Destra di Popolo.net

BERLUSCONI INDAGATO PER CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI DALLA PROCURA DI ROMA

Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile

L’INDAGINE RIGUARDA ALCUNE SENTENZE DEL CONSIGLIO DI STATO CHE SAREBBERO STATE PILOTATE SUL CASO MEDIOLANUM

La procura di Roma indaga su Silvio Berlusconi. L’accusa è di corruzione in atti giudiziari nell’ambito dell’indagine su alcune sentenze del consiglio di Stato che, secondo i magistrati, potrebbero essere state pilotate.
Si tratta, nello specifico, della decisione del 3 marzo 2016, con la quale fu annullato l’obbligo di cedere la quota eccedente il 9,99% detenuto in Banca Mediolanum, stabilito nei confronti di Berlusconi da Bankitalia.
La sentenza in questione aveva ribaltato quella del Tar del Lazio che imponeva la vendita del 20% delle azioni per il fatto che l’ex presidente del Consiglio non aveva più i requisiti di onorabilità  previsti dalla legge in seguito alla condanna in via definitiva per frode fiscale legata ai diritti Mediaset.
La maxi indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Stefano Rocco Fava, nelle scorse settimane ha portato ad una serie di arresti che hanno riguardato anche magistrati.

(da agenzie)

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COME ELUDERE I CONTROLLI SUL REDDITO DI CITTADINANZA CON UNA CARD

Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile

IL METODO FACILE E SICURO E’ STATO SPIEGATO A DIMARTEDI’… COSI’ SI ELUDE QUALSIASI VINCOLO DI ACQUISTO…   E CI SONO MOLTI ALTRI TRUCCHI

Con la carta per il reddito di cittadinanza si può acquistare un’altra carta di credito e spendere i soldi attraverso quella, eludendo così i famosi “controlli”.
Il metodo, facile e sicuro, è stato spiegato a DiMartedì: un’inviata del programma ha comprato con la card una carta di credito ricaricabile al supermercato.
Trovandosi tra le mani uno strumento di pagamento privo di qualsiasi vincolo di acquisto. Tanto da poter comprare, per dimostrarlo, un gratta e vinci al tabaccaio.
Finendo per giocare d’azzardo con i soldi prelevati da una carta che dovrebbe, secondo Floris, essere«gemella» di quella su cui verranno caricate le somme del reddito di cittadinanza.
Stando al sito ufficiale del Rdc, «è vietato l’utilizzo del beneficio per giochi che prevedono vincite in denaro o altre utilità ».
Non è chiaro,invece, se sia possibile o meno acquistare, negli stessi negozi — per esempio quelli della grande distribuzione — che vendono quei «beni e servizi di base» indicati come acquisti primari, anche una delle tante carte ricaricabili o prepagate.
Anche quelle per scopi specifici come Amazon o per i servizi di streaming audio e video oppure ancora per i videogames online, oltre alle carte di credito ricaricabili che permettono anche di ricevere bonifici. E quindi di aggirare il sistema piuttosto facilmente.
Ma ci sono anche altri metodi, di cui abbiamo parlato qui.
Ad esempio, se qualcuno decidesse di mettere su un piccolo mercato nero per amici e parenti “benestanti”?
Niente di eccessivamente vistoso ma sufficiente per poter rivendere ad un prezzo scontato i prodotti acquistati con il RdC?
In questo modo potrebbe convertire il Reddito di Cittadinanza in contanti da spendere in maniera “immorale”. O ancora peggio, da mettere da parte.
Qualcuno più intraprendente e più organizzato potrebbe invece mettere su attività  abusive più in grande stile. Oppure si potrà  prestare la tessera (o fare la spesa per conto di qualcuno) e poi farsi restituire i soldi in contanti.
Con la complicità  del negoziante amico poi sarà  magari possibile far figurare di aver acquistato un certo prodotto invece che un altro (anche se questo magari creerà  problemi nella gestione del magazzino) magari proprio di quelli “immorali”.
Naturalmente poi c’è tutta la casistica di chi lavora in nero (o all’estero ma senza aver spostato la residenza ed essersi iscritto all’AIRE) e che quindi risulta nullatenente.
Il ministro Tria ha assicurato di aver pronto un piano anti lavoro nero. Però a mancare davvero per ora è la riforma dei centri per l’impiego, che riescono a far trovare lavoro solo al 3,4% di chi vi si iscrive.

(da “NextQuotidiano”)

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DE MAGISTRIS INVITA MACRON: “TORNI A NAPOLI, TROVERA’ UNA CITTA’ VIVA E RICCA DI UMANITA'”

Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE FRANCESE POTREBBE ACCOGLIERE L’INVITO

Durante la tanto chiacchierata intervista da Fabio Fazio, il presidente francese Emmanuele Macron si è lasciato andare a una dichiarazione d’amore per Napoli.
“Per me Napoli è un posto particolare. Stendhal diceva: ‘Ci sono due capitali in Europa. Parigi e Napoli”. Ho letto quello che Schifano ha scritto della città . Napoli è per me una città  veramente particolare, l’ho visitata più volte e mi è molto cara”.
L’esternazione è stata particolarmente apprezzata dal popolo partenopeo. E, soprattutto, dal primo cittadino, tanto che Luigi De Magistris, onorato dalla dichiarazione del presidente francese, si è deciso a rispondere, inviando una lettera all’Eliseo.
Il sindaco di Napoli prima ha ringraziato il presidente Macron “per le belle parole” spese per la città , che “mi riempiono di orgoglio e mi lusingano”; poi ha deciso di prendere in mano la situazione e approfittarne per invitare l’inquilino dell’Eliseo a Napoli.
“Ho molto apprezzato il Suo riconoscimento di Napoli quale grande capitale europea, così definita, insieme a Parigi, da Stendhal e da molti viaggiatori che, non solo nei secoli scorsi, sono rimasti colpiti dal suo enorme patrimonio artistico, culturale ed ambientale che è conosciuto in tutto il mondo”, si legge nella lettera.
“Con Parigi, con la Francia esistono antichi rapporti ed amichevoli relazioni che si sono consolidate, nel tempo, attraverso ideali e principi comuni. La Francia, Parigi hanno rappresentato, sempre, il Paese e la Capitale della libertà  e dei diritti, così come Napoli, Medaglia d’Oro per le Quattro Giornate costituisce la Città  della Pace e dell’accoglienza, la cerniera dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo”, scrive De Magistris nella prima parte della lettera, mentre nella seconda, invece, si richiama alle parole di Macron su Eduardo De Filippo.
Il presidente francese aveva detto che De Filippo è “un autore per me particolare, perchè ho incontrato mia moglie con Eduardo. Stavo recitando ne L’Arte della commedia di Eduardo, non è certo la sua pièce più napoletana, ma è una bella pièce teatrale, l’ho adattata quando ero al liceo, all’università  ed è in questa occasione che ho incontrato mia moglie, quindi Eduardo De Filippo ha un posto speciale nel mio cuore”.
A queste parole, il primo cittadino di Napoli risponde così nella lettera: “Il Suo riferimento, signor Presidente, al nostro grande drammaturgo, Eduardo De Filippo, mi ha, poi, molto colpito perchè sottende una Sua profonda conoscenza della nobile tradizione del teatro napoletano che, nel caso di Eduardo, diventa teatro universale, patrimonio dell’intera umanità ”.
Infine De Magistris si lancia nell’invito finale: “Sarei particolarmente onorato di poterLa accogliere a Napoli, qualora i Suoi gravosi impegni glielo consentissero. Potrebbe rivedere una città  che è, sempre, una sorpresa e che è, come Lei ben sa, particolarmente viva e ricca di umanità ”.

(da TPI)

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E’ MORTA VITA, LA CAGNOLINA SIMBOLO DELLA LOTTA CONTRO GREEN HILL

Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile

ERA STATA SALVATA DALL’ALLEVAMENTO-LAGER DURANTE IL BLITZ DEGLI ATTIVISTI ANTI-VIVISEZIONE

E’ morto il Beagle diventato simbolo della lotta contro Green Hill, l’allevamento di cani destinati alla vivisezione a Montichiari (Brescia), fotografato nel giorno della liberazione dei cuccioli mentre viene fatto passare attraverso il filo spinato.
Vita, questo il nome della cagnolina, se n’è andata a causa di una malattia dopo aver trascorso anni felici, amata e accudita dalla sua famiglia umana.
La foto di Vita che ha fatto il giro di tutti i giornali e i siti online è stata scattata il 28 aprile 2012, quando un gruppo di attivista ha scavalcato la recinzione dell’allevamento-lager in provincia di Brescia per liberare decine di beagle.
Erano riusciti a far passare sotto il filo spinato i cuccioli e a portarli via nascosti sotto le felpe e dentro le borsette.
Fra questi c’era anche ‘Vita’, che ha avuto la fortuna di vivere una vita felice lontana dal canile e che resterà  per sempre il simbolo della lotta contro Green Hill.
Sulla pagina Facebook della Leal (Lega Antivivisezionista) è stato pubblicato un post in ricordo della cagnolina, con la sua foto nel giorno del salvataggio: “Vita rimarrà  nella storia della liberazione animale e nei cuori di tutti.
Anche lei come il cucciolo con le orecchie al vento, immortalato in un’altra famosa foto, sarà  testimone di un momento di intelligente strategia e straordinaria unione” si legge nel post.
La proprietaria del cane ha risposto ai tanti commenti di compianto degli utenti postando le foto degli ultimi anni di Vita, che da cucciola grande come una mano era ormai diventata adulta.

(da agenzie)

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ANNA MAGNANI, L’ATTRICE SIMBOLO DEL RISCATTO

Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile

IL 7 MARZO 1908 NASCEVA A ROMA NANNARELLA, UNA DELLE PIU’ GRANDI ATTRICI DI TUTTI I TEMPI E ANTESIGNANA DEI DIRITTI DELLE DONNE

Anna uscì dalla sua casa di Palazzo Altieri in una bella giornata di fine estate del 1973, per non farvi più ritorno. La sua agonia alla clinica Mater Dei di Roma durò una ventina di giorni, assistita da Luca e dagli amici più cari.
Il 26 settembre la televisione decide di mandare in onda “1870”, l’ultimo film girato con Giannetti e che non era stato trasmesso insieme agli altri perchè destinato al circuito cinematografico. Ma Anna non riuscirà  a vederlo. Lo vedrà  tutta Italia come estremo omaggio a Nannarella, la sua attrice più grande e più amata.
Perchè dopo 40 anni si parla ancora di lei, di Anna Magnani?
Perchè è stata l’attrice simbolo del cinema italiano del dopoguerra, il cinema della ricostruzione e del riscatto.
Perchè è stata una delle più grandi attrici di tutti i tempi, capace di comicità  sfrenata e di profonda drammaticità .
Ma si parla ancora di lei perchè è stata il simbolo della donna italiana e della sua crescita.
Di lei, gli italiani da più di cinquanta anni tengono nella mente, negli occhi, nelle orecchie e nel cuore quella corsa disperata dietro il camion tedesco che si portava via il suo Francesco, la caduta terribile sul selciato che metteva la parola fine sul suo più grande personaggio, ma anche la risata ora irridente, ora canzonatoria, ora semplicemente gioiosa che spesso, anzichè accompagnarla, quasi la precedeva, annunciandola al suo pubblico : la risata di Nannarella.
Ebbe amori drammatici, esclusivi, travolgenti.
Patì dolori laceranti, accompagnati da gioie sfrenate, da improvvise voglie di giocare (lei la chiamava “la ruzza”) e da un drammatico disincanto che la portava a non rispettare niente e nessuno che non meritasse di essere rispettato.
Anna era figlia di ragazza madre, come Totò, come Charlie Chaplin, come Marilyn Monroe e come tanti altri grandi dello spettacolo che meglio di altri hanno rappresentato e raccontato l’umanità  e la vita sui palcoscenici e sugli schermi.
Portò il nome di sua madre e lo stesso nome trasmise a suo figlio, in una sorta di linea discendente al femminile.
Ed anche per questo può essere considerata un personaggio di transizione, fra la donna subalterna e la donna li-berata, fino a divenire l’emblema, il portabandiera della grande rivoluzione femminile, ancora in atto.
E i personaggi di transizione, si sa, proprio perchè portano dentro di loro tutte le contraddizioni, sono sempre i più interessanti, i più vivi, i più verià 
Anna Magnani diventò l’attrice simbolo italiana nel mondo in un momento particolare della nostra storia quando Roma era stata appena liberata dopo essere stata per dieci mesi sotto il terrore nazista, e la guerra si era spostata al Nord.
In questo clima ci furono dei cineasti, che riuscirono a girare un film diverso da tutti quelli che erano stati fatti in Italia prima di allora. Un film che voleva raccontare l’incubo dell’occupazione nazista.
“Roma città  aperta” (così si chiamò il film) dette inizio ad una stagione nuova nel cinema italiano. Il cinema diventò più maturo e si fece strumento di conoscenza e veicolo di idee.
Il film di Roberto Rossellini farà  scuola a tutti gli altri che verranno dopo e che daranno vita ad un cinema che, uscito dagli studi, scenderà  nelle strade, a contatto con la gente. Sarà  una stagione breve ma intensa e si chiamerà  neorealismo.
Anna Magnani, anche se poi questo cinema si nutrirà  dei cosiddetti “attori presi dalla strada”, del neorealismo rimarrà  il simbolo, con il suo volto vero e sofferto, pronto a illuminarsi in una risata liberatoria come a incupirsi nella collera o a disfarsi nel dolore.
Il nome di Anna con questo film varcò l’oceano e di trionfo in trionfo arrivò anche a conquistare lei stessa l’America dove fu premiata addirittura con l’Oscar, prima italiana a ricevere l’ambita statuetta.

(da Globalist)

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CHI SONO GLI UOMINI CHE PICCHIANO LE DONNE: SONO 2.800.000 LE VITTIME DI VIOLENZA, UNA MATTANZA IN CRESCITA

Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile

NORMALI, MISOGINI, SADICI. SONO PADRI, MARITI, FIGLI…. NON RIESCONO AD AMARE, ACCETTANO DI ESSERE AIUTATI MA NON PRIMA DI AVER NEGATO QUALSIASI RESPONSABILITA’

Attende il momento giusto. Si apposta. Tra le mani un bastone. La osserva da lontano, poi si avvicina e colpisce. Una volta, due volte. Continua fino a quando lei non sviene. L’asfalto accoglie il corpo offeso dalla violenza. Lui scappa, sentendo degli occhi indiscreti pronti a fermare quello che si potrebbe tramutare in un omicidio. Sale in auto e va in commissariato. «L’ho picchiata», confessa in un atto liberatorio. «Mi aveva lasciato», spiega.
Un’ossessione costante per quella donna, arrivata da un posto lontano. Prima stalker, poi aggressore, subito dopo carcerato. E infine pronto a un percorso di riabilitazione.
Uomini normali, uomini misogini, uomini sadici. Padri, mariti, ma prima di tutto figli. Non c’è età . Il motivo, a volte, rimane sconosciuto.
Bisogna prendere il loro passato, stenderlo in lunghe sedute di psicoterapia per comprendere da dove e chi ha innestato il virus dell’odio contro le donne che sfocia in offese ripetute, in percosse, in atteggiamenti ossessivi.
Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat sono 2 milioni e 800 mila le vittime di violenza da parte di un partner o un ex partner. Una mattanza in crescita che può arrivare all’atto più brutale: il femminicidio.
Percorrono i corridoi del Centro di Ascolto per Uomini Maltrattanti, a volte spinti dalle stesse vittime, in altri casi, rarissimi, capiscono da soli che esiste un problema. Accettano di essere aiutati, ma non prima di aver negato qualsiasi resposanbilità . Le ammissioni arrivano centellinate, ma quando il velo si spezza, il percorso può dar loro di nuovo la dignità  di padri, mariti, fidanzati.
Ha più di 30 anni e la tendenza a distruggere ogni rapporti per gelosia retroattiva. Il problema è la presenza degli ex fidanzati. «Duro massimo un mese, poi non riesco ad andare avanti. Voglio imparare ad amare», si è presentato così subito dopo aver pronunciato il suo nome.
Colto, raffinato, ma schiavo dell’antica pretesa che una donna deve essere illibata, pura e casta. Difficile distruggere i costrutti mentali, l’arcaica visione.
«Si sentono vittime delle donne che hanno al loro fianco — spiega Andrea Bernetti, responsabile del Centro di Ascolto per Uomini Maltrattanti —, picchiare e offendere diventa una vendetta del loro sentirsi oppressi e non oppressori».
La violenza trova una giustificazione, un appiglio per essere legittima. Nelle menti di questi uomini incapaci di amare si instilla la certezza di non essere loro gli aguzzini.
Ha più di 40 anni, una carriera brillante, si innamora e dopo quattro anni di relazione, sposa una donna che ha un figlio.
Neanche un anno e lei si tramuta in una zavorra da «mantenere», un essere che «è non in grado di allevare quel figlio avuto da una precedente relazione», una donna che gli ruba il tempo, prima dedicato a «cena, uscite con gli amici, aperitivi».
Ma lui non ha colpa delle percosse, degli insulti costanti, lui è l’unica vittima. E allora capire il problema diventa difficile, anzi difficilissimo. In alcuni casi quasi impossibile.
Il più delle volte sono figli calpestati da genitori poco attenti o violenti. Crescono con l’esempio di un padre che ha vessato la madre, credono che lo schema uomo-padrone e donna-sottomessa possa essere ripetuto, poi le certezze si sgretolano di fronte alla realtà .
Il contesto economico non ha importanza: ricchi o poveri, tutti possono essere violenti. La combo letale si manifesta per motivi socio-culturali e, in alcuni casi, relazioni complesse con le proprie compagne.
Ha poco più di trenta anni. È fuggito per il terrore di entrare in un giro sbagliato. Alla violenza fisica preferisce la distruzione di tutto ciò che lo circonda. Non conosce limiti, non ha regole. È convinto che la madre dei suoi figli debba vivere ai margini: non parlare, non intromettersi nelle scelte, non lavorare. La rabbia è costante. Il punto di rottura arriva quando, lei esasperata, chiama il 112. Arrivano i carabinieri e trovano la casa completamente distrutta. I figli vengono portati in una casa famiglia. Lui decide di andare al Centro, lei non lo lascia. Iniziano il percorso insieme. Ma non sempre c’è chi è in grado di perdonare. L’amore per sè stessi e per i figli prevale.
C’è lui, sadico, ipnotizzato dalla distruzione. L’infanzia con una madre che non ha concesso nulla, neanche un incoraggiamento. Inizia una storia con l’intento di maltrattare ogni donna. Una vendetta che si consuma in mesi di sdegno, valige gettate dalla finestra e poi un repentino pentimento che dura il tempo di ricominciare il gioco dall’inizio. Il suo odio lo porta a non riconoscere l’autorità  del genere femminile.
Ed eccolo mentre rimane muto davanti alla psicologa oppure la paga e fugge via o la insulta per il gusto di farlo.
«Molti — sottolinea sempre Andrea Bernetti — si sentono destabilizzati di fronte all’emancipazione femminile, comprendono che questa epoca ha tolto loro il potere dell’autorità . Usano la forza per riportare la società  a uno stadio embrionale in cui l’uomo per sentirsi tale non ha bisogno di dimostrare nulla». La donna viene vista madre, oggetto di tentazione, un cosa da possedere senza contraddittorio.
Ha preso una mazza. Ha iniziato a colpirla in testa. La paura costante che lei potesse tradirlo. È un messaggio spedito da un collega che fa esplodere definitivamente la frustrazione. Il tormento diviene quotidiano, fino a quando la maestra del figlio non si rende conto dell’inaspettato. Lui ha tentato la cura, ma la presenza di uno spettro costante lo ha reso prigioniero. Ogni regalo, una violenza se non ripagato con gratitudine. Ogni sorriso, l’inizio di un litigio se percepito poco sincero. Lei è stata contretta ad andare in una casa rifiugio.
È un bollettino di guerra senza armistizio. Sono solo cinquanta gli uomini che hanno deciso quest’anno di capire come fermare la violenza.
«Non si può costringere nessuno — chiosa Andrea Bernetti — ma forse in alcuni casi si potrebbe dare una scelta a queste persone. Chiedere loro se intendono intraprendere un percorso».
Ma ancora sembra esserci spazio solo per raptus o “tempeste emotive”, come nella sentenza della Corte d’Appello di Bologna per il femminicidio di Olga Matei.

(da “L’Espresso”)

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PRIMA GLI ITALIANI: RAGAZZA UCCISA A MESSINA, IL FIDANZATO ITALIANO CROLLA E CONFESSA

Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile

LA RAGAZZA ERA STATA TROVATA DAI FAMILIARI CON IL VOLTO TUMEFATTO E PICCHIATA A SANGUE

Ha confessato di avere uccisa la sua convivente. Cristian Ioppolo, 26 anni, dalle 13 sotto interrogatorio alla squadra mobile, ha ammesso di avere ucciso Alessandra Immacolata Musarra, di tre anni più piccola. Una confessione drammatica.
La donna è stata ritrovata dai familiari, che alle prime luci del mattino hanno chiamato il 118: sul corpo della donna sono stati evidenti segni di violenza, soprattutto al volto. Alessandra è stata picchiata a sangue con calci alla testa e pugni, ha i capelli strappati.
Alcuni giorni fa, la giovane aveva postato un video di “Un posto al sole”, lodando il riferimento alla violenza sulle donne.

(da agenzie)

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PRIMA GLI ITALIANI: PICCHIA LA MOGLIE E LA UCCIDE, POI CHIAMA IL 118

Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile

ENNESIMO FEMMINICIDIO A NAPOLI, ARRESTATO IL MARITO ITALIANO

Una donna di 36 anni, Fortuna Bellisario, è stata trovata senza vita sul pavimento del proprio appartamento a Miano, nel parco La Quadra in corso Mianella 115, a Napoli. Secondo quanto dichiarato dal marito nella chiamata al 118, sarebbe stato lui stesso a picchiarla e a ridurla così: “Non respira più, aiutatemi”, ha detto ai sanitari.
Da una prima ricostruzione della polizia è venuto fuor che l’uomo, Vincenzo Lo Presto, 41 anni, avrebbe usato una gruccia per i vestiti per colpire la donna   dopo un litigio.
Giunti sul posto i sanitari hanno provato a rianimare la donna che è deceduta poco dopo. Sabato scorso,un’altra donna era stata uccisa dal marito a Melito.
Per i vicini era una coppia tranquilla
Il marito della 36enne viene interrogato in questi minuti dalla Polizia. Nell’ appartamento al Corso Mianella, periferia Nord di Napoli, sono giunti il pm di turno, il medico legale e la Polizia Scientifica, che sta eseguendo i rilievi del caso. La donna abitava in un rione di edilizia popolare composto da edifici bipiani.
Lei ed il marito vengono descritti da alcuni vicini come una coppia tranquilla. Non risultavano liti tra i due, ed il litigio di oggi – se c’ è stato – non ha provocato rumore. I vicini hanno appreso dai telegiornali quanto accaduto.
Ha lasciato orfani tre figli di 7, 10 e 11 anni Fortuna Bellisario. I figli della coppia non erano in casa al momento della morte della madre, perchè erano usciti con la nonna.

(da agenzie)

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BUIO PESTO SULLA TAV

Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile

IL VERTICE SURREALE NELLA NOTTE LASCIA LE POSIZIONI INVARIATE E OPPOSTE: CLIMA DI PRE-CRISI DI GOVERNO

Il governo è in un tunnel, in cui non si vede la luce.
È tutto in un aggettivo, che Matteo Salvini a notte inoltrata consegna ai suoi all’uscita da Palazzo Chigi, visibilmente infastidito, esausto, consapevole che sulla Tav è l’intero impianto del governo gialloverde, il suo “capolavoro” politico a rischiare.
“Surreale”: è questo aggettivo che il leader della Lega, parlando coi suoi, usa per descrivere il vertice di questa notte.
Per tre ore è stata una battaglia tra i tecnici dell’una e dell’altra parte, ognuno impegnato a smontare le tesi degli altri.
Tavoli pieni di carte, slide, discorsi lunari, senza arrivare al dunque, perchè il nodo è politico, a settantadue ore dalla pubblicazione dei bandi che, in caso di annullamento, farebbe scattare un inferno di penali.
Per ora la linea di Salvini è di mantenere la calma, come ha fatto parlando a Potenza, con parole rassicuranti sul governo che non rischia, ma si respira un’aria da “pre-crisi” attorno al Capitano.
Perchè, come in un gioco dell’oca, si è tornati al punto di partenza, dopo mesi di chiacchiere, euforia dichiaratoria, analisi costi-benefici presentate come la Bibbia e messe da parte poi come documenti farlocchi. Sì o no, alla Tav. Punto.
E le posizioni sono, al momento, inconciliabili.
È stato alla fine del vertice che Luigi Di Maio ha messo agli atti la sua irrinunciabile richiesta del no alla pubblicazione dei bandi, da mettere al verbale già  al cdm di questa sera.
Perchè una qualunque posizione diversa, che passasse per l’avvio dei bandi della Telt previsto per lunedì, equivarrebbe a una frana nel Movimento: “Luigi non li regge più — è il punto che fa Salvini coi suoi – perchè ha l’elenco dei consiglieri regionali pronti a dimettersi, 4-5 senatori che lasciano il Movimento”.
Per non parlare di Alessandro Di Battista che ha fatto sapere che il no alla Tav è il discrimine della sua partecipazione alla campagna per le Europee.
Ed è stato sempre alla fine del vertice che Salvini ha fatto capire che per la Lega la non pubblicazione dei bandi sarebbe inaccettabile, per tutta una serie di ragioni oggettive — la perdita dei finanziamenti, le penali, le responsabilità  giuridiche che si assume chi blocca l’opera, ministri compresi — e soggettive, perchè a quel punto è la Lega a non reggerla al Nord.
Posizione ribadita quando la Lega fa sapere “che la Tav è utile per la crescita del Paese. E la conferma dei bandi resta un passaggio fondamentale per la realizzazione dell’opera”.
È una situazione limite. La classica situazione politica in cui indietro non si può tornare e avanti non si riesce ad andare.
Sono i classici casi in cui la crisi è il prodotto non di una volontà  di rompere, ma di una impossibilità  ad uscire dall’incastro perfetto.
E stavolta la crisi è nel novero delle possibilità , anzi tra i leghisti qualcuno vicino a Salvini la giudica “ineluttabile” come in una coppia in cui, nonostante il sentimento, la convivenza è diventata impossibile. Se il premier si presenta al cdm con la proposta di annullare i bandi, a quel punto c’è il patatrac.
Adesso è tutto nelle mani di Conte, anche se le ore che passano bruciano soluzioni e margini di compromesso, a meno che qualcuno non ceda. Il premier annuncia una conferenza stampa dicendo che sulla Tav “anche io sono dubbioso” e ha convocato il dg di Telt, Mario Virano, a Palazzo Chigi.
Al momento non è confermato che i leader torneranno a vedersi oggi. Difficile prima del consiglio dei ministri del pomeriggio, possibile dopo anche se Salvini ha un impegno Tv.
Tutto nelle mani di Conte, dicevamo. L’idea bislacca di pubblicare i bandi per dirottare i fondi sul Frejus — praticamente una barzelletta politica e un gioco delle tre carte politico — è già  caduta perchè i soldi previsti da un trattato internazionale su un’opera non possono essere dirottati su un’altra opera.
Ora l’idea del premier è di cercare un bilaterale con la Francia per ridiscutere l’opera, come se un bilaterale con Macron fosse una cosa che si organizza dalla sera alla mattina, magari facendo un fischio perchè siccome il governo italiano rischia di cadere per incompetenza in materia, l’Eliseo può chiudere un occhio sui trattati già  sottoscritti.
La nota che, in mattinata, viene diramata da palazzo Chigi è più sbilanciata verso le posizioni grilline, laddove si parla di “criticità ” sull’opera e della necessità  di “affrontare il tema della ripartizione dei finanziamenti del progetto tra Italia, Francia e Unione europea”.
Siamo un nuovo capitolo di questa estenuante manfrina, in cui non si affronta il punto vero, la pubblicazione dei bandi.
L’avvocato Conte sa che le aziende aggiudicatarie e danneggiate da un eventuale stop potrebbero intraprendere una azione civile contro chi ha assunto questa decisione.
E lo stesso problema avrebbero i consiglieri della Telt, l’aggiudicataria della Torino-Lione assieme a Ferrovie. In una situazione del genere, anche di fronte a un no del governo, potrebbero varare i bandi, per poi dimettersi il minuto e non subire azioni civili.
Nella Prima Repubblica, quando c’erano delle logiche, una crisi si sarebbe già  aperta, anche con la furbizia di chi sa che, con la crisi, la pubblicazione dei bandi procede.
In questa Repubblica sovranista lo spettacolo surreale continua.

(da “Huffingtonpost”)

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