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CLAUDIO BAGLIONI DONA 700.000 EURO AI TERREMOTATI: “LE MIE RADICI AFFONDANO QUA”

Febbraio 12th, 2018 Riccardo Fucile

L’AVEVA PROMESSO E HA MANTENUTO, OGGI E’ ANDATO IN VISITA A NORCIA …LA CIFRA RESTANTE AI BIMBI DI BANGUI CHE, PUR ESSENDO IN POVERTA’, AVEVANO FATTO UNA RACCOLTA DI FONDI PER I NOSTRI TERREMOTATI: “UNA LEZIONE PER TUTTI NOI”

Claudio Baglioni ha mantenuto la promessa fatta prima del Festival di Sanremo e ha devoluto in beneficenza una lauta somma di denaro.
Il compenso concordato al cantautore romano per la direzione artistica del Festival di Sanremo 2018, era di circa 600 mila euro, 50 mila euro in meno rispetto a quanto ha intascato Carlo Conti per l’edizione dei record del 2017.
Baglioni non ha direttamente donato i proventi del compenso di Sanremo, ma attraverso il concerto benefico ‘Avrai’, tenuto lo scorso dicembre in Vaticano e trasmesso in diretta mondiale, ha devoluto in beneficenza alle popolazioni colpite dal terremoto a Norcia l’importo di 700.000 euro
Proprio questa mattina infatti, Baglioni si è recato in visita a quelle popolazioni colpite dal sisma. I cittadini l’hanno accolto nelle scuole materne ed ha intrattenuto le persone del posto organizzando un piccolo concerto.
“Ritrovarsi a Norcia significa dare concretezza a parole quali vicinanza e solidarietà , dimostrando che, a volte, le parole possono essere ‘pietre’ anche in senso positivo, vale a dire mattoni che aiutano a ricostruire ciò che la furia della natura distrugge”: ha affermato Baglioni a margine dell’evento.
“Qui ci sono le mie radici, è qui che affondano”. L’Umbria è la terra dei miei genitori”, ha dichiarato mentre con la mente tornava ad alcuni ricordi legati a quei posti. “Castelluccio e la sua piana sono due tra gli angoli del nostro Paese ai quali sono più legato in assoluto. Da qui, infatti, sono partiti raduni, concerti e alcuni tra i miei progetti artistici più importante. Da Fratello Sole e sorella Luna, l’incisione del 1972 per il film di Zeffirelli, all’avventura di Capitani Coraggiosi che ha preso le mosse proprio da Castelluccio nell’estate 2015”.
Inoltre, il cantante ha evidenziato che i 700mila euro raccolti serviranno anche alla ricostruzione del Centro Parrocchiale Madonna delle Grazie del paese.
Ai bambini africani che si sono impegnati nella donazione andrà  invece la cifra restante del ricavato del concerto. “Siamo qui per sottolineare il grandissimo valore di umanità  e fratellanza del gesto dei bambini di Bangui. Pur vivendo nella Repubblica Centrafricana, che è all’ultimo posto nella classifica mondiale per quanto riguarda il PIL pro-capite, non ci hanno pensato due volte a tendere la mano ai loro piccoli amici di Norcia. Un gesto che è una grande lezione per tutti noi e che fa sperare nel fatto che ‘Fratello Sole’ tornerà  presto a riscaldare case e cuori”, ha concluso.

(da agenzie)

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L’INCHIESTA DELLE IENE HA DEMOLITO LA BUFALA M5S DEL DIMEZZAMENTO DELLO STIPENDIO

Febbraio 12th, 2018 Riccardo Fucile

NON SOLO I TAGLI SI LIMITANO AL 10% DI QUANTO INCASSANO REALMENTE COME PARLAMENTARI, MA ORA SI SCOPRONO I BONIFICI TAROCCATI PER TENERSI I SOLDI

L’inchiesta delle Iene ha fatto a pezzi uno dei principali miti fondativi del Movimento 5 stelle: il dimezzamento dello stipendio con annessa restituzione di una parte delle somme incassate. Insomma, la tanto strombazzata “onestà “.
Non soltanto il dimezzamento è una bufala perchè i tagli si fermano intorno al 10-15% del totale dei soldi incassati (23 su 135 milioni), ma addirittura volti M5s di primo piano, capigruppo e presidenti di gruppo che abbiano visto tutte le sere in tv a fare la morale, fingevano di restituire con bonifici farlocchi, che poi annullavano per tenersi i soldi.
Non si tratta di un semplice ritardo, come ha detto Di Maio, ma del tentativo di fregare la buona fede delle persone.
Sono loro che da anni parlano di dimezzamento dello stipendio, molti elettori li hanno votati proprio per questo.
Ora scopriamo che mentivano, che non avevano alcun problema ad andare in tv ad autoelogiarsi, salvo poi annullare il bonifico per tenersi i soldi.
Questo castello di menzogne è venuto fuori solo grazie all’inchiesta delle Iene, solo grazie alla soffiata di una fonte interna, di un esponente M5s che ha deciso di vuotare il sacco.
Fosse stato per loro, non avremmo mai saputo niente. Cecconi e Martelli, intervistati dalla iena Filippo Roma, hanno continuato a negare anche dopo essere stati scoperti.
Il buco è di alcuni milioni di euro.
Nel Fondo del Ministero sono arrivati 23,1 milioni, mentre il sito cinquestelle parla di 23,4 milioni.
Ma nei soldi arrivati al Mise ci sarebbero, secondo quanto scrivono i giornali, anche i pagamenti dei consiglieri regionali di Emilia, Veneto, Lombardia, Liguria, che in totale fanno 2,4 milioni.
E poi i soldi versati da ex parlamentari M5s, ora al gruppo misto.
Quindi il buco sarebbe di circa 3 milioni che i superfurbetti a cinque stelle hanno dichiarato di aver versato e invece si sono tenuti in tasca.
Ma il problema non sono le cifre, sebbene importanti.
Anche perchè se vogliamo parlare di numeri a proposito del taglio ai costi della politica, ci sono altre cifre ben più imponenti: sono stati eliminati 324 milioni di euro di finanziamento pubblico ai partiti.
Con la legge votata nel 2014, contro il parere M5s, sono stati eliminati 91 milioni di euro annui di soldi ai partiti, ridotti a 27 milioni nel 2015, 13 milioni nel 2016, zero euro dal 2017 in poi.
Centinaia di milioni di euro risparmiati dai cittadini, altro che gli scontrini di Di Maio. Oggi chi vuole contribuire alla politica lo fa volontariamente, con il 2 per mille.
Il problema, quindi, non sono le cifre, ma le menzogne raccontate da questi signori agli elettori.
Hanno giocato sulla buona fede dei cittadini, prendendoli in giro.
E ora sono ricandidati, con seggi blindati decisi dal loro leader Di Maio.

(da “Huffingtonpost“)

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IDEAL STANDARD, SALVI 300 LAVORATORI CHE PASSANO A SAXA GRES IN CONTINUITA’ AZIENDALE: GIUSTO DARE MERITO A CALENDA

Febbraio 12th, 2018 Riccardo Fucile

L’IMPIANTO PASSERA’ DALLA PRODUZIONE DI SANITARI A QUELLA DI SAMPIETRINI… DECISIVA LA MEDIAZIONE DEL MINISTRO, A DIMOSTRAZIONE CHE CONTANO I FATTI NON I CIALTRONI PADAGNI CHE FANNO SELFIE CON GLI OPERAI E POI SE NE FOTTONO

Svolta positiva per la vicenda dello stabilimento Ideal Standard di Roccasecca, in provincia di Frosinone.
Al Ministero dello Sviluppo Economico è stata siglata oggi l’intesa tra la società  e Saxa Grass per consentire a quest’ultima di rilevare l’impianto in continuità  aziendale, quindi con tutti i lavoratori e con un piano di investimenti supportato da Governo e Regioni per 30 milioni di euro.
Ad annunciarlo è stato il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, al termine del tavolo sulla vertenza. Il sito che impiega circa 300 persone passerà  a produrre Sampietrini da materiale di scarto (oggi invece nella fabbrica si realizzano sanitari).
A Roccasecca sarà  realizzato “un nuovo prodotto, un sampietrino non in pietra ma che è un esempio di economia circolare”, ha spiegato Calenda.
Tutto è stato fatto in tempi record per evitare che la procedura di mobilità  avesse avuto corso: sindacati e azienda stanno procedendo per revocarla.
Il ministro ha spiegato che tutto avverrà  in continuità  aziendale perchè si tratta del passaggio di un ramo d’azienda. Non c’è un controvalore per il passaggio, anzi, Ideal Standard contribuirà  con una “dote”.
Calenda ha fatto sapere inoltre che il passaggio formale tra le due società  “avverrà  il 22 febbraio”. Per il ministro la conclusione della vertenza rappresenta “una bella storia.
Soddisfatto anche il sindaco della città , Giuseppe Sacco: “È stato un miracolo e in città  c’è entusiasmo, ora possiamo guardare al futuro con sano ottimismo”, ha detto. Per il primo cittadino si tratta “di una bella storia di reindustrializzazione” che è stata possibile grazie “all’apprezzabile lavoro di Governo e Regione”, e aggiunge: “Siamo soddisfatti di come si sia chiusa la vertenza dopo due mesi molto difficili”.

(da “Huffingtonpost”)

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CHRISTIAN GRECO: “FACEVO LE PULIZIE NEI BAGNI DELLA STAZIONE, OGGI SONO DIRETTORE DEL MUSEO EGIZIO”

Febbraio 12th, 2018 Riccardo Fucile

“DURANTE L’ERASMUS GLI ALTRI SI DIVERTIVANO, IO FACEVO IL GUARDIANO DI NOTTE”… “E’ IMPORTANTE CHI SEI, NON COSA FAI, HO IMPARATO LA DIGNITA’ DEL LAVORO”… IL GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE CHE LO SCELSE: “E’ GIOVANE, MA QUESTO E’ UN FENOMENO”

«La prego di scusarmi per la mia immensa ignoranza sul calcio». Alla richiesta di aiuto del collega direttore del Museo della Fifa, la federazione internazionale dello sport più popolare del mondo, ha risposto così. Volentieri, se posso do una mano, ma sappiate che a stento so distinguere Pelè da Maradona.
All’estero Christian Greco ha imparato anche l’arte del volare basso, dello stare al proprio posto.
Arrivò a Leiden il 7 gennaio del 1997. Uno degli inverni più freddi della storia d’Olanda. Nella cittadina universitaria si pattinava sui canali ghiacciati.
«Ma io sono l’unico che durante l’Erasmus non si è divertito». Rimase chiuso in camera a studiare il nederlandese, una delle lingue più difficili del mondo.
L’impresa gli valse la sua prima stagione di scavi con l’impegno di pubblicare tutti i materiali metallici raccolti poco distante da Aleppo. Aveva 21 anni.
«Complimenti, state per cominciare a studiare la disciplina più bella del mondo, sappiate però che nessuno di voi troverà  un lavoro» gli aveva detto all’inizio della prima lezione il professor Renè Van Walsen.
L’allievo italiano ha fatto le pulizie nei bagni pubblici della stazione, ha lavorato come guardiano di notte all’hotel Ibis. «Con turno di notte nel fine settimana. Tornavo a casa alle 7 del mattino, facevo la doccia, e andavo di corsa in aula. Ho imparato la dignità  del lavoro, qualunque esso sia. Ho imparato che è importante chi sei, non cosa fai. Io sarò sempre un egittologo, anche se dovessi tornare a servire birra in un bar, e non certo perchè oggi ho un ruolo».
Un milione di visitatori
Il Museo Egizio di Torino viene spesso dato per scontato. Tutti o quasi sanno che è il più antico del mondo, persino più anziano di quello del Cairo, e che l’anno scorso si è rifatto il trucco duplicando la sua superficie.
Eppure la venerabile istituzione vanta un bilancio annuale da un milione di visitatori, 9,5 milioni di euro d’incasso, ricavo netto di 810.000 euro, investiti in quattro fondi che corrispondono ad altrettanti progetti, dalla digitalizzazione degli archivi al progetto di «Public archeology» per rendere condiviso il proprio patrimonio, il tutto in regime di autofinanziamento, ha saputo anche cambiare pelle.
«Sembra di entrare nell’isola di Tonga» disse una volta l’ex sindaco Piero Fassino, a sottolineare una tendenza all’autoreferenzialità  dell’Egizio.
«Musei come centri di ricerca»
«Io credo ai musei come centri di ricerca, come agorà  aperta, capaci di programmare e di crearsi nuove possibilità  di crescita» racconta Greco. Al concorso internazionale per il posto di nuovo direttore dell’Egizio arrivarono 101 candidature, equamente divise tra italiani e stranieri.
Pochi giorni prima della scelta un membro della commissione indipendente incontrò la presidente Evelina Christillin. «Ne abbiamo trovato uno che forse non ha l’età , ma è un fenomeno». «E allora prendetelo, se potete» fu la risposta.
La «signora delle colline», nomignolo più malevolo di quanto appare, emblema e incarnazione del sistema Torino, è stata premiata ieri come torinese dell’anno dalla sindaca Chiara Appendino, che doveva abbattere il sistema Torino. Di lei e della sua collezione interminabile di incarichi, ultimo dei quali il posto nel Consiglio della Fifa, si può dire molto. Ma è difficile negare la sua tendenza a dare fiducia ai giovani, a favorire il loro percorso.
«Se fossi rimasto in Italia…»
Greco detesta la retorica della fuga dei cervelli all’estero con annesso rientro del figliol prodigo. «Quando all’università  di Pavia mi proposero di andare a Leiden, pensavo fosse in Germania… Ma se fossi rimasto in Italia non credo che sarebbe stato possibile fare quel che ho fatto. Dove sono i giovani? Dove sono le loro possibilità ? Investiamo ancora troppo poco in ricerca».
A 34 anni divenne direttore del Museo Nazionale di Leiden. Il suo successore ne ha 32. «Ci sono stato la scorsa settimana. Ho incontrato sei ricercatori italiani. Non siamo più un polo d’attrazione, e non solo per l’egittologia».
Greco appare all’antica come i suoi studi, tormentato il giusto, come chi ha fatto della sua unica passione una ragione di vita. «Mi chiedo spesso cosa spinge le persone a fare migliaia di chilometri e tre ore di fila per vedere reperti di 4-5.000 anni fa perfettamente conservati. La mia risposta è che l’Egitto ci comunica il senso dell’immortalità , perchè la sua civiltà  è stata capace di superare la caducità  umana e i limiti del tempo».
Sul Nilo con la mamma
A 12 anni fece il classico viaggio sul Nilo in compagnia della mamma. E di fronte al tempio di Ramsete ebbe l’illuminazione. I genitori, papà  architetto, madre negoziante, non erano d’accordo, poche possibilità , alto rischio di tornare nella natia Vicenza con le pive nel sacco.
Dopo gli anni di Leiden, e gli allestimenti in mezzo mondo, da New York a Helsinki, si sono arresi all’evidenza. «Mi manca il lavoro sul campo. Per me è linfa vitale. Ma se con il Museo Egizio riesco in qualche modo a favorire e promuovere la ricerca, questo può essere un bel modo per appagare il mio desiderio».

(da “il Corriere della Sera”)

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CHI E’ CHRISTIAN GRECO, IL GIOVANE DIRETTORE DEL MUSEO EGIZIO CHE LA MELONI VOLEVA CACCIARE: UN GRANDE CERVELLO CHE HA PORTATO IL MUSEO TRA I PRIMI DIECI IN ITALIA E CHE IL MONDO CI INVIDIA

Febbraio 12th, 2018 Riccardo Fucile

VISITATORI AUMENTATI DA 772.934 A 845.2378, ALLESTIMENTO RINNOVATO, NUOVE RICERCHE E SCAVI.. LUREATO CON 110 E LODE, DIVERSI MASTERS ALL’ESTERO, DIRETTORE IN OLANDA, HA VINTO IL CONCORSO A 38 ANNI BATTENDO OLTRE 100 CANDIDATI

È arrivato a Torino quasi quattro anni fa e da allora la sua guida ha dato energie nuove anche alle mummie del Museo Egizio.
Nel 2014 Christian Greco era l’unico under 40 a dirigere un grande museo italiano: merito della sua esperienza e delle sue capacità , della sua visione e della sue aperture. Qualità  che gli hanno permesso di rilanciare il museo, tra i primi dieci in Italia, ma che ora gli hanno attirato le attenzioni della Lega Nord prima e di Fratelli d’Italia dopo, con il responsabile della comunicazione Federico Mollicone che domenica arrivava ad annunciare epurazioni: “Una volta al governo Fratelli d’Italia realizzerà  uno dei punti qualificanti del proprio programma culturale che prevede uno spoil system automatico al cambio del ministero della Cultura per tutti i ruoli di nomina, in modo da garantire la trasparenza e il merito, non l’appartenenza ideologica”.
In poche righe l’esponente della destra inanellava una serie di errori senza sapere che il caso di Christian Greco non rientra tra le ipotesi ventilate.
Nel 2014, a soli 39 anni, l’attuale direttore aveva vinto la gara per dirigere il museo torinese che raccoglie una collezione archeologica nata quasi due secoli fa, quando Torino era la capitale del Regno d’Italia e dai suoi palazzi partivano spedizioni in Egitto.
Al bando pubblicato nel 2013 dalla Fondazione Museo delle Antichità  Egizie di Torino, costituita dalla Città  di Torino con la Regione Piemonte e due fondazioni bancarie private, avevano risposto ben 107 persone inviando il loro curriculum alla Praxi, società  di consulenza specializzata nella selezione di manager. Dopo il primo vaglio di Praxi, sette candidati erano passati alla fase dei colloqui finali con la commissione di quattro esperti nominata dal cda della Fondazione, presieduto da Evelina Christillin.
Alla fine, il prescelto è stato Greco che, dopo quasi 17 anni all’estero, ha lasciato il suo incarico di docente all’Università  di Leiden, migliore centro di egittologia dei Paesi Bassi, e quello al museo delle antichità  di quella città  ed è tornato in Italia.
In Olanda Greco era arrivato nel 1997 per l’Erasmus come studente di lettere classiche all’Università  di Pavia e del Collegio Ghislieri.
Nel 1998, nella città  lombarda, aveva ottenuto la laurea con lode in archeologia. Quindi era tornato a Leiden per restarci lavorando come receptionist in un albergo, ma anche guida del museo delle antichità  di cui nel 2009 diventa curatore della sezione egizia e pure come insegnante di italiano e di lettere classiche.
Nella cittadina olandese nel 2007 ottiene un’altra lode, quella del master in Egittologia dell’Università  di Leiden e nel 2008 ottiene il dottorato di ricerca a Pisa.
Una volta tornato in Italia, l’ex cervello in fuga ha rilanciato il museo torinese coniugando nuove ricerche e scavi a iniziative per attirare visitatori all’interno del palazzo, completamente rinnovato negli allestimenti, con iniziative “pop”.
Così l’Egizio, tra i primi dieci musei italiani, è passato dai 772.934 visitatori del 2015 agli 845.237 del 2017.
Ora però viene preso di mira dalla destra per la promozione “Fortunato chi parla arabo” che permette ai cittadini di lingua araba di entrare in due al costo di un biglietto intero fino al 31 marzo.
L’intenzione di Greco e del Museo Egizio è di mettere “un patrimonio museale che non appartiene alla cultura italiana” a disposizione di “coloro che in esso possono trovare radici, identità  e orgoglio” e incentivare le visite dei “nuovi italiani”.
Lanciata il 6 dicembre scorso, l’iniziativa ha suscitato innanzitutto irritazione tra gli esponenti della Lega Nord. Il leader dei Giovani padani, Andrea Crippa, ha fatto intasare i centralini del Museo Egizio dopo aver diffuso su Facebook il video di una telefonata all’ufficio informazioni e aver invitato i suoi “fan” a protestare.
Tuttavia il video sarebbe “una deliberata messa in scena da parte del signor Andrea Crippa — informava a fine gennaio il museo — e contiene risposte inesatte e comunque in alcun modo riferibili ad operatrici dell’Ufficio Prenotazioni del Museo Egizio”. Intanto la Digos indaga.
Le spiegazioni fornite in quei giorni da Greco e dal museo non sono bastate però a mettere fine alle polemiche. A soffiare sul fuoco è stata la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che venerdì, accompagnata dai candidati torinesi Agostino Ghiglia e Augusta Montaruli, è andata davanti all’ingresso di via Accademia delle Scienze.
Il direttore del Museo Egizio li ha incontrati cercando di ribadire l’intento e i principi, ma c’è stato poco da fare.
L’aver risposto a ogni provocazione della Meloni in maniera sensata e cortese ha animato ancora di più i colonnelli della leader di Fratelli d’Italia che sono andati all’attacco dopo la solidarietà  espressa dai comitati tecnico-scientifici per l’archeologia e per i musei e l’economia della cultura del Mibact.
Intorno a Greco, però, hanno fatto quadrato sia l’amministrazione M5s della città , con l’assessora alla Cultura Francesca Leon che ha ricordato come “essere donne e uomini di cultura vuol dire costruire ponti, non innalzare muri”, sia quella della regione a guida Pd, con il presidente Sergio Chiamparino che ha lanciato uno slogan: “Christian Greco sempre, tengano giù le mani dall’Egizio”.
“Il direttore è bravissimo”, ha quindi chiosato il ministro della Cultura Dario Franceshini lunedì mattina.
Poi la patetica retromarcia di Fdi: “siamo stati fraintesi”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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MELONI, TERZA FIGURA DI MERDA: “NON VOGLIO CACCIARE IL DIRETTORE DEL MUSEO EGIZIO”

Febbraio 12th, 2018 Riccardo Fucile

IN NOTTATA LA PENOSA RETROMARCIA DI FDI: “SAPPIAMO CHE E’ NOMINATO DA SELEZIONE INTERNAZIONALE”

Non paghi dell’epocale figuraccia che Giorgia Meloni ha fatto di fronte al direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco, i Fratelli d’Italia / L’Italia s’è desta promettono che lo cacceranno.
Federico Mollicone, responsabile nazionale comunicazione di Fratelli d’Italia, rilascia una dichiarazione alle agenzie di stampa in cui minaccia di cacciare Greco: «Stiano tranquilli il direttore Greco e gli estensori dell’anacronistico appello: una volta al governo Fratelli d’Italia realizzerà  uno dei punti qualificanti del proprio programma culturale che prevede uno spoil system automatico al cambio del Ministro della Cultura per tutti i ruoli di nomina, in modo da garantire la trasparenza e il merito, non l’appartenenza ideologica».
In nottata, dopo aver scatenato una polemica invereconda, Mollicone rilascia un’altra nota nella quale sostiene di non aver mai voluto dire che Fratelli d’Italia caccerà  Greco: “In merito a quanto da me dichiarato, preciso che non ho mai scritto di voler cacciare nessuno, tanto meno il direttore del Museo Egizio che so bene essere stato nominato dopo selezione internazionale. Per quanto riguarda lo spoil system ricordo che era riferito in generale alle cariche apicali ministeriali e che come prevede la legge 145 del 15 luglio 2002 e successive decadono 90 giorni dopo l’insediamento del nuovo esecutivo”.
Maurizio Assalto sulla Stampa di oggi ricorda che FdI non potrà  mai e poi mai cacciare il direttore del Museo Egizio Christian Greco, perchè non ha il potere per farlo:
“Nella surreale polemica che ha preso di mira l’Egizio, nutrita di false telefonate (no, non era un centralinista del Museo quello che ha fatto da spalla al «giovane padano» Andrea Crippa), di cifre sparate a caso (no, il Museo non ha stanziato «centinaia di migliaia di euro» per pubblicizzare l’iniziativa rivolta ai visitatori di lingua araba), di confusione tra religione e etnia (non tutti gli arabi sono musulmani), l’ultima minaccia agitata da Fratelli d’Italia proprio non sta in piedi.
L’ennesimo fake in un momento — e in una campagna elettorale — che di fake rischia di fare indigestione. Nessun futuro vincitore dopo il 4 marzo potrà  rimuovere Christian Greco, perchè il direttore dell’Egizio è nominato dal Cda della Fondazione, il cui unico membro di nomina governativa è il presidente. Sta scritto sullo statuto, pubblicato online e consultabile da chiunque. Documentarsi, prima di dare di piglio ai petardi. A meno che non si voglia soltanto il rumore dei petardi.”

(da “NextQuotidiano”)

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PRIMA GLI ITALIANI? IL CANDIDATO MIGRANTE DELLA MELONI CHE “PRIMA” ERA PASSATO DAL PD AI NO-VAX, DAI TUFFI NEL TEVERE A PAPPALARDO, DA STAMINA A SALVINI

Febbraio 12th, 2018 Riccardo Fucile

SIMONE CARABELLA ORA E’ CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA IN REGIONE LAZIO

Simone Carabella è uno dei candidati dei Fratelli d’Italia alle regionali del 4 marzo in Lazio. Sulla sua pagina Facebook il candidato del partito di Giorgia Meloni si definisce “orgoglio italiano“.
Orgoglio perchè è un patriota — come si chiamano gli esponenti di Fratelli d’Italia — perchè è il presidente del Comitato Civico “Prima gli Italiani”, perchè ogni anno a Capodanno si tuffa nelle acque gelide del Tevere assieme al celebre Mister Ok per lanciare un messaggio (quest’anno era a favore della ricostruzione di Amatrice) e perchè la sua storia politica è quella di molti italiani che nella vita di casacche ne hanno cambiate tante.
Il palestratissimo Carabella dice di essere “mental-coach” (in quanto esperto di PNL) ma questa è solo una delle sue numerose qualità .
La traiettoria politica di Carabella è però molto più complessa di quello che possono far credere le sue pose da macho e i suoi gesti gladiatori.
Una decina di anni fa Carabella è stato iscritto al Partito Democratico di Albano, con cui si candidò nel nel 2005 (risultando il primo dei non eletti alle comunali) e nel 2010.
Nel 2013 però Carabella lasciò il PD e visse una stagione movimentista che lo portò ad avvicinarsi ai movimenti No Inceneritore e al Movimento 5 Stelle (senza entrarne a far parte) grazie alle sue battaglie per i diritti dei disabili.
Successivamente si avvicinò alla Lega Nord e a Noi Con Salvini, eccolo assieme all’onorevole Borghezioad una manifestazione del partitino personale del Capitano del V Municipio di Roma. Anche se c’è da dire che nemmeno in quel caso Scarabella si candidò con il partito di Salvini.
Nel 2015 invece preferì correre da solo candidandosi a sindaco di Albano Laziale con una sua lista personale dal nome “Amo Albano” dove specificava di non essere nè di destra nè di sinistra. Ma le numerose battaglie contro lo Ius Soli lo qualificano senza dubbio come sovranista e difensore dell’identità  nazionale.
Alle ultime amministrative romane Carabella invece si candidò nella lista Patria a sostegno di Alfredo Iorio (MSI). Prima di approdare a Fratelli d’Italia l’ultimo tentativo di salvare il Paese.
Carabella è stato infatti per qualche tempo tra i sodali del Generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo.
Simone Carabella avrebbe dovuto partecipare alla manifestazione di settembre 2017 (in gergo: “rivoluzione”) organizzata dal Movimento Liberazione Italia. Le cose però tra il tuffatore e il generale finirono male.
§Pappalardo scoprì che c’erano dei miserabboli traditori della DIGOS infiltratisi nel movimento. In un video il Commissario Pino spiegò che “questi miserabili (che hanno registrato la riunione) erano stati accompagnati da Simone Carabella”.
La pietra dello scandalo fu un video pubblicato proprio da Carabella in cui l’orgoglio italiano affermava che la manifestazione sarebbe stata annullata e spostata ad ottobre. Nel video Carabella spiegava che alle forze dell’ordine era arrivata la voce che qualcuno avrebbe fatto qualche “gesto inconsulto” durante la manifestazione e questo avrebbe messo in pericolo i partecipanti.
Nell’arco della sua intensa carriera politica Carabella ha combattuto tutte la battaglie sovraniste.
Si va da quella contro l’arrivo degli immigrati ad Albano Laziale alla protesta contro il concerto di Bello Figo a Roma passando ovviamente per la chiusura dei Campi Rom della Capitale e per la difesa dei due Marò prigionieri in India ai quali Carabella dedicò il tuffo del Capodanno 2015.
Ad agosto 2015 Carabella invece se la prendeva contro gli immigrati che facevano il bagno in mare con addosso le mutande, in spregio ai costumi italici.
Ma non ci sono solo battaglie politiche al grido di “prima gli italiani” e contro immigranti, rom e stranieri. C’è anche attenzione per le battaglie a favore della salute. All’epoca del caso Stamina Carabella si schierò a favore della truffa architettata da Davide Vannoni e pubblicizzata dalle Iene.
Più di recente Simone Carabella è stato uno dei capopopolo che hanno agitato la protesta davanti a Montecitorio dopo l’approvazione della Legge Lorenzin sui vaccini obbligatori.

(da “NextQuotidiano”)

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CHI E’ LA TALPA DELLA RIMBORSOPOLI M5S?

Febbraio 12th, 2018 Riccardo Fucile

IL SERVIZIO DELLE IENE FA DEFLAGARE IL CASO DELLE FALSE CERTIFICAZIONI: SONO ALMENO DIECI I GRILLINI CHE HANNO FINTO IL TAGLIO DELLE INDENNITA’

«Sono almeno dieci», dice la fonte anonima alle Iene nel servizio sulle restituzioni false degli stipendi a 5 Stelle, i parlamentari grillini non in regola con i versamenti al fondo del microcredito.
Dieci parlamentari grillini in tutto avrebbero finto il taglio dell’indennità  di mandato e il bonifico destinato al Fondo di garanzia per la microimprenditorialità .
Due di loro, Andrea Cecconi e Carlo Martelli, sono stati beccati in flagranza e hanno annunciato l’addio al seggio in Parlamento pur sapendo che, come nel caso di Emanuele Dessì, la loro rinuncia non vale nulla e verranno regolarmente eletti e proclamati, mentre le loro dimissioni saranno votate (e respinte, come è successo per cinque volte a Giuseppe Vacciano).
Non soffriranno la solitudine visto che, se vincerà  il collegio uninominale, anche l’avvocato Catello detto Lello Vitiello rimarrà  in parlamento pur essendogli stato vietato l’uso del simbolo.
Un deputato e tre senatori in bilico e fuori dal gruppo sin dall’inizio: sarà  difficile raggiungere convincere Mattarella che si è raggiunta una maggioranza a 5 Stelle.
Barbara Lezzi, pesantemente chiamata in causa nei giorni scorsi insieme a Maurizio Buccarella, ieri ha messo la testa fuori da Facebook per scrivere che stamattina andrà  in banca per farsi rilasciare la documentazione che accerta che i suoi bonifici non sono stati revocati.
Un’iniziativa lodevole, ma incomprensibile: visto che l’intervista con Filippo Roma risale a giovedì scorso e visto che esistono gli accessi online ai conti in banca, non si capisce perchè la senatrice definita da Andrea Scanzi come una delle più competenti del M5S (prima della storia del PIL che cresce per il caldo) non abbia agito prima procurandosi la documentazione che oggi sicuramente esibirà .
Silente, invece, l’avvocato e senatore Maurizio Buccarella che sui canali social preferisce il low profile.
Nei giorni precedenti entrambi i senatori avevano assicurato allo staff della Casaleggio, che sta invitando tutti a mettersi in regola, di avere solo dei semplici arretrati ancora da smaltire.
Ma spiega oggi La Stampa in un articolo di Ilario Lombardo che Di Maio vuole vederci molto più chiaro e ha chiesto che una squadra di collaboratori da oggi si occupi solo di spulciare i quasi mille bonifici fatti.
Con particolare attenzione saranno esaminati i versamenti dal 2016 in poi, da quando cioè, forse in vista della fine della legislatura, i due parlamentari incastrati finora, Andrea Cecconi e Carlo Martelli, hanno cominciato a falsificare i rimborsi al fondo.
Il MoVimento deve ancora giustificare la differenza tra quanto dichiarato sul sito tirendiconto.it e il totale che risulta nel prospetto del Mise.
Un buco dei versamenti che supera i centomila euro ma che in realtà  potrebbe essere ancora più grande. Nel computo del Mise infatti sarebbero finiti anche i rimborsi dei consiglieri grillini eletti in quattro regioni, Lombardia, Liguria, Veneto ed Emilia, oltre ai soldi restituiti da alcuni ex 5 Stelle, come Riccardo Nuti che ha dichiarato di aver versato a gennaio 20mila euro circa.
Questo significherebbe che la differenza tra quanto dichiarato dai parlamentari sul sito del M5S, con i relativi bonifici allegati — 23 milioni e 400 mila euro — e la cifra presente al Mise, 23 milioni 192 mila euro, sarebbe più alta di quanto si ottiene dalla semplice sottrazione e nasconderebbe gli altri colpevoli ammanchi di deputati e senatori.
Se anche Lezzi e Buccarella dovessero finire nella rete, si tratterebbe di altri due parlamentari e fedelissimi che si sono dimostrati inaffidabili.
E prima o poi anche tra i tanti piccolifanz del M5S ci sarà  chi si farà  la domanda fondamentale: come è possibile che nessuno abbia controllato prima delle Iene? E come è possibile pensare di poter governare un paese se non ci si può fidare nemmeno dei propri fedelissimi?
Stefano Buffagni, candidato a Milano e fedelissimo di Di Maio, su Facebook è uno dei pochi ad avere il coraggio di chiedere di “scacciare i mercanti dal tempio” in riferimento ai colleghi. Dovrebbe spiegare anche che chi lo ha candidato ha dimenticato di effettuare i controlli e dovrebbe trarne le conseguenze.
C’è ancora qualcosa di molto interessante da sottolineare nella vicenda Rimborsopoli M5S. Ovvero, la fonte dell’inchiesta delle Iene, che dice di essere un ex del M5S che si è sentito tradito dalla scorrettezza di chi faceva la morale agli altri.
Di certo non ha raccontato tutto su di lui. Le voci sui bonifici successivamente annullati hanno infatti attraversato tutta la legislatura, visto che il metodo di caricare bonifici che potevano essere annullati successivamente non appartiene solo a Martelli e Cecconi.
In questi anni molti, tra insider e outsider, hanno puntato il dito sulla scarsa trasparenza della metodologia applicata dai 5 Stelle, suggerendo la possibilità  che le foto fossero un falso.
Il problema è che nessuno poteva essere in grado di dimostrare che i bonifici fossero stati annullati.
Invece la fonte che ha parlato con le Iene è andata a colpo sicuro su Cecconi e Martelli, sostenendo che i bonifici registrati su Tirendiconto.it non corrispondessero con i versamenti dei parlamentari.
Questo è possibile soltanto se si ha la possibilità  di entrare nei conti dei due parlamentari per verificare gli accrediti (e anche nei conti degli altri parlamentari “beccati”), oppure se si ha la possibilità  di confrontare quanto caricato sul sito delle restituzioni con quanto è effettivamente arrivato sul conto del microcredito.
La seconda ipotesi sembra più probabile. A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura, diceva Pietro Nenni.

(da “NextQuotidiano”)

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LA LOMBARDI E LA FAMIGLIA CHE VOTAVA ALMIRANTE

Febbraio 12th, 2018 Riccardo Fucile

PER PRENDERE QUALCHE VOTO IN PIU’ ORA TUTTI RICORDANO COME VOTAVANO IN CASA

«La mia famiglia è sempre stata storicamente di destra, Almirante è sempre stato un punto di riferimento per i miei»: Roberta Lombardi negli ultimi minuti dell’intervista rilasciata a Giovanni Minoli ha aggiunto un altro tassello alla sua autobiografia pubblica, specificando che anche lei, come Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, viene da una famiglia “nostalgica” e di destra che votava Movimento Sociale Italiano.
Concetto Vecchio ha ricordato oggi su Repubblica che già  quando aveva messo piede alla Camera nel 2013, prima capogruppo grillina a Montecitorio, Lombardi aveva fatto rumore la sua uscita sul “fascismo buono”.
Ieri è tornata sul Ventennio, smezzando la storia manco fosse un cornetto: «Se penso all’Inps credo sia stata una conquista di civiltà , se penso alle leggi razziali penso a una delle pagine più buie della nostra storia».
Mentre Sergio Pirozzi è indagato per omicidio colposo in relazione al terremoto di Amatrice, mentre i suoi voti sono lì a puntellare la leadership di Zingaretti nei sondaggi lasciando indietro proprio Lombardi oltre che Stefano Parisi.
Magari Almirante riesce a spostare qualche altro voto nel Lazio.

(da “NextQuotidiano”)

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