Destra di Popolo.net

L’UNICO RECIDIVO CHE VIOLA LE LEGGI E’ IL SEQUESTRATORE DI PERSONE (CHE NON PUO’ CHIUDERE LE ACQUE TERRITORIALI)

Marzo 18th, 2019 Riccardo Fucile

EMANA UNA DIRETTIVA RIDICOLA CHE NON DICE NULLA: “CHI SOCCORRE I MIGRANTI ILLEGALMENTE VIOLA LA SICUREZZA” … E SCARICA LA RESPONSABILITA’ SUGLI ALTRI

Un gommone in avaria con 49 persone a bordo. Alla sua quarta missione di salvataggio nel Mediterraneo la nave mare Jonio, partita sabato dal porto di Palermo, ha effettuato il suo primo soccorso e ora, diretta verso Lampedusa, chiede l’assegnazione di un porto sicuro. E il Viminale risponde con una direttiva che bolla come illegali le navi dei soccorsi che non ottemperano alle indicazioni dei centri di coordinamento e si spingono fino alle acque italiane.
Ma il tanto annunciato blocco navale è impossibile e non è neanche competenza del Viminale.
“Chi soccorre migranti irregolari in acque non di responsabilità  italiana, senza che Roma abbia coordinato l’intervento ed entra poi in acque territoriali italiane lede il buon ordine e la sicurezza dello Stato italiano”, si legge nella direttiva firmata da Salvini
La nave umanitaria italiana, che batte bandiera italiana, ha incrociato l’imbarcazione in difficoltà  ad una quarantina di miglia dalle coste libiche in acque internazionali e ha subito informato la sala operativa della Guardia costiera di Roma e a quella di Tripoli.
I volontari hanno lanciato i giubbotti di salvataggio e preso a bordo i migranti ( tra cui 12 minori), tutti dell’Africa subsahariana partiti dalla Libia. Sul luogo del soccorso è arrivata una motovedetta libica ma dopo pochi minuti ha fatto marcia indietro ed è tornata verso le coste.
Una semplice direttiva si rapporta al norme di più alto rango ora in vigore e che non permettono a Salvini di violare la legge.
La questione non è così lineare: bisogna considerare la bandiera della nave che presta il soccorso, l’effettiva responsabilità  della Sar, le condizioni del meteo e, non ultimo, la definizione di porto sicuro.
Da Mediterranea commentano ricordando che “nessuna direttiva è superiore alle convenzioni internazionali, ma nemmeno al diritto della navigazione italiana”.
Quanto al salvataggio di lunedì 18 marzo, la Mare Jonio, spiega una nota di Mediterranea, è intervenuta su segnalazione dell’aereo di ricognizione Moonbird della ong tedesca Sea Watch che avvertiva di una imbarcazione alla deriva in acque internazionali.
La nave italiana si è quindi diretta verso la posizione segnalata e, “informata la centrale operativa della Guardia Costiera Italiana, ha effettuato il soccorso ottemperando alle prescrizioni del diritto internazionale dei diritti umani e del mare, e del codice della navigazione italiano — continua la nota — Attenendosi alle procedure previste in questi casi e per scongiurare una tragedia, Mare Jonio ha tratto in salvo tutte le persone a bordo comunicando ad una motovedetta libica giunta sul posto a soccorso iniziato di avere terminato le operazioni”.
La ong conferma poi che “tra le persone soccorse, 12 risultano minori“. I naufraghi si trovavano in mare da quasi 2 giorni e, nonostante le condizioni di salute risultino abbastanza stabili, sono tutti molto provati con problemi di disidratazione. Il personale medico di Mediterranea sta prestando assistenza.
“La Mare Jonio si sta dirigendo in questo momento verso Lampedusa, ovvero verso il porto sicuro più vicino rispetto alla zona in cui è stato effettuato il soccorso. Nel frattempo, è in arrivo una forte perturbazione nel Mediterraneo centrale — è la replica indiretta della ong -. Abbiamo chiesto formalmente all’Italia, nostro stato di bandiera e stato sotto il quale giuridicamente e geograficamente ricade la responsabilità , l’indicazione di un porto di sbarco per queste persone”, continua la nota.
“Oggi abbiamo salvato la vita e la dignità  di 49 esseri umani. Le abbiamo salvate due volte: dal naufragio e dal rischio di essere catturate e riportate indietro a subire di nuovo le torture e gli orrori da cui stavano fuggendo — conclude Mediterranea -. Ogni giorno, nel silenzio a moltissime altre tocca questa sorte. Grazie ai nostri straordinari equipaggi di terra e di mare, alle decine di migliaia di persone che in tutta Italia ci hanno sostenuto, oggi quel mare non è stato più solo cimitero e deserto”.

(da agenzie)

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SCUOLA POLITICA: COSI’ LA LEGA FA I SOLDI CON I SUOI CANDIDATI: 250 EURO DI SEDICENTE “DONAZIONE VOLONTARIA”

Marzo 18th, 2019 Riccardo Fucile

IL SERVIZIO DI REPORT RIVELA CHE I SOLDI ALLA SCUOLA DELLA LEGA E FINISCONO   ALL’ASSOCIAZIONE DEL SOTTOSEGRETARIO SIRI CHE FA CORSI MASSAGGI E DI IPNOSI

Repubblica oggi pubblica un’anticipazione del servizio di Report dedicato alle scuole di formazione politica della Lega.
La prima parte del servizio di Report riguarda le cosiddette “accademie” che Matteo Salvini ha aperto al sud per allargare i consensi e migliorare la struttura della Lega.
Sono gestite direttamente dal partito e per iscriversi è necessaria una donazione volontaria di 150 o 250 euro. Solo che la donazione, per essere volontaria, dovrebbe essere libera. Altrimenti perde i benefici fiscali.
Report invece scopre che non è così. «E non è proprio quell’esempio di amore per la cosa pubblica che si dovrebbe trasferire nella formazione di un politico. Anche perchè il giro d’affari che ruota intorno ai corsi è interessante. In base allo statuto del nuovo partito di Salvini, per chi ambisce essere selezionato dai segretari come futuro candidato è preliminare la frequentazione ai corsi», racconta la trasmissione di Sigfrido Ranucci.
Il secondo focus di Report è sulla scuola di formazione politica di Armando Siri, senatore, sottosegretario alle Infrastrutture e vero e proprio ideologo della flat tax, must della campagna elettorale leghista dello scorso anno.
Il servizio firmato da Adele Grossi racconta come un simpatizzante o militante che si iscrive alla scuola della Lega vedrà  poi i suoi soldi finire a un’associazione olistica fondata, fra gli altri, da una massaggiatrice shiatsu.
Siri, origini genovesi – di Genova fu anche candidato sindaco – è a capo dell’associazione “Spazio Pin”.
Pin sta per Partito Italia Nuova, cioè il movimento fondato da Siri prima di entrare nell’orbita della Lega salviniani.
Bene, “Spazio Pin” oltre i corsi di formazione della Lega – racconta Report – affitta anche sale per master di ipnosi, sedute di meditazione, corsi per massaggi. E consiglia anche come poter risparmiare sulle tasse.
La cronista sotto mentite spoglie chiede infatti informazioni sul locale in questione, una donna risponde che volendo si può pagare l’affitto in contanti risparmiando sull’Iva.
Siri ha spiegato alla trasmissione di Rai3 che «non c’è passaggio di denaro alla Lega, e esclude qualsivoglia collegamento tra l’associazione Spazio Pin e il partito Lega».
Alla richiesta dei giornalisti di poter visionare il bilancio di Italia Nuova, il sottosegretario ha replicato che «non ci sono obblighi legali di trasparenza».

(da “NextQuotidiano”)

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IL MANIFESTO DI TARRANT E I SOVRANISTI ITALIANI: TROVATE LE DIFFERENZE (SE CI RIUSCITE)

Marzo 18th, 2019 Riccardo Fucile

TARRANT HA SOLO PORTATO ALL’ESTREMO I DELIRI DEI CATTIVI MAESTRI CHE HANNO SDOGANATO L’ODIO RAZZIALE

Dopo i 50 morti dell’attacco terroristico di Christchurch in molti si sono affrettati a condannare le gesta del “pazzo” Brenton Tarrant.
Ma perchè Tarrrant, 28 australiano immigrato in Nuova Zelanda che si considera un vero europeo e un etno-nazionalista edovrebbe essere un pazzo?
Lo è perchè da sempre i terroristi bianchi vengono etichettati come tali? Lo è perchè ha diffuso un manifesto di 74 pagine dal titolo “La Grande Sostituzione“ oppure perchè ha ucciso cinquanta persone inermi?
Ma se una persona commette una strage non è un pazzo: è un criminale, un assassino. E se pubblica un documento infarcito di shitposting e riferimenti ad una ben precisa sottocultura Internet non significa che la colpa sia del Web e dei videogames.
Grattando un pochino sotto la superficie del trolling non è un lavoro difficile capire cosa Tarrant voglia dire.
In breve: fermare la grande sostituzione etnica in atto in Europa e combattere il genocidio culturale, razziale e religioso dei bianchi da parte degli immigrati. È un pensiero così folle? Tarrant è solo uno dei tanti che crede all’esistenza di un fantomatico piano segreto per sostituire le popolazioni native europee con i migranti provenienti dall’Africa.
Quel piano si chiama “Piano Kalergi” ed in Italia ne hanno parlato tra gli altri Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Gianluigi Paragone.
Non deve sorprendere poi così tanto: Tarrant è tutto tranne che un pensatore originale. Quello che scrive lo ha letto altrove, su Internet, e non fa altro che ripetere una lezione ben assimilata.
Quella secondo la quale i “bianchi” e “gli europei” sono in pericolo perchè gli immigrati di religione musulmana traghettati sulle nostre spiagge dalle ONG fanno più figli e ci stanno lentamente sostituendo. Cose già  sentite? Senza dubbio, visto che sono il nucleo della propaganda della quasi totalità  dei partiti sovranisti europei (in Italia abbiamo Lega e Fratelli d’Italia).
E’ impossibile ignorare come tra la propaganda omicida di Tarrant e quella dei patridioti ci siano numerosi punti di contatto.
Cambiano ovviamente i mezzi. Ma non possiamo non chiederci come il continuo spingere sul tasto della paura e dell’odio per i migranti, con le stesse identiche parole d’ordine, non stia contribuendo a creare terroristi bianchi.
In fondo dopo l’attentato un parlamentare australiano ha detto che dopo tutto è colpa dei musulmani, ovvero delle vittime.
Le stesse parole usate dal leader della Lega per commentare la condanna a Luca Traini, l’attentatore di Macerata. «Chiunque spari e chiunque ammazzi ha nella galera la sua unica residenza, però, l’immigrazione fuori controllo, come denunciato dalla Lega da troppi anni, porta allo scontro sociale» aveva detto Salvini all’epoca.
“La vera causa del massacro nelle strade in Nuova Zelanda è il programma di immigrazione che ha consentito ai fanatici musulmani di immigrare in Nuova Zelanda» ha detto poche ore dopo la strage il senatore australiano Fraser Anning.
E se torniamo al Manifesto di Tarrant troviamo frasi riguardo l’attacco alla nostra civiltà , i musulmani definiti come “invasori delle nostre terre”, “colonizzatori” e l’immigrazione di massa descritta come un atto ostile nei confronti dell’Occidente bianco e cristiano (anche se Tarrant dice di non essere cristiano).
Cosa ci dice questo di Tarrant? Che è una persona che ha creduto a tutta una serie di teorie del complotto e che si è formato un’opinione — leggendo su Internet — che siamo di fronte ad una grande invasione. Impossibile non pensare a tutte le volte che Salvini, sui social o dai palchi dei comizi ha parlato dell’invasione chiedendo di fermarla. Sono anni che la Lega ci racconta di come l’Italia sia vittima di un’invasione di immigrati.
E se pensate che Tarrant sia l’unico a credere ai complotti vi sbagliate. Salvini e la Verità  hanno diffuso quello sul programma all’ossitocina che ci farà  amare gli immigrati contro la nostra volontà .
Altri politici hanno parlato del complotto delle ONG puntando il dito contro Soros. Salvini due anni fa accusava Laura Boldrini e i buonisti di avere in mente un grande piano per la sostituzione di popolo che La Gabbia, il programma condotto da quello che oggi è un senatore della Repubblica, chiamava la grande invasione.
Se si cerca “sostituzione etnica” sul Populista, un quotidiano online molto vicino alle posizioni della Lega al punto da esserne quasi l’house organ ufficiale si trovano molti articoli interessanti.
Ad esempio quello sul piano di sostituzione etnica portato avanti dall’Unione Europea e dai “burattini manovrati sa Soros” che vogliono colpire quel gruppo di Stati sovranisti “che osa difendere i suoi cittadini”. I fautori dell’invasione contro i patrioti. E Tarrant si definisce proprio un patriota.
Ma dell’infame progetto di sostituzione etnica degli italiani con gli immigrati islamici anche sul Giornale se ne parla. E Luigi Castaldi si è preso la briga di fare una ricerca sugli articoli del Foglio che presentano una “strana” contiguità  con le tesi di Tarrant. Perchè sdoganato dalla politica ormai è diventato un argomento serio su cui discutere.
Quelli come Tarrant una volta avrebbero dovuto raschiare i meandri del Web per trovare simili argomentazioni, un tempo relegate su siti suprematisti come Stormfront.
Ora se ne parla tranquillamente in prima serata.
Si è partiti dalla civile Svizzera, con i referendum contro gli invasori (i transfrontalieri italiani) e si è arrivati a sentir dire dal capo di una forza politica che oggi è al governo cose come questa: «È in corso un tentativo di genocidio delle popolazioni che abitano l’Italia da qualche secolo e che qualcuno vorrebbe soppiantare con decine di migliaia di persone che arrivano da altre parti del Mondo. Non possiamo permettercelo, un Paese normale con un Governo normale blocca le partenze, blocca gli sbarchi e non ne arriva più neanche uno».
Lo ha detto Matteo Salvini nel 2015. Lo scriveva Tarrant nel suo manifesto dove in diversi passaggi parla di genocidio dei bianchi, genocidio culturale ed etnico causato anche dalle ONG che traghettano gli immigrati verso le coste europee.
La soluzione di Salvini è meno radicale e criminale: fermare gli sbarchi, bloccare le partenze. Tarrant porta il ragionamento alle estreme conseguenze e decide di fare piazza pulita.
Di «prove generali di sostituzione etnica in Italia» parlava anche Giorgia Meloni che nel 2017 parlava di “invasione pianificata e voluta” e che spiegava i numeri dell’immigrazione dicendo «penso che ci sia un disegno di sostituzione etnica in Italia».
Ora Meloni e Salvini giocano a fare le vittime dicendo che secondo “la sinistra mondialista” (un altro avversario immaginario così come la sostituzione etnica) la colpa dell’attentato in Nuova Zelanda è loro.
Tarrant dice di essersi ispirato a Traini, candidato leghista che per i sovranisti nostrani al massimo è uno che ne aveva le scatole piene “dell’invasione”. Ma è solo un dettaglio.
Il punto è un altro. Salvini e Meloni hanno la responsabilità  di aver sdoganato un certo tipo di teorie e un certo tipo di linguaggio, un tempo appannaggio di pochi sostenitori dell’ultradestra con svastiche tatuate.
Oggi anche il più rispettabile degli impiegati o la più timorata delle casalinghe parla di sostituzione etnica e di invasione la colpa è loro.
Non c’è nessuna china pericolosa, c’è invece ed è già  attuale una normalizzazione del razzismo e dell’odio etnico.
Perchè che cos’è dire che “siamo invasi” e presentare gli stranieri come invasori se non   un modo di alimentare conflitti inter-etnici?

(da “NextQuotidiano”)

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LEGA, COMMISSARIAMENTI A RAFFICA DA NORD A SUD: IL SOVRANO SALVINI E I VASSALLI

Marzo 18th, 2019 Riccardo Fucile

SONO 50 LE STRUTTURE PROVINCIALI COMMISSARIATE, UN PLENOPOTENZIARIO CHE DEVE GARANTIRE PIU’ CHE ALTRO FEDELTA’ AL CAPO

Che Matteo Salvini abbia un debole per i commissari non è un mistero, vista la disinvoltura con cui, da ministro dell’Interno, indossa la divisa della Polizia.
Meno noto è che il vicepremier stia facendo diventare la figura del commissario un modello per la Lega, un soggetto ideale — e preferibile ai segretari politici — per controllare le articolazioni territoriali del movimento.
Da perfetto “Capitano”, come ama farsi chiamare, sta traghettando il passaggio dalla vecchia Lega Nord a una Lega senza più aggettivazioni settentrionali puntando, dopo le Europee, al nuovo soggetto sovranista.
E il commissario, alla faccia dello statuto, diventa un perfetto plenipotenziario di lungo corso e a lungo termine, presente ormai in una cinquantina di strutture provinciali. Non più un’eccezione, ma una regola.
Le ragioni per cui un leghista fedelissimo alla nomenklatura di via Bellerio viene spedito in giro per l’Italia sono le più diverse: la surroga di un segretario eletto in Parlamento, litigiosità  interne, dimissioni indotte di vecchi militanti ancorati al passato padano, il bisogno di maggiore dinamismo elettorale.
Ma c’è anche la difficoltà  di selezione della classe dirigente, soprattutto nelle nuove realtà  del Centro-Sud Italia, per una Lega in via di globalizzazione.
Commissario perpetuo
Il caso più eclatante di commissariamento perpetuo viene da Bolzano, perchè dura da 23 anni. Fino a pochi mesi fa il ruolo era coperto da Massimo Bessone, diventato però vicepresidente e assessore della provincia autonoma, che ha gestito la partita elettorale di autunno. Momento di grande espansione della Lega, entrata in giunta con Sudtirolel Volkspartei.
Il fatto è che a Bolzano i commissari hanno cominciato a succedersi dal 1996: prima Rolando Fontan (fino al 2000), poi Sergio Divina (fino al 2006), quindi per dieci anni Maurizio Fugatti, attuale presidente della Provincia di Trento. Quindi Bessone sostituito ora da Maurizio Bosatra, già  capo di gabinetto del ministro Roberto Calderoli, nonchè commissario a Mantova.
Ventitre anni di emergenza politica, di straordinaria gestione, e quindi di congressi non fatti. E questo nonostante statuti e regolamenti della Lega Nord siano chiari. “La revoca del Segretario di una Nazione o di una delegazione territoriale è deliberata dal competente organo di livello superiore. In caso di delibera di scioglimento dell’organo, deve contestualmente essere prevista, con efficacia immediata, la nomina di un Commissario”. Una carica a tempo indeterminato? No, perchè egli è “incaricato della gestione e delle operazioni utili per la ricostituzione dell’Organismo entro 180 (centottanta) giorni dallo scioglimento”. Sei mesi, non 23 anni.
Paese che vai commissario che trovi
Che i commissari siano una regola lo dimostrano Lombardia e Veneto, anche perchè tanti segretari sono diventati incompatibili essendo finiti in Parlamento. Ma non vengono sostituiti da altri segretari eletti dalla base, bensì dai commissari.
Scorrere, per credere, l’elenco (non sempre aggiornato) nel sito ufficiale di via Bellerio. Enrico Sonzogni, commissario a Bergamo, candidato a sindaco di Algua, è stato appena sostituito dal lecchese Giulio De Capitani. A Como c’è Laura Santin. A Crema Rebecca Frassini (anche se è parlamentare). A Cremona il commissario Fabio Grassani è subentrato al commissario Fabio Fabemoli (eletto senatore). A Lecco nel 2018 è diventato commissario Stefano Parolari. Nella sezione Martesana (Brianza) c’è Mauro Andreoni. Ma anche la provincia di Milano ha il suo commissario con il deputato Fabrizio Cecchetti, vicecapogruppo della Camera. Idem a Monza e Brianza con Andrea Villa, a Sondrio con Massimiliano Romeo (che è anche presidente dei senatori leghisti) e in Valle Camonica con Elio Tomasi.
In Lombardia saltano all’occhio due incongruenze. Il candidato al Parlamento deve dimettersi da segretario e gli subentra un commissario, ma il commissario può essere un parlamentare. Inoltre, il commissario per statuto dovrebbe convocare il congresso per surrogare il segretario. Invece i commissari sopravvivono e perpetuano la catena del potere.
Da Re: “Aspettiamo il nuovo soggetto politico”
In Veneto l’elezione dei parlamentari nel marzo 2018 ha portato a commissariamenti a raffica, per sostituire i segretari. A Belluno c’è Gianpietro Possamai, a Padova Franco Gidoni, a Rovigo Fausto Dorio (che resiste alla fragorosa caduta del sindaco Massimo Bergamin sfiduciato perfino da sei leghisti, poi espulsi), a Treviso Roberto Ciambetti, a Venezia Alberto Stefani, a Verona Ignazio Nicola, a Vicenza Polo Tosato. L’unico segretario eletto è Luca Tollon, in Veneto Orientale.
Ma perchè dopo un anno non si eleggono i segretari? Gianantonio Da Re, segretario nazionale di Lega Nord — Liga Veneta: “Lo statuto prevederebbe la surroga, ma adesso siamo in attesa che nasca il nuovo soggetto politico ‘Lega per Salvini premier’ con Alberto da Giussano nello stemma”.
E le scadenze dello statuto? “In tempi morti accade così, ma adesso siamo al governo, ci sono le amministrative, le Europee, l’evento straordinario del nuovo partito. Per questo i tempi si allungano…”.
E la democrazia interna? “In Veneto non ci sono problemi. Abbiamo la presidenza della Regione, consiglieri regionali, amministratori locali. Il dibattito interno c’è”. Ma c’è anche chi si lamenta. “Sa cosa diceva Napoleone? Quando fai un generale, ne scontenti cento”.
Nel nome del “capitano”
Nessuno lo confermerà , ma i commissariamenti servono a Salvini per controllare la periferia. La carrellata dei plenipotenziari nominati e non eletti può continuare in Piemonte, dove Giovanni Battista Poggio è ad Alessandria e Federico Perugini a Verbania-Cusio-Ossola (nel 2017 fu sollevata la segretaria Marcela Severino per questioni di tesseramenti). In Emilia sono tre: l’avvocato Carlo Piastra a Bologna, Stefano Bargi a Modena e Corrado Pozzi a Piacenza. Si sprecano anche in Liguria: Alessio Piana a Genova, Alessandro Piana ad Imperia (a luglio entrò in contrasto con l’ex segretario Giulio Ambrosini sui risultati delle e Francesco Bruzzone nel Tigullio.
Il ribaltone è più evidente ancora in Toscana, dove da ottobre 2018 Salvini ha voluto Susanna Ceccardi, che a sua volta ha fatto lo spoiling system, nominando, a cascata, i commissari Manfredi Potenti a Livorno, Andrea Recaldin a Lucca-Versiglia, Gabriele Gabbriellini a Pisa, Sonia Pira a Pistoia, Andrea Recaldin a Prato e Tiziana Nisini a Siena. Nelle Marche ci sono anche implicazioni personali e politiche.
Ad esempio, a gennaio il commissario regionale Paolo Arrigoni ha rimosso a Macerata la segretaria Letizia Maria Marino “per riorganizzare e potenziare l’attività  politica sul territorio”. Ma commissari si trovano ad Ascoli Piceno (Andrea Maria Antonini) e a Fermo (Mauro Lucentini, eletto però in Parlamento). In Valle d’Aosta il deputato Alessandro Giglio Vigna si è dimesso da poco, sostituito da Marialice Boldi.
Terre di frontiera
Quando le parole nascondono i fatti. Immobilismo è la parola che ricorre in tanti commissariamenti. Ad esempio in quello di San Bonifacio (Verona) dove nel 2017 il segretario Umberto Peruffo aveva lasciato dopo 25 anni il posto alla commissaria Debora Marzotto, poi commissariata nel gennaio 2019, anche per una disavventura giudiziaria (consulenze per una casa di riposo).
In tutto il Meridione è un pullulare di commissari e la Lega è diventato un brand. Prendiamo la Puglia. A San Severo il commissario Marcello De Filippis è appena stato sostituito (dopo due settimane di incarico) da Raimondo Ursitti, per devianza dalla linea politica. De Filippis ha commentato: “Grottesco, una pagliacciata”.
In provincia di Reggio Calabria dal 2018 è commissario Michele Gullace, che a gennaio ha trovato un foro di proiettile sul cofano della propria jeep. “Da quando ho la carica mi sono fatto molti nemici”.
Marzio Liuni, nominato in Basilicata, a gennaio: “Sono state azzerate le cariche, ma il mio non è un commissariamento punitivo”.
A Terni, in Umbria, la giunta del sindaco leghista Leonardo Latini traballa e allora Salvini manda la deputata Barbara Saltamartini a fargli da tutor.
In Sicilia è stato spedito da Tradate, in provincia di Varese, Stefano Candiani, a fare da plenipotenziario. Dulcis in fundo, in Campania, Gianluca Cantalamessa.
È la dimostrazione di come si possa passare dall’Msi ad Alleanza Nazionale, poi transitare per Forza Italia, quindi diventare commissario regionale di una Lega ormai sempre meno nordista.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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“PENA DI MORTE PER GLI OMOSESSUALI”: GLI AGGHIACCIANTI RELATORI DEL CONGRESSO DELLE FAMIGLIE VOLUTO DALLA LEGA

Marzo 18th, 2019 Riccardo Fucile

LA CORTE DEI MIRACOLI SOVRANISTA CHE SI CONCENTRA A VERONA

Pena di morte per gli omosessuali, aborto paragonato a una pratica cannibale, no ai trans negli eserciti.
Sono solo alcune delle parole d’ordine dei relatori del Congresso delle Famiglie, l’evento che si terrà  a Verona da venerdì 29 a domenica 31 marzo 2019, fortemente voluto dal ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana.
La kermesse radunerà  politici, attivisti e personaggi che a vario titolo si oppongono con forza a qualsiasi apertura alle coppie omosessuali e a diritti come quello di abortire.
Ora che l’evento si avvicina e che si conoscono maggiori dettagli sul programma, balzano agli occhi alcuni relatori che, nel corso degli anni, hanno espresso posizioni alquanto retrograde sui diritti civili e sulla famiglia.
Nella maggior parte dei casi lo hanno fatto con frasi esplicite e agghiaccianti.
La parlamentare ugandese Lucy Akello, ad esempio, sostiene che l’omosessualità  andrebbe sanzionata con la pena di morte. Sarà  tra i relatori di Verona.
Brian Brown, fondatore dell’International Organization for the Family (Iof), la lobby statunitense che organizza l’evento, ha rilasciato dichiarazioni di questo tenore: “L’esercito è per la guerra, non per le erezioni”, una frase che si riferiva alla sua opposizione all’ingresso dei transessuali nell’esercito.
Brown sostiene anche che gli aborti siano la principale causa di femminicidio nel mondo, poichè se le bambine potessero nascere “non verrebbero più uccise”.
Da organizzatore della kermesse, manco a dirlo, sarà  presente a Verona.
Ma non è finita. All’evento presenzieranno anche Katalin Novak, la vicepresidente della Duma russa, arcigna oppositrice delle famiglie omosessuali,   e Alexey Komov, attivista secondo cui lo stile di vita omosessuale “non è sano”.
Che dire poi di Dmitri Smirnov, arciprete ortodosso che ha definito “assassine e cannibali” le donne che decidono di abortire
Tutti speaker a Verona: in platea ad ascoltarli, tra gli altri, ci saranno il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il senatore Simone Pillon (promotore della discussa legge sulla bigenitorialità ), oltre alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani.

(da TPI)

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LA BALLA DI SALVINI SULLO SPREAD CHE E’ TORNATO AI LIVELLI DEL GOVERNO GENTILONI

Marzo 18th, 2019 Riccardo Fucile

OGGI E’ A 235 DOPO AVER SFONDATO NEI MESI SCORSI QUOTA 300, MA CON IL GOVERNO GENTILONI ERA A 120

«Siamo tornati ai livelli precedenti al governo Lega-M5S quindi vuol dire che l’economia italiana cresce e dà  fiducia» così il ministro dell’Interno Matteo Salvini commentava il valore dello spread — il famigerato differenziale di rendimento tra BTP e Bund tedeschi — spiegando che la situazione è ormai tornata alla normalità .
Il vicepremier ha quindi implicitamente ammesso che la normalità  era il valore dello spread con il “governo precedente” ma ha leggermente modificato la realtà .
Davvero lo spread è tornato ai livelli precedenti al governo Conte?
Se ne è accordo il deputato PD Luigi Marattin che era in studio a La 7 a L’aria che tira di Myrta Merlino.
Interrompendo la registrazione delle dichiarazioni di Salvini con un «oddio oddio no! no! Fermi tutti! Fermi tutti!» Marattin ha costretto la conduttrice ad interrompere il filmato per dare spazio alle rimostranze del deputato Dem.
Ma qual è il problema? Lo spread è in calo? Sì, lo spread oggi — al momento in cui scriviamo — si aggira intorno ai 235 punti base, in calo rispetto all’apertura e a venerdì scorso quando aveva chiuso a 244 punti base.
Il problema è che questo calo non ci avvicina al livello del governo Gentiloni.
Non serve poi molto per scoprirlo, il governo Conte si è insediato il 1 giugno 2018, in quel periodo lo spread toccava uno dei suoi massimi a 303 punti base. Ma sarebbe cresciuto ancora fino a 326 punti base nei mesi a seguire.
Come si nota dal grafico del Sole 24 Ore qui sotto fino a circa metà  maggio 2018, quando dopo settimane di trattative senza risultati sembrava non riuscisse a nascere un governo, il valore dello spread si aggirava intorno ai 120 punti base.
Ricordiamo ai più distratti che anche se la XVII legislatura è terminata con la convalida dei risultati delle elezioni del 4 marzo 2018 il governo uscente è rimasto in carica per gli affari correnti fino all’insediamento del governo Conte.
Possiamo andare indietro nel tempo al marzo 2017 quando il valore dello spread oscillava intorno ai 190-196 punti base.
Un dato relativamente vicino a quello odierno. Ma l’andamento del grafico qui sopra — che mostra gli ultimi due anni del valore dello spread — mostra come durante il “governo precedente” fosse in calo mentre durante il governo Lega-M5S sia rimasto quasi costantemente sopra i 220 punti base intorno ai 260 bp.

(da “NextQuotidiano”)

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SALERNO, MIGRANTI TRUFFATI E SCHIAVIZZATI DA IMPRENDITORI AGRICOLI ITALIANI: 35 MISURE CAUTELARI

Marzo 18th, 2019 Riccardo Fucile

I REATI CONTESTATI: ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, RIDUZIONE IN SCHIAVITU’, TRATTA DI PERSONE

Sei milioni di euro. Questo il valore generato dalla tratta di schiavi emerso dalla maxi operazione dei carabinieri di Salerno che hanno eseguito 35 misure cautelari: 27 arresti domiciliari e 8 obblighi di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Ai 35 indagati — tutti tra a Salerno e provincia, Policoro (Matera) e Monsummanno Terme (Pistoia) — vengono contestati, a vario titolo, l’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina, intermediazione illecita e sfruttamento di lavoratori con o senza permesso di soggiorno, riduzione in schiavitù, tratta di persone. Otto persone non sono state ancora rintracciate.
Le indagini, avviate nell’agosto 2015, hanno permesso di scoprire una rete di sfruttamento dei migranti nei lavori agricoli gestito da un gruppo criminale composto da cittadini italiani e stranieri, con base operativa nel Salernitano e ramificazioni in altre province italiane, ma anche in altri paesi europei (in particolare Francia e Belgio) e in Marocco.
Fra gli italiani numerosi gli imprenditori agricoli e i professionisti (in particolare un consulente del lavoro) coinvolti.
Nel corso delle indagini è stata analizzata la documentazione relativa al rilascio di permessi di soggiorno stagionale per motivi di lavoro, gestiti per via telematica nell’ambito del cosiddetto “decreto flussi”.
Le indagini hanno dimostrato la falsità  delle domande per la concessione di tali permessi di soggiorno, per i quali ogni migrante era disposto a versare all’organizzazione somme variabili fra i 5mila e i 12mila euro.
L’organizzazione era in grado di generare, tramite imprenditori agricoli, le domande flussi la cui gestione veniva poi affidata ad un commercialista di Eboli.
Nella maggior parte dei casi, una volta che il migrante arrivava in Italia con regolare visto emesso in forza di una richiesta nominativa di assunzione avanzata da uno degli imprenditori collusi, la procedura non veniva completata con la sottoscrizione del contratto di lavoro.
In tal modo i migranti ricevevano un permesso per attesa occupazione della validità  di 12 mesi, periodo addirittura superiore ai 6 mesi previsti dal permesso di soggiorno stagionale per motivi di lavoro che sarebbe stato rilasciato loro in caso di assunzione.
Erano proprio queste persone ad essere avviate al lavoro irregolare nei campi per essere sfruttate. Ai vari imprenditori agricoli locali veniva garantita manodopera sottopagata per il lavoro nei campi. In altri casi, invece, si limitavano a ricevere un compenso da 500 a mille euro per ogni contratto di lavoro fittizio.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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TI PAREVA: NELLO SBLOCCACANTIERI SPUNTA UN CONDONO VOLUTO DALLA LEGA

Marzo 18th, 2019 Riccardo Fucile

IL CARROCCIO SI PRESENTA CON UNA PROPOSTA PER SANARE UNA SERIE DI ABUSI, I CINQUESTELLE DICONO NO

Una nuova proposta di condono riaccende lo scontro nella maggioranza.
La cornice è quella dello sblocca cantieri, atteso per mercoledì in Consiglio dei ministri. Sul quale oggi a Palazzo Chigi si riuniscono, insieme a Giuseppe Conte, il ministro Danilo Toninelli, Laura Castelli e Stefano Patuanelli per i 5 stelle e i sottosegretari della Lega Armando Siri ed Edoardo Rixi.
E proprio dalla Lega arriva la proposta emendativa sulla quale, a quanto spiega una fonte governativa sul versante giallo del governo, il Movimento 5 stelle è pronto a fare muro.
Nell’articolato la modifica si introduce dopo l’articolo 37, introducendo un “bis”. Che recita testualmente: “Non costituiscono violazione edilizia le opere eseguite in corso di edificazione in variante ai titoli abitativi edilizi rilasciati in data anteriore a quella di entrata in vigore della legge 28 gennaio 1977 n.10 ma non costituenti totale difformità “.
Una moratoria per tutti quei piccoli “aggiustamenti” fatti negli anni del boom dell’abusivismo e mai sanati, per i quali, se passasse la modifica, non occorrerebbe più l’accertamento di conformità .
Ma c’è di più. Perchè il comma B dello stesso articolo condona anche “le irregolarità  geometriche e dimensionali di modesta entità  eccedenti il 2%” e “la diversa realizzazione di un intervento/opera qualora sia necessario acquisire, oltre al titolo abitativo edilizio e all’autorizzazione paesaggistica semplificata, anche uno o più altri atti di assenso”.
Introducendo anche la possibilità  per le Regioni, entro 90 giorni dall’entrata in vigore, di “individuare ulteriori fattispecie rispetto a quelle indicate”.
Le camicie verdi motivano così nero su bianco la ratio della modifica: “Sugli immobili di vecchia data (’50-’70 anni) l’accertamento dello stato legittimo risulta molto difficile da attestare per la frequente presenza di situazioni non esattamente rispondenti a quelle rappresentate negli elaborati tecnici”.
E si aggiunge: “La proposta è quindi finalizzata a prevedere l’eliminazione della necessità  di richiedere la sanatoria in tutti quei casi in cui lo stato di fatto dell’immobile non corrisponda esattamente a quello rappresentato negli elaborati tecnici a seguito di modifiche concretizzatesi in corso di edificazione [prima della legge numero 10 del 28 gennaio 1977].
Insomma, un condono in piena regola, che potrebbe far innescare uno scontro analogo a quello andato in scena sulla pace fiscale, prima, e sul decreto Genova, poi. Perchè M5s lo ritiene irricevibile.

(da “Huffingtonpost“)

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LA “MAR IONIO” SALVA 54 PROFUGHI E PUNTA SU LAMPEDUSA, IL SEQUESTRATORE DI PERSONE ANNUNCIA CHE FIRMERA’ UNA DIRETTIVA PER IMPEDIRNE L’ACCESSO

Marzo 18th, 2019 Riccardo Fucile

DAI, METTI LA FIRMA PER UNA VOLTA IN VITA TUA, INVECE CHE FARE ANNUNCI: CON QUELLA FIRMA FINISCI DRITTO DAVANTI AL TRIBUNALE INTERNAZIONALE DELL’AJA DOVE NON CI SONO PROCURE COMPIACENTI E SERVI POLITICI CHE GARANTISCONO IMPUNITA’

“Stiamo obbedendo due volte al diritto internazionale: abbiamo salvato delle persone da un naufragio e dalle torture da cui stavano scappando. Siamo felicissimi”.
La portavoce di Mediterranea Saving Humans, Alessandra Sciurba, ha così commentato a ilfattoquotidiano.it il salvataggio di più di 54 persone — 12 dichiaratisi minori — effettuato dalla Mare Jonio a 42 miglia dalla costa libica.
Proprio mentre il Viminale prepara una direttiva per fermare quelle che definisce “azioni illegali delle ong” (ammesso che qualcuno abbia le palle di firmare una norma che lo porta dritto davanti alla Corte di Giustizia europea)
La nave della ong italiana aveva lasciato Palermo sabato 16 marzo, lunedì 18 in serata ha incrociato un gommone in avaria che stava affondando ed è intervenuta subito. Quindi ha fatto rotta verso l’Italia, in fuga dal maltempo che sta per colpire tutta l’area.
I libici sono arrivati solo dopo che i naufraghi erano tutti in salvo sulla nave italiana. “Ora procederemo con la richiesta di un porto sicuro, il più vicino, dove i diritti delle persone possano essere rispettati”, prosegue Sciurba non senza tradire una certa emozione.
La rotta è verso nord, quindi l’Italia. Dove si consumerà  un nuovo braccio di ferro, con la novità  che per la prima volta a chiedere riparo sarà  una nave italiana.
In concomitanza con la notizia del salvataggio il Viminale ha fatto sapere che sta lavorando a una direttiva per “ribadire le procedure dopo eventuali salvataggi in mare”. La priorità , riferiscono alle agenzie stampa fonti del ministero dell’Interno, “rimane la tutela delle vite, ma subito dopo è necessario agire sotto il coordinamento dell’autorità  nazionale territorialmente competente, secondo le regole internazionali della ricerca e del soccorso in mare”.
Secondo il ministero, il ministro dell’Interno sta per firmare una direttiva che sarà  inviata a tutte le autorità  interessate”.
“Leggo che il Ministero dell’Interno starebbe preparando una direttiva per impedire le operazioni ‘illegali’ delle Ong. L’unica cosa illegale e immorale è lasciare che le persone muoiano o vengano ricondotte nei lager libici da cui scappano”, ha commentato il segretario nazionale di Sinistra Italiana-Leu, Nicola Fratoianni.

(da agenzie)

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