LA FALLA CHE HA PERMESSO A TRAINI DI ARMARSI
IN 15 ANNI TRIPLICATE LE LICENZE A USO SPORTIVO, COSI’ I PISTOLERI AGGIRANO LA NORMATIVA… BASTEREBBE RECEPIRE LA DIRETTIVA UE SULLE ARMI DA FUOCO
Il fermo immagine, tratto dal video delle telecamere di sorveglianza del bar H7 di Casette Verdini e pubblicato da Cronache Maceratesi TV, mostra Luca Triani mentre fa fuoco in una delle tappe del raid razzista a Macerata.
La strumentalizzazione politica e il clima da campagna elettorale che continuano a fare da contorno alla gravissima vicenda di Macerata, dove violenza e razzismo diventano la faccia della stessa medaglia, non possono farci dimenticare che in Italia esiste da tempo, come ho più volte denunciato, un problema di crescita e diffusione delle armi.
Un fenomeno che andrebbe studiato seriamente allo scopo di individuare ogni utile soluzione ad un tema che presenta numerose caratteristiche di criticità e le cui derive – qualora non sapientemente governate secondo principi del nostro diritto – rischiano di ripercuotersi, in negativo, sull’intera nostra società .
Nelle gravi accuse rivolte a Luca Traini, infatti, oltre alla tentata strage con l’aggravante del razzismo, troviamo anche una denuncia per porto abusivo di armi.
A quel che si apprende, il 28enne con un simbolo nazista tatuato sulla tempia era titolare di una licenza per uso sportivo.
Poteva quindi trasportare le armi in suo possesso fuori dalla proprietà privata senza averne la disponibilità all’uso ovviamente con le modalità previste per tutti coloro che – e qui nessuno deve strumentalizzare negativamente una cosa che nulla ha a che vedere con quanto accaduto – sono veri e propri appassionati di tiro.
Qui sta il cuore del problema: a fronte di una diminuzione costante delle licenze concesse per difesa personale, negli anni si è assistito a un’esplosione di quelle per uso sportivo.
Queste ultime sono più che triplicate: erano poco più di 125.000 nel 2002, sono cresciute fino a 455.000 nel 2016. I dati 2017 vanno in questa direzione, da quel che risulta.
La nostra normativa, molto rigida, prevede che solo i titolari delle licenze di porto d’armi per difesa personale possano portare la pistola per farne uso, pur con le limitazioni di legge.
I titolari di porto di fucile uso caccia sono ovviamente legittimati a farlo solo per andare a caccia. Il porto d’armi per uso sportivo permette di tenere in casa 3 armi comuni da sparo, 6 classificate ad uso sportivo sia lunghe che corte.
Vi è inoltre la possibilità , in questo panorama di detentori e collezionisti, di ottenere anche un numero illimitato di fucili e carabine senza contare le armi antiche, le munizioni e la polvere da sparo: una vera e propria santabarbara facile da avere, con la quasi certezza che per 6 anni non vi saranno controlli.
La licenza per difesa personale, come è noto, viene invece sottoposta a controllo dei requisiti ogni anno.
Il certificato anamnestico necessario, poi, viene rilasciato dal medico di base e non c’è alcun controllo sull’uso, per esempio, di sostanze stupefacenti nè una visita da parte di uno psicologo.
A meno che l’autorità di polizia non ne venga a conoscenza autonomamente e intervenga di conseguenza; sospensioni dei titoli in questione sono altresì previste, a seguito di un iter particolare, qualora risultino denunce a carico dei titolari o si venga sorpresi a guidare in stato di ebbrezza.
Detti provvedimenti si concludono con la revoca definitiva del titolo oppure con l’archiviazione. Di certo molte persone non hanno alcun interesse a svolgere attività di tipo sportivo e spesso si ricorre a questa licenza anche per il solo fatto di poter detenere un’arma presso la propria abitazione, vista la difficoltà a diventare possessori di porto d’armi per difesa personale.
Credo che continuare a chiudere gli occhi davanti a simili problemi – in tal senso sarebbe già utile recepire la direttiva Ue su acquisizione e detenzione delle armi emanata a marzo 2017 – farà sì che, prima o poi, ci ritroveremo presto in un Far West destinato a facilitare i Traini di turno nei loro assurdi e ingiustificati propositi di giustizia fai da te.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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