Destra di Popolo.net

QUEL SELFIE CHIESTO DA MATTARELLA CHE HA IL VALORE DI UN ESEMPIO CIVILE

Marzo 6th, 2019 Riccardo Fucile

IACOPO MELIO INSIGNITO DELLA NOMINA A CAVALIERE AL MERITO PER LA SUA BATTAGLIA CONTRO LE BARRIERE ARCHITETTONICHE

“Posso farmi una foto con lei?”. “Ma certo Presidente, volentieri”.
La foto che vedete qui ritrae Iacopo Melio con Sergio Mattarella.
Iacopo, giornalista e scrittore, è stato appena insignito della nomina a Cavaliere al Merito. ‘Eroe civile’ per la sua battaglia contro le barriere architettoniche e ogni altro ostacolo che chi vive la disabilità  — oltre la malattia — deve affrontare.
La foto è stata scattata nel salone delle feste del Quirinale durante la cerimonia del conferimento dell’onorificenza.
Il selfie l’ha chiesto il presidente della Repubblica al premiato.
Questo piccolo e semplice atto di riguardo è un indizio prezioso che misura la statura di un uomo politico, la sua capacità  di dare a uno scatto il valore dell’esempio.
Di indicarci la via.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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ULTIMO SONDAGGIO ISTITUTO NOTO: PD AL 20%, A UN SOLO PUNTO DAL M5S

Marzo 6th, 2019 Riccardo Fucile

L’EFFETTO ZINGARETTI PORTA IL PARTITO A UN SOFFIO DAI GRILLINI, AUMENTA ANCHE FORZA ITALIA

Dopo la vittoria alle primarie di Nicola Zingaretti, il Pd fa un balzo in avanti nei sondaggi ed è ora un solo punto dietro al M5S.
È quanto emerge da un sondaggio condotto dall’istituto Noto e diffuso nel corso dell’ultima puntata del programma tv CartaBianca, in onda su RaiTre
Il sondaggio, svolto in vista delle elezioni europee di maggio 2019, conferma che la prima forza politica d’Italia è la Lega, in leggero calo al 33 per cento.
Il Movimento Cinque Stelle insegue a quota 21 per cento, mentre il Partito democratico è in risalita e viene stimato al 20 per cento.
In crescita anche Forza Italia, che viene data all’11 per cento.
Secondo le intenzioni di voto fotografate da Noto, il centrodestra unito (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) sarebbe al 48 per cento
I dati in sintesi:
Lega: 33 per cento
M5S: 21 per cento
Pd: 20 per cento
Forza Italia: 11 per cento
Fratelli d’Italia: 4 per cento
Un sondaggio condotto dall’istituto Ipsos e diffuso durante l’ultima puntata di DiMartedì, in onda su La7, rivela che secondo la maggioranza degli italiani la Tav Torino-Lione andrebbe completata.
A dirlo è il 64 per cento degli intervistati, mentre il 20 per cento ritiene che l’opera andrebbe cancellata e il 16 per cento non si esprime.
Ipsos ha anche chiesto agli italiani come valuta il momento attuale del M5S: il 50 per cento degli intervistati ritiene che il movimento stia attraversando un momento di difficoltà  e che sia destinato a perdere ancora consensi, il 22 per cento non riscontra difficoltà  e il 17 per cento registra un momento di difficoltà  ma crede che i Cinque Stelle si riprenderanno presto.
Quanto al Pd, il 44 per cento degli italiani ritiene che i dem torneranno protagonisti in breve tempo, a fronte di un 43 che la pensa all’opposto.

(da agenzie)

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BASILICATA, LA RIDICOLA POLEMICA SUL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA, REO DI AVER DETTO: “ANDAVO AI COMIZI DI ALMIRANTE, ANCHE DA AVVERSARI CONTA LO STILE E IL RISPETTO”

Marzo 6th, 2019 Riccardo Fucile

ALMENO UNO NORMALE, IN UNA POLITICA RIDOTTA A UNA FOGNA DI INSULTI

“Non ho mai fatto politica, non sono mai andato ai comizi se non a quelli di Giorgio Almirante. Ogni tanto lo ascolto anche adesso, ma non è una scelta politica”.
La frase, che in un primo momento alcuni media locali avevano sintetizzato in un più netto “Almirante è stato il mio unico politico di riferimento”, è di Carlo Trerotola, candidato unitario del centrosinistra in vista delle prossime elezioni regionali in Basilicata, e ha generato un vero e proprio caso nell’opinione pubblica che il prossimo 24 marzo dovrà  recarsi alle urne.
Frutto di un compromesso interno alle tante anime del centrosinitra lucano, il nome di Trerotola era stato ufficializzato dopo il passo indietro di Marcello Pittella, il governatore dimissionario che aveva scelto di non ricandidarsi in seguito al coinvolgimento in un’inchiesta sulla sanità  locale. Il suo profilo da “esponente della società  civile” aveva fatto convergere sulla sua candidatura anche Liberi e Uguali, tanto che ad aprire la campagna elettorale, giovedì, sarà  proprio Pierluigi Bersani.
La scelta di Trerotola, però, non aveva messo d’accordo proprio tutti e i detrattori più accaniti ne hanno evidenziato fin da subito una storia famigliare profondamente legata alla destra: suo padre Nicola era stato esponente di spicco del Msi potentino e amico personale di Giorgio Almirante, mentre il fratello Ercole aveva proseguito l’impegno politico del padre, candidandosi a sindaco del piccolo comune di Balvano con una lista di centrodestra.
Trerotola dovrà  vedersela con il pentastellato Antonio Mattia e con un centrodestra unito, che si presenterà  con il candidato presidente Vito Bardi, ex generale della Guardia di Finanza.
“Come spesso capita al tempo dei socialnetwork e delle campagne elettorali, le parole possono essere fraintese ed utilizzate per scopi propagandistici dalle altre parti politiche” scrive il sessantaduenne farmacista del capoluogo lucano, “la lezione che ci arriva dai leader politici del passato è che ci si può battere per i propri ideali, da avversari, ma sempre con grande stile e rispetto ed è questa la politica che voglio praticare”.

(da agenzie)

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IL PACCO E’ SERVITO: REDDITO CITTADINANZA, 160 EURO A UN QUARTO DEI BENEFICIARI

Marzo 6th, 2019 Riccardo Fucile

LA META’ DELLE FAMIGLIE ARRIVERA’ A 404 EURO AL MESE, SOLO IL 25% PRENDERA’ 630 EURO AL MESE… SOLO 1 BENEFICIARIO SU 3 SARA’ OBBLIGATO AD ADERIRE AL PATTO PER IL LAVORO

Sarà  di 160 euro il massimo dell’assegno per il reddito di cittadinanza percepito per un quarto dei beneficiari, ovvero 1929 euro all’anno.
Mentre la metà  delle famiglie arriverà  a 404 euro al mese, ovvero 4855 euro l’anno; un ulteriore 25% arriverà  a prendere 630 euro mensili.
Sono i conti sui percettori del reddito di cittadinanza contenuti nel dossier dell’ISTAT presentato alla Camera e al Senato in occasione delle audizioni sul decretone.
La somma media percepita dalle famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza sarà  quindi molto lontana dai 780 euro sbandierati nelle pubblicità  elettorali del MoVimento 5 Stelle.
I beneficiari al Sud, racconta la Stampa, saranno 753.000 famiglie; 333.000 famiglie al Nord; 222.000 al Centro.
Considerata la diversa composizione familiare, il sussidio sarà  in media di 5.182 euro l’anno nel mezzogiorno, 4.853 euro al Nord e 4.919 euro al Centro.
Inoltre solo 1 beneficiario su 3 del reddito di cittadinanza sarà  obbligato ad aderire al Patto per il lavoro. Gli altri 2 potranno usufruire del sostegno economico senza alcun vincolo lavorativo.
Le prime carte potrebbero dunque essere consegnate da Poste già  entro il prossimo mese. Il ministero del Lavoro precisa che per ora gli acquisti possibili saranno solo quelli già  autorizzati con la carta Rei: negozi alimentari (negli esercizi convenzionati con Mastercard), farmacie e parafarmacie (con sconto del 5%).
Fermo restando il divieto di spendere per giochi e lotterie, il ministero punta ad allargare le spese consentite, a cominciare dall’abbigliamento.
Una parte dei soldi si può prelevare (100 euro al mese per un single, 210 euro per la famiglia numerosa). Con la card si possono pagare anche le bollette di gas e luce, a tariffa agevolata. E fare i bonifici per saldare affitto o mutuo (massimo 280 e 150 euro al mese, rispettivamente).

(da “NextQuotidiano”)

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TRENTACINQUE GRILLINI DISERTANO LE VOTAZIONI SULLA LEGITTIMA DIFESA (E ALTRI 34 SONO UFFICIALMENTE IN MISSIONE E NON CI SONO)

Marzo 6th, 2019 Riccardo Fucile

ESULTANO, OLTRE AI LEGHISTI, I GIUSTIZIERI FAI DA TE DI FORZA ITALIA CHE NON PERDONO OCCASIONE PER FARSI RICONOSCERE … ORA DI MAIO HA COMPIUTO LA SUA MISSIONE DI DISTRUGGERE IL M5S E PUO’ ANCHE ANDARE A CASA

Prosegue il dissenso interno al Movimento 5 stelle sulla legittima difesa.
Alla ripresa delle votazioni alla Camera su emendamenti e articoli della riforma targata Lega, infatti, risultano – scorrendo i tabulati – aver disertato il voto tra i 33 e i 35 deputati pentastellati. Gli assenti giustificati perchè in missione sono invece 34.
Come già  successo ieri, dunque, una pattuglia di pentastellati, di cui diversi vicini alle posizioni del presidente Roberto Fico, prendono nettamente le distanze dal provvedimento non partecipando al voto.
La legittima difesa “è sicuramente una legge della Lega” ma “è nel contratto di governo. Io sono leale al contratto e si porta avanti e si vota. Non è che ci sia tutto questo entusiasmo nel M5s”. Lo afferma il vicepremier e ministro Luigi Di Maio, a Rtl, sottolineando che allo stesso modo “non c’era tutto questo entusiasmo della Lega quando abbiamo votato la legge anticorruzione”.
Alla domanda su cosa non gli piaccia della legittima difesa, Di Maio ha indicato “il messaggio” che arriva: “Approvando questa legge si comincia a dire che si possono utilizzare di più le armi e questo non è il mio modello di Paese. Il mio obiettivo è comunque spiegare ai cittadini che la difesa personale va bene ma i cittadini devono essere difesi prima di tutto dallo Stato e dalle forze dell’ordine”.
Forza Italia voterà  sì alla legittima difesa “perchè è il primo, vero provvedimento di centrodestra che il Parlamento si appresta ad approvare. Era nel nostro programma di governo. Così come tanti altri, ma purtroppo di provvedimenti davvero di centrodestra nell’azione di questo governo ce ne sono pochi”.
“Io invito tutti: preoccupiamoci del lavoro, perchè le persone non hanno più lavoro e stanno male. Se cominciamo a pensare alle persone e a quello che è utile alle persone, non a quello che è utile ai partiti di governo per farsi propaganda, questo Paese va meglio”. Così il segretario del Pd e presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, questa mattina a margine di un incontro a Roma, rispondendo a chi gli chiedeva quale fosse la sua posizione sulla proposta di legge sulla legittima difesa.

(da agenzie)

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L’OCSE VEDE L’ITALIA SOTTOZERO: TAGLIA IL PIL DEL 2019 A -0,2%

Marzo 6th, 2019 Riccardo Fucile

SOLO LA TURCHIA PEGGIO DI NOI… CALA LA FIDUCIA, IL GOVERNO LEGA-M5S STA PORTANDO L’ITALIA NEL BARATRO

L’Italia come l’Argentina e la Turchia, unica tra le grandi economie dell’area Ocse ad avere il segno “meno” davanti alla previsione di crescita per il 2019.
Dopo la recessione tecnica della seconda parte del 2018, confermata ieri dall’Istat seppure con un lieve miglioramento dei numeri sul quarto trimestre, l’Organizzazione parigina è la prima grande istituzione a tagliare così tanto la proiezione sul 2019 italiano da portare la previsione di andamento economico in negativo.
Sforbiciando di ben 1,1 punti percentuali la sua previsione, l’Ocse stima ora per l’Italia un anno da -0,2 per cento di Pil.
Lontano anni luce da quel +1 per cento rimasto nel quadro macroeconomico previsto dal governo a dicembre, che dovrà  esser per forza revisionato con il Def di aprile. E numero al quale reagisce il premier Giuseppe Conte: “Siamo consapevoli della congiuntura economica sfavorevole, dobbiamo puntare su export e sostegno a domanda interna”.
Il nuovo Interim Economic Outlook dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – documento meno approfondito dei report semestrali – è un bagno di sangue per le economie dell’Eurozona.
Anche la Germania non sfugge alla revisione, vedendo peggiorare la stima per la sua crescita di 0,9 punti rispetto all’ultimo documento Ocse risalente soltanto allo scorso novembre.
Però Berlino rimane simbolicamente con il capo fuori dall’acqua, con una crescita dello 0,7 per cento.
Nel complesso dell’area con la moneta unica, gli economisti parigini prevedono un andamento all’1 per cento quest’anno e all’1,2 per cento il prossimo. Anche l’Italia, nel 2020, dovrebbe tornare a vedere la luce, ma con un passo più che dimezzato rispetto al resto della truppa europea: +0,5 per cento.
“La crescita economica globale continua a perdere forza”, scrive l’Ocse nelle conclusioni del suo rapporto. Si prevede ora un +3,3% a livello globale (dal 3,6% messo in conto a novembre), e un +3,4% per il 2020 con rischi al ribasso che continuano a crescere.
“Le alte incertezze politiche, le perduranti tensioni commerciali e una ulteriore erosione nella fiducia di imprese e consumatori stanno contribuendo al rallentamento”. In attesa di schiarite dal fronte delle trattative tra Usa e Cina, i dazi già  in vigore dallo scorso anno iniziano a pesare sul motore economico. E soltanto il mercato del lavoro, con la leggera crescita dei salari, sta dando segni di tenuta e supporto ai redditi e alle spese delle famiglie.
E l’Italia? Nel resoconto Ocse si riconosce come stia pagando un prezzo particolarmente alto dal rallentamento della crescita del commercio globale, scesa intorno al 4% nel 2018 contro il 5,25% dell’anno prima.
Per Roma e Berlino, l’export è una voce fondamentale del Pil. L’Organizzazone – in passato critica sul Reddito di cittadinanza – riconosce che, da noi come in Francia, il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, una inflazione inferiore alle attese e le misure per le famiglie a basso reddito “dovrebbero aiutare a supportare la crescita reale dei salari e le spese delle famiglie”.
D’altro canto, però, “l’incertezza politica e il ribasso della fiducia dovrebbero pesare ulteriormente sugli investimenti delle imprese e sulle prospettive commerciali”.
All’indomani della fissazione ufficiale del target di crescita da parte di Pechino – in un range tra il 6 e il 6,5% – l’Ocse stima che l’economia cinese crescerà  del 6 per cento quest’anno. Se non dovesse assicurare almeno questo risultato, sarebbero dolori per tutto il mondo. Così come ci sarebbero ripercussioni da una uscita disordinata della Gran Bretagna dall’Europa.
Nella disamina dell’Ocse, i segnali da “colomba” giunti ultimamente dalle banche centrali hanno permesso alle condizioni finanziarie di non peggiorare, pur a fronte degli evidenti sintomi di un rallentamento economico.
D’altra parte, però, il fatto che le istituzioni monetarie rallentino il percorso di normalizzazione delle loro politiche dopo i lunghi anni dei tassi a zero e dei quantitative easing, rappresenta un rischio di possibili maggiori “vulnerabilità  finanziarie” in futuro.
L’invito dell’Ocse è di “intensificare” il dialogo per evitare che i dazi commerciali si abbattano sulle economie: anzi, sarebbero da stimolare ulteriori liberalizzazioni. All’Eurozona si ricorda che servono politiche coordinate e strutturali per incentivare gli investimenti. Ovunque e a tutti si chiedono le solite riforme strutturali per cercare di migliorare le condizioni di vita dei cittadini e le loro opportunità .

(da agenzie)

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TONINELLI LICENZIATO O PRONTO ALLE DIMISSIONI?

Marzo 6th, 2019 Riccardo Fucile

CONTE GLI ANNUNCIA CHE E’ PER IL SI’ ALLA TAV, TONINELLI SI DIMETTE, CONTE LO BLOCCA E RESPINGE LE DIMISSIONI

Danilo Toninelli rischia il licenziamento? I giornali di oggi raccontano che mentre Giuseppe Conte si avoca il dossier TAV per cercare un punto d’incontro tra Salvini e Di Maio, il ministro delle Infrastrutture vede la sua poltrona rischiosamente traballante. Proprio perchè potrebbe essere lui il capro espiatorio di un mancato accordo sull’Alta Velocità .
Il casus belli potrebbero essere le due mozioni di sfiducia nei suoi confronti depositate da Lucio Malan di Forza Italia e Andrea Marcucci del Partito Democratico.
Fratelli d’Italia si è unita alla richiesta di calendarizzazione d’urgenza e in Senato la maggioranza si regge su 58 senatori della Lega e 107 del MoVimento 5 Stelle, per un vantaggio teorico di sei voti.
Che sono di più, considerando che Buccarella e Martelli, eletti con il M5S, sono fuori per Rimborsopoli ma continuano a votare i provvedimenti del governo mentre Gregorio De Falco è fuori.
Mercoledì 20 marzo si voterà  sulla proposta della giunta per le Immunità  di non concedere l ‘autorizzazione a procedere contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini (accusato di sequestro di persona per il caso dei migranti della nave militare Diciotti); e giovedì 21, 24 ore dopo, i senatori saranno chiamati ad approvare o a bocciare le mozioni di sfiducia individuali presentate dal Partito democratico e da Forza Italia contro il ministro delle Infrastrutture. Ce n’è già  abbastanza per parlare di scambio.
Scrive Alessandro Trocino sul Corriere:
La partita parlamentare sul ministro delle Infrastrutture si giocherà  dunque sulle assenze, le missioni, le presenze dei senatori a vita. Con un retropensiero, però, che tormenta i senatori dei Cinque Stelle più ostili alla Tav: e se alla fine un incidente di percorso,   magari alimentato dal fuoco amico, facesse di Toninelli il perfetto capro espiatorio da offrire alla Lega?
«Io sono sereno, con un pizzico di fatalismo comunque…», fa comunicare al suo staff il ministro Toninelli che stasera sarà  di nuovo a Palazzo Chigi con una folta squadra di tecnici per spiegare al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, la bontà  della sua analisi costi-benefici.
Se poi la decisione politica presa anche da Di Maio e Salvini smentirà  la linea dura No Tav del M5S, resta da capire se a rimetterci l’osso del collo sarà  solo Toninelli. O altri, anche ai piani alti del Movimento
Ma questo ragionamento è valido anche all’inverso.
Ovvero che è Toninelli ad oggi la massima assicurazione sulla vita politica di Di Maio.
Nel senso che il ministro è lì, figura perfetta di parafulmine rispetto a dossier come quello sulla TAV, per il quale Di Maio è in minoranza nel M5S visto che per lui la TAV va fatta
Proprio in questa ottica si inquadra il racconto della Stampa, che in un retroscena a firma di Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo fa sapere che ieri, durante il vertice sulla TAV che ha rinviato ogni decisione a martedì, Toninelli ha presentato le dimissioni ma Conte gli ha chiesto di restare in carica.
Il tutto è accaduto quando il presidente del Consiglio ha fatto sapere a Danilo che la sua opinione era che la TAV andasse fatta senza tergiversare, dando il via alle gare e all’Alta Velocità .
“Se stanno così le cose, mi dimetto”, gli ha risposto il ministro.
Conte ha capito che l’addio di Toninelli sarebbe stata l’anticamera della sua caduta e ha richiamato il ministro chiedendogli di restare. Ma la decisione sulla TAV sarà  comunque la cartina di tornasole della permanenza nel governo e della sua eventuale caduta:
Ma se a questo punto dopo averle tentate tutte, davvero lo stallo non dovesse trasformarsi in tregua, cosa farà  Conte?
I 5 Stelle sono pronti davvero a mandare a casa questa maggioranza come dice il moderato uomo del Nord grillino Stefano Buffagni, recuperando lo spirito della lotta identitaria?
Oppure, come sostengono ai vertici della Lega e come teme Conte, i 5 Stelle potrebbero spaccarsi, al punto da lasciare un pezzo al governo e un altro a partecipare ai cortei No Tav con Beppe Grillo?
L’alternativa è il congelamento della Torino-Lione fino alle elezioni europee, opzione tecnicamente complessa.
Dopo il vertice Conte è sceso in piazza Colonna per dire di non essere preoccupato, che non c’è alcun motivo per immaginare una crisi di governo perchè verrà  presa una decisione «per tutelare l’interesse nazionale».

(da “NextQuotidiano”)

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BARACCOPOLI DI SAN FERDINANDO: LO SGOMBERO DI SALVINI E’ UNA FARSA, NON HA RISOLTO NULLA E HA AGGRAVATO LA SITUAZIONE

Marzo 6th, 2019 Riccardo Fucile

DALLA BARACCOPOLI ALLA TENDOPOLI, SU 1500 SOLO 300 ERANO ANCORA PRESENTI… INVECE DI SMANTELLARE LO SFRUTTAMENTO DA PARTE DEI DATORI DI LAVORO ITALIANI, SI FANNO SCENEGGIATE SULLA PELLE DEI POVERI…   L’ENNESIMO FAVORE ALLE MAFIE LOCALI

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini non riesce a trattenere la sua soddisfazione per lo sgombero della baraccopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria) ed esplode in uno slogan di sicura presa sul suo elettorato: dalle parole ai fatti.
Oggi le ruspe di Stato tanto care a Salvini hanno smantellato le misere capanne dove vivevano oltre un migliaio di migranti. Braccianti sfruttati nei campi della Piana di Gioia Tauro per pochi euro al giorno.
Salvini continua a confondere una baraccopoli con i centri di accoglienza.
Una confusione pericolosa perchè lascia intendere che insediamenti come quelli di San Ferdinando siano la stessa cosa del centro di Castelnuovo di Porto fatto sgomberare nelle scorse settimane.
E ce n’è voluto a Salvini — che pure è stato eletto in Calabria — per passare dalle parole ai fatti: ci sono voluti i morti.
L’ultimo due settimane fa, un altro a dicembre. Ma è comprensibile, il ministro è occupato a pensare a prima gli italiani. Quelli di San Ferdinando non lo sono.
Cosa succederà  ora ai residenti della baraccopoli?
Il prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, ha spiegato che «per ogni migrante abbiamo stabilito un posto dove andare, in parte nella nuova tendopoli, nella maggior parte nei Cas e negli Sprar». Ma le cose stanno diversamente.
Perchè anche in base al Decreto Sicurezza voluto da Salvini solo richiedenti asilo e rifugiati hanno diritto all’accoglienza e saranno trasferiti negli   Sprar (i centri del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e nei Cas (Centri accoglienza straordinari). Sono seicento in tutto, meno della metà  dei residenti.
Per coloro che invece hanno la protezione umanitaria la soluzione è una sola: la tendopoli. Anche questa sarà  temporanea, proprio come quella che ha costituito il nucleo originale dell’insediamento
La situazione peggiore è quella di chi non ha nemmeno diritto alla protezione umanitaria. Loro — scrive Guido Ruotolo — semplicemente non esistono. Qualcuno magari si è già  allontanato nei giorni scorsi quando era stato annunciato lo sgombero.
Secondo i sindacati si sono dispersi nelle campagne circostanti. Questa mattina nella baraccopoli erano presenti appena 300 persone, sui circa 1.500 “residenti” totali.
«In molti non si sono fatti trovare e si sono spostati nei dintorni, altri hanno deciso di partire per altre zone» racconta a Repubblica Peppe Marra di USB.
E del resto il passaggio dalle parole ai fatti di Salvini sta tutto nella tendopoli che sta sorgendo dall’altra parte della strada.
Dalle baracche di legno e lamiera alle tende il passo è breve.
Il cambiamento è di fatto inesistente perchè la situazione rimane la stessa. Più fortunati saranno quelli che saranno trasferiti altrove, all’interno dei centri. Ma anche qui c’è un prezzo da pagare: la perdita del lavoro.
Un lavoro dove erano sfruttati da italiani e costretti a vivere in condizioni disumane. Ma un lavoro dal quale dipendono non solo per il sostentamento ma anche per il rinnovo documenti.
Cosa succederà  quando non lo avranno più? Chi impedirà  loro di tornare per riscuotere la paga?
Il governo ha preferito risolvere il problema della presenza dei migranti invece che affrontare quello dello sfruttamento.
Si smantella una baraccopoli e si fa nascere una tendopoli. Anche la dignità  è cosa per cui vengono prima gli italiani e poi tutti gli altri.
I lavoratori che hanno lasciato San Ferdinando torneranno, magari in altri punti della Piana, oppure andranno a fare i braccianti altrove, sempre sfruttati da altri datori di lavoro italiani. Perchè è così che funziona. Anche lo sgombero, presentato come   una vittoria è in realtà  un fallimento.
Il fallimento della strategia adottata in questi ultimi tempi dalla Prefettura che aveva tentato di convincere i migranti a trasferirsi altrove.
Per Salvini invece è una vittoria, la dimostrazione che difende la sicurezza degli italiani (e non, ovviamente i diritti dei migranti). Eppure in che modo distribuire centinaia di disperati senza lavoro in giro per l’Italia possa contribuire ad aumentare la sensazione di sicurezza del Paese non è dato di saperlo.
Ed è quasi del tutto scontato che tutti coloro che non avranno diritto di essere accolti negli Sprar, nei Cas o nella nuova tendopoli finiranno rapidamente nelle mani di mafie e criminalità . Proprio il problema che Salvini dice di aver risolto oggi.

(da “NextQuotidiano”)

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8 MARZO, LA DIGNITA’ DELLA DONNA? VE LO SPIEGA LA LEGA NORD DI CROTONE

Marzo 6th, 2019 Riccardo Fucile

DELIRANTE VOLANTINO CONTRO L’AUTODETERMINAZIONE DELLA DONNA…QUESTI RICORDANO I FANATICI DELL’ISIS

In altri tempi la locuzione Lega Nord Crotone sarebbe stata considerata un ossimoro. Oggi, grazie alla parolina magica “Salvini premier” al posto di nord è invece possibile che ci sia una Lega Salvini Premier anche a Crotone.
E allora eccolo, il volantino che la Lega Salvini Premier di Crotone distribuirà  nella cittadina l’8 marzo in occasione della Festa della Donna intitolato “Chi offende la dignità  della donna?” e nel quale si scrive che si offende la dignità  della donna, ad esempio, chi sostiene le quote rosa e le proposte di legge che parlano di Genitore 1 o Genitore 2.
Ma anche, e soprattutto, “chi sostiene una cultura politica che rivendica una sempre più marcata e assoluta autodeterminazione della donna che suscita un sentimento rancoroso e di lotta nei confronti dell’uomo”, e ci siamo capiti benissimo: chi la vuole autodeterminata non vuole bene alla donna, che sta bene a casa visto che è l’Angelo del Focolare.
D’altronde “il ruolo naturale della donna” è “volto alla promozione e al sostengo della vita e della famiglia”, scrive subito dopo il volantino nel caso il messaggio non sia ancora abbastanza chiaro.
La Lega Nord Crotone invece ha tutt’un’altra visione, regala e mimore insieme al volantino e al fiocco rosa.
Per il mestolo e le pentole ci si attrezzerà  l’anno prossimo.

(da “NextQuotidiano”)

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