storia, un partito che ha credibilità  da questo punto di vista. Riduzione massiccia dei costi della politica. Lo abbiamo dimostrato già  nel tempo e possiamo farlo. A differenza degli altri partiti non abbiamo clientele».
Ovvero quello che c’è scritto qui dove leggiamo che “basta avere le mani libere da condizionamenti di lobby e gruppi di interesse che finora hanno sempre prosperato in modo parassitario, attaccati alle gonne dello Stato”.
Il candidato pentastellato spiega poi che il M5S interverrà  «su una serie di tassazioni che serviranno a indirizzare le scelte dei consumatori in modo più responsabile. Ad esempio il gioco d’azzardo, chi ha concessioni petrolifere, chi ha concessioni autostradali».
Rimane però senza risposta la questione dei tagli, dove intende tagliare e quanti posti di lavoro saranno tagliati?
Abolire gli enti inutili significa anche questo. Fioramonti però non lo dice.
E se proprio deve fare un esempio ne sceglie uno “innocuo” che piace senza dubbio agli elettori. Parla della proposta di eliminare “un ufficio che si occupa delle ristrutturazioni degli uffici dei presidenti della Camera e del Senato”.
Insomma l’emblema della casta, lavoratori del cui eventuale licenziamento gli elettori del M5S non si preoccuperanno. Ma è chiaro che si tratta di pochissime persone.
Il grosso dei tagli sarà  altrove. Dove?
De Romanis: Nel vostro programma volete tagliare gli enti inutili, lo ha promesso anche Renzi e non lo ha fatto. Il vero costo però è il personale. Se togliamo i sussidi ai trasporti locali significa aumentare il costo del biglietto.
Fioramonti: C’è bisogno di svecchiare il contesto amministrativo italiano.
De Romanis: Ma lei pensa di licenziare le persone della pubblica amministrazione?
Fioramonti: Noi vogliamo addirittura creare il reddito di cittadinanza. Noi vogliamo creare un cuscinetto che eviterà  che qualunque persona in Italia abbia meno di 780 euro.
È indicativo che Fioramonti non abbia mai risposto alla domanda precisa della De Romanis e abbia cambiato argomento cercando in qualche modo di “spiegare” che sarà  il reddito di cittadinanza ad assorbire l’impatto dei licenziamenti.
O almeno così sembra che abbia detto perchè non lo ha detto esplicitamente.
In questo modo, ovvero pensando di coprire i costi dei licenziamenti fatti per tagliare la spesa pubblica con il RdC si amplierebbe la platea dei beneficiari e — di conseguenza — i costi. Come sarà  possibile? Mistero. Senza contare che anche il costo per il taglio degli scaglioni Irpef.
Il MoVimento 5 Stelle ha spiegato che 70 miliardi (su 80-85 circa) saranno recuperati in due modi.
Il primo sono i tagli alla spesa individuati da Cottarelli. Il secondo grazie a circa 40 miliardi di tax expenditures.
Il documento del M5S (se così lo si può chiamare) è volutamente ambiguo perchè parla di “30 miliardi annui, a regime” nel primo caso e di “40 miliardi l’anno, a regime”.
Il che è curioso perchè o sono 30 miliardi l’anno o sono 30 miliardi a regime. Come abbiamo fatto notare qui Piano Cottarelli infatti parla di 34 miliardi l’anno, lordi, a regime su tre anni.
Questo significa che il primo anno qui 70 miliardi di euro non saranno disponibili.
La cosa è stata fatta notare anche dalla professoressa De Romanis che dopo che Fioramonti dice «Cottarelli dice che nell’arco di tre anni noi potremmo arrivare a regime a 34 miliardi di tagli» ribatte: «Però voi li chiamate annuali, parlate di “circa 30 miliardi annui” e poi parlate di “40 miliardi di tax expenditures annui” quindi sono 70 miliardi annui».
Fioramonti a quel punto è costretto a spiegare che “quel capitale è in alcuni casi annuale in alcuni casi su una legislatura”.
La De Romanis ribatte che è scritto nel documento ufficiale, confondendo però quello sui “20 punti” con quello sulle “coperture”. E Fioramonti spiega che “Io non so che documenti ha lei nelle mani, non è quello che ho visto io”. In realtà  leggendo il documento sulle coperture è sempre scritto “annuo a regime”, ad eccezione della quantità  di deficit, quella sì davvero annuale.
Tant’è che la settimana scorsa rispondendo a Repubblica Fioramonti è stato costretto ad ammettere che “Per quanto riguarda il piano Cottarelli, è vero che si tratta di 34 miliardi a regime e lordi”.
Questo significa solo una cosa: quei 70 miliardi “annui, a regime” il M5S non li avrà  a disposizione ogni anno della legislatura ma solo a regime.
Questo significa quindi che per il primo anno (ma anche per il secondo) quelle coperture non ci sono.
Come farà  quindi il M5S a finanziare il superamento della Fornero, i tagli delle aliquote fiscali e il reddito di cittadinanza? Altro mistero.
Anche perchè il M5S vuole fare più deficit e al tempo stesso abbassare il rapporto deficit/PIL di 40 punti in 10 anni.
La De Romanis fa notare che per farlo “serve un avanzo primario intorno al 5-6% mentre il M5S vuole sforare il 3%”.
Ci sono insomma nel programma del M5S cose che prese singolarmente possono anche avere senso ma che non possono razionalmente stare assieme l’una con l’altra. Fioramonti risponde che è possibile farlo “valorizzando” il patrimonio immobiliare pubblico (ovvero con dismissioni e privatizzazioni) e spiegando che saranno le famiglie italiane ad investire i loro risparmi negli immobili.
Non si spiega però quale famiglia italiana sia in grado di investire per l’acquisto, ad esempio, di una caserma dismessa.

(da “NextQuotidiano”)

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ALESSIA CUPPONE, LA CANDIDATA M5S “SPARITA” PERCHE’ AVEVA FATTO PRIMA

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

“MI HANNO FATTA SCOMPARIRE DAL COLLEGIO PUGLIA 1 ALLA CAMERA”

In un video postato sul suo profilo Facebook Alessia Lucia Cuppone accusa il MoVimento 5 Stelle di averla fatta “sparire” dal collegio Puglia — 01 alla Camera dove si era candidata dopo che, secondo quanto afferma, si era classificata prima alle Parlamentarie:
Io, candidata alla camera nel collegio Puglia-02, con 389 voti, sarei dovuta essere LA PRIMA NEL LISTINO BLOCCATO. Nei risultati usciti ieri, non compaio nell’elenco. Esclusa 2.0 nonostante 389 persone, 389 iscritti, 389 teste pensanti mi avessero scelta. Chiedo solo spiegazioni, per poter chiedere scusa a chi aveva creduto in me. In attesa di risposte da dare a 389 elettori.
In effetti nel documento riepilogativo dei risultati delle Parlamentarie che finalmente il M5S ha messo online dopo settimane di promesse, compare, sotto la dicitura “Voti ricevuti dai candidati ritirati e/o non in possesso dei requisiti richiesti il numero 389.
«Quei voti sono i miei, anche perchè sono l’unica che manca dall’elenco del collegio ‘Puglia 2’. Ma non mi sono ritirata, nè ritengo di non essere in possesso dei requisiti», spiega Cuppone.
Ma non si capisce in che modo la candidata abbia saputo di aver preso i 389 voti, a meno che non abbia verificato di essere in elenco all’epoca dell’apertura del voto e che non abbia successivamente verificato che il suo è l’unico nome mancante nell’elenco.
In ogni caso anche per Cuppone, come per altri, non ci sarà  altra strada che quella del tribunale per far valere le sue presunte ragioni.

(da “NextQuotidiano”)

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