Novembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
SALVINI DISERTA LA CONFERENZA STAMPA E PARLA DELLA PISTA DA SCI SUL TETTO DI COPENAGHEN, DE LUCA FIRMA SOLO UNO DEI DUE PROTOCOLLI, FUORI SI SFIORA LA RISSA CON I CONTESTATORI CHE URLANO “RICICLATI” AI NEOLEGHISTI
“Lo vedi quanta gente c’è? Non possiamo non andare”. Gli staff dei ministri 5 stelle mostrano sugli smartphone le immagini di una sala piena.
È a Caivano, dove gli attivisti aspettano Luigi Di Maio e una schiera di suoi colleghi per un incontro con don Maurizio Patriciello.
Una sera buia e fredda, le cataratte del cielo si sono aperte tutte in una volta pochi chilometri da lì, sulla prefettura di Caserta, dove il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sei ministri e il presidente della Campania Vincenzo De Luca hanno appena firmato un protocollo d’intesa sulla Terra dei fuochi.
E rattoppato una giornata che è stata più volte a un passo dall’andare a rotoli.
E al termine della quale l’accordo del governo c’è solo a parole, perchè la rottura sui termovalorizzatori è molto più profonda di quel che si vede a una ricognizione superficiale.
Riavvolgiamo il nastro.
Un paio d’ore prima dell’arrivo di mezzo governo nella città della reggia, Palazzo Chigi diffonde una nota. La firmano premier e vicepremier. E dice che “si lavora a una situazione condivisa e senza polemiche”, e rimanda la gestione “delle criticità ” alla gestione del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, affidandogli la responsabilità di “soluzioni innovative, concrete e realizzabili”.
Questione chiusa? Nemmeno per idea.
Quando si chiede al governo come si è arrivati al punto di caduta, alcuni gabinetti dei ministri cadono dalle nuvole. E in ambienti 5 stelle si ribadisce una forte perplessità sul fatto che si sia apposta la parola fine alla vicenda.
Il documento firmato dai tre nasce dalla mediazione di Conte. “Non possiamo presentarci nella Terra dei fuochi insieme e divisi sulla vicenda, bisogna trovare un compromesso”. Salvini accetta. Dice a Di Maio e Conte che non vuole rompere nè incartarsi sugli inceneritori. Basta che gli si offra una soluzione credibile.
Si mette alla finestra, di fatto. Il leader della Lega è convinto che Napoli e il suo hinterland all’alba dell’anno prossimo verranno investiti da una nuova crisi di rifiuti. E si mette nella posizione di poter scaricarne la colpa sull’alleato, capitalizzando un’eventuale patatrac nella campagna elettorale di primavera.
Quando entra in prefettura mulina l’indice destro, come a dire parlo dopo. Fuori un gruppetto di simpatizzanti è quasi venuto alle mani con una pattuglia di contestatori. Ma dopo non parlerà .
Imbocca una porta laterale e se ne va. Lo si capisce subito, quando un solerte funzionario rimuove il suo tegolino dal tavolo dove si terrà la conferenza stampa. “Doveva andare al Quirinale per un ricevimento ufficiale, è l’unico rappresentante del governo”, spiega l’avvocato del popolo italiano e del ministro dell’Interno Giuseppe Conte.
Evento effettivamente in programma, ma il tempo per due battute non sarebbe mancato. Il suo staff spiega che si tratta di “una cena di gala, con tanto di smoking”.
I portavoce si affrettano a dire che si tratta dell’unica spiegazione. Ma Di Maio sull’argomento glissa. E dal Viminale filtra che “la volontà di rispettare il contratto di governo va accompagnata alla necessità di rispondere ai problemi concreti e improvvisi”.
Tutto questo dopo che Conte e il capo politico del Movimento avevano ribadito in tutte le salse che proprio il contratto (nel quale i termovalorizzatori non ci sono) fosse l’unica bussola possibile.
Ed è sempre dal ministero dell’Interno che si spiega come Salvini “prossimamente intende recarsi a Copenaghen dove un moderno termovalorizzatore prevede una pista di sci sul tetto”. La trollata definitiva.
La sedia lasciata vuota dal segretario del Carroccio, qualunque interpretazione le si voglia dare, è uno smacco. E arriva al termine di oltre un’ora e mezza di trattativa serratissima.
Perchè oltre alle tensioni che scorrono tra alleati, il protocollo firmato rischia di essere monco. Anzi, i protocolli.
Perchè ne sono stati firmati due, uno integrale senza la firma del presidente della Campania, e l’altro depurato da alcune parti delle quali il colonnello del Pd proprio non voleva sentir parlare.
Una trattativa che è arrivata vicinissima al punto di rottura quando De Luca si è alzato e ha abbandonato la sala, sbottando contro l’allarmismo 5 stelle. Salvo poi rientrare e trovare la soluzione di compromesso, che renderà di complicata applicazione le norme contenute nel documento.
“Da sette giorni stiamo assistendo ad una campagna propagandistica, mistificatoria e irresponsabile – ha tuonato poco dopo convocando i giornalisti – che non ha fatto altro che arrecare un grave danno di immagine alla Campania e alla sua economia”.
Uno degli ultimi giapponesi all’imperversare del governo gialloverde, che con tutte le sue contraddizioni detta l’agenda pubblica nelle praterie lasciate dalle opposizioni.
A pochi metri dalla prefettura c’è un ristorante. Si chiama Antica hostaria Massa, come tante ha incorniciate le foto di vip che sono passati di lì a mangiare. Un posto d’onore lo ha un trittico di Silvio Berlusconi, più una foto che lo immortala accanto a Francesca Pascale.
§Fuori la pioggia sferza Caserta. I nuovi potenti sono lontani pochi metri. Ma non passeranno per arricchire i muri del ristorante con un altra cornice, altri impegni li attendono.
Almeno per oggi.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
BUGIARDI SENZA RITEGNO: LE BUFALE DI TERNI DOVE NESSUNO HA VIETATO IL PRESEPE VIVENTE E DI FIUMICINO DOVE NESSUNO HA TOLTO I CROCEFISSI DALLE CLASSI
Mancano ancora due settimane all’inizio dell’Avvento (ieri è iniziato l’Avvento ambrosiano) e il
ministro dell’Interno Matteo Salvini non si è fatto cogliere impreparato.
Anche quest’anno il vicepremier — e papà — ha innescato la solita polemica contro le scuole che predicano il negazionismo del Natale.
Ed eccolo in tutto il suo splendore l’astro del ciel gialloverde che sabato su Twitter e su Facebook scriveva «Si avvicina il #Natale e spuntano di nuovo “dirigenti scolastici” che vogliono impedire le recite ai bambini».
Questa volta la polemica riguarda la presunta decisione da parte della Direzione scolastica di Terni che avrebbe deciso di vietare «la messa in scena di quadri viventi con protagonisti i bambini e a tema la nascita di Gesù».
A denunciarlo, sempre su Facebook, era stata l’assessora alla Scuola di Terni Valeria Alessandrini che ha raccontato che la scuola avrebbe detto di no alla recita natalizia «perchè disturba le diverse culture religiose presenti nell’istituto».
Subito Salvini, che visto che è al governo avrebbe cose ben più serie di cui occuparsi, ha tuonato contro l’improvvida decisione: «Non si tratta solo di religione, ma di storia, radici, cultura. Viva le nostre tradizioni, io non mollo! Diffondiamo!».
Da parte loro i consiglieri comunali della Lega di Terni non hanno perso tempo e hanno offerto immediatamente un gesto riparatore per placare l’ira della divinità offesa dal divieto di presepe (ma a quanto pare minimamente turbata dalle posizioni anti-migranti e anti-stranieri della Lega).
La Lega ha deciso così di portare un presepe in consiglio comunale e ha annunciato di voler intraprendere tutte le iniziative necessarie «per far vivere serenamente il Natale ai bambini, a tutela della nostra storia, la nostra cultura, le nostre radici».
Peccato però che tutta la polemica sul presepe negato alla scuola di Terni sia una fake news, come sempre è accaduto in questi casi anche negli anni scorsi.
Non solo nessun Dirigente scolastico sano di mente si metterebbe in testa di vietare il Natale sapendo che verrebbe triturato dalla macchina del fango dei patridioti ma a Terni nessuno ha vietato il presepe, vivente o meno.
Come spiega la Dirigente scolastica Elisabetta Mascio «L’idea di realizzare nella nostra scuola un presepe vivente era soltanto un’ipotesi, dunque la questione è insussistente».
Non è stato vietato alcunchè per il semplice motivo che non c’era nulla da vietare.
La Dirigente ha rassicurato i ferventi cristiani amanti del presepe aggiungendo che «in tutte le scuole della nostra direzione vengono fatti presepi e canti natalizi, dunque il rispetto è totale per tutte le sensibilità , anche religiose. Ma senza superare certi limiti e seguendo le regole base imposte dal principio di laicità della scuola».
Tanto più che il giorno prima il Vescovo di Terni era andato a fare una lezione di religione proprio in una delle scuole del plesso.
Il caso è inesistente e come al solito montato ad arte da chi a Natale scopre la necessità elettorale di difendere la tradizione cattolica.
Qualcuno potrebbe dire che Salvini ha diffuso una fake news, proprio una di quelle cose che qualche giorno fa spiegava ai bambini di una scuola essere una specie di “bugia” alla quale è probabilmente difficile sottrarsi.
E così mentre i patridioti aizzano la folla contro la Dirigente che “ha vietato il presepe per far piacere agli arabi” Salvini aveva già cambiato bersaglio.
Questa volta l’attacco alla religione cattolica viene da una scuola elementare di Fiumicino dove, sempre per non arrecare disturbo agli alunni musulmani, sarebbero stati rimossi i crocefissi dalle aule.
Anche in questo caso la polemica è stata montata da un leghista (il senatore William De Vecchis) che però evidentemente non sapeva tutta la storia.
Come ha spiegato il Dirigente scolastico però i crocefissi non sono mai stati tolti dalle aule per il semplice motivo che non ci sono mai stati.
Le aule senza Crocefisso infatti sono nuove e il Vicariato non ha mai inviato i crocefissi da appendere il classe.
Invece che chiedere scusa per aver diffuso una bufala il senatore si è limitato a dire che sarà sua cura donare i crocifissi mancanti alla scuola accusata del tremendo crimine noto come “rispettare le altre religioni”.
Crimine inesistente sia nel nostro ordinamento che nei fatti.
Fa senz’altro piacere vedere senatori, assessori e ministri occuparsi della difesa della religione cattolica in Italia, significa che tutti gli altri problemi del Paese sono stati risolti.
Ci preme però di ricordare al ministro Salvini che al momento il nostro Paese sta rischiando una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea per debito eccessivo, lo spread continua a salire mentre la crescita economica è inferiore alle aspettative.
Se Salvini e i suoi senatori trovano il tempo di pensare al presepe significa forse che non dobbiamo preoccuparci del resto?
Ecco quindi una modesta proposta: anche per questo Natale tollereremo la diffusione di fake news su presepi, canti natalizi, bambini vestiti da angioletti, Re Magi e crocefissi messi nel cassetto, però Salvini e i leghisti dovrebbero ricordarsi due cose: la religione cristiana si difende tutto l’anno e che a gennaio, quando il periodo natalizio sarà alle spalle, il popolo italiano vorrà vedere i risultati dell’azione di governo.
Se Salvini crede di poter far salire il PIL e scendere lo Spread mettendo bambinelli made in China nelle mangiatioie di tutte le scuole del Paese si sbaglia di grosso. Oppure si può trovare un accordo semplice e chiaro per tutti: dal prossimo Natale tutte le scuole saranno obbligate a fare presepi e alberi di Natale senza discussione. P
oi, se il PIL del paese non cresce come preventivato dal governo, gli abeti potranno essere smaltiti direttamente infilandoli dove non batte il sole all’intera presidenza del consiglio dei ministri.
(da Globalist)
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Novembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
PATETICA RISPOSTA DEI VERTICI CHE NON RISCHIANO CERTO LA POLTRONA PER RISPETTARE I DECLAMATI VALORI TRADITI
Il decreto Sicurezza “non è presente nel contratto di governo, è in contraddizione con il programma M5s, e anche se non è nostra intenzione complicare i già delicati equilibri di governo rileviamo una carenza di discussione interna. Per questo presentiamo otto emendamenti”.
Diciannove deputati pentastellati lo scrivono nero su bianco in una mail indirizzata al capogruppo Francesco D’Uva ma anche ai capi area e ai presidenti di commissione.
Il decreto sicurezza e immigrazione voluto da Matteo Salvini rischia quindi di spaccare il Movimento 5 Stelle anche alla Camera e dopo le crepe che si sono aperte in seguito all’approvazione del decreto emergenze.
HuffPost anticipa il testo della mail, nella quale i deputati mettono in evidenza che nel provvedimento ci sono disposizioni contrarie al contratto di governo e chiedono di poterlo modificare alla Camera dal momento che fino ad ora non vi è stata alcuna discussione:
Pur coscienti del percorso che avrà il Decreto Sicurezza e Immigrazione e dei tavoli di trattativa che ci sono stati sul tema in fase di elaborazione, riteniamo che il testo che arriverà alla Camera abbia molte criticità che si rifletteranno pesantemente sulla vita dei cittadini. Un testo che non trova, in molte sue parti, presenza nel Contratto di Governo ed è, in parte, in contraddizione col programma elettorale del MoVimento 5 Stelle. Siamo perfettamente a conoscenza di come questo decreto sia essenziale per la Lega e non è nostra intenzione complicare i già delicati equilibri di governo; non per questo però riteniamo di non dover esercitare il nostro diritto di parlamentari e di non lasciare una traccia chiara e precisa di quale sia la posizione del MoVimento 5 Stelle su questo provvedimento.
Non ci arroghiamo il diritto di essere la voce del MoVimento, sia chiaro. Ci sarebbe però piaciuto confrontarci in tempi e modi adeguati affinchè una posizione condivisa emergesse. Purtroppo rileviamo una carenza di discussione interna che in molte sedi, anche ufficiali, tanti di noi hanno espresso.
Per questi motivi, per l’importanza politica del decreto, per la sua incidenza culturale e sociale, veniamo a sottoporre al Presidente del Gruppo Parlamentare, ai Capigruppo di Commissione, ai Capi Area, otto emendamenti che alleghiamo, da depositare in Commissione Affari Costituzionali che sicuramente non renderebbero il decreto ottimale ma migliorerebbero sostanzialmente alcune parti davvero critiche, sempre ovviamente nel rispetto del Contratto di Governo, della Costituzione e dei principi del MoVimento 5 Stelle.
Sappiamo che questo iter di condivisione interna possa non essere canonico e che la firma su un emendamento dovrebbe essere il passo conclusivo di un percorso: tale percorso però non c’è mai stato e la responsabilità non è certo dei singoli deputati e deputate.
Quindi non rimane altra strada, al momento, di procedere in questa maniera.
Chiediamo ai destinatari di questa mail di girarne il contenuto e gli allegati a tutti i Portavoce Deputati e Deputate: gli emendamenti sono chiaramente aperti alla firma di tutti.
Concludiamo, non più sperando in maggior collegialità e condivisione, come facciamo da tempo, ma chiedendola con forza.
Grazie a tutte e tutti per l’attenzione.
Questi i firmatari del documento:
I Portavoce Deputati e Deputate MoVimento 5 Stelle: (in ordine alfabetico) Barzotti Valentina, Bruno Raffaele, Cappellani Santi, D’Ippolito Giuseppe, Deiana Paola, Di Lauro Carmen, Ehm Yana Chiara, Federico Antonio, Giannone Veronica, Giordano Concetta, Iovino Luigi, Ricciardi Riccardo, Sarli Doriana, Siragusa Elisa, Sportiello Gilda, Suriano Simona, Termini Guia, Traversi Roberto, Vizzini Gloria
Dopo qualche ora arriva la risposta di D’Uva, che difende il provvedimento e chiarisce che miglioramenti al testo sono già stati apportati: “Nessuna notizia, è prassi consolidata tra noi portavoce confrontarsi. Considerato il mio ruolo, non è la prima nè sarà l’ultima richiesta che mi può arrivare dal gruppo parlamentare. Il dl sicurezza è già stato migliorato al Senato e presto verrà approvato anche alla Camera. Chiaro che, come avviene per tutti i provvedimenti possono essere sempre migliorati, ma mi limito tra l’altro a ricordare che questo decreto permetterà di smantellare il business illegale”.
Luigi Di Maio interviene sulla questione da Caserta: Le persone che hanno firmato quella richiesta lo hanno fatto spiegando che riconoscono l’importanza del dl sicurezza per il governo. Credo che vogliono fare un’azione di testimonianza, ma mi aspetto lealtà al governo che va avanti finchè è autonomo”.
La solita presa per i fondelli.
(da agenzie)
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Novembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
UN EMENDAMENTO M5S SALVA I FURBETTI DELL’EDILIZIA CONVENZIONATA E I NOTAI… E SI RISALE AL CAPO DI GABINETTO DI TONINELLI, D’INTESA CON IL MINISTRO
Un altro condono. E il sospetto di una nuova manina. Il condono è in un emendamento a firma
del relatore grillino Emiliano Fenu al decreto fiscale.
Di che si tratta? Ci sono appartamenti in Italia, soprattutto nelle grandi città , pensati per venire incontro alle esigenze delle famiglie e dei giovani con redditi bassi.
E dunque queste case, in edilizia convenzionata, vengono date loro fissando tuttavia, nel caso volessero venderla, un tetto massimo di prezzo.
Per esempio se è stata acquistata a 30mila euro, può essere venduta a 50mila. Ma questo tetto in moltissimi casi non è stato rispettato, solo a Roma potenzialmente sono 200mila gli immobili coinvolti.
Prova ne sono le tantissime cause tra venditori e acquirenti.
Ora i 5 Stelle vorrebbero far passare una norma, con un emendamento all’articolo 25, che prevede un “condono” retroattivo per i venditori di immobili che – con il nulla osta del Comune e dei notai – non hanno rispettato il vincolo del prezzo massimo. Anche la Corte di Cassazione a Sezioni Unite, nella sentenza 18135 del 2015, dice che il prezzo di questi immobili non può invece essere scelto liberamente, bensì è vincolato.
Nel mezzo di queste cause ci sono i notai, accusati da entrambe le parti di aver firmato l’atto di vendita.
La manina che avrebbe spinto l’emendamento dentro i tantissimi tomi all’esame del Senato sarebbe quella di Gino Scaccia, capo di gabinetto del ministero dei Trasporti, guidato da Danilo Toninelli, nonchè il ministero che ha competenza su questi alloggi. Non a caso in questi mesi proprio al ministero di Porta Pia ci sono stati numerosi incontri.
Per esempio Roberta Lombardi, capogruppo M5s alla Regione Lazio, ha accompagnato le associazioni dei venditori a parlare con la segretaria di Toninelli.
E la stessa Lombardi ha incontrato le associazioni degli acquirenti.
Perchè gli avvocati degli acquirenti (vedi un post dello studio legale Perticaro) tirano in ballo Scaccia?
Proprio Scaccia il 28 maggio 2018, poche settimane prima di essere scelto da Toninelli come suo capo di gabinetto, si era occupato di questa materia.
Leggete – in un audio in possesso di Huffpost – cosa diceva quando è stato invitato a parlare davanti a una platea di notai.
Scaccia proponeva “di sollevare un incidente di costituzionalità per ottenere un’interpretazione correttiva della sentenza della Cassazione oppure in alternativa di utilizzare” la stessa eccezione di costituzionalità “per sollecitare il legislatore a un intervento che sia equilibrato” di tutti gli interessi in materia. La seconda ipotesi è un intervento del legislatore, quindi del Parlamento.
Non solo. Il capo di gabinetto di Toninelli ha redatto un parere “pro veritate” di 35 pagine per i notai tirati in ballo nelle tante cause tra venditori e acquirenti.
In questo parere, Scaccia, avvocato ordinario di diritto pubblico, evidenzia profili di incostituzionalità riguardo la sentenza della Cassazione del 2015, quella appunto che verrebbe meno se l’emendamento venisse approvato.
Andando a leggere la relazione è infatti possibile vedere come l’emendamento presentato dagli M5s ricalchi esattamente il parere.
Tuttavia fonti del ministero dei Trasporti precisano “che Scaccia ha scritto quel parere quando ancora non esisteva il governo, non può essere dunque indicato come difensore dei notai e non è in conflitto di interessi poichè è materia parlamentare”.
Comunque sia la proposta di modifica, qualora venisse approvata, rende nulle tutte le cause e di conseguenza anche i notai verrebbero fuori da questo cul de sac.
Con buona pace di chi ha acquistato a un prezzo più alto, anche se viene permesso all’acquirente di venderlo a prezzo di mercato.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
IN CAMPAGNA ELETTORALE AVEVA GIURATO CHE AVREBBE FATTO GROSSI INVESTIMENTI NELLA SCUOLA, ORA HA RIDOTTO LE SPESE PER LA SCUOLA DELLO 0,4% E AGLI INSEGNANTI INVECE CHE STIPENDI EUROPEI ARRIVANO LE BRICIOLE
Vi ricordate di quando in campagna elettorale Luigi Di Maio prometteva di smantellare la riforma della scuola (la cosiddetta “Buona Scuola” di Renzi) e parlava della necessità di puntare tutto sull’Istruzione mettendo in sicurezza gli edifici scolastici con «insegnanti motivati e valorizzati»?
In un’intervista rilasciata a gennaio 2018 e il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle annunciava di voler arrivare ad investire il 10,2% del PIL nell’istruzione (attualmente è al 7,9%) e spiegava che per motivare i docenti «dobbiamo prima di tutto adeguare i loro stipendi alla media europea e garantire la valorizzazione della loro professionalità , anche con il rinnovo contrattuale e la retribuzione delle ore di formazione e aggiornamento».
La professione del docente — chiosava Di Maio «deve tornare ad avere il prestigio che gli è stato sottratto». Qualcuno ci ha sicuramente creduto a quelle promesse e ha votato il MoVimento 5 Stelle sperando di vedere un aumento in busta paga. Non la “mancetta” elettorale da 85 euro al mese del governo Gentiloni ma qualcosa di veramente sostanzioso. Con l’avvento del governo del Cambiamento però quell’aumento non è arrivato, anzi.
L’esecutivo prima ha sensibilmente ridotto la spesa per la Scuola (dello 0,4%) a causa del mancato finanziamento dell’elemento perequativo e della mancanza di risorse per il rinnovo contrattuale.
Poi è venuto fuori che la Manovra del Popolo per quanto riguarda il rinnovo del contratto del pubblico impiego (quindi anche per gli insegnanti) stanzia 1,1 miliardi di euro per il 2019; 1,45 miliardi per il 2020 e 1,78 miliardi per il 2021. I conti sono presto fatti: in tre anni l’aumento per i docenti sarà di 40 euro lordi al mese.
Le cose si sono poi complicate ulteriormente quando in Commissione Cultura alla Camera il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha fatto sapere che nella Manovra del Popolo ci sono risorse per un aumento di stipendio pari all’1,9% lordo.
Tradotto in euro significa che un docente che ha uno stipendio pari a 1.400 euro netti (pari 32.600 euro lordi) l’anno prossimo potrà festeggiare una busta paga più pesante, prestigiosa e senza dubbio motivante pari a quattordici euro.
Il tutto da parte di quei partiti politici che avevano derubricato a mancia elettorale l’aumento raggiunto nel contratto firmato dalla ministra Fedeli. Aumento che però oscillava — in base all’anzianità — tra gli 80,40 euro e i 110,40 euro mensili.
Per quest’anno rimarrà invece valida un’altra mancetta (sempre secondo Di Maio) ovvero il bonus da 500 euro della Carta del Docente che gli insegnanti potranno spendere per la loro formazione e per materiale scolastico.
E per fortuna, perchè visto il livello dell’aumento del governo del Cambiamento ci vorranno anni per adeguare gli stipendi dei docenti italiani a quelli dei loro colleghi europei, che era il vero obiettivo del programma di governo del M5S.
Per farlo, spiega Marcello Pacifico (Anief-Cisal), «servirebbe uno stanziamento finanziario dieci volte più ampio».
Non basterà dire che tutto quello che si era promesso in campagna elettorale non si può fare perchè il M5S non sta governando da solo.
Il MoVimento 5 Stelle aveva promesso di trovare tutti i soldi necessari per aumentare gli stipendi dei docenti «da un lato con i tagli agli sprechi e alle spese inutili che si annidano nel bilancio pubblico e dall’altro con il maggiore gettito fiscale che il nostro piano di investimenti produttivi produrrà anno dopo anno».
Peccato però che quelle risorse, che avrebbero dovuto essere reperite in base al Piano Cottarelli che prevedeva anche tagli alla scuola, non siano saltate fuori.
A rimanere con il cerino in mano oggi sono gli insegnanti e mentre Bussetti parla di dialogo costruttivo con le organizzazioni sindacali i sindacati sembrano pensarla diversamente.
«Per sedersi servono almeno altri due miliardi. Il governo deve indicare chiaramente che quelle risorse saranno nella prossima Legge di stabilità » ha dichiarato il segretario della Federazione dei lavoratori della conoscenza, Francesco Sinopoli facendo sapere che la CGIL non andrà ad alcun tavolo a gennaio.
(da “NextQuotidiano“)
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Novembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
“A PARMA ABBIAMO AUMENTATO LA RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTANDOLA ALL’80% ”
“Non si può lasciare il tema inceneritori e ambiente nelle mani di Di Maio e Salvini. Il primo è
un finto ambientalista (vedi Ilva per quanto scritto anche nel “contratto di governo”), il secondo non lo è mai stato”.
Lo scrive Federico Pizzarotti che interviene così su un tema sensibile non solo perchè attuale nel dibattito politico nazionale ma anche perchè l’inceneritore di Parma ha rappresentato la prima crepa fra il sindaco di Parma e il M5s da cui è uscito nel 2016.
Pizzarotti rimprovera innanzitutto a Movimento 5 Stelle e Lega di essere “colpevoli di non aver impostato l’agenda politica – a parte la parentesi della grancassa elettorale – dal punto di vista dell’ambiente, della sostenibilità e della necessità di dare una svolta ambientalista all’Italia”.
Anche sul tema inceneritori, in Campania, “tutto si è ridotto a una prova di forza all’interno della maggioranza, tra i due capibastone e i loro rispettivi seguaci. La loro è una questione politica, non ambientale”.
Pizzarotti critica anche il Pd che ha “affrontato con scarsa efficacia” il tema; “penso allo Sblocca Italia di Renzi, che consente di spostare i rifiuti in ogni parte d’Italia, di aumentare le capacità degli inceneritori esistenti e di costruirne di nuovi, ma non dà ai Comuni gli strumenti per pensare a una politica di sistema e a lungo termine”.
“Quando siamo subentrati alla guida della città – ricorda – la raccolta differenziata era al 49%. Oggi è all’80% ed è una delle migliori in Italia per dimensione, molte città italiane ed europee vengono da noi per studiarne il modello. Da noi a Parma, poi, la riduzione del consumo di suolo (chiamiamola cementificazione) è oggi prima in Italia”.
A Parma – dice Pizzarotti riferito al termovalorizzatore – “ne abbiamo uno che non è stato possibile chiudere, ma al tempo stesso abbiamo lavorato tanto per contenere la quantità di rifiuti urbani mandati a smaltimento aumentando la raccolta differenziata”.
Tuttavia, se l’80% di rifiuti viene smaltito c’è un 20% che non si smaltisce, e “anche se arrivassimo al 90% come i piccoli Comuni, rimarrebbe sempre un 10% da smaltire”.
Cosa fare ? “Quel che sbagliano Salvini e Di Maio, in modo consapevole e patetico, è che il Governo non può assolutamente discutere soltanto di Campania, sarebbe un grave errore: il tema non si affronta per compartimenti stagni, ovvero Regione per Regione, ma deve essere visto nel suo complesso. Il tema è nazionale, non regionale”.
Ad esempio “serve penalizzare chi non è virtuoso e premiare chi lo è, e si impegna per esserlo. Un problema sistemico non si risolve continuando a esportare rifiuti nelle città efficienti, ma lavorando al meglio per rendere efficiente la propria”.
“Serve – conclude Pizzarotti – superare prima le discariche e poi gli inceneritori: non a parole ma sulla base di riduzione della produzione, miglioramento nel riciclo (ci sono Comuni e Regioni ancora quasi a 0% e questo non è accettabile) e obbligo di utilizzo delle materie prime seconde, che adesso vengono bruciate perchè non c’è richiesta sul mercato”.
La campagna elettorale a Parma, nel 2012, fu caratterizzata dalla forte presenza a Parma di Beppe Grillo e dall’impegno dei grillini di non far partire l’inceneritore. Una promessa a cui non fu dato seguito: il termovalorizzatore di Iren è attualmente in funzione e brucia non solo i rifiuti di Parma.
(da “La Repubblica“)
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Novembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
PER ORA SONO SOLO ANNUNCI, L’ITER E’ APPENA INIZIATO E IN REALTA’ VANNO SOLO A SOSTITUIRE UNA PARTE DI QUELLI CHE VANNO IN PENSIONE
Secondo il piano di reclutamento le assunzioni previste nella legge di bilancio in vari settori della pubblica amministrazione e quelle preventivate nel comparto scuola prendono le mosse da Quota 100, che rappresenterà un’opportunità per molti lavoratori statali e prevede oltre 16mila assunzioni contenute nella legge di bilancio e oltre 12 mila posti nel comparto istruzione.
Delle 16.342 opportunità aperte dalla manovra — ora sotto i riflettori della Camera — il 38% (6.150 posti) sono riservate al reclutamento di nuove Forze dell’ordine, tra Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e polizia penitenziaria.
A questi numeri si aggiungono quelli dei Vigili del fuoco, che potranno selezionare 1.500 unità .
Altro contingente di peso è quello previsto negli uffici giudiziari: 3mila amministrativi e 715 magistrati ordinari, di cui 115 da assumere subito facendo ricorso ai vincitori dell’ultimo concorso, così da assicurare il ricambio (115 saranno quest’anno le uscite dei togati) e 600 nei prossimi tre anni, con un massimo di 200 l’anno.
Per ora però si tratta di annunci senza numeri.
Il disegno di legge concretezza, che attende di iniziare l’esame al Senato, prevede per le amministrazioni centrali la possibilità , a partire dal prossimo anno, di procedere ad assunzioni per una spesa pari al 100% di quella relativa al personale di ruolo uscito l’anno precedente.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
PULIZIA DELLE STRADE: IL VOTO DEI ROMANI E’ 3,5 (SU 10), SPAZZATURA 3,8, TRASPORTO 4,4
Bolzano è la città italiana dove si vive meglio mentre la qualità della vita sprofonda a Roma. 
I risultati dell’indagine sulla qualità della vita nelle città italiane realizzata da Italia Oggi in collaborazione con l’università La Sapienza dicono che la Capitale paga soprattutto l’incapacità di affrontare questioni fondamentali, dai rifiuti ai trasporti pubblici, certificata dalla stessa Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici del Campidoglio.
Le valutazioni peggiori si riscontrano in riferimento a rifiuti e trasporti.
Nell’ultima indagine dell’Authority, infatti, i romani hanno assegnato un voto medio di 3,5 (su 10) alla pulizia delle strade e 3,8 alla raccolta della spazzatura. Insufficiente anche il trasporto su bus e tram (4,4).
Su diciotto servizi pubblici locali soltanto undici erano risultati appena sufficienti. Come sempre, il MoVimento 5 Stelle, al governo della città da due anni e mezzo, dice che è colpa delle amministrazioni precedenti anche se le scelte decisive su ATAC e AMA sono state fatte in questi due anni e mezzo dai grillini.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
DA MAGGIO SI SONO LIBERATI DI 68 MILIARDI DI TITOLI, E’ L’EFFETTO GOVERNO LEGA-M5S… E LO SPREAD SUPERA QUOTA 320
Continua la fuga di investitori stranieri dal debito italiano: nel corso del mese di settembre, gli investitori esteri hanno fatto segnare vendite nette di titoli di portafoglio italiani per 1,6 miliardi, di cui un miliardo e mezzo circa erano titoli pubblici, “a fronte di investimenti diretti in Italia sostanzialmente nulli”.
A certificare quanto avvenuto sui mercati al rientro dalle ferie sono i dati di Bce e Bankitalia
Il mese di settembre era iniziato sull’onda delle tensioni sullo spread di agosto – quando erano iniziati i dubbi circa le intenzioni del governo sulla legge di Bilancio – ma nel corso del mese si era poi dato credito alla possibilità di Giovanni Tria di trovare una mediazione e non andare allo scontro diretto con la Ue.
Idea poi smentita dai fatti, tanto che poi a ottobre lo spread era tornato a salire per superare i 300 punti, oltre i quali staziona ancora.
Un livello che per il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, “rappresenta già un appesantimento per tutta la catena produttiva”, “non è coerente con le normali condizioni di mercato e può avere un impatto sulla crescita economica”.
Per il rappresentante dei banchieri, a tale livello il differenziale “avrà un impatto sul patrimonio delle banche, un aumento del costo della raccolta e quindi dei finanziamenti a famiglie e imprese oltre a una loro riduzione” che fino a ora non si è “ancora verificata” grazie anche alle misure Bce
Nel complesso gli investitori esteri hanno scaricato dai loro portafogli 2,1 miliardi di bond italiani rispetto a fine agosto, quando si era vista una massiccia vendita di titoli italiani, in particolare Btp e bond di Stato: ne erano stati ceduti sul mercato oltre 17 miliardi dai soggetti stranieri.
Nei primi 9 mesi dell’anno, le vendite di titoli di stato da parte di investitori esteri hanno raggiunto i 26,4 miliardi di euro su un totale di oltre 46 miliardi di titoli di debito ceduti.
Se ci si concentra soltanto sui dati a partire da maggio, i titoli di Stato ‘scaricati’ dai portafogli stranieri arrivano a quota 68 miliardi di euro.
(da agenzie)
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