Febbraio 25th, 2018 Riccardo Fucile
IN BELLA MOSTRA LA BANDIERA CON QUATTRO K DEI NEONAZISTI USA, IN PIAZZA NOTI NEONAZISTI E SIMBOLI DELLA RUSSIA IMPERIALE…VIOLATA LA LEGGE, MA MINNITI PENSA SOLO A CARICARE I CENTRI SOCIALI
Quattro “K” a disegnare una specie di svastica, dentro un cerchio crociato bianco e nero su sfondo verde.
Mentre sul palco Matteo Salvini giurava con il rosario in mano sul Vangelo e sulla Costituzione, mentre mandava baci alla Madonnina e citava Pertini e Pasolini, tra la folla in piazza Duomo, in mezzo alle bandiere bianche e blu di “Noi con Salvini” e Salvini premier”, ne sventolava anche una decisamente poco in linea con l’immagine cattobuonista sfoggiata ieri dal leader leghista: è la bandiera del Kekistan, uno stato immaginario, bandiera usata dai gruppi neonazisti e suprematisti negli Stati Uniti e molto popolare sui social media.
Verde, appunto. Con una grafica molto simile a quella della bandiera della svastica.
A portarla in piazza, un gruppo di ragazzi con in testa il cappellino rosso della campagna elettorale di Donald Trump e la scritta “make America great again”.
Sono lì, in mezzo alle migliaia di militanti della Lega nazionale di Salvini: sono giovani, alcuni con lo zainetto in spalla, un altro con la spilletta del totenkopf, il teschio simbolo delle SS naziste.
La bandiera balza all’occhio e sventola più volte durante il comizio del “Capitano”. All’inizio, quando alle 15.45 Salvini prende la parola, il servizio d’ordine della Lega va a verificare, chiede ai ragazzi di che cosa si tratti, e poi lascia che la bandiera faccia bella mostra.
Effetti della svolta nazionalista e sovranista della Lega, passata da movimento autonomista e federalista per eccellenza a contenitore della destra con lo slogan “Prima gli italiani”.
Non lontano dallo striscione sovranista, e a pochi metri da un striscione tricolore con scritto “Matteo Salvini premier”, è spuntata anche una bandiera imperiale russa. “Altre piazze preferiscono inseguire i fantasmi del passato, il fascismo è il passato, non tornerà mai più”, dice Salvini dal palco.
Ad ascoltare le sue parole in piazza Duomo c’erano anche gli hammerskin di Lealtà Azione che in questa campagna elettorale stanno sostenendo i candidati della Lega, in primis Max Bastoni, e che già alle utlime elezioni amministrative a Milano hanno eletto (con la Lega) un loro esponente, Stefano Pavesi.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2018 Riccardo Fucile
E MARONI PREPARA LA SCISSIONE: “NON MI RICONOSCO PIU’ IN QUESTA LEGA”
Una vera e propria buffonata, tanto più se a farla è uno xenofobo che non ha fatto altro che
polemizzare contro Papa Francesco e quella parte (maggioritaria) della Chiesa che ha condannato razzismo, muri e intolleranza.
Ma ci ha pensato l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ha subito ripreso Matteo Salvini: “Nei comizi parli solo di politica”.
L’affermazione del monsignore è arrivata dopo il “giuramento” compiuto sul Vangelo dal leader della Lega durante la manifestazione organizzata sabato a Milano.
Il numero uno del Carroccio era arrivato alla sceneggiata di impugnando un rosarioe un vangelo.
Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, a sorpresa ieri non è andato alla manifestazione del Carroccio e ai suoi più stretti collaboratori ha confidato: “Questa non è più la mia Lega”.
Maroni ha confidato che esistono settori della Lega che accetterebbero l’idea di un governo di larga coalizione, mentre non vede lo scenario opposto, ovvero che alcune decine di parlamentari di centrosinistra o dei 5 Stelle possano staccarsi dai loro schieramenti per andare a puntellare un governo di centrodestra cui manchi una manciata di voti.
Per Maroni, insomma, non sarebbe un tabù un governo con il Pd a trazione centrista. Gentiloni ormai appare un nome poco spendibile: gettandosi a fondo nella campagna elettorale del Pd e ricevendo appoggi pesanti come quelli di Prodi e Napolitano, l’attuale premier non sembra più rappresentare quel nome di equilibrio e di garanzia per una coalizione tra diversi.
Mattarella ha fatto capire che dal 5 marzo verranno rispolverate le vecchie procedure della prima repubblica, ossia lunghe consultazioni, tempo per lasciare depositare la polvere alzata in campagna elettorale, incarico a un uomo dell’area che uscirà dalle urne con una maggioranza anche relativa.
E in questo scenario anche un ex ministro dell’Interno e del Lavoro, nonchè ex governatore della prima regione italiana, dal profilo dialogante e poco incline agli estremismi, potrebbe avere delle carte da giocarsi.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2018 Riccardo Fucile
I MITI DA SFATARE SULLA PROPOSTA DI LEGA E FORZA ITALIA: FAREBBE AUMENTARE LE TASSE PER I PIU’ POVERI
I benefici maggiori con la flat tax li avranno i redditi più alti dai 55 mila euro in su; per la base della piramide quasi niente e, in alcuni casi, sotto i 15 mila euro, si potrà presentare un peggioramento fino a 400 euro l’anno.
Un articolo dell’economista Roberto Petrini spiega come funziona e chi ci guadagna con la proposta di riforma fiscale della Lega e di Forza Italia.
Riecheggiando anche altre analisi pubblicate nei giorni scorsi, Petrini segnala che i costi del provvedimento promesso dal centrodestra sono esorbitanti: complessivamente si tratta di 110-120 miliardi.
Seppure si cancellassero con un tratto di penna tutte le attuali detrazioni e deduzioni, come prevedono i progetti del centrodestra, le risorse non basterebbero: rimarrebbero da trovare 46 miliardi (ipotesi Lega) o 57,3 miliardi (ipotesi Berlusconi).
Nonostante questa ciclopica operazione la riduzione del peso fiscale non ci sarà : le aliquote saranno più basse ma saranno compensate, a seconda delle singole posizioni fiscali, dalla scomparsa delle detrazioni e delle deduzioni, le basi imponibili si allargheranno, le addizionali comunali e regionali Irpef morderanno di più.
La riduzione delle tasse, però, non è uguale per tutti e non rispetta il dettato costituzionale che impone la progressività :
Il primo scaglione dei contribuenti, dove si guadagna da 0 a 15 mila euro e che ora paga il 23 per cento, con l’applicazione della versione della Lega, la S-Flat, con aliquota al 15 per cento subirebbe un aumento delle tasse di 400 euro annui pro capite. Perchè? Perchè vengono tagliate le detrazioni di base.
Si tratta di una platea non indifferente di 18 milioni di contribuenti quasi il 45 per cento del totale.
Il secondo scaglione (da 15 a 28 mila euro con aliquota attuale del 27 per cento) guadagnerebbe un centinaio di euro all’anno, meno di dieci euro al mese.
Nelle fasce superiori invece si comincerà a guadagnare alla grande: oltre i 75 mila euro, dove si paga il 43 per cento, il beneficio sarà di 24 mila euro annui pro capite, ci scapperebbe anche la seconda auto nuova.
I tecnici calcolano che oltre 21 miliardi di euro verrebbero dirottati verso circa un milione di contribuenti, pari al 2 per cento del totale.
La proposta di Silvio Berlusconi prevede invece vantaggi per tutti e cinque gli scaglioni d’imposta ma con una evidente sperequazione: i redditi fino a 15mila euro “guadagnano” 200 euro, mentre chi ne porta a casa 75mila avrà un beneficio di 16mila euro: il 5% dei contribuenti avrebbe un terzo dei benefici.
In più l’effetto della cancellazione di deduzioni e detrazioni porterebbe a cancellare alcuni dei benefici promessi:
Chi beneficia oggi di sconti per un mutuo ristrutturazioni dovrà rinunciare, lo stesso avverrebbe per polizze vita, per l’esenzione Irpef per la prima casa e così via.
Se, come sembra, venisse azzerata anche la possibilità di dedurre dall’Irpef i contributi previdenziali e assistenziali il riflesso negativo sarebbe evidente: un lavoratore autonomo con un reddito di 30 mila euro si troverebbe a dover pagare 700 euro di maggiori tasse.
Altri esempi? Prendiamo il caso di due coniugi con 20 mila euro di reddito ciascuno: la deduzione di 3.000 euro, nella versione della Lega, scatta solo sotto i 35 mila euro di reddito familiare. Risultato: le tasse aumentano.
Infine, entrambi i progetti necessitano di operazioni dall’esito incerto per l’autofinanziamento: condoni, emersione del sommerso e supposta crescita dell’economia.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 25th, 2018 Riccardo Fucile
DOMANI GLI IMPRESENTABILI POTREBBERO DIVENTARE COSI’ I RESPONSABILI POLITICI DEL DISASTRO
In un interessante confronto video Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista hanno cercato di
arginare l’effetto comico delle espulsioni annunciate (ma non formalizzate) e delle fantomatiche rinunce ai seggi sempre annunciate (ma per niente formalizzate) dei candidati che il capo politico del MoVimento 5 Stelle ha scelto prima dell’inizio della campagna elettorale.
Gli ultimi due casi sono venuti fuori tra venerdì e sabato: Salvatore Caiata, indagato per riciclaggio, e Antonio Tasso, condannato e poi prescritto per violazione del copyright, sono stati cacciati perchè non hanno rivelato indagini e condanne a loro carico al capo politico.
I due, che hanno buone chances di essere eletti perchè Caiata è popolarissimo in Basilicata grazie all’acquisto del Potenza Calcio e il M5S in Puglia riscuoteva fino a ieri ottimi risultati nei sondaggi, si vanno così ad aggiungere ai quattro ex massoni nel frattempo messisi in sonno per cui i grillini hanno annunciato il cartellino rosso anche se i regolamenti dicono che chi si candida nel M5S non deve (tempo presente) essere iscritto alla massoneria.
Per questi quattro Di Maio ha anche annunciato una altrettanto fantomatica denuncia per aver danneggiato l’immagine del MoVimento 5 Stelle, che finirà probabilmente nel reparto carta riciclabile di ogni ente presso cui verrà presentata.
E per un motivo semplice: spettava ai grillini controllare i requisiti di chi candidavano, ma la squadra di “supercompetenti” che il M5S vuole mettere al servizio del paese non è stata nemmeno capace di aprire Wikipedia per sapere che Rinaldo Veri, l’ammiraglio presentato per primo nella kermesse dedicata ai collegi uninominali al Tempio di Adriano, era stato nel frattempo eletto nel consiglio comunale di Ortona e non con il M5S.
Di Maio sostiene che il candidato Tasso sia stato coinvolto in un processo “perchè avrebbe masterizzato dei Cd-Rom” e non per violazione del diritto d’autore
Come spesso gli succede quando non sanno più che pesci pigliare e vogliono nascondere le loro responsabilità , da giorni i grillini stanno accusando i giornali di sbattere in prima pagina questi casi, come se fosse colpa dei quotidiani se Di Maio & Co. non sono in grado nemmeno di controllare sè stessi mentre si propongono per governare il paese.
Ma questo è uno dei tanti effetti comici involontari che consentono oggi, in campagna elettorale, di fare fessi una marea di invasati facendo loro credere di essere esenti da colpe.
Domani, se le cose dovessero andar male, come la storia insegna saranno invece quelli che oggi stanno facendo i furbi a pagare il prezzo della loro incapacità di prendersi una responsabilità che sia una e di ammettere di aver sbagliato.
Nei commenti allo status di Di Maio su Tasso lagggente crede alla storia dei Cd-Rom e rimprovera a Di Maio l’eccessiva severità …
C’è però un effetto accessorio del torquemadismo alle vongole esibito in campagna elettorale a uso e consumo dei fessi che dicono “Oh, però il M5S i suoi impresentabili li caccia!” e non si rendono conto che un movimento politico serio non avrebbe dovuto candidarli, magari dando retta ai tanti sussurri e grida della base di attivisti che aveva protestato per l’incredibile metodo che aveva portato a candidare, nel caso di Caiata, uno che non aveva mai fatto nemmeno un giorno di attivismo a Siena e aveva invece dimostrato, aderendo al centrodestra di zona, di avere idee incompatibili con il M5S.
Infatti, siccome Di Maio e Di Battista stanno orgogliosamente rivendicando “il grande lavoro” fatto da parte dell’uno e da parte dell’altro, quello che accadrà il 5 marzo è che un buon numero di personaggi nel frattempo cacciati con ignominia dal MoVimento 5 Stelle si troverà alla Camera o al Senato senza gruppo politico di riferimento, ma con l’elezione in tasca perchè garantita dalla posizione nel listino proporzionale o addirittura perchè ha vinto il collegio uninominale grazie alla scelta di chi voterà MoVimento 5 Stelle e, grazie al meccanismo del Rosatellum, trasferirà così automaticamente il voto a coloro che lo stesso M5S considera impresentabili.
Quella vecchia volpe di Berlusconi ha già capito l’antifona e ha dichiarato che non potrà certo dire di no a chi vorrà votare il programma del (probabile) governo di centrodestra prossimo venturo.
Ma c’è anche un’altra ipotesi: se il centrodestra non dovesse riuscire a centrare la maggioranza in nessuno dei due rami del Parlamento, potrebbe tornare in auge il governo “del Presidente” già auspicato da molti e in quel caso i voti del Gruppo Misto potrebbe risultare decisivi per il varo di un esecutivo molto simile a quello che i grillini hanno combattuto in cinque anni di legislatura.
Sarebbe ben più di una beffa per Di Maio e Di Battista, che oggi invitano a votare il MoVimento 5 Stelle e quindi qualcuno di quei candidati che domani potrebbe essere decisivo in Parlamento per la fiducia al governo delle larghe intese.
Se questa ipotesi, improbabile ma ad oggi non impossibile, dovesse verificarsi, con chi se la prenderà il grillino che con il suo voto ha contribuito a eleggere il fuoriuscito poi decisivo?
Certo, se la prenderà con l’eventuale “traditore” ma invano, visto che non potrà certo accusare di essere un voltagabbana chi è stato cacciato dal M5S (anche se qualcuno proverà di sicuro a farlo).
La responsabilità di questa tragedia è e rimarrà invece di chi ha scelto i candidati senza essere capace di effettuare un controllo anche minimo (il caso Veri) e senza ascoltare le segnalazioni della fantomatica base grillina, che torna buona quando si tratta di donare soldi o raccogliere firme ma non viene nemmeno presa in considerazione quando si tratta di fare scelte che magari non sono fruttuose nell’immediato ma sono lungimiranti successivamente.
Oggi Di Maio e Di Battista invitano a votare il M5S pieno di candidati dichiarati da loro stessi impresentabili. La ruota gira, e domani gli impresentabili potrebbero diventare i responsabili politici del disastro.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 25th, 2018 Riccardo Fucile
“HA MASTERIZZATO DEI CD -ROM” DICE DI MAIO, MA NON SAREBBE UN REATO SE NON AVESSE IN REALTA’ RIPRODOTTO A FINI DI LUCRO BEN 308 CD PER VIDEOGIOCHI E 57 CD MUSICALI
Dopo aver passato la giornata parlando d’altro, Luigi Di Maio, approfittando del sabato sera, ha annunciato di aver proposto al collegio dei probiviri l’espulsione di Antonio Tasso, il candidato all’uninominale in Puglia per il MoVimento 5 Stelle che ha ricevuto una condanna in primo grado, poi prescritta durante l’appello, perchè, come Salvatore Caiata, non ha informato il M5S dell’accaduto prima della candidatura.
La parte divertente della vicenda è che dei fatti colui che vorrebbe fare il presidente del Consiglio in Italia ha capito che Tasso è stato coinvolto in un processo “perchè avrebbe masterizzato dei Cd-Rom“.
Ora, onde evitare che gli attivisti grillini si precipitino a smontare il masterizzatore dai loro PC per scansare eventuali problemi con i probiviri, occorre precisare che invece Tasso è stato condannato per violazione della legge sul diritto d’autore, perchè “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso abusivamente duplicava o riproduceva a fine di lucro, 308 cd per videogiochi e 57 cd musicali”.
La precisazione si rende necessaria perchè molti degli iscritti alla pagina del M5S, che evidentemente si informano soltanto presso la pagina Facebook di Luigi Di Maio, sembrano davvero convinti che Tasso sia stato condannato per aver masterizzato Cd-Rom.
Tranquilli! Non è ancora reato!
Fatta questa necessaria precisazione, si registra che Di Maio ha così seccato un altro candidato del MoVimento 5 Stelle oltre a Caiata, ai quattro massoni (finora scoperti) e a quelli dei bonifici.
Ora solo una cosa resta da sapere: visto che mancano sette giorni all’apertura delle urne, riuscirà il Gruppo Misto a raggiungere la maggioranza almeno alla Camera?
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 25th, 2018 Riccardo Fucile
ALESSIA D’ALESSANDRO AL NEW YORK TIMES CONFERMA LA BUFALA GRILLINA: “NESSUN CONTATTO POLITICO CON LA CDU DELLA MERKEL, SONO UNA SEMPLICE ASSISTENTE”
A domanda precisa del New York Times, “l’economista strappata alla Merkel” risponde facendo
chiarezza.
Di Maio l’ha definita un’economista, che ha lavorato con la Cdu della Cancelliera Angela Merkel in Germania, è così?
«Non era esatto, non sono economista, nella mia vita privata leggo l’Economist».
La replica prestigiosa è di Alessia D’Alessandro ed è stata fornita all’inviato del New York Times Jason Horowitz, come racconta oggi Carmelo Lopapa su Repubblica:
Non di economista si trattava, ma di lettrice del prestigioso settimanale britannico. “Gigino” però non ha sbagliato del tutto — confida al giornalista americano la ragazza che a 18 anni ha lasciato la sua terra per Berlino: «Spero un giorno di diventare economista». Ecco.
«Di Maio ha fatto un po’ di confusione quando mi ha descritta come una che lavorava per un istituto legato alla Cdu e alla Merkel».
Della “confusione” se n’erano accorti anche a Berlino, subito dopo la presentazione by Di Maio della candidata che sfiderà nel collegio uninominale l’ex sindaco di Agropoli Franco Alfieri, uomo del governatore De Luca e soprannominato “il re delle fritture”.
Il think tank economico per il quale D’Alessandro aveva lavorato era intervenuto per sottolineare che forse la sua posizione alla Wirtschaftsrat «era stata esagerata : lei lavora come assistente, non ha contatti politici».
Anzi non aveva, dato che nel frattempo ha dovuto lasciare la Wirtschaftsrat. Se sarà sconfitta dal “re delle fritture”, potrà sempre coltivare i sogni da economista. E intanto continuare a leggere l’Economist.
In attesa di scoprire come possa fare un’assistente al marketing che si è candidata alle elezioni in Italia a diventare economista, dalla realtà parallela del MoVimento 5 Stelle è tutto.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 25th, 2018 Riccardo Fucile
I CANI RANDAGI SONO STIMATI IN 700.000, SOLO 88.862 RICOVERATI NEI CANILI… NEGLI ANNI IL FONDO NAZIONALE SCESO A 300.000 EURO MENTRE TROPPI COMUNI DISATTENDONO LE NORME… UN PAESE CIVILE SI RICONOSCE ANCHE DA QUESTO
Mentre a Sciacca, in provincia di Agrigento, sono stati uccisi, tra il 14 e il 15 febbraio tramite avvelenamento, 27 cani randagi, il Corriere della Sera pubblica oggi questa infografica che riepiloga i numeri del randagismo in Italia computando gli ingressi nei canili sanitari secondo dati che risalgono al 2016.
Il totale è di 88862 ingressi nei canili a fronte di una stima che parla di circa 700mila cani randagi totali.
Le regioni in cui i cani randagi sono più numerosi sono Lombardia (11mila ingressi) e Campania (10mila ingressi), seguite dall’Emilia Romagna (9mila).
I fondi stanziati, dopo un picco che risale al 2007 di circa 5 milioni di euro, sono nel 2017 intorno ai 300mila euro.
Intanto a Sciacca è caccia al killer che ha avvelenato i 27 cani randagi con delle salsicce imbevute di un potente pesticida: il segretario nazionale del Codacons Francesco Tanasi ha proposto una taglia di cinquantamila euro.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2018 Riccardo Fucile
LA FIGLIA DEL COMANDANTE DELLA “COSTA CONCORDIA”: “ORA SI DICE VITTIMA DEI MEDIA, MA QUALE RISPETTO EBBE LUI NEI MIEI CONFRONTI QUANDO RILASCIO’ CERTE DICHIARAZIONI AI GIORNALI?”
La figlia di Francesco Schettino, comandante della Costa Concordia naufragata al Giglio e ora in
carcere, attacca Gregorio De Falco, che in quella tragedia divenne celebre per aver ordinato via radio allo stesso Schettino di tornare a bordo e non abbandonare la nave.
Oggi il comandante De Falco è candidato alle elezioni politiche con il Movimento 5 stelle e recentemente è stato al centro delle cronache per delle tensioni con la figlia e la moglie (si è anche parlato di maltrattamenti, poi smentiti).
Rossella Schettino ha scritto un lungo post su Facebook:
Ciò che mi indigna è che sia proprio De Falco a ritenersi vittima di una strumentalizzazione mediatica. Proprio lui che con la celebre telefonata del “Vada a bordo ca..o”, crocifisse mediaticamente mio padre. Quale tutela ebbi io che all’epoca avevo 15 anni? Quale rispetto ci fu nei miei confronti? Queste cose non gli interessavano quando rilasciava certe dichiarazioni? Chi diede quella telefonata in pasto ai giornali?.
La ragazza ha aggiunto:
Ma davvero vogliamo parlare di cosa sia la strumentalizzazione mediatica? La più grande strumentalizzazione mediatica mai fatta in Italia è stata proprio la sua telefonata, dai toni volgari, aggressivi, intimidatori e soprattutto totalmente inutile ai fini della gestione dell’emergenza
Secondo Rossella, si trattò di ordini impossibili:
De Falco in quella telefonata dimostrò di non sapere neppure quale fosse la situazione e non era interessato a collaborare con chi era sul campo, come mio padre. Continuava a dare ordini impraticabili come quello di risalire a bordo di una nave ribaltata di 90°. Ciò che veniva richiesto a mio padre era impossibile. Si ostinava a dire “adesso comando io”, come se davvero avesse potuto farlo con il suo ruolo.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 25th, 2018 Riccardo Fucile
CONDANNATO UN OPERAIO TORINESE CHE AVEVA UTILIZZATO UN PROFILO FALSO PER IL COMMENTO RAZZISTA
Diffamazione aggravata da odio razziale: “Sono felicissimo, un terrone in meno da mantenere”. Così un operaio torinese di 42 anni aveva commentato su Facebook, utilizzando un profilo falso, la morte un ragazzo siracusano, Stefano Pulvirenti. Appena 17enne era rimasto coinvolto in un incidente stradale e dopo 23 giorni di agonia, nel novembre del 2015 si era arreso.
Il gesto è costato mille euro all’autore del post razzista: è la condanna che ha patteggiato, oltre alle spese processuali.
“Quando vedo queste immagini – aveva ancora scritto l’operaio di Settimo Torinese – e so che nella bara c’è un terrone ignorante, godo tantissimo. Peccato che ero al Nord altrimenti avrei c… su quella bara bianca”.
L’episodio era venuto alla luce dopo la denuncia di alcuni amici della vittima.
La procura aveva così incaricato i carabinieri del nucleo investigativo telematico di scoprire chi si nascondesse dietro al profilo Facebook. La svolta arrivò all’inizio del 2016, con l’identificazione dell’uomo.
L’operaio venne poi rinviato a giudizio per diffamazione aggravata da odio razziale. Dopo la condanna, il procedimento passerà ora in sede civile per la richiesta di risarcimento.
(da agenzie)
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