Destra di Popolo.net

QUARTA PUNTATA FANPAGE, A MARGHERA: “SONO SOLDI DELLA CAMORRA? NESSUN PROBLEMA”

Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile

LA MEDIATRICE E’ LA MOGLIE DI COLONNELLO DEI CARABINIERI E RAPPRESENTA UNA CORDATA DI IMPRENDITORI INTERESSATI A UN SITO DI STOCCAGGIO A MARGHERA… CHIEDE UNA MAZZETTA DI DUE MILIONI DI EURO

Quarta puntata dell’inchiesta Bloody Money, su rifiuti, appalti e politica.
Alcune anticipazioni dell’episodio, dal titolo “L’oro di Marghera” sono state mostrate durante il programma “Bersaglio Mobile” di Enrico Mentana, dove è intervenuto il direttore Francesco Piccinini, che insieme al video reporter Sasha Biazzo ha firmato l’inchiesta.
Il racconto si sposta in Nord Italia, in particolare in Veneto.
Nelle immagini si vede Nunzio Perrella, ex boss della Camorra infiltrato per Fanpage.it, questa volta insieme a un’interlocutrice, e i due discutono chiaramente di denaro della Camorra da utilizzare per un affare.
La donna risponde positivamente a Perrella, rassicurandolo del fatto che il denaro in questione possa essere utilizzato senza problemi: “Questi sono soldi della camorra? Va bene, dov’è il problema”.
Scopriamo che la donna è la moglie di un colonnello dei carabinieri, che incontra appunto la fonte “infiltrata” di   Fanpage.it per parlare di un business, la costruzione di un sito di stoccaggio a Marghera.
La donna però funge da intermediario per una cordata di imprenditori, e in un incontro successivo, che sarà  pubblicato nella quarta puntata di Bloody Money, ci chiederà  due milioni di euro.
Mentana, dopo che l’anticipazione è andata in onda, chiede a Piccinini se la donna è stata coinvolta precedentemente o se è la prima volta che incontra Perrella, e Piccinini gli risponde: “Al momento in cui ci siamo messi in contatto la signora era latitante. Ed è stata una delle prime persone ad agganciarci”.
E dopo aver mostrato il video in cui il governatore Vincenzo De Luca parla di “aggressione squadristica e camorristica” ai danni della sua famiglia, Piccinini gli risponde: “A me, da cittadino campano, ha fatto male vedere che quei politici ci hanno detto “a noi non interessa dove andate a sversare i rifiuti”. Se allo Stato non interessa del cittadino, mi chiedo che Stato sia questo”.
Alla domanda provocatoria di De Luca “Chi vi paga?”, che il governatore rivolge ai giornalisti di Fanpage.it, Piccinini replica: “Noi non riceviamo finanziamenti pubblici, noi viviamo di pubblicità “.
“Nell’inchiesta di Fanpage.it ci sono delle cose che andranno chiarite — ha detto al giornalista Claudio Velardi — perchè dal video non si capisce il reale coinvolgimento di Roberto De Luca, assessore a Salerno. Anch’io al suo posto avrei ricevuto un imprenditore”.
Ma a che titolo Roberto De Luca si stava occupando del business delle ecoballe in Campania? “Io stresserei il punto fondamentale — dice Piccinini — siamo andati da Roberto De Luca, ma non perchè lo abbiamo scelto. Ci sono persone che ci contattano, come si vede nei video, sono i mediatori che ci portano dai politici”.

(da Fanpage)

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REGIONE LOMBARDIA, RICOPERTA DI INSULTI RAZZISTI CANDIDATA ITALO-AMERICANA: “ORA SO COSA PROVAVA MIO PADRE NEGLI ANNI ’30”

Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile

INSERITA NELLA LISTA OBIETTIVO LOMBARDIA PER LE AUTONOMIE, AVEVA POSTATO IL SUO SANTINO ELETTORALE… E LA SOLITA FOGNA RAZZISTA SI MANIFESTA

“Musulmana”, “Vai a fare la tr…. nel tuo Paese”, “Via dalla Lombardia, giù le mani dalla nostra regione”. L’hanno ricoperta di insulti volgari, tanto da costringerla a spiegare che lei, Jessita Mc Kinney, candidata alle regionali in Lombardia con Giorgio Gori, è italiana.
È nata in provincia di Brescia sessant’anni fa, ma ora per colpa degli insulti ricevuti dice di aver vissuto “nel 2018 quello che provava mio padre, afroamericano, negli Stati Uniti negli Anni Trenta e Quaranta”.
Inserita nella lista Obiettivo Lombardia per le autonomie a sostegno del candidato di centrosinistra, Mc Kinney ha pubblicato un post sui social con il suo ‘santino’ elettorale e tra i commenti si leggono insulti a sfondo razzista.
La candidata ha così sintetizzato la sua amarezza: “Viva la libertà  d’espressione — ha scritto — ma qui si supera il livello di decenza. Mi presento perchè pare che non mi conosciate, nè abbiate letto le mie origini che mi pare aver capito odiate“.
Quindi ha spiegato: “Sono nata a Desenzano del Garda (Brescia per chi non lo sapesse, Lombardia) nel 1958. Giuro che in 60 anni un’asfaltata del genere non l’ho mai ricevuta. Vi ringrazio di farmi vivere nel 2018 quello che provava mio padre (Afroamericano) negli Stati Uniti negli anni ’30 e ’40”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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“ACCOLTELLATO ALLA SCHIENA MENTRE APPENDEVO I MANIFESTI, HO RISCHIATO DI ESSERE UCCISO”

Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile

PARLA L’ESPONENTE DI   “POTERE AL POPOLO” AGGREDITO A PERUGIA DA QUATTRO INCAPPUCCIATI   COI BASTONI: “LA VIOLENZA E’ DETTATA DALLA STUPIDITA'”

«Ci hanno accerchiato in quattro. Coi bastoni. C’è stata una colluttazione. Quando sono scappati mi sono accorto che avevo i pantaloni imbrattati di sangue e la giacca squarciata. Mi hanno accoltellato alle gambe e alla schiena. Ho rischiato di essere ucciso».
Mario Pasquino, 37 anni, stava affiggendo alcuni manifesti elettorali di Potere al Popolo insieme al cugino quando è stato aggredito martedì a Ponte Felcino, estrema periferia di Perugia, intorno alle 22.30.
Cosa è accaduto?
«In questi giorni sto dando una mano ai compagni di Potere al Popolo per fare attacchinaggio. Ieri sera ero con mio cugino quando all’improvviso siamo stati accerchiati da un gruppo di quattro persone, tutte quante incappucciate, c’è stata un’aggressione dalla quale è nata una colluttazione durata qualche minuto, fino all’arrivo di alcuni passanti che hanno fatto dileguare i nostri aggressori».
Avevano il coltello.
«Mi sono accorto di essere stato ferito. In un primo momento c’era adrenalina e concitazione e non mi ero accorto, poi però mi sono reso conto che stavo sanguinando. La gamba era piena di sangue, ho rimediato due coltellate alla coscia. Anche la giacca, dietro, era bucata, mi hanno colpito pure alla schiena. Sono stato molto fortunato perchè se la lama fosse entrata a quest’ora forse non sarei qui a parlare con lei… la giacca è di un tessuto molto solido e ha attutito il fendente».
È un episodio molto grave
«Quello che è accaduto è allucinante, faccio politica da tanti anni, ci può stare lo scontro verbale, il battibecco, quattro coltellate sono gravi. Lo ritengo un episodio dettato più che altro dalla stupidità  e dall’inesperienza. Faccio politica da una vita, sono antifascista e non darei mai a nessuno una coltellata, non mi verrebbe mai neppure in mente di girare col coltello».
Palermo, Modena, Livorno, Busto Arsizio, Como, Macerata. All’elenco degli episodi violenti si aggiunge Perugia.
«Il livello dello scontro politico si sta incattivendo molto, la società  sembra spaccata in due e se non si sta attenti ai toni da usare gli stupidi, appunto, possono commettere gesti incredibili. I miei aggressori erano bendati e non saprei riconoscerli, non so chi siano, potrebbero far parte di qualche formazione di estrema destra, è un’ipotesi che non si può certamente escludere. Quattro coltellate? A Perugia non ricordo nulla di simile perchè è una comunità  tranquilla. Ci può essere lo scontro, appunto, verbale, una scazzottata tra ventenni, ma quattro coltellate sono una cosa molto diversa e molto più grave»
Ora come ti senti?
«Dolorante, stanotte alle tre sono stato dimesso dall’ospedale. Sono consapevole del fatto che ho rischiato la vita, se i fendenti mi avessero centrato un polmone o un rene a quest’ora sarei morto. Penso anche al mio aggressore: per una cosa così violenta si va in galera…».
Tuo cugino è stato ferito?
«Lui ha riportato una contusione sulla fronte per la bastonata ricevuta. Loro, i quattro incappucciati, sono arrivati con i bastoni. Questa cosa è molto grave. Lo ripeto: credo ci sia più stupidità  che delinquenza, alcuni vivono nel mito di storie passate senza rendersi conto della realtà … ancora fare i fascisti, gli squadristi fascisti… di fronte ci sono persone, esseri umani, la comunità , la collettività , bisogna abbassare i toni».
Quali sono i tuoi trascorsi politici?
«In passato ho fatto parte di Sinistra e libertà , ho sempre orbitato nella sinistra. Ora non sono iscritto ma ho sempre fatto attività  politica come attacchinaggio di manifesti, mi sono sempre dato da fare durante le campagne elettorali per offrire il mio supporto. In Sel, invece, ero iscritto, ero un militante attivo nel partito. Ieri sera è accaduto qualcosa che non succedeva da tantissimo tempo, è un episodio grave, forse qualcosa di simile è accaduto negli anni Sessanta e Ottanta».

(da “Umbria24″)

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“HANNO FERITO LA MIA DIGNITA'”: PARLA L’ANZIANO INVALIDO AGGREDITO DALLA BABY GANG

Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile

AUTORI QUATTRO MINORENNI NEL PISTOIESE… IL VESCOVO: “LA VIOLENZA QUEI RAGAZZINI L’HANNO IMPARATA DA NOI”

“Mi hanno tolto il bastone e io sono finito in terra. Ora sto bene, ma non c’è rispetto, questi ragazzi non hanno rispetto.”
A parlare è Angelo Brozzi, 76 anni, ex imbianchino in pensione di Casalguidi, nel comune di Serravalle Pistoiese.
Qualche giorno fa stava passeggiando in strada quando è diventato l’oggetto del divertimento di una banda di cinque ragazzini, 16 anni il più grande, 13 il più piccolo. Uno di loro gli ha strappato il bastone, facendolo cadere a terra.
Uno scherzo spietato filmato con uno smartphone e poi fatto circolare su Whatsapp e altre piattaforme. A
lla fine è stato proprio un loro coetaneo a denunciarli, spiattellando tutto su Facebook:   “Ancora loro, ma guarda cosa hanno combinato, stavolta”, ha commentato.
E, dopo pochi minuti, i responsabili sono stati individuati.
Prima dai compaesani che si sono scatenati sul social network e poi dalla squadra mobile di Pistoia che li ha bloccati e interrogati. Quattro i loro (il 13enne non imputabile) devono ora rispondere di furto con strappo, e la vicenda è finita alla Procura del Tribunale per i Minorenni di Firenze.
“Li ho perdonati, sono pur sempre ragazzi — dice Angelo con un sorriso rassegnato -. Ma ora spero che mettano la testa a posto. Perchè non mi hanno fatto solo male al ginocchio, ma hanno ferito la mia dignità ”.
Sull’episodio è intervenuto anche il vicesindaco di Serravalle, Federico Gorbi, al Corriere fiorentino: “Per fortuna l’anziano aggredito ha riportato solo qualche ecchimosi ed escoriazione, ma l’episodio è gravissimo”, dice. “Sono fatti che amareggiano profondamente e che vanno stroncati sul nascere, prima che si diffondano ulteriormente”.
Ma è davvero tutta colpa di cinque ragazzini allo sbaraglio? Il vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, ammonisce: “Di fronte a un video postato fingiamo di scandalizzarci, fingiamo di indignarci, condanniamo, emettiamo sentenze per non riconoscere semplicemente una cosa: il voyeurismo, l’indifferenza e forse la violenza, i ragazzini le hanno imparate da noi”.

(da agenzie)

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LA BEFFA DELLE BOLLETTE DELLA LUCE DEI MOROSI

Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile

QUELLO CHE MANCA ALLA FINE LO PAGHEREMO NOI

Si chiamano oneri di sistema, gravano sulle bollette della luce per circa il 20 per cento.
Dentro c’è di tutto: lo smantellamento del nucleare, gli incentivi alle rinnovabili, la copertura delle agevolazioni tariffarie per i treni, il sostegno alla ricerca, la copertura dei bonus sociali per chi è in difficoltà  e l’elenco va ancora oltre. Contestati, contestatissimi negli anni.
Perchè con la bolletta vera e propria non hanno nulla a che fare, perchè non sono progressivi seguendo i reali consumi, perchè sono sostanzialmente delle imposte che i venditori riscuotono e poi finiscono in vari contenitori destinati alle diverse finalità .
I detrattori ritengono che questi costi dovrebbero essere spalmati sulla fiscalità  generale: invece fanno capolino nelle bollette, come se dovessero essere quasi nascosti.
L’ultima beffa per i consumatori è contenuta e spiegata nelle ultime fatture.
La conseguenza finale è che ci ritroveremo a pagare anche per i morosi, quelli che le forniture non le hanno pagate.
Il passaggio non è così semplice e diretto, anzi, è una storia tutta italiana, una tempesta burocratica e giudiziaria, con tanto di aziende finite a gambe all’aria nel frattempo, con insoluti e fallimenti. Il risultato è però quello annunciato: i soldi che mancano, dovranno metterli i consumatori che pagano.
Poca la consolazione nel sapere che, distribuito tra tutti, l’esborso sarà  modesto: il principio mette la pelle d’oca, anche se in questo caso una serie di accortezze erano state prese, ma sono state smontate dalle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. Che cosa paghiamo in bolletta?
L’energia consumata, la gestione della rete (distribuzione, contatori), l’Iva e altre imposte e gli oneri generali di sistema, che in realtà  sono imposte anch’esse.
Qual è il meccanismo a catena che ha portato a questa situazione?
Ci sono i grandi distributori di energia, che hanno già  anticipato quest oneri. Sotto di loro ci sono i venditori, la rete sul territorio fatta da almeno 500 società  dopo la liberalizzazione, che a loro volta avrebbero dovuto raccogliere le quote dai clienti e passarle ai distributori.
Però alcune sono state messe in ginocchio dal numero sempre crescente dei morosi e hanno alzato bandiera bianca. Fallite, non possono pagare più nulla, nemmeno quei soldi che hanno già  incassato.
Conclusione? Il piatto piange e i distributori, che hanno già  anticipato quelle imposte, si ritrovano un buco in cassa. Con più di una ragione, si lamentano: «Era solo una partita di giro, quelli non sono soldi che dobbiamo pagare noi».
Per evitare il guazzabuglio facile da prevedere Arera, l’Autorità  di regolazione per energia reti e ambiente aveva predisposto un paracadute.
«La regolazione precedente imponeva ai venditori la prestazione di garanzie finanziarie (fidejussioni, ndr) in favore delle imprese distributrici anche a copertura degli oneri generali di sistema». Insomma: in qualche modo i versamenti erano garantiti.
Ma poi sono arrivate le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che hanno mandato questa organizzazione a gambe all’aria. «le sentenze – dice Arera con inusuale durezza – hanno scardinato il sistema delle garanzie».
Che cosa hanno deciso i giudici amministrativi? Che Arera non poteva imporre fidejussioni ai venditori, perchè «è il cliente finale l’unico soggetto tenuto a pagare gli oneri di sistema».
Conclusione: se alcuni non lo fanno, magari facendo andare in crack le aziende, pagano gli altri. «Una doppia beffa – spiega Massimiliano Dona presidente dell’Unione nazionale consumatori – perchè non solo gli utenti pagano quello che non dovrebbe essere in bollettada anni, ma lo farannoa nche per i guai altrui».
A quanto assommerà  la cifra da dividere per le bollette “virtuose”?
La situazione è così complicata che cifre realistiche non ne esistono ancora: «Stiamo ancora facendo i calcoli – spiegano negli uffici dell’Authority al Secolo XIX – ma non pensiamo che l’impatto sulle bollette sarà  così allarmante». Non sarà  un nuovo salasso.
Sul principio, c’è molto da ridire.

(da agenzie)

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ANCHE GENTILE DICE NO AL M5S, I MINISTRI NON SI TROVANO

Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile

RIFIUTA L’EROE DEL MUNDIAL… UNA GIUDICE: “GRILLINI LONTANI DALLA DEMOCRAZIA”

L’ultimo no a Luigi Di Maio arriva dritto dalla storia del calcio. Ed è un tackle che fa male: Claudio Gentile, ex difensore della Juve e della Nazionale, eroe del Mundial ’82, la saracinesca contro cui andò a sbattere più volte anche Maradona, ha detto che non se la sente di fare il ministro dello Sport in un governo M5S.
Dopo qualche telefonata di corteggiamento, ha ribadito la sua indisponibilità  e non certo per antipatie verso Di Maio. Anzi, Gentile ha confessato di essere un simpatizzante, ma anche aggiunto di vivere la politica come un mondo lontano.
Se tutto andrà  secondo i piani, Di Maio presenterà  la squadra di governo la prossima settimana, forse   venerdì 2 marzo, l’ultimo giorno di campagna elettorale.
Restano diverse caselle ancora da riempire però.
La selezione, che continua da mesi, non è stata facile e i no si sono moltiplicati. A rifiutare la poltrona di ministro sono stati l’ambasciatrice Laura Mirachian e l’ex dirigente di Bankitalia Pierluigi Ciocca. Lo storico dell’arte Tomaso Montanari si è detto indisponibile a entrare in un governo M5S che apre a un’alleanza con la Lega di Matteo Salvini. Mentre Carlo Cottarelli, nel mirino pure di Silvio Berlusconi, non ha voluto mettere a disposizione le sue forbici per il ministero della spending review.
Su molti rifiuti pesa anche l’esperienza negativa della giunta romana di Virginia Raggi, il caos delle dimissioni, i troppi assessori saltati, l’esposizione mediatica senza tutele.
Di Maio ha dato rassicurazioni agli interessati, le stesse che ha fatto arrivare al Quirinale. Qualcuno però ha chiesto comunque di tenere coperto il suo nome fino ai giorni a ridosso delle elezioni.
Da quanto filtra, i prescelti dovrebbero essere tutti tecnici, tranne uno o due nomi .
Al netto della presenza di Vincenzo Spadafora, consigliere politico, ex presidente Unicef Italia e ora candidato per la Camera, gli unici del M5S a sedere accanto a Di Maio dovrebbero essere i fedelissimi Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro.
Ormai i giorni che restano sono pochi e per evitare che venga tradita la promessa di presentare la squadra di governo al completo prima del voto, è sceso a Roma, per dare una mano, anche Davide Casaleggio.
Dal M5S fanno sapere che era nella Capitale per la prima riunione dell’Associazione Rousseau con i nuovi membri, Enrica Sabatini e Pietro Dettori, che hanno preso il posto di David Borrelli.
Non si capisce, però, perchè un’Associazione che ha sede a Milano, presso un’azienda privata, si debba riunire nel comitato elettorale di un partito politico, in via Piemonte 32, dove ha preso casa il M5S.
Un punto su cui Casaleggio Jr, nella confusione dei ruoli, insistendo a negare una sua leadership accanto a quella di Di Maio, non appare chiaro.
A certificare l’opacità  dei rapporti interni del M5S è stata anche la giudice Cecilia Pratesi, del Tribunale di Roma. chiamata a valutare il ricorso di un’attivista veneta, Maria Elena Martinez, non ammessa alle Parlamentarie.
Confermando, come da statuto, l’insindacabile potere del capo politico, cioè di Di Maio, di scegliere i candidati, la giudice ha però aggiunto di considerare la procedura di selezione grillina lontana «dai canoni minimi di democrazia interna».
Alla nebbia che avvolge le dinamiche di potere del M5S contribuisce pure Beppe Grillo, che ha fatto saltare le date del suo spettacolo, previsto a Roma il 22 e il 23 febbraio. Rinviate di un mese. Il motivo? Il comico non vuole sovrapporre il suo show all’ultima delicata fase della campagna elettorale, anche per evitare l’assalto delle telecamere di fronte alle quali Grillo potrebbe regalare qualche dichiarazione magari difficile poi da gestire per Di Maio.

(da “La Stampa”)

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IL M5S E QUEI CANDIDATI CHE NON SI POTEVANO CANDIDARE

Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile

DUE CANDIDATI ISCRITTI AD ALTRI PARTITI NELLE LISTE DEI GRILLINI

Stefania Piras sul Messaggero di oggi racconta che il MoVimento 5 Stelle ha scoperto che c’è stata qualche altra “piccola” dimenticanza nei controlli sulle candidature, oltre a quelle che la stampa si era divertita a sottolineare dal primo febbraio in poi.
Patty L’Abbate, promossa al Tempio di Adriano a Roma e in pompa magna sul blog, era candidata nel 2012 con “Noi Sud-Pli”, il partito di Adriana Poli Bortone, l’ex ministro di AN. E quindi non rientrerebbe nelle regole M5S. Faranno finta di niente?
C’è poi il caso dell’avvocato Rocco Bianco, candidato all’uninominale di Belluno.
Lui sembra averlo dimenticato, mentre sulla dorsale alpina c’è chi se lo ricorda quando nel 2012 decise di iscriversi al Movimento di Oscar Giannino, Fare per fermare il declino. Anche in questo caso sarebbe incompatibile con le regole scritte e volute dal M5S.
Intanto il Movimento è tutto proteso a cavalcare l’ultimo voto utile e prezioso: quello degli indecisi. E torna lo spirito antivaccinista.
E dove poteva rifiorire se non in Romagna? Terra insieme al Veneto con le coperture vaccinali in assoluto più basse, che arrivano anche all’80%.
A proposito, ricordate la capolista in Veneto Sara Cunial? Era in piazza a Vicenza «da cittadina libera» a manifestare con i free vax che meditano di iscrivere i figli in scuole alternative.
A Sant’Ancangelo le senatrici Paola Taverna e Michela Montevecchi sono state invitate a un dibattito sui vaccini presentati come tema contendibile, da «discutere con il pediatra nel rispetto della sensibilità  dei genitori e della necessità  del bambino».
Per cui contrariamente a quanto dicono gli scienziati che hanno aiutato il M5S a scrivere il programma, l’obbligatorietà  istituita dal decreto Lorenzin non è accettata davvero o comunque considerata una base di partenza per monitorare l’immunità  di gregge, anzi.

(da “NextQuotidiano”)

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PARADOSSO ITALIA: REGINA DEI PATRIMONI UNESCO, MA I LAVORATORI DELLA CULTURA SONO SOLO IL 3,4%

Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile

SIAMO AL 19ESIMO POSTO TRA I 28 PAESI UE

Se esistesse una classifica della bellezza, l’Italia sarebbe probabilmente in vetta. Il giudizio non è soggettivo, ma è giustificato dal numero di siti Unesco presenti nel nostro paese: ben 53 patrimoni dell’umanità  tutelati, dalle Alpi alla Sicilia.
Non c’è nessun Paese al mondo che può vantare una collezione di meraviglie simile.
Al secondo posto, per intenderci, si trova la Cina, 32 volte più grande dell’Italia e 22 volte più popolata, con 52 siti.
Il risultato del Belpaese, il termine casca a pennello, è quindi straordinario e giustificato da una biodiversità  diffusa e da una storia millenaria nel cuore del Mediterraneo, da sempre luogo di incontri (e scontri) tra civiltà .
PATRIMONIO NON SFRUTTATO
A cozzare con questa statistica positiva sono però i dati tutt’altro che lusinghieri che riguardano la percentuale degli occupati nel settore della cultura. Secondo le analisi di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, l’Italia guadagna solo un misero 19esimo posto (su 28, Regno Unito incluso) per la percentuale di persone impegnate in settori legati alla cultura.
I lavoratori del comparto rappresentano solo il 3,4% del totale e tra il 2011 e il 2016 (il periodo preso in analisi) il numero si è addirittura assottigliato passando dal 3,5% al dato attuale. Per lavori ‘culturali’ l’Eurostat prende in cosiderazione anche gli impieghi economici.
Il rapporto include nei ‘lavori culturali’ tutte le persone che lavorano in un settore economico definito come ‘culturale’. In più, tutte le occupazioni legate all’ambito sono incluse, anche se il singolo impiegato non svolge nello specifico un lavoro culturale. Si va quindi dallo specialista di design all’interprete, dall’archivista all’impiegato in un museo, fino al giornalista e al musicista. Inclusi nella graduatoria ci sono anche gli artisti che realizzano oggetti intagliati a mano o strumenti musicali.
GIOVANI E LAUREATI
Ma le statistiche peggiorano scendendo più nello specifico. Il nostro paese retrocede in terzultima posizione se a essere analizzato è il segmento di età  dei lavoratori più giovani (dai 15 ai 29 anni) e addirittura in penultima analizzando il grado di istruzione degli impiegati.
L’Italia è una dei quattro paesi UE la cui quota di laureati (ma nel conteggio sono incluse anche le persone che hanno concluso corsi di formazione professionale post-diploma, di alta formazione artistica e musicale) impegnati nel settore non supera il 50%. Gli altri sono Repubblica Ceca e Slovacchia, mentre peggio di noi fa solo Malta.
IN EUROPA
Se l’Italia retrocede nonostante il patrimonio culturale sterminato, l’Europa avanza, anzi corre. Nel vecchio continente sono circa 8,4 milioni i lavoratori impegnati in attività  culturali, in crescita del 7% tra il 2011 e il 2016. In testa alla graduatoria Estonia e Lussemburgo, che fanno segnare una quota rispetto agli occupati totali pari al 5,3 e al 5,1%. Fanalino di coda è invece la Romania, con una percentuale dell’1,6%.

(da “la Repubblica”)

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LE MACERIE SCOMPARSE DA CASTELLUCCIO

Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DEL COMITATO CIVICO: “INTERRATI CALCINACCI IN MODO IRREGOLARE IN AREA DEL PARCO NAZIONALE”

L’ultima volta che avevo sentito Augusto Coccia era novembre. “Sputo sangue – mi aveva raccontato – I medici mi hanno detto che ho una polmonite, non posso salire a Castelluccio se non guarisco”.
Non era una polmonite e Augusto Coccia da domenica non c’è più ma la malattia non lo aveva fermato del tutto.
A Castelluccio aveva continuato a salire di tanto in tanto in questo secondo lungo inverno in cui uno dei borghi più belli d’Italia è totalmente isolato, strade chiuse, case crollate per il terremoto, nessun accenno non solo a una ricostruzione ma nemmeno alla creazione di un’area dove potrebbero sorgere le future Sae, le casette per affrontare l’emergenza che qui sembrano una barzelletta che non fa ridere più nessuno.
Augusto Coccia era un allevatore e un produttore di lenticchie. Un omone che sembrava indistruttibile. Era stato il primo residente a tornare quest’estate a vivere nel borgo. Non c’era nulla ma aveva preso un camper e si era arrangiato riaprendo il banco sulla piazza principale dove vendeva legumi e salumi.
Aveva continuato a aggiornare il suo profilo Facebook raccontando la rabbia per le condizioni del borgo dove dall’inizio dell’autunno tutte le strade sono rimaste chiuse fino a due settimane fa quando ne è stata riaperta una sul versante delle Marche e dove, a un anno e mezzo dal terremoto, ai 120 residenti ufficiali (secondo il censimento del 2011) il comune di Norcia (a cui appartiene) ha promesso 8 casette perchè 8 sarebbero i nuclei di residenti permanenti effettivi e perchè in un’area protetta non è semplice trovare lo spazio per diverse aree Sae.
L’ultimo post di Augusto Coccia risale a dieci giorni fa, è la condivisione di una denuncia del Comitato civico di Castelluccio.
Il presidente, Urbano Testa, racconta le irregolarità  compiute durante i lavori di rifacimento dell’ultimo tratto della strada che porta verso il borgo di Castelluccio. “Sono scomparse le macerie di un deposito espropriato dopo il terremoto per la realizzazione dei lavori dell’area dove sorgerà  il Deltaplano.
Si tratta dei resti di un intero edificio crollato e di 240 metri di guaina che invece di essere portati via o di essere correttamente posti in una discarica temporanea come prevede la legge, sono stati sepolti nel terreno che è anche un’area protetta perchè parco nazionale”. Sepolti senza alcun cartello a indicare o delimitare l’area, specifica Urbano Testa dopo la scrittura del post.
Una denuncia che ha ribadito anche la scorsa settimana davanti a tutte le istituzioni, dal comune di Norcia alla Provincia, la Protezione Civile, durante la seduta per l’insediamento del Tavolo permanente per monitorare l’emergenza e la ricostruzione di Castelluccio: “In quella zona sta sorgendo del calcinaccio armato. I calcinacci dell’edificio crollato non ci sono più e non si sa dove siano. Pregherei la Provincia di controllare l’azienda che sta realizzando i lavori”, ha avvertito.
Al sindaco di Norcia invece ha chiesto ‘una speranza’ perchè “le persone di Castelluccio sono al limite del baratro. La gente non ne può più: da 18 mesi stiamo parlando, fate qualcosa”. È accaduto qualcosa? ‘Nulla, si sta continuando a depositare calcinacci in modo non regolare”, risponde Urbano Testa.

(da “LLA DENUNCIA DEL COMITATO CIVICO: “INTERRATI CALCINACCI IN MODO IRREGOLARE IN AREA DEL PARCO NAZIONALE”
L’ultima volta che avevo sentito Augusto Coccia era novembre. “Sputo sangue – mi aveva raccontato – I medici mi hanno detto che ho una polmonite, non posso salire a Castelluccio se non guarisco”.
Non era una polmonite e Augusto Coccia da domenica non c’è più ma la malattia non lo aveva fermato del tutto.
A Castelluccio aveva continuato a salire di tanto in tanto in questo secondo lungo inverno in cui uno dei borghi più belli d’Italia è totalmente isolato, strade chiuse, case crollate per il terremoto, nessun accenno non solo a una ricostruzione ma nemmeno alla creazione di un’area dove potrebbero sorgere le future Sae, le casette per affrontare l’emergenza che qui sembrano una barzelletta che non fa ridere più nessuno.
Augusto Coccia era un allevatore e un produttore di lenticchie. Un omone che sembrava indistruttibile. Era stato il primo residente a tornare quest’estate a vivere nel borgo. Non c’era nulla ma aveva preso un camper e si era arrangiato riaprendo il banco sulla piazza principale dove vendeva legumi e salumi.
Aveva continuato a aggiornare il suo profilo Facebook raccontando la rabbia per le condizioni del borgo dove dall’inizio dell’autunno tutte le strade sono rimaste chiuse fino a due settimane fa quando ne è stata riaperta una sul versante delle Marche e dove, a un anno e mezzo dal terremoto, ai 120 residenti ufficiali (secondo il censimento del 2011) il comune di Norcia (a cui appartiene) ha promesso 8 casette perchè 8 sarebbero i nuclei di residenti permanenti effettivi e perchè in un’area protetta non è semplice trovare lo spazio per diverse aree Sae.
L’ultimo post di Augusto Coccia risale a dieci giorni fa, è la condivisione di una denuncia del Comitato civico di Castelluccio.
Il presidente, Urbano Testa, racconta le irregolarità  compiute durante i lavori di rifacimento dell’ultimo tratto della strada che porta verso il borgo di Castelluccio. “Sono scomparse le macerie di un deposito espropriato dopo il terremoto per la realizzazione dei lavori dell’area dove sorgerà  il Deltaplano.
Si tratta dei resti di un intero edificio crollato e di 240 metri di guaina che invece di essere portati via o di essere correttamente posti in una discarica temporanea come prevede la legge, sono stati sepolti nel terreno che è anche un’area protetta perchè parco nazionale”. Sepolti senza alcun cartello a indicare o delimitare l’area, specifica Urbano Testa dopo la scrittura del post.
Una denuncia che ha ribadito anche la scorsa settimana davanti a tutte le istituzioni, dal comune di Norcia alla Provincia, la Protezione Civile, durante la seduta per l’insediamento del Tavolo permanente per monitorare l’emergenza e la ricostruzione di Castelluccio: “In quella zona sta sorgendo del calcinaccio armato. I calcinacci dell’edificio crollato non ci sono più e non si sa dove siano. Pregherei la Provincia di controllare l’azienda che sta realizzando i lavori”, ha avvertito.
Al sindaco di Norcia invece ha chiesto ‘una speranza’ perchè “le persone di Castelluccio sono al limite del baratro. La gente non ne può più: da 18 mesi stiamo parlando, fate qualcosa”. È accaduto qualcosa? ‘Nulla, si sta continuando a depositare calcinacci in modo non regolare”, risponde Urbano Testa.

(da “La Stampa”)

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