DUE MEGALOMANI: DI MAIO PROPONE SE STESSO, SALVINI NON VUOLE FARE IL SECONDO A NESSUNO
ORMAI NON RIMANE CHE IL TECNICO DI AREA CINQUESTELLE CONTE, SALVO CHE NON SI SORTEGGI DALL’ ELENCO TELEFONICO PER PORRE FINE ALLA FARSA
Alla stretta finale, l’ultimo assalto alla baionetta partirà dalla trincea dalla quale si è sparato il primo colpo.
Nelle prossime ore Luigi Di Maio e Matteo Salvini torneranno a vedersi. E il capo politico 5 stelle riproporrà al futuro alleato lo stesso tema degli ultimi dieci giorni: “Abbiamo il doppio dei voti, non ha senso che non sia io a guidare il governo”. Mettendo sul piatto una generosa contropartita di ministeri e posti di sottogoverno. Ma anche facendo leva sulle crepe che hanno aperto gli attacchi di Silvio Berlusconi nella solidità della posizione del segretario del Carroccio.
Per tutto il giorno i due si rincorrono.
Al mattino a Ivrea il capo politico M5s commenta così una domanda su quanto gli è costato il passo indietro: “Non era una questione personale”. Quasi un lapsus.
Per poi più tardi, durante un incontro pubblico a Imola, tornare su un registro più canonico: “Ancora non so se farò il premier o sarò nella squadra di governo”. Dichiarazioni che a meno di quarantott’ore dall’ascesa al Colle segnalano tutto l’impasse di queste ore.
Da par suo, la Lega gioca a rimpiattino: “Sarà un professionista, tra quelli che hanno contribuito al programma”, dice Salvini.
Il pensiero va al tavolo tecnico che si è riunito negli scorsi giorni: è l’identikit perfetto per il braccio destro di Di Maio, Vincenzo Spadafora.
I 5 stelle negano, dicono che l’ex eurodeputato stia gettando fumo negli occhi. “Un uomo di area M5s”, aggiunge Lorenzo Fontana.
Un’operazione per sminare l’ultimo assalto ancor prima che parta. Perchè dalle camicie verdi il no sul capo 5 stelle è diventato ormai un totem.
Nonostante i nomi terzi siano più fragili. Sia per la tenuta complessiva di una maggioranza così bizzarra, sia per l’eventuale gradimento che potrebbero riscontrare al Quirinale.
Giocoforza, un piano B è ovviamente in campo. E reca il nome del professore Giuseppe Conte, già indicato nella squadra di governo del Movimento come ministro della Pubblica amministrazione, già sottoposto all’attenzione di Sergio Mattarella lunedì scorso.
In forte calo in queste ore le quotazioni dei politici, da Riccardo Fraccaro a Alfonso Bonafede, passando per Danilo Toninelli ed Emilio Carelli.
Sarà probabilmente l’Abruzzo il teatro del duello finale. Terra che unisce aspre montagne e dolcissimi mari. Terra di sintesi.
Quella sintesi che domani sarà necessaria, pena il maremoto.
(da “Huffingtonpost”)
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