Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
ORA LE STRADE SARANNO PIU’ SICURE DOPO AVER CACCIATO DALLE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA MIGLIAIA DI POVERI
Mustafa ha 20 anni e viene dal Gambia. Si tocca nervosamente le unghie. Da dieci giorni
dorme all’albergo popolare di via della Chiesa a Firenze.
Una soluzione tampone, ancora per pochissimi giorni. Poi dovrà uscire.
“Resterò per strada. Non ho amici, non ho parenti, non ho un tetto sotto cui dormire”. Continua a tormentarsi le unghie e dice: “Vi prego, aiutatemi”.
Mustafa sconta i primi effetti del decreto Salvini.
Sbarcato due anni fa a Lampedusa ancora minorenne, è stato prima accolto in un centro per minori non accompagnati ad Arezzo, poi è arrivato a Firenze.
Ha trascorso gli ultimi cinque mesi nel centro d’accoglienza straordinario (Cas) dell’Osmannoro, gestito dalla cooperativa Il Cenacolo.
Pochi giorni fa, dopo due anni di attesa, è arrivata la risposta alla sua domanda di asilo. La Commissione territoriale gli ha concesso la protezione umanitaria.
E’ la stessa protezione umanitaria abolita dal Decreto Salvini, ma ancora rilasciata a quei migranti che hanno ottenuto le risposte in questi giorni, prima dell’effettiva entrata in vigore del decreto.
Una bella notizia quindi per Mustafa, ma non troppo.
In virtù dell’ottenimento di questo permesso di soggiorno temporaneo, Mustafa è stato costretto a lasciare il centro di accoglienza, una regola prevista da molti anni per tutti quei migranti che ottengono un riconoscimento positivo alla domanda di asilo.
Ma se fino a pochi mesi fa Mustafa avrebbe potuto accedere ai centri Sprar (un secondo tipo di accoglienza più rivolta all’integrazione), con l’entrata in vigore del decreto Salvini lo Sprar è off limits a chi ha la protezione umanitaria.
E quindi, niente più accoglienza per Mustafa.
All’albergo popolare di via della Chiesa può restarci soltanto nelle ore serali e notturne, durante il giorno torna al suo vecchio centro d’accoglienza all’Osmannoro, dove gli operatori sociali del Cenacolo lo supportano psicologicamente.
Ad aggravare la situazione precaria, le condizioni di salute di Mustafa, completamente invalido al braccio destro in seguito a un incidente da bambino.
Una condizione che, a differenza di tanti altri profughi, non gli ha permesso di trovare lavoro.
Ma il caso di Mustafa, non è l’unico a Firenze.
Sono un centinaio i migranti che rischiano di restare per strada nelle prossime settimane, oppure di affollare le strutture quali l’albergo popolare o l’emergenza freddo.
Tra loro, c’è chi ha ottenuto la protezione umanitaria (o i nuovi permessi speciali del Decreto Salvini) e non può entrare nello Sprar.
E proprio in questi giorni, a loro si stanno aggiungendo i migranti che non potranno rinnovare la protezione umanitaria, cancellata da Salvini.
Anche loro devono uscire dai centri. Le stime parlano, soltanto per la provincia di Firenze, di decine di migranti “vittime” del decreto Salvini.
La Prefettura sta prendendo tempo per ritardare le notifiche delle revoche dell’accoglienza. Ma prima o poi arriveranno e i migranti dovranno lasciare i Cas.
Un sistema che rischia di far collassare il collaudato meccanismo di accoglienza fiorentino. E che fa infuriare l’assessore alle Politiche sociali Sara Funaro: “Il nostro sistema di accoglienza non può assolutamente reggere l’arrivo dei migranti fuoriusciti dai Cas. I nostri alberghi popolari non possono diventare i nuovi centri di accoglienza straordinaria”.
Secondo l’assessore, gli scenari sono drammatici. E già scritti: “In primo luogo, tutte quelle persone che avevano diritto al permesso umanitario, non entrando nei circuiti di accoglienza, finiranno per strada. Se i numeri sono grandi come crediamo, non riusciremo ad accoglierli negli alberghi popolari, che non sono pensati per tale fine. I fuoriusciti dai Cas non possono essere gestiti dagli enti locali, non abbiamo i mezzi e le risorse necessarie per farlo. Questo decreto provocherà problemi di marginalità sociale e di ordine pubblico, con centinaia di migranti che diventeranno illegali nella nostra città ”.
(da Globalist)
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Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
UNA SERIE DI ERRORI GIUDIZIARI NEL SUO CAMMINO
Da giugno 2016 è il Procuratore Capo alle pendici dell’Etna, salito alla ribalta delle cronache per la sua inchiesta sulle organizzazioni non governative che soccorrono i migranti nel Mediterraneo.
Potrebbe esserci qualcosa di sporco, di molto sporco — disse il magistrato — dietro gli “umanitari”. Indicibili accordi con i trafficanti; soldi che dalla Libia approdano ai conti esteri (quali?) delle organizzazioni; piani per destabilizzare l’economia e la società italiana (tutte parole sue) e marciare quindi su questo caos organizzato. Manca solo il “Piano Kalergi” ma non disperate, il tempo è galantuomo.
Prove? “Non ne abbiamo — ci tiene a precisare. “Non ne abbiamo ancora” aggiunge minaccioso. “Abbiamo delle conoscenze”. Io so ma non ho le prove. Un magistrato come Pasolini. Bene. Fonti? Non si può dire. Perchè non provengono dai vari organi di polizia giudiziaria ma è materiale d’intelligence — non utilizzabili in un processo. L’Aise? Il Dis? Cia? Mossad? Europol? Non dice quali agenzie (chiacchierati sono i servizi tedeschi e olandesi), ma ora sì, abbiamo le prove, tuona Zuccaro intervistato da la Stampa il 23 aprile.
Abbiamo le prove. Quali prove, ordunque? “Delle telefonate fra la Libia e alcune ong”. Strano. Perchè 30 giorni prima, parlando davanti al comitato Schengen a Montecitorio ha detto testualmente “non ho sotto controlli i telefoni”.
Che abbia disposto intercettazioni in due settimane? Difficile visto che per le utenze estere servono rogatorie non proprio facili da ottenere.
Francesco Floris scrive per glistatigenerali.com un ritratto completo del procuratore L’arcano viene svelato qualche giorno più tardi: non sono vere e proprie telefonate ma solo i tabulati.
Quindi Zuccaro sa solo che le chiamate sono avvenute e in un solo caso — sostiene — il contenuto di un’intercettazione effettuata dai servizi segreti con la frase “Stiamo mettendo in mare i gommoni. Intervenite!”. Pronunciata in che lingua? Sarebbe interessante saperlo. Rivolta a quale ong? C’è il segreto. Da parte di chi? Un prete libico? Un miliziano di Ansal Al-Shari’a? Un trafficante di uomini? Magari un altro migrante che non è partito e ha avuto notizia di un naufragio dove è morto il fratello, come ha testimoniato Save The Children ai microfoni di “Tutta la città ne parla” su Radio3. Magari. Visto che i numeri di telefono delle ong sono pubblici su internet per ovvie ragioni.
Ma Zuccaro non ha solo questo. Lui sostiene di possedere i nastri di alcune conversazioni avvenute via radio.
Lavoro d’intelligence pure questo. Intelligence piuttosto scarsina visto che basta sintonizzarsi sul canale 16 della radio, dedicato alle emergenze internazionali, per sentire tutte le conversazioni che avvengono su quelle specifiche frequenze.
Per esempio è normale sentire alla notte, quando tutti sono collegati in attesa di SOS o mayday, alcune grida, schiamazzi e parolacce in italiano che militari libici, forti di un dubbio gusto dell’umorismo, urlano nelle radio per divertirsi e importunare chi sta dall’altro capo della trasmittente. Chi è stato in mare lo sa.
Sembra saperlo meno l’attuale capo della Procura di Catania, la città di Pippo Fava, spesso oggetto di critiche per non procedere a velocità omogenea nelle diverse indagini condotte.
Ma chi era Carmelo Zuccaro prima dell’improvvisa notorietà ? È stato un enfant prodige della giustizia e dell’antimafia siciliana. A soli 40 anni Presidente di Corte d’Assise a Caltanissetta durante i processi su Capaci e via D’Amelio ter. Ancora oggi ha per le mani alcuni dei fascicoli più scottanti, come quello sul Cara di Mineo che vede addirittura il coinvolgimento del Sottosegretario all’Agricoltura di Ncd, Giuseppe Castiglione, a cui viene contestata corruzione in cambio di voti quando in Sicilia reggeva la Provincia di Catania.
Una curiosità : sul Cara di Mineo non parla così tanto, non rilascia interviste e davanti alla commissione parlamentare sul sistema d’accoglienza ha chiesto che ampi stralci della sua deposizione fossero secretati.
Si laurea presto Zuccaro ed entra in Guardia di Finanza come solo i 50 migliori laureati potevano fare domanda all’epoca. A 25 anni vince il concorso ed entra in magistratura. La corrente di riferimento fra le toghe è UniCost, Uniti per la Costituzione, minoritari lungo la penisola (anche se spesso decisivi, grazie agli accordi fra correnti che contraddistingue la girandola delle nomine) ma non a Catania. Dove i centristi togati hanno da sempre un peso specifico particolare. A 36 anni, nel 1992, in piena fase stragista e dopo la morte di Falcone e Borsellino, viene invitato in Parlamento da Luciano Violante, insieme con altri magistrati siciliani di spicco.
Per parlare dei rapporti malati mafia-politica-imprenditoria sull’isola. E svela dettagli succulenti, per quella fase, tanto da chiedere la secretazione degli atti pure in quel caso. Giustamente.
A inizio Duemila uno screzio che si prolunga per un lustro con il giudice Pasqualino Bruno, di 20 anni più anziano ed esperto di lui. Entrambi vogliono la poltrona di Procuratore a Nicosia. Il giudice Bruno fa ricorso numerose volte per otto anni contro la decisione del Csm di affidare a Zuccaro l’incarico. E vince sempre.
Ma per uno di quei curiosi corto circuiti della giustizia italiana non ci va lui a Nicosia. Infatti il magistrato che contesta una decisione del Csm deve rivolgersi a Tar e poi Consiglio di Stato.
Quest’ultimo può solo revocare la decisione presa e rimetterla di nuovo alla mercè del Consiglio Superiore. Il quale, se gradisce (e Zuccaro lo gradivano), compie la stessa scelta revocata dai giudici amministrativi. Ad avere tempo il loop può andare avanti all’infinito.
Continua Francesco Floris: Per esempio il 4 dicembre 2015: un ventunenne siriano, Morad Al Ghazawi, viene arrestato a Pozzallo dalla Polizia di Ragusa per terrorismo e col sospetto di essere una cellula solitaria dell’Isis entrata in Europa. È il caso del “migrante con il passaporto Isis” o “diploma Isis” o “lasciapassare per jihadisti”, come lo ribattezzano i giornali citando fonti investigative.
Chi prende in mano il fascicolo e coordina le indagini? Proprio lui: Carmelo Zuccaro, quando già sta imboccando l’ultima curva per il rush finale che lo conduce, sei mesi dopo, sulla poltrona più prestigiosa dell’ufficio giudiziario etneo. Sul ventunenne siriano si affida a Digos ragusana e investigatori.
Che trovano sul telefono del ragazzo un documento su carta gialla con foto di un’altra persona, un timbro dell’Isis e un testo in arabo che attesterebbe il superamento di un corso di formazione jihadista (sic).
C’è un problema: il testo è stato tradotto in maniera grossolana. In realtà è un “attestato di non-miscredenza” come scoprono Radio Radicale, che per prima solleva il caso, e la redazione di Meridionenews, rilasciato dal “governatorato della Svezia a nome di Mamo Al Jaziri”, un cantante siriano di origini curde che vive a Stoccolma da anni. Un documento che gira in rete da più di un anno sempre con foto diverse — una bufala pazzesca.
Come del resto le altre “prove” eclatanti della Procura: il testo che gli trovano su whatsapp “Non c’è altro Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo Profeta” che a Catania stabiliscono essere il messaggio di affiliazione allo Stato Islamico. Mentre invece è la “shahada”, uno dei primi precetti del Corano — la professione di fede — che vale per tutti i musulmani del mondo.
O ancora: la richiesta di fermo della Procura dove si cita un’altra bufala: il video ritrovato sul telefono di Morad Al Ghazawi dove secondo i magistrati si vede “un arabo proclamare la difesa della Siria imbracciando fucili e spade”.
E in effetti si vede. Bene: ”arabo in questione nel video ha una lunga barba finta, il fucile è finto, la spada pure ed esce dalla stanza sculettando. È satira. Proprio contro gli islamisti come ha mostrato Amedeo Ricucci su Rai 1.
Tutte informazioni disponibili prima della sentenza a cominciare dal fatto che sul passaporto del ventunenne, quello vero non il “passaporto Isis”, ci sono timbri del 2012 che mostrano come si è rifugiato in Giordania prima di partire alla volta dell’Europa.
Nel 2012. Quando Isis nemmeno esisteva in Siria. Ma le evidenze non bloccano la Procura guidata da Zuccaro che ancora quest’anno chiede quattro anni di carcere. Viene assolto ma intanto Morad si è fatto 16 mesi di prigione a Sassari in quella nota come la “Guantanamo d’Italia”. Ora è in Germania, ricongiunto alla famiglia. Chi lo conosce dice che è rimasto seriamente traumatizzato, fino ad oggi.
Ma Zuccaro non si demoralizza con gli errori — clamorosi — e torna all’attacco. Questa volta delle ong.
Si concede prima a un quotidiano locale dove dichiara fra le altre cose: «Ci stiamo muovendo con dei poteri che non sono quelli dell’autorità giudiziaria». Interessante, verrebbe da chiedersi: ma quali? Con quali regole di ingaggio, e sulla base di quali norme?
Poi si concede a Repubblica: “Forse la cosa è ancora più inquietante — dice — alcune ong hanno finalità diverse: destabilizzare l’economia per trarne dei vantaggi”. Boom. Destabilizzare l’economia. Se fossimo dalle parti della mitica Procura di Trani potremmo immaginare un grande complotto fra ong, migranti, trafficanti e agenzie di rating per sconvolgere l’Italia.
(da Globalist)
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Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
“SMALTIVANO VESTITI INFETTI COME RIFIUTI NORMALI” E SEQUESTRA LA NAVE AQUARIUS (CHE STA A MARSIGLIA)… MEDICI SENZA FRONTIERE: “PROCEDURE REGOLARI, I NOSTRI LEGALI HANNO GIA’ IMPUGNATO IL PROVVEDIMENTO, ENNESIMO ATTACCO STRUMENTALE DELLA PROCURA DI CATANIA”
Dopo due anni di indagini sulle presunte complicità tra le Ong e i trafficanti di uomini che non
hanno portato ad alcun risutato, l’inchiesta della Procura di Catania ripiega sullo smaltimento illecito dei rifiuti da parte delle navi umanitarie nei porti siciliani.
E con questa accusa che il gip di Catania Carlo Cannella, su richiesta del procuratore Carmelo Zuccaro, ha disposto il sequestro della nave Aquarius di Msf e Sos Mediterranee ferma da settimane nel porto di Marsiglia dopo il ritiro della bandiera da parte delle autorità panamensi. Sequestrati anche alcuni conti bancari di Msf.
“Aquarius non avrebbe smaltito come rifiuti pericolosi gli indumenti dismessi e i materiali utilizzati a bordo per il primo soccorso delle persone”, queste le accuse secondo l’inchiesta della procura di Catania.
In 44 sbarchi, negli ultimi due anni e mezzo, secondo il procuratore Zuccaro, sarebbero state smaltite illecitamente 24 tonnellate di rifiuti pericolosi, con un risparmio di costi di 460.000 euro, cifra per la quale è stata sequestrata la Aquarius. Ventiquattro le persone indagate che “avrebbero avuto la consapevolezza della pericolosità degli indumenti indossati dai migranti in quanto fonte di trasmissione di virus o agenti patogeni contratti durante il viaggio”. E tra questi tutti i capimissione di Msf che si sono avvicendati alla guida degli equipaggi.
Gli avvocati di Msf hanno già avuto mandato di impugnare il provvedimento di sequestro davanti al tribunale del Riesame.
“Abbiamo sempre seguito le procedure standard previste nei porti e le autorità competenti non hanno contestato queste procedure nè individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando Msf ha avviato le attività in mare nel 2015. Siamo pronti a chiarire i fatti e a rispondere delle procedure che abbiamo seguito ma riaffermiamo con forza la legittimità e la legalità della nostra azione umanitaria. L’unico crimine che vediamo oggi nel Mediterraneo è lo smantellamento totale del sistema di ricerca e soccorso”, dice Gabriele Eminente, direttore generale di Msf Italia.
“Dopo due anni di indagini giudiziarie, ostacoli burocratici, infamanti e mai confermate accuse di collusione con i trafficanti diuomini – è la dura replica – ora veniamo accusati di far parte di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di rifiuti. È l’estremo inquietante e strumentale tentativo di fermare a qualunque costo la nostra attività di ricerca e soccorso in mare”, dice Karline Klejer, responsabile delle emergenze per Msf.
(da agenzie)
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