Marzo 15th, 2019 Riccardo Fucile
“MASSIMA ATTENZIONE AI LUOGHI DI CULTO”… MA DA MESI I SERVIZI SEGRETI HANNO DENUNCIATO IL PERICOLO: “CRESCE L’ATTIVISMO DI FORZE XENOFOBE DI MATRICE NEONAZISTA CHE SI STANNO FEDERANDO A LIVELLO EUROPEO E DI ORIENTAMENTO FILO-RUSSO”
La strage nelle moschee a Christchurch fa salire nuovamente il livello d’allerta nel nostro paese.
Per sollecitare le forze di polizia sul territorio a tenere alta la guardia e rimodulare le misure già in atto, il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha inviato una Circolare riservata a prefetture e questure, una scelta che va di pari passo con quella di altri paesi europei, primo tra tutti la Francia.
“Non potendosi escludere che tale gesto possa determinare azioni di carattere emulativo ovvero ritorsivo”, il Dipartimento chiede di porre la massima attenzione sui luoghi di culto – dunque moschee, sinagoghe, chiese e centri culturali e religiosi – e invita i presidi sul territorio ad attivare ogni fonte investigativa “al fine di raccogliere ogni informazione circa l’eventuale pianificazione delittuosa”.
Resta il fatto che quello dell’ultradestra, come dimostrano diversi episodi d’intolleranza verso gli stranieri che si sono verificati negli ultimi mesi, è un problema che riguarda anche l’Italia e che i servizi d’intelligence hanno segnalato nell’ultima relazione al Parlamento.
Evidenziando tre elementi: la volontà degli estremisti di dare vita ad un “fronte identitario paneuropeo” per difendere le radici etniche e culturali dell’Europa. Il rischio di veder aumentare gli episodi di razzismo. Un attivismo “di impronta marcatamente xenofobo”.
Nella Relazione gli 007 parlano di una “pronunciata vitalità ” dell’ultradestra che si è tradotta con una serie di iniziative “propagandistiche e di protesta” soprattutto nelle periferie delle grandi città , “centrate sull’opposizione alle politiche migratorie”.
Un attivismo, dicono i servizi, “di impronta marcatamente razzista e xenofoba” che “si è accompagnato ad una narrazione dagli accenti di forte intolleranza nei confronti degli stranieri” e “che, al di là dell’omicidio di Macerata, potrebbe aver concorso ad ispirare taluni episodi di stampo squadrista, oltre che gesti di natura emulativa, e potrebbe conoscere un inasprimento con l’approssimarsi dell’appuntamento elettorale europeo”. Le varie iniziative portate avanti dai gruppi d’ultradestra hanno inoltre messo in evidenza “la determinazione a preservare” i rapporti con “sigle di matrice neonazista, antisemita e skinhead”.
E’ quel che hanno provato a fare sempre più, dicono ancora gli 007 per fare un esempio, diverse componenti hammerskin del nord Italia, nel tentativo di dar vita ad una ‘federazione’ con i gruppi minori.
Ma accanto a ciò, concludono gli 007, c’è una “spiccata proiezione internazionale delle principali formazioni d’aerea, con assidui e stretti rapporti con i maggiori gruppi stranieri dell’ultradestra”.
E l’obiettivo è “l’affermazione di un fronte identitario paneuropeo a difesa delle radici etnico-culturali dell’Europa, di orientamento filorusso e pro Assad, in contrapposizione all’Ue, agli Usa e alla Nato”
Menti raffinate, quindi, dietro la strage di Christchurch. Già la scelta di un posto con quel nome (la Chiesa di Cristo) e di quelle due moschee, colpite perchè erano delle ex chiese.
I simboli solari in progressione crescente attaccati allo zaino dell’attentatore e i riferimenti ai protagonisti di battaglie dell’Europa Cristiana alleata a Lepanto contro i mussulmani (Marcantonio Colonna, Marcantonio Bragadin, Sebastiano Venier).
Nonostante si sia svolto ai nostri antipodi l’attentato suprematista bianco ci riguarda direttamente. Non fosse altro perchè sul caricatore era impresso il nome di Luca Traini, il terrorista di Macerata.
Ma riguarda tutta l’Europa. Angela Merkel, il sindaco di Londra, Khan, e il leader turco Erdogan sono tutti “obiettivi” europei che in documento di 87 pagine l’attentatore neozelandese indica come bersagli da uccidere. E l’attacco dovrà continuare secondo l’attentatore fino a “liberare Agia Sophia a Istanbul dai minareti”, con la forza e la violenza visto che i tassi di crescita della popolazione musulmana stanno rimpiazzando la popolazione bianca e occidentale.
Il presidente francese Macron è un altro leader europeo messo nel mirino.
Per questo, tra gli analisti ci si inizia a porre una ben precisa domanda. E cioè se è partita una strategia che avrà come epicentro l’Europa, proprio mentre mancano due mesi alle elezioni che dovranno decidere se nel continente vincerà il populismo sovranista.
L’ultima Relazione annuale sui servizi segreti presentata qualche settimana fa metteva in evidenza i rischi di azioni in Italia dell ‘estrema destra. Veniva sottolineato che c’è la possibilità concreta che in vista delle elezioni Europee in programma a maggio possano aumentare gli episodi di intolleranza nei confronti degli stranieri. I servizi ricordavano che già si sono registrati comportamenti «marcatamente razzisti e xenofobi» da parte di formazioni di estrema destra e «episodi di stampo squadrista».
Ma naturalmente quello neozelandese rappresenta un salto qualitativo enorme del suprematismo bianco.
(da “Huffingtonpost“)
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Marzo 15th, 2019 Riccardo Fucile
PENOSO ARRAMPICAMENTO SUGLI SPECCHI DI CHI HA COSTRUITO LE SUE FORTUNE ELETTORALI SULLE STESSE PAROLE D’ORDINE …E NON A CASO TRAINI AVEVA UN PASSATO NELLA LEGA
Pur essendo il ministro dell’Interno Matteo Salvini non manca mai di gettare lo sguardo su
cosa succede oltre confine. Una volta magari è per denunciare la comparsa di una scritta a pennarello su un muro con scritto “fuck Salvini” a Bruxelles.
Un’altra volta invece è per attaccare le “femministe” colpevoli di tacere sulla condanna del tribunale iraniano contro contro Nasrin Sotoudeh, l’avvocato che si batti per i diritti delle donne.
In quell’occasione ad esempio Salvini ha scritto «Condannata a 38 anni e 148 frustate. Questo è Medioevo. Attendiamo il commento delle “femministe” di casa nostra…».
Lo scriveva naturalmente per stuzzicare le femministe buoniste e invitarle ad esporsi e andare “contro l’Islam”.
Perchè naturalmente è noto che i buonisti di casa nostra difendono sempre l’Islam ed essendo quella iraniana una repubblica islamica nella logica sovranista del leader leghista non era possibile difendere i diritti di una donna e criticare l’Islam.
Perchè il corollario è che la pena imposta a quell’avvocato (38 anni di galera e 148 frustate) sono la conseguenza dell’essere musulmani e quindi viene stabilita così un’equivalenza tra Iran e Islam così come di solito si riduce ogni attentato dell’ISIS alla religione islamica.
In altre occasioni passate quando ci sono stati attentati Salvini ha addirittura colto l’occasione per farsi un tour della paura e mostrarci ad esempio Bruxelles sotto assedio. Oggi invece Salvini è stato a lungo zitto preferendo ignorare sui social le 45 persone barbaramente uccise durante un attentato in Nuova Zelanda.
Preferisce invece parlare delle querele ricevute da un centro sociale o sottolineare come la manifestazione sulla “difesa del pianeta” in una manifestazione di “odio contro la Lega” perchè qualche manifestante ha urlato qualche slogan.
Eppure quando si era trattato di altri attentati altrettanto sanguinari Salvini (non ancora ministro) non si era certo perso d’animo e aveva invocato controlli a tappeto ed espulsioni contro i terroristi islamici.
A volte Salvini era arrivato a perdere la sua naturale compostezza gridando sui social cose come «Preghiere, minuti di silenzio e gessetti colorati non bastano più! Schiacciare questi vermi, senza pietà ».
Il tutto senza perdere l’occasione di attaccare i “buonisti” dei gessetti colorati, evidentemente corresponsabili del dilagare della violenza terrorista nel Vecchio Continente visto che tutti sanno che i gessetti non fermano le pallottole o i furgoni lanciati sulla folla.
Oggi invece Salvini ci ha messo parecchie ore prima di dire qualcosa delle 45 persone morte a Christchurch.
Salvini intorno alle 13:30 se ne è uscito con post e un tweet dove si legge «condanna e disprezzo assoluti per gli infami assassini, preghiere per le vittime innocenti, compassione per quelli che “è sempre colpa di Salvini”».
Nessun invito a schiacciare questi vermi, senza pietà forse perchè stavolta i vermi sono dei sovranisti e le vittime dei musulmani. Ma è musulmana anche l’avvocato Nasrin Sotoudeh. Allora che succede?
Ci permettiamo di fornire un paio di indizi.
Uno è che l’attentatore, Brenton Tarrant, che si definisce un partigiano nè di destra nè di sinistra ma ispirato dalle gesta di Oswald Mosley (il fondatore del British Union of Fascists ispiratosi a Mussolini) ha scritto nel suo manifesto di essersi ispirato alle gesta di alcuni patrioti che si oppongono al genocidio etnico e culturale e alla sostituzione etnica per mezzo degli immigrati come Luca Traini.
Traini, oltre che essere l’attentatore di Macerata era anche un candidato della Lega Nord. Ed è per questo che Salvini fa il passivo-aggressivo e esprime “compassione” (che solo un modo per mandare baccioni e abbraccioni ai rosiconi) per quelli che “è sempre colpa di Salvini”.
Il nome di Traini, sul quale in Italia si è fatto di tutto per minimizzare il fatto che fosse un terrorista razzista, si trova anche su uno dei caricatori usati durante l’attentato.
Tarrant, l’autore della strage di Christchurch, nel suo manifesto si definisce “Ethno-nationalist Eco-fascist” e parla a lungo del problema dell’invasione da parte degli immigrati, spiega che lo Ius Soli è solo un altro strumento per far perdere l’identità ai popoli europei ed afferma che le ONG fanno parte di questo grande piano perchè traghettano gli immigrati in Europa favorendo l’invasione.
È per questo che Salvini mette le mani avanti contro quelli che magari diranno che “è colpa sua” o lo indicheranno come mandante morale.
Salvini fa così per cambiare argomento e presentarsi come vittima, come ha fatto qualche minuto prima con il post sul climate strike diventato nella narrazione leghista un corteo “contro la Lega” di “odiatori di Salvini”.
Ci limitiamo a sottolineare come sia Traini che Tarrant siano figli dello stesso humus culturale xenofobo.
Un terreno fertile sul quale, con argomenti non dissimili, con le stesse parole d’ordine ma fortunatamente con metodi perfettamente democratici, Salvini e la Lega hanno costruito le loro fortune elettorali.
Non è un caso che il giorno della condanna di Traini Salvini abbia scelto di condannare l’attentatore di Macerata con queste parole: «Chiunque spari e chiunque ammazzi ha nella galera la sua unica residenza, però, l’immigrazione fuori controllo, come denunciato dalla Lega da troppi anni, porta allo scontro sociale».
Una strana forma di cerchiobottismo che finisce per addossare agli immigrati le colpe delle azioni di Traini.
Con buona pace di chi dice che il razzismo non esiste, nè in Italia nè altrove e si trova a parlare degli episodi di razzismo nei confronti dei bianchi e degli italiani.
Anche questo un altro argomento forte del suprematismo bianco. Che coincidenza.
(da “NextQuotidiano“)
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Marzo 15th, 2019 Riccardo Fucile
“LA PUBBLICAZIONE DEI BANDI E’ LA MOSSA DEL CAVILLO, VI INTERESSA SOLO MANTENERE LA POLTRONA”
Il leader dei No Tav Alberto Perino spara a zero sul Movimento 5 stelle dopo la pubblicazione dei bandi per gli appalti della Torino-Lione.
Lo fa con una comunicazione, destinata a parlamentari e attivisti pentastellati accusati di tenere «in vita artificialmente il governo gialloverde calpestando i principi fondatori, prendendo in giro voi e chi ha creduto in voi, per paura di far cadere il governo e di perdere (forse) la poltrona».
Il contenuto del messaggio, durissimo, è stato rivelato da Ezio Locatelli, componente della segreteria nazionale e segretario provinciale Prc di Torino per certificare «la rottura definitiva tra il movimento No Tav e il M5s».
Nella lettera Perino avverte i grillini: «dopo le lezioni e il vostro tonfo verticale sarà Salvini a sfasciare il governo e voi sarete cancellati — scrive – Oppure vi manterrà in vita continuando a fare la sua politica reazionaria facendovi ingoiare un rospo dopo l’altro (e tra questi il Tav) facendovi bollire a fuoco lento».
Per il leader dei No Tav, la pubblicazione degli avvisi di gara è stata solo «la mossa del cavillo, di Virano e Conte per far partire il Tav, come vogliono tutti, M5s compreso». «Noi non abbiamo governi amici — ribadisce Perino – siamo abituati alle fregature, ma voi sparirete dal parlamento e dalla scena politica italiana. Non già cinque stelle ma un pulviscolo di meteoriti che si disgrega prima di arrivare sulla terra».
(da agenzie)
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Marzo 15th, 2019 Riccardo Fucile
ENERGIE RINNOVABILI AL PALO, SCARSO IL TAGLIO DI GAS SERRA, ITALIA LONTANA DAGLI OBIETTIVI
Non la stiamo vincendo la battaglia per salvare il mondo dagli effetti più catastrofici del
riscaldamento globale.
Gli impegni presi dai singoli Stati a Parigi nel 2015 – per limitare l’aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi centigradi – sono rimasti ancora largamente sulla carta. Intanto, nel mondo reale continuano ad aumentare le emissioni dei gas serra, con i Paesi ricchi che non tagliano quanto sarebbe possibile e necessario, e i Paesi emergenti e in via di sviluppo che spingono sul pedale dello sviluppo tradizionale.
In realtà le tecnologie per cambiare in senso «pulito» il modo di produrre, lavorare e vivere ci sarebbero: ma bisognerebbe avere il coraggio di cambiare abitudini, di rompere con le cautele e le prudenze che nascondono gli interessi economici «sporchi» che non vogliono perdere i loro guadagni.
Sono gli scienziati a dirci che dobbiamo arrivare a emissioni nette zero massimo entro il 2050 a livello mondiale. Ma bisogna volerlo fare: bisogna elettrificare il trasporto e il riscaldamento, ridurre gli sprechi usando l’energia in modo efficiente, rendere pulita la produzione di energia elettrica, lasciare sottoterra il più possibile gas, petrolio e carbone. I governanti – ma anche tanti cittadini – non vogliono.
Anche in Italia questo coraggio (e la voglia di colpire interessi consolidati in campo industriale, energetico e petrolifero) non c’è.
Il nostro Paese è «solo» 19o nella classifica mondiale delle emissioni di gas serra, e certo non può assumersi colpe «globali». Eppure il Belpaese non fa nemmeno la sua parte.
I numeri dell’Ispra relativi al 2017 (gli ultimi disponibili) dicono che siamo faticosamente in linea con gli obiettivi fissati per il 2020: dopo una forte accelerazione del calo dei gas serra, grazie al boom delle fonti energetiche pulite, l’era Renzi-Gentiloni ha segnato un sostanziale stop della crescita delle rinnovabili.
Mentre poco o nulla è stato fatto per rendere meno pericoloso per l’atmosfera nel settore del trasporto (che pesa per un quarto delle emissioni nazionali) e del riscaldamento (che vale un quinto del totale, più o meno come l’attività industriale). Piccoli miglioramenti si sono visti in materia di agricoltura e rifiuti.
Risultato, l’Italia in questo momento non è in grado di rispettare gli obiettivi fissati dall’Europa per il 2030.
E il governo gialloverde? Sta portando l’Italia nella giusta direzione? La risposta è semplice, guardando i numeri: no.
Ad esempio, nonostante la pressante necessità di ridurre la spesa pubblica o trovare soldi per nuovi programmi, i 16 miliardi che ogni anno vengono sborsati per incentivare fonti energetiche fossili non sono stati toccati. E non mostra alcun reale progresso sulla strada della decarbonizzazione dell’economia italiana nemmeno il «piano energia e clima» che il governo ha sottoposto alla Commissione europea.
Stiamo parlando del documento – elaborato dal ministero dello Sviluppo economico, cioè dal capo politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio – che indica la strategia con cui l’Italia vuole centrare gli obiettivi energetici e climatici concordati a livello del Vecchio Continente.
I più delusi sono stati gli ambientalisti, che si attendevano sotto la spinta di M5S – in teoria una delle «stelle» del simbolo rappresenta la tutela dell’ambiente – una netta discontinuità con certe scelte della strategia elaborata dall’allora ministro Carlo Calenda, «realistiche» ma molto timide sul fronte della decarbonizzazione.
«Il Piano – accusa Greenpeace – replica, a volte addirittura peggiorandole, le insufficienti strategie dei precedenti governi, puntando tutto sul gas e ignorando lo sviluppo delle energie rinnovabili».
Di Maio aveva promesso il raddoppio del target di rinnovabili, e si accontenta di un modesto incremento.
L’Ue chiede il taglio del 50% delle emissioni al 2030, e noi scriviamo -37%.
Eppure, dice l’ex-ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, «la decarbonizzazione potrebbe diventare una straordinaria occasione di nuovo sviluppo e nuova occupazione».
Potrebbe.
(da TPI)
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Marzo 15th, 2019 Riccardo Fucile
LE METE PREFERITE DEI “BUONI PADRI DI FAMIGLIA” ITALICI, PRIMI AL MONDO NELLA CLASSIFICA DELLO SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI BAMBINI
Ogni anno, migliaia di italiani viaggiano per chilometri allo scopo di raggiungere mete nel Sud Est Asiatico, Africa e Sud America. Questa volta, però, parliamo di turismo sessuale sui minori e purtroppo il primato è italiano.
Secondo gli ultimi dati di Ecpat Italia Onlus (organizzazione contro lo sfruttamento sessuale dei bambini), gli italiani sono al primo posto come clienti sessuali di questi bambini, seguiti da turisti provenienti dalla Germania, Giappone, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Cina.
Motivo che spinge migliaia di persone a dirigersi in questi paesi e ad avere rapporti con minori, diversamente a quanto si pensi non è la pedofilia, ma una sorta di trasgressione.
Si tratta, infatti, di persone spesso sposate o anche single, maschi o femmine (le donne sono in netta minoranza), ricche o con budget limitato, di livello sociale alto o anche basso.
Il presidente della sezione italiana dell’organizzazione Marco Scarpati spiega a “The Telegraph”: “Queste persone non sono pedofili. I pedofili abituali sono il 5 per cento, la maggioranza invece dei turisti sessuali è composta da persone che vanno all’ estero per provare un’esperienza trasgressiva“.
Pertanto i turisti sessuali vengono divisi in tre categorie: quelli occasionali ( spesso in visita per lavoro); quelli abitudinari (molti risiedono lì per alcuni periodi acquistando residenze); infine i pedofili ( rappresentano circa il 5% ).
Tra i paesi più a rischio c’è il Kenya che conta dalle 10.000 alle 15.000 bambine tra Malindi, Bombasa, Kalifi e Diani, coinvolte nella prostituzione.
Si tratta per lo più di minori di età compresa tra i 12 e i 14 anni, e i turisti sessuali interessati risultano essere nel mondo circa un milione. Le mete preferite degli italiani sono il Kenya, Santo Domingo, Colombia e Brasile.
Oltre quello di voler provare una nuova esperienza, tra i motivi della prostituzione minorile rientra anche l’anonimato e l’impunità , e sopratutto la falsa convinzione che avere rapporti con un minore riduca il rischio di contrarre l’Aids (spesso i bambini africani nascono già con questa malattia perchè la contraggono dal genitore affetto).
Dietro a questo tipo di turismo ci sono organizzazioni criminali internazionali, cui unico modo per combatterli sarebbe coordinare attività di polizia a livello internazionale.
(da “Fanpage”)
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Marzo 15th, 2019 Riccardo Fucile
A MARINA DI PIETRASANTA IL LIDO FATTURA 4 MILIONI L’ANNO E PAGA 17.619 EURO AL DEMANIO… IN FRANCIA LE CONCESSIONI VANNO A GARA, L’ITALIA PROROGA LA MANGIATOIA FINO AL 2034
Stupendi tendaggi, stupendi divani, stupendi lettini e teli da mare: ma se lo Stato incassa di
concessione mensile per il «Twiga» di Flavio Briatore quanto costa una sola giornata (e mezzo) d’affitto di un solo «Presidential Gazebo» sulla spiaggia non è un po’ poco?
Dirà lui: offrire il lusso è un lusso. Costa. Giusto.
Anche l’area di Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta, però, dovrebbe costare. O no?
L’abbronzatissimo imprenditore dai mocassini rossi, in realtà , non è il bersaglio esclusivo delle denunce di Angelo Bonelli, coordinatore dei Verdi. Anzi.
È solo il caso simbolo, per i prezzi altissimi del suo stabilimento balneare (di cui è socia Daniela Santanchè), di una stortura contro la quale gli ambientalisti danno battaglia da anni.
Vale a dire la riluttanza dei governi italiani a applicare davvero la «direttiva Bolkestein», la legge europea del 2006 che in nome della concorrenza prevede tra l’altro la messa a gara delle concessioni balneari.
Legge recepita obtorto collo (con proroga allegata) dall’ultimo governo Berlusconi nel 2010 ma contestatissima (e se i grandi gruppi spazzassero via i titolari dei «bagni» storici?) non solo in Italia ma anche, ad esempio, in Francia e in Spagna.
E così divisiva da esser poi parzialmente rinnegata dallo stesso Frits Bolkestein, ex commissario interno Ue («La direttiva che porta il mio nome non è applicabile ai balneari perchè le concessioni non rientrano nei servizi») ma ribadita nel luglio 2016 da una sentenza della Corte di giustizia Ue: «Il diritto dell’Unione osta a che le concessioni per l’esercizio delle attività turistico-ricreative nelle aree demaniali marittime e lacustri siano prorogate in modo automatico in assenza di qualsiasi procedura di selezione dei potenziali candidati».
Una sentenza subìta a malincuore dai francesi, che dopo molte proteste si sono rassegnati ad applicarla.
Ma non dai governi Renzi e Gentiloni (proroga al 2020) e men che meno da quello gialloverde che, indifferente al verdetto europeo e alle previsioni del ministro del Turismo Gian Marco Centinaio («al 99,9% andremo in infrazione comunitaria») ha donato ai vecchi concessionari-elettori una maxi proroga di 15 anni fino al 2034. Anzi, ha detto, «personalmente ne avrei concessi 30». Fino al 2049.
E la concorrenza? Uffa…
Ed è lì che il coordinatore dei Verdi ha deciso di andare ad approfondire qualche caso simbolo per controllare le contraddizioni più vistose tra la legge e i lamenti. Punto di partenza, ovvio, gli stabilimenti più cari.
Che stanno, dice un’inchiesta Codacons del 2017, all’Argentario, a Forte dei Marmi, a Lerici ma più ancora al «Romazzino» di Porto Cervo (400 euro al giorno un ombrellone e due lettini), all’Excelsior di Venezia («capanna in zona centrale 410 euro al giorno») e, in testa a tutti, al Twiga di Marina di Pietrasanta.
Dove, riporta l’Ansa, Briatore ha introdotto i «Presidential Gazebo, strutture dotate di televisione e musica, due letti marocchini, tavolo centrale, quattro lettini, il cui costo di noleggio giornaliero ad agosto è pari a 1.000 euro».
Tanti. Ma si sa come la pensa Briatore: «Il turismo delle ciabatte non dà niente al territorio nè basta a trasformare un Paese o una regione in una destinazione appetibile. Il turismo di lusso porta soldi che fanno il bene di chi vive e lavora lì. Se volete alzare l’asticella, bene. Altrimenti tenetevi i turisti in sacco a pelo che fanno pipì per strada».
I numeri, scrive Carlo Festa sul Sole24Ore, gli darebbero ragione: «Il Billionaire di Dubai genera ben 18,1 milioni di giro d’affari e 5,7 milioni di margine operativo lordo. Seguito dal Twiga di Montecarlo con 11 milioni di fatturato e 3,9 milioni di Ebitda (con una redditività del 35%). Il Sumosan Twiga di Londra 8 milioni di giro d’affari e oltre 2 milioni di Mol. C’è poi il Cipriani, sempre di Montecarlo, con 7,7 milioni di fatturato e quasi 3 milioni di margine operativo lordo. Il Beefbar di Dubai vale invece circa 7 milioni di fatturato e 2 di Mol». Il Twiga di Forte dei Marmi meno, ma comunque fa «4 milioni di fatturato e 1 di Ebitda». Cioè di margine operativo lordo.
Va da sè che gli investimenti, in questi casi, sono alti. Sulla professionalità del personale, sulla scelta degli arredi, sulla qualità e la gestione dei prodotti: se ti arrivano dei milionari russi che ordinano 250 mila euro di «Armand de Brignac» da 500 euro a bottiglia per cantare tutti insieme l’inno russo, com’è successo al Twiga di Montecarlo, o lo champagne ce l’hai lì pronto o addio. Ma se i russi non passano le bottiglie restano lì. In magazzino.
A farla corta: il rischio di impresa c’è e Briatore fa il suo mestiere.
Quel Twiga Beach Club col ristorante e le tende e la «disco» e i divani e tutto per tutti i lussi, però, non può esser fatto all’Idroscalo: deve stare lì.
Dov’è il turismo storico d’èlite. Perchè dunque per le concessioni di quei 5.834 metri quadri della «spiaggia più sognata d’Italia» (copyright Twiga) lo Stato (cioè i cittadini) dovrebbe prendere solo 17.619 euro l’anno tra «superficie scoperta», «coperta facile da rimuovere» e «cabine», pari a una media per i tre settori di tre euro e tre cent a metro all’anno?
Se il fatturato è di quattro milioni l’anno può pesare l’affitto dell’area solo un 227esimo?
Briatore, Santanchè e soci, del resto, sanno che il valore di quel «Bagno» è ben altro. Tant’è che a lungo avrebbero preso in subaffitto a cifre stratosferiche la gestione dell’area dalla «Gardenia di Galeotti Giuseppe & C» alla quale il rinnovo della concessione era costato nel 2005 4.322 euro l’anno. Briciole.
Finchè nell’ottobre scorso, a dispetto delle polemiche sulla grande pagoda abusiva piantata sulla battigia e accanitamente difesa dalla Santanchè contro Giorgio Mottola di «Report», i soci si sono decisi. E han comprato con la «Mammamia Srl» il ramo d’azienda «afferente l’esercizio di attività di discoteca e stabilimento balneare con annessi bar e punti ristoro», cioè il Twiga, per 3.900.000 euro.
Ma come: tutti quei soldi un anno prima della scadenza della proroga targata Pd?
Dopo che Parigi aveva già messo a gara le spiagge francesi e comuni come Ramatuelle (cui appartiene la mitica Pampelonne) avevano già fissato con un decreto controfirmato dal prefetto le nuove tariffe demaniali per le proprie 21 concessioni pari a 225.057 l’una (fate voi i confronti) di sola quota fissa?
E se quelle teste matte dei grillini si fossero imputate sul rispetto delle leggi e delle sentenze europee? Macchè: il fiuto del vecchio corsaro del lusso aveva già annusato come andava a finire…
(da “il Corriere della Sera”)
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Marzo 15th, 2019 Riccardo Fucile
CI SONO ASSESSORI, DEPUTATI E SINDACI
Ci sono gli ex coordinatori della Lega in Sicilia, prima che Matteo Salvini inviasse un commissario sull’isola. Ma anche l’ex governatore Totò Cuffaro, che ha scontato cinque anni di carcere per favoreggiamento a Cosa nostra ed è stato scarcerato alla fine del 2015. E poi assessori regionali, sindaci, deputati dell’Assemblea regionale siciliana. È una maxi inchiesta per voto di scambio quella della procura di Termini Imerese.
Sono 96 le persone alle quali è stato notificato un avviso di chiusura indagini da parte dell’ufficio inquirente in provincia di Palermo. Un atto che di solito è preludio della richiesta di rinvio a giudizio.
L’indagine nasce dall’inchiesta sui fratelli Salvino e Mario Caputo: il primo è un ex deputato regionale di Forza Italia poi approdato alla Lega.
Il secondo era stato candidato al suo posto alle elezioni regionali del 2017. Il motivo? Il fratello più famoso non era candidabile a causa di una condanna passata in giudicato. Ed è propria da quella vicenda che è nata l’inchiesta.
L’indagine è stata avviata sulle elezioni regionali del 2017 ma si è poi allargata alle amministrative di Termini Imerese di due anni fa nelle quali è stato eletto il sindaco Francesco Giunta, sostenuto da uno schieramento di centrodestra.
Gli indagati: da Cuffaro ad Aricò
L’inchiesta del pm Annadomenica Gallucci ricostruisce un sistema fondato su favori e promesse di posti di lavoro in cambio di voti. E coinvolge Cuffaro, l’ex governatore scarcerato da poco più di due anni. L’avviso di conclusione dell’indagine è arrivato anche a un suo fedelissimo, l’attuale assessore regionale al Territorio Toto Cordaro, al capogruppo all’Ars di Diventerà Bellissima — il partito del governatore Nello Musumeci — Alessandro Aricò, al sindaco di Termini Imerese Giunta, agli ex coordinatori della Lega in Sicilia, Alessandro Pagano e Angelo Attaguile.
I leghisti di Sicilia
I due ex luogotenenti di Matteo Salvini in Sicilia sono finiti indagati con l’accusa di essere ispiratori di un presunto presunto raggiro elettorale. La vicenda è legata al caso dei fratelli Salvino e Mario Caputo, il primo ex deputato regionale ed ex sindaco di Monreale, che a causa di una condanna definitiva non poteva essere candidato. Al suo posto, come raccontò anche ilfattoquotidiano.it, era stato presentato il fratello ma per gli inquirenti la campagna elettorale venne organizzata con un unico obiettivo: manipolare la volontà degli elettori. Il nome di Mario Caputo era accompagnato nei manifesti dalla indicazione “detto Salvino” che avrebbe, secondo la Procura, indotto gli elettori a votare un candidato scambiandolo per l’altro. Per questo Attaguile, Pagano e i fratelli Caputo sono finiti indagati.
Voti in cambio di ammissioni all’università
L’inchiesta però ha documentato anche altro. Alcuni casi di assenteismo tra i dipendenti del comune di Termini e l’utilizzo di auto da parte del primo cittadino, indagato anche per peculato. E poi tuttoil sistema delle elezioni in Sicilia nel 2017: uno scenario in cui i voti venivano scambiati con promesse di posti di lavoro, esami di maturità , persino ammissioni ai test per facoltà a numero chiuso.
Coinvolti esponenti di schieramenti opposti Giuseppe Ferrarello, ex sindaco di Gangi, candidato alle regionali con il Pd, e Filippo Maria Tripoli, candidato alle regionale con la lista Popolari e autonomisti, sostenuto da Cuffaro. Proprio negli ultimi giorni Tripoli ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco di Bagheria: è appoggiato nche da una lista civica composta da esponenti del Pd.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 15th, 2019 Riccardo Fucile
LA BRUTTA FIGURA DI ESSERE MOROSI: ALLA FINE IL MINISTERO PAGA 389 MILIONI
Giuseppe Conte sugli F35 prova a bloccare accordi già presi dal Paese, chiedendo tempo e
ragionando di un taglio del programma militare.
Ma l’Italia è già ben al di là della figuraccia visto quanto è trapelato ad inizio settimana: il ministero della Difesa non ha autorizzato i pagamenti finchè Lockheed e Usa non si sono arrabbiati.
Dopo che la vicenda è trapelata sui giornali, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha fatto sapere: “Si pagheranno questi 389 milioni perchè l’Italia non è un Paese che si fa parlare dietro e poi ci si fermerà , per portare avanti la ridiscussione del programma, ma restano delle perplessità sul programma e che dunque sarà rivisto, come già annunciato in più occasioni”.
Una dichiarazione ridicola perchè l’Italia si stava già facendo “parlare dietro”, per usare una terminologia cara alle comari di paese e alla ministra (chissà come avranno tradotto questa risposta in inglese…), mentre la revisione annunciata in più occasioni dovrebbe essere effettuata e non, appunto, “annunciata in più occasioni”.
Spiega oggi Repubblica in un articolo a firma di Tommaso Ciriaco:
Palazzo Chigi fa sapere di aver sbloccato i fondi per pagare i primi 12 aerei commissionati agli Usa. Si tratta di denaro che, così trapela adesso, “stazionava” da diversi mesi in una banca di New York. Un ritardo nei pagamenti che aveva irritato non poco l’alleato atlantico. Ma se questo riguarda il passato, è il futuro della commessa militare ad essere al centro della partita decisiva con il partner Usa. Conte e i cinquestelle sono disposti a completare il pagamento di altri 16 F-35. Poi però il premier si riserverà uno stop di alcuni mesi, necessario per la “ricognizione” annunciata ieri assieme a Trenta.
Una finestra temporale che il governo spenderà per valutare le «specifiche esigenze difensive dell’Italia, in modo da assicurare che le prossime commesse siano effettivamente commisurate alle nostre strategie di difesa». L’obiettivo, sostiene l’avvocato, è «garantire la massima efficacia ed efficienza operative in accordo con la collocazione euro-atlantica». Tradotto, Palazzo Chigi e la Difesa lavorano a un taglio dell’accordo.
Dei 90 aerei complessivi, l’Italia ne acquisterebbe tra i 60 e i 70, tagliandone almeno 20, dirottando forse alcune risorse risparmiate per acquistare Eurofighters europei o velivoli di sesta generazione da costruire con i britannici.
Il danno, per gli Usa, sarebbe ingente, circa 2,5 miliardi.
Per questo, scrive La Stampa, l’ambasciatore statunitense Lewis M.Eisenberg è andato nel pomeriggio a palazzo Chigi dove ha incontrato prima il consigliere diplomatico di Conte, Pietro Benassi, quindi il sottosegretario alla Presidenza, il leghista Giancarlo Giorgetti. Pare che abbia chiesto rassicurazioni su diversi dossier, compreso l’impegno degli F-35.
Ha fatto capire che se l’Italia si tira fuori, anche non del tutto, possiamo dire addio alla fabbrica di Cameri (Novara) dove è previsto che si assemblino i velivoli italiani e olandesi, e dove era prevista la manutenzione per tutti gli F-35 degli europei.
C’è anche il rischio che non si ottengano gli upgrade informatici che rappresentano il vero «cuore» del sistema. Ma Giorgetti più di tanto non s’è potuto sbilanciare.
(da “NextQuotidiano“)
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Marzo 15th, 2019 Riccardo Fucile
ERA RICOVERATA DA UN MESE E AVEVA DETTO AL SUO AVVOCATO CHE TEMEVA DI ESSERE STATA AVVELENATA
E’ morta per un “mix di sostanze radioattive” Imane Fadil, la modella testimone chiave nel processo Ruby Ter, sulle cosiddette cene eleganti ad Arcore, deceduta lo scorso 1 marzo.
E’ quanto è emerso dagli esiti degli esami tossicologici disposti lo scorso 26 febbraio dai medici dell’Humanitas di Rozzano ed effettuati in un centro specializzato di Pavia.
Esiti arrivati il 6 marzo e trasmessi immediatamente dallo stesso ospedale alla Procura di Milano. Lo ha appreso l’ANSA da fonti qualificate.
La procura di Milano ha aperto un’inchiesta per omicidio sulla sua morte. Al momento non si esclude alcuna ipotesi ma, visto che la stessa ragazza aveva raccontato al suo avvocato e a suo fratello di temere di essere stata avvelenata, la procura conferma: “Stiamo lavorando anche su questa ipotesi”.
A specificarlo è il procuratore capo Francesco Greco, che parla di “calvario” della ragazza e di “diverse anomalie” nella sua cartella clinica.
Anche per questo, è stata disposta un’autopsia e il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che rappresenta l’accusa nel processo Ruby ter, ha aperto un’indagine nell’ambito della quale sono già stati sentiti diversi testimoni.
A gennaio scorso Fadil, con le altre due testimoni Ambra Battilana e Chiara Danese era stata esclusa dal tribunale dalle parti civili.
Stava scrivendo un libro, come racconta anche nel video di Repubblica dell’ultima udienza del processo a cui ha partecipato: la procura ha acquisito le bozze per capire cosa ci sia scritto.
Da quanto è stato riferito, Fadil si è sentita mala a casa di un amico, da cui viveva, a gennaio e poi il 29 di quel mese è stata ricoverata all’Humanitas di Rozzano, prima in terapia intensiva e poi in rianimazione.
La giovane, già prima del ricovero, stando a quanto ha spiegato il procuratore Greco, accusava sintomi tipici da avvelenamento come mal di pancia, gonfiore e dolori al ventre. Mai nelle settimane in cui la ragazza era ricoverata e nemmeno il giorno della morte, l’ospedale ha comunicato alcunchè alla magistratura, sebbene non sono state individuate le cause della morte e non ci sia una diagnosi certa sul decesso.
Per questo nell’ambito dell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Tiziana Siciliano, verosimilmente per omicidio data l’ipotesi di avvelenamento, gli inquirenti dovranno sentire anche i medici che non sono riusciti a salvarla.
Inoltre hanno disposto gli accertamenti sul sangue rilevato alla giovane modella durante il ricovero ospedaliero e l’acquisizione di oggetti personali.
E’ già stato anche sentito in procura il fratello, la persona con cui lei in questo ultimo periodo si sarebbe confidata. Secondo quanto ribadito da Greco, Imane Fadil quando si trovava in ospedale aveva detto al suo avvocato, ai parenti e ai suoi amici di temere di esser stata ‘avvelenata’.
La procura ha saputo della morte della modella solo una settimana fa in quanto informata dal suo legale. Greco ha assicurato che verranno effettuati in tempi brevi “indagini approfondite perchè in questo caso c’è stata una morte e quindi bisogna considerarla una vicenda seria”.
(da agenzie)
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