LA BEFFA DELLE BOLLETTE DELLA LUCE DEI MOROSI
QUELLO CHE MANCA ALLA FINE LO PAGHEREMO NOI
Si chiamano oneri di sistema, gravano sulle bollette della luce per circa il 20 per cento.
Dentro c’è di tutto: lo smantellamento del nucleare, gli incentivi alle rinnovabili, la copertura delle agevolazioni tariffarie per i treni, il sostegno alla ricerca, la copertura dei bonus sociali per chi è in difficoltà e l’elenco va ancora oltre. Contestati, contestatissimi negli anni.
Perchè con la bolletta vera e propria non hanno nulla a che fare, perchè non sono progressivi seguendo i reali consumi, perchè sono sostanzialmente delle imposte che i venditori riscuotono e poi finiscono in vari contenitori destinati alle diverse finalità .
I detrattori ritengono che questi costi dovrebbero essere spalmati sulla fiscalità generale: invece fanno capolino nelle bollette, come se dovessero essere quasi nascosti.
L’ultima beffa per i consumatori è contenuta e spiegata nelle ultime fatture.
La conseguenza finale è che ci ritroveremo a pagare anche per i morosi, quelli che le forniture non le hanno pagate.
Il passaggio non è così semplice e diretto, anzi, è una storia tutta italiana, una tempesta burocratica e giudiziaria, con tanto di aziende finite a gambe all’aria nel frattempo, con insoluti e fallimenti. Il risultato è però quello annunciato: i soldi che mancano, dovranno metterli i consumatori che pagano.
Poca la consolazione nel sapere che, distribuito tra tutti, l’esborso sarà modesto: il principio mette la pelle d’oca, anche se in questo caso una serie di accortezze erano state prese, ma sono state smontate dalle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. Che cosa paghiamo in bolletta?
L’energia consumata, la gestione della rete (distribuzione, contatori), l’Iva e altre imposte e gli oneri generali di sistema, che in realtà sono imposte anch’esse.
Qual è il meccanismo a catena che ha portato a questa situazione?
Ci sono i grandi distributori di energia, che hanno già anticipato quest oneri. Sotto di loro ci sono i venditori, la rete sul territorio fatta da almeno 500 società dopo la liberalizzazione, che a loro volta avrebbero dovuto raccogliere le quote dai clienti e passarle ai distributori.
Però alcune sono state messe in ginocchio dal numero sempre crescente dei morosi e hanno alzato bandiera bianca. Fallite, non possono pagare più nulla, nemmeno quei soldi che hanno già incassato.
Conclusione? Il piatto piange e i distributori, che hanno già anticipato quelle imposte, si ritrovano un buco in cassa. Con più di una ragione, si lamentano: «Era solo una partita di giro, quelli non sono soldi che dobbiamo pagare noi».
Per evitare il guazzabuglio facile da prevedere Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente aveva predisposto un paracadute.
«La regolazione precedente imponeva ai venditori la prestazione di garanzie finanziarie (fidejussioni, ndr) in favore delle imprese distributrici anche a copertura degli oneri generali di sistema». Insomma: in qualche modo i versamenti erano garantiti.
Ma poi sono arrivate le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che hanno mandato questa organizzazione a gambe all’aria. «le sentenze – dice Arera con inusuale durezza – hanno scardinato il sistema delle garanzie».
Che cosa hanno deciso i giudici amministrativi? Che Arera non poteva imporre fidejussioni ai venditori, perchè «è il cliente finale l’unico soggetto tenuto a pagare gli oneri di sistema».
Conclusione: se alcuni non lo fanno, magari facendo andare in crack le aziende, pagano gli altri. «Una doppia beffa – spiega Massimiliano Dona presidente dell’Unione nazionale consumatori – perchè non solo gli utenti pagano quello che non dovrebbe essere in bollettada anni, ma lo farannoa nche per i guai altrui».
A quanto assommerà la cifra da dividere per le bollette “virtuose”?
La situazione è così complicata che cifre realistiche non ne esistono ancora: «Stiamo ancora facendo i calcoli – spiegano negli uffici dell’Authority al Secolo XIX – ma non pensiamo che l’impatto sulle bollette sarà così allarmante». Non sarà un nuovo salasso.
Sul principio, c’è molto da ridire.
(da agenzie)
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