Novembre 5th, 2018 Riccardo Fucile 
			
					IL GOVERNO HA RIFIUTATO 800 MILIONI DI PRESTITI DALLA BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI PER IL DISSESTO
 “Per il dissesto idrogeologico abbiamo messo a disposizione del ministro per l’Ambiente un miliardo per interventi di sicurezza del territorio. Poi ulteriori 50 milioni per le autorità  di bacino per regolare i flussi d’acqua”: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è pronto a spendere per mettere al sicuro l’Italia dopo che l’emergenza maltempo ha causato 34 morti e il 91% dei comuni italiani presenta rischi dal punto di vista del dissesto idrogeologico.
“Per il dissesto idrogeologico abbiamo messo a disposizione del ministro per l’Ambiente un miliardo per interventi di sicurezza del territorio. Poi ulteriori 50 milioni per le autorità  di bacino per regolare i flussi d’acqua”: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è pronto a spendere per mettere al sicuro l’Italia dopo che l’emergenza maltempo ha causato 34 morti e il 91% dei comuni italiani presenta rischi dal punto di vista del dissesto idrogeologico.
Ma se servono soldi, perchè l’Italia ha rifiutato 800 milioni di euro di prestiti dalla Banca Europea degli Investimenti proprio per il dissesto?
Il premier ieri ha parlato di vincoli ambientali contrapponendoli alla tutela delle vite umane: “Spesso abbiamo registrato qualche intralcio burocratico per la ripulitura dei corsi d’acqua, ci sono per esempio vincoli paesaggistici per la rimozione di un albero: dobbiamo avere la consapevolezza che tutti i beni sono costituzionalmente tutelati, ma dobbiamo avere la capacità  di riorientare la legislazione guardando agli interessi in gioco: al primo posto c’è la tutela primaria della vita umana”.
Un discorso che il ministro dell’Interno Salvini fa in modo ancora più tranchant, forse dimenticando che la Lega ha votato a favore dei condoni edilizi dei governi Berlusconi.
Ma soprattutto: di recente. l’Italia ha rifiutato 800 milioni in prestito a tasso agevolato dalla Banca Europea per gli Investimenti proprio per combattere il dissesto idrogeologico.
La storia è stata raccontata la settimana scorsa da Stampa e Avvenire: nel 2014 il governo Renzi creò una struttura chiamata Italia Sicura che doveva servire a mettere a punto tutti gli interventi necessari sul territorio per poi trovare i soldi per finanziarli. Dopo tre anni c’erano 1150 milioni in cassa, di cui 804 messi a disposizione dalla BEI. Ma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha bloccato tutto e in una lettera inviata a La Stampa ha spiegato che fare debiti sarebbe contrario “all’amministrazione dei soldi pubblici da buon padre di famiglia” perchè “gli interessi sarebbero stati pagati da tutti i cittadini”. “E quale padre di famiglia, potendo avere soldi in cassa, preferisce indebitarsi con un mutuo? Oltretutto affrontando complesse pratiche di mutuo di difficile gestione”.
Ora, vista la presa di posizione da buon padre di famiglia del ministro Costa ci si aspetta che quando avrà  scoperto che il governo che ha lui per ministro sta approntando un piano per chiedere non 800 milioni ma svariati miliardi da spendere in
deficit e prendendoli in prestito sui mercati si dimetta immediatamente.
O che almeno vada a nascondersi in un luogo dove non soffia il vento del ridicolo. Ma la storia è ancora più complicata di così, perchè lo stesso Costa sostiene che i soldi in cassa ci siano, mentre in realtà  il fabbisogno finanziario per il dissesto idrogeologico è finanziato solo per 500 milioni di euro a fronte del miliardo annuo che servirebbe.
L’agenzia di stampa AGI fa sapere che il piano prevedeva rate da 70 milioni da restituire in una ventina d’anni a un tasso d’interesse dello 0,70% e che la parte principale era destinata a programmi di prevenzione e messa in sicurezza contro frane e alluvioni, in sei regioni del Nord e in cinque del Centro, oltre alla città  di Roma. Altri 200 milioni erano destinati a progetti per la riparazione di strade, ponti, argini, in collaborazione con Anas, Regioni e Comuni. Interventi che gli enti locali non riescono a realizzare proprio per mancanza di fondi.
Gli ultimi 140 milioni erano destinati alla manutenzione straordinaria, soprattutto dei corsi d’acqua, e alla prevenzione dei rischi.
Ma per fortuna è arrivato il governo Lega-M5S che ci salverà  dall’acquazzone grazie alle scie chimiche. «Non abbiamo rinunciato a nulla. Il mutuo Bei era stato annunciato da Italia sicura più di un anno e mezzo fa ma non è mai   stato sottoscritto. Per adesso abbiamo scelto di non farlo neanche noi perchè appunto in questa fase i fondi ci sono».
In realtà  per la sottoscrizione mancava solo la firma del governo, gli anni che sono passati sono serviti a dettagliare gli interventi e i soldi che ci sono comunque non basteranno.
(da “NextQuotidiano”)
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				Novembre 5th, 2018 Riccardo Fucile 
			
					IL GIRETTO IN ELICOTTERO CON LA GIACCHETTA DEI VIGILI DEL FUOCO E’ MEGLIO CHE ANDARE AL LUNA PARK
Negli ultimi giorni il maltempo ha devastato praticamente tutta l’Italia, provocando morti e  innumerevoli danni. Parallelamente stiamo assistendo alla solita cronaca minuto per minuto dei leader di governo, che dai loro social esprimono dolore, ci assicurano che stanno monitorando la situazione e promettono stanziamenti immediati per non lasciare sole le vittime.
innumerevoli danni. Parallelamente stiamo assistendo alla solita cronaca minuto per minuto dei leader di governo, che dai loro social esprimono dolore, ci assicurano che stanno monitorando la situazione e promettono stanziamenti immediati per non lasciare sole le vittime.
Contemporaneamente pubblicizzano le loro inutili visite guidate nei luoghi dei disastri e pubblicano i relativi video. Ormai si usa così, la cosa non ci meraviglia e non ci infastidisce in modo particolare.
È sempre avvincente guardare a quello che fanno
Il buono, il fesso e il cattivo in queste occasioni (ci perdonino per la storpiatura gli estimatori del capolavoro di Sergio Leone). Ora, capita che il fesso (Di Maio) sia occupato in un viaggio in Cina, rigorosamente in seconda classe come tiene a farci sapere dal suo profilo Facebook, mentre il buono (Giuseppe Conte) oltre ad averci rassicurato con ben tre post di essere in continuo contatto con la protezione civile, abbia scelto di visitare la Sicilia, con tanto di giretto in elicottero per verificare le condizioni delle zone alluvionate.
La scena se la prende ovviamente il cattivo (Salvini), non solo per il numero di contenuti pubblicati sui social, con una copertura da fare invidia a un reality, ma anche perchè riesce a visitare nello stesso giorno due località : Belluno e Terracina. Anche lui non si nega un bel viaggio in elicottero per ispezionare dall’alto le zone colpite, perchè a questi politici piace tanto fingersi tecnici e sprecare carburante. Tecnicamente il giretto in elicottero sarebbe toccato al ministro per le infrastrutture Toninelli, ma tanto sappiamo che la rilevanza operativa di questi giretti è nulla.
Ad ogni modo durante la conferenza stampa a Belluno Salvini lancia la bomba.
Il set è perfetto, la sala è stracolma di giornalisti e telecamere, il fedele Zaia è alla sua sinistra con la giacca della protezione civile, lui al centro con la giacca dei vigili del fuoco, come convogliare il dolore e la disperazione della gente verso qualcosa di elettoralmente utile? Ma certo!
Ci sono quei cattivissimi burocrati europei che si prestano alla perfezione. Salvini dichiara di impegnarsi a trovare i 40 miliardi necessari alla messa in sicurezza del territorio italiano, dicendosi certo che ciò non gli sarà  impedito da letterine di richiamo.
Aggiunge che: “Ogni riferimento a chi passa il tempo mandando letterine da Bruxelles o da Parigi è casuale”, immaginiamo che volesse dire Strasburgo e non Parigi ma sorvoliamo, in fondo quando lavorava all’europarlamento era quasi sempre assente. Non contento continua: “Visto quel che sta accadendo da Belluno a Palermo domani per quel che mi riguarda la letterina dall’Europa finisce in archivio”.
Ecco qua, il messaggio per l’elettorato italiano è servito, il dissesto idrogeologico non si può affrontare per colpa della UE, quei cattivoni, infatti, non ci fanno spendere e sanno solo mandarci letterine di richiamo. In modo subliminale l’elettorato è autorizzato a pensare che persino i morti di questi giorni, in fondo, sono da addebitare all’Europa.
Non è un’idea nuova, è il concetto preferito in caso di tragedie da molti commentatori e politici, anche dell’opposizione.
Ricordate gli incendi e i morti in Grecia dell’estate passata? Era tutta colpa dell’austerità . D’altronde dopo il crollo del ponte di Genova il senatore leghista Bagnai, in uno dei tweet più strumentali della storia recente, decise di commentare la tragedia con una semplice parola: “Austerità ”, non era passata neanche un’ora dal crollo del ponte.
Il ministro Salvini con il suo continuo sciacallaggio offende non solo i famigliari dei morti, che hanno diritto all’individuazione di eventuali responsabilità  penali e politiche qualora ce ne siano, ma anche la nostra intelligenza.
Non esiste nessuna correlazione tra i vincoli di bilancio e le tragedie causate dalle calamità  naturali.
L’Italia è al primo posto in Europa per morti causati da questo tipo di eventi a causa delle nostre inefficienze e, in parte, a causa delle caratteristiche del nostro territorio. Non c’entra nulla l’Europa.
Se abbiamo costruito per anni in sfregio ai criteri anti sismici, se abbiamo il record di case abusive, se il rispetto delle più elementari norme di sicurezza, i controlli e i relativi provvedimenti, non trova applicazione nel nostro paese, forse non è tutta colpa dello spietato Moscovici.
Sarebbe meglio fare autocritica invece di indirizzare la rabbia verso Bruxelles. Forse, ma dico forse, i sette miliardi che si spenderanno per mandare una tantum centinaia di migliaia di persone in pensione anticipata, si sarebbero potuti spendere per interventi di messa in sicurezza.
Tutto questo a parità  di deficit dato che Salvini sul punto non vuole cedere. Però è elettoralmente più utile scassare i conti dello stato per la pseudo riforma delle pensioni. Forse qualche condono edilizio in meno avrebbe salvato qualche persona in più.
Non è colpa della UE se questo governo ha rifiutato 800 milioni dalla Banca Europea di Investimenti a tasso agevolato per il dissesto idrogeologico, un investimento che aveva già  superato le forche caudine della burocrazia italiana e che poteva partire velocemente.
Tuttavia i geni che ci governano hanno ritenuto che pagare un tasso d’interesse, anche se molto basso, a un’istituzione che ha “Europea” nel nome, era un’umiliazione insopportabile per un governo sovranista, meglio procurarsi i soldi facendo deficit e pagando interessi molto più alti al mercato. Salvini sa, o dovrebbe sapere, che se la UE e i cittadini europei non vogliono giustamente pagare le nostre pensioni o il nostro welfare, sono poi molto più generosi quando si tratta di emergenze.
Infatti l’Italia è il primo stato europeo per l’aggiudicazione di fondi UE per le calamità  naturali, con ben 2,5 miliardi.
Vorremmo chiedere a questo governo quanti miliardi ha deciso di stanziare con la manovra del popolo per il dissesto idrogeologico, vorremmo chiedere del Decreto Genova che contiene surrettiziamente l’ennesimo condono.
Vorremmo, infine, chiedere a Salvini perchè gioisce dai social quando viene demolita una casa abusiva in un campo sinti (cosa di cui non aveva nessun merito), mentre non fa mai una diretta davanti ad una delle tante costruzioni abusive costruite da italiani a 50 metri dal letto di un fiume, magari spiegando perchè non è ancora stata abbattuta, perchè è ancora abitata e cosa intende fare.
Salvini sa che con tutta probabilità  chiederemo di accedere per l’ennesima volta ai fondi UE, sa che il commissario europeo per gli aiuti umanitari, Christos Stylianides, ha già  fornito la sua disponibilità  per qualsiasi aiuto immediato.
Tuttavia non ha problemi a sputare in faccia oggi a coloro i quali il suo governo chiederà  una leale collaborazione domani, persino in un’occasione in cui la polemica con gli euro burocrati non c’entra nulla.
Per questo le sue continue strumentalizzazioni sono un’offesa ai morti e all’intelligenza di chi è vivo.
Allo stesso modo a molti è sembrato offensivo e fuori luogo quel selfie sorridente con il pollice alzato su un motoscafo a Venezia, con cui il ministro annunciava tutto contento il suo viaggio a Belluno, vestito con la tuta della Protezione Civile.
Perchè tanta gioia? Forse già  pregustava il giretto in elicottero e il fatto che avrebbe indossato la giacca dei vigili del fuoco, tutto questo in barba a Toninelli.
(da “NextQuotidiano”)
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				Novembre 5th, 2018 Riccardo Fucile 
			
					“A ISCHIA NON BISOGNA TOCCARE NULLA, GIA’ QUELLO CHE C’E’ E’ TROPPO”
 Mario Tozzi interviene sulla polemica lanciata dal vicepremier Salvini, che ha puntato il dito contro gli “ambientalisti da salotto” accusandoli di essere la concausa dello smottamento che sta travolgendo l’Italia.
Mario Tozzi interviene sulla polemica lanciata dal vicepremier Salvini, che ha puntato il dito contro gli “ambientalisti da salotto” accusandoli di essere la concausa dello smottamento che sta travolgendo l’Italia.
Il geologo, intervistato da Circo Massimo di Radio Capital, replica: “Se sono ambientalista da salotto? Sto sempre in giro e non ho neanche una scrivania”.
Tozzi ha parlato dell’emergenza che sta colpendo tutta Italia, dal Veneto alla Sicilia. “La caduta degli alberi in Veneto è quello che succede negli altri paesi del mondo quando c’è un ciclone”.
E ha aggiunto: “Il nostro Paese, dal punto di vista idrogeologico, è fragile di suo. E c’è un cambiamento climatico in atto che rende estremi questi fenomeni. Ma tutto il resto lo facciamo noi. Gli eventi naturali diventano catastrofici per causa nostra”.
Un appunto anche sul condono per Ischia, previsto nel decreto Genova: “Sarebbe meglio evitarlo. A Ischia c’è il rischio vulcanico massimo, il rischio idreogeologico massimo, il rischio sismico massimo”.
(da “Huffingtonpost”)
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				Novembre 5th, 2018 Riccardo Fucile 
			
					LE OPERE URGENTI SONO 7100 E COSTEREBBERO 21 MILIARDI, MA 6500 NON HANNO PROGETTI ESECUTIVI E NON POSSONO PARTIRE
Il 91% dei comuni italiani è a rischio idrogeologico.
Sono oltre 7 milioni, stando ai dati Ispra rilanciati da Coldiretti, le persone che in Italia risiedono in zone a rischio idrogeologico per alluvioni (6 milioni) o frane (1 milione) e il Belpaese è tra le prime nazioni al mondo per risarcimenti da maltempo: sono 61,5 i miliardi di euro spesi dal 1992 al 2012 solo per i danni provocati dagli eventi estremi.
O meglio, dagli eventi che a volte diventano estremi solo per il numero delle vittime, non per la natura stessa dei fenomeni:   in alcune zone del Friuli, nei giorni precedenti, erano caduti 900 millimetri di pioggia.
In Sicilia ne sono caduti 60. I danni sono stati localizzati.
Spiega oggi il Messaggero che i morti della Sicilia, ben più di quelli del Trentino e dell’Alto Adige, chiamano in causa la cattiva gestione del territorio, le costruzioni abusive (o condonate) accanto al letto dei fiumi, i versanti dissestati dove non si interviene da decenni. Quel che è successo nell’isola, accade ogni anno in Calabria e in Campania, ed è successo qualche settimana fa.
Fino a poco tempo fa non esisteva un piano nazionale sul dissesto idrogeologico.
Tutti quelli strombazzati negli anni scorsi erano collage di vaghe stime senza fondamento scientifico: servirebbero 65 miliardi, anzi 50, no forse 40… Titoli, al massimo generici studi di fattibilità . Ma nessuno aveva mai redatto un elenco dettagliato di opere e costi.
Ora un conteggio preciso c’è: le opere necessarie sono 7100 e costano 21,5 miliardi. Su questa base, la task force ha individuato con la Ragioneria generale dello Stato il meccanismo finanziario per mettere a disposizione 9 miliardi di euro nei prossimi sette anni.
Il sistema è semplice: appena un’opera può partire, arrivano i soldi. Purtroppo fino al 2015 su 7100 opere messe in agenda, quasi 6300 non hanno progetti esecutivi. E quindi non possono partire.
(da “NextQuotidiano”)
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				Novembre 5th, 2018 Riccardo Fucile 
			
					SPARTITI OLTRE SETTE MILIONI TRA IMPRESE AMICHE… “LA COSA PUBBLICA GESTITA PER MERI INTERESSI PRIVATI”
 Appalti assegnati in cambio di regali, “miopie” nei controlli lautamente “retribuite”, imprenditori in grado di piegare ai propri desiderata l’azione amministrativa con la promessa di soggiorni gratis in hotel, assunzioni di lavoratori o incarichi professionali. Al Comune di Fuscaldo, in provincia di Cosenza, per il procuratore di Paola Pierpaolo Bruni, la “cosa pubblica” non veniva gestita per il bene comune, ma solo per il “mero raggiungimento di interessi privati”.
Appalti assegnati in cambio di regali, “miopie” nei controlli lautamente “retribuite”, imprenditori in grado di piegare ai propri desiderata l’azione amministrativa con la promessa di soggiorni gratis in hotel, assunzioni di lavoratori o incarichi professionali. Al Comune di Fuscaldo, in provincia di Cosenza, per il procuratore di Paola Pierpaolo Bruni, la “cosa pubblica” non veniva gestita per il bene comune, ma solo per il “mero raggiungimento di interessi privati”.
Per questo motivo, questa mattina sono finiti in manette il sindaco Gianfranco Ramundo, il vice sindaco-assessore, Paolo Cavaliere, e l’assessore al bilancio, sport, turismo e spettacolo Paolo Ercole Fuscaldo.
Insieme a loro, su ordine dei magistrati la Guardia di Finanza ha arrestato diversi imprenditori, un professionista e un funzionario pubblico, l’ingegnere Michele Fernandez, in servizio sia a Fuscaldo, sia a Cosenza, e nei mesi scorsi già  coinvolto in un’altra indagine su gare addomesticate e appalti truccati.
È proprio seguendo le sue tracce e indagando sui suoi rapporti e le sue frequentazioni che i finanzieri sono riusciti a ricostruire il perimetro di un gigantesco collaudato sistema corruttivo, che tanto a Cosenza come a Fuscaldo ha viziato l’assegnazione di appalti e lavori.
Un’indagine gigantesca, basata sull’analisi di migliaia di documenti, come delle memorie di 26   tra personal computer, tablet e telefoni cellulari, sequestrati nei mesi scorsi agli indagati, più accertamenti patrimoniali e dichiarazioni testimoniali, che ha restituito un quadro sconcertante della gestione della “Cosa pubblica”.
Dalla gestione del depuratore alla raccolta dei rifiuti, dai lavori di ripristino del lungomare alla pulizia delle spiagge, non c’era gara che a Fuscaldo non fosse viziata dalla necessità  di accontentare questo o quell’imprenditore, che lautamente ricompensava l’amministrazione con favori e regali.
Ed anche a Cosenza, più di un lavoro gestito dal settore di competenza dell’ingegnere Fernandez, come il completamento della chiesa di San Domenico o   il miglioramento dell’efficienza energetica del Teatro Rendano,   è stato assegnato così.
Secondo gli investigatori, almeno 7,5 milioni di euro di lavori sono stati spartiti fra imprenditori amici o vicini   grazie ad un sistema in cui non c’era argine, nè distinzione fra interesse pubblico e fini privati. In alcuni casi, segnala la Finanza, c’era una vera e propria “confusione fra ruoli” tra pubblico ufficiale e imprenditore.
Ma in Calabria, Fuscaldo non è certo il primo Comune a ritrovarsi con l’amministrazione azzerata in seguito ad indagini che hanno portato alla luce appalti aggiustati, lavori telecomandati o bandi confezionati ad hoc in cambio di regalie, favori e prebende.
Solo negli ultimi mesi, ad Amantea, sul tirreno cosentino, diversi funzionari del Comune, l’assessore Emma Pati e il comandante dei vigili urbani sono finiti in manette per una serie di lavori assegnati ad imprese amiche. Stesso sistema – ha scoperto sempre la procura di Paola – funzionava in diversi centri dell’Alto Tirreno cosentino, dove Gennaro Marsiglia, sindaco di Aieta e responsabile amministrativo finanziario di Buonvicino e Maierà , faceva di tutto per favorire la cooperativa di cui la moglie era vicepresidente e dipendente, così come la società  di un imprenditore amico.
A Palizzi, nel reggino invece, l’ex vicesindaco e dirigente dell’Economato, Davide Plutino, ha sperperato oltre 98mila euro del Comune in piattaforme di gioco on line, ma anche altri consiglieri comunali hanno beneficiato impropriamente della “generosità ” dell’amministrazione. Meno di un mese fa invece, ai domiciliari per corruzioni è finita anche la dirigente regionale che avrebbe dovuto combatterla, Maria Gabriella Rizzo, che all’imprenditrice Laura Miceli avrebbe fornito consulenze e informazioni sui bandi regionali ancora non pubblicati in cambio di viaggi, pranzi e costose bottiglie di vino.
(da “La Repubblica”)
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