Destra di Popolo.net

NAPOLI, LANCI DI CARTA IGIENICA E CORI CONTRO I GAZEBO M5S E LEGA: “AVETE DIMENTICATO IL SUD”

Maggio 19th, 2018 Riccardo Fucile

DEGNA ACCOGLIENZA AI TRADITORI DEL MERIDIONE: “PER UNA POLTRONA VI SIETE VENDUTI”

Proteste a Napoli, dove alcuni attivisti dei centri sociali hanno organizzato una contestazione davanti ai gazebo informativi del Movimento 5 stelle e a quelli della Lega, allestiti per permettere ai supporter di votare il contratto di governo.
“Per una poltrona avete dimenticato la terra dei fuochi”.
Insurgencia, il centro sociale che da sempre contesta la Lega e Matteo Salvini questa volta ne ha anche per i grillini. “Onorevole tu la vieni a fare la campagna elettorale sul biocidio, te la sei dimenticata la tua terra” urlano gli attivisti.
La contestazione è stata preceduta dal lancio di carta igienica con le facce di Salvini e di Di Maio da parte del centro sociale.
“Siamo in democrazia, ribatte la consigliera campana grillina Maria Muscarà , tutti sono liberi di contestare ma si ricordino che questa non è un’alleanza”.
I gazebo di Movimento 5 Stelle e Lega sono a pochissimi metri di distanza. Attivisti e parlamentari distribuiscono volantini e spiegano punto per punto il contratto di governo.
Molti di loro non sono felici di questa “alleanza” e si dicono preoccupati. “Salvini non è mai stato dolce con il sud”, commenta un attivista pentastellato.
“Nessuno di noi vuole fare un matrimonio”, commenta ancora Muscarà , “pensate che abbiamo dimenticato tutto quello che è successo?”

(da agenzie)

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IL LAMENTO DELLA COLF GIORGIA MELONI: “SALVINI NON HA DETTO UNA SOLA PAROLA SU FRATELLI D’ITALIA”

Maggio 19th, 2018 Riccardo Fucile

SAI CHE GLIENE FREGA A SALVINI DEL PROSSIMO… GIORGIA, MA UN PO’ DI DIGNITA’ E UN BEL VAFFANCULO MAI?

Giorgia Meloni, nei giorni scorsi, ha visto Luigi Di Maio e tanto le è bastato per dire che Fratelli d’Italia sarebbe rimasto all’opposizione.
In una diretta Facebook ha poi preso le distanze anche da Silvio Berlusconi, dopo che questi si era riproposto come possibile premier a seguito della riabilitazione ricevuta dai giudici, dicendo che “un po’ di ricambio generazionale non guasterebbe”.
Ma tramite il social, la leader di FdI si toglie un sassolino dalla scarpa anche su Matteo Salvini: “Non ho potuto fare a meno di notare che Salvini in questi giorni non ha detto una parola sul nostro ruolo, sul ruolo che Fdi potrebbe avere per le decisioni future del prossimo governo”.
Cioè, la porta non è chiusa…
E visto che quei 18 senatori di FdI farebbero un gran comodo alla maggioranza giallo-verde, Salvini batta un colpo altrimenti…

(da agenzie)

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UN SONDAGGIO NON LASCIA SCAMPO A SALVINI: L’87% DEGLI ELETTORI LEGHISTI CONTRARIO A UN PREMIER DEL M5S

Maggio 19th, 2018 Riccardo Fucile

IL RISCHIO DI ANDARE A SBATTERE CONTRO GLI UMORI DELLA BASE FRENA L’OK ALL’ACCORDO … IL 64% E’ ANCHE CONTRARIO AL REDDITO DI CITTADINANZA

Il sondaggio Ipr Marketing che compare oggi sul quotidiano Il Giorno è un avvertimento non da poco per Matteo Salvini, in vista della sua salita lunedì al Quirinale insieme a Luigi Di Maio.
Perchè l’istituto è andato a sondare proprio l’elettorato leghista su alcuni temi caldi di quello che sarà  il governo giallo-verde, incluso, e anzi sopra tutto, il prossimo premier.
Il risultato è così netto da non lasciare spazio a “se” e “ma”.
Perchè l’87% degli elettori del Carroccio intervistati ha risposto che non accetterebbe un premier del Movimento 5 Stelle, mentre il 6% ha detto che sarebbe favorevole e il 7% ha detto di non sapere.
Allo stesso tempo, il 64% degli intervistati della Lega è contrario al reddito di cittadinanza.
Meno netta la posizione degli elettori grillini su un premier leghista: il 55% s’è detto contrario, il 27% favorevole mentre il 18% non si è espresso.

(da agenzie)

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DUE MEGALOMANI: DI MAIO PROPONE SE STESSO, SALVINI NON VUOLE FARE IL SECONDO A NESSUNO

Maggio 19th, 2018 Riccardo Fucile

ORMAI NON RIMANE CHE IL TECNICO DI AREA CINQUESTELLE CONTE, SALVO CHE NON SI SORTEGGI DALL’ ELENCO TELEFONICO PER PORRE FINE ALLA FARSA

Alla stretta finale, l’ultimo assalto alla baionetta partirà  dalla trincea dalla quale si è sparato il primo colpo.
Nelle prossime ore Luigi Di Maio e Matteo Salvini torneranno a vedersi. E il capo politico 5 stelle riproporrà  al futuro alleato lo stesso tema degli ultimi dieci giorni: “Abbiamo il doppio dei voti, non ha senso che non sia io a guidare il governo”. Mettendo sul piatto una generosa contropartita di ministeri e posti di sottogoverno. Ma anche facendo leva sulle crepe che hanno aperto gli attacchi di Silvio Berlusconi nella solidità  della posizione del segretario del Carroccio.
Per tutto il giorno i due si rincorrono.
Al mattino a Ivrea il capo politico M5s commenta così una domanda su quanto gli è costato il passo indietro: “Non era una questione personale”. Quasi un lapsus.
Per poi più tardi, durante un incontro pubblico a Imola, tornare su un registro più canonico: “Ancora non so se farò il premier o sarò nella squadra di governo”. Dichiarazioni che a meno di quarantott’ore dall’ascesa al Colle segnalano tutto l’impasse di queste ore.
Da par suo, la Lega gioca a rimpiattino: “Sarà  un professionista, tra quelli che hanno contribuito al programma”, dice Salvini.
Il pensiero va al tavolo tecnico che si è riunito negli scorsi giorni: è l’identikit perfetto per il braccio destro di Di Maio, Vincenzo Spadafora.
I 5 stelle negano, dicono che l’ex eurodeputato stia gettando fumo negli occhi. “Un uomo di area M5s”, aggiunge Lorenzo Fontana.
Un’operazione per sminare l’ultimo assalto ancor prima che parta. Perchè dalle camicie verdi il no sul capo 5 stelle è diventato ormai un totem.
Nonostante i nomi terzi siano più fragili. Sia per la tenuta complessiva di una maggioranza così bizzarra, sia per l’eventuale gradimento che potrebbero riscontrare al Quirinale.
Giocoforza, un piano B è ovviamente in campo. E reca il nome del professore Giuseppe Conte, già  indicato nella squadra di governo del Movimento come ministro della Pubblica amministrazione, già  sottoposto all’attenzione di Sergio Mattarella lunedì scorso.
In forte calo in queste ore le quotazioni dei politici, da Riccardo Fraccaro a Alfonso Bonafede, passando per Danilo Toninelli ed Emilio Carelli.
Sarà  probabilmente l’Abruzzo il teatro del duello finale. Terra che unisce aspre montagne e dolcissimi mari. Terra di sintesi.
Quella sintesi che domani sarà  necessaria, pena il maremoto.

(da “Huffingtonpost”)

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ELEZIONI VICENZA, QUEI CANDIDATI DEL CENTRODESTRA CHE INNEGGIANO A HITLER

Maggio 19th, 2018 Riccardo Fucile

SUI PROFILI SOCIAL DI DIVERSI CANDIDATI CHE APPOGGIANO IL CANDIDATO SINDACO VI SONO POST RAZZISTI, CONTRO EBREI E OMOSESSUALI E SFOGGIO DI SVASTICHE

Una scia di “sieg heil” e poi svastiche, post razzisti contro ebrei e omosessuali.
Sono le “tracce” che una decina di candidati alle elezioni amministrative di Vicenza – distribuiti in due liste che sostengono la corsa del candidato sindaco Francesco Rucco – hanno lasciato sul web prima che, provvidenzialmente, per motivi di opportunità , gli addetti alla comunicazione e i candidati stessi provvedessero a “ripulire” i profili Facebook.
Ma siccome nella piazza virtuale tutto o quasi resta inciso, ecco che rispuntano gli slogan nostalgici e gli inni a Hitler, le battute contro i gay e gli ebrei: un florilegio dell’odio e dell’intolleranza che – alla viglia del voto del 10 giugno – infiamma la vigilia elettorale. S
Molti dei candidati che cercheranno di portare acqua nel bacino di Rucco si sono distinti per post di inequivocabile tenore e dichiarazioni a dir poco imbarazzanti.
A partire dai nomi inseriti nella lista “civica” di estrema destra Vicenza ai Vicentini (di fatto una declinazione territoriale di Forza Nuova, ce ne sono decine in tutta Italia). Ma vediamo alcuni esempi di dichiarate simpatie per nazismo condite da post omofobi.
I rimandi e i simboli del Terzo Reich sono un “classico”, nella pancia nera di Vicenza. C’è chi, come Mauro Venzo, altro candidato della lista Rucco, preferisce le immagini: sul suo profilo social pubblica un’immagine della Hitler-Jugend e una foto d’epoca con una donna bionda in bicicletta e in bella vista la bandiera con la svastica.
“E’ sempre difficile resistere alla tentazione di tornare”, scrive a commento della fotografia.
Molti dei post pubblicati dai sostenitori di Rucco che sono in partita alle ammnistrative sono corredati dal numero 88, ovvero la somma di due 8 laddove il numero sta a significare l’ottava lettera dell’alfabeto, la H di “Heil Hitler”.
Un vecchio stratagemma “linguistico” utilizzato dai neonazisti per non dare nell’occhio con svastiche e slogan “in chiaro”.
Potevano mancare gli insulti a persone di colore e a omosessuali? Ovviamente no.
Ci ha pensato Marco Crippa che ha pubblicato una serie di post razzisti.
Il 24 dicembre 2017 fa gli auguri natalizi postando una svastica con il berretto da Babbo Natale.
I neonazisti vicentini ricordano anche il nazileghista Luca Traini: ci pensa Nicola Zambon che mette un “mi piace” a un post con il quale Daniele Beschin (Forza Nuova) solidarizza con il naziskin di Macerata. Luca Traiani: l’uomo che a Macerata ha sparato contro degli immigrati.
Nemici come gli ebrei. A ottobre 2013 Marco Bortolan, candidato con Fratelli d’Italia, commentò così le parole di Riccardo Pacifici presidente della comunità  ebraica di Roma: “E’ un povero demente come tutta la sua stirpe”.
Anche così il centrodestra vicentino si avvicina al duello elettorale del 10 giugno.

(da “La Repubblica”)

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MIGLIAIA DI NO TAV TORNANO A MANIFESTARE IN VALSUSA: “NON LA VOGLIAMO”

Maggio 19th, 2018 Riccardo Fucile

L’AMBIGUITA’ DI DI MAIO: NEL CONTRATTO NON SI DICE CHIARAMENTE SE IL PROGETTO DEVE ANDARE AVANTI O NO

Sono qualche migliaio i No Tav che   questo pomeriggio sono partiti dalla stazione di Rosta per la marcia che arriverà  ad Avigliana e che vuole ribadire la contrarietà  della Valle all’opera.
La Tav è diventata uno dei nodi più spinosi del contratto di governo a cui stanno lavorando Lega e M5S.
In prima fila almeno una decina di sindaci della Valle ad aprire il corteo anche i gonfaloni delle città  della Bassa Valle di Susa. Con la fascia tricolore anche il vicesindaco di Torino Guido Montanari.
” Il Tav è un tema che   per i valsusini   è al centro da 20 anni.   La frase contenuta nel contratto è chiara:   Rivedere il progetto è esattamente quello che si chiede da anni-dice Montanari- Io non credo che sia stato un passo indietro ma una riformulazione della frase contenuta nel contratto. Finalmente se ne parla in un programma di governo”, concluse il vicesindaco ribadendo la posizione No Tav della giunta Appendino.
“Nonostante   i governi, noi siamo sempre qui a dire No ad un’opera inutile” urla il movimento ai megafoni della manifestazione.
Nel corteo ci sono   anche i parlamentari dei Cinque Stelle. Tra loro Laura Castelli che ribadisce ciò che ha detto Luigi Di Maio in mattinata a a Ivrea   difende l’accordo:   “Quel contratto contiene una cosa che accomuna chi sta lavorando per costruire un nuovo governo ed è l’analisi di costi e benefici delle opere pubbliche per tutela dei cittadin i- dice – la frase così come e stata modificata è ancora più forte. Rafforza il no all’opera perchè   dice che bisogna ridiscutere   l’opera all’interno dell’accordo Italia- Francia che per altro non è   mai stato applicato e permetterebbe   in più punti di bloccare l’opera”. Le bandiere No Tav e qualcuna di Rifondazione comunista sono le uniche a sventolare lungo la marcia.
E nei giorni in cui riparte la discussione sulla Tav la Francia decide di finanziare l’opera con altri 200 milioni per la sezione transfrontaliera

(da agenzie)

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LA LETTERA DI FIAMMETTA BORSELLINO DOPO LA VISITA IN CARCERE AI FRATELLI GRAVIANO, ACCUSATI DELLA STRAGE

Maggio 19th, 2018 Riccardo Fucile

“AGLI ASSASSINI DI MIO PADRE HO DETTO: RACCONTATE LA VERITA’, SOLO COSI’ SARETE UOMINI LIBERI”

L’incontro in carcere con Giuseppe e Filippo Graviano è stato guidato unicamente da un lungo, complesso percorso personale e dettato da una forte e urgente esigenza emotiva.
Ho sentito la necessità , in quanto figlia di un uomo che ha sacrificato la propria vita per i valori in cui ha creduto e per amore della sua terra, di dovere attraversare questo ulteriore passaggio importante per il mio percorso umano e per l’elaborazione di un faticoso lutto.
Un incontro che ha assunto come unico motore la necessità  di esprimere un dolore profondo inflitto non solo alla mia famiglia, ma alla società  intera.
La richiesta di incontro con Giuseppe e Filippo Graviano nasce dunque come fatto strettamente personale. E chiedo che tale debba rimanere.
Sono andata da Giuseppe e Filippo Graviano con l’idea che può vivere e morire con dignità  non soltanto il magistrato che sacrifica la propria vita, ma anche chi pur avendo fatto del male è capace di riconoscere il grave male che ha inflitto alle famiglie e alla società , è capace di chiedere perdono e di riparare il danno.
Riparare il danno per me vuol dire non passare il resto della propria vita all’interno di un carcere, ma dare un contributo concreto per la ricerca della verità .
Si tratta di un contributo di onestà  che gli uomini della criminalità  organizzata devono dare principalmente a loro stessi, perchè chi uccide, uccide la parte migliore di sè.
E poi soltanto contribuendo alla ricerca della verità , i figli potranno essere orgogliosi dei padri.
Ora è importante che io possa continuare quel dialogo che è stato interrotto, con enorme dispiacere registro la mancanza di una risposta ufficiale da parte delle istituzioni preposte a fronte di una mia richiesta reiterata alcuni mesi fa.
E voglio fare un’altra considerazione.
Pur nell’ambito del profondo rispetto che nutro per le istituzioni, e pur cosciente della complessità  del percorso che deve portare i giudici della corte d’assise di Caltanissetta alla stesura delle motivazioni della sentenza del Borsellino quater, da figlia ritengo che il passaggio di più di oltre un anno per il deposito del provvedimento sia un tempo troppo lungo.
Anche dal deposito di quelle motivazioni dipende un ulteriore prosieguo dell’attività  giudiziaria, della procura di Caltanissetta e del silente Consiglio superiore della magistratura, per far luce su ruoli e responsabilità  di coloro che hanno determinato il falso pentito Scarantino alla calunnia.
A causa di questo depistaggio, sono passati infruttuosamente 25 anni.

Fiammetta Borsellino

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INTERVISTA A MARCELLO FONTE: “SOGNAVO IN SILENZIO L’ARTE DA UNA CANTINA OCCUPATA”

Maggio 19th, 2018 Riccardo Fucile

“MI IMBUCAVO SUI SET PER MANGIARE IL CESTINO, DOGMAN E’ UNIVERSO D’AMORE”

“Sognavo in silenzio l’arte da un cantina occupata e mi imbucavo sui set per mangiare il cestino. Ero un intruso”.
Marcello Fonte è il protagonista di Dogman, il fim di Matteo Garrone in concorso a Cannes, si racconta in questa video intervista esclusiva ad HuffPost.
E dice: “Oggi mi piace vivere nei film perchè la vita reale mi ha stancato, è troppo difficile. Garrone? È un artigiano, il primo spettatore. Abbiamo fatto un film che è un universo d’amore”.
Alla fine l’asino l’ha spiccato il volo, con un raglio liberatorio, con voce panciuta e un filo schizofrenica. Voce e sguardo puntati a un tanto così dalla telecamera, di striscio per non farsi rubare l’anima, almeno non tutta quanta.
La storia di Marcello Fonte, alias Asino, dal film che ha scritto sulla sua storia, ha un che di favola, di neorealismo ancora vivo, ci trovi dentro Umberto D. e Miracolo a Milano, Mamma Roma e Brutti sporchi e cattivi, ci trovi dentro Verga, Victor Hugo.
Oggi Marcello al telefono parlava di un vestito, uno smoking, non sapeva nemmeno pronunciarlo bene, smochi diceva, e com’era leggero mentre lo diceva. Lo smochi per Cannes, il tappeto rosso, il cinema quello grande, con le luci grandi, con gli schermi grandi.
A raccontare la storia di Marcello Fonte si rischia di sconfinare nella banalità  ad ogni riga, ad ogni parola, immaginate che io adesso scriva: – Marcello sta per andare a Cannes, protagonista dell’ultimo film di uno dei pochi geni ancora vivi in Italia, Matteo Garrone, ma è rimasto quel bambino che giocava nella discarica in cui è cresciuto…-
Ma nel mentre l’ho scritto e nessuno se ne è accorto. Cresce davvero in una discarica in fondo alla Calabria, nel fondo della punta di uno stivale mai omogeneo, una infanzia che è già  un film. Il bambino piccolo di statura e sempre sporco dello sporco di cui gli altri si liberano in discarica. La solitudine è primaria, i giocattoli veri pochi, pochissimi e allora Marcello comincia ad inventare il suo mondo, lo costruisce mettendo insieme pezzi di vite d’altri e immaginazione sua, parla con Dio che però confonde spesso con il suo Io, un dio senza D, la D di Umberto probabilmente.
Quando racconta di quel bambino è bellissimo notare che lo fa in terza persona, con gli occhi leggermente lucidi, come se stesse raccontando un personaggio. Alterna i racconti Marcello, poichè la narrazione vuole alternanza, cambio di registro. Quindi appena la tragedia comincia a diventare mono tono, racconta di quando è stato investito da una 112, non si ricorda bene il colore ma pare fosse arancione, per un pezzo di pizza con le olive, mentre attraversava la strada. Ed è questa la seconda volta che Asino vola, sbalzato da quella macchina. Poi il coma, tre giorni, e poi resuscita, ma appena sveglio la prima cosa che dice è: voglio morire!
In una nota a piè di racconto aggiunge che l’investitore, preso dal panico e dal rimorso, propose alla madre come risarcimento la 112 arancione.
Il bambino nonostante tutto cresce, non troppo ma cresce, vuole fare il meccanico, costruire, ha sviluppato tecnica e capacità , sa riconoscere uno scarto da un rifiuto, ciò che può avere una nuova vita da ciò che andrebbe sepolto per sempre, come i ricordi che fanno male al cuore e alla testa. Cresce col tamburo che suona nella banda al posto del flicorno che i genitori non sono riusciti a comprare, pure il tamburo se lo deve aggiustare da solo.
A Roma il fratello fa lo scenografo, lo raggiunge per uno spettacolo, serve un musicista di strada per tre giorni, quei tre giorni durano ancora oggi, vent’anni dopo.
Ma serve una sistemazione, e Marcello trova una cantina di 14 metri quadrati, senza alcun servizio, nè acqua nè luce. Senza bagno. Impara ad usare i giornali e le bottiglie di plastica, ma quelle da tè che hanno il boccaglio più largo.
Serve un lavoro, prima aiuto scenografo, attrezzista. Abituato a gestire i materiali, riesce bene, impara il mestiere, scopre l’avvitatore. Un oggetto del diavolo o di Dio non sa ancora decidere. Una vite può essere avvitata in due secondi e senza fatica, la cosa migliore che l’uomo abbia inventato, l’avvitatore, ce ne dovrebbe essere uno in ogni famiglia sostiene.
Mentre inchioda cantinelle sui set, una strana forza lo attira verso l’altro lato dell’occhio magico, sotto le luci calde e accecanti, si imbuca fra le comparse vere e riesce a farsi vestire per il film, così che il capo comparsa fa prima ad inserirlo che a cacciarlo. Fulminato sulla via di Cinecittà , la nuova vita di Marcello prende il volo, Asino vola per la terza volta.
I cestini del cinema gli consentono di vivere, le esperienze si accumulano, sempre piccole cose, ma sempre presente. Lavora per tre mesi in Gang of New York, convinto che il regista fosse Scozzese della Scozia e non Scorsese delle Americhe. Resosi conto dei suoi limiti, comincia a studiare, ha sempre preso tutto sul serio Marcello, specialmente il cinema.
Matteo Garrone ha colto nel segno di nuovo, non sbaglia un colpo, Dogman si preannuncia come l’ennesimo capolavoro di un artigianato d’arte vera, con un regista di un altro mondo e un attore di altri tempi.
Adesso Asino sta per volare di nuovo, verso Cannes. Quando chiude la telefonata con la tizia dello smochi, sembra un po’ dispiaciuto, ha realizzato che non potrà  vestirsi con il giubbotto leopardato che aveva addosso quando ci siamo conosciuti. Secondo lui non avrebbe sfigurato sul Red Carpet.

(da “Huffingtonpost”)

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IL CANARO SBANCA CANNES: MARCELLO FONTE MIGLIORE ATTORE PER DOGMAN

Maggio 19th, 2018 Riccardo Fucile

GRANDE RICONOSCIMENTO PER IL CINEMA ITALIANO: PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA AD ALICE ROHRWACHER

Festa per l’Italia al 71° Festival di Cannes.
Il premio per il miglior attore va a Marcello Fonte per Dogman di Matteo Garrone. Fonte è stato premiato da Roberto Benigni.
“Da piccolo – ha detto – quando ero a casa mia e pioveva sulle lamiere chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi adesso è vero ed è come essere in famiglia”.
“Il cinema è la mia famiglia – ha aggiunto l’attore emozionatissimo -, ogni granello della sabbia di Cannes è una meraviglia. Grazie a Metteo che si è fidato e che ha avuto il coraggio…”.
Il cinema italiano può esultare anche per il premio per la migliore sceneggiatura che va ad Alice Roharwacher per Lazzaro felice ex aequo con Jafar Panahi per Three Faces.
La Palma d’oro se l’aggiudica il film Un affare di famiglia del giapponese Hirozaku Koreeda. Il premio per la migliore attrice lo vince Samal Yeslyamova per AIKA (My Little one) di Sergei Dvortesevoy. Il miglior regista è il polacco Pavel Pawlikowski per il film Zimna Wojna (Cold war).
Una Palma d’oro speciale è stata assegnata anche a Le Livre d’image del maestro della nouvelle vague Jean Luc Godard. Il premio della Giuria va al film Capharnaum di Nadine Labaki. Il Grand Prix lo vince Spike Lee per Blackkklansman.

(da agenzie)

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