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NON E’ REATO SPUTARE SU UN MANIFESTO DI SALVINI

Marzo 13th, 2019 Riccardo Fucile

IL GIP DI TORINO GIUSTAMENTE ARCHIVIA: “NESSUN VILIPENDIO, IL GESTO ERA RIVOLTO ALL’UOMO E NON AL RUOLO”

Sputare contro un manifesto di Matteo Salvini non è reato. Il gip del tribunale di Torino ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dalla procura che ha indagato su un episodio accaduto il 9 febbraio quando il giovane, 26 anni, residente a Villastellone, aveva sputato su un manifesto che ritraeva il ministro dell’Interno, esposto a un banchetto della Lega durante una raccolta firme.
Il ragazzo era stato denunciato da uno dei militanti della Lega che aveva chiamato i carabinieri. Il giovane era stato indagato per vilipendio a un organo dello stato.
Secondo il giudice per le indagini preliminari di Torino, però, quel fatto, non esiste alcuna ipotesi di reato. “Il gesto è rivolto all’uomo e non al ruolo che in quel momento ricopre Matteo Salvini, e dunque non all’incarico di ministro dell’Interno”, spiega il giudice nel documento che motiva la sua decisione.
“Condividiamo pienamente le argomentazioni giuridiche alla base della decisione del Tribunale. Il punto, però, è che non si può utilizzare la via del processo penale a fini di propaganda e confronto politico, anche perchè questo comporta oneri e costi per l’amministrazione della giustizia”, dicono gli avvocati Andrea Castelnuovo e Frediano Sanneris, che hanno assistito il giovane.
La vicenda era finita anche su Facebook perchè la scena era stata filmata.
Nel pubblicare il filmato, sostengono i difensori, l’esponente aveva fatto un commento “a tinte forti”

(da agenzie)

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LO SPOTTONE DI SALVINI SULL’ESTRADIZIONE DAL NICARAGUA DELL’EX BR CASIMIRRI ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA (CHE NON SERVE A UNA MAZZA)

Marzo 13th, 2019 Riccardo Fucile

COME SE FACENDO VOTARE UN EMENDAMENTO AL PARLAMENTO EUROPEO IL NICARAGUA CAMBIASSE IDEA DOPO AVER GIA’ RESPINTO DUE VOLTE LA RICHIESTA DELL’ITALIA NEGLI ANNI PASSATI… L’EX TERRORISTA DELLE BR GESTISCE UN RISTORANTE DI LUSSO, E’ AMICO DEL GOVERNO, E’ CITTADINO DEL NICARAGUA E SI FARA’ DUE RISATE

La Lega ha presentato all’Europarlamento un emendamento alla risoluzione sul Nicaragua per chiedere l’immediata estradizione dell’ex brigatista Alessio Casimirri, domani sarà  ai voti di Strasburgo. L’auspicio di Matteo Salvini è che “tutta Europa dia ragione” al Carroccio e “condivida la battaglia” del Governo.
Cosa rappresenterà  questo spottone? Il nulla, solo prepaganda, visto che il governo del Nicaragua ha già  respinto due volte in passato la richiesta.
Casimirri, nome di battaglia “Camillo”, nato a Roma il 2 agosto 1951 e brigatista rosso, condannato tra le altre cose per aver partecipato al sequestro Moro, da anni vive a Managua e gode di protezioni eccellenti.
Oltre il caso Moro e l’omicidio della sua scorta, ha partecipato agli attentati mortali dei giudici Palma e Tartaglione e all’assalto alla sede della Dc di piazza Nicosia a Roma. Condannato all’ergastolo, ora è titolare di un ristorante in Nicaragua, La Cueva del Buzo a Managua.
Alessio Casimirri,   67 anni ottimamente portati è blindato da un intreccio di poteri che, di fatto, lo rendono un intoccabile.
Figlio di un alto funzionario del Vaticano, Casimirri sarà  il solo brigatista, tra quelli identificati del commando di via Fani, a sottrarsi all’arresto: con l’aiuto dei servizi segreti, espatriò in Nicaragua, da dove non verrà  mai estradato.
Il combattente “Camillo”, infatti, ha radici saldamente piantate nel microuniverso della Santa Sede: la madre era una cittadina vaticana, il padre, Luciano Casimirri, diresse la Sala stampa vaticana sotto tre pontefici: Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI (che battezzò e comunicò il piccolo Alessio).
Il giovane Alessio, ex militante di Potere operaio, segnalato nel 1975 in un rapporto dei carabinieri come soggetto «fazioso e violento», confluisce nelle Br nel 1976 e vi resta almeno fino 1980 prendendo parte all’azione più eclatante, quella in cui viene annientata la scorta del presidente Dc Aldo Moro, prigioniero senza ritorno.
Subito la sua figura risulta al centro di parecchie stranezze, come una immediata perquisizione ancora nel pieno del sequestro di Moro, il 3 aprile 1978, nella sua casa di via del Cenacolo, 56 a La Storta, con contestuale perquisizione anche dell’abitazione dei genitori in via Germanico, 42, a ridosso del Vaticano: segno che gli inquirenti avevano già  un quadro piuttosto chiaro della sua rilevanza in seno alle Br.
Ma siamo solo all’inizio. Casimirri, più volte segnalato, denunciato, perquisito, trova modo di recarsi nel 1980 in una stazione dei carabinieri ai quali consegna armi senza per questo destare giustificati sospetti; ancora due anni dopo, da ricercato, può ritirare quanto a lui dovuto dal datore di lavoro prima di darsi alla latitanza ed espatriare, verosimilmente con un passaporto rozzamente contraffatto a nome Guido Di Giambattista: entra in Francia, e, passando per Mosca, approda finalmente, e definitivamente, in Nicaragua.
Secondo plurime risultanze di indagine, tra le quali la già  citata II Commissione Moro, Casimirri ha potuto usufruire di «costante e ripetuta protezione nel nostro Paese, di cui […] godere in molte fasi della sua vita con modalità  e intensità  diverse e in molteplici ambiti». Non solo, come è ovvio, grazie alla potente influenza dei familiari, ma anche «con analoghi percorsi, elementi di collaborazione, più o meno ufficiale, con strutture dello Stato».
L’ex compagno di militanza brigatista Raimondo Etro riferì alla Commissione una voce che voleva Luciano Casimirri, padre di Alessio, in rapporti di confidenza con il generale Giuseppe Santovito, capo del Sismi e affiliato alla loggia massonica coperta P2. Non è tutto.
Sempre circa le ambigue protezioni in grado di sottrarre Casimirri alla cattura, è ancora la stessa II Commissione Moro a ipotizzare «un quadro inquietante di protezioni… [che contemplano] l’esistenza di un rapporto tra il generale dei carabinieri Francesco Delfino e Casimirri, il quale sarebbe stato dunque una sorta di infiltrato dell’Arma nelle Brigate Rosse»; ipotesi «valorizzata [dal giudice Antonio Marini e che], trova fondamento nelle dichiarazioni rese da Bou Ghebi Ghassan», un cristiano maronita libanese implicato in traffici di droga, alle autorità  giudiziarie prima di Brescia e poi di Roma.
Sta di fatto che l’ex bambino vaticano resta intoccato ed è l’unico fra tutti i suoi compagni di militanza.
In Nicaragua ha dapprima collaborato col regime sandinista di Ortega contro i Contras, addestrando le truppe speciali in attività  militari subacquee, delle quali è sempre stato esperto fin da giovane (altra circostanza che ha indotto qualcuno a ricondurlo più ad un ruolo da militare infiltrato che da terrorista); quindi, ottenuta nel 1988 la cittadinanza nicaraguense e messa su famiglia, ha aperto un ristorante rinomato e assai frequentato, oltre che gravido di richiami, più o meno criptici, al suo torbido passato.
Ma per tutti egli è lo chef, un amico, uno che a tavola ti ridà  la vita, seppure a prezzi non esattamente proletari.
Due richieste italiane di estradizione, nel 2004 e nel 2015, sono cadute come foglie morte.
La sua vicenda è a suo modo esemplare di quella zona grigia di connessioni e protezioni statali e poliziesche che ha avvolto tanti terroristi, di destra e di sinistra, lui più di ogni altro. Oggi i Contras hanno problemi in Nicaragua, forse passeranno anche loro, ma Casimirri resterà .
Alla luce del sole, senza doversi nascondere.

(da agenzie)

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LA GAFFE DI SALVINI GLI VALE UNA QUERELA: IL CENTRO SPRAR DI CASERTA LO DENUNCIA PER DIFFAMAZIONE

Marzo 13th, 2019 Riccardo Fucile

LA STRUTTURA E’ STATA CHIUSA PER “CARENZE STRUTTURALI”, COMMENTARE IL FATTO CON “LA PACCHIA E’ FINITA” COME SE QUALCUNO NE AVESSE TRATTO UN ILLECITO GUADAGNO E’   DA PIRLA… IL CENTRO: “ABBIAMO RICEVUTO CONTROLLI DAL SUO MINISTERO FIN DAL 2007 E COMPLIMENTI PER LA GESTIONE”

Gli attivisti del centro sociale Ex Canapificio di Caserta, ente gestore del progetto di accoglienza Sprar, presenteranno querela per diffamazione nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini per le dichiarazioni di ieri del leader della Lega che hanno seguito il sequestro della struttura per carenze strutturali
In particolare, gli attivisti puntano il dito su quel “la pacchia è finita” rivolto ai gestori del centro sociale, che definiscono l’espressione “pura speculazione: il ministro – proseguono –   sa fin troppo bene che i controlli svolti dal suo Ministero dal lontano 2007 hanno sempre constatato l’eccellenza della relativa gestione, e sa bene che quei fondi sono finalizzati all’assistenza dei titolari di protezione internazionale, per cui dovrebbe il signor ministro guardarsi bene dall’istigare alla commissione di un reato, quello di distrazione di fondi, che avremmo senza dubbio commesso seguendo il suo consiglio di utilizzarli impropriamente per la manutenzione, senza peraltro aver nessuno scudo immunitario come quello che evita a Salvini di andare a processo in quanto ministro e di restituire congruamente 49 milioni di euro di finanziamenti pubblici scomparsi nei conti della Lega, in quanto segretario di questo partito”.
Gli attivisti dell’Ex Canapificio annunciano una serie di manifestazioni a partire da un “presidio permanente in piazza della Prefettura” a Caserta domani, giovedì 14 marzo, dalle ore 10. Sabato 16 marzo alle ore 14 si terrà  invece una “manifestazione nazionale”, sempre a Caserta, che ha già  ricevuto decine di adesioni.

(da Globalist)

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CONTINUA LA FARSA SARTI: “NON E’ DETTO CHE SIA ESPULSA”

Marzo 13th, 2019 Riccardo Fucile

I PROBIVIRI M5S PRENDONO TEMPO… NE DEVE AVERE DI SANTI IN PARADISO (O ARGOMENTI DISSUASIVI)

La vicenda è più complicata del previsto. Per la prima volta davanti ai probiviri del Movimento 5 Stelle non vi sono semplicemente parlamentari dissidenti. In questo caso invece si tratta di una storia che si intreccia con un piano giudiziario che potrebbe essere ancora in evoluzione.
Nonostante i vertici M5S, tra cui Luigi Di Maio, abbiano più volte ripetuto che l’espulsione della deputata Giulia Sarti sarebbe stata inevitabile per via del caso Rimborsopoli, oggi — secondo quanto riferisce l’Adnkronos – dal collegio dei probiviri chiamato a decidere sul futuro dell’ex presidente della commissione Giustizia emergono dubbi sul ‘cartellino rosso’ finora dato per scontato.
Ragion per cui ci vorrà  anche più tempo del previsto.
La priorità  dei ‘giudici’ grillini viene data a questo provvedimento disciplinare estremamente complesso poichè i probiviri sono chiamati a fare il punto su un dossier corposo, comprensivo anche delle carte processuali.
E i dubbi su Andrea Bogdan Tibusche, l’ex fidanzato di Giulia Sarti che ha visto il Tribunale di Rimini archiviare il fascicolo sul suo conto, si sarebbero fatti strada tra i probiviri: “un personaggio complicato – così viene descritto Tibusche – di sicuro estremamente complesso”.
Era stata Sarti ad accusarlo di aver sottratto i soldi dal suo conto ma il tribunale ha archiviato il caso e di conseguenza la deputata dovrà  spiegare dove sono finiti i soldi non rendicontati.
Il verdetto sulla deputata riminese, viene dunque riferito, “non è così scontato” per i probiviri: “La vicenda è complessa, ci prenderemo tutto il tempo necessario per far luce e dare un giudizio che sia il più equilibrato possibile”.
Di fronte alla circolazione di vecchie foto private della deputata, la solidarietà  dei gruppi parlamentari è stata massima ed è intervenuto anche il garante della privacy.
Il presidente della Camera Roberto Fico, in un tweet ha definito “vergognoso quello che sta subendo Giulia Sarti” e “vigliacco” l’atto di diffondere immagini private sulla Rete.
Prima di Fico, attestati di solidarietà  per Sarti e di condanna per gli autori della diffusione erano arrivati sia da destra che da sinistra
Il capogruppo dei senatori grillini, sul fronte politico, tuttavia tiene il punto:
La Sarti dovrebbe essere espulsa? “E’ evidente che quando fece alcune dichiarazioni, dopo che si era scoperto che aveva degli ammanchi rispetto alle restituzioni, non fu sincera rispetto al Movimento”.”dice a Rai Radio1 ‘Un Giorno da Pecora’ Stefano Patuanelli.
Gli altri provvedimenti all’esame dei probiviri slitteranno. Tra questi, nonostante siano scaduti i termini per decidere eventuali sanzioni, ci sono le carte che riguardano le senatrici ‘ribelli’ Elena Fattori e Paola Nugnes, in odore di espulsione.
Dare priorità  al caso Sarti e mettere in stand by tutti gli altri evita al Movimento di dover avere a che fare con i numeri ‘risicati’ a Palazzo Madama. Espellere le due senatrici significherebbe avere solo due senatori in più per raggiungere la maggioranza. Quindi per ora priorità  al caso Sarti.

(da agenzie)

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LA DENUNCIA DEI RADICALI: “LA RUSSIA INQUINA I POZZI DELLA DEMOCRAZIA EUROPEA GRAZIE AL GRIMALDELLO DELLA LEGA”

Marzo 13th, 2019 Riccardo Fucile

“I SOVRANISTI SONO LO STRUMENTO PER DISTRUGGERE L’EUROPA SU MANDATO DI PUTIN CHE NELL’INDEBOLIMENTO DELLA UE VEDE L’OCCASIONE PER L’ESPANSIONE DEL SUO POTERE ECONOMICO, MILITARE E POLITICO”

Dopo anni di denunce dei Radicali in merito ai contatti strettissimi tra la Russia di Putin e i partiti antieuropei, a cominciare da Lega e 5Stelle; dopo le evidenti intromissioni nelle principali vicende elettorali europee (e non solo) a colpi di propaganda e fake-news; dopo l’inchiesta recentissima de L’Espresso che, dati alla mano, fornisce informazioni su una supposta trattativa segreta tra emissari di Putin e leghisti nostrani per finanziare lautamente il Carroccio in vista delle prossime elezioni europee, Silvja Manzi, segretaria di Radicali Italiani, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“La Russia inquina i pozzi della democrazia grazie al grimaldello della Lega. Si avvicinano le elezioni europee e non c’è la consapevolezza, nemmeno nel PD che dovrebbe fare opposizione, della gravità  di quanto accade. Lo diciamo da anni, non perchè siamo capaci di leggere nella sfera di cristallo ma perchè sappiamo guardare ai fatti: la Lega rappresenta lo strumento per distruggere l’UE su mandato della Russia di Putin che vede nell’indebolimento dell’Europa e nel ritorno dei nazionalismi europei l’occasione per un ulteriore espansione del suo potere economico, militare, diplomatico, politico. La Lega non è sola in questa operazione ma certamente rappresenta lo strumento più pericoloso a livello dell’intera Europa.
È incredibile il silenzio assordante dopo l’inchiesta de L’Espresso che fornisce dati, fatti, ipotesi, su un accordo in fase di chiusura tra Lega e Russia di Putin, per finanziamenti faraonici al Partito di Salvini in vista delle Europee.
Stiamo vivendo un periodo buio senza precedenti nella storia recente. Un periodo nel quale Matteo Salvini può andare a Mosca a dire che si trova a casa lì più di quanto si senta a casa in alcuni paesi europei senza che accada nulla; un periodo nel quale il leader di un partito che ha sottratto 49 milioni di euro agli italiani vive il suo momento migliore dal punto di vista del potenziale elettorale; un periodo nel quale l’informazione è nelle mani del regime come mai accaduto prima dal dopoguerra a oggi.
Siamo di fronte al rischio del definitivo collasso dello Stato di diritto in Italia e in Europa e uno dei mandanti è proprio il regime russo. Propaganda finanziata con milioni di euro, uso militare delle fake-news e sostegno alle forze sovraniste sono le modalità  attuate.
L’unico antidoto possibile è rafforzare l’Europa; andare avanti verso la federazione europea e conquistare una informazione libera che oggi è solo un lontano miraggio”.

(da agenzie)

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INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO: “IL REDDITO DI CITTADINANZA ESCLUDE I PIU’ POVERI E I PIU’ FRAGILI”

Marzo 13th, 2019 Riccardo Fucile

“LA POVERTA’ ASSOLUTA E’ FATTA DI MOLTE COSE: IL LAVORO SPESSO E’ L’ULTIMO ANELLO DELLA CATENA”

Il reddito di cittadinanza “esclude le persone più povere e più fragili”, mentre i rimpatri sono “uno spot elettorale” che può “accontentare qualche persona che ce l’ha con gli immigrati o che pensa che ci sia un’invasione”, non un vero cambiamento.
Sono alcune delle riflessioni aperte da Marco Impagliazzo, presidente della comunità  di Sant’Egidio, associazione, in prima linea per la solidarietà  a poveri e migranti, nata in Italia 50 anni fa.
In un’intervista a TPI, Impagliazzo parla del decreto sicurezza e del disastro dell’Ethiopian Airlines, ma anche di razzismo e integrazione, in un momento in cui questi temi nel nostro paese sono più caldi che mai.
Presidente, a bordo del volo Ethiopian Airlines precipitato c’erano anche italiani che credevano in un futuro migliore per l’Africa.
La comunità  di Sant’Egidio è molto addolorata per questa scomparsa, si tratta di persone che generosamente spendevano la loro vita per l’Africa e per gli africani, mostrando che c’è ancora da parte di noi europei il bisogno di stare dalla loro parte e fare qualcosa per lo sviluppo di questo continente. Erano persone un po’ in controtendenza rispetto alla cultura prevalente oggi in Europa, di chiusura, ripiegamento su sè. Loro invece hanno continuato a tenere alta la bandiera della solidarietà  e della collaborazione con il popolo africano, che sono la vera soluzione a uno dei più grandi problemi che il mondo occidentale sta affrontando: l’immigrazione internazionale.
È un dolore in più per noi la perdita di Carlo Spini e della moglie Gabriella Vigiani, e di Paolo Dieci, con cui abbiamo collaborato per anni per un progetto in Malawi, dove abbiamo lavorato per una cura dei malati di Aids, una cura gratuita che ha permesso a migliaia di bambini di nascere sani da madri sieropositive. Erano persone care alla nostra comunità , eravamo amici: un’amicizia non nata in un bar, ma sorta intorno all’aiuto allo sviluppo e alla cura dei malati.
La loro attività  verrà  portata avanti dai loro collaboratori?
Sì, naturalmente c’è una grande collaborazione, soprattutto dalla onlus di Bergamo da cui vengono Carlo Spini e la moglie, ma anche da tutto il mondo della cooperazione, che conosce benissimo Paolo Dieci, che ne è stato portavoce per anni. È un mondo che sembra sommerso, ma è molto più vasto di quello che crediamo e avrebbe bisogno di essere meglio conosciuto nel nostro paese. Spesso sostituisce il lavoro che dovrebbero fare le nostre politiche internazionali, che invece talvolta si fermano ai confini dei nostri paesi. Vorrei cogliere quest’occasione per ricordare anche le persone che appartengono a questo mondo e sono state rapite, come Silvia Romano in Kenya e il padre missionario Pierluigi Maccalli, rapito in Niger a settembre 2018. Purtroppo su di loro non si hanno notizie da mesi.
Una delle attività  della comunità  di Sant’Egidio è quella dei corridoi umanitari, che hanno consentito finora l’arrivo in Italia di 1.432 rifugiati, in gran parte siriani provenienti dai campi profughi libanesi, più quasi 500 persone del Corno d’Africa. È questo il modo giusto per affrontare la questione dell’immigrazione?
È uno dei modi, finora l’unico esistente, per venire incontro alle necessità  di persone che hanno bisogno di protezione umanitaria. Al di là  di coloro che sono riconosciuti rifugiati in loco dall’UNHCR, tutte le persone che necessitano di protezione umanitaria non hanno un modo per salvarsi da guerra, violenza, fame e problemi climatici. Non hanno un modo legale per venire nel continente europeo. Non c’è una politica di visti per loro. Il corridoio umanitario è stato pensato proprio per loro, ma ci sarebbe bisogno di altri sistemi legali che possano affiancarlo, per venire incontro alle vittime di queste sofferenze. Se da una parte siamo molto contenti di aver avuto quest’idea e che sia stata approvata dal governo italiano, francese e da quello belga, dall’altra siamo preoccupati per le migliaia di persone ancora in attesa di essere accolte.
Per il fondatore della vostra comunità , Andrea Riccardi, questi numeri mostrano che c’è “un’Italia disponibile a integrare i migranti con le proprie energie e a costo zero per lo Stato”. Questo dimostra che il clima è diverso da quello di ostilità  e indifferenza che viene descritto nel nostro paese?
Sì, perchè in Italia ci sono forze e energie di solidarietà  e accoglienza che si sono volute esprimere con i corridoi umanitari. Quando dai alle persone la possibilità  di fare del bene, molte rispondono di sì. Hanno capito che tante volte la vita di una persona vulnerabile dipende da un nostro “sì” o da un nostro “no”. Tutti i “no” che stiamo dicendo sono porte in faccia che chiudiamo violentemente davanti a persone soffrono, in primo luogo per la guerra. Papa Francesco parla di “terza guerra mondiale a pezzi”.
Anche i “no” dei governi?
Certo, assolutamente, mi riferisco proprio a loro, che spesso influenzano anche le persone con campagne sbagliate dal punto di vista della propaganda politica, a mezzo stampa o dei social media. Anzi, mi rallegro che il vostro lavoro sia veramente controcorrente, di vera informazione. Dobbiamo dare alla gente la possibilità  di dire “sì”. I corridoi umanitari sono stati questo: la possibilità  di tante persone che si ribellano pacificamente a questo clima di chiusura. Ci sono famiglie, persone, associazioni, parrocchie, che attraverso l’accoglienza hanno risposto a un altro grande problema, quello dell’integrazione.
Può dirci qualcosa in più sui nuovi corridoi umanitari col Corno d’Africa?
Analogamente a quelli con il Libano, è stato proposto al governo italiano da parte della comunità  di Sant’Egidio insieme alla Conferenza episcopale italiana (Cei) un corridoio dall’Etiopia per persone provenienti dai paesi del Corno d’Africa che vivono particolari sofferenza. Questo primo corridoio, previsto per 500 persone, è stato esaurito e ora abbiamo discusso un secondo protocollo per altre 500 persone. Il criterio è sempre lo stesso: vengono privilegiate le persone più vulnerabili, mamme sole con bambini, anziani, persone malate o con disabilità . Questo evita che finiscano nelle mani dei trafficanti di esseri umani.
Anche il governo ha disposto dei corridoi umanitari, definiti un flop perchè gran parte dei rifugiati giunti in Italia sono fuggiti all’estero.
Questi non sono veri e propri corridoi umanitari, perchè non garantiscono integrazione come fanno quelli organizzati dalla comunità  di Sant’Egidio insieme alla Chiesa Valdese e alla Cei. Queste persone sono collocate in centri di accoglienza dello Stato, non c’è un progetto dietro che ne garantisca l’integrazione.
Se da una parte ci sono misure come i corridoi umanitari, che favoriscono l’immigrazione regolare, dall’altra c’è il decreto sicurezza che farà  aumentare il numero di irregolari in Italia. Voi cosa ne pensate?
Noi abbiamo già  espresso sia in sede istituzionale al parlamento nelle audizioni, sia a Palazzo Chigi sia al ministero dell’Interno le nostre perplessità  su alcuni punti del decreto sicurezza, dando anche dei suggerimenti su cosa si sarebbe potuto migliorare. Quello che ci colpisce è soprattutto l’idea di una penalizzazione di queste persone, perchè uscire dalla protezione umanitaria comporta un indebolimento del percorso di integrazione nel nostro paese, che spesso è molto lento perchè non ci sono buone pratiche o leggi che lo favoriscano. Molte persone finiscono nell’irregolarità  per i motivi più diversi, anche indipendenti dalla loro volontà . Per noi il tema è lavorare meglio sull’integrazione, e questo decreto non lo fa.
Un’altra misura del governo che avete in parte criticato è il reddito di cittadinanza, che esclude secondo voi i poveri assoluti perchè richiede 10 anni di residenza in Italia, di cui almeno due continuativi, lasciando fuori le persone senza fissa dimora.
Non siamo contrari al reddito di cittadinanza, ma siamo favorevoli che raggiunga anche le parti più povere della nostra società . Il reddito di cittadinanza infatti non raggiunge le persone che non hanno una residenza — pensi a tutte le persone senza fissa dimora che ci sono in Italia, sono migliaia. Il problema non è solo non avere un lavoro, ma anche non avere una casa, una residenza. La povertà  assoluta è fatta di molte cose: il lavoro spesso è l’ultimo anello della catena. Per questo abbiamo proposto delle modifiche parlamentari al disegno di legge. I requisiti andrebbero allargati: chi non ha il lavoro ma ha la casa è già  più fortunato di chi non ha il lavoro ma vive per strada.
Di recente sono stati pubblicati dati che evidenziano episodi di razzismo in crescita in Italia. La vostra comunità  ha percepito questo aumento?
Possiamo confermare che in Italia c’è un indurimento del clima verso le persone più povere in generale, ma particolarmente verso le persone straniere, coloro che vengono dall’Africa ma anche dall’Asia. Questo non è solo un portato di certe politiche o messaggi che vengono dati — certamente questi aggravano la situazione — ma è un portato del mondo globalizzato. Ci troviamo di fronte a un cambiamento d’epoca, che se affrontato con la chiusura e il sospetto verso gli altri alla fine non favorisce la fiducia della gente nel futuro. Il rischio è quello di chiudersi dietro dei muri o un discorso identitario che secondo noi ha poco senso. Cosa significa oggi essere italiani? Bisognerebbe capirlo meglio, se ne sta discutendo dall’unità  d’Italia. E oggi cosa significa chiudersi in un’identità  mentre siamo al centro di venti gelidi che vengono da nord, sud, est e ovest? Viviamo in un mondo molto più grande di quello in cui siamo nati. Il problema è anche capire cosa significa vivere nella globalizzazione, convivere con persone che vengono da altre culture, religioni e storie. Bisogna guardare l’incontro con l’altro in maniera positiva, se lo guardi in modo negativo o con paura avrai delle reazioni scomposte e quindi l’aumento di episodi di razzismo o mancanza di civiltà . È un tema che ci accomuna, le politiche sovraniste stanno crescendo in tutta Europa perchè fanno leva su queste paure, che vanno anche capite, ma non giustificate, e a cui bisogna dare secondo noi un altro tipo di risposta.
Possiamo dire che alle prossime elezioni europee una vittoria dei sovranisti sarebbe una sconfitta di civiltà ?
Sono fiducioso che non sarà  un’elezione a cambiare il nostro continente, che ha un fondamento nei grandi temi della pace, della solidarietà , dei diritti. Queste basi, sperimentate da più di 70 anni, credo potranno resistere ai venti del sovranismo.
Andando invece al tema dei rimpatri, da dati recenti risulta che il ministro Salvini nei primi sei mesi di governo ne ha eseguiti meno di Minniti, e si tratta comunque di una cifra molto più bassa di quanto promesso. Possiamo dire che è stato un fallimento?
Più che un fallimento i rimpatri non sono una misura adeguata a rispondere al grande tema migratorio. Possono accontentare qualche persona che ce l’ha con gli immigrati o che pensa che ci sia un’invasione, ma è uno spot elettorale più che una vera realtà  di cambiamento.
I rimpatri sono solo un piccolissimo aspetto, il tema della migrazione va affrontato con politiche di integrazione e politiche condivise tra tutti i paesi europei.
Voi quindi siete a favore della regolarizzazione dei migranti irregolari?
Per noi la proposta più valida sarebbe creare dei visti europei di lavoro, aprendo un dialogo con i paesi africani da cui più emigrano queste persone. Si potrebbero creare dei flussi a livello europeo, che soddisfino il bisogno di manodopera dei nostri paesi, ma chiedendo anche l’impegno di fissare delle quote, per impedire immigrazioni troppo massicce.

(da TPI)

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SONO PIU’ DI CENTO I MIGRANTI CHE FANNO SERVIZIO VOLONTARIO NELLE AMBULANZE

Marzo 13th, 2019 Riccardo Fucile

L’INTEGRAZIONE PASSA ANCHE PER IL VOLONTARIATO… SOLO IN TOSCANA SONO 50 I GIOVANI CHE PRESTANO SERVIZIO, OSPITI NEI CENTRI DI ACCOGLIENZA

Non possono guidare, ma aiutano i soccorritori e i pazienti, spesso disabili o anziani, nel trasporto, nell’accompagnamento e nella riabilitazione.
Mentre li accompagnano li assistono, a volte li accarezzano, ci parlano, per cercare di alleviare le loro sofferenze.
Si chiamano Jennifer, Dieudonne, Ojo, Isaac, Sekou. E tanti altri ancora. Sono i circa cento giovani volontari profughi delle Misericordie d’Italia
Martedì mattina, una trentina di loro, si è ritrovato a Firenze per l’annuale incontro nazionale dei giovani in servizio civile degli enti aderenti al TESC (Tavolo Ecclesiale sul Servizio Civile), che riunisce 18 organismi, associazioni ed enti cattolici impegnati su questo ambito, un’iniziativa coordinata dalla Caritas.
Ognuno di questi giovani profughi, tutti di un’età  compresa tra i 19 e i 29 anni e ospiti nei centri di accoglienza del territorio, hanno svolto il corso per soccorritore di 72 ore.
Soltanto in Toscana, sono circa 50 i migranti volontari.
“Sono ragazzi molto volenterosi — ha spiegato Claudia Barsanti, responsabile servizio civile delle Misericordie — Spesso la loro attività  di volontariato va oltre le ore stabilite. Questa attività  è importante per la loro integrazione, una ventina dei nostri profughi volontari è stato assunto, trovando lavoro in ambito socio sanitario”.
Ma non sempre è facile: i migranti volontari, pur indossando la divisa delle Misericordie, sono talvolta vittime dei pregiudizi delle persone. “Capita a volte che i cittadini, vedendo scendere dalle nostre ambulanze un ragazzo di colore, abbiano qualcosa da ridire”.
I migranti attivi nelle Misericordie, sono in Italia da meno di due anni. Hanno ancora difficoltà  con la lingua italiana, ma imparano a poco a poco
Molti non hanno ancora la patente, motivo per cui non possono guidare i mezzi di soccorso. Il lavoro, per tutti loro, è l’obiettivo principale, ma spesso non è semplice trovarlo
“Gli operatori delle Misericordie cercano di aiutare questi ragazzi a trovare lavoro, cerchiamo di intercettare le offerte del territori — ha detto Barsanti — e alcuni di questi ragazzi hanno trovato un’occupazione nei vivai, come a Pistoia, o nei ristoranti, come in Versilia”

(da “Redattore Sociale”)

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SONDAGGIO EUROMEDIA: PER IL 56,7% DEGLI ITALIANI IL GOVERNO E’ INADEGUATO, PER IL 51,6% MEGLIO CHE VADA A CASA

Marzo 13th, 2019 Riccardo Fucile

FAVOREVOLI AL RITORNO AL CENTRODESTRA CLASSICO IL 37,8%, A UNA ALLEANZA SOVRANISTA LEGA-FDI IL 23,6%, A RIMANERE CON IL M5S IL 12,4%

Non è da trascurare il sondaggio di Euromedia che, alla domanda: “nel caso si tornasse a votare per le elezioni politiche entro la fine dell’anno preferirebbe che la Lega si alleasse con ?”
La maggioranza auspica un alleanza della tradizionale coalizione: infatti per il 37.8% si dovrebbe procedere in combinata con Forza Italia e Fratelli d’Italia; un percorso in solitaria per il 26.2%; portare al vaglio degli elettori un accordo continuativo dell’esecutivo, quindi assieme con i pentastellati, solo per il 12.4% .
Il 23.6% promuove la rivoluzione sovranista tra la Lega, movimenti che si rifanno a questa impostazione di “autonomia” europeista e Fratelli d’Italia con esclusione di Forza Italia.
La necessità  di non continuare il percorso con i grillini anche il dato scaturito dall’apprezzamento italico per l’esecutivo Conte.
La maggiore preoccupazione del popolo risiede nella capacità  di affrontare la situazione dell’economia nazionale.
Infatti alla domanda : secondo lei, sui temi economici reputa l’attuale Governo capace o no? Le risposte non lasciano dubbi: il 31.3% lo ritengono all’altezza della situazione (quindi un italiano su tre) e ben il 56.7% lo boccia senza appello ritenendolo “inadeguato di fronte all’attuale scenario economico”.
Altra spaccato è fotografato dalla speranza o dalla certezza (o volontà ) di vederlo giungere a scadenza naturale.
“Secondo lei, il governo Conte durerà  cinque anni, cioè giungerà  a fine legislatura?”, convinti o fiduciosi di ciò solo il 29.6%, solo l’8.6% ritiene possa rimanere “in piedi” sino al 2021/2022 e ben il 51.6% è convinto di una fine tra il prossimo mese e non oltre il 2020.
Questo dato scaturisce da un valore netto del 23.7% di coloro che intravedono, o sperano, che termini subito dopo le elezioni europee; il 6.6% (ipotesi quasi impossibile) fino massimo al prossimo mese di aprile; l’8.6% in carica sino al 2021/2022 ed un 12.7% fino al 2020.
Di fatto, tra le polemiche grillino/salviniane e la fiducia verso l’esecutivo giamaicano, la maggioranza (il 51,6%) spera che vada   a casa.

(da agenzie)

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LAMPEDUSA, GLI SBARCHI CONTINUANO MA I MEDIA DI REGIME NON NE PARLANO

Marzo 13th, 2019 Riccardo Fucile

POCHI GIORNI 40 PROFUGHI DALLA LIBIA, ALTRI DALLA TUNISIA, MA ARRIVANDO DIRETTAMENTE SENZA SALVATAGGIO DA PARTE DELLE ONG NON FANNO GIOCO AI RAZZISTI… E ALMENO 500 AL MESE ARRIVANO SENZA CHE NESSUNO SE NE ACCORGA

Forse non tutti sanno che in questi giorni dalla Libia sono partiti almeno due barconi in legno diretti a nord e che entrambi sono giunti a destinazione: in Europa. Uno è stato soccorso dalla Marina Maltese mentre una barca è arrivata a Lampedusa nella notte tra il 6 e il 7. A bordo 40 persone da un barchino in legno arrivato in autonomia a 2,6 miglia dall’isola (praticamente erano quasi arrivati) . 21 Uomini, 3 Donne e 16 Minori tra cui 2 molto piccoli.
Una notizia uscita solo perchè alcuni di noi continuano giornalmente a monitorare il traffico aereo e marittimo in zona soccorsi mentre altri contattano o vengono contattati da personali fonti.
Un lavoro certosino di controlli incrociati per arrivare a notizie che dovrebbero uscire da comunicati ufficiali.
Ma da mesi ormai le autorità  preposta, Guardia Costiera per prima, non comunicano più con i media su tutto ciò che riguarda i flussi migratori.
Ma le persone, le barche, le navi e gli aerei militari non sono trasparenti: perciò anche se a fatica, le notizie infine si trovano.
Così seguendo il tracciato di un 1 elicottero militare maltese e facendo verifiche incrociate con le fonti, scopriamo che il barcone arrivato a Lampedusa era partito da Sabratha (Libia) che era ben messo, aveva addirittura 2   motori e presumibilmente parecchio carburante a disposizione visto che i 40 hanno potuto viaggiare per   2 giorni per 150 miglia
La stessa notte, sempre a Lampedusa, sono arrivati 8 tunisini su un barchino partito dalla Tunisia trainato da nave madre
E sembra che altri barconi nel momento in cui scrivo siano tra Malta e Lampedusa. Ma avere notizie sui nuovi ingressi di migranti via mare dall’Africa è come cercare si sfondare un muro di acciaio. Per non parlare delle immagini. Nemmeno una foto di questi due ultimi eventi comunque verificati e documentati.
Ma c’è qualcosa di più inquietante dell’omertà  degli uffici stampa preposti.
Il silenzio della maggior parte dei media. La notizia di uno sbarco senza neanche una sola nave ONG in mare,   nell’ era dei porti chiusi viene quasi ignorata.
Senza contare quanto sia importante analizzarla proprio per il fatto che i trafficanti non hanno mai smesso di trafficare e che si riorganizzano come ai vecchi tempi.
I tunisini sempre con le solite modalità , dalla Libia ora si torna a partire — sfondando i controlli che abbiamo delegato (pagando) alla Marina libica di Serraj — con le barche in legno.
Oggi in buone condizioni domani forse sgarrupate come all’epoca dei grandi naufragi.
Perchè il pull factor non sono le Ong ma per chi scappa, è la sopravvivenza.

(da agenzie)

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