Maggio 18th, 2018 Riccardo Fucile
CAMBIATE ANCORA LE REGOLE DELLA FLAT TAX, SPUTTANATI ALTRI 20 MILIARDI PER LE PENSIONI DI CITTADINANZA SENZA AVERE LE COPERTURE
All’ultimo giro di boa la messa a fuoco del meccanismo della flat tax dimezza lo sconto alle imprese.
Nell’ultima bozza di accordo chiusa mercoledì sera i dettagli della riforma fiscale del futuro governo giallo-verde erano infatti ancora segnati in rosso come tutti gli altri punti ancora da sottoporre «a vaglio politico primario».
Ieri mattina Di Maio e Salvini hanno dato semaforo verde, ma il paragrafo sulla flat tax è stato riscritto introducendo una penalizzazione a carico delle società , in pratica equiparate alle famiglie, che nella versione precedente del contratto non c’era.
Due aliquote per tutti
Da due aliquote fisse al 15 e 20% per persone fisiche, partite Iva e famiglie e una fissa al 15% per le società , si passa infatti a un meccanismo uguale per tutti: sia le persone fisiche che le famiglie, le partite Iva e le società verranno infatti assoggettate al doppio regime 15/20%.
In questo modo per le imprese, che oggi sono assoggettate a una aliquota Ires del 24%, lo sconto si riduce in maniera significativa e in alcuni casi si dimezza quasi.
Resta invariata invece la previsione di assegnare una deduzione fissa di 3 mila euro sulla base del reddito famigliare allo scopo di introdurre un elemento di progressività che la riduzione delle aliquote rispetto all’attuale regime di fatto riduce in maniera consistente.
Tant’è che secondo una analisi di lavoce.info questa «quasi flat tax» dovrebbe premiare soprattutto i redditi medio-alti a cui andrebbe la metà delle risorse che verrebbero liberate.
Stralcia e paga
Quanto alle coperture, nel primo anno il grosso (35 miliardi) dovrebbe arrivare dalla cosiddetta «pace fiscale» che sa tanto di condono: si tratta dello «stralcia e paga» che dovrebbe prevedere la possibilità di saldare le pendenze col Fisco versando il 6, 10 o 25% del dovuto, a seconda della situazione economica in cui versa il contribuente.
In realtà nel contratto di governo questo meccanismo non viene esplicitato anche se la bozza chiusa l’altra sera con la dicitura «(Mettere la proposta?)» lasciava esplicitamente ai due leader la possibilità di farlo.
Assegno a termine
Vista la mole degli impegni economici un po’ tutti i grandi progetti del tandem Lega-M5S sono destinati a essere diluiti nel tempo. E questo vale anche per il reddito di cittadinanza per la semplice ragione che prima occorre mandare in porto la riforma dei centri per l’impiego, «assolutamente necessaria perchè non funzionano più» come ha spiegato l’altra sera a «Porta a Porta» la deputata 5 Stelle Laura Castelli.
«Se non si fa questa riforma non si può partire col reddito di cittadinanza». Per questo il Contratto prevede 2 miliardi di fondi per una operazione che dovendo però passare attraverso un accordo con le Regioni si presenta tutt’altro che semplice.
Non decollerà certo in tempi rapidi ed è ottimistico anche ipotizzare che il sussidio parta nel 2020.
Intanto nel tira e molla su come dettagliare il provvedimento ha avuto la meglio la Lega: nel testo finale del Contratto resta infatti confermato il limite dei due anni (durante i quali ricevere 3 proposte di lavoro) richiesto dal partito di Salvini per evitare gli effetti assistenzialistici.
Il resto del provvedimento resta confermato: dai 780 euro mensili per persona di soglia di rischio povertà , calcolati tenendo conto sia del reddito del singolo o del nucleo famigliare che dei relativi patrimoni (casa compresa) ai 17 miliardi di stanziamento annuo.
Maxispesa pensioni
Confermata anche l’analoga misura destinata al sostegno di chi ha smesso di lavorare e si trova a rischio povertà : anche la «pensione di cittadinanza» avrà infatti una soglia di 780 euro, «secondo i medesimi parametri previsti per il reddito di cittadinanza».
Di questa seconda misura si è parlato poco, ma ieri è circolata una stima destinata a far lievitare ulteriormente il costo della manovra di M5S e Lega.
In base agli ultimi dati dell’Inps, infatti, a seconda che l’integrazione interessi le sole pensioni sociali (che sono oltre 850 mila) o che venga estesa a tutti gli assegni di importo inferiore a 780 euro mensili (4,5 milioni di persone) il costo oscilla tra 4,7 e 20 miliardi. Mica bruscolini.
(da “La Stampa”)
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Maggio 18th, 2018 Riccardo Fucile
MATTARELLA FACCIA RISPETTARE LA COSTITUZIONE E ORDINI L’ARRESTO DEI FIRMATARI DEL CONTRATTO
La bozza di “contratto” in cui quell’Arca di Noè della futura maggioranza Lega -5Stelle sta
distillando, come Faust, il suo programma di governo, prevede -fra le varie altre porcate – l’esclusione dagli sgravi fiscali per l’iscrizione e la frequenza agli asili nido dei bambini -sottolineo BAMBINI- appartenenti “alle famiglie di non cittadini ancorchè stabilmente residenti in Italia”, perfino se “da almeno 5 anni”.
Orbene, questa futuribile “norma” viola, in un colpo solo le seguenti disposizioni costituzionali:
L’art. 2 (diritti inviolabili dell’uomo)
l’art. 3 (principio di non discriminazione e canone di ragionevolezza normativa)
l’art. 10 (condizione giuridica dello straniero conforme ai trattati internazionali e all’effettivo esercizio delle libertà democratiche)
l’art. 29 (diritti della famiglia)
l’art. 30 (diritto-dovere universale all’educazione)
l’art. 31 (dovere dello Stato al favor familiae, tutela universale della maternità , dell’infanzia, della gioventù)
l’art. 34 (diritto universale all’istruzione nella scuola che è “aperta a tutti”)
l’art. 37 (dovere universale alla tutela della lavoratrice madre e tutela della speciale posizione familiare della madre e del bambino in ambito lavorativo)
l’art. 41 (tutela della dignità umana in relazione agli oneri derivati dalla libera iniziativa economica).
Viola, soprattutto, il senso del pudore e di quell’etica primaria -conosciuta e praticata perfino ai tempi di Neanderthal- che dovrebbe impedire di fare dei bambini oggetto e bersaglio di politiche gratuitamente discriminatorie e prive di qualsivoglia concreta plausibilità o necessità .
(da agenzie)
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Maggio 18th, 2018 Riccardo Fucile
CI HANNO PROIETTATO NELLA NOSTRA DIMENSIONE PIU’ AUTENTICA, QUELLA DELLA COMMEDIA ALL’ITALIANA
Anche Massimo Gramellini sul Corriere della Sera di oggi infierisce sulle trattative Lega-M5S e sul contratto di governo non ancora definitivo dopo la quindicesima bozza e assente di coperture, ma soprattutto sull’accordo non ancora raggiunto riguardo chi deve andare a Palazzo Chigi tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, dipinti come Totò e Peppino nell’atto di scrivere la lettera sulla morìa delle vacche con tanti punti e punti e virgola perchè è meglio abbondare:
Sono bastate due settimane di trattative lega-stellate per riproiettarci nella nostra dimensione più autentica, la commedia all’italiana. Se Berlusconi vi interpretava la maschera del Cumenda, i nuovi leader indossano quelle di Totò e Peppino – punto, due punti, fai vedere che abbondiamo – con i contratti intestati al signor Di Maio e al signor Salvini, le sparate adolescenziali sul debito, le candidature a pera per la presidenza del Consiglio che ricordano la scena in cui Fantozzi entra nella cabina del comandante e lo trova alle prese con il manuale «Come si pilota un aereo»
Forze paradossali, le irride l’insopportabile Macron.
Ma lui è cresciuto in un Paese dove per meritarti il potere arrivando dal nulla devi essere come minimo laureato.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 18th, 2018 Riccardo Fucile
MONTANARI ATTACCA SULLA CULTURA: “L’ARTE NON E’ IL PETROLIO DA SFRUTTARE, QUESTO NON E’ IL PROGRAMMA DI UNA DESTRA SOCIALE MA DI UNA DESTRA DELLA FINANZA”
Milena Gabanelli in un contributo sul Fatto Quotidiano boccia oggi il programma Lega-
M5S sull’immigrazione:
Escludendo la questione “moschee”, che da quanto capisco deve ancora essere vagliata, tutti gli altri sono propositi condivisibili, ma giusto propositi, poichè non intravedo una linea operativa chiara. La gestione dell’accoglienza passerà in mano pubblica? Sarebbe ora, ma il progetto qual è? Un piano vero di accoglienza (che quindi definisce in tempi brevi chi ha diritto a restare e chi no, faccia i corsi di lingua, di formazione ed educazione alle regole della democrazia) prevede l’assunzione di personale dedicato, e questo crea lavoro per gli italiani; l’utilizzo e quindi il ripristino di immobili pubblici.
Una simile organizzazione favorisce l’integrazione, rassicura la popolazione. Tutto questo necessita di risorse, da pretendere, almeno in parte, da Bruxelles.
Leggo che invece si intende dirottare risorse per agevolare i rimpatri. Temo che chi ha definito la “bozza” non conosca bene il fenomeno.
Nel giro di opinioni sul contratto di governo Lega-M5S affonda il coltello anche Tomaso Montanari, che già aveva manifestato rumorosamente il suo dissenso rispetto all’accordo con il Carroccio:
Mi colpisce quanto sia difforme il contratto con la Lega rispetto al programma originale dei 5 Stelle sul patrimonio culturale. Lì si diceva esplicitamente che le riforme di Franceschini sarebbero state abrogate, che si sarebbe dovuto puntare sulla tutela, sulle sovrintendenze, su tutto quello che in questi anni è stato massacrato. Invece qui si parla solo di valorizzazione, si usa la parola sfruttamento più volte.
Si tratta il patrimonio culturale come se fosse il petrolio d’Italia.
Era la dottrina di Gianni De Michelis negli anni 80, poi filo conduttore di tutte le politiche di privatizzazione del patrimonio culturale negli anni successivi. Non c’è una parola sulla valorizzazione della cultura, ma una declinazione puramente economicistica, liberista, di mercato.
È un programma di destra, ma la destra dell’austerity, non quella sociale.
I 5 Stelle protestavano contro Franceschini, con questo programma potrebbero tranquillamente confermarlo ministro.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 18th, 2018 Riccardo Fucile
IL RISCHIO DI DOVER PAGARE UNA PENALE DI 2 MILIARDI FA CAMBIARE IDEA AGLI EROICI GRILLINI… EVVIVA LA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA
La TAV irrompe nel contratto Lega-M5S.
Nelle prime versioni circolate l’Alta Velocità veniva considerata da fermare senza se e senza ma. Nell’ultima versione cambia tutto.
Sulla nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità , 57,5 chilometri di galleria tra Italia e Francia, dopo il monito dell’Unione Europea a rispettare gli impegni presi, e il rischio di pagare una penale fino a 2 miliardi di euro, l’iniziale chiusura sembra meno netta. Tanto che in serata la nuova versione dell’accordo circolata non parla più di sospendere i lavori, ma di “ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”.
E così il NO diventa un NàŒ, con buone probabilità che quando si passerà ai fatti il nì diventi un sì, come è successo per lo Stadio della Roma a Tor di Valle e per le Olimpiadi a Torino.
Con buona pace di Laura Castelli, che come tutto il M5S piemontese sul No-TAV ha costruito una carriera politica.
La correzione dell’accordo è in controtendenza rispetto alle prime aspettative dei 5 Stelle a Torino e in Piemonte, già galvanizzati dall’impegno a stoppare i lavori esecutivi.
«Il Partito trasversale delle grandi opere trema all’ipotesi di sospendere i lavori e ridiscutere il progetto Tav», esultava in prima battuta Francesca Frediani, capogruppo del M5S in Consiglio regionale.
Quanto agli esponenti della Lega, in serata tiravano un mezzo respiro di sollievo. “Se si decide unilateralmente di sospendere il progetto, di chiudere il cantiere, ciò comporterebbe necessariamente la conseguenza che il Paese che si ritira rimborsi all’Europa e al suo partner francese le somme che hanno speso”, aveva detto ieri mattina all’ANSA Stephane Guggino, delegato generale del comitato della Transalpine, che promuove la linea ad alta velocità Lione-Torino.
Tra costi già sostenuti e fondi europei da rimborsare si parla di circa 2 miliardi di euro, senza contare gli oneri per ripristinare le zone cantierizzate e gli eventuali contenziosi con le aziende coinvolte nei lavori*
Due miliardi di buone ragioni per cambiare idea
Nella penultima versione del «contratto», M5S e Lega si impegnavano a «sospendere i lavori esecutivi e a ridiscuterne integralmente il progetto» della Torino-Lione.
Invece, nella bozza riveduta da Di Maio e da Salvini salta il blocco dei cantieri (e il pagamento delle penali): «Ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia», è infatti il compromesso partorito dai due leader che (per ora) permetterà il proseguimento dei lavori.
Il Sole 24 Ore oggi ricorda che la realizzazione è attualmente in corso sulla base di quattro trattati stipulati con la Francia nel 1996, 2001, 2012 e 2015, integrato nel 2016.
L’opera è lunga 65 chilometri di cui la parte principale è il tunnel di base del Moncenisio di 57,5 chilometri, di cui 45 in territorio francese e 12,5 in territorio italiano.
Il 21 marzo scorso il CIPE ha dato il via libera definitivo alla variante che prevede la realizzazione dell’opera da Chiomonte invece che da Susa. A oggi sono stati realizzati il 14% dei 160 chilometri previsti in galleria.
Entro il 2019 è previsto l’affidamento di appalti per 5,5 miliardi divisi in una ottantina di lotti
Terzo Valico delle mie brame
Nessun problema invece per il Terzo Valico, che anche nella seconda bozza del contratto Lega-M5S circolata non c’è lo stop, anche se verrà effettuata anche per questa infrastruttura una valutazione costi-benefici.
In ogni caso Giovanni Mondini di Confindustria Genova è già sul piede di guerra: «Per quanto riguarda il valico, parliamo di un’infrastruttura che è già stata interamente finanziata dal Cipe, per un totale di 6 miliardi, che fa parte del Piano strategico nazionale, ha 28 cantieri operativi aperti ed è a uno stato di avanzamento del 25%. Senza contare che, se qualcuno bloccasse l’opera, dovrebbe spiegare come pensa di risolvere il contenzioso miliardario che nascerà con le ditte degli appalti», dice al giornale di Confindustria.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 18th, 2018 Riccardo Fucile
L’ANALISI DEL SOLE24ORE: LE TURBOLENZE CREATE SUL MERCATO DALLE BALLE SPARATE AMMONTANO GIA’ A UNA PERDITA DI 92 MILIONI DI EURO
Va bene che non bisogna sottomettersi alla dittatura dello spread, ma un Paese con oltre
2mila miliardi di debiti pubblici, sui mercati finanziari ci deve pur stare, spiega oggi Morya Longo sul Sole 24 Ore per introdurre il conto di quanto ci è costato, senza essere nemmeno in carica, il governo Lega-M5S a causa della bozza di contratto che conteneva l’ipotesi di voto sull’uscita dall’euro e la richiesta alla BCE di cancellare 250 miliardi di obbligazioni in pancia alla Banca d’Italia.
Due scherzetti puntualmente rimangiati il giorno dopo ma che hanno causato un conto extra di 92 milioni da pagare: le conseguenti turbolenze hanno fatto alzare la cedola minima allo 0,55%.
Non che sia stato un collocamento semplice. Perchè mercoledì (il terzo e ultimo giorno riservato alle richieste del pubblico retail) sul mercato secondario italiano è tornata un po’ di tensione, dopo che sono iniziate a circolare le prime bozze (in parte smentite) sul contratto di governo elaborato da Lega e Movimento 5 Stelle.
Alcuni riferimenti anti-europeisti hanno preoccupato gli investitori alimentando la speculazione sul debito pubblico, nonostante sia ancora “coperto” dal quantitative easing della Banca centrale europea (al momento fino a settembre).
Per tutta risposta i rendimenti sono balzati su tutte le scadenze: il BTp a 10 anni è salito ampiamente sopra il 2% mentre quello a 8 anni (la stessa durata del BTp Italia) si è portato a ridosso dell’1,7%, 35 punti base in più rispetto a una settimana prima e oltre 20 punti rispetto all’11 maggio, quando il Tesoro ha comunicato per il nuovo BTp un tasso minimo reale dello 0,4%.
La turbolenza sul mercato secondario però potrebbe, numeri alla mano, aver causato qualche effetto collaterale frenando il pubblico retail nell’ultimo giorno.
Se infatti la domanda dei piccoli risparmiatori nelle prime due sedute è stata pari a 3,3 miliardi, nel terzo giorno (proprio mentre sul secondario si intensificavano le vendite sui titoli di Stato impennandone i rendimenti) le richieste sono calate a 333 milion
Il Tesoro al termine dell’emissione ha alzato di 15 punti base il tasso minimo reale (a cui aggiungere poi di volta in volta l’inflazione italiana per arrivare al tasso finale nominale) portandolo allo 0,55%.
I 15 punti base in più di ieri — che certo tutelano i risparmiatori perchè adeguano il BTp Italia alle mutate condizioni di mercato delle ultime sedute — costeranno però alle casse dello Stato (e indirettamente ai contribuenti) circa 92 milioni.
Non una gran cifra, ma l’appetito vien mangiando.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 18th, 2018 Riccardo Fucile
CONDANNATI A RISARCIMENTO DANNI CON PROVVISIONALE DI 40.000 EURO A TESTA
Il giudice monocratico di Monza Bianchetti ha condannato Vittorio Sgarbi a sei mesi di reclusione per avere diffamato, sul Il Giornale, il magistrato palermitano Nino Di Matteo.
A tre mesi, per omesso controllo, è stato condannato il direttore del quotidiano Alessandro Sallusti.
Entrambi hanno avuto la sospensione della pena. L’articolo ritenuto diffamatorio è stato pubblicato nella rubrica Sgarbi Quotidiani il 2 gennaio del 2014.
Di Matteo aveva sostenuto, avviando la querela, che “dopo la pubblicazione successiva al deposito processuale delle intercettazioni di numerose conversazioni nelle quali Riina ripetutamente si riferisce alla mia persona, anche manifestando la sua volontà di uccidermi, paradossalmente è iniziata quella che ritengo una vera e propria campagna di stampa che, partendo dal chiaro travisamento dei fatti, tende ad accreditare versioni che mi indicano quale autore di condotte e comportamenti che non ho mai tenuto. Non posso accettare che — aveva sostenuto Di Matteo — si continui a speculare impunemente perfino su vicende che tanto incidono anche sulla mia vita personale e familiare”.
Entrambi dovranno risarcire i danni al pm, ora in servizio alla Direzione Nazionale Antimafia, da liquidarsi in sede civile.
Il giudice ha comunque concesso a Di Matteo, difeso dall’avvocato Roberta Pezzano, una provvisionale immediatamente esecutiva di 40 mila euro.
Sia Sgarbi che Sallusti hanno avuto il riconoscimento delle attenuanti generiche. Nell’articolo incriminato, intitolato “Quando la mafia si combatte soltanto a parole”, Sgarbi scriveva: “Riina non è, se non nelle intenzioni, nemico di Di Matteo. Nei fatti è suo complice. Ne garantisce il peso e la considerazione”.
E ancora: ” c’è qualcosa di inquietante nella vocazione al martirio (del magistrato ndr)” e “gli unici complici che ha Riina sono i magistrati”.
(da agenzie)
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