Maggio 31st, 2018 Riccardo Fucile
E SPOPOLA L’HASHTAG #SAVONA MASSONE
In principe fu Marka Cassimatis, la candidata ‘cancellata’ da Grillo. Su Twitter qualche giorno fa ha scritto: “Grillini quando vi svegliate? Savona è massone. Quand’era presidente Bnl (la banca del Psi) stava nella loggia Goi (Grande Oriente Italia) con Armando Corona. Poi è passato alla Gran loggia regolare d’italia e alla Grassi Catapano”.
Poi, secondo quanto riferisce il Corriere della sera, Di Maio avrebbe detto Cottarelli che Savona è iscritto alla massoneria americana”.
Vero, falso? Chissà . Fatto sta che il piddino Michele Anzaldi, attivissimo sui social, commenta: “Se la notizia di Savona massone fosse confermato, Di Maio e il Movimento 5 stelle accetterebbero comunque che l’economista venga nominato ministro? Se è l’ennesima bufala, perchè Di Maio non smentisce, come giustamente nota il giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi su twitter?. Sono loro ad aver scritto – continua Anzaldi – nel contratto di governo con la Lega che ‘non possono entrare a far parte del governo soggetti che appartengono alla massoneria’.
Peraltro l’iscrizione alla massoneria non figura nel lungo curriculum di Savona come banchiere, ex ministro, capo di consorzi di grandi opere come il Ponte sullo Stretto e il Mose di Venezia: una nuova voce che spiegherebbe ancora meglio chi sarebbe il paladino del popolo di M5s e Lega contro le presunte èlite.
Altro che trasparenza, altro che lotta ai poteri forti, siamo oltre la #neuro”. E non è un caso che l’hashtag #savonamassone sta spopolando su Twitter.
(da “Globalist”)
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Maggio 31st, 2018 Riccardo Fucile
IL LEONE DA TASTIERA INDAGATO ORA E’ DIVENTATO UN AGNELLINO
E’ sparito in un batter d’occhio dai social network, Twitter ha bloccato il suo profilo, ma il suo
nome sta per essere iscritto sul registro degli indagati per attentato alla libertà e offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica.
Tutto per una frase twittata contro Sergio Mattarella: “La mafia ha ucciso il #Mattarella sbagliato”.
Ciò è bastato a Manlio Cassarà , 40enne palermitano, per finire nel mirino della Procura di Palermo. “Ho scritto un’enorme minchiata”, è ora la sua difesa dalle colonne de La Repubblica, dove pubblicamente si scusa.
“Chiedo scusa a tutti, in primis al presidente Mattarella, poi ai miei familiari, ai miei amici e a tutti quelli che ho offeso con le mie stupide parole”, si prostra nell’intervista a La Repubblica.
“Ho scritto quel tweet senza rifletterci, è la giustificazione, arrivata, però troppo tardi. Manlio Cassarà è infatti indagato con altri due palermitani, Michele Calabrese ed Eloisa Zanrosso, per le frasi ingiuriose apparse sui social network contro il presidente della Repubblica.
Il pentito del web le prova tutte, però, pur di scagionarsi dalle accuse. “Non volevo mancare di rispetto – assicura – al dolore del presidente e alla sua storia personale; la mafia mi fa schifo e maledico quel momento in cui non ho acceso il cervello. Ero arrabbiato, sì, quando ho saputo che Mattarella non aveva fatto partire il governo Lega-Cinquestelle, ma questo non giustifica quello che ho scritto”.
“Ora finirò in carcere? – chiede, infine, preoccupato. – Potrò avere un avvocato d’ufficio? Perchè io non ho molti soldi”.
(da agenzie)
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Maggio 31st, 2018 Riccardo Fucile
SAVONA AGLI AFFARI EUROPEI E MOAVERO MILANESI AGLI ESTERI
Sarebbe Giovanni Tria il ministro dell’Economia del governo Lega-MoVimento 5 Stelle. Preside della facoltà di economia dell’università di Tor Vergata, dopo la smentita di Pierluigi Ciocca, il professor Tria sarebbe il prescelto di Salvini e Di Maio secondo quanto scrivono Bloomberg e La Stampa e conferma anche l’ANSA.
Il sito internet Formiche a metà maggio aveva chiesto a Giovanni Tria un giudizio sul contratto di governo Lega-M5S: Tria è stato molto diplomatico su flat tax e reddito di cittadinanza, spiegando che il costo delle riforme, o più modestamente dei provvedimenti annunciati, dipende dalla loro specifica configurazione una volta che l’annuncio si dovrà tradurre in norme:
Con tutto il rispetto per le competenze riunite intorno al tavolo politico delle trattative, poi le norme attuative dei propositi si dovranno scrivere con le competenze istituzionali in grado di misurare effetti di bilancio e coerenze legislative di sistema. E in genere la realtà delle cifre ridimensiona spesso la visione. Il secondo è che fino ad oggi non è emerso un accordo chiaro su quali siano i paletti di bilancio che si vorranno rispettare.
In altri termini, se le compatibilità di bilancio del programma dipenderanno da un improbabile mutamento delle regole europee (abbiamo già avuto un governo che è partito con il proposito di battere i pugni sul tavolo a Bruxelles) o se queste regole saranno forzate.
Tria era stato piuttosto tiepido sulla flat tax, pur condividendone gli scopi di partenza: “Ciò che conta è avviare il processo di semplificazione del sistema e la sua sostenibilità dipende non tanto dall’aliquota unica o le due aliquote, ma dal livello delle aliquote. La scommessa, secondo i sostenitori della riforma, è che essa porti ad effetti benefici sulla crescita e quindi generi quel gettito fiscale aggiuntivo che dovrebbe compensare, almeno in parte, anche il costo iniziale della riduzione delle aliquote. Sarebbe preferibile, tuttavia, contare meno sulle scommesse e far partire la riforma con un livello di aliquota, o di aliquote, che consenta in via transitoria di minimizzare la perdita di gettito, per poi ridurle una volta assicurati gli effetti sulla crescita”.
Infine, Tria era molto critico sull’annullamento delle clausole di salvaguardia sull’IVA perchè ritiene che in Italia si debba riequilibrare il peso relativo delle imposte dirette e di quelle indirette spostando gettito dalle prime alle seconde. Difficile che la maggioranza Lega-M5S accolga il suo consiglio sul punto.
Non entusiasta sull’ILVA e sul sistema di controllo degli appalti, che a parere di Tria rischia di penalizzare gli investimenti.
In questo dibattito organizzato dall’Associazione Amici di Marco Biagi Giovanni Tria rispondeva alla domanda se uscire dall’euro: “Riterrei sbagliato rispondere sì e bisogna rispondere no alla domanda, ma c’è altro da dire. Bisogna creare le condizioni per la sopravvivenza dell’euro e bisogna andare nella direzione opposta a quella della disgregazione. Ma bisogna rafforzare l’unione monetaria”.
Nell’intervento Tria critica gli errori della politica economica europea: “Non abbiamo ottenuto il consolidamento fiscale, il debito pubblico dell’eurozona è aumentato e ora nessuno rispetta le regole, non solo del debito ma anche del deficit. Anche il surplus commerciale tedesco non è compatibile con la continuazione della politica monetaria della BCE. E’ necessario prevedere altri strumenti di equilibrio per accentuare la convergenza, la divergenza farebbe esplodere l’euro. Quello che è mancato all’appello sono gli investimenti privati e pubblici”.
Nel 2015 il suo nome era comparso tra quelli dei “superburocrati” assai pagati per una scuola dell’amministrazione mai partita.
Per Paolo Savona intanto sembra confermato un ruolo nel governo: il professore andrebbe agli Affari europei. Per gli Esteri il nome sarebbe invece quello di Enzo Moavero Milanesi.
(da “NextQuotidiano“)
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Maggio 31st, 2018 Riccardo Fucile
CENTINAIA DI MESSAGGI DI PROTESTA SUL BLOG DELLE STELLE CONTRO L’INGRESSO DI FDI NEL GOVERNO
Giorgia Meloni proprio no. 
Il possibile ingresso di FdI nel governo M5s-Lega non piace ai militanti dei Cinque stelle. Mentre è in corso il vertice decisivo tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, sono già centinaia i messaggi arrivati sulla pagina facebook del capo politico del Movimento e sul blog delle stelle per esprimere rabbia, disappunto e sconcerto di fronte a questa ipotesi
“Che bravo Di Maio e se anche Meloni – si legge sul blog delle stelle – il governo Belluccone con la faccia dei 5 stelle! Sento già la puzza. Non è meglio l’opposizione o l’appoggio a Cottarelli?”.
“A Di Maio dico – scrive Fabrizio – che l’aggiunta di FdI è solo l’ennesimo inganno del manovratore Salvini. È già difficile sopportare la compagnia di Salvini e dei leghisti al governo, quella di Meloni è assolutamente inaccettabile. Spero che il numero di post contro FdI aumenti e che questo lo aiuti a mantenere almeno la dignità in questa estenuante trattativa”
Per Alessandro l’intesa con Fdi “è una bestialità . Abbiamo votato un contratto a 2 e non un contratto a 3. Qualcuno fermi Di Maio. E’ assolutamente inammissibile. Da iscritto sono fortemente indignato. Sto valutando l’ipotesi di cancellare la mia iscrizione dal M5s. Fermate Di Maio”.
Ma è sulla pagina facebook del capo politico che la bile del popolo Cinque stelle straripa. “No a Meloni – scrive Giuseppe – a Santanchè a La Russa. Per favore no. La maggioranza c’è, perchè fare entrare Fdi?”. Vladimiro di poche parole: “Se entra la Meloni io vi mollo”.
“Occhio – afferma Alessandro – che Salvini con la Meloni vi fa il gioco delle tre carte , rialza la posta e vi ridà il cerino in mano”. “Abbiamo già sopportato (turandoci il naso) quel leghista – dice invece Massimo – adesso dobbiamo permettere anche al secondo terzo del centrodestra di entrare in questo contratto? A quando poi l’ingresso di Berlusconi?”.
“Di Maio una vera volpe? Non diciamo idiozie. Si è fatto raggirare dal Padano fin dall’inizio. Se al posto suo ci fosse stato Di Battista, al Padano gli avrebbe fatto barba e capelli, per essere gentile. Adesso anche la Meloni con la complicità di Salvini, vuole salire sul nostro carro. Giggino, ma dagli un calcio in c…”.
“Luigi che fai – si chiede Matteo – accetti pure la Meloni adesso? Non bastava lo sciacallo Salvini ora dai l’invito pure alla iena? Per il bene del popolo non lasciar condurre i giochi a Salvini, qui rischiamo grosso, raga’ svegliatevi Salvini ci sta prendendo in giro!”.
“C’e’ un limite alla voglia di governare a tutti i costi. Così distruggi il M5s. Alleato di La Russa? Non con il mio voto!”
C’è poi chi propone soluzioni per il professor Paolo Savona. “Spostiamolo ad un altro ministero. Ma anche vicino alla portafinestra al posto del ficus che sta da dio. Oppure sotto il quadro che ha regalato zia, che ha i colori che si abbinano. In anticamera vicino al portaombrelli?”.
(da “Globalist”)
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Maggio 31st, 2018 Riccardo Fucile
FINO A IERI IL CONTRATTO ERA UNA CHIAVICA, ORA E’ FIRMABILE SE TI DANNO UN MINISTERO?… MA I VIGILI URBANI GRILLINI LA FANNO SPOSTARE PERCHE’ IMPORTUNA I PASSANTI: “NON LA VOGLIAMO”
Giorgia Meloni è una leader di partito lineare: ha annunciato l’appoggio al governo Lega-M5S per superare il veto di Mattarella su Pietro Savona ministro dell’Economia. Poi ha annunciato di voler entrare nella maggioranza di governo Lega-M5S proprio quando si è capito che Savona non sarà ministro dell’Economia.
Oggi ha riunito lo stato maggiore di Fratelli d’Italia per votare l’entrata nella maggioranza proprio mentre il MoVimento 5 Stelle ha detto pubblicamente che non vuole farla partecipare alla spartizione dei ministri.
Meloni oggi ha incontrato Salvini con il suo stato maggiore e alla fine Ignazio La Russa ha confermato: “Confermo quanto detto da Meloni: di fronte a un’esigenza drammatica dell’Italia, noi abbiamo espresso la disponibilità a rafforzare il governo. Con quali forme e con quali metodi non è ancora stato deciso, se ne comincia semmai a discutere adesso- Il dato fondamentale è che vogliamo essere fino in fondo patrioti e fare di tutto, anche cambiando un’impostazione critica che abbiamo espresso più volte”
L’ipotesi però è stata bocciata dal M5S: “Non si capisce perchè a giochi fatti ora dovrebbe entrare Fdi nel governo”, sottolinea un deputato pentastellato di peso all’agenzia di stampa AGI. “La questione non è proprio all’ordine del giorno. Poi se vogliono darci l’appoggio esterno va bene” aggiunge la stessa fonte.
Qualcuno tra i 5 stelle osserva ancora che ora “la responsabilità è tutta di Salvini” e che se dovesse fare questa proposta potrebbe essere una scusa per far saltare ancora il tavolo.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 31st, 2018 Riccardo Fucile
IL SONDAGGIO SI RIFERISCE SOLO AL CASO IN CUI IL CENTRODESTRA SI PRESENTASSE UNITO IN UNA UNICA LISTA: IN QUEL CASO IL CDX SI FERMEREBBE AL 37% E IL M5S SALIREBBE AL 43%
Oggi il deputato del MoVimento 5 Stelle Manlio Di Stefano, autorevolissimo esperto di esteri,
ha dato il via a una discreta ola su Facebook mostrando un sondaggio che dà il M5S al 43% tratto dalla trasmissione Porta a Porta e dai dati di Euromedia e dell’Istituto Piepoli.
«Serietà , intransigenza e rispetto per gli italiani pagano sempre. Il nostro obiettivo però non è crescere nei sondaggi ma dare al Paese un governo che ci faccia sentire finalmente fieri di essere italiani. Ce la stiamo mettendo tutta», è la sobria dichiarazione del deputato.
Siccome il MoVimento 5 Stelle non è che faccia ministro il primo che capita, il collega di Di Stefano Riccardo Fraccaro, che il totoministri ha dato spesso nella rosa dei candidati, su Twitter postava un video tratto dalla trasmissione accompagnato dalla seguente sobria dichiarazione: “Un risultato clamoroso: il #M5S è tra il 41 e il 43%, ha da solo la maggioranza assoluta”. Queste le intenzioni di voto degli italiani diffuse da @RaiPortaaPorta. Non crediamo nei sondaggi ma sentiamo la fiducia dei cittadini: @luigidimaio, avanti così. Noi al Governo ci andremo”.
C’è però un piccolo problemino.
I sondaggi di Euromedia e dell’Istituto Piepoli sulle intenzioni di voto in questa fase e con questa legge elettorale, letti e illustrati al minuto 30 della trasmissione, sono in realtà altri: il MoVimento 5 Stelle è accreditato del 33,7% da Alessandra Ghisleri di Euromedia e al 31,5% da Piepoli, rispettivamente in crescita di un punto e in perdita di 1,2 punti rispetto al 4 marzo.
Sondaggi tutto sommato in linea con quelli degli altri istituti di rilevazione, soprattutto quello di Piepoli.
Secondo i sondaggi di Euromedia e Piepoli, viene spiegato durante la trasmissione, il centrodestra è accreditato di un 40,4% in crescita del 3% e vicinissimo alla soglia che permette di ottenere la maggioranza nelle due camere mentre ad esempio il Partito Democratico è dato in perdita da Ghisleri così come gli altri di centrosinistra.
Il sondaggio che dà il M5S al 43% è invece un altro ed è quello che viene introdotto da Vespa spiegando che si sono testate le possibili alleanze e, nel caso della slide illustrata e fatta girare dai grillini, si illustra l’effetto nei sondaggi di una cosa che ancora non c’è, ovvero la lista unica di centrodestra.
Se Salvini, Berlusconi e Meloni si presentassero in una lista unica, unirsi non gioverebbe, spiega il conduttore, perchè l’unione dei tre partiti dà risultati peggiori rispetto al fatto che ciascuno corra da solo.
In questo caso teorico, che — si spiega nella trasmissione — è portato avanti soprattutto da Giovanni Toti di FI (presente in trasmissione) mentre in realtà Lega e FdI pensano a una loro lista insieme, come ha scritto oggi Repubblica, i risultati sarebbero quelli che il MoVimento 5 Stelle spaccia tra i suoi fans su Facebook e su Twitter come quelli reali.
L’illustrazione parte dal minuto 45 della trasmissione e l’effetto potrebbe essere spiegato dal fatto che Berlusconi è un alleato “scomodo” sia per gli elettori della Lega che per quelli di FDI, che passerebbero a un altro schieramento.
Spiega Vespa: “Il dato clamoroso è che la lista unica di centrodestra schiaccerebbe il PD e favorirebbe il M5S”.
Il quasi ministro Fraccaro e il deputato Di Stefano hanno estrapolato dal contesto della trasmissione quella parte senza dire che stavano parlando del caso particolare della lista di centrodestra e del suo presunto effetto sull’elettorato.
La parte divertente è che questo modo di fare da parte del M5S è il loro metodo di governo.
Divertente o agghiacciante?
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 31st, 2018 Riccardo Fucile
COSA VUOL DIRE? CHE AVEVAMO RAGIONE QUANDO SUGGERIVAMO CHE L’ITALIA POTEVA DIRE NO A FRANCIA E AUSTRIA QUANDO CI HANNO RESTITUITO 40.000 PROFUGHI CHE ERANO RIUSCITI AD ATTRAVERSARE IL CONFINE
Un richiedente asilo che si sposti sul territorio europeo non può essere respinto verso il Paese nel quale ha fatto domanda di protezione internazionale se non con il consenso implicito o esplicito di quest’ultimo.
Lo ha stabilito la Corte europea di giustizia, con una sentenza nella quale prende in esame il caso dell’iracheno Adil Hassan.
Dopo aver fatto domanda di protezione internazionale in Germania, Hassan si era spostato in Francia. Lì era stato fermato dalle autorità , che avevano fatto richiesta alla Germania di riprenderlo in carico, disponendo però anche il suo trasferimento verso il territorio tedesco senza attendere una risposta da Berlino.
Per Parigi, in base al regolamento di Dublino III, era la Germania lo Stato competente ad esaminare la domanda di protezione internazionale dell’uomo, poichè era lì che aveva presentato la domanda.
Lui ha fatto ricorso, sostenendo che la decisione viola il regolamento perchè è stata adottata prima che Berlino rispondesse alla richiesta di ripresa in carico delle autorità francesi.
Il Tribunale amministrativo francese di Lille ha dunque chiesto lumi alla Corte di giustizia.
Con la sentenza di oggi, la Corte ha stabilito che “dalla genesi e dall’obiettivo del regolamento Dublino III emerge con chiarezza che una decisione di trasferimento può essere adottata e notificata all’interessato solo dopo che lo Stato membro richiesto abbia, implicitamente o esplicitamente, accettato di riprendere in carico tale persona”.
Risulta evidente che se uno Stato non accettasse il riprendere in carico il richiedente asilo, nulla potrebbe fare lo Stato che il soggetto interessato ha raggiunto, se non ammetterlo nei propri confini.
Sono circa 40.000 i profughi che Francia,, Austria e Svizzera ci hanno “restituito” in un anno, oggi non sarebbero a nostro carico, tanto per capirci.
(da agenzie)
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Maggio 31st, 2018 Riccardo Fucile
MA SE NEL CONTRATTO DEL CAMBIAMENTO E’ FISSATO IL DIVIETO PER I MINISTRI DI APPARTENERE ALLA MASSONERIA PERCHE’ NON HA CHIESTO SPIEGAZIONI?
In un retroscena pubblicato oggi dal Corriere della Sera ci sono interessanti affermazioni
attribuite a Luigi Di Maio a proposito di Paolo Savona
Così Di Maio decide di passare alla contraerea e di colpire Salvini: «Basta, ci sta prendendo in giro».
In un colloquio con Carlo Cottarelli sarebbe arrivato a dire di non sapere che Savona «era così pericoloso». In più, avrebbe aggiunto di non essere stato inizialmente a conoscenza di una presunta iscrizione alla massoneria americana
E allora ecco l’offensiva. Laura Castelli si dice«stupita» dal mancato «passo indietro» dell’economista. Lorenzo Fioramonti, già «ministro» dello Sviluppo economico, attacca: «Difendere Savona e le sue opinioni è giusto, ma impuntarsi su una persona col rischio di far affondare il Paese è da irresponsabili. Era il piano di Salvini dall’inizio? Mi rifiuto di crederci».
Ovviamente tutto quello che dice Di Maio va preso con robusto beneficio d’inventario. Se non altro perchè qualche giorno fa lo stesso Di Maio è andato da Barbara D’Urso a dire che lui e Salvini avevano proposto “Bagnai e Siri” al posto di Savona: una circostanza smentita dal Quirinale e pure dallo stesso Salvini qualche minuto dopo (tra l’altro Siri ha ricevuto una condanna per bancarotta con un patteggiamento: curioso che Di Maio abbia proposto il suo nome).
C’è da segnalare che nel contratto di governo firmato dallo stesso Di Maio oltre che da Salvini c’è scritto che è vietato per i membri del governo appartenere alla massoneria (la stessa cosa era scritta nel codice etico dei candidati del M5S e sappiamo tutti com’è andata a finire).
Quindi, se Di Maio sa davvero che Savona è iscritto alla massoneria americana, perchè chiede per lui un altro ruolo nel governo?
Urge smentita, prima di subito.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 31st, 2018 Riccardo Fucile
LA CAPOGRUPPO IN REGIONE LIGURIA ALL’ASSEMBLEA SUL TERZO VALICO SCONTA IL TRADIMENTO DI DI MAIO: “SIETE COME IL PD NEL 2012”
Sono tempi difficili per il MoVimento 5 Stelle. L’accordo di governo con la Lega — che tutti chiamerebbero alleanza ma loro preferiscono definire “contratto” — è stato approvato dalla “base” con il 94% dei voti.
Ma quanti lo hanno letto davvero e quanti invece si sono fatti prendere dall’entusiasmo del “governo del cambiamento”?
Impossibile dirlo ma il fatto che la votazione online sia stata indetta — senza il regolare preavviso di 24 ore — subito dopo la pubblicazione del documento fa venire qualche dubbio. Ci sono però persone, elettori del MoVimento, che quel contratto lo hanno letto bene.
Ad esempio gli attivisti del movimento No Tav Terzo Valico che da una decina di giorni hanno iniziato a denunciare il tradimento da parte dei 5 Stelle.
Impossibile per loro dimenticare quando in campagna elettorale Di Maio promise di fermare i lavori del Terzo Valico dei Giovi (TAV Tortona-Novi Ligure-Genova).
In campagna elettorale Di Maio disse che il Terzo Valico “andava messo da parte” e gli andava preferito “il potenziamento della linea attuale Genova-Milano”.
Nel contratto di governo invece si parla solo di un generico impegno a ridiscutere la linea ad alta velocità Torino-Lione. Nessun riferimento al Terzo Valico rispetto al quale — in una delle bozze circolate nelle scorse settimane — invece si parlava di completare l’opera.
Tutte le tensioni sono esplose ieri durante una riunione del comitato No Tav Terzo Valico a Genova cui ha preso parte la consigliera regionale ligure Alice Salvatore.
In un lungo intervento la pentastellata ha cercato di parlare d’altro senza mai dare una spiegazione sul perchè nel documento programmatico non si parla di quella che il M5S ligure — in teoria — considera ancora una sua battaglia, l’interruzione dei lavori sul Terzo Valico.
L’intervento della Salvatore è stato interrotto più volte e dalla platea in molti hanno alzato la voce per chiederle di uscire dal MoVimento.
La Salvatore ha detto chiaramente di non avere la minima idea di come mai nel contratto non si parli di Terzo Valico, cercando di addossare la responsabilità alla Lega e giustificandosi dicendo che l’accordo con Salvini è un segno di assunzione di responsabilità da parte del MoVimento 5 Stelle.
Inutile dire che nessuno in sala le ha creduto. Oggi sulla pagina Facebook quella della Salvatore viene definita una “arrampicata sugli specchi” e il MoVimento 5 Stelle viene accusato di essere diventato una costola del sistema che ha scelto le poltrone invece che tutelare la salute delle persone e l’ambiente
Non solo, durante la riunione gli attivisti No Tav rinfacciano alla consigliera pentastellata di aver detto che nel contratto di governo non era possibile entrare nello specifico del Terzo Valico.
Eppure — contestano gli attivisti — nello stesso contratto su altri temi quali ad esempio la giustizia, e il respingimento di 500mila immigrati e il rimpatrio dei migranti il documento si fa estremamente preciso e specifico.
A nessuno dei presenti è sfuggito che il M5S ha sottoscritto ogni riga del programma pur di andare al governo.
Le giustificazioni dei pentastellati vengono definite «degne della peggior retorica del PD, siete diventati questa roba qui». Un’accusa gravissima fino a poco tempo fa fatta propria anche dai 5 Stelle e che ora sembra essere tornata indietro come un boomerang visto che sui social c’è chi scrive che il MoVimento «ha svenduto il nostro territorio e si arrampica sugli specchi esattamente come faceva il PD nel 2012».
Uno degli attivisti dichiara che «qui finisce il rapporto tra il M5S e il comitato No Tav».
(da “NextQuotidiano”)
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