Aprile 15th, 2019 Riccardo Fucile
LA CITTA’ IN LACRIME… IL PRESIDENTE MACRON: “UNA PARTE DI NOI”
Un impressionante incendio si è sviluppato alle 18,50 nella parte alta della cattedrale di Notre Dame a Parigi.
Dalla parte alta della cattedrale si vede uscire una minacciosa colonna di fumo, e si notano anche delle fiamme ardere dal tetto.
Poco prima delle 20 la guglia è crollata, secondo un testimone citato dall’agenzia Reuters.
Un portavoce della cattedrale ha detto che “l’intera struttura del tetto” sta andando a fuoco, “non resterà nulla”, ha detto Andrè Finot.
Secondo alcune prime informazioni, l’incendio si sarebbe sviluppato su un’impalcatura che cinge l’imponente struttura per alcuni lavori di conservazione. L’iconica facciata con le due torri è invece risparmiata dalle fiamme, al momento. L’incendio è stato segnalato ai vigili del fuoco alle 18.50.
Una operazione di polizia e dei vigili dei fuoco è in corso. Il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, ha parlato di “terribile incendio”. Un portavoce del Comune di Parigi ha scritto su Twitter che è in corso l’evacuazione dell’intera area.
La cattedrale, nel cuore della capitale francese, è una delle costruzioni gotiche più famose del mondo ed è il monumento storico più visitato d’Europa. Fu costruita dall’anno 1163 al 1344. Proprio lo scorso anno la Chiesa cattolica francese aveva lanciato un appello per raccogliere fondi e avviare delle opere di restauro della struttura.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha deciso di rinviare il discorso alla nazione che era inizialmente programmato per stasera, e si è recato sul posto. “Come tutti i nostri compatrioti, sono triste stasera di vedere una parte di noi andare in fiamme”, ha scritto Macron in un tweet.
L’incendio avviene nel primo giorno delle celebrazioni della Settimana Santa che portano a Pasqua.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2019 Riccardo Fucile
IL GESTO ANONIMO A VIBO VALENTIA, UNA DIMOSTRAZIONE DI AFFETTO E VICINANZA IN UNA ZONA AD ALTA CONCENTRAZIONE DI CRIMINALITA’
Il gesto di incoraggiamento al lavoro svolto dall’Arma in tutta Italia è opera di un anonimo che ha
voluto dimostrare a modo suo vicinanza ai carabinieri ed esprimere loro tutta la gratitudine in un momento difficile per la morte del maresciallo Vincenzo Di Gennaro, vittima di un agguato nel Foggiano.
Un fiore appoggiato sul parabrezza di una “gazzella” dei carabinieri, una rossa rossa addobbata con un fiocco tricolore, e una lettera di ringraziamento, breve ma piena di ammirazione e incoraggiamento.
È la straordinaria manifestazione di affetto nei confronti dell’Arma avvenuta questa mattina per le strade di Vibo Valentia all’indomani del tragico agguato a due carabinieri a Cagnano Varano, nel Foggiano, in cui ha perso la vita il maresciallo Vincenzo Di Gennaro.
Il gesto è opera di un anonimo cittadino che ha voluto dimostrare a modo suo vicinanza ai carabinieri ed esprimere loro tutta la gratitudine per un lavoro difficile, soprattutto in alcune aree del Paese.
Ad accorgersi del fiore e della busta col messaggio è stato un appuntato del nucleo Radiomobile di Vibo Valentia che era andato a prendere la vettura parcheggiata proprio davanti alla locale stazione dei carabinieri
Fortunatamente quel fiore non era un gesto intimidatorio, come pure è accaduto in passato nelle stesse zone, ma al contrario un gesto di ringraziamento e riconoscenza.
“Un grazie a voi carabinieri per lo spirito di abnegazione e attaccamento ai doveri, garanzia di tutela per il cittadino, onore a voi tutti” si legge nella lettera adagiata sulla “gazzella” a corredo della rosa rossa.
“Il magnifico gesto di solidarietà ed incoraggiamento all’Arma dei Carabinieri, che denota alto senso civico compiuto da un anonimo cittadino vibonese, non è sfuggito all’attenzione dei militari che hanno accolto con stupore misto ad entusiasmo il gentile pensiero” si legge nel comunicato del Comando provinciale dei carabinieri di Vibo
Un gesto dettato sicuramente dalla triste vicenda pugliese ma che assume un’importanza ancora maggiore perchè, come spiegano gli stessi militari dell’Arma, viene da una provincia, Vibo Valentia, che l’anno scorso è risultata ai primi posti a livello nazionale per numero di omicidi e che da un recente sondaggio è stata collocata all’ultimo posto per qualità della vita, una provincia dove fare il proprio lavoro per le forze dell’ordine è ancora più duro.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2019 Riccardo Fucile
SOLO IN ITALIA CHI REITERA UN REATO NON VIENE ARRESTATO: SAN VITTORE E’ IL POSTO CHE COMPETE A SALVINI… LO SALVERA’ ANCORA IL M5S? IL TEMPO FARA’ GIUSTIZIA, UN GIORNO PAGHERA’ PER I SUOI CRIMINI COME E’ ACCADUTO PER BATTISTI
Il Tribunale dei ministri di Catania ha avviato l’istruttoria sul ministro dell’Interno Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona, nell’ambito del caso della nave Sea Watch 3 bloccata per giorni al largo di Siracusa, a fine gennaio.
L’istruttoria è stata avviata dopo la (solita) richiesta di archiviazione presentata dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, ed è stata annunciata proprio dal ministro degli Interni.
“La Procura distrettuale della repubblica di Catania mi comunica di avere inviato al tribunale per i reati ministeriali gli atti del procedimento penale nei miei confronti per sequestro di persona”, ha detto il vicepremier leghista, parlando a margine con i giornalisti alla Prefettura di Monza, della nuova indagine che lo vede coinvolto.
Come ha riportato l’Adnkronos, il Tribunale dei ministri di Catania ha convocato per domani mattina il Prefetto di Siracusa, Luigi Pizzi.
Sul caso dei migranti soccorsi dalla nave Sea Watch 3, la ong tedesca Sea Watch si era rivolta alla Corte europea dei diritti umani (Cedu) per chiedere “se il governo italiano, impedendo lo sbarco, abbia violato i diritti fondamentali delle persone soccorse in mare”.
In quei giorni salirono sulla nave della ong diversi parlamentari, tra cui Stefania Prestigiacomo ma anche Nicola Fratoianni e il sindaco di Siracusa.
La vicenda è quella della nave battente bandiera olandese cui per 12 giorni il governo, con in testa il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, negò il permesso per lo sbarco dei migranti.
A fine marzo i magistrati della Procura di Roma — che stavano indagando su un esposto presentato all’inizio di febbraio — avevano inviato gli atti a Siracusa ritenendo che la vicenda della nave della Ong tedesca battente bandiera olandese cui il governo ha negato il permesso di sbarcare in Italia fosse sovrapponibile a quella della nave Diciotti e che quindi il reato più grave è quello di sequestro di persona e ciò radica il procedimento nel luogo in cui sarebbe avvenuta la limitazione della libertà personale.
Ad impedire lo sbarco dei migranti — tra loro c’erano anche diversi minori non accompagnati nei confronti dei quali non si può procedere con un respingimento — ci si mise anche Danilo Toninelli, protagonista di una serie di manipolazioni e fantasiose ricostruzioni quando definì il vascello della ONG come uno yacht di lusso per miliardari. Quasi che i volontari della Sea Watch fossero dei CEO annoiati che passavano il tempo a giocare ai pirati. Salvini invece fece immediatamente sapere che a bordo erano state riscontrate “irregolarità ” che però riguardavano la sicurezza della navigazione e la tutela dell’ambiente marino.
Molto più importante quanto messo nero su bianco da Zuccaro che a seguito di un’indagine non solo ha detto che a bordo non c’erano trafficanti ma che «la situazione di ‘distress’ giustificava il soccorso da parte di Sea Watch 3».
Anche rispetto all’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina Zuccaro smentisce Salvini quando scrive che «avrebbe rilevanza se la motonave si fosse affrettata a intervenire per anticipare l’intervento di una motovedetta delle autorità libiche, responsabili dell’Area Sar in cui stava operando, ma per ben due giorni nessuna motovedetta libica è intervenuta in quella zona».
Insomma i libici non sono intervenuti per due giorni a salvare i naufraghi, un’imbarcazione ha tratto in salvo 47 migranti tra cui 15 minorenni e il governo italiano ha impedito per giorni lo sbarco accampando le scuse più assurde, puntualmente smentite.
Qualcuno ha qualche dubbio su chi possa aver giocato sulla pelle delle persone?
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2019 Riccardo Fucile
ANCHE FICO E TRENTA SULLA STESSA LINEA… “LEGA, FDI E ESTREMISTI DI DESTRA STANNO DESTABILIZZANDO LA SITUAZIONE”
“Chiudere un porto è una misura occasionale, risultata efficace in alcuni casi quando abbiamo dovuto
scuotere l’Ue, ma è pur sempre occasionale. Di fronte a un intensificarsi della crisi non basterebbe, quindi bisogna prepararsi in modo più strutturato, a livello europeo, nel rispetto del diritto internazionale”.
Lo dice il vicepremier Luigi Di Maio in un’intervista al Corriere della sera, parlando della crisi in Libia.
“Il governo – afferma Di Maio – la sta monitorando giorno dopo giorno, bisogna avere testa in questi momenti e lavorare con responsabilità . Quel che sta accadendo non è un gioco, non è Risiko in cui uno si diverte a fare il duro con l’altro. Le parole hanno un peso”.
Nega però di star rispondendo alle dichiarazioni di Salvini contro la Francia:
“Dico solo che se non si ponderano i toni il rischio è incrementare le tensioni. E di fronte a un inasprimento sul terreno la possibilità che possano riprendere gli sbarchi verso le nostre coste c’è, non è un mistero. Quindi i primi ad essere colpiti saremmo noi, come Italia”.
Sulla stessa linea anche il presidente della Camera, Roberto Fico, che parlando della questione libica afferma: “I rifugiati non possono essere respinti, coloro che scappano da una guerra non possono essere respinti. Questo è il diritto internazionale, quindi mi sembra davvero scontato. È il diritto e così è”.
Interviene sul tema anche la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta: “Oggi vedo che la Lega e qualche movimento di estrema destra è partito all’attacco della sottoscritta. Posso invitarli tutti da me, al ministero, così gli spiego un po’ di diritto internazionale e magari capiscono cosa possono produrre i loro toni aggressivi sulla Libia. Che poi il paradosso è che gli stessi che gridano alla guerra, dalla Lega a FdI, sono gli stessi che fanno propaganda sui migranti. Non hanno capito che alzando i toni come fanno rischiano solo di destabilizzare ulteriormente la situazione provocando così loro, per primi, nuovi flussi migratori verso l’Italia”.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2019 Riccardo Fucile
“SALVINI PIUTTOSTO CONVINCA ORBAN AD ACCETTARE LE SUE QUOTE DI PROFUGHI”
Se in Libia dovesse scoppiare una nuova guerra, “non avremmo migranti ma rifugiati. E i rifugiati si accolgono”. A chiarirlo è il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, sottolineando che “chi dice che pensa al possibile attacco in Libia per risolvere il problema dei migranti sta facendo un errore enorme”. Anche perchè, in quel caso, “le conseguenze in termini di destabilizzazione ricadrebbero soprattutto sull’Italia”.
Quella di chiudere i porti per impedire gli sbarchi di migranti è una misura “risultata efficace in alcuni casi”, ma “è pur sempre occasionale”.
A sottolinearlo è il vicepremier Luigi Di Maio, secondo il quale questa strategia “di fronte a un intensificarsi della crisi”, a causa della Libia, “non basterebbe”. E invita Salvini: “Convinca Orban ad accettare le sue quote di migranti”.
“Il problema è proprio questo. Sento tanto parlare di sovranisti, ma è troppo facile fare i sovranisti con le frontiere italiane. Così non va bene, qui ci vedo un po’ di incoerenza. Non ci si può lamentare dei migranti se poi si stringono accordi con le stesse forze politiche che ci voltano le spalle”
“C’è una crisi in corso – spiega al Corriere della Sera il ministro del Lavoro. – Il governo la sta monitorando giorno dopo giorno. L`obiettivo è garantire la sicurezza del nostro Paese e dell’area, delle aziende italiane e dei nostri militari che svolgono un lavoro straordinario a sostegno della popolazione locale. Bisogna avere testa in questi momenti e lavorare con responsabilità . Quel che sta accadendo non è un gioco, non è Risiko in cui uno si diverte a fare il duro con l`altro. Le parole hanno un peso”.
Quanto al timore che la Francia voglia e possa adottare una linea autonoma sulla Libia, il leader pentastellato chiarisce: “La Francia è un Paese amico con cui ci parliamo schiettamente e da un Paese amico mi aspetto correttezza e coerenza, fermo restando che l’obiettivo di tutti a mio avviso deve essere quello di avviare un processo di riconciliazione nazionale che sia innanzitutto inclusivo e intra-libico. No ingerenze, ma sostegno alla pace. Non saranno ripetuti gli errori del passato. La soluzione in Libia non è l`uso della forza. Non è un altro intervento militare”.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2019 Riccardo Fucile
“HAFTAR HA TRADITO LA LIBIA E L’ONU, SE NON LO FERMATE IN LIBIA SARA’ IL CAOS”
“Ringrazio l’Italia, per aver tenuto aperta la sua ambasciata, per mantenere in funzione l’ospedale da
campo a Misurata, per il supporto politico che il governo Conte ci sta offrendo. Ma siamo di fronte a una guerra di aggressione che potrà diffondere il suo cancro in tutto il Mediterraneo. C’è bisogno che l’Italia e l’Europa siano unite e ferme nel bloccare la guerra di aggressione di Khalifa Haftar, un uomo che ha tradito la Libia e la comunità internazionale”.
Il presidente libico Fayez Serraj ha ricevuto alcuni giornalisti oggi nel palazzo del governo di Sikka Road. L’allarme che lancia è rivolto in particolare all’Italia: “Non ci sono solo gli 800 mila migranti potenzialmente pronti a partire, ci sarebbero i libici in fuga da questa guerra, e nel Sud della Libia sono già ritornati in azione i terroristi dell’Isis che il governo di Tripoli con l’appoggio della città di Misurata aveva scacciato da Sirte 3 anni fa”.
I consiglieri di Serraj rivelano che nei giorni scorsi il Ministero degli Interni ha arrestato proprio a Tripoli un primo terrorista dell’Isis arrivato da Sebha, impegnato in una operazione di riconoscimento per individuare obiettivi da attaccare.
Continua Serraj: “L’azione a tradimento di Haftar porterà distruzione alla Libia e ai paesi vicini, non sarà possibile nessuna trattativa se non cesserà il suo attacco alla popolazione e se non si ritirerà ”
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2019 Riccardo Fucile
PRODOTTE IN ROMANIA E VENDUTE IN ITALIA CON UNA CRESTA DELL’80%: CHE BELLI I SOVRANISTI MERCENARI CHE PRENDONO PER IL CULO GLI ITALIANI
Matteo Salvini si augura che sulle etichette dei prodotti italiani ci sia scritto un “Made in Italy” grosso così, e poco importa che quelle etichette, facoltative, ci siano già perchè ai produttori italiani interessa far sapere che quel dato alimento è prodotto in Italia (anche se magari non è proprio così).
Intanto però, l’anticipazione di Report di stasera raccontata dal Fatto Quotidiano ci fa sapere che le divise della polizia sono made in Romania:
Il settore conta poche aziende che da anni fanno incetta di bandi pubblici per le forniture a Polizia, Carabinieri ed Esercito; hanno la sede perlopiù in Lombardia o in Toscana, ma i loro stabilimenti sono più vicini a Bucarest che a Milano o Firenze. Ed è proprio da lì che sfornano centinaia di migliaia di uniformi con costi ben più bassi di quelli che sosterrebbero qui.
Solo che il nostro Stato paga quegli equipaggiamenti come se fossero cuciti e confezionati dentro i confini nazionali. Questo sistema di fatto permette alle imprese di fare la “cresta” sugli ordinativi ricevuti dalla pubblica amministrazione. Stasera se ne occuperà la trasmissione Report—in onda su Rai Tre alle 21.20 —con un’ampia inchiesta firmata da Emanuele Bellano, con la collaborazione di Alessia Cerantola e Greta Orsi.
L’impressione è che attorno agli appalti per la creazione delle divise militari si sia formato una sorta di cartello. E infatti succede spesso che queste gare vengono aggiudicate con ribassi minimi: un esempio di pochi mesi fa è un bando dei Carabinieri diviso in nove lotti, cinque dei quali vinti da aziende con ribassi inferiori all’uno per cento. Report ha visitato le sedi produttive di alcune tra queste società .
La Alfredo Grassi Spa ha ottenuto una commessa per la fornitura di divise al prezzo di 163 euro l’una. Il costo per prepararle nella fabbrica rumena di Targutrotus si ferma però a circa 90 euro.
In pratica, un guadagno dell’80% per ogni capo.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 15th, 2019 Riccardo Fucile
LEGA 31,8%, PD 22,1%, M5S 22%…. IN EUROPA AI SOVRANISTI SOLO IL 10% DEI SEGGI
Il sondaggio della SWG per le elezioni europee pubblicato oggi dal Messaggero dà il Partito
Democratico sopra di un soffio rispetto al MoVimento 5 Stelle.
Le intenzioni di voto dicono che la Lega è il primo partito italiano con il 31,8% seguito dal PD con il 22,1% e tallonato dal M5S con il 22.
Il partito di Salvini è accreditato così di 27 seggi all’europarlamento, 19 sono quelli della nuova creatura di Zingaretti mentre Di Maio si ferma a 18.
Il dato più importante, oltre a quello ombelicale sull’Italia, è un altro: se si sommano i risultati dei sondaggi sulle elezioni europee si scopre che i sovranisti non sfondano in Europa.
Al momento i partiti vicini a Matteo Salvini e Marine Le Pen (gruppo Enf) sono accreditati di 67 seggi (meno del 10% del futuro parlamento). Quasi 30 di questi seggi dovrebbero arrivare dall’Italia con la Lega primo gruppo anche in Europa, grosso modo alla pari con i popolari tedeschi della Merkel.
E questo porterebbe a una spartizione dei seggi che potrebbe creare una nuova maggioranza, quella tra Popolari, Socialisti e Liberali, oppure a un gruppo composto da Popolari, Socialisti e Verdi.
E i 5Stelle? Non è ancora chiaro quali siano i loro alleati europei e questo è importante perchè se nel Parlamento Ue non appartieni ad un gruppo con almeno 50 deputati puoi fare quasi solo testimonianza.
Il loro gruppo, l’Efdd, al momento è accreditato di 39 seggi. Meno di quello delle Sinistre (Gue) che dovrebbe arrivare a 52.
Si tratta però di conteggi inevitabilmente parziali. In Polonia è nata una coalizione fra Popolari e Socialisti contro i sovranisti (aderenti però ai Conservatori di Ecr) oggi al potere a Varsavia.
La coalizione democratica polacca dovrebbe ottenere 24 deputati ma nessuno sa esattamente a quali gruppi si iscriveranno.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 15th, 2019 Riccardo Fucile
CRIMI ANNUNCIA CHE IL REGIME NON RINNOVERA’ LA CONVENZIONE
Radio Radicale rischia di chiudere. E il governo non ha intenzione di “rinnovare la convenzione” con la storica emittente. A ribadirlo è il Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Vito Crimi. :”La convenzione è stata rinnovata come una concessione. La valutazione è stata fatta: esiste Rai Parlamento, un servizio pubblico, un canale istituzionale che trasmette le sedute parlamentari e delle commissioni.
“Non rinnovare la convenzione – dichiara il sottosegretario – per svolgere un servizio che ha svolto da 25 anni senza alcun tipo di gara e valutazione dell’effettivo valore di quel servizio. Nessuno ce l’ha con Radio Radicale o vuole la sua chiusura. Sta nella libertà del Governo farlo”.
L’allarme della Fnsi
“La scelta del Governo di tagliare il fondo per l’editoria è sciagurata perchè colpisce le voci delle differenze. Per capirci: colpisce Radio Radicale, Il Manifesto, l’Avvenire, tanti giornali diocesani, e molte realtà locali in Campania dove c’è il rischio che in numerose province non resterà nessuna voce a raccontare il territorio. Mette a repentaglio la voce della diversità e della differenze perchè sono tagli destinati a diventare bavagli. Quando si chiude un piccolo giornale si oscura una comunità . Per questo proporremo una serie di iniziative di lotta a partire da oggi per contrastare questa decisione che lede, ferisce ed umilia l’art. 21 della Costituzione”.
Così Giuseppe Giulietti, presidente nazionale della Fnsi a Benevento per un corso di formazione dedicato ai giornalisti dal titolo “Giustizia e informazione: fonti e professione” che oggi ha annunciato una serie di iniziative di protesta contro “i tagli bavagli” alla stampa. “Ci rivolgeremo al Capo dello Stato – spiega -, che per dieci volte ha richiamato l’attenzione nazionale sulla libertà di informazione, sulla necessità di aggiungere le voci perchè ciò che sta accadendo è uno sfregio alla Costituzione ed anche alle sue stesse parole. Oggi l’esordio a Benevento. Domani ci recheremo a Salerno. Abbiamo deciso di partire da qui perchè la Campania è una delle realtà che rischia di avere poche pochissime voci”.
(da agenzie)
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